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MessaggioInviato: 19/10/2015, 16:06 
Bari, la scritta che mai nessuno è riuscito a tradurre: è il mistero della Basilica lunedì 19 ottobre 2015

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Bari, la scritta che mai nessuno è riuscito a tradurre: è il mistero della Basilica BARI - Da oltre tre secoli la Basilica di San Nicola di Bari custodisce un enigma irrisolto: 624 caratteri latini incisi sul piano di un altare, dei quali nessuno è mai riuscito a capire il significato. Convinzione comune è che si tratti di un crittogramma, un messaggio cifrato consegnato alla storia dalla secolare tradizione nicolaiana, che attende di essere decifrato.

L'enigmatica iscrizione non è immediatamente accessibile al visitatore della Basilica. L'altare di cui stiamo parlando si trova infatti nel transetto destro del sacro edificio, protetto da una corda. La scritta è posta sulla lastra di argento che ricopre il primo dei tre piani su cui si sviluppa in altezza l'altare. Fino al 2003 addirittura un drappo rosso copriva completamente il ripiano occultandolo anche allo sguardo curioso del più intraprendente tra i fedeli bene informati.

La lastra è così composta: tre righe di caratteri senza soluzione di continuità sono disposti rispettivamente sui lati maggiori, in alto e in basso, per un totale di 456 lettere, mentre sui lati verticali altre 168 lettere sono distribuite su due colonne composte da piccole righe di quattro caratteri ciascuna. In basso a destra, alla fine del crittogramma, c'è l'unica frase di senso compiuto che in latino riporta la firma dell'autore dell’altare e l'anno di realizzazione: Domenico Marinelli, 1684. Al centro si trova invece una scritta leggibile e più moderna che riporta tra l’altro anche l’anno in cui i padri domenicani, custodi della Basilica, restaurarono e collocarono l'altare nell'attuale posizione: il 1958.

Si tratterebbe quindi di un manufatto seicentesco che nulla quindi avrebbe a che fare con i Templari, l'ordine cavalleresco soppresso tre secoli prima (1312), che in molti vogliono vedere come autori della scritta: un criptogramma che custudirebbe un grande segreto. C’è infatti chi ritiene che la lastra possa essere più antica, magari parte dell’altare d’argento del 1319 donato dallo zar di Serbia Uroš II Milutin e che poi fu fuso proprio da Marinelli per realizzare l’opera seicentesca. Come potrebbe trattarsi anche di una iscrizione proveniente da un altro contesto architettonico: nella storia dell'arte era frequente infatti il riuso di pezzi più antichi.

C’è poi chi addirittura pensa che il crittogramma possa essere uno "scherzo" dell'autore, che imitando la scrittura antica (le lettere ricalcano stili di scrittura del XII secolo: uso rovesciato della "n" e mancanza delle lettere "u" e "z") avrebbe inteso lasciare ai posteri un rebus irrisolvibile.

Difficile venirne a capo, dato che purtroppo i documenti dell'affidamento e delle specifiche del lavoro sono scomparsi e nessuno fino ad oggi è stato in grado di datare con precisione la nostra lastra. Oggi si preferisce sorvolare su questo mistero: nel sito ufficiale della Basilica non vi è più nessun accenno. Eppure nel 1987, in occasione della celebrazione del IX centenario della Traslazione di San Nicola (1087-1987), i domenicani con il patrocinio della Banca Nazionale del Lavoro indissero un concorso mettendo in palio cinque milioni di lire per chi avesse risolto l'enigma.

Padre Gerardo Cioffari, attuale responsabile dell'archivio storico della Basilica, ricorda: «Ci parve l'occasione adatta e un buon modo per trovare una soluzione, purtroppo nessuno fu capace di sciogliere il rompicapo». Il bando si concluse infatti senza l'assegnazione del premio.

