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Parla l'ex direttore del Dap: "Lo Stato ha ceduto alla mafia"
Giovedì, 12 luglio 2012 - 12:27:00
00404683Nicolò Amato

di Lorenzo Lamperti

"Nel febbraio del 1993 Scalfaro ha ricevuto dalla mafia una lettera dove si chiedeva il mio allontanamento. Fatto sta che dopo qualche mese fui cacciato". Nicolò Amato, direttore del Dap dal 1982 al 1993, parla della stagione più nera per le istituzioni italiane in una lunga intervista ad Affaritaliani.it: "Il Presidente della Repubblica decise la mia destituzione nonostante la cosa non fosse di sua competenza. Perché fui mandato via? Sapevano che avrei proseguito sulla strada del carcere duro".

Si può parlare di trattativa? "E' un fatto che le richieste della mafia siano state accolte". E sulla versione dell'ex ministro della Giustizia Conso: "E' impossibile che abbia deciso da solo la revoca del 41 bis. E al Dap più che Capriotti, comandava il suo vice, Di Maggio". Chi cede non è perseguibile, ma secondo Amato "non si sarebbe mai dovuto cedere alle pressioni di Cosa Nostra". E sulla Commissione Antimafia che ha deciso di non riconvocarlo: "Ora so molte cose in più di quando sono ascoltato. Se c'è voglia di arrivare alla verità? Bisognerebbe chiederlo a chi la cerca".

IL GIORNO DEL DOLORE, LA NOTTE DELLA RAGIONE

ARMANDO EDITORE
copIl libro rievoca gli anni dell’emergenza causata dal terrorismo politico, la drammatica situazione nelle carceri e l’applicazione dell’articolo 90 o.p. Ricorda poi la dissociazione politica dalla lotta armata, il superamento dell’emergenza e la costruzione del “carcere della speranza”, Parla delle stragi di mafia, del loro devastante impatto sul sistema giudiziario e penitenziario, della nuova più drammatica emergenza e del regime del carcere duro, il famoso 41 bis o.p., per i detenuti di mafia.
NICOLO' AMATO è stato magistrato alla Procura della Repubblica di Roma, dove ha seguito le più importanti inchieste tra gli anni 70 e 80. In quegli anni è titolare delle inchieste sui Nap, sull'attentato a Papa Giovanni Paolo II e per l'omicidio Aldo Moro.

E' stato dal 1982 al giugno 1993 (quando fu rimosso) direttore della "Direzione generale degli istituti di prevenzione e pena" del Ministero della Giustizia poi divenuto Dap.
LA LETTERA INTEGRALE RICEVUTA DALL'EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA OSCAR LUIGI SCALFARO

Professor Amato, sono passati 20 anni dall'inizio della politica stragista di Cosa Nostra e ancora non sappiamo la verità su quella drammatica stagione. Di chi è la colpa?

E' una verità difficile. E' molto complicato scoprire quello che è successo davvero. Però credo che siamo sulla strada giusta per scoprirla.

Recentemente è stata resa pubblica una lettera inviata da parenti di mafiosi all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Quanto è importante per capire quello che è successo?

E' una lettera molto importante ai fini di scoprire la verità di cui stiamo parlando. E' arrivata a Scalfaro nel febbraio del 1993 quando io ero ancora a capo del Dap. La cosa inquietante è che nessuno mi ha mai parlato di questa lettera ed è istituzionalmente inspiegabile perché la competenza a occuparsene era mia. Sarebbe stato un dovere mettermi a conoscenza di questa lettera, anche perché conteneva minacce nei miei confronti.

Quando ha scoperto l'esistenza di questa lettera?

Ne sono venuto a conoscenza solo qualche mese fa e ho potuto vedere che vi si chiedeva espressamente il mio allontanamento dal Dap, addebitandomi la “responsabilità” del cosiddetto "carcere duro" nei confronti della criminalità organizzata.

E in effetti lei fu cacciato dal Dap...

