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 Oggetto del messaggio: La corsa all'oro
MessaggioInviato: 21/10/2012, 12:33 
LA CORSA ALL'ORO
L'oro e i suoi perchè...

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In un nostro precedente articolo intitolato “L’Oro: il metallo degli Dei” avevamo presentato una ipotesi in chiave paleoastronautica nel tentativo di comprendere e spiegare il motivo per il quale l’oro ha rappresentato per l’uomo del passato un elemento così prezioso. Un metallo da sempre associato alla sfera divina, ritenuto persino magico in talune culture, diventato in brevissimo tempo sinonimo di ricchezza e soprattutto di potere.

Citando il suddetto articolo: “… L'utilizzo di oro a scopi ornamentali viene menzionato nei testi egizi già fino dal faraone Den, della I dinastia, 5000 anni fa. L'Egitto e la Nubia avevano infatti risorse tali da renderli i maggiori produttori d'oro rispetto alla maggior parte delle civiltà della storia antica. L’oro, specialmente nel periodo di formazione dello stato egizio, ebbe sia un ruolo politico che economico: fu infatti uno degli elementi all’origine della divinizzazione del faraone e della nascita delle città…”

E’ pur vero che osservando le potenziali applicazioni del prezioso metallo ci si rende facilmente conto che l'oro risulta essere certamente più funzionale a una civiltà dotata di un livello tecnologico simile al nostro. Si pensi banalmente alle applicazioni nell’industria elettronica o nella ingegneria astronautica.

Un livello tecnologico che, osservando i retaggi di una perduta civiltà antidiluviana, non si esclude possa aver caratterizzato un segmento storico dimenticato dalla scienza tradizionale.

D’altronde interpretando gli antichi testi, in primis i miti sumeri, secondo una delle più note chiavi di lettura controcorrente, sembrerebbe che il genere umano venga creato dagli “antichi dei” (anche chiamati Anunnaki), proprio come forza lavoro destinata all’estrazione dell’oro, metallo fondamentale per la tecnologia di questi soggetti.

E sono sempre questi soggetti, come sostenuto nella nostra opera “Genesi di un Enigma”, a sancire un patto con gli uomini dopo il Diluvio Universale, evento che ormai anche la scienza associa alla conclusione del periodo glaciale di Wurm circa 12.000 anni fa, seppur ovviamente con i necessari distinguo. Un patto di concessione durante il quale la sovranità sul pianeta viene concessa all’Uomo, in attesa del ritorno degli “Antichi dei” e del conseguente “Giudizio”.

Ma cosa prevedeva questo patto? Forse che l’oro, considerata la preziosità dello stesso per i nostri Anunnaki aveva una qualche implicazione negli sconosciuti parametri di questo presunto patto? Forse che la funzione originale della nostra ‘creazione’ quali “servi degli dei”, utilizzando un’espressione confrontabile con le ricerche del ricercatore Biagio Russo, sia rimasta come fattore all’interno del patto?

Probabilmente non lo sapremo mai con certezza, ma una possibile risposta ci può essere data dalla lettura del quadro attuale di riferimento, partendo proprio dall’analisi della capacità estrattiva mondiale dell’elemento che avrebbe mosso gli Anunnaki a colonizzare il pianeta Terra.

Grazie al lavoro del Dott.Thomas Chaize ed in particolare al suo studio sulla produzione dell’oro in tutto il mondo descritta nella seconda edizione di "La produzione mondiale di oro” sappiamo che nel 2001, la produzione mondiale di oro ha raggiunto il suo record con 2600 tonnellate, da quel momento i volumi di oro estratti dalle miniere del pianeta non hanno mai eguagliato il quantitativo prodotto nel 2001.

Il Dott.Chaize è esattamente da 4 anni che annuncia la caduta nella produzione mondiale di oro; nel 2008 le miniere d'oro nel mondo hanno registrato molte difficoltà a mantenere il loro livello di produzione.

Sebbene nell’'anno 2007, con un volume di circa 2500 tonnellate estratte, abbia registrato una leggera crescita del 1,1% rispetto al 2006, si era ampiamente indietro rispetto al record del 2001.

Dal 2005, vi è stata una piccola ripresa della crescita della produzione mondiale di oro da 2440 a 2500 tonnellate, ma è importante evidenziare come nel corso dello stesso periodo il prezzo di un oncia di oro è passato da 400 dollari a più di 900; il che significa che se la produzione è aumentata del 2% dal 2004 il prezzo di un oncia di oro è aumentato di oltre il 100%.

L'aumento della domanda tradotta nell’aumento dei prezzi avrebbe dovuto portare a una forte crescita della produzione per riportare il mercato in equilibrio, ma il trend dimostra che l’'aumento del prezzo di un oncia di oro non è stato sufficiente a salvare una produzione mondiale di oro strutturalmente condannata.

Chaize è convinto che il calo della produzione d'oro è un meccanismo irreversibile e che il vertice del 2001 non verrà mai più raggiunto.

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Lo stesso trend viene confermato dall’analisi degli andamenti dei principali produttori d’oro nel mercato mondiale i quali registrano le seguenti percentuali rispetto al record registrato nel 2001: Australia (-10%), Sud Africa (-73%), Stati Uniti d'America (- 34%), Canada (-43%), Indonesia (-11), Perù (-26%), Russia (-5,8%), solo la Cina ha una produzione d'oro di sopra del suo più alto.

Alcuni analisti interpretano questo come un spazio per ulteriori progressi, Chaize lo considera come un segno di declino della produzione.

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Dal 2001 i vecchi modelli esplicativi sono diventati obsoleti. Il perché è che l’oro ha già raggiunto il suo picco di produzione. E avendolo già raggiunto ora ci troviamo in una specie di “terra incognita”, “hic sunt leones”.

I costi di produzione si sono temporaneamente stabilizzati in alcuni paesi produttori dopo la crisi del 2008. Con un minimo calo (o stabilizzazione) dei costi di produzione per le miniere d’oro e il sensibile incremento dei prezzi stiamo ora assistendo ad un temporaneo incremento della produzione mondiale.

Ma questa è una specie di pausa che non modificherà il trend.

Strutturalmente nulla è cambiato.

Fra uno o tre anni da ora riassesteremo ad un calo della produzione globale, semplicemente perché nessun paese potrà eguagliare mai più le 1000 tonnellate/anno del Sud Africa negli anni ’60.
La produzione di oro è cresciuta di un fattore 2.1 fra il 1959 e il 2010.

Nello stesso arco di tempo la popolazione mondiale si è moltiplicata di un fattore 2.2. Quindi nel 2001 (anno del picco) abbiamo avuto una produzione procapite più o meno identica a quella del 1959.

Facendo il rapporto produzione mondiale di oro / popolazione si scopre che la produzione di oro ammonta a 0,36 grammi per abitante nel 2010, il che è piuttosto simile alla media che si ha per gli ultimi 100 anni (0,37 gr/abit).

Ma secondo le stime si pensa che gli abitanti del pianeta saranno 7,2 miliardi per il 2020 e intorno agli 8,2 miliardi per il 2030. Per avere un rapporto oro/ab pressoché stabile e un valore simile a quello dell’ultimo secolo sarebbe necessario che nel 2020 la produzione di oro fosse intorno alle 2800 tonnellate e sopra le 3000 tonnellate per il 2030.

Nel breve termine (1-3 anni) la produzione potrà, come discusso precedentemente, crescere e magari persino battere il record del 2001, ma fra 10 o 20 anni non potrà che essere minore per via delle quantità in uscita dalle miniere.

Cosa inevitabilmente succederà è che assisteremo ad un aumento della popolazione (escludendo guerre atomiche) e ad un declino della produzione di oro.

