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MessaggioInviato: 29/05/2012, 00:42 
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GREAA ha scritto:

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Thethirdeye ha scritto:


Il punto è:

E meglio USCIRE ora... che abbiamo (si fa per dire)
ANCORA i soldi per comprare il pane.....

o...

è meglio uscire DOMANI, dopo che ha fallito la Grecia
e pure la Spagna?

No, perchè in quel caso... non avremmo neanche le uova
da barattare con i contadini... in cambio dei forconi.... [:D]


beh appunto é quel che cercavo di dire.

grazie dell'aiuto


La mia era una battuta... per dire che abbiamo,
secondo il mio modesto punto di vista, poco tempo
per salvare le penne.

Anche perchè questi qui, pur di ammettere il disastro
Euro/Europa, sono capaci di portarci a carponi sino
alla fine... contro ogni logica e buon senso... [8]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 29/05/2012, 01:13 
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Thethirdeye ha scritto:

Cita:
GREAA ha scritto:

Cita:
Thethirdeye ha scritto:


Il punto è:

E meglio USCIRE ora... che abbiamo (si fa per dire)
ANCORA i soldi per comprare il pane.....

o...

è meglio uscire DOMANI, dopo che ha fallito la Grecia
e pure la Spagna?

No, perchè in quel caso... non avremmo neanche le uova
da barattare con i contadini... in cambio dei forconi.... [:D]


beh appunto é quel che cercavo di dire.

grazie dell'aiuto


La mia era una battuta... per dire che abbiamo,
secondo il mio modesto punto di vista, poco tempo
per salvare le penne.

Anche perchè questi qui, pur di ammettere il disastro
Euro/Europa, sono capaci di portarci a carponi sino
alla fine... contro ogni logica e buon senso... [8]


intendevo dire che son daccordo con te


Ultima modifica di GREAA il 29/05/2012, 01:15, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 29/05/2012, 14:54 
Nigel Farage: Usciamo dell'Euro e restauriamo la dignità umana.




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MessaggioInviato: 02/06/2012, 12:23 
Euro: Grecia fuori, ma se uscisse la Germania...

Parla il Premio Nobel per l'Economia Gary Becker, in un colloquio con Wall Street Italia. Atene? Meglio che esca dall'Eurozona, sarebbe il male minore. Italia: euro troppo sopravvalutato per il rilancio della competitività. Ecco cosa accadrebbe se Berlino tornasse al marco. L'ipotesi "cancellazione" dei debiti. Intervista di Laura Naka Antonelli

http://www.wallstreetitalia.com/article ... mania.aspx

Roma - Grecia fuori dall'euro? Meglio per tutti ma soprattutto per il paese ellenico, che dopo meno di due anni riuscirebbe a beneficiare della dracma rilanciando la propria competitività. Inutile continuare di questo passo, insomma: con la Grecia nell'Eurozona, nessuno vincerà. Cosa dire invece dell'ipotesi, presentata da alcuni economisti, di un'uscita della Germania dal blocco dei paesi che utilizzano la moneta unica? "Buon per lei, ma collasso per l'Eurozona intera". Parla Gary Becker, Premio Nobel per l'Economia nel 1992, al momento professore presso il dipartimento di Economia e Sociologia della University of Chicago.

WSI - La Grecia continua a essere il dramma quotidiano dell'Europa: il caos politico, le imminenti elezioni a giugno, i sondaggi che affermano come i greci vogliano rinegoziare i termini del piano di salvataggio concesso da Ue-Bce-Fmi innervosiscono i mercati. Ritiene che debba essere fatto il possibile per far rimanere il paese nell'Eurozona?

Becker - Assolutamente no. A mio avviso, anzi, tutti starebbero meglio senza la Grecia nell'Eurozona, in primis Atene stessa. Il punto è che ci vorrebbero davvero troppi anni prima che il paese riesca a rispettare le misure di austerity imposte dalla Germania. Un'agonia eccessiva. Se invece si alzasse bandiera bianca, se la Grecia uscisse dall'Eurozona, certo la transizione sarebbe difficile ma l'economia, invece di soffrire per anni, attraverserebbe un periodo di crisi di 18 mesi circa, poi la svalutazione della dracma aiuterebbe il paese a rimettersi in carreggiata e diventare più competitivo.