Grazie a una testimonianza acquisita attraverso un cappellano carcerario, don Fabio Fabbri, ho scoperto che pochi giorni dopo l'arrivo della lettera Scalfaro convocò al Quirinale l'allora capo dei cappellani carcerari, monsignor Cesare Curioni. Il Presidente comunicò a don Curioni, persona tra l'altro degnissima, che il mio tempo al Dap era finito. E lo invitava a mettersi in contatto con l'allora ministro della Giustizia Conso al fine di trovare il mio sostituto.

Una decisione presa da Scalfaro, quindi...

Io racconto semplicemente i fatti, non accuso nessuno. Tantomeno Scalfaro, verso il quale ho sempre nutrito stima. Però quando sono venuto a conoscenza di questa circostanza mi sono chiesto che cosa c'entrasse la presidenza della Repubblica con la decisione di cambiare il capo del Dap.

Fu un'invasione di campo da parte di Scalfaro?

La decisione sarebbe dovuta rientrare nella competenza del governo e in particolare del ministro della Giustizia. Invece questa scelta fu comunicata per primo al capo dei cappellani carcerari che non aveva alcuna competenza istituzionale per occuparsi dell'argomento. Conso non ne sapeva niente, tanto che don Fabbri riporta come il ministro, appresa la notizia, si fosse messo le mani nei capelli dicendo: "E adesso che cosa facciamo?" Tra l'altro c'è un altro fatto inquietante...

Quale?

Don Cesare Curioni era la stessa persona che ai tempi del sequestro Moro, su incarico del pontefice del tempo Paolo VI, aveva tentato attraverso contatti con i brigatisti rossi in carcere di liberarlo. Credo siano fatti abbastanza eloquenti.

In che senso? Che cosa è successo veramente?

La mafia ha chiesto attraverso questa lettera anonima la mia destituzione. Sta di fatto che questa richiesta è stata accolta. Qualche mese dopo l'arrivo della lettera sono stato mandato via senza una parola di spiegazione o di chiarimento. A conferma che la ragione vera non poteva essere confessata.

Quindi si può dire che la famosa trattativa Stato-mafia ci sia stata davvero?

Bisogna mettersi d'accordo sulle parole. Se per trattativa si intende che si sono seduti a un tavolo boss della mafia e rappresentanti di settori deviati dello Stato non c'è una prova che questo sia effettivamente successo. Però sta di fatto che la mafia ha esercitato sullo Stato e sulle istituzioni una pressione illecita sostenuta dalle stragi. E di fatto quello che la mafia chiedeva è stato concesso.

Dopo la sua destituzione che cosa è cambiato?

E' stata ribaltata la politica penitenziaria. Fino al 4 giugno 1993 la politica carceraria nei confronti della mafia è stata inflessibile e durissima. Quando sono stato mandato via la linea è diventata sin da subito molto più morbida. Io ho lasciato oltre 1300 detenuti di mafia sottoposti al 41 bis, che in pochi mesi si sono ridotti a circa 400.

E' possibile che l'ex ministro Conso abbia deciso da solo, come lui ha dichiarato alla magistratura, la mancata proroga dei 41 bis?

No, sinceramente non ci credo. Il ministro della Giustizia non è in grado di prendere da solo decisioni di questo tipo, ma agisce sulla base di proposte del Dap. Ci sono degli appunti che dimostrano come le mancate revoche siano state proposte dal Dap ed essi smentiscono quanto ha detto Conso.

Che rapporto ha avuto con i suoi successori, Capriotti e Di Maggio?

Con loro non ho avuto nessun rapporto. Sono stato mandato via in maniera improvvisa e brutale. Ogni mio rapporto con il Dap e le istituzioni quel giorno è finito. Totalmente.

Tra Capriotti e Di Maggio, che era il suo vice, chi comandava davvero?

Di Maggio era la personalità “forte” alla direzione del Dap. Formalmente era subordinato a Capriotti, perché era vicedirettore generale, ma chi ha conosciuto le persone non ha difficoltà a capire che tra i due chi contava di più era certamente Di Maggio.

