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Legge di stabilità come attentato all'Autonomia Siciliana
Pubblicato il Friday, 12 October @ 08:23:08 CDT di admin


Esordiamo dicendo che siamo stati sempre convinti che le elezioni, pur con tutti i doverosi distinguo - sistema elettorale, listini e nominati- abbiano legittimato un partito a governare il paese.

Ci siamo perciò affidati ad un governo eletto dai cittadini, che avrebbe dovuto dimostrare la sua capacità di affrontare i momenti di crisi (anche per dare soddisfazione a chi gli ha dato fiducia) forte della preparazione e della perizia che dovrebbero essere dote indispensabile di chi è chiamato ad assumere la responsabilità della guida politica della cosa pubblica. E questa, ahimè, è rimasta l'ipotesi di scuola.

In effetti pero' la situazione si è capovolta ed è cambiata quando si è capito che con questo governo, speculare alla classe politica esistente, preda di un fumo orgiastico e attenta alla ricerca spasmodica di prebende, soldi e guarentigie, non si sarebbe potuta prospettare alcuna soluzione idonea, non dico per uscire dalla crisi, ma almeno per affrontarla scientemente e qualche con possibilità di successo.

E' stato così che il comunista del Colle (ndr. l'articolo dell'Unità del '56 sull'intervento dei carri-armati sovietici a Praga, mai emendato), sempre in attesa dell' occasione propizia, ha operato quello che una volta si chiamava ribaltone, oggi ufficiale e condiviso anche dai "ribaltonati", ed ha operato una serie di manovre, al limite delle sue competenze forse, che alla fine ha messo da parte i politici legittimati dal suffragio ottenuto, ed ha piazzato l'uomo Bildenberg, un tedioso tecnocrate, nominato in più senatore a vita ( ma quali sono i criteri ?) alla guida di un esecutivo farcito, nell'ordine delle cose, di oscuri professori di scuola, a cui ancora oggi non pare vero di essere assurti ad autorità nazionali.

Questo governo senza legittimità democratica né politica, che si è voluto tecnico per curare l'ordinaria amministrazione e fare le riforme che il pdl non è stato capace di fare per affrontare la crisi economica del Paese, complice un Parlamento ignavo e incapace di opporsi alla pur minima manovra governativa che penalizzasse il cittadino nell'ottica di un risanamento - che invece non poteva neanche iniziarsi senza tagliare i costi della politica, delle istituzioni, gli sperperi della Casta (oggi ben evidenti) - ha cominciato ad agire come un organo eletto e legittimato e oggi sta facendo più danni nei rimedi prospettati che nelle prospettive della crisi stessa.

Di notte e cambiando il nome, ma non l'essenza delle cose, il CdM ha deciso una serie di manovre economiche, una vera e propria manovra finanziaria bis celata come legge di stabilità che aggiunge al danno ai cittadini anche la beffa. Senza fermarci ad analizzare criteri economici che non saremmo in misura di discutere, notiamo pero' che molte misure , sbandierate come manovre in favore del cittadino, alla fine si rivolgono come un boomerang contro il cittadino stesso.

L’abbassamento di un punto delle prime due aliquote dell'Irpef, che scendono dal 23 al 22% e dal 27 al 26%, viene sbandierata come manovra fatta per la gente comune ma, configurando, da subito, un aumento dell'Iva di 1 punto, in realtà è servita ad alleggerire la tassazione dei redditi, si' ( di chi ce li ha pero') ed ad aumentare quella sui consumi, quindi su tutti i cittadini, nessuna fascia esclusa, con buona pace della Cgil che pur aveva minacciato lo sciopero generale.

In pratica, quindi il signor Monti, i 5 miliardi di risparmio dovuto al taglio dell'Irpef lo fa annullare largamente dall’incremento dell’Iva che farà modificare i prezzi e farà passare l'inflazione dal =1,8% al 2,2% riducendo il valore, in termini di potere d’acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie.

Oggi Monti gongola soddisfatto della disciplina di bilancio così' regolata, nella cieca osservanza dei diktat dell'Unione europea (leggi Merkel) e nell'assenza assoluta di contraddittorio parlamentare , che non esiste perché non c'é più' maggioranza o opposizione, ma solo una rincorsa al carro, presumibilmente vincente,per salvarsi la cadrega, alla faccia del popolo bue.

Sembrano molte le misure di risparmio previste in vari settori, dalla sanità alle regioni al pubblico impiego, alla pubblica amministrazione, misure pero' che, stranamente non si attaccano ai costi della politica né ai rimborsi e alla guarentigie che i ministri ed i deputati ricevono per la loro alta applicazione ad affamare la gente. Tutte novità per stabilizzare i semplici cittadini ma che non toccano mai né le banche né il palazzo della politica ma gravano pesantemente sui cittadini che il salario, per chi ce l'ha, lo vedono svanire già nella prima settimana del mese.

Un esempio poi della volontà di favorire i cittadini ci sembra proprio l’operazione “lampioni spenti”: risparmio energetico che si otterrebbe attraverso lo spegnimento dell’illuminazione o il suo affievolimento ... della serie strade sicure.

Leggiamo che l'input a questa manovra è venuto da un'associazione ambientalista padana, Cieli bui, la stessa che accuso' L'ALTRA SICILIA, alla fine degli anni '90, di inquinamento ambientale sullo Stretto perché ci eravamo permessi di lanciare l'operazione "1000 lire per una lampadina". Avevamo identificato nel Pilone di Torre Faro a Messina, in procinto di venire abbattuto, la fine ideale di un cammino che dal nord lontano porta noi, figli della Diaspora, nella terra impareggiabile e nell'entroterra siciliano. Questo stretto come strada del cuore, quindi la necessità di non abbattere quella costruzione, ma di illuminarla con i proventi della campagna.

Oggi diciamo che fu un successo, ma resta l'amarezza di una denuncia da parte di un'associazione ambientalista che si chiamava Dark Sky, proprio cielo buio, certo ben abituata alle campagne inquinate della pianura padana, ai veleni di un fiume che ogni giorno si riempie di limacciosi rifiuti industriali e quindi "autorizzata" ad intervenire in un contesto magico come lo Stretto delle falene,dei luntri e dei pesciluna.