WSI - C'e' poi l'ipotesi secondo cui sarebbe meglio fosse invece la Germania a lasciare l'euro: sia perchè gli altri stati membri, sotto la guida francese, potrebbero approntare misure meno incentrate sul rigore, sia perchè vari sondaggi mettono in evidenza come il 50% dei tedeschi ritiene che rimanere nell'Eurozona porti più svantaggi che vantaggi

Becker - Lo credo bene. In effetti, la permanenza all'interno dell'Eurozona non è vitale per la Germania. Un'uscita dal blocco a 17 e il ritorno al marco rafforzerebbero notevolmente la valuta tedesca, facendola diventare tra le più forti al mondo. Diverso il discorso per i paesi rimanenti. Senza la Germania, non andrebbero da nessuna parte, e il risultato sarebbe senza alcuna ombra di dubbio il collasso dell'Eurozona. D'altronde, qual è l'economia più solida in Europa? La Germania. L'economia francese sta rallentando il passo e la Francia non potrebbe prendere il posto di traino che oggi spetta ai teutonici. Per non parlare degli altri paesi europei.

WSI - Cosa ne pensa dell'ipotesi di una "cancellazione" del debito? Di una versione globale tipo "Brady Plan" che svalutasse una parte anche consistente dei debiti di paesi in condizioni di maggiore difficoltà?

Becker - Non c'è bisogno di un piano globale, perchè alla fine il problema è in Europa. E' vero, anche gli Stati Uniti dispongono di un debito elevato, ma la situazione non è tragica come nel Vecchio Continente. Un tipo di "Brady Plan" è stato già messo in atto in relazione al caso Grecia, attraverso la svalutazione dei bond posseduti dagli investitori esteri. Ma non è stato fatto abbastanza: le svalutazioni avrebbero dovuto essere più forti, il taglio del debito più incisivo.

WSI - Una soluzione del genere potrebbe essere utilizzata per risolvere l'elevato debito italiano e i problemi che attanagliano gli altri paesi periferici Ue?

Becker - Il problema italiano non è certamente grave come quello della Grecia e aspetterei di vedere i risultati del lavoro messo in atto dal premier Mario Monti. Ma sì, se la situazione peggiorasse nell'intera Europa, si potrebbe pensare di applicare un "Brady Plan" anche all'Italia. Ribadisco tuttavia che si tratta di un'opzione da utilizzare quando tutte le altre si sono confermate inefficaci, in quanto una "acnecllazione" del debito impedirebbe poi ai paesi beneficiari di accedere al mercato per ottenere credito in futuro. Non una cosa di poco conto.

WSI - A questi livelli, l'euro non rimane troppo sopravvalutato per l'Europa? Se scendesse ulteriormente nei confronti del dollaro, non sarebbe meglio per tutti?

Becker - Dipende caso per caso. Per l'Italia, la moneta unica è sicuramente sopravvalutata. Se scendesse ulteriormente, la competitività del paese migliorerebbe. Fermo restando che nel caso specifico il problema principale è sicuramente l'evasione fiscale. E' quello il nodo che l'Italia deve sciogliere.

WSI - Cosa ne pensa delle performance delle economie Usa e della Cina? Il loro rallentamento è preoccupante per la crescita dell'economia globale?

Becker - Non si può certo dire che gli Stati Uniti stiano riportando una buona performance. Certo, il ritmo di crescita della congiuntura è al di sotto del potenziale. Il presidente americano Barack Obama avrebbe potuto fare sicuramente di più e, sicuramente il suo continuo puntare il dito contro i ricchi ha scoraggiato gli investimenti. In più, le sue politiche fiscali e di stimolo non sono state sufficienti. Tanto che quella che sta vivendo l'America è la ripresa da un periodo di recessione più lenta e fiacca dalla Seconda Guerra Mondiale. Detto questo, la congiuntura Usa viaggia a un tasso accettabile in questo contesto. Sulla Cina, non mi sembra proprio il caso di preoccuparsi, visto che il Pil segna un +8% su base annua. Potrà scendere al +7,7%, ma nel medio-lungo termine sarà sempre uno sviluppo solido.



