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MessaggioInviato: 12/05/2013, 19:14 
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Thethirdeye ha scritto:

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ubatuba ha scritto:

http://sollevazione.blogspot.it/2013/05 ... e-dei.html

nonostante fossero coscienti dei disastri che andavano a combinare,i cosidetti "padri"dell'europa hanno continuato nel perseverare nella distruzione economica e politica europea..... [:(!]





E per questo verranno PROCESSATI..... [:o)]



...ma processati da popolo........ [:(!]


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MessaggioInviato: 16/05/2013, 22:49 
Tra rischio bolla e avvertimenti Pil Giappone balza +3,5%

di: WSI Pubblicato il 16 maggio 2013| Ora 07:51




.
Mentre la Francia entra in recessione e l'Italia assiste a una contrazione mai vista nella storia, dall'altra parte del mondo la droga del denaro facile rimette in modo l'economia.

La ricetta Abenomics funziona, anche con molti rischi. Il Pil giapponese cresce +0,9% su base trimestrale e +3,5% su base annua.


ROMA (WSI) - Il nome della ricetta è ormai noto a tutto il mondo: è l'Abenomics, l'insieme delle misure di politica monetaria e fiscale espansive che sono state lanciate dal premier Shinzo Abe che, da quando si è insediato nell'autunno scorso alla guida del governo giapponese, ha lanciato una dura battaglia contro la deflazione e la stagnazione che hanno caratterizzato l'economia del paese da decenni.

Maxi iniezioni di liquidità da parte della Bank of Japan hanno portato a una svalutazione massiccia dello yen. Ma i giapponesi, nonostante gli avvertimenti sul rischio bolla arrivati da più parti, sono andati avanti. Oggi, la pubblicazione dell'esito delle loro riforme.

Nel corso del primo trimestre il pil è cresciuto +0,9% su base trimestrale e +3,5% su base annua, contro previsioni degli analisti che erano più caute, pari rispettivamente a +0,7% e +2,8%.

Il tasso di crescita è il più elevato in più di un anno, grazie alla ripresa delle spese per consumi - i consumi privato incidono sul pil giapponese per il 60% - e le esportazioni.

L'Abenomics ha portato la borsa di Tokyo, il Nikkei 225 Stock Average a balzare +45% quest'anno, più del doppio dello S&P 500.

http://www.wallstreetitalia.com/article ... a-3-5.aspx


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MessaggioInviato: 01/07/2013, 23:49 
Non sarà un referendum... saranno le elezioni politiche ad essere un "Referendum" pro o anti-euro.

E le premesse sembrano pendere per la fine della Unione Monetaria!

Panico a Parigi: Front National primo partito, Le Pen si prepara a governare

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Il Front National di Le Pen sorpassa il Partito Socialista nei sondaggi per le elezioni europee, salendo al primo posto davanti all’UMP, i piddiellini di Francia. Secondo un sondaggio condotto dalla società YouGov, il partito di Marine Le Pen raccoglie il 19% dei voti, solo un punto dietro, l’UMP (18%). Il Partito Socialista arranca al 15% dei voti, alla pari del Fronte di Sinistra.

E Marine Le Pen è pronta. Il leader del FN ha affermato che nel caso vincesse le elezioni e andasse alla guida della Francia, il suo obiettivo sarà distruggere l’ordine esistente dell’Europa e forzare la rottura dell’Unione monetaria.

Oggi, questa, non è più una prospettiva implausibile. “Non possiamo essere comprati,” ha detto, traboccante di fiducia dopo che il suo partito si è assicurato il 46% del voto al secondo turno, nel terremoto elettorale nelle supplettive di una settimana fa, dove il suo candidato ha asfaltato al primo turno i socialisti nel loro bastione di Villeneuve-sur-Lot.

“L’euro cessa di esistere nel momento in cui Francia lo lascia, è la nostra forza. Che cosa stanno andando a fare, se usciamo dall’euro? Ci inviano i carri armati?”, ha detto in un’intervista concessa al Daily Telegraph presso la sede del Front National, un edificio spoglio e austero in uno dei sobborghi di Parigi, a Nanterre.

