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MessaggioInviato: 13/10/2013, 00:36 
Francia, Marine Le Pen: "Se vinco, distruggo l'euro"

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11 ott 2013 - Il rigore è miracoloso, perché produce crescita. Magia? No: errore. O meglio: falsificazione della realtà, grazie a dati incompleti, parziali e truccati. Così la comunità economica internazionale ha clamorosamente bocciato Harvard, il santuario del neoliberismo imbroglione, e il falso “vangelo” di Ken Rogoff e Carmen Reinhart, fondato su cifre sballate. Proprio Harvard è la sede che Mario Draghi ha scelto per
“rispondere” a distanza a Marine Le Pen, che promette di fare della Francia il paese che scardinerà l’impostura di Bruxelles. La scelta dell’euro è irreversibile, ha sottolineato testualmente Draghi, evidentemente a nome dei super-banchieri che rappresenta. Dall’euro non c’è ritorno (come dall’inferno) perché, dice l’ex stratega della Goldman Sachs, esponente di una micidiale super-lobby come il Gruppo dei Trenta, la moneta unica è frutto

di una storica decisione degli Stati europei. Curiosa concezione della storia: come se la vicenda del mondo non fosse una trama fluida di continui cambiamenti. Tutto è sempre reversibile, compresa la miserabile moneta europea. Sta a dimostrarlo la Le Pen: sovranità e fine dell’austerity, o la Francia saluterà non solo l’euro, ma anche l’Unione Europea.

I sondaggi del “Nouvelle Observateur” che danno il Front National primo partito francese alle europee della primavera 2014 fanno tremare non solo l’Eliseo, ma anche l’Unione Europea e i suoi veri padroni, i “Masters of Universe” che pilotano l’atroce crisi europea attraverso l’Eurotower di Francoforte affidata all’ex banchiere centrale italiano.

«Se le elezioni confermassero i risultati dei sondaggi, la vittoria di una forza dichiaratamente antieuropea porterebbe i mercati a scommettere nuovamente sull’uscita dei paesi periferici dall’area euro», scrive il “Keynes blog” in una nota ripresa da “Come Don Chisciotte”. «Non si può escludere che a quel punto la Le Pen, che si dice già pronta a guidare la Francia come presidente, potrebbe diventare un esempio da seguire nelle periferie europee».

Di fronte al 24% pronosticato dal sondaggio, François Hollande non ha avuto meglio da dire che occorre «rialzare la testa di fronte agli estremismi e alla xenofobia».

Il successo annunciato della Le Pen «è dovuto in buona parte al fatto che la Francia socialista ha abbassato la testa di fronte alla Germania: Hollande aveva promesso in campagna elettorale di ricontrattare il Fiscal Compact e imporre una svolta all’Europa, ma ha infranto questa promessa già pochi giorni dopo la vittoria», sottolinea il blog.

Le classi dirigenti europee sembrano ignorare totalmente la popolarità di chi denuncia in modo diretto l’abuso di potere commesso da Bruxelles, e «insistono nel percorrere la strada del rigore e dell’abbattimento dei redditi». In realtà, l’ostinazione nel non prendere atto dell’insostenibilità dell’euro sembra resistere di fronte all’evidenza, «sorretta dall’illusione che l’austerità e le “riforme strutturali” stiano producendo un nuovo equilibrio nell’Eurozona».

Presto, il successo della Le Pen contagerà anche l’Italia, dove «una classe dirigente incapace di autocritica si illude di ottenere qualcosa dall’Ue rispettando alla lettera i parametri di Maastricht e presentandosi in Europa con il cappello in mano». Scriveva Keynes: «Le persone timide in posizione di responsabilità sono un passivo per la nazione»

http://terrarealtime.blogspot.it/2013/1 ... vinco.html



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MessaggioInviato: 29/10/2013, 08:46 
ELEZIONI EUROPEE 2014: GLI EUROPEI, IN ESPLOSIONE OVUNQUE, VOTERANNO CONTRO BRUXELLES

L’affermazione del partito anti-euro in Germania, la crescita dell’estrema destra in Austria, la pressione degli eurofobi di Nigel Farage sui conservatori britannici e il disastro elettorale del partito di governo alle elezioni amministrative portoghesi a causa delle misure di rigore rappresentano una sorta di introduzione alla campagna elettorale per le elezioni europee del maggio 2014, che rischia di essere caratterizzata dai gruppi ostili all’ortodossia di Bruxelles.