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MessaggioInviato: 02/06/2012, 14:14 
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vimana131 ha scritto:

Monti: con il ritorno alla Lira ci rimetterebbe la Germania...
CRISI: Monti, con la lira ci rimette Berlino (MF)

MILANO (MF-DJ)--"Io non voglio neanche citare questi scenari, ma se per esempio l'Italia dovesse uscire dall'euro e riacquistare liberta' sul proprio tasso di cambio e la lira si svalutasse, sarebbe un grosso problema per le esportazioni tedesche". Lo ha dichiarato ieri sera il presidente del Consiglio, Mario Monti, ospite della trasmissione televisiva Piazzapulita.

Mai, scrive MF, il Professore era stato cosi' esplicito nelle sue critiche ad Angela Merkel. Ô la prova che alla cancelliera tedesca la cena di due sere fa a Bruxelles tra i capi di Stato e di governo dell'Ue deve essere andata proprio di traverso. Come per confermarlo, Monti si e' detto convinto che gli eurobond "li avremo", ma "non sara' questione di mesi", anche perche' durante la famosa cena "sono stati piu' numerosi i Paesi che si sono pronunciati a favore di quelli che si sono pronunciati contro". La ferma presa di posizione del nuovo presidente francese Francois Hollande, che ha rotto il sodalizio franco-tedesco rafforzato dal suo predecessore Nicolas Sarkozy, al punto che per descrivere l'unita' di intenti fra i due Paesi i media si erano inventati un mostro a due teste ribattezzato Merkozy, ha quindi ridato slancio alla battaglia iniziata proprio dall'Italia a favore degli eurobond.

http://www.milanofinanza.it/giornali/pr ... %20Berlino

http://www.finanzaonline.com/forum/macr ... monti.html


L'europeista anti italiano supermario ci ha messo "solo" 10 anni per capire che in questi 10 anni la Germania ha lucrato centinaia di miliardi di euro alle spalle di chi doveva fornire tassi di interessi 5-10 volte più alti dei suoi, con la stessa moneta... Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, ma quando usciamo dall'euro? Ha detto che non sarà questione di "mesi", quindi? Dobbiamo aspettare altri 10 anni quando l'Italia sarà un deserto improduttivo?



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Mi spinsi nel futuro quanto mai occhio umano, le meraviglie vidi di quel mondo lontano

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«All’Italia è mancata una riforma protestante e una sana borghesia calvinista»
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MessaggioInviato: 02/06/2012, 14:25 
Cita:
Raziel ha scritto:
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, ma quando usciamo dall'euro? Ha detto che non sarà questione di "mesi", quindi? Dobbiamo aspettare altri 10 anni quando l'Italia sarà un deserto improduttivo?


Spero di sbagliarmi... ma secondo me, se non usciamo a gambe
levate in un tempo relativamente breve, siamo fottuti... tutti quanti.



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MessaggioInviato: 02/06/2012, 15:00 
Avevo detto la mia poco fà qui:
http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=229907

E la riscrivo anche qui:

Comunque per la fine dell'euro e perchè no anche del dollaro e passare a nuova moneta servono almeno 5 giorni di ferie bancarie

22 dicembre 2012 sabato
23 dicembre 2012 domenica
24 dicembre 2012 vigilia di Natale
25 dicembre 2012 Natale
26 dicembre 2012 Santo Stefano

Se non capita nulla in queste date, non rimarrà che continuare con la tanto agoniata crescita: tasse e manovre infinite.



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MessaggioInviato: 02/06/2012, 19:17 


Attali: «Abbiamo minuziosamente "dimenticato" di includere l'articolo per uscire da Maastricht

"In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno, ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne ... sia impossibile. Abbiamo attentamente "dimenticato" di scrivere l'articolo che permetta di uscirne.

[Alcune risate e applausi in sala ...!!!]

Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un'ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti. Perché se si esce, cosa che naturalmente è sempre possibile ... è impossibile, ma naturalmente, se si vuole, si può, è molto molto complicato, non vi spiego come, ma è molto molto complicato, di uscirne sia dal basso che dall'alto, è molto complicato."

Lo dicono loro stessi che non è stato democratico!!! E allora cosa stiamo aspettando per cacciarli a pedate???