Lei descrive come "buono" il suo rapporto con l'ex ministro Martelli. Poi però tra di voi c'è stata qualche polemica. Che cosa è cambiato?

Ho avuto modo di parlare recentemente con Martelli e abbiamo chiarito. Martelli ha fatto polemiche sulla base di informazioni inesatte che gli sono state fornite da alcuni suoi collaboratori del tempo ma in realtà lui ha riconosciuto che le nostre politiche di durezza nei confronti della mafia coincidevano totalmente.

Nel suo libro lei però scrive che in alcuni frangenti Martelli non accolse le sue richieste per un trattamento più severo a carico dei detenuti mafiosi.

E’ vero, ma sono convinto che le divergenze con Martelli siano dipese da interventi di uffici diversi che hanno ostacolato la chiarezza dei nostri rapporti.

Il 41 bis era abbastanza duro?

In un documento del 6 marzo del 1993 proponevo al ministro Conso due modifiche alla legislazione per combattere davvero la mafia: primo, l'ascolto e la registrazione dei colloqui tra i detenuti di mafia e i congiunti; secondo, la fine del turismo giudiziario. Ovvero collegare audiovisivamente le aule di udienza con il carcere dove erano detenuti i mafiosi. Questo per isolarli totalmente. Nel 2001 e nel 2002 sono state fatte due leggi che hanno accolto queste proposte che io ho fatto per primo, 18-19 anni prima.

I pm di Palermo hanno chiarito che nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia è perseguibile chi ha esercitato pressioni sulle istituzioni e non invece chi ha ceduto alle richieste della mafia, anche perché non esiste un reato di trattativa. Al di là dell'azione penale, lei crede che cedere alle richieste di Cosa Nostra rappresenti una colpa?

Non è accettabile, non è consentito e non è eticamente condivisibile il fatto di cedere in qualsiasi punto o in qualsiasi modo alle pressioni della criminalità organizzata. Alla mafia si sarebbe dovuto contrapporre un no totale e deciso. Sempre.

Come mai una volta via dal Dap ha deciso di difendere, in veste di avvocato, Ciancimino?

Quando sono stato cacciato non mi è stata offerta nessuna possibilità di lavoro. ho fatto l'unica cosa che potevo fare, cioè l'avvocato. E come avvocato ho difeso chi mi ha chiesto di essere difeso. Ciancimino l'ho difeso nel 1994 quando tutta la vicenda della trattativa era già, come poi abbiamo visto, definitivamente chiusa.

Diversi mesi fa lei è stato ascoltato dalla Commissione Antimafia. Nel frattempo lei è venuto a conoscenza di nuovi elementi e ha anche prodotto un memoriale. Sarà sentito nuovamente?

Non c'è l'intenzione di risentirmi. Ritengono esaustivo il mio memoriale, ma è molto diverso dalle audizioni precedenti perché è basato su fatti e documenti che non conoscevo quando sono stato ascoltato dall'Antimafia.

Quindi sarebbe necessaria una nuova audizione?

E' necessario arrivare alla verità.

Ma lei vede la voglia di arrivarci?

Bisognerebbe chiederlo a chi la cerca. Quel che è certo è che ormai gran parte della verità è nota. Ed è una verità sconvolgente, agghiacciante. Nella quale è stata sacrificata alla mafia la testa di chi aveva lottato per anni contro la criminalità organizzata del terrorismo politico e della mafia stessa.



http://affaritaliani.libero.it/cronache ... refresh_ce


cosa sarebbe potuto succedere se il tutto fosse accaduto con esponenti politici di avversa fazione.....qui non si vuole risolvere e trovare nulla lasciando tutto nell'oblio [;)] [:76] [:37] [:31]


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 19:36 
Cita:
Recentemente è stata resa pubblica una lettera inviata da parenti di mafiosi all'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Quanto è importante per capire quello che è successo?

