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Astronave
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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 28/02/2016, 12:44 
Putin vuole creare gli stati uniti della Russia e comincia dalla Bielorussia

Se l'Unione europea, revocando le sanzioni alla Bielorussia di Aleksandr Lukashenko, sperava di limitare l'influenza russa su Minsk, si sbagliava di grosso. Con in tasca la possibilità di ottenere finanziamenti da Bruxelles il leader bielorusso giovedì ha accolto a braccia aperte Vladimir Putin e Dmitri Medvedev, che lo hanno omaggiato con la loro contemporanea presenza a Minsk in occasione della seduta del Consiglio supremo dell'unione degli stati di Russia e Bielorussia.

E proprio parlando del ruolo di questa entità intergovernativa fondata nel 1996 da Lukashenko e Boris Yeltsin, il presidente della Russia ha in un qualche modo svelato i suoi sogni: aggregare gli stati satelliti di Mosca per ricreare una sorta di Urss.

I tempi dell'Unione Sovietica sono lontani, ma non troppo. E sulla scena geopolitica internazionale la Russia di Putin non ha bisogno solo di alleati fedeli, ma del sostegno di un organismo istituzionale.

«Nessuno dei processi iniziati venti anni fa con il lancio dell'Unione statale ha perso il proprio valore», ha detto il capo del Cremlino. «Al contrario, questo progetto integrativo si sta sviluppando con successo ed è senza dubbio diventando un motore di integrazione sull'intero spazio post-sovietico. Sono certo che il nostro lavoro servirà da impulso per questo processo positivo che è così importante per i nostri paesi e i nostri popoli».

Quindi non solo cooperazione in campo scientifico e tecnologico, culturale e dell'educazione, economico e commerciale, ma Russia e Bielorussia sono pronte ad un'integrazione sempre maggiore anche a livello legislativo e politico.

Il Consiglio supremo dell'Unione ha anche approvato il bilancio 2016, con i due paesi che hanno confermato un impegno di 6 miliardi di rubli (circa 72 milioni di euro). Ma Grigory Rapota, segretario di stato dell'Unione, ha detto che un supporto economico della Russia a Minsk non è stato discusso, ma il governo Medvedev intende supportare la Bielorussia, che è in trattativa con Christine Lagarde per un finanziamento del Fondo monetario internazionale, con un prestito dell'Eurasian development bank.

Nell'incontro tra Lukashenko e Putin l'economia è stata in cima all'agenda. Il presidente della Russia era infatti accompagnato dal ministro degli esteri Sergei Lavrov, dal ministro dell'energia Aleksandr Novak, dal ministro della giustizia Aleksandr Konovalov e dal ministro dell'industria e del commercio Denis Manturov. Putin ha ricordato come la cooperazione in ambito energetico sia strategica e ha citato la centrale nucleare in costruzione in Bielorussia, si cui Mosca ha investito 9 miliardi di euro: il primo reattore dovrebbe essere attivato nel 2018 e il secondo nel 2020. L'impianto in costruzione ad Astravets, a 50 chilometri da Vilnius, ha suscitato le preoccupazioni della presidente della Lituania Dalia Grybauskaite che ha rivolto un appello all'Ue affinché vigili sul rispetto degli standard di sicurezza internazionali.

Tornando agli investimenti russi, il leader del Cremlino ha poi ricordato quelli di Gazprom sui gasdotti che passano per la Bielorussia e che da qui al 2020 ammonteranno a 2,25 miliardi di euro. Difficile pensare che l'Unione europea, nel breve periodo, possa garantire a Minsk gli stessi sostegni. (da http://www.italiaoggi.it)


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 28/02/2016, 15:53 
”AUSTRIA E GRECIA ROMPONO LE RELAZIONI DIPLOMATICHE,
LA UE VERSO LA SUA SCOMPOSIZIONE”


http://sapereeundovere.com/frankfurter- ... posizione/

BERLINO – “Le reciproche accuse tra Austria e Grecia hanno portato ad una decisione unica nella storia dell’Unione Europea: la Grecia ha richiamato il suo ambasciatore da Vienna, rompendo le relazioni diplomatiche. Atene ha reagito cosi’ alla sua esclusione dalla Conferenza sui Balcani organizzata dal governo austriaco, un evento che ha prodotto decisioni che peseranno in modo particolare proprio sulla Grecia, porta d’ingresso dei migranti in Europa”.

A pubblicarlo in prima pagina – oggi – è il più importante quotidiano tedesco: il Frankfurter Allgemenie Zeitung.

“Atene – scrive il giornalista Klaus-Dieter Frankenberger – e’ sdegnata per la chiusura del confine greco-macedone, e secondo le parole del suo ministro responsabile della questione profughi, teme addirittura di diventare il Libano d’Europa”. Rischio tutt’altro che teorico.

