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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 11/06/2015, 13:13 
xfabiox ha scritto:
leggendo l'elenco di bab wanga manco una ne ha azzeccata, altro che profezie avverate.
il ragno nero è un falso già smentito


L' avevo fatto notare anche io. [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 12/06/2015, 11:31 
Quello che dobbiamo considerare rispetto alle profezie è che non è possibile prevedere il futuro in maniera certa. Le date non hanno senso. Da un punto di vista strettamente esoterico la visione degli Annali di Akasha permette di vedere dispiegato tutto il tempo e tutte le possibili varianti contemporaneamente. Quali varianti l'anima gruppo del pianeta andrà ad illuminare e quindi ad esperire dipende da molte cose, tra cui il livello generale di coscienza, le scelte operate dai singoli e dai gruppi-cultura, gruppi-nazione, fino al più piccolo insieme, arrivando al singolo. Non ho mai sentito un vero risvegliato dire "in tale giorno accadrà questo". Ho sentito piuttosto parlare di possibilità, del restringimento dei futuri possibili verso un futuro probabile. E' in questo modo che si concilia il concetto di assenza di tempo col concetto di libero arbitrio. Molti veggenti hanno delle percezioni di possibili linee temporali ma, chiaramente, mancando la coscienza delle variabili e varianti, descrivono quello che hanno visto come l'unico futuro che si manifesterà. Le visioni di Baba Wanga non sono necessariamente da buttare, intanto non sono così certo che abbia dato lei quelle date, ma anche fosse vero era la sua visione, non un futuro scritto nella pietra.
Noi siamo parte dell'equazione. Non subiamo un destino, lo costruiamo in uno spazio-tempo fluido e lo navighiamo con la coscienza.



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 12/06/2015, 11:49 
ma anche se le date fossero sballate di 4-5 anni ha sempre sbagliato, cioè non è successo nulla di tutto quello. almeno che le cose del 20120 non ci capitino nel 2020 ma non credo


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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 12/06/2015, 12:01 
Per carità! Quello che sto dicendo è proprio questo. Nessun veggente ha mai azzeccato date e tempi. Lo stesso Cayce, del quale esistono moltissime testimonianze dirette delle sue capacità, non "c'ha preso". Lei ha "visto" una guerra in europa con l'utilizzo di armi nucleari e successivamente chimiche e batteriologiche da parte dei Musulmani per darci il colpo di grazia, dopo che ci saremo bellamente massacrati tra di noi. Futuro possibile? Direi che dato l'evolversi della situazione non è così fuori dal mondo come possibilità. Quando? Boh! Nessuno può saperlo se e quando avverrà. Per questo le profezie lasciano il tempo che trovano. Nel senso letterale della frase. Figurati poi se, con tutte le variabili possibili, si possa prevedere cosa a accadrà tra mille anni. Nella mia opinione bisogna leggere queste cose con molta leggerezza, vedendole come visioni di possibili realtà future. Molto più facile vedere, nel piccolo (quindi a livello individuale o di piccoli gruppi), e in tempi vicinissimi l'esito altamente probabile di alcune situazioni. Di questo sono stato testimone personalmente. Ma su profezie globali a lungo termine andrei molto, ma molto cauto. Non perché non esista la possibilità di percepire un futuro, questo è abbastanza semplice da accettare data la natura illusoria o comunque relativa del tempo, ma semplicemente perché non esiste UN futuro.



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 12/06/2015, 12:30 
Meryddin ha scritto:
ma semplicemente perché non esiste UN futuro.


"Il futuro e' cosi, se lo guardi lui cambia."
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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 12/06/2015, 12:37 
zakmck ha scritto:
Meryddin ha scritto:
ma semplicemente perché non esiste UN futuro.


"Il futuro e' cosi, se lo guardi lui cambia."
Nicola Cage in Next


[:264]



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 12/06/2015, 14:48 
Meryddin ha scritto:
ma semplicemente perché non esiste UN futuro.


Quoto.



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 10/09/2015, 16:30 
PAPA FRANCESCO, LA TERZA GUERRA MONDIALE E IL QUARTO SEGRETO DI FATIMA: SIAMO AGLI ULTIMI TEMPI?

C’è una novità nel giallo del “terzo segreto di Fatima”, una profezia che attraversa tutto il Novecento e sembra proiettata alla sua realizzazione finale.

La novità è contenuta in una pubblicazione ufficiale del Carmelo di Coimbra, quello dove è vissuta ed è morta (nel 2005) suor Lucia dos Santos, l’ultima veggente.

Immagine

S’intitola “Un caminho sob o olhar de Maria” ed è una biografia di suor Lucia, scritta dalle consorelle, con dei preziosi documenti inediti della stessa veggente. Prima di vederli bisogna ricordare bene qual è la storia di Fatima.

La storia di un secolo

Nel divampare della Grande Guerra, il 13 maggio 1917 la Madonna appare, nel villaggio portoghese, a tre pastorelli. I giornali laici irridono i “creduloni” sfidando la Vergine a dare un segno pubblico della sua presenza.

Lei preannuncia ai tre bimbi che darà il segno e nell’ultima apparizione, quella del 13 ottobre, 70 mila persona accorse alla Cova de Iria assistono terrorizzati al vorticare del sole nel cielo. Un fenomeno che l’indomani sarà riferito sui giornali (pure anticlericali).

Nell’apparizione del 13 luglio la Madonna aveva affidato ai bambini un messaggio per il mondo intero. Era la grande profezia sui decenni successivi se l’umanità non fosse tornata a Dio. In effetti si realizzò tutto: la rivoluzione bolscevica in Russia, la diffusione del comunismo nel mondo, le sanguinose persecuzioni contro la Chiesa e infine la seconda tragica guerra mondiale.

C’era poi una terza parte di quel segreto che si doveva rivelare – disse la Madonna – nel 1960. Arrivata quella data Giovanni XXIII secretò tutto perché terribile era il suo contenuto.

Provocò così una ridda di ipotesi. Nel 2000 Giovanni Paolo II rese noto il testo del terzo segreto che contiene la famosa visione del “vescovo vestito di bianco”, con il Papa che attraversa una città distrutta, i tanti cadaveri e poi il martirio del Santo Padre, di vescovi, preti e fedeli.

Da molti elementi si poteva intuire che non era tutto. Anche io, come altri autori, nel 2006 pubblicai un libro, “Il quarto segreto di Fatima”, dove mostravo che mancava la parte, scritta e inviata successivamente, con le parole della Madonna che spiegavano la visione medesima.

Lo stesso segretario di Giovanni XXIII, monsignor Capovilla, che aveva vissuto tutto in prima persona, in una conversazione con Solideo Paolini accennò proprio all’esistenza di quel misterioso “allegato”.

Da parte ecclesiastica si è ufficialmente smentito che esista e che vi siano profezie che riguardano i tempi odierni.

Ratzinger nel 2010

Ma una clamorosa conferma implicita arrivò dallo stesso Benedetto XVI che durante un improvviso pellegrinaggio a Fatima, il 13 maggio 2010, affermò: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”.

Aggiunse: “sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano… e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano”. Ma quali profezie potrebbero trovarsi in quel testo?

Fanno riflettere queste due frasi del Papa pronunciate in quel discorso a Fatima: “L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo”. E poi: “La fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata”.