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Quindi vedremo crescere la popolazione mondiale, crescere esponenzialmente la money supply, la quantità di banconote in circolo, mentre la quantità pro capite di oro declinerà. Fenomeno che, forse già previsto nei decenni passati, contribuì all’abbandono del Gold Exchange Standard, svincolando l’emissione di moneta dall’elemento fisico a garanzia della stessa, dando così il via libera alle speculazioni sui mercati monetari e finanziari di cui oggi forse paghiamo lo scotto più alto.

Secondo le logiche di potere diventa abbastanza chiara l’importanza per l’elite di comando concentrare il più possibile le riserve d’oro estratte fino a oggi e accumulate nelle riserve auree delle nazioni. Il 2001, caratterizzato da un volume di produzione non più ripetibile segna anche il “punto di non ritorno”, ovvero il momento in cui i piani dell’elite prendono la triste piega che caratterizza la nostra storia recente. E noi ricordiamo bene cosa accadde nel Settembre del 2001…

In sostanza, quando questi ‘signori’ realizzano che la produzione annua dell’oro ha raggiunto il suo apice e che può soltanto diminuire, contestualmente a un aumento della popolazione e del prezzo del bene in oggetto, diventa per loro impellente la necessità di chiudere il cerchio e realizzare il massimo vantaggio dalla situazione – forse anche considerando l’appropinquarsi di una profetica scadenza.

Come fare pertanto a riuscire a impossessarsi di tutte le ricchezze del mondo sottoforma del prezioso metallo senza turbare troppo l’opinione pubblica e possibilmente senza farsi capire, né tantomeno fare scoprire la finalità di queste operazioni?

La storia, questa volta quella tradizionale, ci può dare una mano. In particolare è proprio la storia d’Italia, fin dalla sua nascita, a fornirci i suggerimenti migliori.

Vittorio Emanuele II, il 17 marzo 1861, assunse il titolo di Re d'Italia in aperta violazione del trattato di Zurigo del 10 novembre 1859, in cui all'art. 3 veniva stabilito che " il re di Sardegna non cambierà affatto di titolo, oppure, se tiene a modificarlo, egli non prenderà che quello di Re del reame cisalpino", cioè dell'Italia settentrionale. Nonostante questo, la prima potenza europea a riconoscere il neonato Regno d’Italia fu, guarda caso, l'Inghilterra, il 30 marzo, proprio quell’Inghilterra che nel 1861 deteneva il primato del potere finanziario attraverso le grandi banche internazionali presenti nella city.

Il titolo di re d'Italia aveva un preciso intento politico: servì a sanzionare le annessioni compiute, ad annichilire la speranze di restaurazione dei principi deposti, ad arrogarsi la sovranità sulle Due Sicilie che venivano cancellate dal novero degli Stati europei, ed a mettere l'ipoteca sui territori del Papa non ancora usurpati e su quelli ancora sotto dominio austriaco.

Per quanto riguarda la politica estera, essa impose un gigantesco indebitamento verso le grandi potenze amiche: Francia e, esatto, ancora la solita Inghilterra. La sola spedizione di Crimea del 1855 causò un'esposizione che si riuscì ad estinguere addirittura nel 1902. "Ci fu un indebitamento colossale, coprire un debito con un altro debito, pagare una rata d'interessi facendo ancora un debito era diventato il sistema di governo: tra il 1849 e il 1858 il Piemonte contrasse all'estero, principalmente con il banchiere James Rothschild, debiti per 522 milioni - quattro annate di entrate fiscali.

La gestione della finanza pubblica del novello Regno d’Italia, invece di farsi carico di programmi di sviluppo del nuovo Stato, rincorse illusori obiettivi di "pareggio del bilancio". Per ottenerlo si imposero nuovi tributi, ci si affrettò a svendere sottocosto i beni demaniali e quelli ecclesiastici concentrati prevalentemente nel Sud con colossali profitti per gli acquirenti e cattivi affari per lo Stato.

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Vittorio Emanuele II

Per quanto riguarda il Tesoro del nuovo regno d’Italia il contributo più alto lo pagò il Sud che, al momento della annessione, partecipò per i 2 / 3 alla sua costituzione (considerando anche il successivo apporto di Roma e Venezia).

Il capitale circolante delle Due Sicilie corrispondeva a 22 miliardi di Euro attuali ed era più del doppio di quello di tutti gli altri stati della penisola messi insieme. Le monete erano in metallo nobile e la differenza tra il valore intrinseco e quello nominale era garantita in oro mentre la lira piemontese, invece, lo era solo in rapporto 3 a 1, cioè su tre lire circolanti, solo una era convertibile in oro.

Riserva aurea, in milioni di lire, degli antichi Stati italiani al momento delle annessioni:

Due Sicilie: 445,2
Lombardia: 8,1
Ducato di Modena: 0,4
Parma e Piacenza: 1,2
Roma (1870): 35,3
Romagna, Marche e Umbria: 55,3
Piemonte: 27
Toscana: 85,2
Venezia (1866): 12,7

TOTALE: 640,7

640 milioni di lire dell’epoca, attualizzabili a circa 31,6 miliardi di euro sui quali, per via dell’indebitamento nei confronti di Francia e Inghilterra dovuto alla campagna di unificazione del Regno d’Italia, gravava già allora una sorta di ipoteca a garanzia dei debiti contratti.

Ciclicamente la storia si ripete. Potremmo citare altri casi analoghi nel corso della storia d’Italia, ma, per esigenze di brevità, veniamo subito a tempi più recenti, con un salto di circa 140 anni arriviamo a momenti storici molto più vicini, quasi di cronaca.

Nel 1992, una settimana dopo la strage di Capaci, e con esattezza il 2 Giugno 1992 , al largo di Civitavecchia, con gli onori di casa della Regina Elisabetta ospitati sul Panfilo Britannia Draghi, allora direttore generale del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, in qualità di governatore della Banca d’Italia, si incontrarono con un centinaio tra rappresentanti della finanza anglosassone americana rappresentata da marchi quali Barclays, Warburg, azionista della Federal Reserve, PricewaterhouseCoopers – ex Coopers & Lybrand – Barings – oltre alla onnipresente Goldman Sachs ecc. e degli ambienti industriali e politici italiani. Era presente anche Costamagna, che diventerà dirigente della Goldman quando sua moglie finanzierà l'ultima campagna elettorale di Prodi.

Lì il mondo finanziario dettò le istruzioni su come privatizzare, per scelta obbligata, le industrie italiane statali. Con l’aiuto della stampa iniziò una campagna martellante per incutere il timore nel popolo italiano di “non entrare in Europa”, manco ne fossimo stati tra i Sei paesi fondatori, gettando diverse ombre sulle vicende di cronaca giudiziaria e di cronaca nera di quel periodo.

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Il panfilo “Britannia"

“Manipulite” sembrerebbe essere avvenuta proprio in un momento opportuno per fare piazza pulita di una classe politica con velleità italiote, e per ottenere mani libere di fare entrare i governi dei “tecnici”, quelli che con i loro amici della Goldman e della Coopers ci avrebbero inculcato la “medicina” amara della svendita dell’IRI.

Di sicuro un Craxi, per quanto corrotto, non avrebbe mai siglato un patto così scellerato, quello di svendere tutto il comparto nazionale produttivo del paese (l’IRI ad oggi sarebbe stata la maggiore multinazionale al mondo e noi non saremmo un paese in svendita), lui che tenne testa agli americani nella vicenda dell’Achille Lauro, negando loro l’accesso al nostro territorio per attaccare i sequestratori della nave, terroristi palestinesi, e portando avanti le trattative con i terroristi nonostante il veto del presidente Reagan.

