29/01/2013, 12:43
29/01/2013, 12:54
30/01/2013, 00:35
30/01/2013, 02:11
ubatuba ha scritto:
INTERVISTA A EMILIANO BRANCACCIO: L’INTERPRETAZIONE LIBERISTA DELLA CRISI DEL MONTEPASCHI E’ FUORVIANTE E MANICHEA. IL PROBLEMA NON E’ L’INGERENZA DELLA POLITICA, MA L’ADESIONE ALLA LOGICA SPECULATIVA DEL MERCATO. ANZICHE’ TAMPONARE CON PRESTITI, LO STATO DOVREBBE AVVIARE UN PERCORSO VERSO LA NAZIONALIZZAZIONE
«Trovo maldestro, al limite del comico, il tentativo di certi media di valutare il caso del Montepaschi come un effetto di ingerenze politiche nella gestione bancaria. Sergio Rizzo, sul Corsera, ha addirittura candidamente affermato che il problema chiave sarebbe la dipendenza della banca senese dal potere politico. A suo avviso, quindi, per risolvere i problemi di MPS è sufficiente che la politica faccia un passo indietro e lasci la banca alle logiche del mercato.
Ma qualsiasi osservatore che non abbia il prosciutto dell’ideologia liberista sugli occhi sa bene che questa è una interpretazione fuorviante e manichea dei fatti. La verità è un’altra: la crisi di MPS è soltanto il segno precoce e più evidente di una crisi bancaria di carattere sistemico, che ha le sue radici nell’onda speculativa che ci ha portato al tracollo dell’ottobre 2008 e dei cui danni si stanno facendo carico sempre di più i bilanci pubblici e i contribuenti».
L’economista Emiliano Brancaccio non conosce le banche semplicemente alla luce dei suoi studi sul “capitale finanziario” di Rudolf Hilferding, ma parla per conoscenza diretta dei fatti. Nel 2006 era stato chiamato in Banca Toscana per contribuire al risanamento del piccolo istituto di credito territoriale, di proprietà del Monte dei Paschi di Siena. Due anni dopo, nonostante i progressi di gestione, Banca Toscana venne improvvisamente chiusa e incorporata nel Monte. Non fu un caso isolato: l’intero gruppo MPS venne sottoposto a una profonda ristrutturazione. Giuseppe Mussari, allora presidente, la giustificò con la necessità, per la banca senese, di dirottare tutte le risorse interne sul finanziamento della costosa acquisizione di Antonveneta. Una decisione che molti definiscono poco azzeccata, col senno di poi…
«In realtà anche col senno di prima, ma non da parte di tutti. Oggi è di moda puntare il dito su quella operazione, ma è il caso di ricordare che all’epoca dei fatti gran parte dei media nazionali elogiarono l’acquisto di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. Personalmente, con altri, criticai la scelta dei vertici del Monte di concentrare tutti gli sforzi sull’acquisto di Antonveneta. I nostri rilievi critici, tuttavia, erano decisamente minoritari. E soprattutto erano ben diversi da quelli sui quali oggi svariati commentatori sembrano concentrarsi. Il problema che ponevamo era che l’operazione stava avvenendo a un prezzo che probabilmente si situava sul picco massimo di una enorme bolla speculativa. Una bolla, a nostro avviso, destinata a esplodere. Il Sole 24 Ore, che forse giudicò l’operazione con più equilibrio di altri, riconobbe il problema. Ma anch’esso poi affermò che dopotutto “le turbolenze dei mercati passano, gli sportelli invece restano”. Il guaio è che non si trattava di una mera “turbolenza”. In realtà eravamo alla vigilia della più violenta crisi finanziaria ed economica dal dopoguerra, che di lì a poco avrebbe determinato un crollo verticale dei valori delle banche. La vera responsabilità di Mussari, dunque, è di non aver capito che stava cercando di inserirsi nel grande boom dei valori finanziari quando l’orgia speculativa era già finita. Tutti gli errori successivi non sono altro che una logica conseguenza di quella illusione originaria».
Anche la mancata informazione relativa alle operazioni sui derivati, sulla quale oggi la stampa si concentra, sarebbe da ascrivere a quel vizio speculativo originario?