Dalle parole di papa Benedetto s’intuì dunque che c’è davvero dell’altro in quel Terzo Segreto ed è drammatico per il mondo e per la Chiesa. Proprio a quella visita del papa è forse dovuta l’uscita di questo libro che fa filtrare un altro pezzetto di verità.

Il volume infatti attinge alle lettere di suor Lucia e al Diario inedito intitolato “Il mio cammino”. Impressionante, fra gli inediti, è il racconto di come suor Lucia superò il terrore che le impediva di scrivere il Terzo Segreto.

L’inedito

Verso le 16 del 3 gennaio 1944, nella cappella del convento, davanti al tabernacolo, Lucia chiese a Gesù di farle conoscere la sua volontà: “sento allora che una mano amica, affettuosa e materna mi tocca la spalla”.

E’ “la Madre del Cielo” che le dice: “stai in pace e scrivi quello che ti comandano, non però quello che ti è stato dato di comprendere del suo significato”, intendendo alludere al significato della visione che la Vergine stessa le aveva rivelato.

Subito dopo – dice suor Lucia – “ho sentito lo spirito inondato da un mistero di luce che è Dio e in Lui ho visto e udito: la punta della lancia come fiamma che si stacca, tocca l’asse della terra ed essa trema: montagne, città, paesi e villaggi con i loro abitanti sono sepolti. Il mare, i fiumi e le nubi escono dai limiti, traboccano, inondano e trascinano con sé in un turbine, case e persone in un numero che non si può contare, è la purificazione del mondo dal peccato nel quale sta immerso. L’odio, l’ambizione, provocano la guerra distruttrice. Dopo ho sentito nel palpitare accelerato del cuore e nel mio spirito una voce leggera che diceva: ‘nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità il Cielo!’. Questa parola ‘Cielo’ riempì il mio cuore di pace e felicità, in tal modo che, quasi senza rendermi conto, continuai a ripetermi per molto tempo: il cielo, il cielo!”.

Così le viene data la forza per scrivere il Terzo Segreto.

L’inedito che ho appena citato è un documento molto interessante, dove gli addetti ai lavori trovano facilmente conferma alla ricostruzione storica per cui il Terzo segreto è composto di due parti: una, la visione, fu scritta e inviata prima, mentre l’altra – quella che nelle parole della Madonna è “il significato” della visione stessa – fu scritta e inviata successivamente.

E’ il famoso e misterioso “allegato” a cui accennò Capovilla. E’ il testo, tuttora non pubblicato, dove presumibilmente sta la parte che più spaventava suor Lucia. La stessa parte che spaventò Giovanni XXIII (ma anche, prima di lui, Pio XII) e che Roncalli decise di non rendere nota perché – a suo avviso – poteva essere solo un pensiero di suor Lucia e non avere origine soprannaturale.

E’ una parte così esplosiva che si continua tuttora, ufficialmente a negarne l’esistenza. E l’apertura di Benedetto XVI nel 2010, che ha portato anche alla pubblicazione di questo volume, oggi si è richiusa.

Chi tace…

Lo dimostra quanto è accaduto a Solideo Paolini, il maggiore studioso italiano di Fatima che, viste le pagine di questo libro che gli ho inviato, ha scritto al Carmelo di Coimbra chiedendo di poter consultare le due opere inedite menzionate nel volume, ritenendo che lì vi siano ulteriori dettagli sulla parte secretata.

La lettera è arrivata a destinazione (ne fa fede la ricevuta), ma non ha avuto risposta. Paolini allora ha scritto di nuovo entrando nel merito e chiedendo se suor Lucia ha mai messo nero su bianco quel “significato della visione” che dall’Alto le era stato dato di comprendere e che quel 3 gennaio evitò di annotare su suggerimento della Madonna: “nelle opere che vi avevo chiesto di consultare c’è nessun riferimento a ‘qualcosa di più’ a riguardo del Segreto di Fatima, a tutt’oggi testualmente inedito?”.

La lettera risulta pervenuta il 6 giugno. Ma anch’essa non ha avuto risposta. Eppure sarebbe stato semplice rispondere di no. Evidentemente la risposta era “sì”, ma non si può dare, perché sarebbe esplosiva. Così tacciono.

Tuttavia la visione che ho appena citato rimanda ai due elementi che presumibilmente sono contenuti nel testo inedito del Segreto: la profezia di un’immane sciagura per il mondo e una grande apostasia e crisi della Chiesa. Una prova apocalittica al termine della quale – disse la Madonna stessa a Fatima – “il mio Cuore Immacolato trionferà”.

A questo sperato “trionfo” fece riferimento nel 2010 Benedetto XVI: “Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni (2017) affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”.

Significa che oggi, 2014, siamo già entrati nella spaventosa prova? In effetti se si guarda la cronaca… [A. Socci]

https://alterego1977.wordpress.com/page/2/


Ma siamo sicuri che questo trionfo del Cuore Immacolato sia una buona cosa e non nasconda invece il trionfo del NWO!??!

[8)]



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 10/09/2015, 16:33 
Beh questa marionetta\mascotte (la madonna) è il pupazzo preferito dalla chiesa cattolica e la chiesa cattolica è una propaggine del NWO.



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 10/09/2015, 17:38 
Infatti...


Fatima non è altro che la regia che dall' alto piantava i semi del "te l' avevo detto" mentre i suoi faccendieri preparavano l' Apocalisse che stiamo per vivere...
e Apocalisse significa "Rivelazione". Cui seguirà il Regno...



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 14/09/2015, 01:27 
Cita:
Profezia di Malachia e l’ultimo (anti)papa

ntorno al 1140 il vescovo Irlandese Malachia profetizzò le successioni papali, sino al tempo in cui Pietro sarebbe ritornato sulla terra per riprendere le chiavi della Chiesa; secondo alcuni queste profezie sono state scritte con la collaborazione ispirata di San Bernardo. Furono pubblicate per la prima volta dal benedettino dom Arnold Wion nel 1595 nel suo libro “Lignum Vitae”. Quello che è strano è che, finora, la stragrande maggioranza di queste profezie si è avverata. Le profezie di Malachia si riferiscono per lo più al luogo di provenienza dei pontefici, allo stemma della famiglia o anche a eventi storici che caratterizzeranno il suo pontificato. Esse sono costituite da 111 motti latini che descrivono in maniera impressionante i 111 papi che si sarebbero avvicendati sul trono di Pietro dal 1143 fino alla fine dei tempi. Che pensare di questo singolare elenco di profezie? Siamo di fronte al divertissement di un monaco o, come suggerisce Vittorio Messori, siamo di fronte a qualche enigmatico “segnale” dall’alto? La maggioranza della critica è schierata ovviamente con l’ipotesi della mistificazione: nel sito del CICAP, per esempio, si legge che « il documento è considerato falso anche da molte fonti ecclesiastiche, perché è molto dubbia l’autenticità della sua datazione. Il fatto che per quattrocento anni nessuno ne parli, compreso San Bernardo, che scrisse la Vita di Malachia, è molto sospetto. Anche il fatto che l’elenco include degli antipapi sembrerebbe porre dubbi sull’autenticità del documento. » Tutto vero, ma la questione è ben lungi dall’essere risolta e, probabilmente, non lo sarà mai. Proviamo allora a confrontare i motti di Malachia con l’effettiva successione papale, anche se il gioco vale dal 1595 in poi, cioè dalla data in cui il testo apparve stampato. Un sospetto almeno di mistero pare davvero sfiorare queste massime famose.