PS:

per chi non sapesse chi è Jacques Attali:
http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Attali


Ultima modifica di Atlanticus81 il 02/06/2012, 19:21, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/06/2012, 20:45 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:



Attali: «Abbiamo minuziosamente "dimenticato" di includere l'articolo per uscire da Maastricht

"In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno, ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne ... sia impossibile. Abbiamo attentamente "dimenticato" di scrivere l'articolo che permetta di uscirne.

[Alcune risate e applausi in sala ...!!!]

Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un'ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti. Perché se si esce, cosa che naturalmente è sempre possibile ... è impossibile, ma naturalmente, se si vuole, si può, è molto molto complicato, non vi spiego come, ma è molto molto complicato, di uscirne sia dal basso che dall'alto, è molto complicato."

Lo dicono loro stessi che non è stato democratico!!! E allora cosa stiamo aspettando per cacciarli a pedate???


PS:

per chi non sapesse chi è Jacques Attali:
http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Attali


Ma che bravi eh? E poi dicono che non era tutto pianificato.....



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MessaggioInviato: 03/06/2012, 13:36 
Se volete uscire dalla buca, bisogna smettere di scavare

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=47lFcU3KPK4[/BBvideo]
Warren Mosler: "Uscire dall'euro e non pagare il debito
per azzerare la disoccupazione



http://www.byoblu.com/post/2012/06/02/N ... ente!.aspx Io mi sono fatto un'idea. Non ne sanno un'acca. Di MES, l'organizzazione finanziaria imperscrutabile e totalmente fuori controllo a cui regaleremo 125 miliardi - più interessi - per salvare mica noi, ma le banche, ho parlato ben due volte all'Ultima Parola. Ogni volta gli ospiti guardavano un punto non meglio precisato dello studio, sfuggendo all'occhio indagatore delle telecamere. Ogni volta si passava oltre come se fosse acqua fresca, e ricominciavano a sbranarsi per le briciole.

Allora ci ho portato Lidia Undiemi. Anche lei ha parlato due volte di MES, l'ultima ieri sera. Accuse gravi. Circostanziate. Carte alla mano. Esempi alla portata di un bambino. Niente. Non il minimo singulto. Non un rigurgito di reazione. Sguardi vacui. Sembrano studentelli delle medie che evitano lo sguardo del professore per non essere interrogati. Un malcapitato cui la sorte infausta assegna il turno di parlare finta una risposta, ma sono cavoli a merenda. Noi però abbiamo chiesto il cacio sui maccheroni. Non lo fanno apposta. Non sono servi pagati per tacere. E' proprio che non ci capiscono niente. Glielo leggi negli occhi. Come se un alieno appena sceso dalla navicella prendesse il microfono e facesse una domanda sui motori materia-antimateria ad accoppiamento gravitazionale iperuranico.

E questo sarebbe il famoso controllo democratico esercitato dal Parlamento che dovrebbe imbrigliare la volontà di potenza del Governo Monti nel suo incedere a passo di marcia verso lo smantellamento totale della nostra (residua) sovranità? Come avrebbe detto qualcuno, in passato: "Ma mi faccia il piacere, mi faccia!".

Chi fa da sè fa per tre, si dice. Noi che abbiamo la rete facciamo per 60 milioni. Fate girare questo post: http://www.byoblu.com/post/2012/05/12/V ... sto-post...

E questo video: http://www.youtube.com/watch?v=3ols5fnvHjw


Ultima modifica di Wolframio il 03/06/2012, 13:37, modificato 1 volta in totale.


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EURO sondaggio Shock: gli Italiani i piu’ Euroscettici
dell’area Euro. A quando un serio dibattito nazionale:
a noi conviene l’Euro?


http://www.rischiocalcolato.it/2012/06/ ... leuro.html

La ricerca Pew Research Center: i cittadini Italiani sono quelli piu’ Euro-scettici tra quelli dei grandi paesi dell’area Euro

Un sondaggio effettuato da Pew Research Center in otto Paesi dell’Unione europea, di cui cinque membri dell’eurozona, certifica che l’Italia sta diventando il paese piu’ Euro-scettico dell’Area Euro.