Ciò non ha scoraggiato gli appassionati del mistero dal continuare a cimentarsi nella decifrazione del secolare rebus, nella convinzione che un preciso significato vi sia celato. E negli anni successivi un paio di soluzioni furono pure avanzate, nessuna però suffragata da una spiegazione attendibile che potesse convincere gli storici. Nel 2003 lo studioso Vincenzo Dell’Aere, propose un'affascinante soluzione che ci proietta nel mito della ricerca del Santo Graal. Secondo lui la scritta reciterebbe: “La cassa e lo scrigno provenienti dalla Cripta di Mira ed il Graduale proveniente dal sacello dell'Eterno di Galgano sono qui nascosti".

Mentre sul sito "angolohermes", si legge che nello stesso anno, un ricercatore del Cnr di Bari, Aurelio Ciancio propose invece una più ingarbugliata e ulteriormente enigmatica soluzione. La sua traduzione è questa: "Resta da sapere se il servo arriva ora e in armi da me, se tu dietro a l'uorme sue o se, pare, a letto a menar o' iaià per un po' e volere 'l sorriso inoltrare alle sue persone, in prosperità ti renda tra feste a Napoli". Il crittogramma quindi sarebbe una sorta di strana missiva di richiesta di soccorso in armi o in amore.

Molto più prosaica è infine la conclusione a cui è giunto Cioffari. «L'ipotesi più plausibile – dice il sacerdote - è l'assenza di significato».

http://www.barinedita.it/inchieste/n219 ... a-basilica



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 Oggetto del messaggio: Re: Città esoteriche
MessaggioInviato: 04/11/2015, 14:20 
LE TRE MADRI: LE ORIGINI DI MILANO

In collaborazione con la prestigiosa rivista STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC ci addentriamo nelle origini più antiche di Milano: santuario di antiche dee, prima che città e centro di commerci.

LE TRE MADRI: LE ORIGINI DI MILANO

Il sonno secolare delle Sacre Signore

Nei primi anni Sessanta, i lavori di scavo per la costruzione della metropolitana riesumano dal sottosuolo di Milano le prime importanti testimonianze archeologiche del passato della città, in particolare i resti della Basilica maior (Santa Tecla), sepolta sotto il sagrato del Duomo, e della Basilica vetus (Santa Maria Maggiore), collocata in corrispondenza dell’abside. Prima del Duomo, quindi, Milano aveva non una, ma due cattedrali: quella estiva (Santa Tecla) e quella invernale (Santa Maria Maggiore, a sua volta “sdoppiata” in una parte destinata ai battezzati e una ai catecumeni, data l’abitudine, in età paleocristiana, di battezzarsi da adulti).

Distrutte per fare posto al cantiere del nuovo Duomo, avviato da Gian Galeazzo Visconti nel 1386, alcuni materiali furono riutilizzati, e per cinque secoli quei pochi resti rimasero addormentati nel sottosuolo. Qualche mese prima dell’inizio di Expo 2015, viene annunciata una nuova scoperta, in concomitanza con il ritrovamento del Foro dell’antica Mediolanum in occasione del restauro della Pianacoteca e della Biblioteca ambrosiane: sotto il Duomo esisteva un luogo di culto arcaico, un tempio dedicato alla dea Minerva, la cui presenza era già stata segnalata dall’archeologa Mirabella Roberti negli anni Sessanta e poi mai più approfondita. Da Minerva-Atena, casta dea della saggezza, ma anche dispensatrice di guarigioni invocata dal popolo, alla Vergine Maria del paganesimo cristianizzato, Signora dei miracoli e protettrice degli umili, il passo è comprensibile e immediato.

L’animale totemico della dea Belisama

Meno immediato risalire ancora più indietro. I Celti veneravano Belisama, una dea-madre protettrice delle terre fertili e ricche di acqua, il cui animale totemico (o ierofania, cioè la sua manifestazione nella nostra realtà) era una scrofa bianca. La scrofa era legata al ciclo femminile, lunare: si credeva che fosse una guida per attraversare le porte del mondo visibile e che per questo potere le fosse concesso di indicare il luogo adatto per costruire un santuario.

Secondo la leggenda, al re gallo Belloveso apparve una scrofa, epifania della dea, nel luogo dove decise di fondare Mediolanum. Su un pilastro del Palazzo della Ragione (verso il Palazzo dei Giureconsulti) è murato un altorilievo preromano, di epoca etrusca e legato alle origini celtiche della città, raffigurante una scrofa e ritrovato nel 1233 durante gli scavi per la costruzione del Broletto Nuovo.