“L’Europa è solo un grande bluff. Da un lato c’è l’immenso potere dei popoli sovrani e dall’altro lato solo alcuni tecnocrati,”ha detto.

Per la prima volta, il Front Nazional è testa a testa con i due partiti principali che hanno dominato nel dopoguerra la Francia, socialisti e gollisti. Tutti sono vicini al 21% nei sondaggi nazionali per le elezioni politiche. Ma gli altri calano, il FN è in crescita. Ed è in testa alle preferenze per le elezioni europee del prossimo anno.

Eppure, è il dettaglio della votazione di Villeneuve che ha sconvolto la classe politica. I voti sono arrivati dalle zone più rosse, il segno che il FN può diventare il movimento di massa della classe operaia bianca francese, abbandonata dai socialisti frou-frou.

I commentatori hanno cominciato a parlare di “Sinistra-LePenismo”, dimenticando che gli identitari hanno sempre attaccatto banche e capitalismo transfrontaliero. Intanto, un candidato del partito comunista nelle elezioni del 2012, ha disertato e si è unito al campo di Le Pen.

Marine Le Pen ha detto che il suo primo ordine una volta all’Eliseo, sarà l’annuncio di un referendum sull’adesione all’UE. “Fisseremo i punti i punti su cui non ci può essere nessun compromesso. Se il risultato delle trattative con l’UE fosse inadeguato, usciremo.” ha detto.

I quattro non negoziabili sono la valuta, il controllo delle frontiere, il primato del diritto francese, e quello che lei chiama “patriottismo economico”, la possibilità di perseguire un “protezionismo intelligente” a salvaguardia del modello sociale. “Non riesco a immaginare una politica economica senza controllo completo della moneta,” ha detto.

Alla domanda se lei intende ritirare immediatamente la Francia dell’euro, ha risposto: “sì, perché l’euro blocca tutte le decisioni economiche. La Francia non è un paese che può accettare la tutela di Bruxelles”.

Ai funzionari sarà detto di elaborare piani per il ritorno del Franco. I leader dell’Eurozona dovranno affrontare una scelta: lavorare con la Francia per una “dissoluzione concertata dell’euro” o impuntarsi e portare ad una fine dis-organizzata e caotica dell’Eurozona.

Il suo progetto è basato su uno studio di economisti della École des Hautes Études a Parigi, guidati dal Professor Jacques Sapir. Nello studio si conclude che Francia, Italia e Spagna beneficerebbero grandemente dall’uscita dall’euro, che ripristinerebbe la competitività del lavoro perduta in anni di depressione economica.

La crisi dell’UEM è strutturale. I paesi europei hanno bisogno di diversi tassi di cambio. “Il Marco aumenterebbe se non fosse per l’euro, e ciò significa che la Germania ha una moneta sottovalutata cronicamente. L’euro è troppo forte per la Francia e si mangia la nostra competitività,”ha detto Marine Le Pen.

“Ci siamo abbandonati ad uno spirito di schiavitù in Francia. Abbiamo dimenticato come condurre, e la nostra voce non si sente più,”ha concluso.

La forza del FN è a memento della demenza politica di G.Fini, il quale aveva sentenziato la fine della destra identitaria a favore di una destra moderna, tipo FLI per intenderci.

http://voxnews.info/2013/07/01/panico-a ... governare/

Questo il Wiki di Marine Le Pen...

http://it.wikipedia.org/wiki/Marine_Le_Pen

e della sua ideologia

http://it.wikipedia.org/wiki/Marine_Le_Pen#Ideologia

Un personaggio che probabilmente fa paura visto che...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... le/598552/

Purtroppo sembrano ancora legati a un passato non del tutto limpido

http://www.linkiesta.it/front-national-marine-le-pen

Ma anche questo potrebbe essere frutto di una cattiva informazione da parte del mainstream mediatico internazionale.

Anche il M5S è stato accusato di essere molto vicino al fascismo in tempi recenti - Il FN potrebbe non essere immune da questo tipo di attacchi...

Di certo rimane il fatto che la politica tradizionale non è più in grado di offrire quelle risposte che i cittadini europei pretendono.