E, infatti, proprio qualche anno prima Craxi era stato duramente criticato dagli ambienti angloamericani, quegli stessi che non si privano mai d’interferire nella nostra politica interna, proprio di “ingerenza dello Stato in economia” - per voce dei loro accoliti Andreotti, Spadolini, Cossiga - perché aveva decretato la fine del mandato di Enrico Cuccia come presidente di Mediobanca, e perché si era opposto alla vendita dello SME, il complesso alimentare dell’IRI, negoziato direttamente dal suo presidente Romano Prodi ma smentita da una direttiva del Governo.

Ricordiamo inoltre che Berlusconi, la prima volta che arriva al Governo era stato preceduto da Carlo Azeglio Ciampi, e questi poco dopo essere diventato capo del governo, il 30 giugno del 1993 nomina un Comitato di consulenza per le privatizzazioni, presieduto da Mario Draghi, uomo Goldman Sachs, non a caso, oggi, arrivato alla presidenza della BCE.

Ciampi aveva proseguito la svendita del patrimonio italiano iniziata dal socialista Giuliano Amato, braccio destro di Craxi (inspiegabile miracolato dai giudici che provvidero a far piazza pulita della classe politica italiana di allora) e dal “lottizzatore” democristiano Romano Prodi; Romano Prodi venne così definito, per il suo comportamento quando era presidente dell’IRI, da Franco Bechis in un articolo pubblicato su Milano Finanza: “Prodi, all’Iri, lottizzò come un democristiano“. Sul tema delle privatizzazioni in Italia, invitiamo ancora una volta a leggere l’articolo di Eugenio Caruso su Impresa oggi: “Iri tra conservazione e privatizzazioni“

Oggi, con la crisi economica globale assistiamo all’ultimo attacco a danno del nostro paese e della sua riserva aurea.

L’Italia è un paese in crisi, in profonda crisi economica, con un debito pubblico praticamente impagabile, attorno al 120% del PIL e con le principali imprese del paese che a causa della caduta dei tassi di guadagno si stanno ricollocando altrove, in zone che permettono guadagni superiori a quelli dell’Italia. Ma l’Italia, pur in profonda crisi ha ancora tanti gioielli, molto appetibili e che le multinazionali anglo-americane sperano di “comprare” a prezzi stracciati.

Gli interessi dei globalisti e degli anglosassoni puntano a privatizzare quanto c’è rimasto da privatizzare in Italia: dall’ENI, di cui una parte è ancora in mano allo stato, così come pure l’Enel, oltre a Finmeccanica, Fincantieri, Trenitalia, Poste, Televisione pubblica, Ospedali e centri sanitari all’avanguardia nella ricerca, Università, Scuole e imprese municipalizzate, come quelle dell’acqua e della raccolta dei rifiuti.

A tutto ciò va aggiunto che l’Italia possiede un ricco patrimonio paesaggistico e ambientale, decisamente invidiabile e un ricchissimo patrimonio artistico; in Italia è concentrato il 60/65% di tutti i beni artistici e archeologici dell’umanità. A tutto questo va aggiunta una ulteriore ricchezza posseduta dall’Italia, di cui nessuno parla: il suo oro!

Nessuno ne parla, ma l’Italia ha la quarta riserva di oro del mondo, che allo scorso giugno ammontava a ben 2.451,80 tonnellate, che al prezzo odierno dell’oro equivale a circa 100 miliardi di euro. Solo FMI e due stati, USA e Germania, hanno riserve auree superiori alla riserva italiana.

L’oro è un prodotto altamente strategico destinato a rivalutarsi fortemente nel futuro inmediato, per cui questa ricchezza è molto appetibile.

In questo momento, l’oro italiano è il principale obiettivo su cui hanno messo gli occhi i globalizzatori.

Quindi, l’Italia pur essendo un paese in forte crisi, possiede ingenti ricchezze. Come impossessarsi o meglio derubare queste ricchezze all’Italia ed al popolo italiano?

Approfittando dell’enorme debito pubblico, i grandi predatori con l’aiuto dei propri rappresentanti all’interno del paese, ovvero i liberisti nostrani, gli stipendiati di Goldman Sachs, FMI, BCE, Federal Reserve, World Bank, WTO ed affini faranno pressione per ridurre il debito pubblico attraverso la privatizzazione, la vendita, ovviamente a prezzi fortemente scontati, dei beni sopra citati.

Possibile che nessuno si opponga a tutto ciò? Sono certo che qualcuno che conosce i meccanismi della finanza che stanno dietro a queste speculazioni globali e che non si trovi d’accordo ci sia; ma altrettanto capisco la sua riluttanza a intervenire in modo chiaro e duro. Chi provò nei secoli a opporsi allo strapotere delle banche non ha vissuto abbastanza per realizzare del tutto il proprio progetto, da Lincoln a Kennedy, al nostro Aldo Moro.

Questo ci fa capire come, da decine di migliaia di anni, l’uomo si sia dimostrato capace di tutto per concentrare nelle proprie mani le ricchezze e le risorse disponibili. Nella preistoria si trattava di cibo, poi con l’agricoltura l’attenzione è passata alla terra, infine, già a partire dal Rinascimento, alle ricchezze e al potere che da esse ne potevano derivare. Ma un elemento è rimasto comune nel corso di tutti questi anni: l’oro.

L’oro è sempre stato punto di riferimento in questo, per tutte le civiltà della terra, anche se per i mesoamericani per esempio, esso non aveva valore economico, ma esclusivamente spirituale. Anche in quest’ultimo caso comunque chi possedeva l’oro possedeva il potere essendo l’oro rappresentazione metaforica della posizione privilegiata del sovrano o del sacerdote rispetto alla gente comune nel rapporto con la sfera divina.
Cosa possiede di tanto peculiare l’oro? Tornando alla nostra ipotesi iniziale possiamo giungere alla seguente conclusione possibile.

La corsa all’oro che si accompagna alla corsa al dominio che caratterizza da sempre la storia dell’uomo non è dovuta semplicemente all’avidità dei singoli o alla conquista del potere da parte dei gruppi di controllo (ieri i sovrani e gli imperatori, oggi le banche).

La volontà di concentrare nei propri ‘forzieri’, nelle proprie ‘casse’, enormi quantità d’oro potrebbe essere forse finalizzata a contrastare il ritorno degli “antichi dei” che crearono la razza umana proprio come forza lavoro da impiegare nell’estrazione del prezioso metallo.

Nell’ipotesi sostenuta dal Progetto Atlanticus coloro che oggi seguono la regia di questo ‘complotto millenario’ otterrebbero da questo un triplice risultato: sicuramente il dominio sull’intera popolazione umana… il “riscatto” del pianeta nei confronti di quegli Anunnaki, utilizzando il nome ad essi attribuito dalla mitologia Sumera, a cui forse l’oro era destinato, secondo i canoni del “patto di concessione” sancito da Enlil/Yahweh subito dopo il Diluvio Universale, e, infine, una posizione di vantaggio in vista dell’Armageddon profetizzato nell’Apocalisse di S.Giovanni.

Icke li definisce “Rettiliani”.

Ed è a questi ultimi, sempre secondo il Progetto Atlanticus, che interessa impossessarsi di tutte le riserve aurifere della Terra di modo da poter contrastare efficacemente il ritorno degli Anunnaki, i quali invece hanno bisogno del giallo metallo per alimentare la propria tecnologia.

Lasciarono la sovranità del pianeta all’uomo, con la richiesta forse di accumulare comunque il prezioso metallo in vista del loro ritorno, quale ‘riscatto’ del diritto di sovranità sul pianeta concessoci.

Questo forse spiegherebbe il motivo di tale passione inconscia nei confronti di questo metallo che ha caratterizzato tutte le civiltà umane.