“Nonostante le vacue parole e gli appelli delle istituzioni europee per una soluzione comune – prosegue Frankenberger – l’Unione Europea ha compiuto un altro passo in avanti verso la sua scomposizione. La rabbia della Grecia e’ comprensibile – sottolinea il quotidiano -. Atene e’ accusata di non aver fatto abbastanza per proteggere le frontiere esterne della Ue, ma i segnali che giungono da Bruxelles sono contraddittori; di fatto, i paesi europei chiedono alla Grecia di rassegnarsi a trattenere sul proprio territorio i profughi anziche’ consentire loro di proseguire verso il Centro Europa. La Grecia dovrebbe essere quindi trasformata nel grande campo profughi dell’Unione Europea, diventando cosi’ nuovamente il caso sociale d’Europa”. L’accusa è molto pesante.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 28/02/2016, 19:15 
Beh è una buona notizia direi.



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 28/02/2016, 19:44 
MaxpoweR ha scritto:
Beh è una buona notizia direi.
Buonissima.... peccato che in ItaGlia ci sia questo controllo totale sui media. Potrebbero in effetti parlare di questo e, soprattutto, di quello che sta accadendo in Grecia.
Ma sai.... meglio non svegliar il can che dorme... [:246]



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 17/03/2016, 10:21 
i burocrati sono rinko
ma non ancora pronti a fare i KAMIKAZE..

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03 ... e/2554732/

Juncker: “La Turchia non è pronta né oggi né tra 10 anni per entrare in Ue”

PRATICAMENTE LA TURCHIA DI ADESSO
È COME L'IRAQ DI SADDAM HUSSEIN..
anzi peggio..
perchè almeno saddam era laico..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 17/03/2016, 12:08 
Cita:
“L’unica chance per l’Europa è disintegrarsi. La paura comune dell’islam non ci salverà”
Lo storico e demografo francese Emmanuel Todd parla di UE e di terrorismo dopo lunghi mesi di silenzio seguiti alla controversa uscita del suo libro “Qui est Charlie”

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Ha previsto il collasso dell’Urss quando Gorbaciov non era neppure titolare nel politburo sovietico, la crisi finanziaria del 2008 con sei anni d’anticipo, le primavere arabe in gestazione all’ombra di tiranni anacronistici. Oggi, convinto che il ruolo di «profeta certificato» porti solo grane, lo storico e demografo francese Emmanuel Todd parla assai meno volentieri. Per la verità non ha parlato più per niente dalle furiose controversie sul suo ultimo libro «Qui est Charlie?», nel quale si dissociava dal corteo repubblicano dell’11 gennaio 2015 leggendovi l’espressione del Paese provinciale, piccolo borghese, cattolico e reazionario che aveva votato per l’Unione Europea quando lui ne presagiva già i fallimenti prossimi venturi. «Scrissi subito contro l’Europa, era chiaro che non avrebbe mai funzionato» ci dice al telefono da Parigi. E’ da poco tornato dal Giappone e in Francia si diffonde l’eco dell’ennesima polemica intellettuale sullo scrittore Kamel Daoud, accusato d’islamofobia come mesi prima Todd lo era stato d’islamofilia.



Cominciamo dall’Europa: vedremo la realizzazione del peggiore dei suoi vaticini, la fine del sogno di Altiero Spinelli?



«L’Europa è qualcosa di molto diverso dall’idea originaria di comunità di Paesi liberi e uguali. Oggi ci sono paesi più uguali di altri e la soluzione è debole per tutti. Siamo di fronte a un sistema gerarchico con la Germania alla guida, la Francia a fare il servitore e gli altri d’accordo o zitti: non si discute».



Vuol dire che ha ragione il premier italiano Matteo Renzi ad alzare la voce a nome dei presunti “meno uguali” degli stati membri?



«Non conosco bene l’Italia, ma dovrebbe smettere di considerare la Francia una sorella: è una nemica invece, si finge amica ma gioca con la Germania al ruolo complementare di poliziotto buono e cattivo».



L’Ue non le è mai piaciuta, sin dai tempi del trattato di Maastricht. Ma se oggi non ce la facciamo insieme come possiamo farcela da soli domani nell’onnivoro mondo globale?



«Ci hanno raccontato la favola dell’euro e oggi ci dicono che abbandonarlo sarebbe una tragedia. Falso. Il problema è dentro, non fuori. In seno all’economia globale il mercato più potente, ossia l’Europa, ha adottato l’austerity scegliendo di non contribuire alla ripresa della domanda globale. Come fa l’euro-zona a proteggerci dalla crisi se l’ha prodotta? Non siamo più uguali neppure nel mercato interno, dove la Germania ha riorganizzato l’economia dei paesi dell’est che sono di fatto la Cina dei tedeschi. L’epilogo è tragico: se per salvare il sistema restiamo insieme affoghiamo tutti, l’unica chance è disintegrarci e poi ciascuno si prenda le sue responsabilità».



Per chi è nato negli anni ’70 e dopo, l’Europa significa libertà, bene tanto più prezioso oggi che siamo circondati dalla guerra. Non si può salvare quel che abbiamo costruito?