Così Cielo buio oggi suggerisce di spegnere le luci delle nostre città, proprio nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di sicurezza, alla luce (questo si') della recrudescenza di furti, rapine, stupri e violenze che abitano le pagine delle cronache cittadine.

Altre misure previste toccano la sanità. Certo che il nostro sistema nazionale sanitario non sembra proprio inappuntabile, ma colpirlo con i tagli alla sanità di 1 miliardo oggi equivale non a colpire la casta, che il medico possibilmente se lo paga da sola, ma colpirà sempre i cittadini più' svantaggiati come gli anziani,i pensionati,le casalinghe,gli statali - a cui si impedisce ogni possibilità di aumento in busta paga e poi se ne detassano gli "impossibili" straordinari - e i disabili, per i quali si assiste alla somma vergogna della riduzione ad solo1 giorno e mezzo, degli originari tre di permesso , concessi per l'assistenza , udite bene, non più' dell'anziano padre o del parente bisognevole , ma solamente dei figli o del coniuge. Vergogna, signor Monti !.

Come Siciliani siamo poi particolarmente bersagliati dalle misure previste in ambito regionale. Un pericolo che abbiamo paventato da tempo e che oggi potrebbe divenire certezza per la nostra Autonomia pattizia, se effettivamente il legislatore statale oggi operasse a prescindere dal processo di revisione costituzionale che regola ogni riforma dello Statuto speciale e avocasse a se competenze regionali specifiche come le finanze pubbliche, bilanci e sistema tributario, ma anche l'intera materia dei rapporti internazionali e comunitari, il sistema dei trasporti, i porti marittimi, gli aeroporti civili, le comunicazioni, la produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia, senza escludere poi che è previsto che lo stato possa intervenire per legge in materie altre che quelle espressamente enunciate.

A tutela della nostra Autonomia resta pero' che nessuna delle modifiche proposte potrebbe essere adottata senza percorrere le procedure rafforzate previste per le modifiche costituzionali, un iter, quello della riforma costituzionale, particolarmente impegnativo, ma senza alcuna alternativa possibile.

In assenza di veri difensori dello Statuto, non ci resta ora che incrociare le dita. Se questo è l'inizio di una nuova era Monti, si annunziano brutti tempi per la democrazia e non solo per la Sicilia. La Sicilia ha invece bisogno, come l'Italia, ma anche più, di libertà. Noi non possiamo che lottare per l'Indipendenza, se tutto quello che si annunzia verrà effettivamente approvato. Lottare per una Sicilia indipendente, fuori dall'Italia e dall'Unione europea, come una Svizzera in mezzo al mediterraneo. E se a qualcuno non piacesse l'idea rimanga pure schiavo delle lobby finanziarie e delle logge massoniche che governano l'Europa, che guidano Monti e che riducono i popoli in miseria e schiavitù.

eugenio preta


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MessaggioInviato: 14/10/2012, 12:18 
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sanje ha scritto:

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bleffort ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:

[quote]

Sono sempre stato dell' idea che le peculiarità di ogni popolo debbano essere valorizate con meno ingerenze possibili da parte di uno stato.
le differenze sono quelle che creano progresso con scambi culturali e tecnologici, se tutto viene uniformato sotto il controllo di un unica entità, si ha un appiattimento della società.

Ecco!!!,,questo è uno dei punti fondamentali per le "unioni felici" e vivere in armonia,per prima cosa bisogna capire e rispettare la cultura e le usanze dei singoli popoli [;)]


Esattamente.

La sicilia può diventare un bello statarello come la svizzera.


Potrebbe !!!!! Ma mancano gli svizzeri. [;)]
Dovete costruirvi una cultura civica diversa da quella che avete ereditato da secoli di invasioni e di sfruttamento sociale e politico. Dovete liberarvi da chi vi costringe ad un modo d' essere che non fà parte dei vostri geni.
Rivalutate le influenze che avete subito dai Vichinghi e non quelle subite dagli Arabi.



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MessaggioInviato: 14/10/2012, 13:53 
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greenwarrior ha scritto:

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sanje ha scritto:

Cita:
bleffort ha scritto:

[quote]greenwarrior ha scritto:

[quote]

Sono sempre stato dell' idea che le peculiarità di ogni popolo debbano essere valorizate con meno ingerenze possibili da parte di uno stato.
le differenze sono quelle che creano progresso con scambi culturali e tecnologici, se tutto viene uniformato sotto il controllo di un unica entità, si ha un appiattimento della società.

Ecco!!!,,questo è uno dei punti fondamentali per le "unioni felici" e vivere in armonia,per prima cosa bisogna capire e rispettare la cultura e le usanze dei singoli popoli [;)]


Esattamente.

La sicilia può diventare un bello statarello come la svizzera.


Potrebbe !!!!! Ma mancano gli svizzeri. [;)]
Dovete costruirvi una cultura civica diversa da quella che avete ereditato da secoli di invasioni e di sfruttamento sociale e politico. Dovete liberarvi da chi vi costringe ad un modo d' essere che non fà parte dei vostri geni.
Rivalutate le influenze che avete subito dai Vichinghi e non quelle subite dagli Arabi.
[/quote]
Il nostro popolo è stato generato sia dai Vichinghi che da Arabi,noi abbiamo sangue di almeno una dozzina di popoli,sia Mediterranei che Nordici,però ti faccio notare che il massimo dello sviluppo economico della cultura e delle scienze dopo il periodo Greco è stato con gli Arabi!!!,continuato poi con i Normanni. [^]
Anche se gli Arabi di quel tempo non erano gli Arabi di oggi. [8]
Comunque ritorno a ripetere che i Siciliani cominciano a capire che sono un vero popolo,anzi.... siamo un Continente in forma ridotta. [;)]
Dimenticavo:la maggioranza dei capi-mafia che hanno oppresso la Sicilia,sono stati tutti con caratteristiche di ceppo Nordico,che è il ceppo dominante e più numeroso,che strana coincidenza!! [}:)]


Ultima modifica di bleffort il 14/10/2012, 14:04, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 15/10/2012, 17:45 
non e' proprio sull'argomento ma riguarda la campagna elettorale in sicilia,e dell'interesse della gente...................................................