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Ai tradizionali voti contro l’immigrazione e contro Bruxelles, che hanno alimentato le campagne euroscettiche in occasione delle precedenti elezioni, si aggiunge un voto anti-Merkel e anti-troika rafforzatosi con la crisi dell’euro e con i successivi piani di rigore.

Spesso questi fronti anti-Europa si mescolano tra di loro. Da un lato gli euroscettici sono preoccupati dello sviluppo dell’immigrazione, dall’altro il rigore alimenta il rifiuto di un’Europa liberista.

Mentre i partiti di governo sono più preoccupati per elezioni nazionali che per quelle europee a scarsa partecipazione, queste forze “contro” vogliono capitalizzare i loro voti sull’elezione del 22 e del 25 maggio 2014 per rafforzare la loro influenza. Inoltre questo movimento arriva nel momento in cui il Parlamento europeo ottiene poteri più importanti, in particolare sulla scelta del presidente della Commissione.

Il presidente del Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip) Nigel Farage ha fatto delle elezioni europee il suo principale obiettivo per imporsi nel Regno Unito e cambiare il rapporto di forza a Bruxelles.

Questa è anche la priorità dei Veri Finlandesi o del Fronte Nazionale (Fn) francese, così come di Beppe Grillo in Italia o di Syriza, il principale partito di opposizione in Grecia. Tutte queste forze politiche sperano di raccogliere i voti “contro”, che si esprimono più facilmente in questo genere di elezioni.

«Le europee sono tradizionalmente favorevoli ai partiti periferici», spiega il politologo Dominique Reynié. «Sono a scrutinio proporzionale e l’astensione è molto forte, soprattutto fra i moderati».

Gli ingredienti del cocktail sono noti: l’immigrazione, la burocrazia e il rigore. E quando vengono mescolati possono diventare esplosivi. La polemica sui Rom in Francia mostra che l’immigrazione – sia verso l’Europa che all’interno dell’Unione – sarà uno dei temi della campagna elettorale.

Questo è uno dei cavalli di battaglia dell’estrema destra, dalla Danimarca alla Grecia, dai Paesi Bassi all’Austria o alla Francia. Si tratta di un argomento spesso trattato dagli euroscettici dell’Ukip o da parte del nuovo partito anti-euro “Alternativa per la Germania” (Afd). Una parte degli europei preoccupati dalla crisi vede la libera circolazione come una minaccia per l’occupazione. Il lavoratore romeno o bulgaro sta sostituendo l’idraulico polacco.

L’euroscetticismo approfitta della crisi. Alle critiche nei confronti della burocrazia di Bruxelles si aggiunge la cattiva gestione della tempesta finanziaria. «Dopo la crisi del debito i paesi del sud sono persuasi che quello che succede loro è colpa di Berlino, mentre i paesi del nord ritengono che è colpa di Bruxelles se devono dare del denaro al sud», spiega il deputato del Partito popolare europeo (Ppe) Alain Lamassoure.

I Veri Finlandesi vedono nell’aiuto alla Grecia la giustificazione del loro euroscetticismo, così come il Partito della Libertà di Geert Wilders nei Paesi Bassi, che nei sondaggi raggiunge il 30 per cento. Accanto a queste due opposizione tradizionali, la crisi ha dato vita a un fronte anti-Merkel e anti-troika molto attivo nell’Europa meridionale, tanto a sinistra quanto a destra.

In Grecia, Syriza e il partito populista dei Greci Indipendenti vogliono approfittare del rifiuto delle misure imposte da Bruxelles e dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per imporsi a Strasburgo. In Spagna il movimento degli Indignados vuole presentare delle liste alle elezioni di maggio. Finora l’estrema destra e i movimenti euroscettici, molto divisi, hanno avuto un’influenza limitata al Parlamento Europeo.

«Il progetto europeo corre un grave pericolo», riconosce Anni Podimata, vicepresidente del Parlamento ed esponente del Partito socialista greco (Pasok). «L’avversione all’Europa è sempre più forte. Questo deve spingere i partiti a farsi carico di un messaggio europeista».

I deputati dell’Fn non sono iscritti, mentre gli altri movimenti si ritrovano nel gruppo “Europa libertà democrazia” intorno a Nigel Farage e ai membri della Lega Nord. Il sogno dell’Fn è quello di creare un gruppo con l’Fpö austriaco, che ha superato il 20 per cento alle elezioni politiche del 29 settembre. «Tra un quarto e un terzo dei deputati voterà “no” a tutto, ma questo non impedirà al Parlamento di funzionare.