1 Ex Castro Tiberi

Celestino II (1143-1144)

Il motto sembra alludere al paesino di origine di questo papa: nacque a Città di castello sul Tevere.

2 Inimicus expulsus

Lucio II Caccianemici (1144-1145)

Il motto potrebbe avere due spiegazioni: l’allusione al cognome (Inimicus) e la brutale fine di questo papa, che morì colpito da una pietra mentre veniva espulso dal Campidoglio.

3 Ex magnitude montis

Beato Eugenio III (1145-1153)

Pietro Pignatelli, nativo di Montemagno (Pisa), racchiude nel paese di origine il significato del motto.

4 Abbas Suburranus

Anastasio IV (1153-1154)

Corrado Suburri fu abate di S. Rudo.

5 De ruro albo

Adriano IV (1154-1159)

Nicholas Breakspear fu il solo Papa nato in Inghilterra, a Saint Albany. Il motto deriverebbe dalla città di nascita.

6 Ex tetro carcere

Antipapa Vittore IV

Gregorio Conti era Cardinale di S. Vittore, noto carcere milanese.

7 Ex ansere custode

Alessandro III (1159-1181)

Rolando Papero Bandinelli. Probabilmente il motto fa riferimento al cognome del pontefice, che si oppose duramente al Barbarossa, in quanto anser in latino significa “anatra”.

8 De via Transtibertina

Antipapa Pasquale III

Guido da Crema ricoprì il ruolo di Cardinale in S. Maria in Trastevere (Transtibertina).

9 Lux in ostio

Lucio III (1181-1185)

Ubaldo Allucignoli fu Cardinale di Ostia. Nel motto appare chiaro il riferimento sia al nome papale, sia al cognome di origine, sia alla cittadina di Ostia.

10 De Pannonia Tusciae

Antipapa Callisto III.

Cardinale di Tuscolo, proveniva dall’Ungheria, che anticamente faceva parte di una vasta regione denominata Pannonia.

11 Sus in cribo

Urbano III (1185-1187)

Uberto Crivelli aveva nel proprio stemma l’immagine di un maiale (sus). La parola cribo, inoltre, sembra alludere in qualche modo al cognome Crivelli…

12 Ensis Laurentii

Gregorio VIII (1187)

Alberto Mosca era Cardinale di S. Lorenzo in Lucina. Nel suo stemma campeggia una spada (ensis)

13 De schola Exiet

Clemente III (1187-1191)

Paolo Scolari, Vescovo di Palestrina. Il riferimento al cognome è evidente.

14 De rure bovense

Celestino III (1191-1198)

Giacinto Orsini della Casata dei Borbone.

15 Comes signatus

Innocenzo III (1198-1216)

Giovanni Loterio dei conti di Tuscolo da Segni.

16 Canonicus de latere

Onorio III (1216-1227)

Cencio Savelli, canonico in Laterano.

17 Avis ostiensis

Gregorio IX (1227-1241)

Ugolino dei conti di Tuscolo da Segni, Cardinale di Ostia. Nel suo stemma appare un’aquila (avis)

18 Leo Sabinus

Celestino IV (1241)

Goffredo Castiglioni di Milano, Vescovo di Sabina Anche in questo caso nello stemma c’è un leone.

19 Comes Laurentius

Innocenzo IV (1242-1254)

Sinibaldo dei conti Fieschi, già cardinale di S. Lorenzo in Lucina.

20 Signus Ostiense

Alessandro IV (1254-1261)

Rinaldo dei conti di Segni, Cardinale di Ostia

21 Jerusalem Campaniae

Urbano IV (1261-1264)

Giacomo Troyes Pantaleone, nativo della Champagne e patriarca di Gerusalemme, eletto papa ancor prima di essere nominato cardinale.

22 Drago depressus

Clemente IV (1261-1264)

Guido le Gros di Saint Gilles. Nel suo stemma vi è un’aquila che tiene stretta tra gli artigli un grosso drago.

23 Anguineus vir

Gregorio X (1271-1276)

Teobaldo dei Visconti di Piacenza. Malachia lo indica come “uomo del serpente” (anguineus vir) perché nel suo stemma campeggia in evidenza un serpente.

24 Concionator gallus

Innocenzo V (1276)

Pietro di Parantasia, di origine francese (gallus) malgrado i soli cinque mesi di pontificato è unanimamente ricordato come un uomo di chiesa probo ed eccellente predicatore (concionator)

25 Bonus Comes

Adriano V (1276).

Ottobono de’ Conti Fieschi morì prima di essere incoronato papa. Bonus da Ottobono?

26 Piscator tuscus

Giovanni XXI (1276-1277)

Pietro di Giuliani, famoso medico e filosofo, Cardinale di Tuscolo. Il suo nome di battesimo era quello del famoso pescatore, primo papa della Chiesa cattolica.

27 Rosa Composita

Niccolò III (1277-1280)

Nello stemma di Giangaetano Corsini appariva una rosa. Egli fu poi soprannominato “compositus” perchè nel corso del suo pontificato si impegnò sopratutto nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca.

28 Ex telonio liliacei Martinii

Martino IV (1281-1285)

Simon de Brie, canonico e tesoriere di S.Martino di Tours in in Francia. Nel suo stemma vi erano rappresentati alcuni gigli.

29 Ex rosa leonina

Onorio IV (1285-1287)

Jacopo Savelli aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.

30 Picus inter esca

Niccolo IV (1288-1292)

Il motto relativo a Gerolamo di Ascoli Piceno non è ben chiaro. L’unico accenno plausibile potrebbe essere quello alla città natale (picus).

31 Ex eremo celsus

Celestino V (1294)

Pietro Anglerio da Morrone fu eremita e fondatore dell’ordine dei Celestini.

32 Ex undarum benedictione

Bonifacio VIII (1294-1303)

Benedetto Caetani. Il motto si riferisce al suo nome di battesimo ed al suo stemma nel quale figurano delle onde marine.

33 Concionator patarens

Benedetto XI (1303-1304)

Nicolò Baccasini era nato a Patara e apparteneva all’ordine dei predicatori (concionator)

34 De fascis aquitanicis

Clemente V (1305-1314)

Lo stemma di Bertrand de Got è costituito da fasce parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone, vicino all’Aquitania.

35 De sutore orseo

Giovanni XXII (1316-1334)

Giacomo Duése era figlio di un umile calzolaio.

36 Corvus schismaticus

Antipapa Nicolò V.

Pietro Rinalducci, originario di Corvaro, fu tra i maggiori responsabili dello scisma d’Occidente.

37 Frigidus Abbas

Benedetto XII (1334-1342)

Giacomo Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero di Fontanafredda.

38 Ex rosa atrebatesi

Clemente VI (1342-1352).

Pietro Roger di Beaufort fu vescovo di Arras ed aveva un emblema con sei rose.