Prima del biscione visconteo: la scrofa semilanuta

Infatti, l’animale simbolo di Milano, ben prima del “biscione visconteo”, fu la scrofa “semilanuta”, cioè una femmina di cinghiale con il pelo insolitamente lungo sulla parte superiore, tanto che persino il nome della città fu collegato a questa etimologia (medio lanae), smentita da Bonvesin de la Riva: Riguardo alla sua posizione la nostra fiorente città si trova in mezzo a una pianura bella e ricca e fertile; il clima vi è temperato; abbonda delle cose necessarie alla vita; ed essendo situata tra due splendidi fiumi, ugualmente da lei distanti, il Ticino e l’Adda, non senza motivo ebbe il nome di Mediolanum quasi a dire che sta in mezzo ai fiumi (amnes). Altri invece stranamente affermano che il luogo della nostra città ricevette nome Mediolanum perché in esso si trovò una scrofa lanuta a mezzo il dorso.

Il racconto di Livio

Lo storico romano Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.) racconta così le origini della città nel V libro della sua Storia di Roma dalla fondazione, commissionatagli da Ottaviano Augusto tra il 27 e il 25 a.C. e andata in gran parte perduta. Le origini padovane di Livio suggeriscono che abbia potuto raccogliere notizie da un milanese, cioè un nativo di origini celtiche, che a sua volta riferiva la leggenda della fondazione della città tramandata dai suoi antenati.

V, 34. Sotto il regno di Tarquinio Prisco in Roma, la Celtica, una delle tre parti della Gallia, era sotto la dominazione dei Biturigi, che le fornivano il re. Regnava allora Ambigato, potentissimo sia per il valore, sia per la sua fortuna privata e per quella del suo popolo.

Sotto il suo regno la Gallia crebbe talmente per la fertilità delle sue pianure e dei suoi abitanti, che la sovrabbondanza della sua popolazione poteva a mala pena essere contenuta nel regno. Il re, già vecchio, volle alleggerire il suo regno di quella moltitudine soverchiante; e perciò dette incarico a Belloveso e a Segoveso, figli di sua sorella, giovani ardimentosi, di andare a cercare nuove sedi in quelle contrade che gli dèi avrebbero loro indicate a mezzo degli auguri. Trassero con loro il numero di uomini che volevano, onde nessuna nazione potesse respingerli nella loro conquista.

La sorte assegnò a Segoveso le foreste Ercinie; a Belloveso gli dèi mostrarono una via più felice, l’Italia. Egli chiamò a sé, fra le sovrabbondanti popolazioni, Biturigi, Arverni, Senoni, Edui, Ambarri, Carnuti, Aulerchi. […] Essi poi, passarono le Alpi a traverso i gioghi Taurini e la valle della Dora e, vinti in battaglia i Tusci non lungi dal Ticino, si stabilirono in un territorio, che, avendo inteso esser chiamato degli Insubri, nome che ricordava agli Edui un loro villaggio, parve di buon augurio e vi fondarono una città che chiamarono Mediolanum.

Qualche coordinata per l’interpretazione

Tarquinio Prisco regnò a Roma tra il 616 e il 579, nel periodo della dominazione etrusca. I Biturigi erano una tribù stanziata nel centro della Gallia, che chiamava se stessa “i re del mondo”, da bitu “mondo” (ma bitu significa anche “tempo, eternità, sempre”), e dal plurale della parola rix, “re”. Dire che il fondatore di Mediolanum proveniva dai Biturigi significava riconoscergli la regalità dell’appartenenza ai “re del mondo”.