- di Fabio Alemagna per Informare Per Resistere -

Gianfranco Miccichè, candidato alla presidenza della Regione siciliana a capo degli schieramenti MPA, Grande Sud, FLI e Partito Pensiero Azione, dopo essere stato coordinatore siciliano di Forza Italia, deputato, sottosegretario e pure ministro, è stato contestato.

“Che novità!”, direte. Ed avreste ragione, non fosse per il fatto che vale davvero la pena osservare con i propri occhi il video di questa contestazione, per constatare da sé qualcosa che se non fosse tragica, sarebbe comica: la piazza era deserta, Miccichè parlava da un trespolo, e se qualcosa accadeva era proprio a causa dei contestatori, che esponevano uno striscione stando in silenzio.

Debbo confessarlo, ho provato tenerezza per Miccichè. Non riesco ad immaginare sia in buona fede, no – come si può esserlo, con alle spalle un passato del genere? Al peggio capisci che hai fatto già troppi danni e ti astieni dal ricandidarti – ma l’immagine di un uomo solitario, che arringa alla folla che non c’è, che per disperazione e mancanza di altri argomenti si rivolge ai 3 contestatori che espongono uno striscione dando per scontato che siano esponenti di qualche altro schieramento politico (cosa che non è vera), mi ha fatto stringere il cuore dalla commozione.

Con una piazza così, viene da domandarsi: da chi prenderà i voti che prenderà, Miccichè?



A contestare Micciché il 10 ottobre erano dei cittadini “riuniti nel movimento spontaneo Officina93018, estranei a qualsiasi schieramento e movimento politico che concorre per le prossime elezioni regionali”, come riportato da ienesiciliane.it.

La frase, emblematica: “17 anni con Lombardo, Dell’Utri, Cuffaro, Berlusconi. Miccichè togliti da… le liste elettorali”.



Tratto da: Gianfranco Miccichè, la piazza deserta, la morte dei (nati vecchi)partiti. | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z29Nm8g39M


Ultima modifica di ubatuba il 15/10/2012, 18:38, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 15/10/2012, 21:53 
Cita:
ubatuba ha scritto:

non e' proprio sull'argomento ma riguarda la campagna elettorale in sicilia,e dell'interesse della gente...................................................


- di Fabio Alemagna per Informare Per Resistere -

Gianfranco Miccichè, candidato alla presidenza della Regione siciliana a capo degli schieramenti MPA, Grande Sud, FLI e Partito Pensiero Azione, dopo essere stato coordinatore siciliano di Forza Italia, deputato, sottosegretario e pure ministro, è stato contestato.

“Che novità!”, direte. Ed avreste ragione, non fosse per il fatto che vale davvero la pena osservare con i propri occhi il video di questa contestazione, per constatare da sé qualcosa che se non fosse tragica, sarebbe comica: la piazza era deserta, Miccichè parlava da un trespolo, e se qualcosa accadeva era proprio a causa dei contestatori, che esponevano uno striscione stando in silenzio.

Debbo confessarlo, ho provato tenerezza per Miccichè. Non riesco ad immaginare sia in buona fede, no – come si può esserlo, con alle spalle un passato del genere? Al peggio capisci che hai fatto già troppi danni e ti astieni dal ricandidarti – ma l’immagine di un uomo solitario, che arringa alla folla che non c’è, che per disperazione e mancanza di altri argomenti si rivolge ai 3 contestatori che espongono uno striscione dando per scontato che siano esponenti di qualche altro schieramento politico (cosa che non è vera), mi ha fatto stringere il cuore dalla commozione.

Con una piazza così, viene da domandarsi: da chi prenderà i voti che prenderà, Miccichè?



A contestare Micciché il 10 ottobre erano dei cittadini “riuniti nel movimento spontaneo Officina93018, estranei a qualsiasi schieramento e movimento politico che concorre per le prossime elezioni regionali”, come riportato da ienesiciliane.it.

La frase, emblematica: “17 anni con Lombardo, Dell’Utri, Cuffaro, Berlusconi. Miccichè togliti da… le liste elettorali”.



Tratto da: Gianfranco Miccichè, la piazza deserta, la morte dei (nati vecchi)partiti. | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z29Nm8g39M


[:D] [^]


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MessaggioInviato: 20/10/2012, 11:59 
Contro l’Autonomia siciliana Merli e Ascari
Pubblicato il Thursday, 18 October @ 09:34:37 CDT di admin


Continua senza soluzione di continuità l’attacco strumentale su commissione (e i cui esecutori rispondono al nome dei vari Francesco Merlo, Nino Sunseri e i loro sodali) allo Statuto siciliano e all’Autonomia Regionale. E un disegno preciso, che solamente chi ha il prosciutto davanti agli occhi non riesce a vedere. Un disegno il cui ispiratore e burattinaio in Italia è il Presidente del Consiglio del Ministri, Mario Monti, portatore degli interessi della finanza europea. Monti, per sua stessa ammissione, vuole eliminare la nostra sovranità nazionale.

Tutto questo è funzionale ad un preciso obiettivo: scardinare e annullare le autonomie locali e nazionali per favorire la creazione di uno Stato unico europeo in grado così di controllarne e determinarne finanziariamente gli assetti e preparare il tutto per arrivare, poi, all’obiettivo finale: la creazione di in nuovo ordine mondiale o, più precisamente, di un nuovo Governo unico mondiale controllato da una ristretta oligarchia finanziaria che, è sotto gli occhi di tutti, sta prendendo sempre più campo e sopravvento.

Oggi, infatti, stiamo vivendo una fase di eclissi della democrazia, di perdita delle sovranità nazionali, monetarie e popolari, in cui appunto un pugno di oligarchi esercita un dominio irrazionale, illimitato e prevaricatore. Proprio di recente, dallo stesso Monti, con tracotanza – ritenendosi, il capo del nostro Governo, “legibus solutus” - è stata messa in discussione l’autonomia dei Parlamenti, ridimensionandone il ruolo rispetto alle azioni dei governi. Seguito a ruota, in queste ore, dalle dichiarazioni dal suo mentore, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che a sua volta sostiene l’opportunità che gli Stati nazionali cedano all’Unione Europea parti e quote delle loro sovranità.