E' una lettera molto importante ai fini di scoprire la verità di cui stiamo parlando. E' arrivata a Scalfaro nel febbraio del 1993 quando io ero ancora a capo del Dap. La cosa inquietante è che nessuno mi ha mai parlato di questa lettera ed è istituzionalmente inspiegabile perché la competenza a occuparsene era mia. Sarebbe stato un dovere mettermi a conoscenza di questa lettera, anche perché conteneva minacce nei miei confronti.

Quando ha scoperto l'esistenza di questa lettera?

Ne sono venuto a conoscenza solo qualche mese fa e ho potuto vedere che vi si chiedeva espressamente il mio allontanamento dal Dap, addebitandomi la “responsabilità” del cosiddetto "carcere duro" nei confronti della criminalità organizzata.


Emhm... chi è che diceva che Oscar, è stato un grande Presidente?



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

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MessaggioInviato: 12/07/2012, 20:49 
...tte ci si puo' pure sbagliare,nel classificare una persona,magari essendo,scalfaro,un antiberlusconiano,da qualkuno viene considerato un "grande"....... [;)] [;)]


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 23:28 
Cosa dicevo appena pochi giorni fa su Scalfaro?

Cita:
Aztlan ha scritto:

Cita:
greenwarrior ha scritto:

Dopo 20 anni si sono accorti di quello che la gente sapeva già da tempo.

Adesso sono loro che devono giustificarsi ed è giusto che sentano il fiato sul collo.

Sono ridicoli quando tentano di sembrare scandalizzati, mi ricordano un certo presidente che diceva "Io non ci stò ".



Uno dei peggiori che abbiamo mai avuto.




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Per quanto possa essere buia la notte sulla Terra, il sole sorgerà quando è l' ora, e c' è sempre la luce delle stelle per illuminarci nel cammino.

Non spaventiamoci per quando le tenebre caleranno, perchè il momento più buio è sempre prima dell' alba.

Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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MessaggioInviato: 18/07/2012, 01:49 
Napolitano-Pm, Severino: telefonate rimangano segrete

Di Pietro: Colle mortifica istituzioni. Bersani: attacco indecente

17 luglio, 22:00

Immagine

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 91952.html

Di Anna Laura Bussa

[i]ROMA - La decisione del capo dello Stato di sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale contro la Procura di Palermo per le intercettazioni raccolte sull'utenza di Nicola Mancino trova un alleato nel governo che, con il ministro Paola Severino, si schiera a favore della 'segretezza' delle conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica. Ma un fiero avversario in Antonio Di Pietro, che innesca una nuova dura polemica politica. E viene guardata con favore dal Pdl che torna a chiedere a gran voce una riforma degli ascolti. ''Se non ora quando?'' chiede Gaetano Quagliariello. Con Berlusconi c'e' stata ''arbitrarieta''', tuona Fabrizio Cicchitto, ma ora le intercettazioni ''vanno regolamentate''. Le altre forze della maggioranza ribattono, come fa il Pd con Donatella Ferranti che invita a ''non strumentalizzare una vicenda che riguarda solo le prerogative del Colle'', ma allo stesso tempo assicurano che, trattandosi di ''vicenda troppo delicata'', nessuno rimettera' mano alla disciplina degli ascolti senza che prima non si sia pronunciata la Consulta. E anche i costituzionalisti interpellati, tra cui Andrea Morrone dell'Universita' di Bologna, non hanno dubbi: essendoci un vuoto normativo tocchera' alla Consulta sciogliere ogni dubbio. In piu', va salvaguardata l'istituzione Quirinale ''soprattutto in un momento di crisi come l'attuale''. Ed e' anche per questo, dichiara il Guardasigilli Paola Severino, che diventa importante ''mantenere la segretezza delle telefonate del Capo dello Stato'' a prescindere dalla decisione che verra' presa. ''Il tema - insiste - e' vedere se anche per le intercettazioni, che casualmente e quindi lecitamente, hanno riguardato il capo dello Stato si debba applicare la procedura prevista dal codice o una normativa speciale''.