«E’ una battaglia di retrovia. La Francia è la metafora del tragico errore dell’euro: un grande paese che insieme all’America e al Regno Unito ha inventato la democrazia e che oggi, con l’euro, assiste alla scomparsa della democrazia. In realtà è un processo che va avanti da trent’anni, da quando la Francia urbana e illuminista ha iniziato a cedere il passo alla provincia cattolica, islamofoba come un tempo era antisemita, tradizionale ed euro-entusiasta. Siamo giunti alla fase finale. Il fallimento principale è economico: senza valuta nazionale e avendo ceduto la leadership a Berlino, Parigi ha perso il controllo sul budget e sulla politica fiscale, e si trova alla paralisi. Così, cogliendo l’occasione della pur reale e pericolosissima crisi all’interno dell’islam, le nostre élite ci tengono occupati con il terrorismo. Non nego che il terrorismo sia un tema importantissimo ma non è l’unico, mi sembra piuttosto un capro espiatorio cavalcato per evitare di affrontare le problematiche dinamiche interne, dall’invecchiamento all’aumento delle diseguaglianze: e trovo immorale pensare che sarà la nostra priorità per i prossimi 5 anni».



Cosa si aspetterebbe invece?



«La soluzione è uscire dall’euro, almeno proviamo a muoverci. Di solito su questo tema si usano parole soft ma oltre a quello economico c’è un fallimento politico: a parte i partiti estremi, destra e sinistra si aggrappano all’euro perché sono incapaci di trovare soluzioni alla crescita ormai vicina allo zero, alla disoccupazione oltre il 10%, alla società che invecchia e avrebbe bisogno di invitare i migranti anziché di respingerli. Non accade nulla di nulla in Europa né sul piano economico né su quello della proposta intellettuale, la Francia non sa più includere i suoi giovani, le cose vanno sempre peggio. Siamo ancora convinti che i nostri valori occidentali siano meravigliosi e io non sono un dissidente su questo punto, ma dobbiamo ammettere che qualcosa sta andando storto se le società liberali hanno così tanti dissidenti».



Crede che ci sia resistenza ad ammettere quanto non ha funzionato?



«Non lo so ma non tutte le critiche sono bene accette. La politica è diventata un gioco, una commedia con gli stessi attori che ritornano, Sarko, Hollande, la Le Pen, si ha la pretesa di scegliere sapendo che non è possibile scegliere perché c’è l’euro. Le élite utilizzano l’islam per non ammettere di non poter o voler affrontare tutto il resto, la dottrina di destra si diffonde e chiede sempre più islamofobia, il dibattito francese sul decadimento della nazionalità è grottesco perchè tutti sono d’accordo sul fatto che non scoraggerà di certo i kamikaze. Per il mio libro “Qui est Charlie?” sono stato trattato da nemico pubblico, forse perché ho ricordato il regime di Vichy che per qualsiasi francese istruito è un messaggio molto chiaro».



Eppure nella sua analisi sembra che non abbia senso, se non un senso limitato, occuparsi di terrorismo, di radicalizzazione delle periferie francesi (e non solo), della distanza crescente tra i musulmani e gli altri. Il problema invece esiste eccome.



«L’islam è un problema, specialmente nelle periferie dove s’impone un certo sistema famigliare, non sono cieco su questo. Ma siamo una società complessa con dinamiche interne complesse. Io cerco di ragionare per capire e credo che il nodo non sia chiedersi perché l’islam radicale è così appetibile. La domanda invece è “cosa significa essere giovani oggi?”. All’indomani del Bataclan seguivo con attenzione la descrizione fatta dei nostri giovani, da una parte pazzi terroristi e dall’altra ragazzi felici e senza problemi. Ma l’idea che essere giovani sia meraviglioso e facile è tipico delle società vecchie, non capiamo i giovani e non li includiamo, dovremmo stare nella testa di uno vent’anni specie se proveniente dalla bassa borghesia e forse ci vedremmo cinici e vecchi. Poi c’è ovviamente anche il contesto globale: oltre alla nostra crisi di società stratificata c’è quella del Medioriente in cui il post primavere arabe ha prodotto una situazione da Europa alla vigilia della prima guerra mondiale con giovani alfabetizzatisi mentre il loro mondo (sunnita) si disintegrava. Le due crisi interagiscono e siamo arrivati a questo punto».


http://www.lastampa.it/2016/03/16/blogs ... agina.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 25/03/2016, 22:02 
Cita:
la proposta
Moschee, D'Alema propone l'otto
per mille: scoppia la polemica
L'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema auspica un Islam europeo e lancia l'idea di istituire anche per i musulmani un otto per mille, come per la Chiesa cattolica, perché abbiano i propri luoghi di culto e le proprie risorse. Si scatena il putiferio

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«Se in Italia c’è l’otto per mille per la Chiesa cattolica», perché non fare qualcosa di simile per «un milione e mezzo di musulmani che non sono riconosciuti» e istituire quindi un otto per mille per le moschee? La proposta di Massimo D’Alema, arriva durante una pacifica conversazione su Radio Anch’io, mentre l’ex presidente del Consiglio immagina un «Islam europeo» che possa essere «più aperto, più moderno di quello fondamentalista che viene da certi Paesi d’origine». Ma chi sente la sua dichiarazione sobbalza subito dalla sedia, a partire dal leader della Lega Matteo Salvini: «Ma è matto?? #dalemakbar», scrive su Twitter.