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Ma allora il nostro scopo come esseri umani su questo pianeta potrebbe essere riconducibile a una banale attività estrattiva nei confronti dei nostri padroni ‘occulti’? Noi crediamo invece che la consapevolezza di questa nostra condizione possa essere la chiave di volta per spezzare finalmente quelle catene che ci tengono legati, a nostra insaputa, al ruolo di servi, fatti “a immagine e somiglianza di…” quando potremmo essere “esattamente come...”

E questa sarebbe la volontà del dio Anunnako Enki, benevolente nei confronti dell’Uomo sua creatura, in contrasto con quella del fratello Enlil così come abbiamo avuto modo di approfondire nel libro “Genesi di un Enigma” e nel nostro blog “Le stanze di Atlanticus”.

D’altronde come Orwell fece dire al protagonista del romanzo distopico “1984”: “… Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere…” .

http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9719



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MessaggioInviato: 22/10/2012, 03:08 
Come al solito i tuoi articoli mi suscitano un mix di esaltazione e depressione.
Esaltazione perchè sembra davvero tutto logico e sensato, di certo pià delle spiegazioni storico-sociologico-scientifiche su questi temi che sfociano quasi sempre in una unica spiegazione: casualità e coincidenze
Depressione fondamentalmente per lo stesso motivo, se è tutto così logico e chiaro come sembra a me perché non lo è anche per chi ha molta più materia grigia di me? Che magari potrebbe far emergere queste circostanze in maniera scientifica liberandoci dal giogo dell'ideologia ed emanciparci finalmente come specie?

MA cosa fondamentale questi articoli mi mettono in modo il cervello provocandomi delle riflessioni, magari del tutto errate ma esporle non costa nulla :)

Se tale oro viene accumulato per -detto in soldoni- acquistare il nostro pianeta al ritorno degli antichi dei, perché questa gente (l'elite) tenta di accumularlo in ingenti quantità stipandolo in alcuni luoghi specifici?
E' da stupidi...

Chi gli dice che al loro ritorno -parlando sempre per assurdo- questi esseri bussino alla porta e dicano: ehi allora facciamo lo scambio oro in cambio di terra?

Io -pensando un pò di conoscerli- propenderei invece per l'ipotesi alternativa, e cioè che questi se lo prendono e basta; insomma il loro modus operandi nei nostri confronti non mi sembra quello di trattarci da pari e quindi di scendere in affari con noi; siamo loro prodotti, è come se noi ci accordassimo con un cane egli dicessimo: ok fammi tu mi fai la guardia così ti guadagni il cibo... Chi gli assicura che al dunque non dicano: grazie poveri fessi ora ci prendiamo l'oro e voi verrete dirottati per altri usi SUL PIANETA CHE NOI VI ABBIAMO ASSEGNATO.

Da quel che ho potuto constatare questi esseri sono come noi (o meglio noi abbiamo ereditato i loro tratti) e cioè guerrafondai, infidi, meschini e soprattutto mossi da interessi particolari in cui l'uomo è solo un ingranaggio. O meglio, per non generalizzare, coloro i quali perseguono i fini di chi detta le regole nella loro società ed i loro rapporti con noi. Lo so è semplicistico, è come se dicessi tutti gli uomini sono cattivi ma è per comodità di discorso :)

Non sarebbe più intelligente diluire questa risorsa in modo che non sia facilmente acquisibile e quindi poterla usare davvero come merce di scambio o come arma contro i nostri antichi creatori\carcerieri?
Insomma se loro si sobbarcano questo viaggio e ci hanno creato per estrarlo vuol dire che ne hanno davvero bisogno dunque perché non sfruttare il coltello che abbiamo dalla parte del manico invece di asservirci a dinamiche vecchie di centinaia di migliaia di anni? Non è anche questa una prerogativa si una specie che si definisce intelligente?

Non capisco, questa élite spera di potersi prendere un posto d'onore vedendosi assegnata la terra in cambio dell'oro? Sono davvero così ingenui?

Questo è quello che penso di aver capito correggimi pure se sbaglio...

Altra ipotesi: la nostra speranza\credenza\attesa per un loro ritorno è solo una sorta di "malattia" sociologica, una sorta di immenso culto dei cargo, in cui noi continuiamo a perpetuare come in un loop un comportamento installatoci da antichi visitatori che una volta fatti i loro scopi se ne sono andati e mai più torneranno; tale circolo vizioso ci porterà all'estinzione non essendo una specie che si sappia adattare all'ambiente in cui è inserita? Sembrerebbe di si -_-

Fosse così sarebbe davvero triste, e dal mio punto di vista pessimistico penso ci siano molte possibilità che sia così, siamo delle formiche che continuano a scavare senza sapere perché (visto che questi perché sono persi nei meandri della nostra storia, volutamente o no tenuta lontana dalla coscienza collettiva) sperando che qualcuno torni a dirci: grazie per il lavoro dandoci una pacca sulla spalla...


Ultima modifica di MaxpoweR il 22/10/2012, 03:17, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 22/10/2012, 11:30 
Il punto è che purtroppo non sappiamo a cosa possa realmente servire tutto quell'oro. A tal proposito ti suggerisco (se non l'hai già fatto) di leggere il topic "L'Oro: il metallo degli Dei" http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=12279

Ciò che sappiamo è la volonta da parte dei potenti di accumularlo: è questa è una costante storica universale. Anche presso le culture mesoamericane, dove l'oro non aveva valenza economica, questo veniva accumulato in gran quantità poichè associato alla sfera "divina"...

La domanda a cui dobbiamo fornire risposta è: a cosa servono allo Stato le riserve auree, oggi?

Se consideriamo il fatto che non è più in vigore il Gold Exchange Standard per il quale l'oro fungeva da garanzia alla moneta circolante nel sistema economico del paese, la riserva aurea vale oggi esclusivamente come "capitale immobilizzato". Sostanzialmente equivale ai soldi che il risparmiatore tiene "sotto il materasso".

Nasce allora una seconda domanda... perchè l'oro ha ancora un valore economico?

Riporto quanto citato da Pier Paolo Soldaini nel seguente sito http://www.trend-online.com/prp/oro-dollari-luccica/

"... Non mi stancherò mai di ripetere questo elementare concetto: l´oro ha un valore simbolico. Esattamente come la cartamoneta. E’ ciò che ci ha insegnato, avendolo imparato a sue spese, la figura leggendaria di Re Mida, che rischiò di morire di fame per aver ricevuto da Dioniso il dono di trasformare in oro tutto ciò che toccava. E a loro spese lo impararono anche gli spagnoli tra il XV e il XVI secolo: le scorribande di Cortès e Pizarro in America Latina per accaparrarsi tonnellate d’oro (e d’argento) contribuirono solo a distruggere due civiltà (Aztechi e Incas) mentre la Spagna rimase al palo e si ritrovò più povera di prima, ancorata ad un vetusto modello economico feudale. Questo perchè l’oro di per sè non è sufficiente a far decollare un’economia, proprio perchè non è in grado, da solo, di portare ricchezza. Anche un bambino sa infatti che l’oro è semplicemente un metallo e di conseguenza non si mangia, non si beve, e non ha altro impiego se non quello di fabbricare monili. Si calcola infatti che il valore industriale dell’oro sia pari a circa 100 dollari l’oncia, proprio per le sue limitatissime applicazioni produttive (gioielleria, elettronica), mentre altri metalli “preziosi” che hanno un prezzo di mercato inferiore, come platino e palladio, ne hanno molte di più. Quindi a che cosa serve l’oro? Perchè nella mente delle persone viene sempre associato a concetti quali ricchezza, valore, opulenza? E perché si tende ad identificarlo come bene rifugio nei momenti di crisi?..."

Domande apparentemente senza risposta... per noi 'comuni mortali'... Ma forse l'elite sa qualcosa che noi non sappiamo.

