21 settembre 2016Ilva, Peacelink: anomalie in dati centraline. Del Vecchio in India per negoziare ingresso Jindal¯
Contro le morti sul lavoro. All'Ilva come in tutte le aziende di Italia, i metalmeccanici oggi si fermano per un'ora. Lo sciopero è stato indetto da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. "Dall'inizio dell'anno 500 lavoratori sono morti mentre lavoravano" spiegano i sindacati: "E' un dato inaccettabile, che rappresenta una situazione drammatica. Il diritto alla vita di un lavoratore è un bene assoluto che nessuno può cancellare". Gli ultimi decessi si sono registrati la settimana scorsa a Piacenza, Taranto e Roma.
Giornata intensa per risolvere problemi Ilva Giornata intensa oggi per i problemi dell'Ilva: tre i momenti. Uno di confronto suo temi industriali e di prospettiva dell'azienda, un secondo di carattere sindacale e un terzo solo giudiziario.
A Taranto si terrà l'ultimo, a Roma, invece, i primi due. Alle 14 i commissari dell'Ilva, Gnudi, Laghi e Carrubba, andranno in audizione alla Camera, alla commissione Attività produttive presieduta da Guglielmo Epifani (Pd), e alle 18 incontreranno sempre a Roma i sindacati metalmeccanici, confronto quest'ultimo sollecitato dal Governo proprio dopo l'incidente mortale di Taranto nel quale, sabato scorso, ha perso la vita un operaio di 25 anni, dipendente di un'impresa appaltatrice, Giacomo Campo. Ma è evidente che anche l'audizione alla Camera, inizialmente programmata per fare il punto sulla procedura di cessione in corso del gruppo Ilva, avrà il suo focus sulla sicurezza sul lavoro.
I commissari Ilva, in una nota diffusa domenica scorsa, hanno assicurato impegno sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dello stabilimento siderurgico e anche nel rapporto con l'autorità giudiziaria e quella istituzionale. I sindacati, che hanno promosso a Taranto due giornate di sciopero dopo l'incidente - una dei lavoratori diretti, l'altra di quella degli addetti delle imprese di pulizia industriale e civile -, attendono oggi dai commissari Ilva le prime risposte significative sul versante della sicurezza.
Sabato scorso, incontrando in Prefettura a Taranto il vice ministro del Mise, Teresa Bellanova, i sindacati hanno chiesto che anche nella fase di transizione che segna ora la vita dell'Ilva ci sia la massima attenzione e la massima vigilanza sulla tutela dei lavoratori, sia diretti che esterni. E intanto, dopo l'interruzione estiva, riparte questa mattina in Corte d'Assise il maxi processo "Ambiente Svenduto" che dovrà fare luce sul disastro sanitario e ambientale di Taranto causato, secondo la Procura, dalle emissioni nocive dell'Ilva.
Oggi la Corte, presieduta dal giudice Michele Petrangelo, dovrebbe sciogliere la riserva sulle richieste di costituzione di parte civile che sono state presentate dopo il nuovo rinvio a giudizio degli imputati avvenuto nei mesi scorsi dopo l'azzeramento dell'udienza preliminare conclusasi a luglio del 2015. Le richieste di costituzione parte civile già ammesse sono quasi un migliaio. A partire da oggi, le nuove udienze saranno dedicate ancora alle cosiddette questioni preliminari mentre il processo, che ha portato alla sbarra 47 imputati (44 persone fisiche tra i quali Fabio e Nicola Riva, l'ex governatore di Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, e tre società quali Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici, entrerà nel vivo il 3 ottobre giorno in cui il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano depositerà, secondo quanto ha annunciato nei giorni scorsi, la richiesta di revoca della facoltà d'uso degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva.
Impianti - altiforni, acciaierie, parco minerrali etc - sequestrati dalla Magistratura il 26 luglio 2010 e sui quali è poi intervenuto il Governo con il primo dei decreti Ilva, convertito nella legge 231 del 2012, che ha consentito che l'azienda potesse farli funzionare per consentirne la bonifica ambientale. Ieri mattina, invece, dinanzi al Tribunale civile si è svolta una nuova udienza del processo per la quantificazione del risarcimento chiesto dal Comune di Taranto.