39 De montibus Pammachii

Innocenzo VI (1352-1362)

Nell’emblema di Stefano Aubert campeggiano sei montagne. Egli fu eletto papa mentre era cardinale dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato “Pammacchio”.

40 Gallus vicecomes

Urbano V (1362-1370)

Guglielmo Grimoard, francese (gallus), fu Nunzio (comes) presso i Visconti di Milano.

41 Novus de Virgine fortii

Gregorio XI (1370-1378)

Nipote di Clemente VI, Ruggero di Beaufort fu Cardinale di Santa Maria Nuova (Virgine)

42 De cruce apostolica

Antipapa Clemente VII

Cardinale dei dodici apostoli. Il suo emblema raffigurava una grossa croce.

43 Luna cosmedina

Antipapa Benedetto XIII

Pietro de Luna, fu eletto papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin.

44 Schismo barcinonicum

Antipapa Clemente VIII

Canonico di Barcellona (barcinonicum) fu fautore di una politica volta a consolidare lo scisma.

45 De inferno pregnani

Urbano VI (1378-1389)

Bartolomeo Prignano, napoletano, nacque in una località denominata “inferno”.

46 Cubus de mixtione

Bonifacio VII (1389-1404)

Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da cubi.

47 De miliore sidere

Innocenzo VII (1404-1406)

Il motto si riferisce al cognome di Cosma Migliorati ed al suo stemma recante una stella.

48 Nauta de Ponte Nigro

Gregorio XII

L’espressione nauta (marinaio-barcaiolo) viene usata da Malachia per disegnare i papi che provenivano dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nato a Venezia ed era stato Cardinale Commendatario di Negroponte.

49 Flagellum solis

Antipapa Alessandro V

Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Malachia lo indica come flagellum perchè contribuì ad aggravare e radicalizzare lo scisma del papato.

50 Cervus Sirenae

Antipapa Giovanni XXIII

Baldassarre Cossa era nato a Napoli, città il cui emblema è rappresentato dalla sirena Partenope, ed aveva nello stemma l’immagine di un cervo.

51 Corona veli aurei

Martino V (1417-1431)

L’emblema di Ottone Colonna era una corona dorata.

52 Lupa coelestina

Eugenio IV (1431-1447)

Il simbolo di Gabriele Condolmer, canonico della compagnia dei Celestini, era una lupa.

53 Amator Crucis

Antipapa Felice V

Lo stemma di casa Savpia di cui Amedeo VIII era principe è una croce rossa su campo bianco. L’espressione amator si riferisce probabilmente al tormento interiore ed alle accese controversie che accompagnarono questo papa in tutto l’arco del suo antipontificato.

54 De modicitate lunae

Niccolò V (1447-1455)

Tommaso Parentuccelli era nato a Luni di Sarzana ed apparteneva ad una famiglia molto povera (modicitate).

55 Bos pascens

Callisto III (1455-1458)

Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.

56 De capra et albergo

Pio II (1458-1464).

Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei Cardinali Capranica e Albergatti.

57 De cervo et leone

Paolo II (1464-1471)

Pietro Barbo era stato Cardinale di San Marco Evangelista (che ha per simbolo un leone alato) e Commendatario della Chiesa di Cervia.

58 Piscator minorita

Sisto IV (1471-1484)

Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.

59 Praecursor Siciliae

Innocenzo VIII (1484-1492)

Giovanni Battista Cybo visse alla corte del re di Sicilia.

60 Bos Albanus in portu

Alessandro VI (1492-1503)

L’emblema di Rodrigo Borgia era um bue. Egli fu Cardinale e Vescovo di Albano e Porto.

61 De parvo homine

Pio III (1503)

Francesco Todeschi. Il motto farebbe riferimento al cognome materno Piccolomini.

62 Fructus Jovis juvabit

Giulio II (1503-1513)

L’emblema di Giuliano della Rovere era una quercia che nell’antichità veniva ritenuta albero sacro a Giove.

63 De craticule Politiana

Leone X (1513-1521)

Il nome del padre di Giovanni de’ Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola.

L’espressione Politiana deriverebbe invece da Angelo Poliziano di cui egli fu discepolo.

64 Leo florentius

Adriano VI (1522-1523)

Adriano Florentz di Utrecht, ultimo papa non italiano prima di Wojtyla, aveva come stemma un leone.

65 Flos pilae

Clemente VII (1523-1534).

Giulio de’ Medici, fiorentino, aveva nel proprio stemma una palla attorniata da gigli.

66 Hyacinthus medicorum

Paolo III (1534-1549)

Alessandro Farnese, cardinale dei SS. Cosma e Damiano, aveva gigli nel suo stemma.

67 De corona montana

Giulio III (1550-1555).

Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Il suo emblema raffigurava due corone.

68 Frumentum floccidum

Marcello II (1555)

Marcello Cervini nacque a Montepulciano. Il suo stemma raffigura un cervo e del frumento. Qui l’aggettivo floccidum sta ad intendere la breve durata del suo pontificato di solo 23 giorni. Egli fu l’ultimo Papa a non cambiare nome all’atto dell’elezione; egli così confermò un’altra leggenda, la quale vuole un pontificato brevissimo per i Papi che conservano il proprio nome.

69 De fide Petri

Paolo IV (1555-1559)

Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della Fede. Il Petri ricorda la “pietra” su cui fu fondata la chiesa.

70 Aesculapii pharmacum

Pio IV (1559-1565)

Giovanni Angelo de’ Medici. Il motto sembra derivare dal cognome della casata. Esculapio, infatti, era considerato il dio della medicina e primo medico della storia.

71 Angelus nemorosus

Pio V (1566-1572)

L’aggettivo nemorosus (boscoso) starebbe ad indicare il luogo di nascita (Bosco in provincia di Alessandria) di Michele Ghisleri.

72 Medium corpus pilarum

Gregorio XIII (1572-1585)

Ugo Boncompagni, passato alla storia come l’ideatore del Calendario Gregoriano, aveva nello stemma un mezzo drago e due sfere.

73 Axis in medietate signi

Sisto V (1585-1590).

Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a metà da un’ascia.

74 De rori coeli

Urbano VII (1590)

Il motto potrebbe derivare dal fatto che Giovanbattista Castagna fu Arcivescovo di Rossano, cittadina nella quale tradizione si dice fosse caduta la manna dal cielo.

75 De antiquitate urbis

Gregorio XIV (1590-1591)

Nicola Sfrondati proveniva dall’antica cittadina di Cremona. Ma sarà davvero questo che Malachia intendeva?

76 Pia civitas in bello

Innocenzo IX (1591)

Il motto sembra indicare il ruolo di sostegno del suo pontificato in un periodo storico caratterizzato da cruente guerre.

77 Crux romulea

Clemente VIII (1592-1605)

Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una nota famiglia originaria di Roma ma da tempo radicatasi a Firenze. Nel suo stemma campeggia una croce romana.

78 Undosus vir

Leone XI (1605)

Il motto si riferisce probabilmente alla brevissima durata del suo pontificato, ma è solo un’ipotesi.

79 Gens perversa

Paolo V (1605-1621)

Camillo Borghese pare avesse cambiato (perversum) il suo cognome (gens) da laico.

80 In tribulatione pacis

Gregorio XV (1621-1623).

Alessandro Ludovisi, istitutore della “Propaganda Fide”, nel corso di tutto il suo pontificato fu faticosamente impegnato a sedare guerre e controversie politiche.

