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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 21/06/2015, 03:48 
leggete i commenti sotto il video, da far cadere le palle per terra.



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 28/06/2015, 23:13 
Guarda su youtube.com


Grandissimo Pier Paolo Pasolini [:301] ...non poteva restare vivo troppo a lungo, personaggio scomodo.



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La scienza è solo una perversione, se non ha come fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità.(Nikola Tesla)
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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 29/06/2015, 16:01 
Simbolismo storico-mitologico della Fiaba di Biancaneve
Di Giuseppe Merlicco

E' risaputo che molte fiabe sono ricche di messaggi simbolici che "mascherano", quindi nascondono, delle verità che in certi periodi storici non potevano essere rivelate apertamente. Le Fiabe sono anche un modo per conservare nel tempo e trasmettere un Mito sotto forma di racconto. Le pagine che seguiranno, che parlano di Biancaneve e di Mitologia Germanica (ricordiamo che per "popoli Germanici" si intende quei parenti stretti dei Celti, di origini indoeuropee, che hanno abitato in gran parte dell'Europa sin dall'antichità. Germani erano gli Angli, i Sassoni, gli Juti, i Frisi, i Franchi, gli Alemanni, i Burgundi, i Vandali, i Longobardi, i Marcomanni, i Quadi, i Bavari, i Goti...) sono tratte da: "Il manuale delle Rune" di J. P. Ronecker, studioso di mitologia e tradizioni popolari. "...I vecchi miti non muoiono, ma sopravvivono nel folklore.

Come già fecero i Galli, i Germani vinti si rifugiarono nel mito. Un bell'esempio ci è dato dal celebre racconto Biancaneve raccolto dai fratelli Grimm e rieditato continuamente sin dalla sua prima apparizione nel 1812. Chi potrebbe immaginare che questo racconto oltre al suo significato mitologico potesse riflettere anche uno degli episodi più importanti e più tragici della storia Germanica?

Ricordiamo brevemente i punti salienti di questa storia. Biancaneve (Schneewittchen in tedesco), figlia di un re, deve sopportare la gelosia della sua matrigna. Perseguitata dall'odio della nuova regina, la giovane principessa dovrà fuggire nella foresta, dove sarà raccolta e protetta da sette nani. Dopo le solite peripezie tutto si risolve per il meglio con la morte della cattiva regina vittima dei propri intrighi.

L'episodio chiave del racconto è senza dubbio quello in cui la cattiva regina continua a interrogare il suo specchio magico domandandogli chi sia la più bella del reame. Al che lo specchio risponde: - O Regina voi siete la più bella, ma Biancaneve è mille volte più bella di voi. - Questa scena ha una spiegazione sia storica che mitica. In tedesco specchio si dice spiegel. Questa parola indica anche le antiche raccolte di Diritto Germanico. Il Sachsenspiegel (specchio di Sassonia) è una raccolta di precetti giuridici compilata nel 1222 da Eike von Repgow, e lo Schwabenspiegel (Specchio di Svevia) è una raccolta simile composta nel sud della Germania nel XIII secolo.

Nell'introduzione del Sachsenspiegel possiamo leggere quanto segue: - Questo libro che contiene il diritto dei Sassoni porterà il nome di "Specchio dei Sassoni". Invito tutti ad utilizzare questo libro nello stesso modo in cui le donne si contemplano il loro bel viso in uno specchio. - La spiegazione è dunque chiara: lo specchio magico della regina malvagia simboleggia un libro di diritto. Ma si tratta di un diritto più antico di quello da lei rappresentato (in quanto seconda moglie del re).

L'antico diritto è rappresentato da Biancaneve, principessa legittima depositaria del potere dei suoi avi. Sappiamo che la maggior parte dei popoli indoeuropei vedeva il diritto e la giustizia incarnati sotto tratti femminili. La mitologia germanica ha una dea, chiamata Syn, che personifica la Giustizia e la Verità.

Questa dea era la protettrice di chi veniva accusato, ed era figlia della dea Sif (sposa del dio Thor) che personifica la Bellezza e la Pace. Thor, dio guerriero del tuono, aveva un martello (Mjollnir, il Frantumatore) di cui si serviva per proteggere i contadini nell'assemblea giudiziaria legislativa.

Il racconto di Biancaneve mette in scena dei personaggi che potrebbero essere benissimo dei rappresentatnti dell'antica religione germanica. Biancaneve sarebbe la trasposizione popolare della dea Syn, la regina defunta, sua madre, quella di Sif, e il re quella di Thor. La nuova regina sembra non avere punti di riferimento nella mitologia, ma simboleggia l'arrivo di un nuovo potere. Questo "nuovo potere", il diritto romano, si sostituisce al diritto germanico.

All'origine di questa sostituzione troviamo i capitolari di Carlo Magno, cioé delle raccolte di leggi carolinge... Con l'appoggio della Chiesa romana questi capitolari regolamenteranno e modificheranno a poco a poco la vita sociale dei germani. Il risultato di questa trasformazione della società germanica fu l'introduzione del diritto canonico, o diritto ecclesiastico.

L'insediamento del cristianesimo e del nuovo diritto non fu indolore e provocò reazioni violente da parte di questi popoli molto attaccati alla loro indipendenza, alla loro libertà, alla loro antica religione e al loro diritto. Questa resistenza fu particolarmente attiva presso i Sassoni, che sotto la guida di Widuking inflissero pesanti sconfitte alle armate di Carlo Magno, particolarmente ai piedi delle Suntelgebirde nel 782. L'immaginario popolare scolastico troppo spesso ha presentato Carlo Magno come un sovrano giusto e bonario.