Ambigato, il re dei Biturigi, ha un nome costituito da ambi “due” e *catu, “battaglia”: questo “re del mondo” potrebbe forse essere comparato al Giano dei Romani, dio degli inizi e signore del tempo. Belloveso e Segoveso sono nipoti di Ambigato: il primo è il più illuminato, l’altro è il più potente: insieme sono “intelligenza e forza”, una sola entità che viene duplicata per potenziarne gli attributi, secondo il principio protrattosi fino alle coppie di santi cristiani. Belloveso si stanzia con il suo seguito nel territorio già occupato dagli Insubri, presenti in questo territorio almeno dal IX secolo a.C. e che discendevano dalla stessa stirpe degli Edui.

Mediolanum

Sul nome di Milano esistono numerosissime etimologie: da quella indicata da Bonvesin (in medio amnium: “in mezzo ai fiumi”) a Mid-land (“paese di mezzo”). Il professor Gentile Pagani, cultore di antichità milanesi, ne indicò ben ventisei, tra le quali anche mirano (res miranda, “cosa mirabile”) e medel lanth (“paese di Minerva”).

Nel celtico Medhelan, medhe è “centro” ed elanon significa “santuario“, mentre il sanscrito madhya-lan significa “la terra sacra del mezzo“. Nel mondo celtico un Medhelan era un santuario al centro di precise coordinate geografiche e astrali e un luogo di raduno in particolari occasioni: il capodanno, le feste principali e i consigli di guerra, ma anche l’amministrazione della giustizia e i commerci. Nel mondo celtico non esisteva il diritto pubblico: se non si arrivava a una conciliazione delle controversie, si passava al duello o all’ordalia (“giudizio di Dio”: che decretava la colpevolezza o l’innocenza attraverso una prova difficile e dolorosa).

In occasione delle feste arrivavano al Medhelan anche i coltivatori per scambiare i prodotti alimentari con gli oggetti artigianali: fin dalle origini culto, giustizia e mercato occupavano lo stesso spazio centrale (e anche a Milano era così, con il Duomo, i Palazzi della Ragione e dei Giureconsulti e la via Mercanti). In Europa esistono un centinaio di Mediolanum per le quali non esiste ancora una ricerca sistematica di confronto archeologico e di tradizioni locali: le trasformazioni del nome sono dettate dalla fonetica del luogo, come per Milano stessa.

Per esempio: Maulain, Meilhan, Meillant, Melaine, Meslan, Moelan, Moislains, Molhain, Moliens, Molliens in Francia; Medelingen, Metelen, Moyland in Germania; Melano in Canton Ticino e Molhain in Belgio.

Milano ctonia: in barchetta sotto il Duomo vorrei farmi portare

Milano nasce dunque su un centro consacrato a una dea madre della fertilità e delle acque: Belisama, Minerva, Maria rappresentano in epoche e culti diversi le trasformazioni di un eterno femminino al quale differenti civiltà si inchinarono con rispetto, mettendosi sotto la sua protezione. E Milano nasconde acque nel suo sottosuolo, reminiscenze amniotiche del potere delle Madri. I domini ctoni di Milano appartengono interamente alle madri: sono un regno femminile, equoreo, come scriveva Mario Spagnol in un suo articolo intitolato Milano Ctonia, e ancora: sotto il Duomo s’aprirebbe un laghetto sotterraneo agibile in barchetta, e c’è ancora qualche turista che chiede di visitarlo.

http://www.milanoplatinum.com/le-tre-ma ... ilano.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Città esoteriche
MessaggioInviato: 23/12/2015, 18:24 
Alla scoperta della Torino esoterica

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Torino, l’affascinante e storico capoluogo piemontese, è da sempre stata avvolta da un alone di mistero. Oltre ai bei palazzi risalenti al periodo monarchico, alla Mole Antonelliana, ai parchi come il Valentino, la città offre luoghi d’interesse anche agli appassionati di esoterismo. E’ considerata infatti simbolo del culto massonico, ma anche del satanismo del quale sarebbe una delle città simbolo.