81 Lilium et rosa

Urbano VIII (1623-1644).

Lo stemma di Maffeo Barberini era animato da api che volano su gigli e rose.

82 Jacunditas crucis

Innocenzo X (1644-1655)

Giovanni Battista Pamphily fu proclamato papa nel giorno dell’esaltazione della croce.

83 Montium custus

Alessandro VII (1655-1667)

Lo stemma di Fabio Chigi era costituito da tre colline su campeggiava una stella. Questo papa istituì nella capitale un Monte di Pietà.

84 Sidus olorum

Clemente IX (1667-1669)

L’elezione di Giulio Rospigliosi avvenne nella camera dei cigni (olorum).

85 De flumine magno

Clemente X (1670-1676)

Emilio Altieri fu eletto papa in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno)

86 Bellua insatiabilis

Innocenzo XI (1676-1689)

Benedetto Odescalchi aveva nello stemma un’aquila e un leone.

87 Poenitentia gloriosa

Alessandro VIII (1689-1691)

L’elezione di Pietro Ottobuoni avvenne nel giorno di San Brunone, Santo ricordato per essere stato uno dei più grandi penitenti della Chiesa cattolica. Però si tratta di un legame troppo labile.

88 Rastrum in porta

Innocenzo XII (1691-1700)

Antonio Pignatelli apparteneva all’omonima illustre casata napoletana che risiedeva presso una porta della città soprannominata “del rastrello”.

89 Flores circumdati

Clemente XI (1700-1721)

Giovanni Francesco Albani aveva uno stemma incorniciato da fiori.

90 De bona religione

Innocenzo XIII (1721-1724).

Michelangelo Conti, condannò aspramente ogni forma di eresia ed in particolare Giansenismo e Quietismo.

91 Miles in bello

Benedetto XIII (1724-1730)

Pier Francesco Orsini. L’epoca del suo pontificato fu caratterizzata da aspre guerre di successione.

92 Columna excelsa

Clemente XII (1730-1740)

Lorenzo Corsini è ricordato sopratutto per i grandi e lussuosi edifici che fece erigere.

93 Animal rurale

Benedetto XIV (1740-1758)

Prospero Lambertini di Bologna fu uno dei Papi più amati della storia, ma non è affatto chiaro a cosa si riferisca Malachia. Io avanzo un’ipotesi: prima di entrare nel lunghissimo Conclave da cui uscì Papa, dichiarò: « Se vorranno eleggere un asino, eleggeranno me. » Come sempre accade in questi casi, fu tutto fuorché un asino…

94 Rosa Umbiae

Clemente XIII (1758-1769)

Durante il pontificato di Carlo Rezzonico venne istituito l’ordine francescano che ebbe la sua prima sede in Umbria.

95 Ursus velox

Clemente XIV (1769-1774)

Lorenzo Ganganelli, passato alla storia per aver sciolto l’ordine dei Gesuiti, aveva nel proprio stemma l’immagine di un orso.

96 Peregrinus Apostolicus

Pio VI (1774-1799)

Il motto si spiega con le vicissitudini che questo Papa dovette affrontare. Giovanni Angelo Braschi, infatti, dovette recarsi fino a Vienna per tentare di convincere l’imperatore Giuseppe II ad abrogare delle misure anticlericali da lui adottate sotto l’influsso dei filosofi illuministi; poi, scoppiata la Rivoluzione Francese, fu fatto prigioniero dai napoleonici e condotto da questi prima a Siena, poi a Bologna ed infine a Parma. Morì in esilio, solo ed odiato, a Valence, nel Drome; « Pio VI ed ultimo », scrisse lo sprezzante gendarme giacobino che ne constatò il decesso. Grazie a Dio era in errore.

97 Aquila rapax

Pio VII (1800-1823)

Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte il 3 luglio 1809, e deportato a Fointaneblau, presso Parigi, anche a causa del fatto che egli si era rifiutato di avvallare il divorzio tra l’empereur e Giuseppina Beuharnais. In questo caso l’aquila rapace starebbe ad indicare lo stemma napoleonico, su cui campeggiava proprio un’aquila.

98 Canis et coluber

Leone XII (1823-1829)

Annibale della Genga fu definito dai suoi collaboratori fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come un serpente. Ma forse l’attribuzione è a posteriori, cioè derivata direttamente dall’epiteto di Malachia.

99 Vir religiosus

Pio VIII (1823-1830)

Il misticismo è stato una delle maggiori caratteristiche del pontificato di Francesco Saverio dei Castiglioni. Ma basterà? Proprio la vaghezza di molte tra le profezie di Malachia è usata come argomento da chi nega ogni autenticità a questa lista e, almeno in questo caso e nel precedente, sembra aver ragione.

100 De balneis Etruriae

Gregorio XVI (1831-1846)

Bartolomeo Alberto Cappellari era stato generale dell’ordine dei Camaldolesi, ordine nato in terra di Etruria, nella regione il cui nome romano era Balnea, essendo ricca di acque termali.

101 Crux de cruce

Pio IX (1846-1878)

Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, il più lungo di tutta la storia, Roma divenne capitale dell’Italia unita. Lo stemma della dinastia sabauda, come tutti sanno, è una croce bianca in campo rosso: sulla città di Roma alla croce papale si sovrappose quella sabauda!

102 Lumen de coelo

Leone XIII (1878-1903)

L’emblema di Gioacchino Pecci era una stella cometa sullo sfondo del cielo.

103 Ignis ardens

Pio X (1903-1914)

Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo. Si potrebbe anche ricordare con quanto zelo egli combatté il Modernismo.

104 Religio depopulata

Benedetto XV (1914-1922)

Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della Grande Guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all’enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra, ma potrebbe esserci anche un accenno alla terribile epidemia di spagnola, che fece ancora più vittime partendo proprio dalla Spagna, un paese cattolico.

105 Fides intrepida

Pio XI (1922-1939)

La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il comunismo e soprattutto contro il fascismo ed il nazismo rampante (enciclica Mit Brennender Sorge, “Con ardente preoccupazione”).

106 Pastor angelicus

Pio XII (1939-1958)

Eugenio Pacelli fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica. A lui toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo che si preparava a risorgere dalla ceneri della guerra. A papa Pio XII tra l’altro fu dedicato un film che portava come titolo proprio “Pastor Angelicus”.

107 Pastor et nauta

Giovanni XXIII (1958-1963)

Angelo Roncalli era di umili origini (pastor), fu Patriarca di Venezia (nauta) e traghettò la Chiesa nel mare ignoto della modernità attraverso il Concilio Vaticano II. Una curiosità: tra i papabili del Conclave del 1958 c’era il cardinale francoarmeno Agagianian, il quale sullo stemma aveva un pastore e un’ancora. Se fosse stato eletto lui, la profezia si sarebbe realizzata davvero in modo clamoroso!

108 Flos florum

Paolo VI (1963-1978)

“Flos Florum”, cioè fiore dei fiori, secondo il simbolismo floreale è il giglio. Nello stemma di Giovanbattista Montini appaiono difatti tre gigli.