L’intesa fra il Ppe e i socialdemocratici sarà più necessaria che mai», sostiene Lamassoure. I due partiti hanno annunciato che faranno una campagna destra-sinistra, ma l’inizio della campagna elettorale dei socialdemocratici è coincisa con la decisione dell’Spd di partecipare al governo Merkel.

(Alain Salles, “Elezioni europee 2014, la minaccia del voto di protesta”, intervento pubblicato da “Presseurop” e ripreso da “Globalist” il 7 ottobre 2013).

FONTE: http://www.libreidee.org/2013/10/europe ... bruxelles/


Ultima modifica di Atlanticus81 il 29/10/2013, 08:49, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/11/2013, 18:55 
Grecia, il sondaggio: Alba Dorata primo partito con il 26 per cento dei consensi
Bocciate le larghe intese: male Nea Demokratia di Samaras (terzo al 19,6%, a meno dieci punti dall'ultima rilevazione), malissimo il Pasok (appena il 5,3%). Per la gente sono colpevoli di aver obbedito alla Troika

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Alba Dorata primo partito in Grecia con il 26%, larghe intese di governo relegate al terzo e al sesto posto nei sondaggi. Nel giorno in cui si ricorda l’eccidio del Politecnico di Atene - quando in 28 vennero uccisi dai militari del regime dei Colonnelli -, spicca il sondaggio realizzato dalla rete Zougla, secondo cui ben il 26,6% dei cittadini interpellati voterebbero per il movimento neonazista guidato (dal carcere) da Nikolaos Mikalioliakos. Le sinistre radicali del Syriza, invece, solo seconde con il 22%. Sorpresa al quarto posto, con gli Indipendenti di destra di Panos Kammenos al 5,8. In picchiata i partiti al governo: meno dieci punti percentuali per Nea Dimokratia, il partito conservatore del premier Antonis Samaras, crollato al 19,6%; malissimo i socialisti del Pasok, sesti con il 5,3% che fanno registrare il peggior risultato di sempre in Grecia dopo aver governato ininterrottamente per undici anni sino al 2004. Persino peggio degli integralisti comunisti del Kke fermi al 5,8%.

Il tutto mentre i giornalisti di Ert, sgomberati con l’intervento delle teste di cuoio pochi giorni fa dalla storica sede ateniese di Agia Paraskevi, stanno trasmettendo apposite strisce informative in streaming dal Politecnico di Atene nei giorni in cui ricorre il quarantesimo anniversario della strage. Nelle stesse ore l’economista ed ex deputato Alekos Avabanos, fondatore del movimento “Piano B” (nato contro i memorandum imposti da Bruxelles), torna a chiedere la reintroduzione della dracma come soluzione per uscire dall’impasse.

Ma il sondaggio rivela come i cittadini abbiano bocciato non solo le larghe intese socialisti-conservatori ma soprattutto le ricette che il governo sta attuando così come imposte dalla troika, come ad esempio un’ulteriore sforbiciata a pensioni e stipendi che già da alcune settimane si sta paventando entro il prossimo 31 dicembre, per ovviare ai mancati incassi per due miliardi di euro. Il ministro delle finanze Ioannis Stournaras ha dunque un mese di tempo per individuare le risorse che i creditori internazionali pretendono per concedere l’ulteriore tranche di prestiti al Paese, ma questa volta non sarà facile anche per via delle tensioni sociali che sono sfociate, negli ultimi cinquanta giorni in tre morti, freddati ad Atene dinanzi a testimoni e a passanti. Prima il 40enne rapper Pavlos Fyssas, apparentemente ucciso da un militante di Alba dorata, poi la doppia esecuzione dei due aderenti al partito naonazista freddati con precisione chirurgica e con modalità professionale. In questi giorni un’informativa dei servizi del Paese intende rafforzare le misure di sicurezza sia nei confronti dello stesso ministro delle Finanze sia degli esponenti della troika, dal momento che si temono ritorsioni da parte di bande armate o di nuclei rivoluzionari, anche se la doppia esecuzione dei due ragazzi di Alba dorata non è stata rivendicata.