In questo senso che va inteso e letto anche l’attacco alla sovranità allo Statuto e alla autonomia della Sicilia ed alle altre Regioni a Statuto speciale e non, con l’obiettivo, da parte del Governo Monti, di riforma del titolo V della Costituzione riguardanti, appunto, l’annullamento delle Autonomie regionali.

Questa, in buona sostanza, è la dittatura della finanza e dei banchieri. E di questa dittatura in Italia è stato chiamato ad esserne garante e mallevadore Mario Monti e il suo Governo.

Non rendersi conto di tutto questo, come dicevo all’inizio, è come avere il prosciutto agli occhi. Come siciliani, oggi, essere solidali e accondiscendenti a Monti e alle sue politiche, significa continuare ad essere ‘ascari’ striscianti e servili ad un potere centrale che, per 150 anni, ha asservito, affamato e depredato la Sicilia.

Questa è una prerogativa che lasciamo volentieri a Francesco Merlo con i suoi articoli, e non da ora, denigratori, come nel suo stile, della Sicilia e dei siciliani e, in particolare, quello dei giorni scorsi su la Repubblica, nel quale, battistrada e interprete di Mario Monti, auspicava l’abolizione dello Statuto siciliano e l’annullamento dell’Autonomia regionale.

Qualcuno dovrebbe ricordare a Francesco Merlo, un Giorgio Bocca in tredicesima, nel suo insopportabile e viscerale pregiudizio antisiciliano che, a differenza da quanto scritto nel suo articolo, che si può definire un vero e proprio “pasticcio di lasagne”, lo Statuto e l’Autonomia i siciliani la ottennero non grazie all’esercito (parto della fantasia di Merlo) di Canepa o alle lupare di Salvatore Giuliano, ma grazie alla conquista (si trattò infatti di conquista e non di una concessione), ai sacrifici e alle lotte di una classe politica siciliana nella sua più ampia e variegata accezione.

Affermare, come fa oggi Francesco Merlo, che l’Autonomia i siciliani la ottennero grazie alle lupare di Salvatore Giuliano significa offendere pesantemente e volgarmente la storia dei siciliani e la memoria dei fondatori e dei promotori dello Statuto e dell’Autonomia siciliana.

Padri dell’Autonomia che rispondono, ove Merlo, per mala fede o ignoranza, non ne avesse memoria e cognizione, che, al di là degli schieramenti e delle appartenenze, ai nomi, tanto per citarne alcuni, di: Salvatore Aldisio, Giuseppe Alessi, Gaspare Ambrosini, Antonio Canepa, Giuseppe La Loggia, Girolamo Li Causi, Mario Mineo, Antonio Varvaro, Luigi Sturzo, Pompeo Colajanni, Attilio Castrogiovanni, Francesco Musotto, Andrea Finochiaro Aprile e tanti altri di rilevante cultura e di grande levatura etica e morale, che avevano realmente a cuore il bene e gli interessi della Sicilia. Una Sicilia e uno Statuto traditi poi dai figli degeneri (che Merlo definisce, e forse qui a ragione, “casta delle sarde”) di quei nobili padri dell’autonomismo siciliano.

Una Sicilia tradita e uno Statuto, in gran parte e per lungo tempo, disatteso e mai applicato in molte sue parti, da una classe politica siciliana ‘ascara’, servile e condiscendente al potere centrale. Uno Stato centralista (che Merlo difende strumentalmente e strenuamente nel suo articolo) che, anche da parte sua, venne meno al rispetto degli accordi, disattendendo, in più parti e in più punti, a quel patto d’onore che è lo Statuto siciliano, sottoscritto tra la Sicilia e l’Italia in quel lontano 1946 e ancor prima della Costituzione della Repubblica italiana. Patto firmato da Umberto II di Savoia e dal guardasigilli di allora, Palmiro Togliatti.

Uno Statuto tradito e, in buona parte, mai applicato e di questo se ne faccia, suo malgrado, una ragione il buon Francesco Merlo, E proprio dalla disattesa e dalla non applicazione dello Statuto, rendendosi servili ascari e accondiscendenti al potere e allo Stato centrale che non ha mai avuto interesse all’attuazione dell’Autonomia regionale, che i politici siciliani hanno fatto le loro fortune, ottenendo tornacontisticamente riconoscimenti e prebende a discapito dell’Autonomia della loro terra.

Di tutto questo che è l’esatto contrario del suo ragionamento argomentato su la Repubblica e funzionale all’abolizione dello Statuto e dell’Autonomia siciliana Francesco Merlo se ne faccia una ragione e, se vuole bene alla Sicilia, non si occupi più scrivendo, a sproposito, dei problemi della nostra Regione. Gettando discredito sulla Sicilia e sui siciliani rischierebbe, infatti, con l’essere il migliore alleato di quella “casta con le sarde”, come lui l’ha definita, che ha tradito lo Statuto e l’Autonomia siciliana.

L’Autonomia e l’identità di un popolo, per far piacere a Monti o a chi per lui, non si cancellano con un colpo di spugna o, peggio ancora, con articoli che definire “pasticci di lasagne” sarebbe ancorché generoso. Articoli strumentali e di basso profilo e come detto all’inizio, funzionali ad un turbocapitalismo finanziario, predatore e corsaro, che come un vortice tutto travolge e risucchia e che sta creando povertà, facendo pagare sempre più ai poveri della terra le conseguenze della crisi.

Un capitalismo che renderà i popoli sempre più impoveriti da burocrazie tecnocratiche e bancocentriche e dominati da una nomenclatura senz’anima e senza cuore che governa oggi per conto di un potere invisibile . Un potere, di cui Mario Monti è uno dei più autorevoli interpreti. Un potere che, per il raggiungimento dei propri obiettivi, ovvero la già citata costituzione di un nuovo ordine europeo e mondiale, si ripromette, senza esclusione di colpi, di aggredire e di limitare le sovranità nazionali e annullare di fatto le autonomie regionali.

E un gioco al massacro ormai scoperto al quale i siciliani, nella loro piena capacità di intendere e di volere, si opporranno con tutte le loro forze, anche scendendo in piazza, per dire “no” a un preciso e sempre più evidente disegno criminale e antidemocratico che intende, annullando le loro identità, le loro sovranità e le loro autonomie, soggiogare ed asservire i popoli ai voleri di una ristretta oligarchia finanziaria nel solco di un nuovo governo e di un nuovo ordine mondiale.