109 De medietate lunae

Giovanni Paolo I (1978)

Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia, è definito “il tempo di una luna” con riferimento al mese lunare. Infatti il suo pontificato durò dal 26 agosto al 28 Settembre 1978: solo 33 giorni! Alcuni però hanno contestato quest’attribuzione, essendo la durata di mezzo mese lunare di soli 14 giorni. Forse il “medietate” del motto va invece inteso come “mediazione”, nel senso di un pontificato di transizione data la sua brevità. Anche il nome al secolo del pontefice dà adito a suggestive speculazioni, alludendo a “luce albina”, cioè bianca, ovvero al pallido candore della Luna.

110 De labore solis

Giovanni Paolo II (1978 – 2005)

Karol Wojtyla verrà ricordato come il papa polacco, e molto probabilmente Malachia si riferisce al fatto che egli proviene da un paese dell’est (levante del sole); ma c’è anche chi ha appuntato l’attenzione sull’enorme lavoro di diffusione della fede intrapreso durante il suo pontificato: egli è il Papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo, ed ha portato la Chiesa a possedere un “regno” su cui sembra non tramontare mai il sole. Meno probabile appare invece l’interpretazione secondo cui Giovanni Paolo II veniva da quella Cracovia in cui Copernico “faticò” per dimostrare la validità del suo sistema eliocentrico.

111 De gloria olivae

Benedetto XVI (2005 – 2013)

Il successore di Giovanni Paolo II, il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, viene indicato attraverso il segno dell’ulivo, simbolo di pace: egli stesso nella sua prima Udienza Generale del 27 aprile 2005 ha voluto richiamarsi a Benedetto XV, il Papa che tentò in ogni modo di porre fine alla prima guerra mondiale: “egli”, ha detto Ratzinger, “fu coraggioso e autentico profeta di pace, e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra, e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio”.

Ma, come è stato segnalato, Benedetto XVI presenta altre sorprendenti attinenze con il motto di Malachia. Innanzitutto i membri dell’ordine benedettino sono noti anche come “olivetani”. Ancor più impressionante è il fatto che Ratzinger sia nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo pasquale. Tutto il periodo è difatti sotto il segno dell’Ulivo, anche in considerazione del fatto che Gesù e i discepoli risiedettero per tutto il tempo proprio presso il Monte degli Ulivi, dall’ingresso in Gerusalemme fino all’arresto!

? Petrus romanus

L’ultimo papa prima della fine del mondo. Il nome è quanto mai suggestivo: mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore delle chiavi del cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo. A quest’ultimo papa che chiude la profezia, Malachia ha voluto dedicare non un solo motto, ma alcuni versi latini:

“In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen.”

La traduzione è la seguente: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia.”

Da notare l’opinione dell’amico Fabio Storino: nessun pontefice per tradizione assume il nome Pietro, e Malachia non specifica che Pietro Romano sia un Papa. Ora, chi regge la chiesa in assenza di pontefice? Il cardinale camerlengo. E chi era il camerlengo, durante la Sede Vacante seguita all’abdicazione di Benedetto XVI il 28 febbraio 2013? Il cardinale PIETRO Tarcisio Bertone nato a ROMANO Canavese… Pietro il Romano nel perfetto stile di Malachia! Non risulta però che lui abbia fatto una brutta fine o che Roma sia stata distrutta durante quel periodo di Sede Vacante.
La profezia sulla distruzione di Roma si trova anche in un messaggio trovato nel XVI secolo e attribuito genericamente al Monaco di Padova. In questo messaggio si dice: “Quando l’uomo salirà sulla luna, grandi cose staranno per maturare sulla terra. Roma verrà abbandonata, come gli uomini abbandonano una vecchia megera, e del Colosseo non rimarrà che una montagna di pietre avvelenate” (Da “De Magnis tribolationibus et Statu Ecclesiae”, stampate a Venezia nel 1527)

Queste profezie, meno conosciute di quelle di Malachia, presentano un vaticinio sulla successione degli ultimi papi. Giovanni XXIII viene qui presentato come “uomo di grande umanità e dalla parlata francese”. Papa Roncalli rappresentò difatti per molti anni la chiesa di Roma a Parigi. Con il suo successore iniziano le tribolazioni della Chiesa. In questo tempo “l’ombra dell’Anticristo inizierà a oscurare la Città Eterna”: un riferimento al Sessantotto e alle Brigate Rosse?

Significativo è il messaggio che riguarda Giovanni Paolo I: “Passerà rapido come una stella cadente, il pastore della laguna”, e infatti papa Luciani, che veniva da Venezia, ebbe un pontificato di 33 giorni.

Giovanni Paolo II: “Verrà da lontano e macchierà col suo sangue la pietra […] e verrà strappato alla vita”. Si prevede quindi una conclusione tragica e violenta del pontificato di papa Wojtyla, che invece ci ha lasciati il 2 aprile 2005 a causa di uno shock settico, che era stato causa anche della morte di Paolo VI.

Secondo questa stramba profezia rimangono ancora due pontefici. Il primo sarà un “seminatore di pace e di speranza, in un mondo che vive l’ultima speranza”; il secondo verrà a Roma da terre lontane “per incontrare la tribolazione e la morte”.

La fine del mondo (o perlomeno di Roma) sembrerebbe insomma piuttosto imminente. Ma niente paura: secondo alcuni, in realtà la profezia di Malachia non specifica che siamo arrivati all’ultimo Papa della storia. Infatti la profezia arriva al centoundicesimo papa, e poi parla di un ultimo papa, non di un centododicesimo. Per cui, anche secondo la profezia, ci potrebbero essere altri papi fra il numero 111 e l’ultimo. L’elezione al pontificato dell’argentino Jorge Mario Bergoglio con il nome di Francesco sembra confermare quest’ipotesi, anche se qualcuno ha forzosamente ipotizzato che Pietro Romano sia proprio lui, perchè viene da terre lontane (lui stesso ha dichiarato di venire « quasi dalla fine del mondo ») e perchè, pur essendo poliglotta, usa preferibilmente l’italiano in quanto Vescovo di Roma, e quindi “Romano”.
Che aggiungere? Chi vivrà, vedrà. ( http://www.fmboschetto.it/religione/pro ... lachia.htm )

Osservazione che si può fare è che Francesco (il santo di Assisi) si chiamava Giovanni di Pietro Bernardone. Inoltre nella sua primissima apparizione, pochi minuti dopo l’elezione, Jorge Bergoglio disse che i fratelli (massoni?) cardinali avevano scelto il “vescovo di Roma” (per questo Malachia lo chiama “romano”?). Seguendo il criterio impiegato da lui, può essere verosimile.



https://pianetax.wordpress.com/2015/09/ ... -antipapa/


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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 27/10/2015, 21:21 
Il monumento a Washington codifica l’Armageddon?

http://zret.blogspot.it/
Il monumento a Washington è un obelisco di marmo, eretto a Washington D.C. per commemorare George Washington, padre fondatore e primo presidente degli Stati Uniti d'America. La costruzione dell’obelisco cominciò nel 1848 su progetto dell’architetto Robert Mills. Alta 169 metri, l’opera fu aperta al pubblico il 21 febbraio 1885.