Ovviamente sì. Se la mancata informazione agli organi interni ed esterni di vigilanza sarà confermata, ci troveremo di fronte a una violazione della legge e degli statuti. Ma è da ingenui considerare questa vicenda in un’ottica semplicemente deontologica o giudiziaria. In questo modo si finisce per interpretare il caso come se fosse un banale problema di “mele marce” in un sistema altrimenti sano. In realtà il caso Montepaschi è solo la punta di un iceberg di problemi che attanaglia larga parte del settore bancario, e che sta lentamente affiorando. Alla fine del 2007 il Monte assumeva di fatto una improvvida posizione da “rialzista” quando il mercato già volgeva al ribasso. Per questo motivo la banca senese è stata tra le prime a registrare pesanti perdite di bilancio, che ha cercato poi di tamponare con operazioni finanziarie sempre più discutibili e gravose, che oggi salgono alla ribalta delle cronache. Ma questa dinamica perversa non è affatto circoscritta al perimetro delle mura di Siena. In misura più o meno accentuata essa investe l’intero assetto del potere bancario. Il tentativo di rimediare al crollo dei valori di bilancio con operazioni di copertura finanziaria che a lungo andare si rivelano gravose e al limite controproducenti, è una prassi diffusa all’interno di un sistema in grave debito d’ossigeno, che ancora per lungo tempo sconterà i fasti delle onde speculative degli anni passati.
Si dice però che le banche italiane siano più solide di quelle estere, perché hanno partecipato in misura solo marginale al baccanale finanziario.
E’ una semplificazione. E’ vero che nei bilanci delle banche italiane ci sono meno titoli cosiddetti “spazzatura”. Ma è anche vero che il nostro sistema bancario, come tutti quelli situati nelle aree periferiche della zona euro, patisce in misura particolarmente accentuata la caduta dei redditi dei debitori e l’aumento conseguente delle sofferenze bancarie e dei fallimenti. Queste difficoltà sul versante dei rimborsi rendono le nostre banche ancora più sensibili al crollo dei valori azionari iniziato nel 2008. Per queste ragioni l’epicentro della prossima crisi bancaria potrebbe situarsi nelle periferie della zona euro, piuttosto che al centro della stessa.
C’è chi afferma che per dare respiro alle banche in difficoltà bisognerebbe rapidamente completare la costruzione della Unione bancaria europea e della connessa Assicurazione europea dei depositi.
Ho qualche dubbio su questa linea, mi sembra che rifletta un europeismo un po’ ingenuo. Se l’assicurazione europea dei depositi sarà istituita in cambio dell’attribuzione all’autorità europea di vigilanza del potere di avviare e gestire un processo di ristrutturazione bancaria su scala continentale, le banche dei paesi periferici potrebbero diventare oggetto di acquisizioni estere a buon mercato. Se così andasse, non sarebbe un esito positivo.
In che modo allora bisognerebbe intervenire? Non solo i giornalisti, ma anche svariati economisti di orientamento liberista, parlano della necessità di sganciare le banche dalle fondazioni, in modo da sottrarle all’influenza della politica e sottoporle in termini più trasparenti al giudizio del mercato.
La causa principale della crisi in cui oggi versa il Monte e che domani colpirà altre banche verte sulle dinamiche speculative del mercato finanziario, che hanno comportato un enorme rialzo dei valori dei capitali fino al 2007 e un successivo tracollo dopo quella data. Queste violente oscillazioni sono connaturate al regime globale di accumulazione finanziaria che abbiamo ereditato dagli anni del cosiddetto “pensiero unico” e che, sebbene in grave affanno, resta tuttora egemone. Sarà scomodo e demodé doverlo ammettere, ma la cosiddetta “influenza” della politica sulle fondazioni non c’entra un bel niente. Piuttosto, bisognerebbe prendere atto che la situazione di bilancio del Monte dei Paschi non potrà essere sanata con dei prestiti al nove percento erogati dal governo. Né si può pensare che questi prestiti favoriranno l’erogazione di credito a favore delle imprese e delle famiglie. L’unica soluzione razionale, a questo punto, dovrebbe esser quella di avviare immediatamente un percorso verso la nazionalizzazione dell’istituto. Le ricerche più recenti evidenziano che le banche di proprietà pubblica possono erogare credito a condizioni più favorevoli e soprattutto in un’ottica di più lungo periodo, servendo così meglio il territorio in cui operano, e senza lasciarsi condizionare da tentazioni di tipo più o meno smaccatamente speculativo.