Gelmini: «Prima la sicurezza»

L'idea arriva proprio nel giorno in cui la Corte costituzionale rende note le motivazioni della sentenza con cui, nello scorso febbraio, bocciò alcuni punti della legge regionale della Lombardia, nota alle cronache come legge anti-moschee: no a «discriminazioni religiose», precisa la Consulta, spiegando che l'apertura dei luoghi di culto è «forma e condizione essenziale del pubblico esercizio del culto» e ricade nella tutela garantita dall'articolo 19 della nostra Costituzione. E infatti le reazioni più avverse all'iniziativa di D'Alema arrivano proprio dal mondo politico lombardo. «Mai l'otto per mille per le moschee. È una proposta fuori dal mondo, pericolosa oltre che inattuabile. Il bando sulle moschee della Giunta Pisapia ha ampiamente dimostrato l'impossibilità di questi accordi. Prima la sicurezza», la boccia Mariastella Gelmini, capolista FI alle Amministrative 2016 e coordinatrice regionale FI Lombardia. «La consulta boccia la legge regionale che vuol solo tutelare il territorio da insediamento incontrollato di moschee; D’Alema propone destinazione 8x1000 alle moschee. Parigi, Bruxelles, New York, Madrid, Londra. Non hanno insegnato nulla alla sinistra italiana», dichiara Nicolò Mardegan, presidente e candidato della lista civica di centrodestra NoixMilano. «Resto basita - dice l'assessore regionale al Territorio e dirigente di Fratelli d'Italia Viviana Beccalossi - dalle dichiarazioni di Massimo D'Alema. L'otto per mille da destinare alla costruzione di moschee? Spero che tale affermazione sia un pesce d'aprile anticipato di una settimana. Temo, invece, che purtroppo sia tutto vero».


http://www.corriere.it/politica/16_marz ... 48c0.shtml


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 11/04/2016, 17:56 
Dopo il referendum in Olanda l'Europa trema

REFERENDUMOLANDA-olanda-fuoridalleuro-5stelleeuropa-m5s-thumb-660xauto-58557.jpg


http://www.beppegrillo.it/2016/04/dopo_ ... trema.html

Nuovo schiaffo all'Europa. I cittadini olandesi hanno votato il 6 aprile in un atteso referendum, contro l'accordo di associazione tra Ue e Ucraina, stilato nel 2014. Il referendum ha un carattere consultivo ma è una chiara indicazione su quanto sia (im)popolare oggi questa Europa. La beffa è doppia per Europa perché attualmente l'Olanda è anche Presidente di turno dell'Unione e dunque ha un ruolo di primo piano nella costruzione delle decisioni.

L'accordo Ue-Ucraina è un completo fallimento perché ha inasprito i già complicati rapporti di vicinato dell'Unione europea con la Russia e messo in crisi tutte le imprese che esportavano verso quel Paese. A questo accordo si erano opposti al Parlamento europeo i portavoce M5S, perché è evidente che non faccia davvero gli interessi del popolo ucraino, bensì quelli dell'eurocrazia e dei grandi oligarchi.

Il No olandese mette in crisi adesso la ratifica finale di questo accordo con l'Ucraina. L'Olanda adesso potrebbe chiedere a Bruxelles un opt-out che gli consenta di non sottoscriverlo. Al di là di questi tecnicismi, c'è un dato di fatto incontrovertibile: quando i cittadini sono lasciati liberi di scegliere, votano contro questa Europa. I cittadini sono stufi di questa Europa che pensa solo alle lobby, alle banche e all'austerity. E adesso arriva Brexit!


E andiamo....... [:304]



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 11/04/2016, 21:59 
Il problema è che ciò che vogliamo noi formiche operaie non conta nulla :)



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 11/04/2016, 22:38 
MaxpoweR ha scritto:
Il problema è che ciò che vogliamo noi formiche operaie non conta nulla :)

Quando eravamo OPERAI, tute blu, contavamo eccome, malgrado Valletta & CO.
Ora siamo solo formiche, neanche... [V]


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 12/04/2016, 10:28 
Il problema è che nessuno si sente operaio,basta avere una cravatta [:D] ,la maggioranza della gente nel terziario non ha capito che le tute blu sono state sostituite dalle persone con cravatta e giacca. [:305]


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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 15/04/2016, 01:27 
Cita:



Debutta in Germania moneta da 5 euro

Immagine


NEW YORK (WSI) – La Germania ha coniato la moneta da cinque euro, disponibile a partire da oggi presso le banche tedesche.