Poiché George Washington fu, come altri padri fondatori, affiliato alla Massoneria, (una Massoneria non ancora infiltrata e traviata?), il monumento a lui dedicato non ha mero valore commemorativo, ma, stando ad alcuni ricercatori, codificherebbe, tramite i suoi piani, gli stadi e le svolte principali della storia moderna e contemporanea dalla caduta dell’Impero romano d’Oriente nel 1453, quando Bisanzio fu espugnata dai Turchi, fino all’anno 2022. Il 2022 sarebbe l’anno conclusivo della civiltà (?) umana (?), preceduto da un periodo di sconvolgimenti ambientali, politici e socio-economici culminanti nell’Armageddon, la battaglia finale tra le schiere della Luce e le armate delle Tenebre. Il teatro dello scontro decisivo è, nelle varie tradizioni, la Palestina. [1]

Davvero il 2022 sarà un anno spartiacque o capolinea? Il mondo è in subbuglio e non è improbabile che il Medio Oriente sarà il focolaio del Terzo conflitto mondiale vagheggiato nel cosiddetto carteggio Pike-Mazzini. Che siamo prossimi ad un cambiamento epocale è possibile; che questa società sia ormai del tutto perduta e non riformabile è certo.

[1] Anche la piramide effigiata sulla banconota da un dollaro cripterebbe gli snodi della storia contemporanea. Essa è considerata simbolo massonico, anche se fu ideata dal gesuita Athanasius Kircher.

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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 27/11/2015, 11:07 
Nella Chiesa cresce il malumore per il “Papa eretico”

Dai cattolici tradizionalisti ai movimenti in difesa della famiglia, si diffonde l’opposizione alle nuove idee di Papa Bergoglio, accusato addirittura di non essere cattolico

Le truppe ultra-tradizionaliste non hanno retto: il Papa venuto dalla fine del mondo non gli piace, non gli è mai piaciuto per la verità, solo che ora il brusio di fondo, il malcontento che si sentiva come un rumore in lontananza, è esploso. Il Papa non è cattolico, accusano, è quasi un eretico anzi; si avvicinano così alle classiche posizioni sedevantiste dei lefebrviani, la Fraternità di San Pio X che resta, per molti di loro, un punto di riferimento. Il punto di non ritorno è stato il sinodo sulla famiglia, anzi i due sinodi: a lungo l'ala conservatrice più intransigente ha coltivato l'obiettivo di mandare a monte il progetto riformista del Papa che metteva fuorigioco la dottrina concepita come ideologia: chi è in regola è dentro tutti gli altri fuori, altro che misericordia, altro che amore di Dio, altro che accoglienza: porte chiuse e non e ne parli più.

Su questa linea si asserragliava l'integralismo duro e puro che aveva più di una diramazione rosso porpora nei sacri palazzi, anche se certo i cardinali integralisti non usavano il linguaggio aggressivo e feroce di certi gruppi e siti internet. D'altro canto uno dei padri sinodali, l'arcivescovo Tomash Peta, di Astana (Kazakhstan), appartenente alla corrente più intransigente, è andato fino in fondo e ha detto senza giri di parole – riprendendo una celebre espressione di Paolo VI - che il «fumo di Satana» è entrato in Vaticano con il sinodo e «precisamente attraverso la proposta di ammettere alla sacra comunione chi è divorziato e vive in una nuova unione civile; l’affermazione che la convivenza è un’unione che può avere in se stessa alcuni valori; l’apertura all’omosessualità come qualcosa dato per normale».

“ A lungo l'ala conservatrice più intransigente ha coltivato l'obiettivo di mandare a monte il progetto riformista del Papa che metteva fuorigioco la dottrina concepita come ideologia: chi è in regola è dentro tutti gli altri fuori, altro che misericordia, altro che amore di Dio, altro che accoglienza: porte chiuse e non e ne parli più

Non meraviglia più di tanto allora che nel sottobosco del web, di gruppi e associazioni fondamentaliste, il Papa diventi una specie di anticristo, un diavolo che si è infiltrato al vertice della Chiesa cattolica; ambienti marginali dai quali trapela però un clima pesante, una pericolosa aggressività mal repressa. Non va dimenticato, tuttavia, che se l'estremismo religioso cattolico ce l'ha con Bergoglio, i primi a dargli del “comunista” sono stati i fanatici dell'iperliberismo economico a stelle e strisce, i capi del Tea Party, le falangi repubblicane aderenti al cristianesimo evangelico in salsa fondamentalista, quello della “bible belt” che si saldavano agli ideologi di Wall street: il Papa si occupasse di anime, il capitalismo finanziario in crisi di questi anni turbolenti, non poteva essere toccato, tanto meno era compito del vescovo di Roma parlare di diritti sociali.

In ogni caso se un'opposizione coerente al Papa non riesce a prender forma, e appare anzi piuttosto frastagliata e divisa, gruppi e sensibilità diverse convergono però in un malumore crescente contro Francesco e i suoi collaboratori. Solo che questo sommovimento ha dovuto fare i conto con l'immenso consenso che accompagnava il Papa argentino, da Manila a Rio de Janeiro, dove interi popoli cattolici, folle di “scartati”, di marginali, ritrovavano una guida e un riferimento in un mondo regolato dal potere di una economia che non aveva – negli slums filippni e brasiliani - un volto umano.

Del resto è lungo l'elenco delle cose che hanno fatto sobbalzare i gruppi tradizionalisti: dalla critica alla finanza mondiale al San Francesco ecologico, dall'attacco alla corruzione nella Chiesa alla richiesta di pastori “col puzzo di pecora” - in grado cioè di stare in mezzo al popolo - alla scomunica ai mafiosi diretta anche e forse soprattutto ai tanti silenzi interni di preti e vescovi conniventi, dalla riforma delle finanze vaticane al depotenziamento della corte pontificia. E poi c'è stata la sconfessione di ogni criterio gerarchico nelle nomine cardinalizie: la scelta non premiava più diocesi potenti e carriere costruite per arrivare a quello zucchetto rosso, ma uomini di Chiesa che abitano i luoghi complessi di un mondo reale: dalla Birmania alla lontana Tonga, da Motevideo ad Agrigento.

“ Se un'opposizione coerente al Papa non riesce a prender forma, e appare anzi piuttosto frastagliata e divisa, gruppi e sensibilità diverse convergono però in un malumore crescente contro Francesco e i suoi collaboratori

L'enciclica sull'ambiente, inoltre, ha mobilitato intorno al Papa mondi che prima guardavano solo con diffidenza alla Santa Sede, ma in modo particolare ha avvicinato al vertice della Chiesa dopo molto tempo una miriade di organizzazioni cattoliche che dal Brasile, all'Africa, all'Australia, hanno combattuto col Vangelo in mano battaglie non di rado disperate per difendere territori depredati e comunità umane fatte a pezzi. Così è lo stesso papa Francesco ha descrivere il modello di Chiesa che ha in mente come una piramide rovesciata, dove il popolo di Dio – secondo la definizione del Concilio Vaticano II - è il protagonista e non più il porporato di Curia con il codice di diritto canonico fra le mani.

Infine è arrivato il tema più grosso, la famiglia, dove Bergoglio ha dato indicazione, senza cambiare la dottrina, di aprire le porte a tutti: divorziati, conviventi, madri single, omosessuali. Non un'assenza di regole, ma il ritorno al fondamento della fede cristiana, il perdono e l'accoglienza. E su questo si è aperta una battaglia culturale cruciale nella Chiesa.