http://www.stampalibera.com/?p=59204
30/01/2013, 09:09
30/01/2013, 11:52
Perfo ha scritto:
io non ho capito perché ancora in piazza coi forconi non c'è nessuno, ma quando ci svegliamo?
30/01/2013, 11:59
01/02/2013, 08:50
01/02/2013, 09:56
Thethirdeye ha scritto:
Il Presidente della Repubblica al Sole 24 Ore: ''Tutelare l'interesse nazionale''
01/02/2013, 11:06
Messaggio di Thethirdeye
Mps: si indaga per truffa, oggi Grilli riferisce alla Camera
Bonifici per 17 mld in 11 mesi. Tema centrale dell'audizione resta operazione su Antonveneta
29 gennaio, 12:17
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 20473.html
Dopo l'incontro di ieri con il presidente della Bce Mario Draghi, il ministro dell'Economia Vittorio Grilli sarà ascoltato oggi sulla vicenda Mps. Tema centrale resta l'operazione su Antonveneta. E mentre la magistratura senese indaga per truffa ai danni della banca, Bankitalia ieri ha escluso ogni ipotesi di commissariamento. Il presidente dell'Antitrust, Pitruzzella, sollecita più trasparenza nella gestione delle fondazioni.
Si riunirà questa mattina il comitato di stabilità finanziaria. Il comitato, che riunisce il ministro dell'Economia, il governatore della Banca d'Italia, il presidente Consob e quello dell'Ivass (la neo autorità di vigilanza delle assicurazioni ndr), ha all'ordine del giorno 'l''aggiornamento sulla situazione del settore finanziario italiano" e sicuramente si affronterà la vicenda Mps. Sabato la Banca d'Italia ha dato il parere positivo ai Monti Bond per l'istituto senese.
La Fondazione Mps è pronta a farsi da parte per sopravvivere. E' questa la situazione in cui si trova oggi l'Ente senese, primo azionista storico della banca, a una anno e passa dalla dura ristrutturazione di oltre un miliardo di debiti. L'indicazione è emersa dalla bozza del documento programmatico non ancora reso noto, in cui viene scritto che Palazzo Sansedoni è disposto a scendere sotto la soglia del 33,5% per garantirsi la "sopravvivenza" e l'equilibrio finanziario. Un orientamento che, di fatto, andrebbe a combaciare con l'auspicio del presidente del Monte, Alessandro Profumo, da tempo disponibile a far entrare nuovi azionisti nella compagine azionaria della banca più antica del mondo, purché di lungo periodo. Su questo è tornato l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, che in un incontro con la stampa estera ha precisato che discussioni aperte non ce ne sono.
Tuttavia, alla Borsa l'idea del riassetto sembra piacere. A Piazza Affari il titolo ieri mattina aveva strappato su queste indicazioni quasi il 5% beneficiando anche del via libera di Bankitalia ai Monti bond arrivato nel weekend. Nel pomeriggio, poi, il titolo ha annullato i guadagni (+0,65% a 0,261 euro) registrando comunque scambi sopra le righe (pari al 10% del capitale).
Sempre ieri potrebbero aver parlato della banca e aver ricostruito i fatti degli scorsi anni il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli e il presidente della Bce, Mario Draghi. Il numero uno dell'Eurotower ha fatto tappa infatti a Milano e incontrato il titolare di Via XX Settembre, oggi atteso alla Camera per riferire sulla questione di Rocca Salimbeni. Sui temi dell'incontro le bocche restano cucite ma non si esclude che Mps sia stato quello centrale. Draghi all'epoca dei fatti era alla Banca d'Italia e fu proprio lui ad autorizzare l'acquisto di Antonveneta e a monitorare da vicino il Monte fino al suo passaggio a Francoforte. Intanto il tema centrale della vicenda resta l'operazione su Padova, il boccone troppo grosso e mai digerito dalla banca che nel 2007 pagò 10 miliardi al Santander per rilevarla. Un argomento al vaglio della magistratura senese che sta indagando su presunte tangenti insieme al caso dei derivati che provocherà una perdita di oltre 700 milioni.