E questo è qualcosa su cui riflettere con molta attenzione... [8]



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MessaggioInviato: 09/08/2013, 17:38 
L'Olanda rinnega l'austerity, toccando le gelide acque della realtà

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La strada delle cosiddette "riforme" (si legga "austerità") nei Paesi Bassi continua a trovare una forte opposizione che sta rapidamente erodendo il consenso dei partiti di governo a beneficio delle ali più estreme della politica locale, mentre l'economia regredisce vistosamente.

Giovedì i maggiori sindacati del Paese hanno organizzato una protesta che ha portato centinaia di persone a chiedere al governo di mettersi nei propri panni (letteralmente di «camminare per un miglio nelle loro scarpe») per rendersi conto dei danni che l'austerità sta causando.

La protesta era volta a bloccare il piano da 6 miliardi di euro di tagli alle spese e aumenti delle tasse, che il governo vuole mettere in atto per riportare il deficit di bilancio al di sotto della celebre soglia del 3 per cento che richiede l'Europa, dopo che i precedenti programmi di austerità hanno (prevedibilmente) fallito. Il problema è che il Paese, una volta campione dell'austerità, si è reso conto degli effetti nefasti che questa politica dannatamente prociclica sta causando all'economia non solo olandese, ma di molti Paesi d'Europa.

Quando la malattia era ancora confinata alla periferia europea e non si temeva il (previsto) contagio, il governo olandese era fra i maggiori sostenitori delle politiche di controllo dei bilanci promosso dai tedeschi, ma quando il contagio è arrivato alle porte dei Paesi Bassi e ha richiesto lacrime e sangue anche agli olandesi il voltafaccia è stato immediato, scatenando proteste anti-europee proprio nel cuore d'Europa.

Il governo di Mark Rutte è in palese difficoltà, se si considera che liberali e laburisti sono passati dal circa 50 per cento delle preferenze di settembre 2012 all'attuale 28, mentre il Freedom party di estrema destra e il partito socialista hanno visto i propri consensi passare dal 10 per cento l'uno a oltre il 16 e il 14 per cento rispettivamente.
I sindacati, in particolare, chiedono che siano annullati i blocchi salariali agli impiegati pubblici e della sanità, tra l'altro già in vigore da tre anni, minacciando in alternativa di lasciare l'accordo sociale faticosamente raggiunto in aprile con il governo e le imprese, aggiungendo un ostacolo alle riforme del governo.

Mark Rutte, infatti, non ha la maggioranza alla Camera alta della parlamento olandese, e per questo motivo avrà bisogno del sostegno di alcuni partiti di opposizione, ai quali però non conviene elettoralmente parlando, appoggiare un governo sempre più impopolare: le richieste, infatti, vanno da un aumento dei fondi all'istruzione al taglio delle tasse, richieste opposte a quelle dei sindacati.

Si preannuncia quindi uno scontro molto acceso alla ripresa dei lavori prevista per settembre, quando probabilmente un altro Paese prenderà la nefasta strada dell'anti-europeismo. E si potrà ancora ringraziare Berlino per aver costretto l'Europa ad una scellerata applicazione integralista dell'austerità in un contesto recessivo, nonostante le conseguenze disastrose fossero abbondantemente ovvie.

http://it.ibtimes.com/articles/54232/20 ... -rutte.htm

Ma c'è un paese in Europa dove l'economia sta andando bene? No?!

Non è che forse c'è qualcosa di errato alla base?!

[;)]



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MessaggioInviato: 09/08/2013, 19:02 
purtroppo un po di colpa e' pure di chi vota questi politici vassalli de burocrati europei,di questo alle urne bisognerebbe ricordarlo,ma si sa il popolo italiano ha la memoria corta...............[;)]


Ultima modifica di ubatuba il 09/08/2013, 19:02, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 09/08/2013, 19:05 
Direi più che corta caro Uba. Direi che il popolo italiano (la maggior parte almeno) è un popolo senza memoria.

[8)]



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MessaggioInviato: 09/08/2013, 23:08 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Direi più che corta caro Uba. Direi che il popolo italiano (la maggior parte almeno) è un popolo senza memoria.

[8)]


oltre alla memoria molto corta....potremmo pure dire "ma e' un popolo"?...... [;)]


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MessaggioInviato: 10/08/2013, 23:54 
Fuga dall’euro in tutta Europa

La Polonia ha deciso di non entrare nell’euro.