Intanto Stournaras è alle prese con la tabella delle possibili mini manovre per risolvere il nodo: la lotta all’evasione non produrrà più di 300 milioni; altri 100 potrebbero arrivare dalla rigorosa applicazione del salario unitario nel pubblico impiego, infine la tassa di proprietà uniforme porterà in totale 2,6 miliardi di euro, vale a dire 300 milioni di euro in meno rispetto al target originale. Uno scenario finanziario drammatico in cui ancora una volta i conti non torneranno, mentre il Parlamento non prende una decisione per ridurre, seppur simbolicamente, le indennità ai trecento deputati greci.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11 ... si/780251/



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MessaggioInviato: 16/11/2013, 19:04 
IL GRANDE PROGETTO DI MARINE LE PEN: UN FRONTE UNITO DI PARTITI IN EUROPA PER ABBATTERE L'EURO. PRIMA ALLEANZA IN OLANDA
mercoledì 13 novembre 2013

Parigi - Marine Le Pen va in Olanda ad incontrare Geert Wilders per discutere come distruggere l'euro.

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Incoraggiata dai recenti successi che vedono il suo partito in cima ai sondaggi Marine Le Pen sta lavorando per creare un'alleanza di partiti nazionalisti al fine di distruggere la moneta unica e ritornare alle vecchie monete nazionali e a tale proposito oggi si e' recata in Olanda per incontrare Geert Wilders, il leader del Freedom Party.

La leader del Front National ha pochissimo in comune con Wilders ma entrambi concordano sul fatto che la moneta unica e' la causa di tutti i mali che affliggono l'economia europea e bisogna uscirne al piu' presto possibile e tale posizione e' il principale motivo per cui i due partiti sono i piu' popolari nei rispettivi paesi.

Anche se al momento e' troppo presto per capire se tale alleanza potra' nascere e ottenere qualcosa il fatto che tali incontri stiano avvenendo in modo piu' o meno palese e' sufficiente per tenere sveglio la notte Enrico Letta il quale, non a caso, ha piu' volte espresso preoccupazione per la crescita dei movimenti antieuropeisti che a suo dire potrebbero paralizzare il prossimo parlamento europeo.

Da parte nostra possiamo solo sperare che Marine Le Pen possa al piu' presto vincere la sua battaglia contro l'euro e l'Unione Europea e auspicare che i tanti imprenditoriitaliani portati alla rovina da questo progetto folle possano iniziare a fare una campagna per il ritorno alla lira.

GIUSEPPE DE SANTIS - Londra



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MessaggioInviato: 16/11/2013, 19:16 
Cita:
Alba Dorata primo partito


chisà se... GOLDEN DAWN.... [;)] [8D] [8]

ciao
mauro



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L'ho detto .. ci vuole un po di sano nazionalismo, altrimenti Unione Sov ... pardon! Europea! [:246]



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Ops! [:D]

L’Ucraina rinuncia ad associarsi all’Ue «Meglio l’accordo commerciale con Mosca»
L’accordo doveva essere firmato venerdì prossimo a Vilnius


L’Ucraina ha rinunciato all’accordo di associazione proposto dall’Unione europea a poco più di una settimana dalla firma prevista. L’obiettivo di Kiev è quello di rilanciare le relazioni economiche con la Russia. Il premier Mykola Azarov ha infatti firmato un decreto per «sospendere il processo di preparazione dell’accordo di associazione tra Ucraina e Ue».

IL CRAC ECONOMICO - L’accordo avrebbe, in pratica, rimosso tutti i dazi doganali sui prodotti ucraini in ingresso in Europa e cercato di evitare al Paese un pesante crac finanziario che, secondo gli analisti, è imminente. L’associazione sarebbe (stata) un passo importante sulla strada dell’adesione effettiva all’Ue.

DELUSIONE UE, SODDISFAZIONE MOSCOVITA - Bruxelles ha espresso tutta la sua delusione per questa rinuncia («delusione non solo per l’Ue ma, crediamo, per tutto il popolo ucraino», ha commentato la rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton), mentre Mosca , che pure ha definito attraverso il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov la scelta della repubblica ex sovietica una «questione interna e sovrana» che non può essere commentata, ha accolto con favore la decisione. E il capo della commissione Esteri della Duma, il Parlamento, Alexei Pushkov, ha scritto invece su Twitter che «l’Ue ha esagerato con le pressioni nei confronti dell’Ucraina», che l’accordo sarebbe stato «di dubbi benefici» e ha preso ad esempio le situazioni di Bulgaria e Romania.