Viola ha precisato di non avere evidenze di casi di corruzione in questo ambito anche se, intervistato a 'Porta a porta', ha detto "non li avrei spesi" quattro miliardi in più per comprarla dagli spagnoli. "Più che altro non avrei comprato Antonveneta tutta per cassa". Commenti sul tema derivati sono arrivati invece da Profumo. Secondo il presidente la grande massa di titoli di Stato in portafoglio, che ha comportato la richiesta di 3,9 miliardi di Monti Bond, è stata comprata "per coprire le perdite dell'operazione Alexandria" e "sono questi titoli che ora generano perdite". "Si tratta di operazioni interconnesse" all'acquisto di Antonveneta, ha concluso. L'esame del portafoglio dovrebbe passare al vaglio del Cda di Mps mercoledì 6 febbraio.
Domanda: lo Stato (cioè NOI), si permette di PRESTARE i soldi alle Banche senza neanche chiedere il permesso ai cittadini. Perchè poi, quando sono le Banche a dover prestare i soldi a NOI (cioè alle piccole e medie imprese come al libero cittadino), negano ogni possibilità??
01/02/2013, 12:04
01/02/2013, 13:36
01/02/2013, 16:07
01/02/2013, 16:58
01/02/2013, 17:24
Angel_ ha scritto:
Per lo scandalo del Monte Dei Paschi di Siena qualche politico di primo piano potrebbe finire in galera. E' un'ipotesi molto plausibile. Una voragine di 21 miliardi (7 mld di sovrapprezzo sull'acquisto di Antoveneta, 7 di ulteriori versamenti su estero, 7 di debiti acquisiti in seguito all'operazione di acquisto, 42.000 miliardi di vecchie lire, due volte la Parmalat, un buco pari al valore di 5 IMU) senza l'avallo del Sistema è logicamente, materialmente, umanamente IMPOSSIBILE. Io non conosco le carte in mano ai magistrati ma, se in quelle carte, ci fossero dei futuri ministri, sarebbe il caso di fare emergere i loro nomi prima delle elezioni. Il problema è molto semplice, nessun governo, nessuna legislatura reggerebbe a un trauma giudiziario che si prospetta enorme nelle sue diramazioni e responsabilità se venissero chiamati in causa dei suoi esponenti di spicco.
"Lo scandalo MPS e le domande che non vengono poste. Come mai?" di Sergio Di Cori Modigliani
Potrebbe (e a mio avviso dovrebbe) essere “la mamma di tutte le immondizie italiane”.
Parliamo qui, ancora, della vicenda relativa a Monte dei Paschi di Siena.
Stanno già facendo tutto per annacquare la vicenda, camuffarla, nasconderla, occultarla e infine insabbiarla.
Tireranno fuori le notizie più strane, in questi rimanenti giorni di campagna elettorale, per distrarre l’attenzione e fare in modo che l’opinione pubblica non si interroghi e che la gente non pretenda di voler sapere.
Dipende da noi tutti agitare le acque in modo tale da inondare il territorio mediatico (quantomeno sul web) di una valanga di domande alle quali è nostro diritto esigere delle risposte immediate e pertinenti.
Senz’altro avremmo saputo qualcosa da Corradino Mineo su rai news 24. Non è più possibile: è candidato capolista per il PD in Sicilia.
Qualcosa di davvero intelligente (perché l’uomo lo è senz’altro e molto, oltre ad essere molto pertinente essendo uno dei più grossi esperti italiani dei meandri del potere del nostro sistema bancario) avremmo potuto sapere leggendo sul Corriere della sera gli entusiasmanti editoriali finanziari di Massimo Muchetti ma non sarà possibile perché è candidato capolista a Milano nelle fila del PD. Avremmo (forse) potuto sapere qualcosa da altri 25, ma sono tutti candidati. Quindi staranno tutti zitti.