Ignazio Coppola
Fonte: http://www.linksicilia.it/


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Chi è veramente al timone di comando oggi in Sicilia? di Massimo Costa
Pubblicato il Wednesday, 31 July @ 06:02:15 EDT di admin

Comunicati
Confesso che la cronaca di questi ultimi giorni mi preoccupa non poco. La recente vicenda del MUOS, e poi quella dell’aumento dell’IRPEF, dimostrano – oltre ogni evidenza – che di autonomo nella Sicilia di oggi non è restato proprio nulla.

Con buona pace dell’attuale Presidente (e, a bocce ferme, di qualunque altro inquilino possibile di Palazzo d’Orléans che non voglia “dichiarare guerra” contemporaneamente a Italia, Europa e Stati Uniti, sapendo in partenza di perderla), egli non conta proprio nulla. Non è a Palermo che si decide, ma altrove. Persino il suo Assessore all’Economia, che mette in atto le strategie fiscali dettate da Roma, a sua volta secondo i principi decisi a Francoforte, ha dimostrato di contare ben piú di lui, costretto a piegarsi, a fare una retromarcia quanto meno imbarazzante su di un tema di cosí vitale importanza per l’economia della Sicilia.

Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che il vero fine delle élite bancario-massoniche che hanno preso in pugno la cosa pubblica in tutta (o quasi) l’Europa con un colpo di stato plurimo e con una manipolazione della verità che non ha precedenti nella storia, sia quello di strangolare i popoli, di farli boccheggiare sempre piú, per poi costringerli, presi per fame, a vendere, anzi a svendere tutto: i loro beni, demaniali e non, le loro imprese strategiche, i loro diritti, la loro democrazie, le autonomie, la dignità.

La stretta si fa sempre piú forte e disumana. Fino ad ora c’era un ampio margine tra i “pazzi” anti-sistema e i “banksters” dall’altro, un’ampia zona grigia di “persone per bene”, politici piú o meno bravi che, senza mettere troppo in discussione il sistema, non erano del tutto integrati in esso. E in questa zona grigia c’era senza dubbio anche il nostro Presidente Crocetta, la cui buona fede, le cui buone intenzioni mi sembrano, ancora oggi, al di sopra di ogni sospetto.

Ma quella zona grigia si erode giorno dopo giorno, man mano che il “padrone” tira sempre piú la corda. Alla fine sarà esaurita e non si potrà fare altro che scegliere: o essere rivoluzionari fino in fondo, per davvero, buttando alle ortiche i riti della vecchia politica, dicendo al Popolo come stanno realmente le cose, dicendo loro che la nostra vita e quella dei nostri figli è realmente in pericolo, o passare, armi e bagagli, dalla parte dei servi, di quelli che chinano il capo, di quelli che dicono sempre “signorsì”, fino a fare divorare la propria stessa gente.

Ebbene, Presidente, siamo arrivati al bivio. O conservi il posto, o conservi la dignità. Non c’è piú spazio per le mediazioni. La Regione ha, come tutti gli altri enti pubblici paralizzati dal Fiscal Compact voluto dai banchieri che ci governano, difficoltà a onorare i propri debiti con i fornitori. Lo Stato “finge” di aiutare la Sicilia in questo, ma al contempo la ricatta, dicendo che “in cambio” deve alzare l’IRPEF, così, tanto per creare una bella “fiscalità di svantaggio” che penalizzi la Sicilia rispetto al resto del territorio dello Stato.

Qual è la motivazione di questo ricatto? Sono soldi “prestati” dallo Stato che poi li vuole indietro? A tanto è ridotta la “solidarietà nazionale”? Come con la sciagurata Grecia alla quale la pietà dei paesi fratelli concede solo “prestiti a usura” per non fallire quando già di fatto è fallita? È questa la nuova fratellanza italiana? O non sono prestati? In entrambi casi la “mossa” si giustifica solo con il deliberato disegno del “terrore finanziario”. Se sono prestati cosa interessa all’Italia il modo in cui la Sicilia rimborserà questo prestito? Deve per forza farlo facendo chiudere migliaia di imprese? Ché questo è l’unico effetto certo di un aumento dell’IRPEF.

E se le restituisse prendendole dal maltolto sull’IRPEF che quest’anno lo Stato ci ha “fregato”? E se le prendesse dalle compartecipazioni dovute sulle accise petrolifere mai concesse? E se le prendesse, alla disperata, da una serie di ulteriori tagli alla spesa, anch’essi depressivi, ma mai quanto un aumento generalizzato dell’IRPEF? No, si deve fare proprio “quello”, come con l’IVA, di cui tutti sanno che l’aumento dell’aliquota non potrà piú portare a un aumento bensí a una diminuzione del gettito visti i suoi effetti devastanti. Ma che vogliono fare questi per davvero?

E se invece non fossero prestati, per quale ragione dovremmo alzare le tasse in Sicilia? Così, tanto per essere “rigorosi”? Ma che rigore è mai questo? Gratuito, perché non servirebbe a risanare i conti (il ritardo dei pagamenti pubblici è un fatto finanziario, non economico), così, tanto per il gusto di far male, di far soffrire.

Ricapitoliamo. Lo Stato “fa finta” di voler aiutare un certo numero di imprese siciliane, in crisi di liquidità per ritardi nei pagamenti da parte della Regione (come se lo Stato e l’Europa nulla c’entrassero in questa crisi di liquidità) e, per farlo, fa chiudere tutte le imprese siciliane indistintamente, anche quelle che non hanno crediti dalla Regione. Mossa pazzesca o criminale? A voi la scelta. Ma non finisce qui.

Questa “mossa” è sposata talmente tanto dall’attuale assessore all’economia “forestiero”, da minacciare le dimissioni se non sarà implementata, dicendo che rischia di perdere la sua credibilità. A parte il fatto che, con una strategia del genere la credibilità l’hai persa già da un pezzo, se non con i banchieri criminali, la cosa è talmente enorme che il Presidente Crocetta osa ribellarsi.
Ma, di fronte all’aut aut del potente assessore voluto da Roma – a questo punto direi il “vero” Presidente della Regione – si piega e fa marcia indietro, consapevole di non avere sufficienti armi per aprire un fronte con lo Stato italiano.

