Mel Gibson ha fatto causa ad una donna cilena: produceva il "Miel Gibson"


Nel corso della quarantena una madre single cilena che ha perso il suo lavoro, ha deciso di dedicarsi alla produzione di un miele organico che con un irriverente gioco di parole ha chiamato "Miel Gibson". Sembra però che questa scelta non sia piaciuta alla star di Braveheart che ha deciso di intraprendere azioni legali.

La signora Agurto ha chiesto a un amico grafico di disegnare un logo con una scena iconica del film dedicato all'eroe scozzese, ha stampato una manciata di etichette a casa e le ha incollate sui barattoli di vetro. L'azienda che secondo l'etichetta si rivolgeva solo ai più coraggiosi si è fatta pubblicità sui social media e con il passaparola, raccogliendo ordini sufficienti per poter far fronte alle principali spese domestiche.

Poche settimane dopo, però la donna ha ricevuto via mail un'ingiunzione da parte degli avvocati di Mel Gibson con cui si sottolineava l'uso imprproprio fatto del nome dell'attore:

"Siamo gli avvocati di Mel Gibson. Abbiamo rilevato che sta utilizzando illegalmente il nome e / o la somiglianza e / o la biografia del signor Gibson per commercializzare o vendere prodotti a base di miele".

Lo stupore dell'ex insegnante è stato molto grande, la donna infatti inizialmente pensava che si trattasse di un semplice scherzo. Successivamente i legali dell'attore e la produttrice di miele sono giunti ad un accordo che prevedeva il mantenimento del nome del prodotto e del suo slogan ma, imponeva la rimozione del faccione dell'attore.

Intanto pare che Mel Gibson abbia passato un momento molto difficile a causa della depressione, il peggio sembra ormai essere passato ma, restano comunque gli scandali e gli eccessi di cui si è macchiato l'attore negli anni scorsi.

"Bianco attacca nero", YouTube blocca canale: ma si parlava di scacchi


I riferimenti potrebbero aver confuso gli algoritmi di intelligenza artificiale 'addestrati' per rilevare il razzismo e altri discorsi di incitamento all'odio

"Il bianco attacca il nero" e YouTube blocca il canale. Peccato che si parlasse di scacchi. E' accaduto al giocatore croato Antonio Radic, conosciuto con lo pseudonimo online Agadmator, proprietario del canale di scacchi YouTube più famoso al mondo, con oltre 1 milione di iscritti. Il blocco è durato solo 24 ore e secondo uno studio riportato dall’Independent, i riferimenti al bianco e al nero dei video potrebbero aver confuso gli algoritmi di intelligenza artificiale 'addestrati' per rilevare il razzismo e altri discorsi di incitamento all'odio.

Ad indagare sul problema tecnico dell'IA sono stati gli informatici Ashique R. KhudaBukhsh e Rupak Sarkar della Carnegie Mellon University. "Non sappiamo quale strumento venga usato da YouTube mae si affidano all'intelligenza artificiale per rilevare il linguaggio razzista, questo tipo di incidente può accadere", ha spiegato KhudaBukhsh.

Nel sistema di moderazione di YouTube, secondo lo studio, qualsiasi sistema di intelligenza artificiale potrebbe interpretare erroneamente i commenti se non programmato correttamente a comprendere il contesto.

Per dimostrare questa teoria, i due ricercatori hanno utilizzato un software vocale all'avanguardia per selezionare più di 680.000 commenti raccolti da cinque popolari canali YouTube dedicati agli scacchi. Dopo aver esaminato una selezione di 1.000 commenti che erano stati classificati dall'intelligenza artificiale come incitamento all'odio, hanno scoperto che l'82% di essi era stato classificato erroneamente a causa dell'uso di parole come "nero", "bianco", "attacco" e "minaccia", tutti comunemente usati nel linguaggio degli scacchi. Il documento è stato presentato questo mese alla conferenza annuale dell'Association for the Advancement of AI.

Gli uomini americani credono di poter vincere a botte contro un orso o un gorilla


Gli uomini americani sovrastimano la loro forza? Pare proprio di sì, almeno secondo quanto è emerso in un recente sondaggio. In base alle informazioni che riporta YouGov - una società internazionale britannica di ricerche di mercato e analisi - il sei percento degli americani intervistati crede di poter vincere a mani nude contro un orso grizzly.

Non è finita qui: l'8% di coloro che hanno partecipato a un sondaggio è sicuro della propria capacità di affrontare un gorilla o un elefante, il 14% pensa di poter sopraffare un canguro e il 30% pensa di poter battere un'aquila. Sono gli uomini, in particolare, a sovrastimare la loro capacità di "fare a botte" contro animali di questo calibro.

I dati emersi sono certamente curiosi e soprattutto divertenti (così come potrete osservare in calce alla notizia). Il 6% degli intervistati pensa di poter battere un orso grizzly, una creatura che può arrivare a pesare intorno ai 770 chilogrammi, oppure l'8% dei partecipanti al sondaggio crede possano battere in una lotta un leone, un gorilla (una creatura che ha in media 6 volte la forza di un essere umano) e un elefante (creature che possono pesare 6.000 chilogrammi).

Pensate di aver sentito tutto? Invece no, perché il 9% degli intervistati sembra essere sicuro di poter picchiare un coccodrillo, il 12% un lupo e il 14% un canguro (sicuramente quest'uomo aggredito proprio da questa creatura non sarà per niente d'accordo). Sicuramente molto più modesta è la considerazione di vincere contro un'oca (61%) e un ratto (72%).