E’ per questo li hanno candidati (?) Ed è per questo che sulla stampa mainstream non leggeremo e non sapremo nulla. Basterebbe fare le domande giuste.
Perché nel campo specifico della professione giornalistica, ciò che conta per davvero consiste nella “qualità delle domande che si pongono”. E’ soltanto questa la differenza tra un bravo giornalista che onora la professione e i nostri impiegati della cupola mediatica.
Sono le domande, quelle che contano.
Domande che inchiodano, che obbligano a delle risposte che non possono essere evase. Ecco le tre domande che andrebbero poste all’on. Silvio Berlusconi, presidente del PDL.
1) “ Ci risulta, come confermato dagli atti ufficiali, che la società di intermediazione finanziaria statunitense Goldman Sachs abbia affidato al giornalista Gianni Letta, ai tempi deputato eletto nelle sue liste, la mansione di gestire, sovrintendere e chiudere la compravendita tra Monte dei Paschi di Siena e Banca Antonveneta. Come mai, non essendo l’on. Gianni Letta né un esperto di sistemi bancari, né un esperto in tecnica bancaria, né un banchiere, né ufficialmente parte in causa, è stato scelto per tale delicato lavoro che presuppone una corposa e specifica competenza tecnica?”
2) “ Ci risulta, come provato da atti ufficiali, che, strada facendo, sia stata accorpata anche la società di intermediazione finanziaria statunitense J. P. Morgan, attraverso, pare, la partecipazione attiva e personale del direttore responsabile marketing per le operazioni europee, Mr. Monti jr. Come mai? Perché sarebbero state scelte queste due società straniere essendo l’Italia piena di eccellenti società di intermediazione finanziaria ad alti livelli sia di merito che di competenza tecnica garantita?”
3) “ Come mai, essendo il Monte dei Paschi di Siena una banca di interesse nazionale, considerata “strategica” all’interno del mondo finanziario-economico italiano, l’on. Gianni Letta, venendo meno ai suoi obblighi di Legge, non ha riferito, punto per punto, l’intero percorso operativo al presidente della Consob, alla ABI (Associazione Bancaria Italiana) a Bankitalia, al Ministero del Tesoro, e –essendo coinvolte società non italiane in un ambito di rilevanza strategica- anche al Ministero della Difesa?”.
In seguito alla dichiarazione pubblica, rilasciata sabato 26 gennaio da Pier Luigi Bersani, che ha detto: “Se c’è qualcuno che osa sostenere che il PD c’entra in un qualunque modo in questa vicenda, ebbene, noi lo sbraniamo vivo” bisognerebbe porre le seguenti domande al Presidente del PD, on Rosy Bindi e quindi mettersi nelle condizioni di essere sbranato vivo:
1) “ Sulla base di atti provati e già in possesso sia delle autorità finanziarie che della magistratura che sta indagando sulle dubbie operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena, risulterebbero le seguenti emissioni di bonifico bancario a favore del partito da lei presieduto: da parte di Giuseppe Mussari, presidente della banca, versamento di 246.000 euro; da parte del vice-presidente della banca Monte dei Paschi di Siena, Ernesto Rabizzi 125.000 euro. Da parte del presidente della società denominata “Monte dei Paschi di Siena Capital Service” la cifra di 176.063 euro destinata – nello specifico - alla federazione del Partito Democratico di Siena. Da parte di Riccardo Margheriti, presidente di “Monte dei Paschi di Siena Banca Verde” la cifra di 132.890 euro con la specifica destinazione per investimenti nel settore della green economy a fronte dei quali non esiste nessuna fattura emessa. Infine, da parte di Alessandro Piazzi, consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la cifra di 161.400 euro. Le domanda sono le seguenti: come mai sono stati versati questi soldi al PD? A quale titolo? A fronte di quali specifiche mansioni? Come mai risultano inviate ma non sono state immesse in bilancio? Come mai risultano incassate ma non sono state immesse nel bilancio del PD?”.