In realtà a repressione del futuro Imperatore d'Occidente fu particolarmente sanguinaria. Chi rifiutava il cristianesimo veniva passato a fil di spada senza pietà! Dopo la sconfitta di Widuking, diverse migliaia di guerrieri Sassoni furono sterminati a Werden. Si capisce quindi come le trasformazioni forzate e violente imposte dal cristianesimo e dal nuovo diritto abbiano segnato gli spiriti in maniera indelebile.

In quest'ottica il racconto di Biancaneve potrebbe essere la rappresentazione metaforica dell'opposizione tra l'antico paganesimo e il cristianesimo e tra il diritto antico e quello romano. La morte della madre di Biancaneve simboleggia dunque la scomparsa dell'antico diritto di cui lo specchio magico è testimone.

Esso dichiara chiaramente alla nuova regina che il potere e il diritto che lei rappresenta è illegittimo, e che la legittimità spetta a Biancaneve, erede dell'antico diritto e del paganesimo. Biancaneve incarna in sé sia la sacerdotessa dell'antico culto, sia la Dea-Madre, in rapporto al culto maschilista dei cristiani. Biancaneve è lo spirito del mondo antico. Per conservare il suop potere la nuova regina deve far scomparire la principessa, che cristallizza in sé l'antico culto, estirpando in questo modo le ultime radici del mondo antico e l'animo popolare che gli è rastato fedele.

Il tema dell'albero e della foresta (una mia nota: ricordiamo che fino al medio evo le foreste occupavano circa un terzo dell'Europa) ...occupa un posto molto importante nel racconto. E' qui che Biancaneve trova rifugio, riuscendo a sfuggire alla morte (altra mia nota: da ciò si spiega l'accanimento romano-cristiano-moderno sul disboscamento e contro gli abitanti dei boschi). La foresta è un luogo sacro per eccellenza, è il Tempio degli Dei: l'unico posto rimasto invitto e sempre fedele all'antico culto. La principessa viene protetta dalla compagnia dei sette nani, avatara dei geni familiari e rustici della mitologia germanica, gli equivalenti dei Trolls nordici... ...Nel racconto, i nani, oltre a incarnare i guardiani dell'antica religione hanno anche un simbolismo storico.

In effetti la storia della diffusione del diritto romano nell'antica Germania ci insegna che in una sola regione l'antico diritto non poté essere eliminato totalmente: la Frisia. Lo storico K. F. Heichorn ha scritto a questo proposito: - In Frisia si può constatare l'esistenza di basi giuridiche essenzialmente differenti da quelle in vigore nel resto della Germania.

I principi di sovranità romana non sono penetrati ovunque. Tra i Frisoni sfuggiti a questa sovranità, l'antica costituzione fondata sulle comunità popolari, rimase in vigore per tutto il periodo che va dall'888 al 1272. Queste comunità popolari formavano sette province o distretti marittimi...che subirono dei danni considerevoli e numerosi attacchi per aver voluto salvaguardare la loro libertà.

I sette nani di Biancaneve potrebbero dunque simboleggiare i sette distretti della Frisia in cui vigeva l'antico codice delle leggi. E' naturale che la principessa cercasse rifugio presso di loro per sfuggire alle persecuzioni della nuova regina che rappresenta allo stesso tempo sia il cristianesimo che il diritto romano.

Spingendo "il sogno" sino alla fine, l'anima popolare rimasta profondamente pagana, attraverso il mito, crea il ritorno illusorio all'antico diritto e all'antica religione. Il principe che libera Biancaneve dal suo sarcofago di vetro (o di ghiaccio) rappresenta il giovane dio della rinascita, allo stesso tempo dio solare e sole (l'amante della Dea Madre) che risveglia una primavera fuori stagione in cui nulla muore, riflesso della bellezza dei giorni passati.

Il simbolismo del racconto è molto simile a quello della Bella Addormentata. Il principe azzurro è il detentore e lo strumento del potere legittimo incarnato da Biancaneve (perché è la regina che detiene in realtà il potere) a imitazione del mito celtico del Ritorno del Re...perché se il re rappresenta il potere temporale politico, il vero potere "mitico" è detenuto dalla regina, strumento sulla terra della volontà divina (e più anticamente della Dea Madre)".

http://sagitta55.blogspot.it/2011/08/si ... della.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 04/07/2015, 15:18 
Avete visto il film Humandroid?
Metto sotto spoiler per chi non l'avesse visto.

Immagine

Ho trovato molto interessante come hanno parlato nel film del trasferimento di coscienza come se fosse un semplice spostamento di dati.
Mi ha portato subito alla mente la teoria di Atlanticus che certe persone (chi è realmente al potere?) possa avere la capacità di conservare la memoria in eventuali reincarnazioni.


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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 12/08/2015, 14:25 
Le Magie del Simbolo – Dall'Anhk al Tatuaggio

Cosa unisce i misteri dell’antico Egitto alla Gioconda di Leonardo? Cosa hanno in
comune Petrarca con il Giorgione? La città di Dio e Rimbaud? Apparentemente nulla,
eppure il mondo dell’esoterismo e dei simboli sono comuni alle più diverse culture ed
artisti. In queste pagine Michele Leone e Giovanni Zosimo ripercorrono alcune tappe
salienti del rapporto tra esoterismo ed arte, in un susseguirsi di suggestioni e ipotesi
alla stregua di investigatori sulla “scena del crimine”.