Il 40% degli italiani vorrebbe che si tornasse alla lira, mentre il 52% preferisce mantenere l’euro, pero’ ben il 44% degli italiani considera l’euro è una cosa negativa, mentre il 30% considera la valuta unica un fattore positivo.

Questo sondaggio, certifica, analoghi recenti sondaggi, che ormai vedono nell’Italia il paese piu’ Euro-scettico tra i grandi paesi dell’area Euro, contrariamente a quanto rilevato negli anni passati, in cui l’Italia era uno dei paesi piu’ Euro-entusiasti.


Immagine

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Considerazioni personali: In Italia non c’e’ mai stato un dibattito serio sulla questione Euro, ne’ alcun referendum a rigurado. La popolazione ha vissuto l’ingresso nell’Euro come una sorta di “promozione” nel Club dei primi della classe, di raggiungimento di uno “Status”.

I contrari all’Euro (4 gatti a dire il vero) in questi anni sono riusciti a far passare nell’immaginario collettivo il concetto che alla fine nelle spese quotidiane, cio’ che compravi con 1.000 lire, ora lo si compra con 1 euro, con una forte perdita di potere d’acquisto per la gente comune; ma costoro non sono mai riusciti ad innescare un vero dibattito nazionale sulla questione.

Personalmente ritengo che l’Euro, per un paese come l’Italia, sia stato ed e’ e sara’ un’immane fregatura. I motivi stanno nei numeri, e sono implacabili.

Tutti gli indicatori economici in Italia (ed ogni paese periferico) sono negativi, mentre parimenti si vede analogo progresso in Germania; cio’ e’ desumibile guardando: bilancia dei pagamenti, occupazione, disoccupazione, inflazione, flussi finanziari, produzione industrial e PIL.

L’unico vantaggio che c’ha procurato l’Euro e’ avere qualche anno di interessi sul Debito piu’ bassi, ma cio’ in cambio di un trasferimento nei fatti di enormi fette di lavoro e di economia reale dall’Italia alla Germania.

L’Italia soffre la questione piu’ di altri paesi, come Francia e Spagna, perche’ e’ un paese che ancora dispone di un manifatturiero consistente.

L’Italia entro’ nell’Euro con un valore del 10% superiore a quello che si sarebbe dovuto adottare, e s’e’ mangiata un’altro 8-10% di competitivita’ nell’ultimo decennio, sul costo del lavoro e della produzione.

L’Italia e’ come se oggi vivesse con un “macigno” del 18-20% di cambio sopravvalutato, e cio’ portera’ in avvenire ad un’accelerazione dei fenomeni evidenti nell’ultimo decennio: la “manifattura” e la parte produttiva declineranno, e via via diventeremo per la Germania esattamente la stessa cosa che il Sud Italia e’ per il Nord: “gente improduttiva e consumatrice da foraggiare ed assistire”.

Se anche domani l’Italia cambiasse rotta, operasse enormi tagli alle spese improduttive, e fortissime riforme, cio’ genererebbe effetti solo in alcuni anni, e nel frattempo la “perdita delle manifatture e dell’economia reale non verrebbe arrestata”. Personalmente ritengo prioritaria per l’Italia l’uscita dall’Euro (cosa che da’ effetti sul breve e medio periodo), cio’ accompagnato da una forte ristrutturazione, riducendo le Spese improduttive, le tasse e facendo le riforme (cio’ da effetti sull’economia reale nel medio e lungo periodo).

Al di la’ di quello che penso io, troverei serio che in Italia si aprisse un serio dibattito sulla convenienza reale che ha l’Italia a restare nell’Euro, nonche’ su cosa accadde in Italia prima e dopo la svalutazione del 93, nonche’ negli ultimi anni in cui abbiamo adottato l’Euro. Ho l’impressione, che molti temano questo dibattito, perche’ se vi fosse un serio dibattito, sarebbe palese che per l’Italia l’Euro e’ stato e sara’ un pessimo affare, e potrebbe divenire un opzione interessante, solo a paese risanato a livello di PA e burocrazia e ristrutturato a livello di struttura produttiva, cosa che richiede alcuni lustri.