Troppi rischi, e il popolo non capirebbe. Il vero rischio è di diventare presto come la Grecia, la Slovenia e Cipro, in reale default. Meglio vivi fuori che morti dentro. In tutta Europa, ad ogni elezione, salgono in modo esponenziale i partiti anti-Euro o anti-Europa. Per due motivi identici. Il primo è che l’euro è diventato una trappola a vantaggio, momentaneo, solo di un paese, la Germania. La Francia aveva creduto di spartire l’impero con i tedeschi, ma si stanno ricredendo, man mano si va avanti.

Nel frattempo però si sono mangiati tutto l’agroalimentare del nostro paese (Buitoni, Mulino Bianco, Parmalat, Cirio, Algida, le Maison di moda, tutte le acque minerali, ecc.), l’Alitalia e alcune banche (prima la Banca Nazionale del Lavoro per quattro soldi, alcune banche venete, che avevano già racimolato una serie di Casse di Risparmio del centro-sud dell’Italia, e tra poco, essendo in pole position, il MPS). E un po’ di Spagna. Con un ministro delle finanze che ha precisato che l’esecutivo non ha nessuna intenzione di privatizzare le società in cui lo Stato ha una quota di maggioranza.

Il secondo motivo è che un’ Europa al limite della dittatura tecnocratica di persone non elette né designate almeno dal Parlamento Europeo, eletto invece a suffragio universale, diventa democraticamente debole. Sono tecnocrati e banchieri che hanno imprigionato il sogno di una Europa Unita come comunità alla ricerca di armonizzazione, soprattutto nei suoi valori storici come le conquiste sociali, e finalmente contro la storica guerra intestina.

Questi emeriti imbecilli (e i politici che li hanno seguiti) hanno trasferito “la guerra” sul piano economico e bloccato la storia per almeno mezzo secolo. Cancellandoci, tra l’altro, dallo scacchiere economico mondiale a tutto vantaggio degli Stati Uniti.

Anzi facendo ideologicamente un punto d’onore ad abolire il sociale il prima possibile, riportando l’Europa a una situazione economica depressiva pre-seconda guerra mondiale, con una disoccupazione disastrosa e con pulsioni nazionalistiche pericolose perché coniugate alla miseria e alle sue prospettive peggiori.

Oskar Lafontaine, tra i padri fondatori dell’euro, cambia radicalmente la sua posizione e ne chiede la dissoluzione per evitare un disastro economico e sociale. Esprime tutte le sue perplessità nei confronti di quella che definisce “catastrofica moneta”. Lafontaine ammonisce che “la situazione economica sta peggiorando di mese in mese, la disoccupazione, in Europa, ha raggiunto un livello che mette in discussione sempre più le strutture democratiche”. Eppure la Linke perde consensi.

In più, alle prossime elezioni tedesche sta crescendo in modo esponenziale un nuovo partito, Alternative für Deutschland , che molto probabilmente supererà anche lui il 25%. Non è anti Europa, ma federalista e propone, oltre l’uscita dall’euro, la salvaguardia e la dignità democratica dei popoli che la compongono; che le banche paghino i loro errori e i debiti non con i nostri soldi; il ritorno al marco o a un paniere ragionato. Ribadiscono profondamente il valore sociale della convivenza e del welfare. Vuole spazzare via la tecnocrazia europea imperante e gestita dai vari club al limite della massoneria, come Bilderberg. Ribadiscono il valore assoluto della democrazia dei e nei partiti e quello del referendum popolare. Ribadiscono che i partiti non sono le istituzioni.

Il Fronte Nazionale francese della Le Pen, in forte ascesa (dato ormai a più del 20%), ha chiesto a Hollande un referendum, da organizzare in gennaio 2014, per una “uscita della Francia dall’Unione Europea”, e di ripristinare la Costituzione francese, cioè quella di prima del Trattato di Lisbona. Trattato disapprovato in Francia con referendum, ma comunque oggi con la loro Costituzione sgretolata da Bruxelles come da noi. Il grimaldello è stato il fiscal compact. Storicamente, sulla democrazia i francesi sono quelli che scherzano di meno. Ma che questa debba essere cavalcata da fascisti xenofobi diventa paradossale ! Purtroppo, in Europa una sinistra anti-capitalista è ormai inesistente.