Titolo: "Le Magie del Simbolo – Dall'Anhk al Tatuaggio”
Autori: Michele Leone e Giovanni Zosimo
Editore: Mondi Velati Editore
Referente stampa: Marco Frullanti (frullo18@gmail.com)
Genere: Saggio
Temi: Esoterismo, misteri, simbologia
Prezzo: 3.99€ Formato: ebook (epub, mobi)
Lunghezza: 110 pagine

L'autore

Immagine

Michele Leone (1973), laureato in Lettere e Filosofia presso l’università degli studi di Bari. Dalla fine degli anni ’90 ha indirizzato le sue ricerche prevalentemente nell’ambito delle “scienze tradizionali”, con particolare riferimento alla tradizione ermetica e misterica ed alla massoneria e alle società segrete. E’ responsabile della collana I Ritrovati per Mondi Velati Editore srl. Collabora con alcune testate periodiche e dal 2014 per Delta, Rassegna di Cultura Massonica, della quale è vice direttore di redazione. Partecipa come relatore a conferenze su argomenti vicini al pensiero ermetico e simbolico adatte sia ad un pubblico specialistico che ad un pubblico generico. Tra i suoi principali scopi è la divulgazione del pensiero tradizionale.

Così lo definisce Luigi Pruneti: “Michele Leone, valente ricercatore interessato a combattere l’asfissia del panorama culturale italiano odierno.” Tra i suoi lavori ricordiamo:

- Enrico Queto, Cenni importanti sull’origine e scopo della massoneria, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013.
- Massimo Centini – Michele Leone, Il linguaggio simbolico dell’esoterismo, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Papus, Ciò che deve sapere un maestro massone, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2013, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Giovanni DE CASTRO, Il Mondo Secreto vol. I, a c. di Michele Leone, Mondi Velati Editore, Chivasso 2014, per l’edizione cartacea Tipheret 2014
- Michele Leone – Giovanni Zosimo, I percorsi del simbolo. Scritti sull’esoterismo dell’arte e della letteratura, Mondi Velati Editore, Chivasso 2014

Pagine di Michele Leone:
- Pagina Facebook Personale https://www.facebook.com/pages/Pensieri ... 1477470689
- Blog Personale http://micheleleoneblog.blogspot.it/
- Pagina Facebook dedicata a “Le Magie del Simbolo”: https://www.facebook.com/MagieDelSimbolo



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 22/08/2015, 17:50 
MaxpoweR ha scritto:
Guarda su youtube.com


mmmmm solo a me fa una strana impressione questo video? Sembra quasi la metafora di un percorso rituale di accettazione (rappresentato dal rapporto con quei mostri), pippe mentali? A fare da cornice l'atteggiamento distaccato, quasi in trance, degli occhi della ragazza, simulato o reale? E' stata "plagiata"\"controllata"? ^_^

Alla fine se ne va serena scortata dal DRAGO e dall'OCCHIO ^_^

L'ho notato perchè il video con la canzone non c'azzecca assolutamente nulla...

Per curiosità son andato al eggere i commenti ed il primo che leggo è:

Cita:
Angela Palmisano 1 mese fa
Sti chiari riferimenti massonici hanno rotto il cavolo !


ahaahha ovviamente subissata dagli sfottò dei troll



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 23/08/2015, 15:00 
Frida Kahlo: una lettura esoterica del suo “destino”

http://i2.wp.com/quanticmagazine.com/wp ... =300%2C242
Frida Kahlo – Sun and Life (1947)

Di lei è stato detto e scritto tutto, o quasi. Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón – in arte Frida Kahlo – è una delle figure più emblematiche del panorama artistico internazionale perché la sua figura si è letteralmente trasfigurata nell’arte restituendo alla musa ispiratrice un senso di necessità persino “crudele”. Con esiti spiazzanti.

Di fronte ai suoi quadri si prova nelle migliore delle ipotesi inquietudine, smarrimento, a volte angoscia, sgomento, perdizione. Si rimane nemmeno troppo vagamente ipnotizzati con la sottile percezione che quei dipinti gravitino nel limbo controcorrente della sospensione dei mondi, volteggino come un ponte tibetano sospeso nel vuoto, tra la dimensione dell’aldilà e quella dell’aldiquà, tra la più pesante delle esistenze terrene e il più aggraziato volo dall’andatura celestiale di un’anima dal destino segnato. Hillman lo chiamerebbe daimon e come dargli torto? Quella vocazione per la quale si nasce a volte usa i più tortuosi trabocchetti per ricordarci chi siamo

Come sarebbe stata la vita di Frida Kahlo senza il suo doppio incidente (l’autobus il primo, l’incontro con Diego Rivera il secondo – come lei stessa ha confessato nei suoi diari)?

Sarebbe diventata forse una fotografa seguendo le orme del padre (ma non le sue) e non avrebbe iniziato a dipingere perché l’immobilità a cui i lunghi periodi di degenza la costrinsero, le furono palesemente complici in questo. Forzata a letto per tempi insopportabili a qualsiasi corpo abbia ancora un respiro di vita, si fece mettere uno specchio sul soffitto e così inizio a produrre i suoi ritratti, prendendo sempre più confidenza con la persona con cui era obbligata a passare la maggior parte del tempo: se stessa.