Nell'udienza è stato ascoltato l'ex dirigente Ilva, Angelo Lalinga, in merito al ruolo dei cosiddetti "fiduciari" della famiglia Riva e del "governo ombra" costituito all'interno della fabbrica. Lalinga ha ripercorso le dichiarazioni rese ai finanzieri nel corso delle indagini ed ha precisato che la presenza dei "fiduciari" era cosa conosciuta a quanti operavano nel siderurgico, ma di non aver mai preso ordini diretti da qualcuno di loro. La prossima udienza del processo civile è fissata per il 20 dicembre.
Fiom a commissari, chiarezza su materiale rimosso a Taranto "Sono stati effettuati oltre 180 interventi per la bonifica di oltre 1750 tonnellate di amianto presso lo stabilimento siderurgico Ilva" di Taranto ma ora "nelle relazioni fornite dai commissari si faccia riferimento, oltre che alla mappatura e alle attivita' di bonifica gia' effettuate, anche al piano di bonifica, ai tipi e allo stato dell'amianto, ai procedimenti applicati per la bonifica, al numero e dati anagrafici degli addetti". Lo sollecita la Fiom Cgil in una nota inviata ai commissari dell'Ilva (Gnudi, Laghi e Carrubba).
Il sindacato chiede che siano precisate anche le "caratteristiche degli eventuali prodotti contenenti amianto" e le "misure adottate e in via di adozione ai fini della tutela della salute dei lavoratori e della tutela dell'ambiente". "La Fiom Cgil - si legge in una nota - ritiene infatti indispensabili tali informazioni al fine di verificare la necessità di estendere i processi di allontanamento dei lavoratori dalle fonti di rischio a tutt'oggi presenti nello stabilimento siderurgico". La Fiom dice di attendere "che venga consegnata e presentata la relazione commissariale, aprendo un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, così come dichiarato dal commissario Carrubba" nell'incontro del 8 giugno scorso "tenutosi in azienda per verificare la corretta attuazione di tutte le misure necessarie alla tutela e salvaguardia della salute e sicurezza di tutti i dipendenti dello stabilimento Ilva di Taranto".
Peacelink, anomalie in dati centraline monitoraggio "Le centraline che dovrebbero fare il monitoraggio ambientale minuto dopo minuto dei punti più critici dell'Ilva, a partire dalla cokeria, sono un flop colossale". Lo sottolineano Alessandro Marescotti e Luciano Manna di Peacelink evidenziando presunte anomalie dopo aver consultato i dati del Piano di monitoraggio e controllo nell'Ilva pubblicati pochi giorni fa sul sito del Ministero dell'Ambiente.
"Le centraline posizionate dentro l'Ilva - spiegano - forniscono valori di inquinamento talmente insignificanti da risultare addirittura più bassi di quelli del quartiere Tamburi di Taranto", ma "soprattutto è paradossale che i dati delle analisi degli Ipa cancerogeni della cokeria, fatte effettuare da Ilva in un apposito laboratorio chimico, risultino di gran lunga superiori ai dati di monitoraggio in continuo". Mentre "i valori più elevati riscontrati dalla centralina del monitoraggio in continuo in cokeria - osservano gli ambientalisti - arrivano massimo a 154 nanogrammi a metro cubo di Ipa, la corrispondente analisi in cokeria fatta in laboratorio (con le classiche analisi non in continuo) fornisce valori di ben 5303 nanogrammi a metro cubo sempre di Ipa. I valori della centralina di monitoraggio in continuo fornisce in cokeria valori oltre trenta volte piu' bassi".
Inoltre, "i valori di benzo(a)pirene riscontrati in laboratorio con i metodi classici risultano più elevati dei valori degli Ipa riscontrati nello stesso giorno dalla corrispondente centralina di monitoraggio in continuo della cokeria: un assurdo tecnico dato che il benzo(a)pirene - concludono i rappresentanti di Peacelink - è un sottoinsieme degli Ipa e non può superare il valore degli Ipa. Peacelink chiederà all'Arpa e all'Ispra i dati analitici minuto dopo minuto del monitoraggio in continuo in cokeria per verificare la validità dei dati perchè appare altamente improbabile che durante il caricamento e lo sfornamento del carbon coke vi siano valori talmente irrilevanti.