IL PREMIER: RELAZIONI DA PARI A PARI - Nel frattempo il commissario europeo per l’Allargamento, Stefan Fuele, ha cancellato la visita a Kiev che era in programma per venerdì. L’accordo avrebbe dovuto essere firmato a Vilnius, in Lituania, il 29 novembre. E il ministro dell’Energia ucraino, Yuri Boiko, ha spiegato - se ancora non fosse stato abbastanza chiaro - che il Paese non si può permettere di perdere i legami economici con Mosca e che Bruxelles ha rifiutato di offrire ricompense per le perdite nel commercio con la Russia. L’obiettivo di Kiev, insomma, è diventare meno dipendente da Europa e Fondo monetario internazionale. Il premier ucraino ha aggiunto che l’obiettivo è «preparare il mercato interno a delle relazioni da pari a pari» anche con l’Unione europea. Azarov mercoledì aveva incontrato il suo omologo, Dmitri Medvedev.L’Ucraina ha rinunciato all’accordo di associazione proposto dall’Unione europea a poco più di una settimana dalla firma prevista. L’obiettivo di Kiev è quello di rilanciare le relazioni economiche con la Russia. Il premier Mykola Azarov ha infatti firmato un decreto per «sospendere il processo di preparazione dell’accordo di associazione tra Ucraina e Ue».

IL CRAC ECONOMICO - L’accordo avrebbe, in pratica, rimosso tutti i dazi doganali sui prodotti ucraini in ingresso in Europa e cercato di evitare al Paese un pesante crac finanziario che, secondo gli analisti, è imminente. L’associazione sarebbe (stata) un passo importante sulla strada dell’adesione effettiva all’Ue.

DELUSIONE UE, SODDISFAZIONE MOSCOVITA - Bruxelles ha espresso tutta la sua delusione per questa rinuncia («delusione non solo per l’Ue ma, crediamo, per tutto il popolo ucraino», ha commentato la rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton), mentre Mosca , che pure ha definito attraverso il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov la scelta della repubblica ex sovietica una «questione interna e sovrana» che non può essere commentata, ha accolto con favore la decisione. E il capo della commissione Esteri della Duma, il Parlamento, Alexei Pushkov, ha scritto invece su Twitter che «l’Ue ha esagerato con le pressioni nei confronti dell’Ucraina», che l’accordo sarebbe stato «di dubbi benefici» e ha preso ad esempio le situazioni di Bulgaria e Romania.

IL PREMIER: RELAZIONI DA PARI A PARI - Nel frattempo il commissario europeo per l’Allargamento, Stefan Fuele, ha cancellato la visita a Kiev che era in programma per venerdì. L’accordo avrebbe dovuto essere firmato a Vilnius, in Lituania, il 29 novembre. E il ministro dell’Energia ucraino, Yuri Boiko, ha spiegato - se ancora non fosse stato abbastanza chiaro - che il Paese non si può permettere di perdere i legami economici con Mosca e che Bruxelles ha rifiutato di offrire ricompense per le perdite nel commercio con la Russia. L’obiettivo di Kiev, insomma, è diventare meno dipendente da Europa e Fondo monetario internazionale. Il premier ucraino ha aggiunto che l’obiettivo è «preparare il mercato interno a delle relazioni da pari a pari» anche con l’Unione europea. Azarov mercoledì aveva incontrato il suo omologo, Dmitri Medvedev.

http://www.corriere.it/esteri/13_novemb ... 3340.shtml



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Bucarest allo scontro con il Fmi
Il presidente Basescu si oppone all'accordo tra il governo e il Fondo, che insieme all'Ue ha chiesto un piano di austerity per liberare un prestito da 4 miliardi. Un altro Paese, dopo l'Islanda, si va al muro contro muro con la comunità internazionale

MILANO - Le accise sulla benzina non vanno giù al presidente di Romania Traian Basescu, di centro destra, e così Bucarest va al muro contro muro con il Fondo monetario internazionale e l'Europa. Una situazione che ricorda quella da poco vista in Islanda, dove un altro governo di simile orientamento ha scatenato l'ira internazionale decidendo di rimborsare alcune rate di mutui a discapito dell'austerity di bilancio. Insomma, si allarga il fronte dei (piccoli) Paesi riottosi che - anche se mossi da atteggiamenti a volte al limite del populismo - antepongono i protafogli dei loro cittadini alla disciplina dei conti pubblici.

