Il pareggio di bilancio è una sorta di mito che ogni tanto ritorna nella contabilità pubblica. In realtà le cose sono sempre più complesse (sotto certi punti di vista) e sempre più semplici (sotto altri punti di vista) di come si presentano.
Faccio qualche semplificazione ed espongo un po' quello che è il mio pensiero. Forse mi sbaglio ma magari ci aiuta a fare qualche riflessione.
Per tanti anni la contabilità pubblica è stata soprattutto di tipo finanziario cioè basata solo sul sistema delle entrate e delle uscite. Per certi versi, in ambito pubblico questo è un tipo di contabilità "sicura" perchè, salvo dolo o errori, le entrate e le uscite si misurano in denaro. Se le uscite sono superiori alle entrate vanno finanziate. Per anni la nostra economia è sempre stata in deficit e la parte in rosso veniva coperta con il debito e per tanti anni tale debito è corrisposto a bot, cct, ecc. oltre che alle tasse. Il fatto è che l'indebitamento ha anche un costo, cioè gli interessi, perché se mi indebito per 100, devo rimborsare di più. A questo punto, è entrata in gioco anche la contabilità economica, o meglio la contabilità economico patrimoniale che è stata introdotta un po' in tutti gli enti e amministrazioni e che è stata la "rivoluzione" di questi ultimi anni. Di per sé la contabilità economico patrimoniale è un bene, in quanto i principi contabili su cui si basa "dovrebbero" consentire di avere una quadro sempre più dettagliato e chiaro, sia della situazione economica (costi e ricavi), sia della situazione finanziaria e patrimoniale (debiti, crediti, entrate, uscite, patrimonio netto)- Il limite è dato dalla competenza e, soprattutto, dall'onestà di chi fa questi bilanci. La contabilità economica presuppone che tutto possa essere valutato ma affinché tutto sia valutato correttamente è necessario partire da dati verificabili, che ci sia un piano dei conti e un'organizzazione di tutto punto. Nonché un sistema di controllo efficace. Tutte cose possibili sulla carta ma praticamente impossibili nella realtà.
Per quello che ne so, attualmente, non scommetterei un centesimo sulla correttezza dei dati delle amministrazioni pubbliche, sia per incompetenza che per poca trasparenza. Io lavoro in Regione, bilanci delle Asl, ma nonostante siano stati fatti passi da gigante, ci siano i revisori contabili, i collegi sindacali, ecc. nella mia modesta opinione, siamo lontani dalla sufficienza. In molti casi, la contabilità economica è stata impiantata su dati sbagliati di partenza, con errori destinati a ripercuotersi per sempre, non sono state fatte rivalutazioni corette per il patrimonio immobiliare, decisamente sottostimato. Non esistono nella maggior parte dei casi uffici di controllo gestionale degni di chiamarsi tali, la moltiplicazione di modelli, prospetti e quanto altro aumenta il rischio di errori e facilita anche la manipolazione. Si possono incrociare molti dati, moltiplicare i controlli ma c'è sempre la possibilità di farla franca. E questa è la mia considerazione sul sistema. Il metodo del pareggio di bilancio. Il metodo, giusto in via di principio, è una sorta di dittatura che incombe sulle nostre teste, perché poiché non sarà raggiunto, la conseguenza sarà qualche forma di commissariamento europeo che ci renderà ancora meno liberi e ancora più poveri. Molto più poveri.
Una delle tante fregature del sistema economico è che è stato pensato soprattutto per le imprese con prodotti e servizi destinati al mercato e si suppone debbano avere quanto meno la copertura dei costi attraverso i ricavi. L'indebitamento nel caso delle aziende di produzione rivolte al mercato può essere giustificato tutte le volte in cui l'indebitamento corrisponde ad investimenti che poi potranno avere un rendimento maggiore del costo dell'indebitamento, cosiddetto effetto leva finanziaria. In situazioni di sviluppo e di previsione di aumento della domanda, indebitarsi per un'azienda può presentare effetti positivi. Se il sistema banche-imprese-governo fosse virtuoso e se l'economia andasse bene, il ciclo ideale sarebbe: le banche prestano soldi alle imprese, le imprese investono, vendono i loro prodotti, restituiscono i soldi alle banche compresi gli interessi, danno lavoro e incamerano il surplus che garantisce loro la sopravvivenza. Il governo intasca le tasse dalle imprese e dai lavoratori e finanzia la spesa pubblica, garantendo una redistribuzione dei redditi attraverso i servizi pubblici: scuole, istruzione, infrastrutture, sanità, ecc.
Uno dei requisiti affinché tale sistema funzioni è prima di tutto l'onestà da parte di tutti.
Ora, visto che siamo ben lontani da tutto questo, la situazione è la seguente: lo stato non ha soldi e quindi, il sistema dei servizi è al collasso. Nessun ente può spendere di più di quello che riceve come finanziamento. Per tanti anni il finanziamento è cresciuto ed è cresciuta anche la spesa pubblica, in gran parte finanziata dall'indebitamento. Per anni e anni, nessuno ha controllato e nessuno si è posto il problema. Ora con i soldi che ricevono (spesso in ritardo), le amministrazioni devono pagare prima di tutto gli interessi che si sono accumulati negli anni e per pagare gli interessi sono costrette ad indebitarsi ulteriormente. La mancanza di liquidità è un problema per pagare gli stipendi al personale, i fornitori, ecc. Basta poco per capire che tutto questo lo pagheremo noi cittadini in termini di qualità dei servizi mentre politici, amministratori pubblici e banche continueranno a spartirsi la torta, sgomitando tra di loro, visto che la torta diventa più piccola e questo fa capire gli scandali, le ruberie e la corruzione di questi anni,a destra a sinsitra, nella lega, ecc. Finché saremo solo noi a soffrire, non succederà niente. Nel momento in cui la casta vedrà diminuire le sue possibilità di esistenza, la cosa più probabile sarà la guerra all'interno dell'Europa. Almeno questo è lo scenario prevedibile e la lezione che la storia ha ripetuto nel corso dei secoli. Per molti versi, la guerra è già iniziata e già ci sono le vittime da contare.
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