Da una parte c’è l’aquila, simbolo ufficiale del Paese, dall’altro un planisfero: la chiamano “Blue Planet Earth”, 9 grammi di peso e 27,25 millimetri di diametro, con un anello centrale blu a prova di contraffazione.

Le nuove monete saranno valide per i pagamenti soltanto in Germania mentre nel resto d’Europa rappresenteranno solo pezzi da collezione.

La vendita – si legge sul sito della Bundesbank – è limitata a una sola moneta al giorno per persona. È molto probabile che i cittadini tedeschi decideranno di conservare queste monete in un cassetto, ma non è detto: la nuova moneta da 5 euro avrà corso legale, ovvero potrà essere spesa esattamente come le altre. Purche’ si tratti di pagamenti fatti entro i confini nazionali.



http://www.wallstreetitalia.com/debutta ... da-5-euro/


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MessaggioInviato: 15/04/2016, 14:31 
Facessero la banconota da 1€



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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 15/04/2016, 16:22 
cioè per charly hebdo strali e latrati
la LIBERTÀ DI SATIRA !!
NO ALL'OPPRESSIONE !!

in germania per far star buono
quel dittaore di erdogan
processano un comico a lui ostile..
MA SI PUÒ ?????

http://www.corriere.it/esteri/16_aprile ... e504.shtml

Merkel accetta la linea turca: sì
al processo al comico anti-Erdogan

Il governo tedesco ha deciso di concedere l’autorizzazione al procedimento penale contro il comico Boehmermann per la poesia satirica sul presidente turco


questo MONDO FA DAVVERO SCHIFO.....



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http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
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 Oggetto del messaggio: Re: Il declino dell'Unione Europea
MessaggioInviato: 15/04/2016, 19:49 
Cita:
Arriva il Regno di Sion? Ricordiamoci l’altro.

“I lavoratori devono schiacciare i kulak con pugno di ferro”, ordinava Lenin in un dispaccio dell’agosto 1918: “Impiccare, e dico impiccare in modo che la gente lo veda, non meno di cento kulak, ricconi, sanguisughe conosciuti [..] Fatelo in modo che la gente tremi a centinaia di chilometri da lì”.

E sono comandi operativi, come “dimostra la loro trasformazione in vere e proprie ordinanze, come quella rivolta ai bolscevichi di Penza l’11 agosto 1918: Compagni! L’insurrezione di cinque distretti kulaki deve essere soppressa senza pietà. Gli interessi di tutta la rivoluzione lo richiedono […]. 1) Impiccate (e assicuratevi che le impiccagioni avvengano sotto gli occhi e alla presenza del popolo) non meno di cento kulak , ricchi, parassiti, che siano noti. 2) Pubblicatene i nomi. 3) Sequestrate loro tutti i cereali. 4) Indicate gli ostaggi in conformità al telegramma di ieri [“ostaggi” sono i familiari dei nemici del popolo in attesa di esecuzione, che venivano arrestati a loro volta, ndr.] . Vostro Lenin. Post Scriptum: Trovate delle persone davvero dure”.

Il 9 agosto aveva scritto: “E’ necessario organizzare una guardia di uomini scelti e fidati, che diano inizio a un regime di terrore spietato contro i kulak, i preti e le Guardie Bianche. Tutte le persone sospette devono essere internate in campi di concentramento. La spedizione punitiva deve aver luogo subito, Confermare telegraficamente l’esecuzione di questi ordini”. In un’altra disposizione: “Dobbiamo istituire immediatamente il terrore: scovare e liquidare centinaia di prostitute, ex ufficiali, ecc. Non vi sia un momenti di indugio. Perquisizioni in massa, esecuzioni per occultamento e ricettazione di armi. Arresti in massa di menscevichi e altri elementi non fidati”.

Traggo le citazioni dal prezioso studio di Gianantonio Valli, Giudeobolscevismo – Il massacro del popolo russo – Edizioni Ritter, 690 pagine, 40 euro.

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Libro opportuno per molte ragioni d’attualità. Una è una certa ri-valorizzazione nostalgia della dittatura sovietica che si sta contrabbandando dietro l’alone del prestigio di Putin sulla scena internazionale, e dell’essere questo antico agente del Kgb il restauratore della Russia e l’antagonista morale del feroce capitalismo globale terminale, detto “democrazia occidentale”. L’altra è ricordare ciò che continua ad essere sostanzialmente occultato: che il bolscevismo fu un radicalmente “giudeo-bolscevismo”: e non solo perché Lenin era ebreo, ebrei erano i suoi complici del Comitato centrale, e quelli a cui dava quegli ordini di sterminii, esecuzioni sommarie e impiccagioni, militanti locali e agenti della Ceka, erano in schiacciante maggioranza degli ebrei che applicavano con gioia settaria, tipica della loro “cultura” appresa nello shtletl, l’antico odio e disprezzo giudaico per il contadino russo, il mugik: un animale ai suoi occhi. Di più: essi applicarono un marxismo dottrinario, gonfi di tutti i pregiudizi talmudici assorbiti nel loro ambiente, dei loro sogni di potere mondiale e della loro “elezione”, e delle letture della Bibbia e del Talmud orecchiate in sinagoga o in famiglia. Davvero vollero istaurate il regno messianico per mezzo del terrore, come insegna il Deuteronomio: “Oggi comincerò a incutere paura e terrore di te ai popoli che sono sotto tutto il cielo, così che, all’udire la tua fama, tremeranno e saranno presi da spavento dinanzi a te. Il regno di felicità universale, il paradiso nell’aldiquà: instaurare “il Paradiso in terra” fu un’espressione leniniana, lo stesso che proclamò: “Costringeremo il genere umano ad essere felice, costi quel che costi!”.