Nell'articolo "L'Oro: il metallo degli Dei" abbiamo cercato di capire il motivo ancestrale di tale 'passione' verso il prezioso metallo giungendo alle seguenti ipotesi:
- applicazioni tecnologiche da parte degli "antichi dei" (Anunnaki?)
- imprinting genetico (la prima 'istruzione' ricevuta fu quella di servire gli dei per estrarre l'oro)
- valore alchemico/spirituale conosciuto durante l'età dell'oro (grazie ad Enki e al suo progetto di sviluppo civile: Atlantide)

In questo thread invece vorrei cercare di capire se c'è un significato occulto nella volontà di accumulo di oro che va al di là del mero controllo economico. E se fosse anche una forma di controllo 'spirituale'?

Mettiamola così... Maxpower dice che:

Cita:
Chi gli dice che al loro ritorno -parlando sempre per assurdo- questi esseri bussino alla porta e dicano: ehi allora facciamo lo scambio oro in cambio di terra?

Io -pensando un pò di conoscerli- propenderei invece per l'ipotesi alternativa, e cioè che questi se lo prendono e basta; insomma il loro modus operandi nei nostri confronti non mi sembra quello di trattarci da pari e quindi di scendere in affari con noi; siamo loro prodotti, è come se noi ci accordassimo con un cane egli dicessimo: ok fammi tu mi fai la guardia così ti guadagni il cibo... Chi gli assicura che al dunque non dicano: grazie poveri fessi ora ci prendiamo l'oro e voi verrete dirottati per altri usi SUL PIANETA CHE NOI VI ABBIAMO ASSEGNATO.


Il che sarebbe vero se dopo il diluvio non ci fosse stato il "Patto di concessione" che sancisce la sovranità del pianeta Terra all'uomo, per un tempo x alla cui scadenza l'umanità sarebbe stata giudicata. Ma subito prima del Giudizio, l'Apocalisse (e non solo quella) ci avverte che ci sarà l'armageddon.

Forse l'accumulo di oro serve per consentire all'elite "rettiliana" di partire da una posizione di vantaggio nei confronti degli "antichi dei" al momento del ritorno di questi ultimi.

Perchè forse l'oro, oltre a garantire potere economico, agevola il controllo spirituale degli esseri umani. D'altronde, qualsiasi popolo, qualsiasi essere umano, spogliato delle proprie ricchezze cade più facilmente preda delle proprie debolezze rendendosi disponibile a tutto - è l'istinto di sopravvivenza, l'istinto animale su cui i rettiliani basano il loro potere su di noi.

Immaginatevi la scena... al momento del ritorno degli anunnaki (Enki ed Enlil), i rettiliani già presenti sulla terra inviano un ambasciatore a dire loro:

"Abbiamo già tutto l'oro del pianeta che vi serve, inoltre controlliamo i 'vostri' 7 miliardi di esseri umani... il pianeta è già nostro! Siete sicuri di voler combattere? Prendetevi l'oro e lasciateci l'uomo..."

Cosa farebbe Enlil a tal punto? ed Enki? Quest'ultimo poi, deluso dai risultati dell'evoluzione umana... Enlil potrebbe dire al fratello:

"Prendiamoci l'oro che ci serve, l'Uomo è un fallimento, lo vedi anche tu che non è stato in grado di autogestirsi come avresti/avremmo voluto dopo il Diluvio... ci hai provato, ma è andata male..."

Rettiliani che a loro volta per giungere a questo scopo potrebbero tranquillamente aver manipolato la permanenza sul pianeta di Anunnaki enliliti oltranzisti plagiandoli a loro volta. Penso a Yahweh/Ishkur e alle sue guerre per il controllo del medio-oriente attraverso il "popolo eletto"; penso al ruolo dei vertici del "popolo eletto"; penso oggi al vertice del complotto giudaico-massonico (p.es. Rothschild...).

Per cui gli scenari possibili sono tre e nessuno così felice per noi:
1) o Enlil riesce a convincere il fratello che per loro è meglio prendersi l'oro e andarsene lasciando l'Uomo in mano ai Rettiliani i quali completeranno così il NWO rendendoci tutti schiavi
2) o Enlil rifiuta la proposta rettiliana e scatena l'armageddon
3) o Enlil non riesce a convicere Enki il quale, per liberare l'Uomo in un ultimo atto di amore verso di noi, scatena l'armageddon

Teorie cospirazionistiche e paleoastronautiche si fondono insieme - non è facile trovare il bandolo della matassa...



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MessaggioInviato: 22/10/2012, 12:39 
Sempre che nel frattempo Enki ed Enlil siano ancora in vita, sia on senso figurato (essendo loro i rappresentanti delle 2 correnti) sia in senso letterale. Eventuali altri rappresentanti pur condividendo il pensiero Enkita potrebbero non avere lo stesso attaccamento verso di noi e quindi sacrificarci, seppur a malincuore di fronte ad altri interessi. Non sappiamo nemmeno se nel corso dei millenni i piani originali siano immutati, relegandoci ad una sorta di progetto secondario di poca importanza. Da quel che vedo si tende a considerare queste specie immutabili mentre anche loro si evolvono, cambiano idee e magari programmi... questo nemmeno possiamo saperlo il che non fa che addensare altri nuvoloni all'arizzonte...



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MessaggioInviato: 22/10/2012, 13:23 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Immaginatevi la scena... al momento del ritorno degli anunnaki (Enki ed Enlil), i rettiliani già presenti sulla terra inviano un ambasciatore a dire loro:

"Abbiamo già tutto l'oro del pianeta che vi serve, inoltre controlliamo i 'vostri' 7 miliardi di esseri umani... il pianeta è già nostro! Siete sicuri di voler combattere? Prendetevi l'oro e lasciateci l'uomo..."

Cosa farebbe Enlil a tal punto? ed Enki?

...
CUT
...

Per cui gli scenari possibili sono tre e nessuno così felice per noi:
1) o Enlil riesce a convincere il fratello che per loro è meglio prendersi l'oro e andarsene lasciando l'Uomo in mano ai Rettiliani i quali completeranno così il NWO rendendoci tutti schiavi
2) o Enlil rifiuta la proposta rettiliana e scatena l'armageddon
3) o Enlil non riesce a convicere Enki il quale, per liberare l'Uomo in un ultimo atto di amore verso di noi, scatena l'armageddon



Ma invece uno scenario in cui Anunnaki si urtano del "ricatto" dei Rettiliani e annientano solo loro, dando invece retta a Enki e concedendo all'uomo un altro lasso di tempo?
(Nel caso in cui Anunnaki siano molto più forti dei Rettiliani chiaro)
Saluti


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MessaggioInviato: 22/10/2012, 13:49 
Cita:
superza ha scritto:


Ma invece uno scenario in cui Anunnaki si urtano del "ricatto" dei Rettiliani e annientano solo loro, dando invece retta a Enki e concedendo all'uomo un altro lasso di tempo?
(Nel caso in cui Anunnaki siano molto più forti dei Rettiliani chiaro)
Saluti



Tutto è possibile, ma vedo difficile annientare esclusivamente i Rettiliani considerando che questi già purtroppo controllano le posizioni di comando del pianeta (vedi NWO).

La guerra, se guerra sarà, necessariamente coinvolgerà il genere umano che potrebbe anche venire manipolato a combattere contro gli anunnaki (vedi Progetto Blue Beam).

Il tutto, per rispondere anche a MaxpoweR, va visto nella loro ottica temporale. Il concetto di tempo è relativo... per noi sono passati migliaia e migliaia di anni e di conseguenza migliaia di generazioni. Per loro molte meno, forse nemmeno una.

E' anche vero che Enki ed Enlil potrebbero essere stati sostituiti dalla generazione successiva, ma il loro progetto, che per noi si realizza nel lunghissimo periodo, è ai loro occhi un progetto di breve periodo che si esaurisce probabilmente nell'arco della stessa generazione e quindi posso ragionevolmente pensare che non sia tanto diverso dal progetto originale.