Stessa situazione in Gran Bretagna dove il partito anti-europeista di Nigel Farace ha appena ottenuto il 23% (era al 3% cinque anni fa) alle amministrative a livello nazionali, spingendo la destra dei conservatori di Cameron al governo a chiedere anche loro un referendum sull’uscita, non dall’euro perché non sono mai voluti entrare, ma dall’Unione.

Non parliamo dell’Italia dove alle ultime elezioni politiche, un movimento, che aveva almeno il decoro di voler ridiscutere sull’euro e sulle condizioni di appartenenza all’Unione, ha ottenuto il 26% a furor di popolo.

In Grecia l’esempio è Syriza con più del 20% e sicuramente in crescendo.

In Slovenia sta avvenendo la stessa cosa. Era l’area più ricca della ex Jugoslavia. È stato il primo Paese dell’Est Europa ad adottare l’euro nel 2007. Sono passati solo sei anni e sono già pronti a cadere nella trappola degli usurai di Bruxelles e Berlino. Non solo, ma la Commissione chiede l’introduzione del fiscal compact in Costituzione e l’abolizione dell’istituto referendario (non si sa mai!). Certo che la gente non ci sta e chiede nuove elezioni. Oggi sul noto concetto dell’urgenza governano insieme centrosinistra e conservatori sulle stesse proposte. Ma le proposte del cartello della troika sono sempre le stesse, riguardano l’eliminazione a termine del sociale.

La domanda è perché tutti i paesi in difficoltà, casualmente, conoscono il medesimo ciclo? Adozione valuta unica – Collasso bilancia dei Pagamenti e dell’economia produttiva – Arrivo massiccio di capitali esteri, essenzialmente tedeschi o francesi (all’inizio), che finanziano e consentono le Bolle Immobiliari ed Azionarie – Collasso – Richiesta dell’Eurogruppo di misure suicide di Austerity fatte pagare al malcapitato e mai alle banche, tantomeno tedesche – Progressiva fuga dei capitali – Il paese di turno in profonda recessione e con crescita record della disoccupazione e della povertà. Aumento indefinito del debito. Iper-arricchimento del 7% della popolazione. E’ una trappola o un sistema imperiale?

Semplice, l’euro sottintende un’impostazione ideologica, pari nel disastro a quella sovietica, per la quale gli Stati non devono occuparsi di politica economica e tutto ciò che è richiesto per far funzionare il sistema è uno strumento oligarchico e tecnico e una banca centrale, indipendente dalla politica e quindi dalla democrazia, che si occupi teoricamente di controllare l’inflazione a tutti i costi, anche da macelleria sociale.

Il disastro di oggi è semplicemente il risultato di questa ideologia. Molti sono ancora convinti di no e che non ci sia alternativa. Però sembra che i popoli si stiano svegliando da soli, con motivi un po’ diversi, ma in una unica direzione, con ripristino della democrazia partecipata e senza la “sinistra” storica e radicale.

http://cambiailmondo.org/2013/05/13/fug ... #more-8107



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Dai che ci siamo....[8D]



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pure nell'olanda filo reich qualkosa si muove,dopo che l'ue ha imposto tagli e nuove tasse,il popolo e'sceso in piazza,ed il governo perde consensi,mentre i partiti antieuropei sono in costante crescita,solo qui nella penisola tutti sono tranquilli saranno forse le ferie impellenti,ma e' prevedibile un caldo autunno...... [:(!] [:(!]


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secondo me fra un po'scoppiera' il finimondo. Credo che mai nella breve storia di questo novello impero che è l'unione europea ci sia mai stata una così bassa fiducia nei suoi confronti.

Perso il consenso dei cittadini, ottenuto con favole, menzogne e false promesse,le istituzioni del burocrat o scompariranno o mostreranno il loro vero volto da impero sfruttatore di popoli e colonie.

Spero spariscano per sempre, e dalle loro ceneri costruire un nuovo modello di europa che superi i concetti di stati e che unisca i popoli d'europa in solidarietà, cooperazione, condivisione.