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C’è assai più che un ricordo della talmudica nozione per cui i non-ebrei sono animali parlanti nel seguente ordine di Lenin : “Ripulire il suolo della Russia di qualsiasi insetto nocivo, delle pulci: i furfanti, delle cimici: i ricchi. […] Su dieci persone convinte di parassitismo, se ne fucilerà una”.

E questi erano ordini che il capo del Partito-Stato dava ai capi periferici, senza mai definire giuridicamente chi fossero i “parassiti”, i “fannulloni”, gli “elementi inaffidabili”, e “i borghesi” nemici del proletariato: il paradiso terrestre ebraico ricostituito è, essenzialmente liberato dalla Legge – e da ogni legge. Ovviamente i capi locali, ebrei, si tenevano larghi nell’interpretazione del comando. Sicchè “due anni dopo, parlando al congresso della USPD (partito socialdemocratico indipendente di Germania), Juli Martov, che aveva calcolato 10 mila vittime cadute per mano della CEKA nel terrore di settembre-ottobre, si scaglia contro tali efferatezze dichiarando, presente Zinovev: ‘Come rappresaglia per l’uccisione di Uricki e per l’attentato contro Lenin, due atti commessi da individui isolati e al massimo assecondati da alcune persone, furono giustiziate a Petrogrado, città amministrata da Zinovev, non meno di 800 persone [..] tra i giustiziati c’era, per caso, un membro del nostro partito, Krakowski, un metallurgico. […] e Zinovev non può smentire che simili massacri vennero attuati in tutte le città della Russia per diretta raccomandazione del governo centrale [… ] le mogli e i figli degli avversari politici erano arrestati come ostaggi e in molte occasioni erano stati fucilati” (Martov, come Zinovev e Lenin erano ebrei).

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Che importa? Radicalmente ebraico e messianico – e si ritrova nell’ideologia del ‘coloni’ israeliani – è il grido che fu elevato dal giornale Kransyi Mec, Spada Rossa: “La nostra è una nuova morale. La nostra umanità è assoluta perché ha le basi nel desiderio dell’abolizione di ogni oppressione e tirannide. A noi tutto è permesso”.

Per il progetto di paradiso in terra, solo nel terrore rosso (1917-23) vengono uccisi 1,8 milioni di persone. In pochissimi anni, e prima di Stalin. “Almeno un milione di vittime solo per motivi religiosi”: 28 vescovi, 21 330 monaci, 73.299 monache, 117 mila ecclesiastici ”. La persecuzione della fede ortodossa durerà per tutto il periodo sovietico. Decine di migliaia di “borghesi”, professionisti o coltivatori diretti non importa, vengono eliminati. Dovunque plotoni di cekisti conducono esecuzioni capitali come in una catena di montaggio, sparando alla nuca a condannati per ore ed ore (a ciascuno dei militi vengono fornite in abbondanza vodka ed acqua di Colonia, per lavarsi dall’odore del sangue). Ovviamente è il collasso dell’intera società, con le prevedibili conseguenze, già nel primo anno del Nuovo Ordine paradisiaco: “L’inverno 1918-19 fu terribile nelle grandi città devastate dalla fame e dal tifo, private di combustibile di acqua e di illuminazione”, lasciò scritto Victor Serge, un filo-bolscevico: “negli edifici, le condotte d’acqua e di scarico gelavano. Le famiglie si radunavano attorno a piccole stufe […] libri, mobilio, le porte e i tavolati delle camere evacuate sostituivano la legna da ardere. A Pietrogrado e a Mosca vennero bruciate la maggior parte delle case di legno. Si trascorrevano le interminabili notti dell’inverno russo di fronte a fioco lume di una lampada. Il sistema di fognature non funzionava più; mucchi di immondizia si accumulavano nei cortili coperti di neve; con l’inizio della primavera avrebbero preparato una nuova epidemia”. L’epidemia di tifo a Pietrogrado, dice un altro testimone oculare: “Quest’inverno (1918-19) vi sono morte 3oo mila persone [la città contava allora 2 milioni di abitanti]: è il tifo che, scoprendo questi trecentomila rattrappiti sotto la fame e il freddo, si è messa a giocare con loro”.