Non ci sono altre parole per descrivere questo atteggiamento. È in pratica la stessa cosa del MUOS: vorrei ma non posso!
Ma allora, caro Presidente, se nulla (di sostanziale) puoi, perché non lo denunci ai tuoi cittadini? Perché non dici ai Siciliani che essi, votando, non decidono proprio nulla, perché tutto è deciso altrove, dagli USA a Roma. Che ci mettano un loro governatore coloniale a questo punto, almeno la finiamo con questa finzione. Che passino tutti i poteri al Commissario dello Stato o che nominino Bianchi Alto Commissario governativo per la Sicilia, così la finiamo con questa farsa.

Mi costa questo intervento e forse lo pagherò di persona, ma non si può più tacere. Qualche giorno fa un importante esponente del Megafono mi è venuto a trovare per parlarmi di strategie di attuazione dell’Art. 37. Mi sono permesso di dare qualche suggerimento importante. Ora, dopo questa mia uscita, sono sicuro che non se ne farà più nulla. Ma come potrebbe d’altronde fare qualcosa un Governo che non ha il coraggio di difendere il proprio popolo fino alle estreme conseguenze?

Mi costerà questo intervento: sono sindaco di una società a partecipazione regionale e recentemente avevo dato la mia disponibilità, nell’interesse della Sicilia e non dell’inquilino politico di turno, a svolgere le mie funzioni professionali di revisore in enti in scadenza fra pochi giorni. Ora quasi certamente avrò perso ogni “affidabilità politica” e quindi starò certamente fuori da ogni gioco. Ma chi se ne importa! Io non posso stare a guardare mentre la Sicilia è in vendita al migliore offerente.

Presidente Crocetta, stupiscici, ultima chiamata: licenzia l’assessore nominato dai piddini nazionali e quindi dai banchieri e dichiara aperta la guerra d’indipendenza della Sicilia, di indipendenza da ogni sfruttamento economico, energetico, militare. Avrai tanti ascari nemici, ma starai dalla parte del giusto. La storia ti darà ragione. L’Impero sta crollando: paesi piccoli come l’Ecuador o l’Islanda o la Siria lo stanno sfidando con successo, da punti di vista diversi.

Chissà che la Sicilia non possa essere il prossimo. Siamo alla disperazione. Che dobbiamo aspettare altro? Ormai l’Italia e l’Europa ci hanno dichiarato guerra. Rispondiamo almeno. Altrimenti sta’ comodo nel mondo legale, del politicamente corretto. La prossima volta non sorprenderti però se a votare andranno il 10 % dei Siciliani, e la prossima volta ancora sarete spazzati tutti via. Non credo che questa corda si possa tirare all’infinito.

Massimo Costa


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L'euro ''fallito'' alza in Sicilia il vento del separatismo
Pubblicato il Tuesday, 01 April @ 16:03:42 EDT di admin

Rassegna Stampa
Era l’unione politica che doveva condurre alla moneta unica, non viceversa. Ora l'UE è in caduta libera e anche i siciliani capiscono che le spinte secessioniste potrebbero portare al ritorno al futuro per la salvezza. Domenica c'è stata a Palermo la prima marcia per l'indipendenza con la partecipazioni anche di delegazioni venete, sarde e catalane.

In Sicilia torna a soffiare il vento del separatismo. Di scena la prima marcia per l’Indipendenza andata in scena domenica a Palermo. Erano un migliaia di persone. Con la presenza di delegazioni arrivate dal Veneto, dalla Sardegna e dalla Catalogna. Tutti uniti da una parola d’ordine: libertà.

Quella di ieri, in Sicilia, è stata la prima manifestazione popolare. La prima, ovviamente, dopo l’epopea del Separatismo siciliano che risale agli anni ’40 e agli anni ’50 del secolo passato. La ‘notizia’, oggi, è che un bel numero di siciliani torna a sognare l’Indipendenza. Oggi proveremo a raccontare ai lettori in America perché sta avvenendo tutto questo.
Alla base c’è il fallimento dell’euro che sta trascinando nel baratro la ‘presunta’ Unione europea. Ovviamente, sulle schifezze che avvengono in Europa la disinformazione è pressoché totale.
C’è un dato che pochissimi organi di informazione, dal lontano 2001 ad oggi, mettono in evidenza: nella cosiddetta Unione europea ci sono ben dieci Paesi che non hanno aderito all’euro. Perché l’euro è frutto di una presunzione massonica (leggere massoni che stanno dietro la moneta unica europea). Una moneta unica per tanti Paesi è la risultante di un’unione politica. E’ l’unione politica che deve condurre alla moneta unica. E non viceversa.

Infatti, senza unione politica alle spalle l’euro è un fallimento. Dieci Paesi della stessa Unione - Inghilterra in testa - come già ricordato, non hanno aderito alla moneta unica. E in Europa si moltiplicano le Regioni che hanno cominciato la lotta per l’Indipendenza.

La Catalogna lotta per l’Indipendenza. La Scozia chiede l’Indipendenza. Le Fiandre chiedono di andare da sole. La Corsica anela all’Indipendenza. In Italia il Veneto è in rivolta e vuole l’Indipendenza. La Sardegna per ora non alza i toni. Ma lì il Movimento Indipendentista non sfonda perché gli interessi di gruppi internazionali e il clientelismo di Berlusconi e del centrosinistra è ancora forte. Ma è solo questione di tempo. Perché l’Unione europea, al di là delle ‘pistolinate’ che raccontano, è ormai in caduta libera. Oggi l’Unione europea dell’euro è controllata dalla Germania.
Ma sono in tanti, in Europa, a non tollerare il dominio di quello che viene chiamato il Quarto Reich”.
E’ in questo scenario che si inserisce la prima marcia per l’Indipendenza della Sicilia andata in scena ieri, Certo, non siamo ancora alle grandi manifestazioni popolari che alla fine degli anni ’40 accompagnavano il Movimento separatista di Andrea Finocchiaro Aprile, Attilio Castrogiovanni, Antonio Canepa, Concetto Gallo e via continuando con i grandi nomi dell’Indipendentismo siciliano del secondo dopoguerra. Ma, anche in questo caso, è solo questione di tempo. Perché l’euro e l’Unione europea non potranno che produrre altro malessere sociale e altri danni. indipendestisti