Anche perchè... Hanno voluto una unione monetaria senza una vera unione sociale prima? Perchè sapevano che comunque l'impero è tanto più forte quante diverse sono le nazioni che lo compongono.

Solo con una coesione sociale forte potremo pensare di abbattere il nuovo impero.



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Notizia confermata?!

[8]



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Non lo vuole più nessuno!!!

La Polonia da uno schiaffo a Bruxelles: non vuole più l’euro. L’Europa dell’austerity non è più una meta

La Polonia è stata chiara: niente euro prima del 2015. “Dobbiamo valutare costi e benefici” ha detto il Presidente polacco Bronis#322;aw Komorowski.

E ad onor del vero, allo stato attuale dei fatti, chi si sente di dargli torto? L’Europa di oggi non è più una meta da raggiungere, un conglomerato di Paesi in cui entrare per non rimanere tagliati fuori dal mondo.

Anzi, sta diventando sempre più probabile che la tanto agognata Eurozona fra qualche anno non esista più, uccisa dalla crisi e da politiche errate che anziché far ripartire l’economia la stanno strozzando in una morsa assassina.

La piccola Polonia ha paura di diventare presto un’altra delle vittime di questa situazione che non accenna a fermarsi. Come la Slovenia, entrata nell’euro solo nel 2004 e già, dopo nove anni di battaglie e di Governi incapaci di far fronte ai problemi, in pericolo default.

E allora andiamo a vedere quali sono i timori e i perché che hanno spinto la Polonia a prendere questa decisione.

“Perché dobbiamo adottare l’euro adesso? Non c’è alcuna fretta. È chiaro, nonché importante e fondamentale, che ci sia un ampio sostegno pubblico. Bisogna convincere il popolo polacco che l’adesione all’euro è una buona cosa per il Paese."

Queste le parole pronunciate da Bronis#322;aw Komorowski alcuni giorni fa. Parole che faranno storcere il naso ai vertici di Bruxelles che, al contrario, vorrebbero che il Paese polacco accelerasse i tempi.

La decisione era già nell’aria. Già un anno fa, nel pieno della crisi, il Ministro delle Finanze Jacek Rostowski aveva palesato i primi dubbi sulla questione, dubbi che oggi vengono confermati dal Presidente Komorowski.

Solo dopo un’attenta valutazione di costi e benefici, ma anche, dopo le elezioni politiche e presidenziali che si svolgeranno fra due anni, la Polonia farà una scelta sul proprio futuro.

Anche il Premier Donald Tusk è intervenuto dicendo il suo parere sull’argomento:

“Solo così la Polonia potrà avere tutti gli elementi che gli permetteranno di scegliere la migliore opzione, al fine di garantire la sicurezza dell’economia polacca e mantenere la propria competitività, anche dopo l’entrata nell’eurozona”.

Il PIL polacco è cresciuto del 4,3% nel 2011 e del 2% nel 2012; i conti pubblici sono equilibrati, con un rapporto deficit/Pil del 3,4%, in calo rispetto agli anni passati (ricordiamo che la soglia fissata dal Fiscal Compact è del 3%). Ma cosa ancora più importante: la Polonia non ha subito il contagio della crisi che ha afflitto l’intera Eurozona.

E allora perché entrare nell’euro?

“Il più grande timore percepito è quello di un peggioramento delle condizioni economiche e di una più elevata vulnerabilità. Non sempre l’euro è visto come un’opportunità, specie in periodi di estrema sofferenza come questi.”

Queste le parole che si leggono in uno studio di PKO Bank, la più importante banca del Paese.

Del resto, neanche i cittadini polacchi sembrano troppo convinti. Secondo lo stesso studio, solo il 41% della popolazione vorrebbe l’euro al posto dello zloty.

Le elezioni italiane sembrano aver dato il colpo di grazia all’Europa. Da ogni parte del mondo arrivano condanne a quell’austerity che fino a pochi giorni fa sembrava la soluzione ai problemi del continente.

L’Eurozona pare sull’orlo del precipizio e i dissidi interni si acuiscono sempre di più.

La Germania contro tutti. I vertici tedeschi sembrano ormai gli unici a credere che austerity e rigore possano davvero risolvere qualcosa.