La vicenda rumena è presto riassunta: nel luglio scorso il Paese ha ottenuto da Fmi e Unione europea un finanziamento "precauzionale" da 4 miliardi, equamente suddiviso da parte delle due istituzioni. Si trattava della terza tranche di fondi richiesta dal 2009, quando Bucarest ricevette un vero e proprio salvataggio da 20 miliardi; nell'ultimo caso, però, si era parlato di un "cuscinetto" di liquidità da tenere a disposizione ma senza immediate urgenze, dal quale attingere in caso di nuovo peggioramento della crisi economica europea.

Il governo guidato dal primo ministro Victor Ponta (socialdemocratico) ha così approntato un piano austero per centrare gli obiettivi concordati a livello internazionale e vedersi assegnati i fondi. In particolare, il budget del prossimo anno è stato praticamente dettato dai creditori e prevede un deficit al 2,2% del Pil, poi innalzato al 2,5% durante l'ultima visita degli ispettori del Fondo, che hanno anche stimato una crescita del Prodotto del 2,2% per il 2013 e il 2014.

Ma lo scontro istituzionale si è aperto su un'altra misura, ben frequente anche in Italia: l'aumento delle accise sulla benzina, previsto nell'ordine di 7 centesimi di euro al litro.

Un inasprimento che Basescu non ha voluto accettare: senza la sua firma sul provvedimento non c'è niente da fare, visto che si tratta di un accordo inernazionale che necessita del suo placet. Di lì lo stallo internazionale e lo stop al finanziamento.

L'atteggiamento del presidente Basescu è parso prima molto intransigente, quando ha detto chiaro e tondo che "la situazione economica è migliorata e la Romania non ha bisogno di alzare le tasse" per chiedere i soldi al Fmi. Ha poi provato a correggere il tiro specificando che la sua richiesta riguarda solo una delle clausole previste nel contratto internazionale, non l'intero impianto. Sta di fatto che, come accade in Italia, una volta che gli verrà sottoposta la legge approvata dal Parlamento di segno a lui opposto, potrà rimandarla alla discussione dell'Aula una sola volta per poi essere costretto ad approvarla. Nel frattempo, però, avrà mostrato i muscoli di fronte al Fmi, un esercizio che sempre più Paesi paiono intenzionati a fare.

http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... ref=HRLV-6

Dire di no ai nuovi padroni è possibile. Basta volerlo!

Stiliamo un elenco dei paesi che hanno detto no al FMI o ai diktat della BCE/Troijka:

- Ungheria
- Romania
- Islanda

e chi altri?



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E come farebbero poi a magnà ...?! [;)]



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Spagna, l’ultradestra si coalizza per presentarsi alle elezioni europee di maggio

Democracia nacional, la Falange, Alianza nacional e Nudo patriota danno vita a España en marcha, coalizione di estrema destra. L'obiettivo è testare il consenso in vista delle politiche, amministrative e municipali del 2015.

‘Cara al sol’, l’inno della Falange spagnola, potrebbe risuonare anche a Strasburgo. Quattro partiti dell’estrema destra – Democracia nacional, la Falange, Alianza nacional e Nudo patriota – hanno concluso un accordo nel corso di una riunione a Madrid per dare vita alla coalizione España en marcha (Spagna in marcia) e presentarsi alle elezioni europee del prossimo maggio. La formula è raccogliere le adesioni di 50 cariche elette, cosa che potrebbe verificarsi, oppure 15mila firme tra i cittadini. L’obiettivo è quello di conquistare almeno un seggio all’Europarlamento. “Non arriveremo mai al potere per vie elettorali. Credo però che in una situazione di grave crisi, se organizziamo l’esercito di militanti al momento opportuno, potremmo esser una forza decisiva per conquistare il potere o, come minimo, avere un’influenza politica significativa” ha assicurato l’avvocato Eduardo Arias, presidente del Nudo patriota e promotore della sigla, al sito di informazione d’ultradestra Patriotas.es.