Vertici AcciaItalia in India per negoziare con Jindal I vertici di AcciaItalia, la società costituita da Cdp, la DelFin di Leonardo Del Vecchio e Arvedi per l'acquisizione dell'Ilva, sono in India per negoziare l'ingresso nella cordata del gruppo Jindal. A quanto apprende da fonti industriali locali, sul tavolo ci sono le condizioni della partecipazione del colosso indiano e il piano per il rilancio dell'Ilva che la cordata sta mettendo a punto. Prosegue, dunque, il lavoro per arrivare a consegnare nei termini previsti, l'autunno, il piano per il risanamento industriale e ambientale dell'Ilva. E i soci italiani vogliono farlo con il supporto di un solido partner internazionale.
Ieri i funerali dell'operaio morto sabato in incidente lavoro Con una corona di fiori tra le braccia anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in un'atmosfera carica di commozione e di rabbia, ha accompagnato nel corteo funebre il feretro di Giacomo Campo. Subito dopo l'incidente Emiliano aveva dichiarato che "la rabbia della Puglia è incontenibile" e che "la nostra pazienza è finita" definendo il siderurgico una fabbrica "vecchia e insicura". Ieri ha annunciato che chiederà lo stop delle attività produttive a meno che non venga portato a termine il "processo di ambientalizzazione" e "la messa in sicurezza della fabbrica sia assicurata".
Per questo in occasione della ripresa del processo 'Ambiente svenduto', la Regione avanzerà alla Corte d'assise di Taranto una richiesta "di sequestro dello stabilimento chiedendo che la Corte rivaluti la questione di costituzionalità dei decreti che impediscono la vigenza dei sequestri sullo stabilimento".
Vescovo: Taranto non ne può più Taranto non ne può più. Il lavoro è per la vita, non per la morte!". Sono parole dure e cariche di rabbia quelle pronunciate dall'arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, durante i funerali di Giacomo Campo, il 25enne operaio di una ditta dell'appalto morto sabato scorso in un incidente sul lavoro all'Ilva.
"Tante - ha aggiunto il presule - le parole dette e ascoltate in questi giorni. Parole sì necessarie e doverose per non peccare di omissione o, peggio ancora, di indifferenza, ma purtroppo parole che arrivano a orecchie e cuori stanchi di ascoltare, perche' esasperati dal riproporsi, ciclico, dall'assurdità, di questo prezzo da pagare in vite umane. Un tributo insostenibile e ingiusto". Non è "un ineluttabile destino - ha detto ancora mons. Santoro - quello che ha falciato la vita del nostro fratello! Il Cristo in croce oggi può parlare al cuore dei parenti di Giacomo. Il Cristo che soffre con noi e per noi. Così come anche la vergine Maria, ai piedi della croce oggi puo' consolare questa famiglia. Non estranea, non spettatrice, ma partecipe, immersa nel vostro stesso dolore.
Questa compassione/commozione di Cristo pervada anche noi, perchè non lo accompagniamo solo con le lacrime, ma con il nostro impegno, la nostra solidarietà". Infine, l'arcivescovo ha rivolto un monito alle istituzioni. "A chi ha in capo la responsabilità di garantire un futuro giusto ai figli di Taranto - ha sottolineato - dico che il tempo degli intenti è ormai scaduto e che il Signore ci guarda e ci chiede gesti grandi".
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fonteCita:
... dico che il tempo degli intenti è ormai scaduto e che il Signore ci guarda e ci chiede gesti grandi.
Un bel gesto sarebbe quello di mettere alla gogna sul camino E312 tutti i responsabili del diasastro ILVA (compresi coloro che non hanno mai voluto far nulla -solo chiacchere... mentre a Taranto si continua a
morire-).
Un bel respiro dovrebbe bastare, con tutta la porcheria tossica che sputa di continuo il siderurgico.