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Cita:
Wolframio ha scritto:
Se volete uscire dalla buca, bisogna smettere di scavare



Il problema è una solo: "chi sta scavando?"
Se fosse per me, smetterei di scavare immediatamente.

Cita:
Thethirdeye ha scritto:
Ma che bravi eh? E poi dicono che non era tutto pianificato.....


L'erba del vicino è sempre più marcia....



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PAOLO BECCHI - ATTENZIONE: NUOVE IDIOZIE IN ARRIVO!




http://www.byoblu.com/post/2012/06/22/La-Germania-ammette-se-uscite-dalleuro-... Siamo entrati nell'euro per mano dei tedeschi, anche se non avevamo le carte in regola, dopo avere accettato un progetto di deindustrializzazione che ha reso poveri noi e ricchi loro. Lo dice chiaramente Nino Galloni, altissimo funzionario del tesoro all'epoca del sesto Governo Andreotti, in questa intervista



E ora non usciamo dall'euro per non distruggere Berlino. Lo dice altrettanto chiaramente questo articolo dello Spiegel, datato 13 giugno 2012, di cui riporto un estratto:

« Con un'uscita dall'Euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo. La nostra invece inizierebbe proprio allora. Una gran parte del settore bancario europeo si troverebbe a collassare immediatamente. Il debito pubblico tedesco aumenterebbe massicciamente perché si dovrebbe ricapitalizzare il settore bancario e investire ancora centinaia di miliardi per le perdite dovute al sistema dei pagamenti target 2 intraeuropei. E chi crede che non vi saranno allora dei rifiuti tra i paesi europei, non s'immagina neanche cosa possa accadere durante una crisi economica così profonda. Un'uscita dall'euro da parte dell'Italia danneggerebbe probabilmente molto più noi che non l'Italia stessa e questo indebolisce indubbiamente la posizione della Germania nelle trattative. Non riesco ad immaginarmi che in Germania a parte alcuni professori di economia statali e in pensione qualcuno possa avere un Interesse a un crollo dell'euro. » [Spiegel Online: Kurz vor dem Kollaps] (traduzione: Francesco Becchi)


Per chi lavora Monti? Perché Angelo Panebianco ancora ieri sul Corriere della Sera, nonostante sia ormai chiaro che l'uscita dall'euro è una manna per l'economia italiana e non rappresenta la catastrofe che volevano farci credere, arriva allora a dire che senza un vincolo esterno alla nostra democrazia (Nato, Usa, UE e così via) l'Italia politica, lasciata sola, si disgregherebbe arrivando a mettere in crisi la stessa esistenza dello Stato-nazione? Come si può accettare che qualcuno parli del nostro Paese in questo modo, come se potessimo esistere solo in un ambito di commissariamento continuo, sia esso oscuro (come nel caso dei governi precedenti a quello attuale) o manifesto (come nel caso del Governo Monti)? Non è forse alto tradimento accettare o insinuare l'idea che la nostra sovranità non basti a se stessa?

Ho incontrato Paolo Becchi alla stazione centrale di Milano, ieri. Mi sono fatto un panino. Da buon genovese, si è fatto offrire il caffè. Non ci eravamo messi d'accordo, ma eravamo entrambi indignati per lo stesso identico motivo: come è possibile accettare parole come quelle di Panebianco?



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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BASTA CATASTROFISMI !

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DI PAOLO BECCHI
liberoquotidiano.it

Fonte: http://www.liberoquotidiano.it
Articolo ripreso da http://www.byoblu.com

Liberarsi dei vincoli della moneta si può

Nella discussione sulla «crisi» della moneta unica e sulle possibilità di uscita dall’euro, ci siamo finalmente liberati di un tabù economico. Dopo le prese di posizioni di molti autorevoli economisti, anche alcuni dei partiti che sostengono l’attuale governo sono stati costretti ad ammettere che un ritorno alle monete nazionali potrebbe presentare, dal punto di vista economico, una serie di vantaggi.
Ma lo spettro della «catastrofe economica», scacciato dalla porta, rientra dalla finestra sotto mentite spoglie, quelle della «catastrofe politica».