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Sicuramente in passato la “Torino sotterranea” ha dato ospitalità e protezione a uomini simbolo della magia, come l’esoterista e alchimista Alessandro Cagliostro e l’astrologo “veggente” Nostradamus. Quest’ultimo, in particolare, arrivò nella città della Mole nel 1556 dove soggiornò nella “Domus Morozzo”, distrutta poi da un incendio. Pare che al suo interno vi fosse un’incisione, poi bruciata tra le fiamme, che diceva: “Nostradamus ha soggiornato qui, dove c’è il Paradiso, l’Inferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria. Chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera”. Questa frase attribuita proprio a Nostradamus, non ha fatto altro che accrescere il mistero che ruota attorno a Torino, considerata città crocevia di e segreti, divisa tra il bene della magia bianca e il male della magia nera.

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Altro elemento a favore di questa tesi è il fatto che secondo un’antica leggenda Torino fu fondata nientemeno che dagli antichi Egizi, ma non da egizi qualsiasi, bensì da Fetonte, figlio di Iside dea della magia, che volle creare un centro di culto al dio Api, rappresentato con le sembianze di un toro, proprio nel luogo in cui si incrociano i fiumi Dora e Po, dove il primo rappresenta il lato femminile, ovvero la Luna, e il secondo il lato maschile, il Sole. Maschile e femminile sono elementi ricorrenti in tutte le leggende esoteriche, più o meno fondate.

Secondo i moderni esoteristi Torino sarebbe al vertice di due triangoli magico-geografici. Il primo, quello della magia bianca, la unirebbe a Praga e Lione; il secondo, della magia nera, collegherebbe la città piemontese a Londra e San Francisco. Persino nella pianta della città e nella sua posizione sembrerebbero esserci elementi riconducibili a questa sua natura magica: la pianta romana indica le porte d’ingresso in corrispondenza dei quattro punti cardinali; Torino si trova sul 45° parallelo, segnato da un obelisco nella Fontana del Frejus in Piazza Statuto. Quest’ultimo, in particolare, è considerato come uno dei punti della città più trasudanti magia nera. Per contro, nella vicina Piazza Solferino, ci sarebbe invece la “Porta dell’Infinito” rappresentata dalla Fontana Angelica.

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E, ovviamente, anche il Sacro Graal compare nelle leggende torinesi.Secondo la tradizione, infatti, lo sguardo della statua che rappresenta la Fede, di fronte alla Gran Madre, indicherebbe un luogo dove sono celate tutte le informazioni che servono per trovare il leggendario calice, al quale sarebbe collegato anche il castello di Moncalieri indicato come una delle sedi dei cavalieri Templari. Sempre secondo queste credenze, sotto al celebre Museo Egizio, ci sarebbero le “Grotte Alchemiche”, sede di misteriosi alchimisti medioevali, esattamente come nei sotterranei del museo de Il Cairo.

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Ma si tratta di fantasia o di realtà? I cultori e gli appassionati di esoterismo sembrano non avere dubbi. Benché, andando a ritroso nella storia, come per ogni leggenda, ci sono elementi reali e molto concreti che potrebbero collegare Torino all’idea “satanica” della città del male, e non sarebbero da ricercare nell’antichità, ma in tempi più recenti. La più vicina, in ordine cronologico, risale agli anni tra il 1968 e il 1972, quando alcune persone legate all’ambiente universitario iniziarono a mettere in giro la voce, poi rivelatasi una menzogna, secondo cui più di 40 mila satanisti fossero a Torino per un motivo non meglio specificato. A prendere sul serio questa vera e propria bufala studiata ad arte furono in molti, tra cui anche i giornali dell’epoca.

Questa trovata fu uno degli elementi che, nella percezione generale, riuscì a dare a Torino una connotazione esoterica legata al satanismo, che in realtà aleggiava già nell’aria dal secolo precedente. Tra il 1850 e il 1870, infatti, il governo risorgimentale piemontese era tollerante nei confronti di tutte le religioni non cattoliche e addirittura anti-cattoliche ed esoteriche, appoggiate come segno di protesta nei confronti della Chiesa di Roma. I cultori di questi movimenti, dunque, trovarono a Torino terreno fertile dove praticare i loro riti, sia religiosi che magici. Tutto ciò, con la presenza quasi costante di occultisti e maghi in città, portò ad attribuire a Torino, nella letteratura anti-piemontese, la fama di “città del Diavolo”.