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“Il vecchio bolscevico Leonid Borisovic Krasin, già braccio destro di Lenin nella fabbricazione di bombe, nel riciclaggio di denaro, nelle rapine in banca […] resta allibito di fronte alla furia devastatrice, e scrive alla moglie: “….Ha avuto inizio il periodo del cosiddetto ‘terrore’, una delle manifestazioni più disgustose dei neo-bolscevichi. Sono state fucilate Mosca e Pietrogrado dalle sei alle settecento persone [è il numero che abbiamo visto citato da Zinovev] nove decimi delle quali arrestate alla cieca e per il semplice sospetto che appartenessero alla corrente di destra dei socialisti rivoluzionari […] anche nelle provincie si è verificata una serie di fatti rivoltanti, con arresti ed esecuzioni di massa”.

Vien da pensare (o fantasticare) che l’esperimento sovietico potesse meglio riuscire, se governato da russi, come Krasin. Maksim Gorki, il letterato e massimo leccapiedi del regime da cui è favorito parassita, non è (pare) ebreo: anche se ha lasciato scritto che la lettura del savio anziano Hillel (un rabbino contemporaneo di Cristo) gli aveva cambiato la vita, “Per la potente umanità che lo saturava e la sua alta stima dell’uomo”. Saturo di questa profonda umanità, Gorki potrà sopportare il genocidio dei kulaki (coltivatori diretti), che già Lenin cominciò alla grande e fu la causa della prima carestia 1921-22 (oltre 5 milioni di morti), con queste parole: “Suppongo che la maggior parte dei trentacinque milioni di affamati morirà. Morirà la gente semiselvaggia, cupa, stupida dei villaggi russi […] e sarà sostituita da una nuova razza di persone istruite, ragionevoli, letterati, gente sensibile e di cuore”.

Compresi i due milioni di morti nella Grande Guerra e i milioni di emigrati-profughi soprattutto in Germania, gli eventi messi in moto dal giudeo-bolscevismo “depauperano il popolo russo, in soli nove anni, di 18 milioni di individui su 143”. I decenni seguenti, la seconda guerra mondiale, il Gulag staliniano, faranno sparire altri 40-60 milioni di russi, faranno una società ammutolita, impaurita dai delatori e dalla polizia, profondamente ferita. E’ a causa di questi se il granaio del mondo non avrà più una agricoltura fiorente condotta da coltivatori competenti (è il prezzo del genocidio dei kulaki e della collettivizzazione: altri 12-14 milioni di morti nei cinque anni della collettivizzazione forzata del 1929-34), se l’Ucraina ha il rigetto del russo, se – nonostante le sue eccellenze scientifico-tecniche – la Russia ha perso più di un giro nello sviluppo occidentale ed è un paese esportatore di materie prime anziché di oggetti industriali avanzati. Soprattutto, è l’eredità del giudeo-bolscevismo che oggi fa’ mancare a Vladmir Putin la potenza demografica, le decine di milioni di uomini , le incalcolabili “risorse umane” sprecate e distrutte nel GuLag che farebbero della Russia la superpotenza katehon di cui abbiamo bisogno. Risorse materiali ed umane che senza la rivoluzione, il regime zarista avrebbe infinitamente meglio sviluppato.

Contro la leggenda nera (ebraica) dello zarismo come economia “retrograda” basata sulla servitù della gleba, non si dimentichi che nel 1914 “la produzione industriale per abitante aumentava del 3,5% l’anno contro il 2,75% degli Usa e l’1 per cento della Gran Bretagna. Le riserve d’oro russe ammontavano nel 1913 a 1550 milioni di rubli, mentre erano stati emessi solo 1494 milioni di rubli-carta; in quella stessa data, il franco francese era coperto circa per il 50%. Nel 1908, il debito pubblico per abitante era a un indice 58,7 in Russia, e di 288 in Francia. Nel 1912, la tassazione era all’indice 3,11 in Russi contro il 26,75 in Gran Bretagna e il 12,35 in Francia”. Il debito pubblico “nel 1914 era stato restituito all’83% grazie alle ferrovie dello Stato. Un economista francese diceva allora: “Verso la metà del secolo, la Russia dominerà l’Europa politicamente, economicamente e finanziariamente”. (Vladimir Volkoff, Le Montage).

Invece la Russia non sarà quel “Messico con le atomiche” di certa derisione americanoide, ma è una potenza minore, il cui sviluppo è stato storicamente stroncato, amputato e dimidiato dal feroce progetto di costruzione del “paradiso in terra” qui ed ora dei giudeo-bolscevici.

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Resta perfino incomprensibile come essi non abbiano saputo concepire altro che un impossibile “sviluppo attraverso la coercizione e il terrore” e il lavoro forzato, e pretendere di espandere questo modello (concentrazionario) al mondo. Perché non hanno cercato di includere nel progetto socialista le classi operose e intellettualmente alte? Perché amputarle sanguinosamente, privandosi del loro apporto produttivo? Non si potevano “liberare” le energie collettive invece di terrorizzarle e soffocarle nel loro sangue?