Il sinodo è diventato allora il momento nel quale i vari oppositori interni hanno provato a riunificare le forze per fare muro contro il Papa, per bloccarne il disegno. Ma certo cardinali come Gerhard Muller, prefetto della dottrina della fede, e Angelo Scola, arcivescovo di Milano, pure in dissenso, non potevano approvare un progetto di 'guerra civile' interna come quello scatenato dai circoli più oltranzisti, per altro le voci più oltranziste e forse finivano col danneggiare l'ala meno irruenta dei conservatori. Fiorivano intanto gli interventi del professor Roberto De Mattei, della Fondazione Lepanto, o quelli di Antonio Socci, commentatore cattolico tradizionalista, che evocava paragoni storici per parlare di eresia latente e di Papa in definitiva non cattolico o quasi.

“ È lo stesso papa Francesco ha descrivere il modello di Chiesa che ha in mente come una piramide rovesciata, dove il popolo di Dio – secondo la definizione del Concilio Vaticano II - è il protagonista e non più il porporato di Curia con il codice di diritto canonico fra le mani

Forze più organizzate, come la lobby ultra-tradizionalista “Voice of the family”, attaccavano le posizioni “aperturiste” presenti nel sinodo mentre accoglieva e pubblicava in bella evidenza il comunicato del Superiore dei lefebvriani, monsignor Bernard Fellay, che a proposito del testo finale del sinodo affermava: “Vi si possono leggere sicuramente dei richiami dottrinali sul matrimonio e la famiglia cattolica, ma si notano anche delle spiacevoli ambiguità e omissioni, e soprattutto delle brecce aperte nella disciplina nel nome di una misericordia pastorale relativista. L’impressione generale che si ricava da questo testo è quella di una confusione che non mancherà di essere sfruttata in un senso contrario all’insegnamento costante della Chiesa”. A canto a questi si muoveva anche il gruppo “Tradizione famiglia proprietà”, fondato in America Latina alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso da Plinio de Correa de Oliveira, e poi diffusosi in varie parti del mondo; il movimento entrò in conflitto con la conferenza episcopale brasiliana a causa del suo fondamentalismo estremista.

Alla rete di “Voice of the Family”, aderisce anche “Famiglia domani”, l'organizzazione italiana che ha indetto da qualche anno la marcia per la vita nella quale si ritrovano i settori integralisti del cattolicesimo italiano e che incontra il consenso di gruppi politici di estrema destra come “Forza Nuova”. In Curia le posizioni oltranziste sono state rappresentate in primo luogo da un cardinale americano, Raymond Leo Burke, fautore della messa preconciliare; e all'interno dello stesso sinodo una personalità come il cardinale Carlo Caffarra, ormai ex arcivescovo di Bologna, ha dato voce, insieme ad altri, alla fazione più intransigente. C'è poi un livello di discussione più articolato, quello promosso da settori del cattolicesimo conservatore d'Oltreoceano, che non gradiscono la dottrina sociale declinata dal papa e dai suoi sostenitori, giudicata troppo sensibile ai temi della giustizia sociale.

“ La lobby ultra-tradizionalista “Voice of the family” attaccava le posizioni “aperturiste” presenti nel sinodo mentre accoglieva e pubblicava in bella evidenza il comunicato del Superiore dei lefebvriani, monsignor Bernard Fellay, che affermava: “Vi si possono leggere sicuramente dei richiami dottrinali sul matrimonio e la famiglia cattolica, ma si notano anche delle spiacevoli ambiguità e omissioni”

D'ora in avanti, insomma, il cammino si fa più aspro per il Papa, come dimostra la vicenda grottesca della falsa malattia diffusa a poche ore dalla conclusione del sinodo. dietro le quinte s'intuisce un lavorìo che fa leva sulla suggestione del caos, sul disordine interno che avrebbe suscitato l'azione riformatrice di Bergoglio. Del resto non c'è rivoluzione che non crea conflitti, e questo il Papa lo sa bene. Così il prossimo sinodo, potrebbe avere per tema – lo ha ipotizzato il cardinale Oscar rodriguez Maradiaga, vicino al pontefice - il decentramento della Chiesa, ovvero il potenziamento del ruolo delle conferenze episcopali nazionali, delle singole diocesi, dei sinodi continentali. Una Chiesa in grado di discutere di tutto dunque, in cui il Papa sarebbe il garante dell'unità; in un progetto simile c'è certo poco spazio per i diktat della curia vaticana.

E poi - a sinodo appena concluso - sono arrivate due nomine importanti di vescovi in Italia, a Bologna e Palermo, città chiave per la chiesa italianam alla cui guida Francesco ha chiamato due pastori, nell'accezione bergogliana del termine: monsignor Matteo Zuppi, già vescovo ausiliare di Roma, e Corrado Lorefice, parroco e studioso. Da ultimo il Papa ha dato una stoccata indiretta ma ben assestata ai suoi detrattori parlando di Monsignor Oscar Arnulfo Romero, il vescovo assassinato da gruppi armati di estrema destra in Salvador nel 1980 e divenuto un simbolo della lotta evangelica contro l'oppressione dei più poveri. Il suo martirio, ha detto il Papa, è proseguito anche dopo la morte: «Una volta morto – ero giovane sacerdote e ne fui testimone – fu diffamato, calunniato, infangato. Il suo martirio continuò anche da parte di suoi fratelli nel sacerdozio e nell'episcopato. Non parlo per aver sentito dire. Ho ascoltato queste cose». Insomma Bergoglio comincia a levarsi qualche sassolino dalle scarpe e si prepara intanto al Giubileo della misericordia.

http://www.linkiesta.it/it/article/2015 ... ico/28018/


Perché questo articolo pubblicato qui?

Perché ritengo che l'eventuale crisi istituzionale del Vaticano sia propedeutica alla cosiddetta "fine dei tempi" e preparatoria per la realizzazione di un nuovo culto messianico, costante nei suoi millenari contenuti esoterici, ma maggiormente idoneo a livello essoterico per l'instaurazione del NWO globale così come abbiamo detto nella puntata numero 35 del nostro podcast

http://atlanticast.blogspot.ch/2015/09/ ... diota.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 27/11/2015, 13:22 
Secondo me aderente a questo discorso ci sta pure la propensione del papa ad addentrarsi in discorsi quali il surriscaldamento climatico e le tematiche pseudo ambientaliste in genere che sono capi saldi della propaganda del NWO.



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 Oggetto del messaggio: Re: Pietro Romano e la fine dei tempi
MessaggioInviato: 02/12/2015, 22:19 
Sorpresa per quanti sono passati stasera da via della Conciliazione, a Roma, completamente illuminata. Sullo sfondo romani e turisti hanno trovato una piazza San Pietro quasi totalmente al buio. O meglio: la Cupola di San Pietro, il noto «Cupolone, è senza luce da oltre un'ora. Procedendo lungo il viale si nota la facciata della Basilica al buio mentre la piazza è illuminata soltanto dai lampioni che illuminano il Colonnato. Particolare di non poco conto - con l'allerta anti-terrorismo ai massimi livelli - che non è passato inosservato. Perché? Nessuna risposta ufficiale al momento.

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