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Che si collochi tra storia e leggenda, o tra bene e male, il capoluogo piemontese rimane misterioso per molti. E il futuro potrà forse portare altre novità e altri tesi più o meno veritiere, che potranno accrescere la magia e l’esoterismo della città della Mole.

http://tanogabo.com/alla-scoperta-della ... esoterica/



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MessaggioInviato: 12/03/2016, 15:22 
Le città magiche

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Alcune città hanno a che vedere con l'esoterismo, fra magia bene e magia male, queste città possono essere anche una via di mezzo, come Torino, città magica, dove c'è la Sindone, la madonna sul duomo, gli angeli, ma anche qualcosa di blasfemo. Torino è unita con Praga e Lione a formare il triangolo del bene, ma è anche unita con San Francisco e Londra il triangolo del male. Si dice che Torino l'abbiano costruita gli egizi, di dice che Torino ha a che fare con l'esoterismo benefico e malefico, mentre Praga fa parte dell'esoterismo benefico, la conca d'oro, o via degli alchimisti. Lione ha a che vedere con i templari di Rennè le Chateau, il Graal, l'excalibur.

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Queste tre città sono le città della magia buona, San Francisco e Londra vengono chiamate città della magia cattiva, ma il motivo vero nessuno sa dirlo, forse è per i punk, giovani che vogliono essere diversi dagli altri e si fanno piercing e tatuaggi perché i punk hanno la voglia di libertà, nessuno sa dire perché Londra, San Francisco e Torino fanno parte del male. Londra è magica per i molti fantasmi che girano nella metropolitana, e per i tanti incidenti stradali, le morti giovanili, San Francisco per il fatto che vogliono uscire fuori dal razionale e dalla monotonia della normalità, Praga per l'alchimia, stessa cosa per Lione, Torino insieme a Venezia, Lucedio, Cisternino, Alberobello, sono tutte città magiche che chiunque li visita non dimentica mai di essere stato li.

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Cisternino è magica per il fatto del 2012, una delle poche città che secondo i credenti si salveranno dalla fine del mondo, Alberobello per i trulli che ricordano le Ziggurat irachene, Londra è magica come Torino, San Francisco, Praga, Lione, Venezia, Cisternino, ecc, perché piacciono a tutti, visitatele con occhi da bambino, visitate senza andare a pensare i pericoli, non badate alla mafia, al maligno, visitate e basta, fate i turisti innocenti, che viaggiano a solo scopo di divertirsi e di vivere, io vi farò vedere alcune immagini di queste meravigliose città, che voi dovete visitare a scopo di un innocente divertimento o motivo per dire al mondo "io vivo".

http://ilblogdiluigisauro.blogspot.it/2 ... giche.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Città esoteriche
MessaggioInviato: 12/03/2016, 15:50 
Simbologia del sacro monte di Varese

Cenni storici

Da un’antica pergamena risalente al 922 si scopre che fu la chiesa di Santa Maria, sita in Monte Vellate, ad un’altezza di 880 metri sul livello del mare, ad assegnare il nome al Sacro Monte di Varese; anche se documenti più antichi narrano che fu S. Ambrogio nel 389 a portare il primo altare sulla cima del monte come ringraziamento della vittoria sugli Ariani.

Nel 1196 la chiesa conobbe una riedificazione romanica e, per tutto il periodo del medioevo, le strutture fortificate attorno alla stessa chiesa conservarono la loro funzione militare-difensiva in modo tale da rappresentare una delle zone fortificate più importanti del Contado del Seprio.

Sempre nello stesso periodo si sviluppa il concetto di sacro monte o monte sacro; concetto per altro già sviluppato in diverse religioni semitiche e mediterranee (Monte Olimpo, Monte Sinai, Monte Tabor). Questo concetto altresì si sposa con il fatto che l’altura inizia ad essere vista come modo estatico ed allegorico di ascesi dello spirito. Nella prima metà del XV secolo, infatti, gruppi di anacoreti si stabilirono sul monte per vivere una vita di preghiera e sacrificio. Fu in seguito a questo fenomeno che furono costituiti i primi romitaggi (1452 – Beata Caterina e Beata Giuliana).