Nel caso di Scalfaro, ad esempio, si ricorda alla Camera, anche lui oggetto di indagini per la vicenda dei 'fondi neri', furono gli inquirenti a decidere di sospendere l'inchiesta fino alla fine del suo mandato al Quirinale. E invece, incalza Di Pietro, i magistrati della Procura di Palermo (che indagano sulla trattativa Stato-Mafia nell'ambito della quale hanno disposto le intercettazioni sull'utenza di Mancino) ora devono ''Resistere, resistere, resistere!''. Citando la celebre frase di Borrelli ai tempi di Mani Pulite. Una ''scelta cosi' drastica'' da parte di Napolitano infatti, aggiunge, ''non nobilita le istituzioni, ma le mortifica''. E poi, chiede, perche' mai il presidente della Repubblica non vuol far sapere il contenuto dei suoi colloqui con Mancino? E se anche il giudice decidesse di distruggere quelle intercettazioni, sottolinea l'ex Pm, prima si dovrebbero ascoltare le parti in un'udienza ad hoc: cosa che il Colle vorrebbe evitare per non far diventare di pubblico dominio i contenuti delle telefonate. La critica di Di Pietro fa infuriare il Pd.''Indecenti attacchi al Quirinale'', commenta Bersani. ''E'inaccettabile!'', rincara la dose Andrea Orlando. ''Ha superato ogni limite!'', sostiene Anna Finocchiaro. Marco Follini invece la butta sul politico: ''L'attacco rade al suolo ogni possibilita' di alleanza con l'Idv''. Ma trova un''asse' con Rita Borsellino che non esita a definire ''inopportuna'' la scelta di Napolitano.

''Mi sento stordita, come se fossi stata schiaffeggiata'', ammette. Il rischio, sottolinea la sorella del magistrato ucciso, e' che il gesto del Colle ''venga percepito come un ostacolo alla ricerca della verita' su cio' che accadde 20 anni fa''. Il fatto, interviene il capo dell'Antimafia Piero Grasso, e' che ''i magistrati di Palermo hanno agito in buona fede, secondo come ritenevano fosse giusto applicare la legge''. Ora la questione, afferma, ''e' in buone mani'' visto che ''decidera' la Consulta''. E non sara' facile perche' e' vero che a norma dell' art.90 della Costituzione non si potrebbe indagare sul capo dello Stato senza che prima sia stato messo in stato di accusa per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Ma e' anche vero che non esiste una norma che regolamenti le intercettazioni indirette. Anche quelle che riguardano il Quirinale.
[/i]




Ma che bravi tutti quanti eh?



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MessaggioInviato: 18/07/2012, 12:00 
TTE, se permetti...

Napolitano non ha "impedito" le indagini. Ha semplicemente sollevato un dubbio alla Corte Costituzionale (secondo quanto prevede la legge) su una questione incerta. Ricordati che come presidente della Repubblica è anche a capo del sistema giudiziario. Può il PdR essere intercettato senza alcuna autorizzazione, anche solo indirettamente? Che la Corte risponda.

Quanto ai "santi" del PDL, bisogna ricordare loro che nessuno ha mai chiesto di effettuare intercettazioni contro la legge, anzi.

Il problema (alla faccia di Di Pietro che oltre all'italiano dimostra di aver dimenticato anche le basi del diritto) non può essere primariamente politico, ma istituzionale e legale, perchè il PdR non è "figura politica" e farlo diventare attore politico significa voler giocare allo sfascio. La legge è incerta? Allora Napolitano ha fatto bene, anzi, era l'unica cosa che potesse fare.

Se Napolitano avesse agito pensando politicamente (e pensando di fare "bella figura") una mossa del genere non l'avrebbe fatta. Che gli frega? Ha 80 anni, è in scadenza di mandato, qualunque cosa possa esserci sono comunque prove indirette da verificare e confermare direttamente. Campa cavallo... Le preoccupazioni della Borsellino sono sensate, ovviamente: ma qualunque cosa avesse fatto avrebbe "fatto un danno": se non interveniva avrebbe salvato se stesso ma non l'istituzione e le sue prerogative, se interveniva salvava l'istituzione ma "avrebbe creato dubbi sulla sua persona".