Si ammette che uscire dall’euro potrebbe rappresentare una soluzione meno dolorosa dell’agonia provocata dall’attuale unione monetaria, ma, nel contempo, si alza la posta in gioco: ciò provocherebbe, infatti, «forti rischi» sia per la democrazia politica che la stessa integrità dello Stato nazionale.

Tale è la tesi sostenuta da Angelo Panebianco, in un recente intervento sulle pagine del Corriere della Sera («Moneta unica e democratica», 21 Giugno 2012): la fine della moneta unica annuncerebbe, ora, una «catastrofica dissoluzione di quasi tutto ciò che è stato costruito in sessanta anni di integrazione europea». Secondo Panebianco, la stabilità del sistema politico e democratico italiano sarebbe inseparabile dalla presenza di un «vincolo esterno». L’Italia avrebbe, in altri termini, trovato la propria stabilità non tanto nelle proprie tradizioni culturali e politiche, quanto da una sere di vincoli e costrizioni esterne («la Nato e, per essa, il rapporto con l’America, la Comunità europea in subordine») senza le quali la stessa unità nazionale sarebbe stata destinata a disgregarsi dall’interno. Senza la moneta unica, sembra doversi concludere, verrebbe meno non tanto la stabilità economica dei Paesi europei, quanto la stessa esistenza dell’Italia, dello Stato-nazione.

Ora che lo spauracchio della «crisi economica» è stato smentito, ecco dunque farsi avanti l’incubo politico, ed il suo scenario catastrofista: democrazia a rischio, vuoti improvvisi di stabilità, forse la guerra civile. Ma noi non possiamo permetterci, soprattutto oggi, questa assuefazione alla catastrofe, questo senso di paura di vedere lo Stato disgregarsi («Né disgregazione né assuefazione», era il titolo di uno splendido editoriale di Claudio Magris, scritto nell’annus horribilis della Repubblica 1993).

La realtà è, tuttavia, rovesciata. È, infatti proprio la moneta unica che costituisce, oggi, il «vincolo esterno» che impedisce all’Italia di poter rivendicare la stessa sovranità e stabilità interna. È la moneta unica che è in crisi perché non è stata uno strumento efficiente nel favorire quel processo di unificazione politica dell’Europa a cui era preordinata.

L’integrazione politica degli Stati era stata pensata al fine di evitare altri milioni di morti in Europa, ma ha finito per produrre miseria e desolazione.
La presenza di costrizioni ed influenze esterne sul nostro Paese, inoltre, è proprio ciò che ha impedito all’Italia di divenir nazione, per restare un Paese irrisolto e debole, una patria «mancata» e contestata, uno Stato-ombra, una provincia, un’espressione geografica. Proprio quei «vincoli esterni» hanno reso possibile l’«anomalia» italiana, la sua «nazionalizzazione contrastata ed imperfetta » (Soldani-Turi). Panebianco sembra confondere la «stabilità» di una nazione con la sua dipendenza economica e politica. E se si può dire che questo Paese è rimasto «stabile» proprio perché gli è stato impedito di divenire una nazione, allora, proprio dal punto di vista politico, varrebbe la pena di domandarsi se non sia finalmente giunto il momento di liberarsi da questa stagnante «stabilità».


Paolo Becchi



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MessaggioInviato: 27/06/2012, 10:37 
Da notare il tono allarmistico dell'intervistore...
plagiato anche lui dal terrorismo mediatico di questi giorni...




"PER SALVARCI DOBBIAMO TORNARE ALLA LIRA"

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DI MARCO PALOMBI
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it

Intervista ad Alberto Bagnai
Alberto Bagnai insegna Politica economica a Pescara e in Francia e pensa che occorra uccidere l’euro per salvare l’Europa. Per spiegarlo, riempie il suo blog (goofynomics.blogspot.it) di articoli e sta organizzando un convegno internazionale a Pescara per il 22 e 23 giugno. Titolo: Euro: Manage it or leave it.


L’euro va bene, è che c’è la crisi dei debiti sovrani.
I maggiori economisti internazionali, da Paul Krugman a Paul De Grauwe, non la pensano così. Se il problema fosse il debito pubblico, dal 2008 – quando esplode la bolla dei mutui subprime – la crisi avrebbe colpito prima Grecia e Italia (debito pubblico al 110% e al 106% del Pil), invece i mercati punirono Irlanda (44%), Spagna (40%) e Portogallo (65%), Paesi accomunati da squilibri di bilancia dei pagamenti, causati dalla rigidità del cambio, che hanno portato all’accumulazione di debito privato.