Non lo dicono apertamente, ma questa nuova alleanza che si prepara a correre alle Europee 2014 è in realtà un banco di prova per calibrare appoggi e potenziare la capacità organizzativa dell’estrema destra iberica in vista di quello che sarà il 2015. L’anno della Spagna al voto: elezioni municipali, amministrative e politiche, in un panorama dove la crisi potrebbe ancora essere al centro del dibattito. Ed è proprio sulla crisi che i partiti nazionalisti puntano tutte le loro fiches. “Potremmo diventare la quarta forza politica in Spagna”, pronostica Arias. Il leader del Nudo patriota è convinto che “una parte di spagnoli, tra l’1 e il 5 per cento, si identificano con noi. Un altro 20 per cento poi simpatizza con i nostri movimenti. Ma finora questa parte di popolazione non ci ha considerato una reale alternativa politica per la scarsità di numeri e la dispersione nei vari partiti. Quello che conta oggi – continua Arias – è cancellare quella dispersione e unire le forze”.

Detto fatto. La galassia nera di Madrid prima ha marciato compatta lo scorso 12 ottobre al día de la Hispanidad, la festa dell’Unità nazionale. Poi ha reso omaggio a Francisco Franco il 20 novembre, anniversario della sua scomparsa. E proprio in quella occasione ha lanciato per la prima volta la nuova sigla unitaria España en marcha. Pericolosi e violenti (basti ricordare l’assalto dello scorso settembre alla libreria Blanquerna di Madrid, dove si parlava di indipendentismo catalano), i nostalgici del Caudillo, finora confinati alla marginalità e alla divisione, adesso provano a mettere insieme le forze, sperando di raccogliere qualche consenso dai delusi del Partido popular di Rajoy – che secondo i sondaggi continua a perdere preferenze – e far propria la politica dei loro omologhi europei, puntando il dito contro l’immigrazione, i politici, l’Unione europea, la moneta unica, il separatismo catalano e basco. Tutto in difesa delle vittime della crisi.

Non manca nemmeno il papabile candidato della formazione. Secondo alcune fonti potrebbe essere Manuel Canduela, di Democracia nacional, in passato condannato per aggressione. Storica figura del gruppo violento Acción radical tra la fine degli anni Ottanta e metà dei Novanta, Canduela è il più “europeo” tra i leader neonazisti spagnoli. E’ stato più volte invitato ai raduni europei dei movimenti di estreme destra. E senza dubbio il suo amico più intimo è Gabor Vona, leader del partito ultraconservatore ungherese Jobbik, che è anche la terza forza politica del Paese. Dal 2009 Democracia nacional partecipa al cosiddetto festival d’estate Magiar Sziget a Budapest, organizzato dai movimenti nazionalisti dell’Ungheria e conosciuto come il luogo di ritrovo annuale per i neofascisti di tutto il mondo. Sulla candidatura di Canduela però non tutti sembrano concordare. Ma che sia lui o qualcun altro poco importa. L’obiettivo, per l’estrema destra spagnola, in ogni caso resta l’Europa.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12 ... io/820466/

Questo a conti fatti è il risultato del "mostro" creato dai burocrati e dai finanzieri "pronti a tutto per salvare l'Euro", ricordate?

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... 1634.shtml

[:(!]

Attenzione che anche la gente a un certo punto diventa disposta a tutto pur di salvare la propria vita e il proprio futuro...

[8]



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Immagine

Un altro paese si aggiunge alla lista...

[8D]



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ne mancano 16 ^_^ anzi 17 visto che la Lettonia è prossima all'ingresso.



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Cita:
MaxpoweR ha scritto:

ne mancano 16 ^_^ anzi 17 visto che la Lettonia è prossima all'ingresso.


Disfattista!

[;)]

Anche in Belgio ci sono dure proteste contro l'establishment, in Francia la Le Pen sta consolidando il consenso e anche in Italia ne vedremo delle belle anche se vedo che molte forze politiche stanno cercando di cavalcare questa nuova 'onda'... Forza Italia, Lega pur riconoscendo a quest'ultima una maggiore linearità rispetto all'euroscetticismo.

L'Ungheria ha già salutato il FMI, l'Islanda è ormai storia...

Della Grecia abbiamo già parlato spesso...

Io vedo una sollevazione notevole e vedo i pilastri della UE iniziare a traballare e lo dimostra il fatto che le forze europeiste stanno correndo ai ripari facendo fronte comune.



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Vedremo, io alle prossime elezioni voto per un qualunque partito Euroscettico, vediamo un pò se passeranno dalla parola ai fatti. Resto scaramanticamente pessimista ^_^



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Cita:
MaxpoweR ha scritto:

Vedremo, io alle prossime elezioni voto per un qualunque partito Euroscettico


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