2) “ Risulta agli atti che il presidente del Monte dei Paschi di Siena abbia provveduto a far avere al gruppo politico DS nell’arco di dieci anni, dal 1999 al 2009, la cifra complessiva di 682.000 euro. Come mai? In base a quale mansione specifica? Come mai non risulta iscritta in bilancio né in uscita presso la banca né in entrata presso il gruppo DS – tuttora esistente nonostante sia estinto - Tale gruppo estinto è confluito nel partito da lei presieduto, lei che cosa ha da dire al riguardo? Risulta, inoltre, che il presidente della fondazione bancaria abbia “personalmente” versato la cifra di 703.000 euro alla federazione del PD di Siena. A quale titolo? Come mai non sono stati conteggiati”.
Queste sono le domande (parliamo qui davvero di quisquilie e di robetta) che andrebbero poste. Non si tratta soltanto di curiosità. Queste sono le attività di una banca nazionale strategica che è posseduta al 39,6% da una fondazione che è stata identificata e definita da atti parlamentari ufficiali come “ente benefico” e di conseguenza gode del diritto di non subire alcuna forma di tassazione.
Da cui se ne ricava la seguente situazione: l’Italia è una nazione – “ed è ufficiale” - nella quale le banche possono non pagare le tasse se fanno beneficenza; tale beneficenza si manifesta nell’inviare dei bonifici bancari alle federazioni dei partiti direttamente da parte del management direttivo che considera tale pratica come norma consuetudinaria. Poiché non sono sottoposti ad alcun controllo, ritengono di non dover risponderne alla cittadinanza.
Con l’aggiunta della consueta pantomima elettorale mediatica, costruita per i gonzi, a firma del re degli imbonitori, il nostro Berluska, il quale –immagino- dinanzi al panico dei suoi amici e soci in affari (dal PD all’Udc, passando per tutti, nessuno escluso) deve averli tranquillizzati sostenendo il suo emblematico “ghe pensi mì”. E così, tira fuori una idiota gaffe da operetta a proposito del fascismo, con la cupola mediatica complice che si butta appresso riempiendo i giornali di opinioni, discussioni, distinguo, chiarimenti. Di tutto.
La mia serena opinione è che per tutti i grossi pescecani partitici, oggi, ciò che conta, è sviare l’attenzione dall’affaire Monte dei Paschi di Siena, “la mamma di tutte le immonde schifezze italiane”. Qualunque cosa purchè se ne parli sempre di meno. Qualunque diversivo, gossip, menzogna, fantasia. Va bene tutto. Basta che la gente non cominci a pretendere la verità su ciò che, ora dopo ora, comincia a delinearsi sempre di più come la autentica cassaforte del club dei club: il tavolo italiano dove la massoneria reazionaria, il vaticano, i partiti italiani e i colossi finanziari anglo-statunitensi, si sono sempre incontrati per decidere chi governa, come governa, chi deve contare, chi non lo deve. E soprattutto a chi è necessario dare soldi e quanti e quando e dove. Perché, per loro, ciò che conta, in questa campagna elettorale è soltanto questo: il profitto netto che i partiti-azienda sono in grado di assicurarsi grazie al voto di chi crede in loro. Questa è la realtà dei fatti, oggi.
Questa è la stessa banca che, nell’arco del solo 2012, ha provveduto a negare crediti a circa 15.000 piccole imprese nel territorio della regione Toscana e in Emilia Romagna, le quali sono andate in liquidazione e sono fallite.
Una banca che ha prodotto dissesto e disoccupazione, in nome della beneficenza.
Abbiamo il diritto di esigere e pretendere il default immediato di questa classe politica indecente, perché se non vanno in default loro, ci andiamo noi.
Ultima domanda a tutti: “Come mai un ente benefico rifiuta il credito alle imprese che danno lavoro e occupazione ma regala dei soldi a un partito?”.
Il titolo di MPS va al rialzo e la borsa gongola.
Si sono fatti i loro conti.
Non sarebbe splendido, il 26 febbraio, poter dire: ”Signori, avevate fatto i conti senza l’oste”
Noi, siamo l’oste. Non dimentichiamolo.
Buona settimana a tutti." Sergio Di Cori Modigliani
Fonte:http://www.beppegrillo.it/2013/02/monte_dei_paschi_di_siena_fuori_i_nomi.html