Debito privato?
Senza flessibilità del cambio, se un Paese compra all’estero più di quanto venda, dovrà farsi prestare dall’estero la differenza. Un deficit di bilancia dei paga- menti porta così a debiti verso l’estero, prevalentemente privati. Il resto del mondo continua a far credito per finanziare la vendita delle proprie merci, come succede tra Cina e Usa. La crisi in Europa esplode quando le banche tedesche, scottate dai subprime, devono rientrare dei loro crediti verso la periferia.

Ma tutti scrivono che il problema sono i debiti pubblici
A monte il problema nasce perché le banche – i cui crediti sono i debiti dei privati – hanno prestato largamente, realizzando profitti: quando la crisi economica ha messo famiglie e imprese in difficoltà, lo Stato ha salvato le banche, tassando le famiglie. E ora il debito è pubblico.

Ma Giavazzi e Alesina dicono che è colpa nostra che non abbiamo fatto le riforme
Potevamo approfittare di più del dividendo dell’euro, ma comunque prima della crisi il debito pubblico era sceso di oltre 10 punti. La spesa pubblica però non l’abbiamo potuta ridurre di più perché l’euro, penalizzando il nostro commercio, già ci sottraeva domanda estera

Però la Germania le riforme le ha fatte, vende pure in Cina.
Non è vero: la bilancia commerciale della Germania con la Cina era negativa ed è peggiorata. Invece è migliorata coi Paesi dell’Eurozona. Perché le riforme del mercato del lavoro in Germania si sono tradotte in una sostanziale precarizzazione, volta a comprimere i salari. E’ una svalutazione interna, la stessa che oggi viene chiesta a noi: ma la Germania, per assorbirne il costo sociale, violò per prima il Patto di sta- bilità e invece ora a noi chiede austerità.

Comprimere i salari? L’operaio tedesco guadagna il doppio dell’italiano
In Germania non c’è solo la Volkswagen: c’è anche sotto-occupazione, ci sono i mini-job. Dopo le riforme i salari reali in media sono calati del 6,5 per cento.

L’euro, comunque, l’abbiamo fatto per avere stabilità
Veramente oggi ci viene detto da illustri protagonisti dell’entrata nell’euro che questa valuta terrà perchè conviene alla Germania

Conviene anche a noi: dove andavamo con la liretta…
I manuali di economia ci spiegano che gli agganci a una valuta forte spesso servono a imporre agli attori sociali di un paese ‘disciplina’ con lo spauracchio del vincolo esterno: guardi come non sono cresciuti gli stipendi in Italia o quello che sta accadendo con l’articolo 18.

Ormai però siamo dentro e dobbiamo restarci.
In Italia abbiamo sotto gli occhi 150 anni di unione monetaria, politica, fiscale, eccetera. Quali sono i risultati? Il Mezzogiorno è oggi in deficit strutturale per 17 punti del suo Pil, che colma con risorse prese dal resto del mondo, fra cui trasferimenti fiscali dal Nord Italia.

Non starà dicendo che dobbiamo uscire dall’euro?
Temo sia doloroso ma inevitabile, dovremmo gestire questo processo anziché subirlo. L’euro è solo l’undicesima moneta dell’Unione, quella che funziona peggio: l’Europa c’era prima e ci sarà dopo.

L’uscita dall’euro è una catastrofe: la lira si svaluterà e non varrà più niente.
Nel medio periodo il cambio recupera il differenziale di inflazione accumulato col paese di riferimento negli anni del cambio fisso. Così è successo all’Argentina e all’Italia quando uscì dallo Sme nel 1992: oggi la svalutazione sarebbe attorno al 20%.

E così avremo il 20% in più d’inflazione
Tutti gli studi negano ci sia un rapporto uno a uno tra svalutazione e inflazione: sarebbe lecito attendersi un aumento dell’inflazione frai 2 e i 4 punti. Nel ’92 dopo una svalutazione del 20%: l’inflazione scese dal 5 al 4%.



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