Tutti passiamo con noi stessi la maggior parte del tempo, ma non ce ne rendiamo conto quasi mai, non ne siamo consapevoli e spesso protraiamo il nostro sogno ad occhi aperti convinti che siamo realmente svegli. Ci identifichiamo con tutto ciò che ci ruota intorno e questo turbinio lo chiamiamo vita. Frida non ha mai smesso di avere gli occhi puntati sulla “vera” vita e, lungi dal cercare nella pittura un’evasione, in essa sfidava il sogno dell’incoscienza con il coraggio di una guerriera (come era anche in politica, del resto, iscritta al partito comunista messicano), di una combattente con una mano alzata a pugno chiuso e l’altra a cogliere i significati più reconditi dell’esistenza.

Senza timore dell’abisso, quel salto nel vuoto che solo chi sente di non avere più nulla da perdere, riesce a compiere con disinvoltura. La sua più grande paura fu quella di perdere Diego, e Diego fu il “complice spirituale” più potente che la sua anima potesse mai scegliersi (lui la tradì ripetutamente con varie donne tra cui la sorella di lei, ma la loro relazione alla fine durò oltre 20 anni).

È lecito inventare dei verbi nuovi?
Voglio regalartene uno:
io ti cielo, così che le mie ali possano distendersi smisuratamente, per amarti senza confini.
(versi dedicati a Diego)


Frida fu costretta dalla durezza del suo daimon a prendere fin troppo presto coscienza di se stessa, della sua faccia con le sembianze di Tehuana, del suo corpo fatto a pezzi, della sua colonna vertebrale frantumata, della sua femminilità scalfita da tre aborti e un’amputazione di una gamba.

Perché studi così tanto? Quale segreto vai cercando?
La vita te lo rivelerà presto.
Io so già tutto, senza né leggere né scrivere.
Poco tempo fa, forse solo qualche giorno fa, ero una ragazza che camminava in un mondo pieno di colori, di forme chiare e tangibili…
Tutto era misterioso e qualcosa si nascondeva; immaginare la sua natura per me era un gioco.
Se tu sapessi com’è terribile raggiungere tutta la conoscenza all’improvviso…come se un lampo illuminasse la terra!
Ora vivo in un pianeta di dolore trasparente come il ghiaccio.
È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi.
(da una lettera ad Alejandro Gòmez Arias, 1929)


Immagine
Moses (1945)

Frida è stata, da questo punto di vista che certo è controintuitivo a una lettura superficiale, una “privilegiata” e lo spessore impetuoso e impietoso che le sue opere emanano non può che nascere da questa tensione al trascendente che, volente o nolente, lei stessa si è trovata a dover decifrare con tutte le risorse che aveva non tanto nel corpo tumefatto, debole, “Giuda traditore” come lo definiva in preda allo sconforto, bensì nell’anima, in quel serbatoio di visioni che nessuno poteva intaccare, in quell’anelito all’insondabile matrice di tutte le cose che in fondo rimaneva la sola ancora di salvezza per una donna a cui la vita tolse anche l’ultimo dei suoi desideri: diventare madre.

Una donna amputata nella libertà corporale fin da giovanissima che subisce anche la menomazione alla sua vocazione materna. Di nuovo, il daimon ha cospirato affinché la grandezza per la quale Frida era destinata venisse fuori, “tutto in una volta, in pochi secondi”. Nessuna commiserazione, non poteva essere altrimenti. E Frida, che tutto era fuorché ingenua, questo lo sapeva, nonostante l’umano cedimento a momenti di nero sconforto.

Se i suoi quadri spiazzano è proprio perché sgorgano vita anche dove ci sono tracce di sangue, urlano di piacere anche dove ci sono echi di morte, sfoderano ironia e nonsense anche dove sembra dominare un crudo e insopportabile realismo. Ecco perché sono “bombe avvolte in nastri di seta”, come ebbe a definirli magistralmente Andrè Breton, il padre del surrealismo.

Ecco perché Frida ha raggiunto l’immortalità diventando una icona che oggi ispira qualsiasi cosa: dagli abiti di moda al design delle case. Perché lei ha incarnato alla perfezione il suo daimon, lasciando che la vocazione alla morte prematura e il richiamo al suicidio intonassero alla fine l’ottava superiore dell’inno alla vita: otto giorni prima di morire, a 44 anni, Frida firmò il suo ultimo quadro e lo intitolò “Viva la vida”.

Ma talmente alto il prezzo da pagare che, a conclusione della sua esistenza terrena avvenuta ufficialmente a causa di un’ “embolia polmonare”, Frida salutò il mondo con le famose parole “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”.

Immagine
Viva la vida (1964)

Frida, che credeva nella reincarnazione (o piuttosto, la temeva), che dialogava con gli spiriti della natura fino a fondersi in essi un po’ prostituta un pò sciamana, che celebrava continuamente il suo Diego “panzon” come parte solare volitiva del suo femmineo lunare Yin, che esasperava volontariamente i tratti della sua mexicanidad (baffi inclusi) perché con essa si univa idealmente e carnalmente alla Madre Terra vedendola come primo e ultimo rifugio di ogni Creazione, che vaticinava il sincretismo delle religioni vagheggiando una nuova spiritualità intrisa di eros e salvezza, che riusciva a parlare ai suoi arti amputati dicendo: “che mi servite, se ho le ali per volare?” Frida, che visse nella sua presenza a tratti ingombrante con impeccabile lucida follia, non aveva bisogno di tornare. Perché in fondo ad ogni tinta di pennello che la sua mano impavida seppe disegnare, sembrava esserci scritto per inciso, in qualche codice misterioso eppure tangibile: missione compiuta.