Questa interpretazione va usata anche come postulato nella teoria del NWO. Se pensiamo a quanti secoli umani ci sono voluti per realizzare i piani definiti dagli Illuminati di Weishaupt, piani che a loro volta probabilmente provenivano da eminenze grigie dei tempi passati, ci si rende conto che l'elaborazione di un piano così complesso da realizzarsi in decine di generazioni è impensabile da concepire per la mente umana.

La forma mentis dell'uomo ragiona, credo, in un ottica temporale al massimo di 2/3 generazioni. Ciò che faccio lo faccio per me e per i miei figli (al massimo per i miei nipoti), per il resto poi ci penseranno loro - io non riesco ad andare oltre. Non posso proprio, le variabili in gioco sono molteplici...

Ritengo che, pianificare alla fine del 1700 tre guerre mondiali che si sarebbero realizzate nel corso dei tre secoli successivi al fine di raggiungere l'obiettivo di un NWO destinato tra le altre cose alla "corsa all'oro" (per rimanere in tema [;)]), non possa avere origini esclusivamente umane.

L'uomo viene 'indirizzato' da poteri occulti - questa è la mia conclusione.

Dobbiamo pertanto, secondo me, riuscire a scindere le due cose effettuando analisi sul piano temporale:
- umano (1 generazione = 100 anni)
- alieno (1 generazione = 360000* e forse più anni)

* considerando valida l'ipotesi di un anno alieno = 3600 anni (nibiru)


Ultima modifica di Atlanticus81 il 22/10/2012, 13:51, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 23/10/2012, 02:36 
se è vero che i "nostri" partriarchi a quanto si evince dai testi sacri vivevano più di mille anni (e già mi sembra un limite molto ampio) oggettivamente il tutto assume connotati diversi; è come se noi osservassimo dei batteri riprodurvi in vitro, un paio di ore di osservazione corrispondono a decine (centinaia?) di generazione per quegli esseri.

Io però tenderei a scindere il periodo di rivoluzione con la durata della vita, sulla terra ci sono esseri che vivono poche ore ed esseri che vivono millenni, quindi indipendentemente da nibiru (che io non condivido come teoria) tali esseri potrebbero avere una vita molto più lunga.

Però ciò non si concilia con il loro modus operandi. Creature che vivono centinaia di migliaia di anni non dovrebbero avere un metabolismo lentissimo e funzioni cerebrali più lente?
sulla terra gli esseri col metabolismo pià rapido sono i meno longevi mentre gli animali (vedi le tartarughe) o le piante con uh metabolismo lento vivono più a lungo... Noi siamo nel mezzo...

Insomma se noi discendiamo da loro vuol dire che siamo simili quindi la percezione del tempo dovrebbe essere la medesima... Non riesco a concepire un essere vivente simile a noi biologicamente e con un metabolismo presumibilmente simile al nostro che però sviluppa la sua vita su centinaia di migliaia di anni mi non mi sembra biologicamente plausibile :|

Come occupano tutto questo tempo in eccesso?
Come te lo spieghi?

E se fossero meno longevi di quel che si ipotizza ma data la loro maggiore longevità agli occhi degli umani (dell'epoca) sembravano immortali? Se già avessero una vita media di 1000\1500 anni sarebbero passate solo 10\15 generazioni nemmeno tantissimo ma comunque un periodo tale da far ipotizzare eventuali cambi di programma; nel mentre sarebbero passate almeno 25 generazioni umane (considerando la vita media dell'epoca= per ognuna delle loro, un differenziale tale ce li farebbe sembrare davvero immortali direi :) boh certo di trovare una logica coerente...
Le mie sono riflessioni da profano magari sto dicendo scemenze...

In tutto ciò l'oro... Che serva anche per sostentare questa loro longevità magari non naturale ma acquisita tecnologicamente?

Io spero non abbiano cambiato programma così presto torneranno e finalmente mi tolgo questo peso -_- Quasi quasi inizio ad accumulare un pò d'oro, hai visto mai che riesca a corrompere un loro funzionario... :)


Ultima modifica di MaxpoweR il 23/10/2012, 02:47, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 23/10/2012, 10:00 
Obiezioni certamente interessanti.

Per quanto riguarda i patriarchi, essi erano già frutto dell'ibridazione e non degli "dei" (DNA 100% puro Anunnako, tanto per intenderci), per cui in loro vi era già quella "corruzione" che nel lungo periodo ha portato la vita media dell'uomo a tornare ai livelli attuali nell'ordine di 100 anni, idoneo al metabolismo umano su un pianeta come la terra.

Altrettanto credo che il metabolismo sia strettamente connesso invece ai cicli planetari di rotazione (giorno/notte) e rivoluzione (stagioni) - indi per cui una creatura simile all'uomo ma residente su un altro pianeta potrebbe avere un metabolismo diverso in grado di determinare un ciclo vitale più lungo. Forse ci sono anche delle dimostrazioni scientifiche su questo: se ne potrebbe discutere in un altro thread.. se trovo un po' di informazioni ci penso su.

Mi piace molto invece l'intuizione che l'oro potesse venire utilizzato in ambito medico per prolungare la vita in quanto questo concetto si ricollega necessariamente a principi alchemici e anche a ricerche scientifiche.

Si guardino per esempio le applicazioni dell'oro colloidale
http://it.wikipedia.org/wiki/Oro_colloidale
http://www.promiseland.it/2009/10/23/oro-colloidale/

il che mi fa pensare a un possibile utilizzo anche da parte dell'elite e darebbe ulteriore senso al concetto di "corsa all'oro" descritto nel mio articolo. L'oro utilizzato in alchimia per acquisire vantaggi competitivi dal punto di vista evolutivo e/o per ottenere longevità.



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Chi ha preso l’oro di Fort Knox?
Parte dei lingotti sarebbe stata venduta in segreto per sostenere il dollaro - di Glauco Maggi - New York

Immagine
"The United States Bullion Depository" alla fase di Fort Knox

E’ tutto oro quello che luccica a Fort Knox? Cioè: sono veramente lo zoccolo duro della ricchezza del governo americano i 137 miliardi di dollari in lingotti stipati nella cassaforte del Kentucky, la più famosa al mondo? In tempi di sfiducia galoppante sul valore reale dei titoli tossici che hanno avvelenato i bilanci delle banche di mezzo mondo, all’interno dello stesso Congresso di Washington e da un gruppo di attivisti pro-trasparenza è stato lanciato l’allarme sul fatto che l’oro conservato nei forzieri federali potrebbe non essere davvero tutto di proprietà piena degli Usa: senza ipoteche, senza essere diventato garanzia per operazioni con enti internazionali.

Insomma, che sia nella totale disponibilità del governo. «Sono ormai vari decenni che l’oro conservato a Fort Knox non è stato sottoposto a una revisione condotta indipendentemente, o analizzato contabilmente in modo appropriato», ha dichiarato al Times di Londra Ron Paul, il deputato del Texas che ha depositato una proposta di legge a questo scopo.

«Il popolo americano merita di conoscere la verità». Paul è un repubblicano, della corrente libertaria che è la più diffidente verso il governo di Washington, qualunque sia il partito dominante.

Alle ultime presidenziali si è candidato alle primarie, unico nel suo partito, favorevole al ritiro immediato dall’Iraq essenzialmente per motivi di spesa, in linea con l’obiettivo di un rigore fiscale nei conti pubblici che il deficit gonfiatosi già sotto Bush, ed oggi in ulteriore esplosione per gli investimenti e le spese volute da Obama, appare una chimera. Almeno, è il succo dell’indagine richiesta da Paul e dagli altri 21 parlamentari che hanno confermato la sua mozione, cominciamo con l’assicurarci che in casa abbiamo oro vero, nostro.