Quanto a Grasso, dice anche altro non riportato. In sintesi, afferma che nè lui nè i magistrati di Palermo hanno subito pressioni, e che

Cita:
non si pone un problema di verità perchè la stessa procura ha giudicato irrilevanti le intercettazioni con il Presidente della Repubblica


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MessaggioInviato: 18/07/2012, 12:36 
Cita:
sezione 9 ha scritto:

Quanto a Grasso, dice anche altro non riportato. In sintesi, afferma che nè lui nè i magistrati di Palermo hanno subito pressioni, e che

Cita:
non si pone un problema di verità perchè la stessa procura ha giudicato irrilevanti le intercettazioni con il Presidente della Repubblica




Ah beh... allora.....



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Mi contesti il fatto che le intercettazioni sono irrilevanti?

Mi contesti il fatto che Napolitano non ha bloccato le indagini?

Mi contesti il fatto che esiste un vuoto normativo e che l'unico modo per definire la questione è di investire la Corte Costituzionale?

Perchè sennò "ah beh, allora..."

Intanto vi segnalo che la polemica contro Napolitano è incredibilmente simile a quanto capitava mesi fa...

Travaglio accusa la Corte Costituzionale di essere "piena di amici di Napolitano" e di essere di parte. Esattamente come Berlusconi quando l'accusava di essere "piena di comunisti".

Rendetevi conto, prima che sia tardi, che certa gentaglia si sarà anche ripulita ma sempre da lì viene. Caspita, le stesse parole, gli stessi argomenti, gli stessi metodi, gli stessi obiettivi, e non saremmo di fronte all'ennesimo gruppo populista strumentale e funzionale, "organico", alla dissoluzione del sistema democratico italiano?


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MessaggioInviato: 19/07/2012, 14:43 
Ma caspita!!!

eravate tutti contenti quando Marco Travaglio attaccava Berlusconi...

oggi Travaglio non ha cambiato opinione/posizione essendo sempre contro il Sistema - siete voi che avete cambiato idea!



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Atlanticus, fai due errori:

1- Travaglio era idolatrato "quando attaccava Berlusconi" dagli stessi che ora lo idolatrano perchè "attacca Napolitano". Io ho sempre detto una verità nota a tutti (ma dagli interessati dimenticata): Travaglio è un "intellettuale organico" della destra italiana, altro che "anti sistema".

2- Travaglio HA cambiato posizione, perchè quando Berlusconi attaccava la Corte Costituzionale, dicendo che era di parte, si schierava con la Corte, ora invece la Corte è diventata di parte, piena di "amici di Napolitano".

Tra l'altro ne avrei molte da dire anche su Padellaro: quando era direttore de L'Unità, era così ortodosso da essere sostituito con la De Gregorio. E voi che credete ai complotti, saprete benissimo che Padellaro è stato sempre sostenuto da Furio Colombo, no? Quando Padellaro, da fervido difensore della linea democratica "del segretario" e dell'idea di "centrosinistra", si spostò al Fatto, magicamente si trasforma nel peggior nemico di quanto sosteneva fino al giorno prima.

Ma questi sono dettagli: il Fatto è la verità, è la purezza, è la libertà e la lotta anticasta... Driiiiiin! Sveglia!


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Guarda che la sveglia per me è già suonata... mi sa che sei tu a non averla sentita.

E adesso è diventato fascista anche Travaglio... vedi più fascisti tu di quanti comunisti non vedesse Berlusconi. Un giorno accuserai di fascismo anche Biagi, Santoro, Luttazzi, Vauro e chi altri ancora?!

Sembra la notte dei lunghi coltelli!!!