“L’angoscia e il dolore. Il piacere e la morte non sono nient’altro che un processo per esistere” (Frida Kahlo)

http://quanticmagazine.com/archives/10/ ... o-destino/



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 02/12/2015, 14:39 
David Bowie: il video oscuro di Blackstar

Per saperne di più : www.facebook.com/latooccultodellamusica

Il nuovo singolo di David Bowie, Blackstar è stato presentato come una traccia sperimentale. Il ritmo del brano è ipnotico, ripetitivo fino all’ossessione. Più della musica, tutta dissonata tra jazz e avant garde, più della voce, riconoscibilissima ma più gelida di una folata glaciale, è il video che genera malessere: non seduce, disturba. Morte e paura sono in ogni nota, in ogni cosa, in ogni piega del volto severo, teso, cereo.

Il videoclip è un cortometraggio della durata di dieci lunghi minuti, ed è decisamente inquietante e di difficile comprensione. Lo spettatore viene proiettato in un pianeta da incubo, nei cui cieli si staglia minaccioso un buco nero al posto del sole (Blackstar appunto). Ci sono molti riferimenti esoterici, simbolismi che si avvicendano fra riti iniziatici e tragici riferimenti alla passione di Cristo, il tutto cantato e descritto con versi estremamente ermetici da un David Bowie che appare, inizialmente, bendato. Le immagini che si susseguono, con un ritmo tutt’altro che incalzante, suscitano una notevole angoscia. Vengono mostrati uomini e donne che “vibrano” come se fossero stati ipnotizzati o come “posseduti” da qualcosa di misterioso che sembra aleggiare nell’aria. Una sacerdotessa, con in mano un teschio, evoca spiriti immondi durante un rito pagano mentre in un campo appaiono tre spaventapasseri. Colpisce il fatto che siano proprio tre, con le braccia e la posa dei corpi che ricorda maledettamente quella di tre uomini crocifissi. L’atmosfera è molto lugubre e musicalmente, il brano si allontana anni luce da qualsiasi cosa Bowie abbia cantato fino ad oggi.

Nel testo della canzone, viene continuamente citata la “villa di Ormen con una candela che è al centro di tutto”. Ormen è il titolo di un romanzo dello scrittore svedese Stig Dagerman, morto suicida a soli 31 anni. Il terrore era una delle tematiche delle sue opere che sembra rievocare, in maniera quasi morbosa, le suggestioni di Blackstar

Non è semplice captare il significato del testo, così come del video musicale. Ad una prima lettura sembra alludere alla figura dell’angelo caduto, ovvero Lucifero:

Il giorno in cui è morto è successo qualcosa
Lo spirito è salito di un metro e si fece da parte
Qualcun altro prese il suo posto, e coraggiosamente urlò:
Sono una Stella Nera, sono una Blackstar

Quante volte cade un angelo?

Non posso rispondere perché (sono una Blackstar)
Seguimi (non sono una stella del cinema)
Ti porterò a casa (sono una Blackstar)


Ma potrebbe essere suscettibile di diverse interpretazioni. Guardando il video, è comunque evidente lo stampo luciferino e l’impronta occultistica.

Il video è stato diretto da Joan Renck, regista che ha diretto alcuni episodi di Breaking Bad e Walking Dead nonché la nuova serie poliziesca The Last Panthers.

In un’intervista pubblicata su Noisey, il regista, parlando di Blackstar ha dichiarato la sua ammirazione per Aleister Crowley, padre del satanismo moderno:

Beh, io sono una grande fan di Crowley, lo sono sempre stato. Ho cercato di fare un film sulla sua vita, qualche anno fa, ma il progetto non è andato a buon fine. Amo Crowley per essere stato un uomo audace. Penso sia stato molto frainteso. Era un bravo ragazzo, ma è stato raffigurato come un uomo malvagio e lui non lo era. Amava l’idea di vivere in un mondo magico e ha cercato di evocare quella **********. E ovviamente non ci riuscì perché quella ********** non esiste, in realtà.

Nel video, i riferimenti al mago nero britannico sono evidenti: dalla Torre di Guardia, al Pentacolo impresso in quella che sembra essere una “bibbia nera” che Bowie brandisce con fierezza.

Allusione alla “bibbia satanica“? Non ci è dato saperlo, almeno per il momento Bowie non ha rilasciato dichiarazioni sul reale significato del video ma ricordiamoci che nulla viene creato dal caso; ogni scena, ogni immagine, ogni parola è studiata per trasmettere qualcosa di ben preciso. E l’atmosfera lugubre e occulta del cortometraggio ci lascia già presagire l’intento dell’artista e della sua musica.

https://oltrelamusicablog.wordpress.com ... %e2%98%85/



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 02/12/2015, 15:35 
I satanisti sono ancora più beoti degli Yahwisti.Almeno i secondi adoravano un Elohim gli altri invece un semplice satan.

Magari però i VERI satanisti non adorano affatto il satana "biblico" che non esiste ma uno degli altri Elohim contemporanei di YHWH e che sono stati demonizzati per creare une nemesi al dio (prrrrrrr) supremo. quindi di fatto questi "satanisti" hanno lo stesso diritto degli Yahwiesti di professare la loro fede verso l'elohim che si son scelti :]



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 02/12/2015, 15:47 
il Duca Bianco è sempre stato un artista capace di scandalizzare, anticipando molte mode sin dai tempi del lontano glam rock di Ziggy e dei concerti pieni di allusioni misogine con i suoi Spiders from Mars, passando pure per l'epoca filo-nazista di Station to Station dove attaccava i valori americani ed il consumismo fine a se stesso ecc ecc (l'elenco è piuttosto lungo [:246] ) quindi non mi stupisco più di tanto di quest'ultimo brano che reputo comunque degno del suo glorioso passato (consigliatissima la trilogia berlinese creata con Eno).
Ce ne fossero come lui...Ma lui è uno,nessuno,centomila...Inimitabile (oddio, ci ha provato Billy Idol ma [:297] ).