Che il governo non abbia venduto l’argenteria. Allo stesso obiettivo di una conoscenza rassicurante sullo stato delle casseforti federali punta anche un comitato di attivisti per la trasparenza degli atti di governo chiamato Gata (Gold Anti-Trust Action), che ha incaricato gli avvocati dello studio William J. Olson, della Virginia, di sfidare Obama ad essere fedele a quanto ha promesso in campagna elettorale, quando ha detto di voler portare il governo «ad un livello di apertura mai visto in precedenza».

Tra qualche giorno i legali presenteranno una richiesta specifica in base alla legge sulla Libertà d’informazione che obbliga tutte le amministrazioni pubbliche a rivelare i documenti delle loro azioni. Nel caso di Fort Knox, «prendiamo sul serio le promesse del presidente», ha detto Chris Powell del Gata, che protesta per il fatto che nei siti del Tesoro «non esiste alcun dettaglio sulle riserve d’oro», sulla reale proprietà e sulle eventuali attività di trading. Molti investitori in oro sospettano che gli Stati Uniti abbiano utilizzato nel passato, o possano farlo in futuro, i lingotti segreti di Fort Knox per manipolare i prezzi del metallo, magari vendendolo per abbassarne il valore di mercato con il fine di sostenere il dollaro.

Le quotazioni dell’oro sono fluttuanti come quelle del dollaro da quando Nixon decise di sganciare il biglietto verde dal rapporto fisso con il metallo giallo. Il Tesoro Usa ha sempre negato che le riserve d’oro siano mai state messe a rischio con transazioni speculative e il sito ufficiale del governo sostiene laconicamente che le riserve «sono di proprietà degli Stati Uniti».

Sebbene sia in pratica un sinonimo di oro per il pubblico mondiale, Fort Knox non è il posto in America dove è ammassata la maggiore quantità di lingotti.

Il monumentale palazzo, chiamato «The United States Bullion Depository», costruito nel 1936 in Kentucky nella preesistente base militare dedicata al generale della guerra rivoluzionaria Henry Knox, ne conserva per 4167 tonnellate, meno delle 5000 che sono custodite nel caveau sottoterra della Federal Reserve di New York, ricavato nella roccia dura di Manhattan. La differenza fondamentale è che la Fed di New York è in pratica la cassetta di sicurezza del globo, visto che tutti i Paesi, Cina compresa, vi tengono depositate proprie riserve in oro. Fort Knox è sempre stata invece la cassaforte dell’oro americano. Prima del 1932, quando fu eletto Franklin D. Roosevelt, le monete d’oro circolavano come moneta legale, e i lingotti erano posseduti da banche e privati: come parte del New Deal, nel 1933, il Congresso votò per rimuovere l’oro dalla circolazione come moneta, e dichiarò illegale il possesso di oro, con le eccezioni delle monete da collezione e dei gioielli. Tutto l’oro fu così sequestrato, al cambio fisso di 20,67 dollari per oncia, e si creò il problema di dove metterlo.

Di qui, l’idea del Bullion Depository. Seconda differenza tra i due superforzieri è che Fort Knox non è aperto ai visitatori per nessuna ragione, mai, mentre la Fed di New York organizza visite guidate ai suoi caveau. Ogni governo-cliente vi ha una propria stanza, e quando decide di vendere qualche lingotto a un altro paese, è il personale della Fed a spostare fisicamente l’oro da una camera all’altra.

Fonte: http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSe ... girata.asp

In realtà, considerato l'andamento del prezzo sul mercato, direi che la domanda di oro supera di molto l'offerta presente sul mercato.

Altrettanto sembra che lo stock stia diminuendo, quantomeno in Italia

L'ITALIA STA VENDENDO LE RISERVE D'ORO, SIAMO SEMPRE PIU' VICINI ALLA GRECIA !
di Mauro Bottarelli

Le riserve auree diminuite in valore di 5,669 miliardi a 98,123 miliardi al 31 marzo 2012. Si vendono l’oro e senza dire niente ai cittadini! Dov’è finito quell’oro: venduto ai russi o ai cinesi, avidi compratori di riserve auree in questo momento? Oppure è andato in pegno alla Bce come collaterale di qualcosa, su richiesta della Bundesbank sempre più terrorizzata dalle perdite potenziale del programma Target 2?

Una cosa è certa, l’operazione non nasce dall’emergenza. Lo scorso novembre, infatti, fecero scalpore per qualche ora le dichiarazioni del presidente della Commissione parlamentare per l’Europa del Parlamento tedesco, Gunther Krichbaum, in un’intervista al quotidiano “Rheinischen Post”: per ridurre il debito pubblico, l’Italia deve mettere in vendita una parte delle riserve auree.

La singolare proposta giunse dopo il netto no della Germania alla richiesta di vari Stati europei di un utilizzare le riserve auree della Banca centrale tedesca a ulteriore garanzia del cosiddetto Fondo salva Stati (Efsf) nel caso in cui la situazione economico-finanziaria peggiorasse. Pochi giorni dopo, si unì a questo coro anche Michael Fuchs, vicecapogruppo della Cdu, il partito di Angela Merkel, che al Bundestag tuonò: «Gli italiani devono mettere a posto i conti, quindi o portano a termine le privatizzazioni oppure vendono le loro riserve di oro».

Un’opinione sottoscritta anche da Frank Schaeffler, dell’Fdp, che considerava «necessario» che gli Stati indebitati «vendano parte del loro oro o lo depositino a garanzia presso la Banca centrale europea». E l’Italia può in effetti contare su quasi 2.500 tonnellate di oro, la quarta riserva al mondo dopo Usa, Germania e il Fondo monetario internazionale, per un valore stimato intorno ai 102 miliardi di euro. In questo senso, la vendita del 20% del totale detenuto coprirebbe l’esborso richiesto dagli accordi internazionali.

Peccato che questo sarebbe un segnale di decadenza che avrebbe pesanti conseguenze sull’economia, sugli equilibri dei mercati e sulle valutazioni delle agenzie di rating: insomma, il governo dei tecnici bocconiani pare che abbia fatto come le famiglie indebite che portano catenine e fedi nuziali ai “Compro oro” per pagare le bollette scadute!

E senza dire nulla a nessuno, ma soltanto seguendo pedissequamente le richieste tedesche. Il fatto è che quell’oro non è proprietà dello Stato italiano ma del popolo italiano, tanto che lo stesso Giulio Tremonti, quando nel 2009 voleva tassare le plusvalenze generate dalle riserve di Bankitalia, fu bloccato dal governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, che disse in Parlamento «Siamo sicuri che l’oro sia della Banca d’Italia e non del popolo italiano?» e dallo stesso Mario Draghi, all’epoca a capo di Palazzo Koch, secondo cui «le riserve auree appartengono agli italiani e non a via Nazionale».

E queste pratiche non sono una novità nel nostro Paese. Nella primavera del 1976 a Palazzo Chigi c’era Aldo Moro e il Tesoro era nelle mani di Emilio Colombo. La crisi valutaria imperversava e fu inevitabile ricorrere all’aiuto del governo tedesco di Helmut Schmidt che concesse un prestito di due miliardi di dollari, chiedendo però in garanzia 540 tonnellate d’oro, che traslocarono contabilmente dai libri della Banca d’Italia di Paolo Baffi a quelli dell’Ufficio italiano cambi.

Fino al 1997, quando il passaggio inverso determinò una gigantesca plusvalenza sulla quale Palazzo Koch pagò 3.400 miliardi di lire di imposte: una manna per il governo di Romano Prodi, impegnato nel tentativo di riportare il disavanzo pubblico sotto il 3% del Pil per poter agganciare l’ euro, visto che l’incasso imprevisto avrebbe contribuito ad abbattere di un altro 0,18% il rapporto fra deficit e Pil.