La terza riedificazione della chiesa venne eseguita nel 1472 e fu opera della nobile casata degli Sforza che commissionarono anche la costruzione della “Porta sforzesca” (Foto 2) realizzata nel 1532 e tuttora presente in loco.


Foto 2. Porta sforzesca. Particolare della volta

San Carlo Borromeo (1538-1584) diede nuovo impulso al fervore religioso rinnovando l’antica tradizione dei pellegrinaggi mariani. Fu grazie a tale fervore che venne ideata la Via Sacra e fu, allo stesso tempo, grazie all’intuizione di un nobile frate cappuccino: Padre Giambattista Aguggiari da Monza, che pensò di rappresentare, in chiave didattico-simbolica, i contenuti teologici della dottrina cattolica riguardante i Misteri del Rosario.

Ufficialmente l’inizio dei lavori porta la data del 25 marzo 1605, giorno dell’Annunciazione. Il termine di tale maestosa opera viene riferito nell’ultimo decennio del XVII secolo.

In seguito si sono susseguiti numerosi restauri che, pur mantenendo più o meno intatte la struttura esterna delle cappelle, non sempre sono stati in grado di salvaguardare dal degrado i numerosi affreschi posti ad ornamento delle cappelle stesse. Infatti, molti di essi sono andati irrimediabilmente perduti.


Foto 3.I Cappella. Particolare

Struttura del Viale del Rosario

Il percorso del viale risulta scandito da 3 archi che annunciano i Misteri del Rosario.Il primo arco, detto anche Arco del Rosario, annuncia i cinque Misteri Gaudiosi (relativi alla nascita e all’infanzia di Gesù); il secondo arco, o Arco di San Carlo, annuncia i Misteri Dolorosi (inerenti alla passione e morte di Gesù); infine il terzo arco, o Arco di Sant’Ambrogio, annuncia i Misteri Gloriosi (riguardanti l’ascesa al cielo). Ogni cappella si trova quindi a rappresentare un ben definito Mistero del Rosario. Il piccolo Oratorio di Sant’Ambrogio, in cima al monte, divenne chiesa nel medioevo e, solo in età viscontea e sforzesca, fu notificato come santuario.

Gli ordini architettonici rappresentati nelle Cappelle della via Sacra sono diversi; si va, infatti, dalla rappresentazione dell’ordine dorico, ionico e corinzio con influenze del tuscanico e romanico.
di più su http://www.ritosimbolico.it/rsi/2012/08 ... di-varese/

ciao
mauro



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 Oggetto del messaggio: Re: Città esoteriche
MessaggioInviato: 17/05/2019, 19:26 
Cita:

Morto l'architetto della Piramide del Louvre


E' morto a 102 anni I.M. Pei il celebre architetto americano, nato in Cina, diventato famoso in tutto il mondo per aver progettato la Piramide di vetro e metallo del Louvre negli anni ottanta. A dare la notizia della morte è stato Toh Tsun Lim, direttore della Pei Partnership Architects, lo studio dei figli dell'archistar. Nato a Guangzhou nel 1917, aveva lasciato la Cina a 18 anni per andare a studiare negli Stati Uniti, al Mit di Boston e poi ad Harvard. Dopo aver lavorato come ricercatore scientifico per il governo federale durante la seconda guerra mondiale, nel 1955 ha aperto il proprio studio di architettura.

Considerato come uno degli architetti più prolifici del 20esimo secolo ha realizzato opere di edilizia pubblica e privata in America del Nord, Asia ed Europa. Nel 1983 è stato insignito del Premio Pritzker, uno dei massimi riconoscimenti nel campo dell'architettura, per aver "dato a questo secolo alcuni dei più belli spazi interni e forme esteriori", si leggeva nella motivazione.

Tra i committenti più famosi che ha avuto nel corso della sua carriera, oltre a François Mitterand per il Louvre, Jacqueline Kennedy per la John Fitzgerald Kennedy Library di Boston ed il collezionista e filantropo Paul Mellon per l'East Building della of the National Gallery of Art di Washington.



https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/ ... u01SN.html


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