E allora, in una situazione del genere, siamo sicuri che quella della Polonia non sia una scelta lungimirante?

http://www.forexinfo.it/La-Polonia-da-uno-schiaffo-a



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Elezioni in Germania, non cambieranno la politica di austerità

Da mesi l’Europa, ed in misura minore il resto del mondo, aspetta pazientemente il risultato delle elezioni tedesche. Un’attesa che ha prodotto in alcuni paesi, incluso il nostro, una sorta d’immobilismo istituzionale. E’ la prima volta che ciò succede, neppure ai tempi della vittoria del partito Nazional Socialista – un evento che ha cambiato il corso della storia del vecchio continente – l’opinione dell’elettorato tedesco ha avuto tanto peso. I motivi sono diversi: per la terza volta una donna si ripropone alla guida della nazione economicamente più forte d’Europa; la gestione della crisi dell’euro, interamente orchestrata dalla cancelliera e dalla sua coalizione; i rapporti tesi tra gli Stati Uniti e la Russia che vedono al centro la disputa diplomatica sulla Siria; la perdita di popolarità del presidente americano che permette alla Cia di spiare anche i capi di stato stranieri. Ma chi spera che il voto dei tedeschi risolva i problemi di Eurolandia, del Medio Oriente e rattoppi le relazioni tra Mosca e Washington si sbaglia.

Le elezioni tedesche si svolgono in casa, lontanissimo dal mondo e dai suoi problemi. Angela Merkel, se rieletta, probabilmente sarà la figura politica più potente al mondo, ma per i tedeschi il compito della cancelliera è uno solo: proteggere e fare gli interessi della Germania. Anche l’Europa viene vista in un’ottica di politica interna, ed in fondo la gestione della crisi dell’euro da parte della Merkel e del partito social democratico di coalizione è stata condotta in funzione della stabilità economica e politica della Germania prima che dell’Europa. E’ bene ricordare che nelle votazione per la creazione del fondo salva stati pari a 500 miliardi di euro la Merkel si è assicurata la vittoria grazie al voto dei verdi e del Spd.

I tedeschi sono soddisfatti dei risultati ottenuti fino ad ora ed è per questo che con molta probabilità voteranno come in passato, offrendo alla Merkel la possibilità di riprodurre una coalizione del tutto simile a quella attuale. Ma anche se ciò non avvenisse, se a vincere fosse il partito socialista questo non comporterebbe grandissimi cambiamenti nei confronti della politica Europea e di quella estera.

In quest’ottica bisogna analizzare i temi della campagna elettorale, alcuni reputati dagli osservatori esterni ‘triviali’ come l’acceso dibattito sulla dieta vegetariana. I verdi vorrebbero che almeno per un giorno a settimana le mense pubbliche non servissero carne ma solo piatti vegetariani, una proposta che ha fatto intrufolare la politica nel rapporto che i tedeschi hanno con le loro celeberrime salsicce, affettati e carni varie. Nei suoi comizi la Merkel ha più volte ribadito che non è sua intenzione imporre ai tedeschi alcuna dieta. A parte quella vegetariana durante queste elezioni si è discusso di pedaggi d’autostrada, tasse locali, tutte questioni di politica interna, il destino dell’eurozona infiamma soltanto il nuovo partito anti euro Alternative für Deutschland (AfD).

Tutta questa eccitazione per le elezioni tedesche è dunque con molta probabilità eccessiva, come eccessive sono le speranze degli economisti europei ed internazionali riguardo al cambiamento radicale della gestione della crisi dell’euro. Né la Merkel né un ipotetico nuovo cancelliere proveniente dall’Spd accetteranno mai le varie proposte fino ad ora ventilate da quella di un euro a due velocità fino al ritorno del marco tedesco. Piuttosto continueranno ad imporre ai paesi membri la stessa politica d’austerità.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09 ... ta/711999/



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MessaggioInviato: 09/10/2013, 14:15 
Se in Germania lo status-quo ha vinto (davvero potevamo sperare il contrario?) così non sembra essere nel secondo paese 'forte' d'Europa.

Un nuovo vento spira nel vecchio continente...