Peccato che Bruxelles, dove già avevano detto no alla rivalutazione delle riserve auree tedesche e alla vendita dell’oro della Banca centrale del Belgio, non diede il proprio consenso. Come siamo entrati nell’euro, poi, è cosa nota a tutti.

Com’è, come non è, a febbraio di quest’anno il quotidiano britannico “The Independent” rilanciava la conferma di una forte pressione tedesca fin dall’inizio del 2012 affinché Roma mettesse mano alle sue riserve per incidere sullo stock di debito: insomma, dove non arrivò il governo Prodi – che propose inoltre la vendita di piccole quantità delle nostre riserve per incentivare lo sviluppo dell’economia nazionale – potrebbero essere arrivati i professori, i tecnici.

Tanto che il 19 gennaio scorso i deputati Fabio Rampelli e Marco Marsilio presentarono un’interrogazione parlamentare (con richiesta di risposta scritta) indirizzata al ministro dell’Economia e delle Finanze – leggi Mario Monti – per chiedere lumi al riguardo. A tutt’oggi, che io sappia, si attende risposta.

Signore e signori, questi si vendono l’oro (può essere un’alternativa, ma è sempre l’ultima e comunque andrebbe quantomeno annunciata e discussa in Parlamento) mentre le banche incassano e gioiscono (e non pagano nemmeno l’Imu per le sedi delle Fondazioni, il vero cancro politico-economico del sistema): attenzione, la strada che abbiamo intrapreso è decisamente greca. E con la Spagna destinata a ristrutturare in parte il debito entro l’autunno, rischiamo davvero grosso.

Fonte: http://www.nocensura.com/2012/04/e-uffi ... ostra.html



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MessaggioInviato: 25/10/2012, 01:42 
Crisi: Bundesbank, custodite in Usa 45% riserve auree tedesche

Berlino, 24 ott. (Adnkronos/Dpa)- Il 45% delle riserve auree tedesche sul totale di 3.400 tonnellate di oro della Germania e' custodita negli Stati Uniti. Lo ha reso noto la Bundesbank, secondo cui 1.536 tonnellate di oro dello Stato tedesco si trovano alla Federal Reserve statunitense, mentre alla Banca centrale francese sono custodite altre 374 tonnellate ed a Londra 450 tonnellate in deposito. Carl-Ludwig Thiele, membro della presidenza della Bundesbank, ha affermato che "nei prossimi tre anni" saranno riportate "ogni anno 50 tonnellate d'oro da New York" in Germania.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 92708.html


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http://www.wallstreetitalia.com/article ... ni-fa.aspx



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Banche centrali riducono riserve auree per la prima volta nel 2012

Secondo i dati raccolti dal Fondo Monetario Internazionale, a settembre 2012 è avvenuta una diminuzione delle riserve auree delle banche centrali. E’ la prima volta che accade da inizio anno. Le vendite hanno toccato le 4,5 tonnellate e sono arrivate soprattutto dalle banche centrali di Russia e Bielorussia. Hanno venduto molto anche Messico, Repubblica Ceca e Kazakhstan. Il Venezuela ha invece comunicato in ritardo si aver venduto ad agosto scorso 3,7 tonnellate di lingotti d’oro. In controtedenza troviamo il Brasile.

Le autorità monetarie di Brasilia hanno acquistato 1,7 tonnellate d’oro. Non si tratta certamente di un ammontare significativo, ma è il primo intervento della banca centrale brasiliana da dicembre 2008. Secondo gli esperti il Brasile potrebbe avere interesse ad aumentare la diversificazione delle sue riserve valutarie, puntando anche sull’oro. A settembre hanno effettuato piccoli acquisti l’Ucraina e le Filippine.

La Turchia ha portato le sue riserve auree a 6,8 tonnellate, anche se in questo caso il dato può essere fuorviante visto che Ankara ha deciso di accettare oro come collaterale dagli istituti commerciali per cui la variazione potrebbe non derivare dagli acquisti fatti direttamente sul mercato. Il deflusso netto di settembre non può essere giudicato come un’inversione di tendenza sul mercato dell’oro, che mostra attualmente una quotazione intorno ai 1.700 dollari l’oncia.

Il rally dell’oro è stato finora spinto dalla politica monetaria ultra-espansiva della FED e delle altre banche centrali mondiali, ma anche dagli acquisti a raffica effettuati dalle banche centrali dei paesi emergenti che hanno diversificato sempre più le loro riserve monetarie. Nel 2011 era avvenuto un incremento delle riserve auree mondiali di 430 tonnellate: il dato più alto dal 1964. Nel primo semestre del 2012 la tendenza è stata confermata, con una crescita di 254,2 tonnellate.

http://www.borsaforex.it/macro-economia ... -2012.html

Ma la domanda nasce spontanea... le banche centrali di Russia e Bielorussia, Messico, Repubblica Ceca, Kazakhstan e Venezuela citate nell'articolo a chi hanno venduto l'oro? [8]



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Russia: scomparso cargo con 700 tonn.oro
In Estremo Oriente. Equipaggio da 9 a 11 marinai

29 ottobre, 11:03

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 08499.html

Nessuna traccia ancora del cargo scomparso ieri nel mare di Okhotsk, estremo oriente russo, con a bordo un equipaggio da nove a undici marinai (a seconda delle fonti) e un carico di 700 tonnellate di minerale d'oro: a complicare le operazioni di ricerca, dopo il lancio di una richiesta di soccorso durante una tempesta, sono le cattive condizioni meteo, con pioggia e neve. Il vascello, partito dal porto di Kiran, era diretto al porto di Okhotsk.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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Thethirdeye ha scritto:

Russia: scomparso cargo con 700 tonn.oro
In Estremo Oriente. Equipaggio da 9 a 11 marinai

29 ottobre, 11:03

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 08499.html

Nessuna traccia ancora del cargo scomparso ieri nel mare di Okhotsk, estremo oriente russo, con a bordo un equipaggio da nove a undici marinai (a seconda delle fonti) e un carico di 700 tonnellate di minerale d'oro: a complicare le operazioni di ricerca, dopo il lancio di una richiesta di soccorso durante una tempesta, sono le cattive condizioni meteo, con pioggia e neve. Il vascello, partito dal porto di Kiran, era diretto al porto di Okhotsk.



Appena letta!!
Ma è trp strana sta cosa.
Sono 50 miliardi di dollari più o meno e ci metti un equipaggio di otto persone.
Sembra tanto una notizia tipo quella dei giapponesi beccati alle frontiere con 140 miliardi di titoli di stato usa;
Come se sotto a noi scorresse un mondo sotterraneo di abnormi quantità di risorse...


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Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Russia: scomparso cargo con 700 tonn.oro
In Estremo Oriente. Equipaggio da 9 a 11 marinai

29 ottobre, 11:03

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 08499.html

Nessuna traccia ancora del cargo scomparso ieri nel mare di Okhotsk, estremo oriente russo, con a bordo un equipaggio da nove a undici marinai (a seconda delle fonti) e un carico di 700 tonnellate di minerale d'oro: a complicare le operazioni di ricerca, dopo il lancio di una richiesta di soccorso durante una tempesta, sono le cattive condizioni meteo, con pioggia e neve. Il vascello, partito dal porto di Kiran, era diretto al porto di Okhotsk.




Non vorrei dire una fesseria. la butto lì. qualche esperto in minerali ci sarà nel forum o no?
Ma un minerale d'oro nelle migliori delle ipotesi contiene 5 grammi d'oro per tonnellata.
quindi su quella nave ci sono al più 3,5kg d'oro?



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«Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Way hay and up she rises, Early in the morning!»
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