Le bandiere degli indipendentisti sardi, veneti e catalani sventolano insieme a quelle siciliane
Ieri, durante la marcia per l’Indipendenza, il rappresentante della Catalogna ha raccontato che loro, per arrivare a portare in piazza milioni di persone hanno impiegato vent’anni. “Qui in Sicilia, in pochi mesi, siete già tanti. Tantissimi. Tra qualche anno sarete la maggioranza della Sicilia, perché l’Unione europea e l’euro lavorano per voi”.
Non si tratta di essere anti- europeista. Ma di prende atto di un dato di fatto: l’euro è fallito, e sta trascinando nel fallimento l’intera Unione europea. I lettori americani sanno già con quali raggiri l’Unione europea governata dai tedeschi - in combutta con la Banca centrale europea (Bce) e con il Fondo monetario internazionale (Fmi)- hanno affamato la Grecia. Meno ‘gettonato’ dai giornali è, invece, il modo con il quale l’Unione europea del “Quarto Reich” tedesco sta ‘incaprettando’ l’Italia. Come? Con due trattati internazionali: il Fiscal Compact e il Two Pack.

Con il Fiscal Compact l’Italia, a partire da quest’anno, deve pagare all’Unione europea 50 miliardi di euro all’anno per 20 anni (per abbattere , in 20 anni, il 50 per cento del debito pubblico che ormai supera i 2 mila miliardi di euro).
Con il Two Pack il Parlamento italiano non è più titolare del Bilancio dello Stato che, di fatto, viene approvato da Bruxelles.
Ora, se l’Imu - che è pari a meno di un ottavo di una ‘rata’ annuale del Fiscal Compact - ha messo in ginocchio l’Italia, cosa succederà con questo demenziale trattato internazionale che la Germania ha imposto all’Italia?
Nasce da queste semplici considerazioni l’esplosione dei Movimento separatisti. Perché la Germania, con la truffa dell’euro - perché l’euro è una truffa - si sta facendo pagare dai Paesi europei che hanno aderito all’euro il costo dell’unificazione (parliamo dell’unificazione delle due Germania: Est e Ovest).

I drammi sociali provocati dall’euro si avvertono in tutta l’Italia. E sono ancora più avvertiti in Sicilia, Regione del Sud Italia già in difficoltà negli anni della Prima Repubblica. La Regione siciliana (la Sicilia è una Regione autonoma, in pratica come uno Stato degli Usa) è quasi fallita. A provocare il default non dichiarato della Sicilia è, di certo, una politica fallimentare. Ma anche lo Stato che, lo scorso anno, sempre nel nome dell’Europa, ha scippato dal Bilancio regionale 915 milioni di euro. Più un miliardo di euro scippato quest’anno, sempre alla Regione siciliana, per pagare il Fiscal Compact. Questo ha fatto saltare i conti della Sicilia autonoma. In pratica, per pagare il conto ai tedeschi la Sicilia è quasi fallita e centinaia di migliaia di persone sono alla fame., anche se nessuno lo dice.
I Comuni siciliani sono in buona parte al fallimento, In parte perché sono gestiti male e, in parte, per i tagli effettuati dallo Stato centrale, sempre nel nome del Fiscal Compact.
Ma, oltre a questo - che già è tanto - la Sicilia di oggi deve fare i conti con chi la calpesta. E tra quelli che la calpestano ci sono, in prima fila, i militari americani che hanno già montato il Muos a Niscemi. Un mostro elettromagnetico che, appena entrerà in funzione, provocherà danni ingenti alle piante, agli animali e agli uomini.
La protesta contro il Muos alimenta anche la voglia di mandare al diavolo tutti. Tant’è vero che, ieri, alla manifestazione, si vedevano anche le bandiere del Movimento “No Muos “. Non tante, ma qualcuna c’era.

Ma a gettare ‘**********’ in Sicilia non c’è solo il Muos. Ci sono i signori dell’Eni che, da oltre 50 anni, tengono ‘imprigionata’ Gela, con uno stabilimento chimico che, appena la scorsa settimana, si è incendiato provocando danni enormi all’ambiente. Disastri dei quali tv e giornali non parlano. Una vergogna.
Poi c’è l’Enel che spadroneggia nella Valle del Mela, in provincia di Messina. L’Enel sta realizzando un elettrodotto che non serve alla Sicilia. E lo sta realizzando facendo passare i tralicci ad alta tensione a pochi metri dai centri abitati. In questa zona i malati di leucemia si contano a decine. Ma non gliene fotte niente a nessuno.
Non mancano le raffinerie di petrolio. In Sicilia se ne contano cinque. Eh già, perché la Sicilia raffina oltre il 50 per cento delle benzine italiane. Senza averne in cambio alcun vantaggio. Non c’è un prezzo inferiore della benzina per gli automobilisti siciliani. E, con la scusa che queste imprese del Nord Italia, titolari di queste raffinerie, hanno la sede sociale al Nord, pagano le imposte alle Regioni del Nord Italia. Così alla Sicilia resta solo l’inquinamento.
Il discorso riguarda anche quasi tutta l’area industriale di Siracusa e la raffineria di Milazzo. Per la Sicilia, fregature su tutta la linea.

La novità à che i siciliani, oggi, hanno le palle ‘piene’ di tutte queste storie. Non sopportano più un’Italia schiava della Germania. Non sopportano un’Unione europea di ladri e di massoni. Insomma, ci siamo rotti le scatole. In Sicilia arrivano tante adesioni. Riportiamo due dichiarazioni da LinkSicilia, giornale on line che chi scrive dirige e che dà ampio risalto alla protesta di domenica prossima.