Un nuovo vento spira in Europa...

Il Front National è in testa a un sondaggio sulle prossime Europee
Mentre il gradimento di Hollande sprofonda ai minimi termini, è in forte ascesa il partito di Marine Le Pen. Che minaccia: "Querelo ci chi definisce di estrema destra"

La rabbia contro l'Europa gonfia le vele del Front National. E per la prima volta, in Francia, il partito di Marine Le Pen è in testa ad un sondaggio. La rilevazione di Ifop (per Le Nouvel Observateur) evidenzia che il Fn alle prossime elezioni europee, che si terranno nel 2014, sarebbe in testa con due punti di vantaggio sull’Ump (centrodestra) e cinque sui socialisti.

Il movimento, che la Le Pen non vuole più sia chiamato di estrema destra, batterebbe tutti gli avversari, proprio come la sua leader va ripetendo nelle ultime settimane. Vento in poppa soprattutto per la durissima campagna contro Bruxelles e l’euro. Ma anche grazie al sistema elettorale proporzionale in vigore per le Europee.

Hollande sempre più in difficoltà

È ancora record di impopolarità per il presidente francese, François Hollande: secondo l’Istituto di sondaggi Lh2 (Le Nouvel Observateur), il capo dell’Eliseo, a ottobre, ottiene solo il 29% di opinioni favorevoli, battendo persino il suo predecessore, Nicolas Sarkozy che non è mai sceso sotto la barra del 30% nei cinque anni di mandato. Il sondaggio fa notare che il capo dello Stato perde, rispetto al mese scorso, tre punti percentuali tra i simpatizzanti di sinistra, passando dal 59% di voti a favore al 56%, e nove punti percentuali in cinque mesi. Anche il premier, Jean-Marc Ayrault, scende sotto la barra del 30%, con solo il 29% di pareri a favore. Un tale livello di impopolarità non si era mai verificato con la coppia Nicolas Sarkozy-François Fillon. A cosa si deve questa impopolarità? Secondo Lh2 alla "confusione sulle cifre della disoccupazione e divisioni tra i ministri". E conclude: "Questa mancanza di coerenza impedisce una reale visibilità dell’azione di governo e si traduce oggi in un record di impopolarità".

Marine Le Pen: non siamo di estrema destra

Per il 57% dei francesi, di ogni tendenza politica, il Front National è un partito di estrema destra: è quanto emerge da un sondaggio YouGOv realizzato per l’Huffington Post e iT‚l‚. Solo l’11% ritiene che non sia "né di destra, né di sinistra", come sostiene il partito. Nei giorni scorsi la Le Pen, riprendendo un’antica rivendicazione del suo partito, ha minacciato di denunciare tutti coloro che continuano a definirlo di estrema destra.

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/fr ... 56942.html

Superiamo questi preconcetti desueti di destra e sinistra... guardiamo oltre...

Vi propongo la lettura della seguente intervista a Julien Rochedy per discuterne insieme.

http://www.cafebabel.it/politica/artico ... ivile.html

Personalmente NON CONCORDO con lui dove dichiara

Cita:
sono contro le nozze gay e le adozioni da parte degli omosessuali. Il matrimonio è qualcosa di molto forte simbolicamente, non possono fare quello che vogliono, anche i gay pride sono manifestazioni impudiche, non belle a vedersi.


oppure

Cita:
sono anti-femminista: l’estrema sinistra propugna un femminismo isterico, bisogna mantenere le giuste differenze e contrastare la femminilizzazione dell’uomo.


Ma direi che su molte altre cose non si può che essere d'accordo con lui e sembra fotografare non solo l'immagine di un paese come la Francia, ma anche lo scenario italiano, come a dire che moltissime nazioni del vecchio continente sono accomunate dallo stesso destino...

La principale domanda che vi pongo è:

"Siamo davanti davvero a una potente ondata rivoluzionaria? O rischiamo di cadere in una pericolosa deriva di populismo, demagogia e neo-fascismo?

Non vi nascondo che questo pensiero mi attanaglia il cervello da tempo... molti dubbi...

Ma ho una certezza. Così non si può più andare avanti a lungo. Il fascismo delle banche e della finanza deve terminare presto.

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