Ma queste domande nascono da un’idea di impero come un grande sistema politico di incorporazione, anche di popoli e genti diverse e ostili, per integrarli in una impresa comune, una dinamica convivenza. Noi abbiamo in mente la potenza cordiale e civilizzatrice di Roma. In essa, il popolo egemone si assume la responsabilità degli altri, li incardina ed eleva al suo destino superiore. Ma l’ebraismo non può pensare in questi termini il proprio potere mondiale. Non può concepire il Regno d’Israele se non come un’oppressione sterminatrice sugli altri popoli: “Oggi comincerò a incutere paura e terrore di te ai popoli che sono sotto tutto il cielo, così che, all’udire la tua fama, tremeranno e saranno presi da spavento dinanzi a te”, promette YHVH nel Deuteronomio (2,25). E su ogni popolo che incontrano nella mitica avanzata verso la Terra di Canaan: “Votammo allo sterminio ogni città, uomini donne bambini. O in Isaia 60: “La nazione e il re che non ti vorranno servire periranno, e tali nazioni saranno completamente distrutte”; “Con la faccia a terra ti si prostreranno e lambiranno la polvere dei tuoi piedi. C’è un popolo, Amalek, di cui Dio comanda: “distruggerai tutto quello che ha e non avrai misericordia di lui” (Shemuel I, 15:1-3). Ma non è affatto un popolo mitico. Ogni ebreo impara che deve fare “una guerra per il Signore contro ‘Amalèk di generazione in generazione” (Shemòt, 17:16), ossia che c’è in ogni momento storico una nazione che Israele deve distruggere “completamente” e “senza misericordia”. Gli armeni furono bollati come Amalek dalla giunta dunmeh che prese il potere ottomano. Oggi, sono probabilmente gli iraniani. I kulaki lo furono per i giudeo-bolscevichi: fu decretata la loro eliminazione per esecuzioni di massa e per fame, privati delle sementi e degli animali : la carestia si diffuse in tutta la Russia. In Ucraina si ebbero molti casi di cannibalismo . Forse che il regime giudeo-bolscevico corse ai ripari? Tutt’altro. In una lettera segreta a Molotov datata 19 marzo 1922, Lenin scrive: “Con la gente affamata che si nutre di carne umana, con le strade coperte di centinaia, addirittura migliaia di cadaveri, adesso e soltanto adesso noi possiamo, e di conseguenza dobbiamo, confiscare i beni della Chiesa con l’energia più selvaggia e impietosa. Dobbiamo confiscare i beni della Chiesa il più rapidamente possibile e nel modo decisivo per assicurarci un fondo di centinaia di milioni di rubli”. I giudei favoleggiavano delle enormi ricchezze ecclesiastiche – “8 mila miliardi di rubli”: gli ori dei sacri oggetti avevano acceso per secoli le loro avide voglie; alla fin fine, i tesori confiscati si rivelarono argenti dorati, poco oro e perle, forse “fra i 4 e i 10 milioni di dollari, ma è probabile che la cifra più bassa fosse più realistica”. Ma l’Ortodossia era decapitata da almeno 8 mila esecuzioni e centinaia di chiese dinamitate (non una sola sinagoga fu demolita), e Lenin aveva motivo di consolazione. Già in una precedente carestia s’era rallegrato: “Distruggendo l’economia arretrata, la carestia ci avvicina obbiettivamente al socialismo […] inoltre la carestia distrugge la fede non solo nello zar, ma anche in Dio”.

Si ricordano queste cose non per suscitare odio. Ma poiché il governo mondiale di Sion sembra si stia instaurando, e i potenti dell’Occidente si prostrano al tempio dell’Olocausto e abbiamo visto perire molti re che non volevano servire Sion – Irak, Siria, Libia – e “tali nazioni completamente distrutte”, mentre impera il loro potere finanziario globale; la società del benessere si muta in società della esclusione, ineguaglianza e miseria; e non è lontana nemmeno la persecuzione religiosa, nel “civile” Occidente in via di metamorfosi totalitaria (il totalitarismo della dissoluzione, veicolato dai tabù del politicamente corretto), è utile rievocare quel grande esperimento precedente di Paradiso in Terra attuato da Sion. Onde sappiamo almeno, quando sarà instaurato il successivo, che non sarà un impero ma il suo contrario: un anti-impero, fondato sull’esclusione anziché sull’inclusione; un contro-impero di consanguinei invece che di “genti diverse”; fondato sul terrore e il servaggio anziché sulla cordiale amicizia verso il genere umano; sulla sua distruzione invece che sulla sua elevazione. Dalla storia del giudeo-bolscevismo sappiamo anche che fallirà; ma non senza aver gravemente ferito, e forse fatto perire, l’umanità goy.



Nota: solo nel 1997 si è ammesso che Lenin era ebreo. L’aveva tenuto fieramente celato.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ebreo.html


http://www.maurizioblondet.it/arriva-re ... ci-laltro/


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