"La Marcia dell'indipendenza in Sicilia, come quelle dei catalani e come i referendum virtuali in veneto - dice Nando Dicè, Presidente del movimento Insorgenza Civile- sono tutte espressioni di riappropriazione identitaria di realtà territoriali solide e da troppo tempo schiacciate dal pensiero unico della globalizzazione e della mondializzazione. Insorgenza Civile come movimento identitario e quindi consapevole che il popolo Napoletano e Siciliano hanno per lungo tempo coabitato in uno Stato Plurinazionale comune, non poteva non sostenere tale iniziativa. Ogni movimento identitario- sottolinea Dicè- è contrasto alle logiche del Nuovo ordine Mondiale, ogni manifestazione di appartenenza alla propria terra è il segnale che ci sono infiniti modi di essere collegati ai popoli del mondo e che l'omologazione che stanno imponendo non è l'unica strada. Non potevamo far mancare dunque la vicinanza ai fratelli siciliani per chi come noi ambisce all'autonomia del proprio territorio”.

“La Sicilia si lascia derubare dall’Italia, dall’Europa, dalle banche e dagli speculatori. Regala il suo territorio a chi vuole succhiare il petrolio, scaricare veleni o costruire basi militari. Ciò che resta se lo spartiscono i partiti italiani collaborazionisti e i loro servi locali. Per i siciliani, non resta più nulla”, dice Santo Trovato, uno dei promotori dell’evento organizzato dall’Unione degli indipendentisti siciliani. “L’indipendenza avrebbe come effetto immediato l’impossibilità da parte di alcuno di rapinarci.

La Marcia per l’Indipendenza serve anche per incuriosire il siciliano e spingerlo a farsi delle domanda, per esempio “cosa cambierebbe grazie all’indipendenza e quali sarebbero i vantaggi?”. Ovviamente, giornali italiani e tv non parlano della manifestazione di ieri. Silenzio stampa. Del resto, l’Italia - in materia di democrazia dell’informazione - non si trova ai primi posti nel mondo. Anzi.

Ma la protesta comincia a crescere.

Giulio Ambrosetti
Fonte: http://www.lavocedinewyork.com/


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sanje ha scritto:
Esattamente.

La sicilia può diventare un bello statarello come la svizzera.

AHAHAHAHAHAHAHAHAHA spero che uno Svizzero non legga mai questa frase....sennò altro che scongiuri [:o)]


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robs79 ha scritto:

Cita:
sanje ha scritto:
Esattamente.

La sicilia può diventare un bello statarello come la svizzera.

AHAHAHAHAHAHAHAHAHA spero che uno Svizzero non legga mai questa frase....sennò altro che scongiuri [:o)]



E perché mai Robs?
La Sicilia è una regione ricchissima di ogni ben di dio, sia nel sottosuolo che in superficie, considera che il clima potrebbe permettere la coltivazione dei terreni quasi tutto l'anno, terreno fertile, abbondanza, e le meraviglie del territorio che lasciano a bocca aperta.. [^]
Senza voler nulla togliere al territorio svizzero, sicuramente suggestivo...ma la Sicilia... [;)]

Una sola cosa Belff@
Per me potreste senz'altro "fare da soli"(ovviamente senza oppressione mafiosa), basta che però ci lasciate entrare.. e senza passaporto! [:p] [:D]



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shighella ha scritto:
E perché mai Robs?
La Sicilia è una regione ricchissima di ogni ben di dio, sia nel sottosuolo che in superficie, considera che il clima potrebbe permettere la coltivazione dei terreni quasi tutto l'anno, terreno fertile, abbondanza, e le meraviglie del territorio che lasciano a bocca aperta.. [^]
Senza voler nulla togliere al territorio svizzero, sicuramente suggestivo...ma la Sicilia... [;)]

Una sola cosa Belff@
Per me potreste senz'altro "fare da soli"(ovviamente senza oppressione mafiosa), basta che però ci lasciate entrare.. e senza passaporto! [:p] [:D]

Se dovessi scegliere tra le due sceglierei di certo la Svizzera.
La regione/stato non si gestisce da sola e per gestirla ci vuole gente capace e in Sicilia di gente "capace" non ce n'é.
Poi vabbè si,si mangia bene,il mare è bello etc. ma per essere indipendenti ci vuole altro.


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robs79 ha scritto:

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shighella ha scritto:
E perché mai Robs?
La Sicilia è una regione ricchissima di ogni ben di dio, sia nel sottosuolo che in superficie, considera che il clima potrebbe permettere la coltivazione dei terreni quasi tutto l'anno, terreno fertile, abbondanza, e le meraviglie del territorio che lasciano a bocca aperta.. [^]
Senza voler nulla togliere al territorio svizzero, sicuramente suggestivo...ma la Sicilia... [;)]

Una sola cosa Belff@
Per me potreste senz'altro "fare da soli"(ovviamente senza oppressione mafiosa), basta che però ci lasciate entrare.. e senza passaporto! [:p] [:D]

Se dovessi scegliere tra le due sceglierei di certo la Svizzera.
La regione/stato non si gestisce da sola e per gestirla ci vuole gente capace e in Sicilia di gente "capace" non ce n'é.
Poi vabbè si,si mangia bene,il mare è bello etc. ma per essere indipendenti ci vuole altro.


Rispetto la tua scelta, ok tu al freddo, io al caldo [:D] [:o)]
Vabbè dai dire che non c'è gente capace in assoluto mi pare azzardato, mica conosciamo personalmente ogni singolo siciliano [:)]



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shighella ha scritto:
Rispetto la tua scelta, ok tu al freddo, io al caldo [:D] [:o)]
Vabbè dai dire che non c'è gente capace in assoluto mi pare azzardato, mica conosciamo personalmente ogni singolo siciliano [:)]

Certo ci mancherebbe,io parlo per quello che abbiamo visto da tempi recenti ad oggi.
Io sono comunque convinto che ogni nostra singola regione,se fosse autonoma,si governerebbe molto meglio di come fa ed ha sempre fatto lo stato centrale.Ogni regione diventerebbe uno stato a sé con le sue entrate ed uscite a prescindere dagli altri.


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Dai tempi recenti fino ad oggi la Sicilia è stata oppressa dal dominio mafioso il quale ha smorzato tutte le possibilità di rinascita sociale, in quanto quel dominio per sussistere ha bisogno di un substrato malato, ovvero, dello stato di salute disastroso in cui versa da tempo la Sicilia.
L'autonomia delle regioni potrebbe essere una ottima cosa, però non escluderei totalmente uno stato centrale o un ente unico, ma solo come coordinatore delle varie regioni.



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