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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 03/12/2015, 11:47 
Franco Battiato non si concede facilmente, è schivo, taciturno, teme la superficialità i luoghi comuni, diffida dei giornalisti (e come dargli torto?). E quando si concede, le sue risposte sono brevi, concise, quasi che avesse fretta di liberarsi di un interlocutore che gli sta stretto. Da molti anni desideravo intervistarlo. Arrivare a lui è arduo, una barriera amorevole e protettiva di persone gli fa da scudo, quasi impenetrabile, permettendogli qualche spazio per sé stesso. E poi è sempre in movimento, non riesce a fermarsi neppure fisicamente in un luogo, che già è in partenza verso un’altra destinazione in Italia ed all’estero: concerti, sale di registrazione, location di film, ma anche autore e conduttore televisivo.

E’ un musicista, cantautore di altissimo livello che è riuscito a fare il salto generazionale: ci ha affascinato da giovani, ha mantenuto viva la nostra attenzione e poi è riuscito ad incantare anche i nostri figli; ma non si ferma qui, va ancora oltre, verso sonorità etniche-pop- rockettare che incontrano il gusto delle nuove leve di ragazzi. I suoi testi sono raffinatissimi, spesso al limite del surreale, comprensibili soltanto da un pubblico attento e, in qualche modo “addetto ai lavori”. Quando canta è immerso in una dimensione differente, attorniato da migliaia di persone eppure solo in un suo regno metafisico

http://www.giudittadembech.it/IntervistaBattiato.htm

Ci sono alcuni brani... diventati estremamente importanti per la mia persona... che a mio avviso veicolano in modo estremamente efficace molto dei contenuti mistici che andiamo cercando di comprendere anche nelle pagine di questo forum

Guarda su youtube.com


A detta dello stesso Battiato “La cura” è una di quelle canzoni che è arrivata come da una cellula superiore… "E’ arrivata come una piccola luce a toccarmi, e mi è bastata per scrivere questo pezzo. E’ stata vera ispirazione. Poi col mestiere aggiusti, crei, scrivi testi, questo ed altre cose. Il testo poi lo abbiamo scritto a quattro mani con Sgalambro, però la cellula è stata di ordine, di amore veramente universale"

Guarda su youtube.com


Se "La Cura" sembra rappresentare un rapporto dall'alto verso il basso, ovvero dal mondo spirituale a quello materiale l'opposto sembra essere il contenuto del brano "E ti vengo a cercare" dove invece si sottolinea ed esalta quella ricerca da parte dell'Uomo riguardo alla sfera divina e alla consapevolezza del sé.

Tendenzialmente dedicata al proprio partner o alla persona amata, questo brano, a detta del suo stesso autore, è in realtà rivolto alla sfera del divino: “Divini sono, per chi ama, anche una donna o un uomo, a seconda dei casi. Però la tendenza è verso un essere superiore. C’è anche il tema dell’emancipazione dalle passioni che fa pensare a qualcosa di divino, così come anche la ricerca dell’essenza”. Il “cercare l’uno al di sopra del bene e del male” è concetto direttamente riferibile all’idea, di chiara matrice mistica, che l’essere umano debba, per realizzarsi, superare la condizione di dualità nella quale vive (bene e male, yin e yang, luce e buio, ecc.) e puntare all’unità interiore.

Tante altre poi le frasi di chiara matrice spirituale: “Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri, non accontentarmi di piccole gioie quotidiane, fare come un eremita che rinuncia a sé”, e inoltre quell’“essere un’immagine divina di questa realtà” che chiude a ogni ulteriore e possibile dubbio.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... v/2018279/

E infine questa, che ribadisce un concetto che manifestai anche durante una mia conferenza tenutasi a Bologna il 6/6/2015 presso l'Associazione Aestene

Guarda su youtube.com


la quale esalta e ricorda l'unica forza reale di tutto l'Universo, sfuggente al nesso di causalità, e pertanto forza in grado realmente di riportarci all'UNO... l'amore... o meglio il "prendersi cura"... appunto come il titolo dell'altra canzone di Battiato sopraccitata.



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 03/12/2015, 12:16 
Molto bello questo post [:)]


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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 30/12/2015, 13:01 
Questo è stato forse il mio videogames preferito di sempre... Quando vi giocai ancora non potevo immaginare le conclusioni alle quali sarei, saremmo giunti durante le ricerche del Progetto Atlanticus, ma... insomma guardate la trama di questo RPG 3D forse il primo nel suo genere e ditemi se non è veicolo di significativi contenuti di carattere esoterico.

Immagine

Seth, giungendo ad Atlantis per la prima volta, diventa il guardiano della regina solo per scoprire che la regina ha abdicato.

La storia inizia con Seth che è stato invitato nella compagnia della regina. Incontra una donna chiamata Agatha, la quale gli dice che la regina è scomparsa. Quindi due uomini chiamati Meljanz e Lascoyt entrano. Sono le guardie del console, le quali non sono su un piano amichevole con la Compagnia della Regina. Quando Meljanz ordina a Seth di portargli del vino, egli disobbedisce, guadagnandosi la fedeltà di Agatha.