Per voi il giornalismo di inchiesta va bene finchè colpisce gli avversari, ma quando si rivolge verso di voi diventa o 'fascista' o 'bugiardo'. E non riuscite proprio a concepire che il mondo non necessariamente si divide tra sinistra e destra. Forse qualcuno si pone al di fuori di questa dicotomia.

Sembra quasi che il libero pensiero vi faccia paura, come mai?!



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MessaggioInviato: 19/07/2012, 18:31 
Dell'Utri: "Trattativa giusta". E il ricordo
di via D'Amelio è "una stronzata"

Invitato a La Zanzara di Radio 24 nel ventesimo anniversario della strage di via D'Amelio, il senatore spara a zero contro la commemorazione: "Una stronzata". E il pm Ingroia è "come Khomeini, mi ha rovinato la vita"

“La trattativa? Se si è trattato per evitare guai peggiori è stata la cosa giusta“. Lo afferma, nel giorno del ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio, Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl, intervenuto a La Zanzara su Radio 24. “Anche se con la mafia non bisognerebbe mai trattare” aggiunge Dell’Utri. “Napolitano ha fatto benissimo a scontrarsi per le intercettazioni, è inaudito quello che è successo. E’ il minimo che si sia ribellato”.

E alla richiesta del perché non fosse andato alle commemorazioni per l’assassinio, Dell’Utri ha risposto: “Andare alla commemorazione di Via D’Amelio mi sembra una stronzata, io sono contro la mafia, non sono mafioso, non c’è bisogno di andare lì. E’ ovvio che sono per Falcone e Borsellino e contro i loro nemici. Tutto questo teatrino che ruota intorno a queste cose è fatto da approfittatori inutili che si fanno grandi davanti a queste cose. E poi mi attaccherebbero appena mi faccio vedere”.

Il senatore, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, attacca violentemente il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che lo ha messo nuovamente sotto inchiesta per una presunta estorsione a Silvio Berlusconi, sempre nell’ambito dell’indagine sulla trattativa. ”Ingroia? Un fanatico, un ayatollah. Ma lo vedete come è fatto fisicamente? Con quella barba, si mette un caffettano ed è perfetto. Come Khomeini, un persecutore, sarebbe capace di fare le peggio cose. A me ha provato a fare di tutto, ha rovinato la mia vita e quella della mia famiglia. Il danno che fanno persone come lui è enorme, e passa quasi senza attenzione. E’ il Khomeini della magistratura”.

Secondo il braccio destro di Berlusconi, il pm siciliano “non può essere normale, non può esserlo – continua Dell’Utri – è come quelli che continuano a raffinare, raffinare e alla fine arrivano all’eroina, al massimo dell’effetto. Per questo ho detto che è pazzo”. Quanto all’accusa di estorsione, “non c’è logica, non c’è niente, solo persecuzione politica, è un processo politico che mira anche a Berlusconi perché vuole tornare in campo. I magistrati dicono: ‘non deve dire che torna in campo, come si permette?’”.

Ma Ingroia scenderà in politica? Alla domanda dei conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo, Dell’Utri risponde: “Non c’è dubbio che cosa vuole che faccia? Inaugura giornali della sinistra, libri della sinistra, senza vergogna. E’ scontatissimo che finisca così”.

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MessaggioInviato: 19/07/2012, 19:18 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Ma caspita!!!

eravate tutti contenti quando Marco Travaglio attaccava Berlusconi...

oggi Travaglio non ha cambiato opinione/posizione essendo sempre contro il Sistema - siete voi che avete cambiato idea!


ora qualkuno e' indignato x gli attacchi a napolitano,sono poi gli stessi che costrinsero leone alle dimissioni con accuse infamanti contro di lui e famiglia,ma evidentemente essendo di un altra parrocchia tutto era lecito.........solo a distanza anni,assolto da qualsiasi accusa,con semplici scuse,si lavarono l'anima [;)] [;)]


Ultima modifica di ubatuba il 19/07/2012, 19:18, modificato 1 volta in totale.

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Indovinate un po ... Chi erano gli anti Leone ...? [^]



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