Ella dice a Seth che non crede che la regina sia scomparsa accidentalmente e che il console è responsabile. Seth inizia la sua investigazione visitando il pescatore sulla spiaggia. Dopo aver scoperto che Seth è un Compagno della Regina, mostra un orecchino che potrebbe aiutarlo nel trovare la regina. Ritornando al palazzo di Atlantis, Seth viene portato dal console, il quale gli chiede se avesse scoperto qualcosa. Seth mente, dicendo di non aver trovato niente. Dopo qualche backstabbings e la morte di Agatha, Seth lascia il palazzo per volare nella foresta, dove si dice che risieda la regina.

Come la storia procede, Seth viene a conoscenza che il console e la regina sono nel mezzo di una lotta di potere. Creon, il console, sta cercando si usurpare i poteri della dea Ammu, la quale viene ancora adorata dalla maggioranza di Atlantis. Creon e il suo seguito iniziarono un culto che segue la divinità minore, Sa'at, il consore di Ammu e Dio del Sole. Perciò Creon crea un'arma distruttiva con la quale invade e conquista le terre.

Questa nuova arma si rivela essere racchiusa in una sfera di cristallo. Cadde sulla Terra sull'Isola di Pasqua e sembra che sia responsabile per l'evoluzione dell'uomo dalla preistoria. Quindi gli abitanti di Atlantis condussero Seth nel nord del Canada o in Groenlandia, terre simboleggiate dalla presenza di iglù, dove la potenza è divisa tra due forze: La Luce e l'Oscurità.

Una guerra divise queste due potenze. Alcuni riportarono La Luce nelle loro grotte sull'Isola di Pasqua, scoprendo il mitico posto di Shambhala. Gli altri portarono L'Oscurità in Inghilterra, precisamente a Stonehenge, per poi ripartire per l'isola di Atlantis. Sfortunatamente, Creon ha solo dissotterrato L'Oscurità, la quale si dice che garantisce "forze dannose, il tipo che annega il suo utilizzatore nella pazzia".

Seth viaggia verso La Luce e riceve il suo potere nel corpo e ritorna a palazzo per sconfiggere Creon in un labirinto sotterraneo, quello del Minotauro. Seth lo sconfigge e intrappola l'Oscuro in una palla di cristallo, ma non prima che un vulcano spento su Atlantis erutta come risultato della forza della palla di cristallo di Creon, distruggendo Atlantis e terminando il gioco. Un video mostra Seth che naviga con i pochi sopravvissuti di Atlantis e una voce che dice:

«La conoscenza è come il fuoco. Dove sarebbe l'umanità senza di essa?»

https://it.wikipedia.org/wiki/Atlantis:_The_Lost_Tales

https://www.youtube.com/watch?v=jOREj6L ... 426F38AA6C



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 12/01/2016, 14:24 
Arte ed esoterismo – Gli artisti rosacrociani del Sacro Graal
di Luca Turelli

La lunga, iridescente coda dell’alchimia spirituale influì esotericamente sulla produzione artistica della fine dell’Ottocento, soprattutto in ambito simbolista, all’interno di quella rinnovata attenzione nei confronti del mondo occulto che si configurava come risposta al più crudo positivismo. Due blocchi si contrapponevano: la scienza ufficiale, che considerava la realtà come elemento palese, senza proiezioni spirituali, né dimensioni metafisiche e il mondo composito dell’occultismo, che moltiplicò la propria attività con il fine di dimostrare che al di là dell’evidenza fisica esisterebbero altri mondi contrassegnati dallo spirito, in direzione di Dio. Per dirla con un’immagine sintetica: i pronipoti di Adamo si fronteggiavano con i discendenti delle scimmie di Darwin:
In particolar modo fu un gruppo di Rosacroce, in Francia, che trovò, nell’espressione artistica, com’era stata tradizione rinascimentale, uno strumento per giungere ad un’esposizione velata di arcani, che lasciassero intendere l’esistenza di mondi sovrannaturali.

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Georges Rouault, Gesù in mezzo ai dottori

Il gruppo rosacrociano si trovò ad agire con pittori di grande rilievo tra i quali Pierre Puvis de Chavannes, Félicien Rops, Georges Rouault, Odilon Redon, Fernand Edmond Jean Marie Khnopff, Jean Delville, Ferdinand Hodler, Marcel Béronneau, a ulteriore prova della natura spiritualista e antipositivista del Simbolismo. Ma facciamo qualche passo indietro nel tempo, affrontando un viaggio alle radici dell’espressione artistica al servizio dell’alchimia, che ebbe grande sviluppo a partire dal Quattrocento, in seguito alle traduzione dei libri ermetici ad opera di Marsilio Ficino.

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Gustave Moreau, Salomé che danza davanti a Erode

I simboli alchemici, nel Rinascimento – per quanto traslati in figure ermetiche – confluirono in diversi casi nella pittura. Possiamo ricordare le opere di Parmigianino – il pittore che si ridusse alla rovina nell’ambito della ricerche dell’Arte regia – ma anche quelle di Dosso Dossi, di Giulio Romano, di Botticelli, di Dürer e di numerosi altri che svolsero, attraverso figure geroglifiche, termine che in greco antico significa “incisione del sacro”, il ruolo di indirizzare, di coprire e svelare parzialmente i saperi maturati in Occidente a partire dal XII secolo.

L’alchimia era considerata un’arte per pochi eletti. E la posta in gioco era altissima: la scoperta della quintessenza, dell’oro potabile, la produzione dell’oro stabile che era al tempo stesso materia e spirito. Quella che fu, di fatto, una corsa alla conoscenza nell’ambito della ricerca proto-tecnologica, fu pertanto coperta da uno stretto riserbo. Non tutti gli uomini avrebbero potuto avvicinarsi ai segreti dell’universo. Da qui discendeva che i percorsi di conoscenza fossero molto complessi e che i segreti alchemici e i risultati delle diverse ricerche compiute dalle diverse scuole potessero essere letti esclusivamente dagli iniziati (e chi volesse oggi avventurarsi in un testo alchemico antico si troverebbe immediatamente e inquietantemente perso in una foresta oscura, a causa di una descrizione che non descrive).

Il motivo per il quale l’arte figurativa assunse, in diversi casi, il ruolo di valida fiancheggiatrice dei testi ermetico-alchemici è legato al percorso tortuoso della conoscenza in campo esoterico, da affrontare dopo aver fatto propria la regola del lege et relege, del leggere e rileggere per penetrare al di là di un’evidenza che avrebbe potuto trarre in inganno.

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Ferdinand Hodler, Gli stanchi di vivere

Le illustrazioni librarie e i dipinti avevano così il compito di gettare una luce – anch’essa comunque velata – sui testi criptici degli alchimisti stessi; e poiché quest’arte, soprattutto a partire da Federico II, venne studiata e praticata nelle corti nello stesso modo in cui, nel Novecento, tra Usa e Germania si affrontarono ricerche per la realizzazione della bomba atomica, le conoscenze erano coperte dal segreto.

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Marcellin Desboutin, Ritratto di Joséphin Péladan

Con il passare del tempo, con i cocenti insuccessi nell’ambito della trasformazione della materia, con la nascita della chimica moderna, l’alchimia perse la connotazione tecnologica e assunse quelle caratteristiche spirituali che, in parte, erano già presenti nell’Arte regia. Si puntò infatti a considerare il percorso alchemico come una trasformazione della propria anima in direzione di un luogo dello spirito nel quale fosse possibile raggiungere conoscenze superiori e avvicinarsi alla conoscenza assoluta garantita da un avvicinamento a Dio.

Su queste linee spiritualiste si mossero diversi gruppi di nuovi alchimisti e di rosacrociani. Il loro fine dichiarato era la scoperta di un mondo che stava al di là delle evidenze banali alle quali il mondo borghese pareva voler soggiacere. Anche l’arte, come valore spirituale di esplorazione della realtà invisibile, contribuì a questa indagine. Nel 1892, infatti, grazie all’impegno di Joséphin Péladan, l’allora leader dell’Ordine della Rosa Croce, del Tempio e del Graal – una delle correnti in cui è suddivisa al tempo l’organizzazione mistica – e, in seguito ad uno scisma, fondatore dell’Ordine Cattolico dei Rosacroce, viene inaugurato in Francia un appuntamento artistico singolare: il primo Salone della Rosacroce, appunto.

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Fernand Khnopff, I lock my door upon myself

Gli ideali su cui l’intero evento fece perno sono esposti dallo stesso Péladan ne L’art Ochlorocratique (L’arte Oclorocratica), primo volume de La décadence esthétique, in cui vengono propugnati quei nuovi valori estetici, morali e religiosi di cui il mistico è portavoce. “L’artista dovrebbe essere un cavaliere con l’armatura – afferma – appassionatamente votato alla ricerca del Sacro Graal, un crociato impegnato in una lotta perenne con la borghesia”.

Il salone diviene ben presto luogo d’incontro per artisti appassionati d’occultismo e per i nemici dichiarati del positivismo borghese, sede nella quale “restaurare il culto dell’ideale, della bellezza e della tradizione”, motivo per cui le opere impressioniste e moderne non sono ammesse. Vengono invece esposte le tele raffiguranti temi mistici, spirituali, soggetti di derivazione cattolica, mentre i soggetti naturalistici vengono rifiutati. Già nel 1883 Péladan si era del resto scagliato contro Courbet e il realismo che intende “distruggere” il tessuto dell’arte e dell’Occidente. I sommi pensatori, Leonardo da Vinci e Dante Alighieri (che sul manifesto dell’evento, realizzato dal simbolista svizzero Carlos Schwabe, regge una spada e indossa quella che appare una divisa templare), erano chiamati a simboleggiare rispettivamente, in una logica allegorica strettamente connessa alle dottrine dell’associazione, il custode del Graal e il doppio di Ugo di Payns, fondatore dell’Ordine dei Templari.

[img]http://www.stilearte.it/wp-content/uploads/2013/12/Previati-Maternità.jpg[/img]
Gaetano Previati, Maternità

Péladan annunciava, nell’ambito del programma dei Rosacroce, pubblicato nel 1893, che “uno dei requisiti necessari per divenirne membro è quello di ricercare e insegnare le norme della Bellezza”. L’esperimento artistico, che si ripeté altre cinque volte, fino al 1897, registrò un notevole successo. Puvis de Chavannes, Rops, Rouault, Redon, Khnopff, Delville, Hodler, Béronneau, furono solo alcune delle personalità illustri che parteciparono al salone. A questo punto dobbiamo fare un altro passo indietro per ricordare cosa fosse l’Ordine dei Rosacroce. Nato in Germania nel 1400 per opera di un misterioso personaggio, Christian Rosenkreutz, ha la sua vera diffusione quando, tra il 1614 e il 1616, tre opuscoli, tra cui Le nozze chimiche di Cristiano Rosa Croce, attribuito a Johan Valentin Andreae, creano un grande fermento in tutto il continente.

Il simbolo nella sua interezza rappresenta le due facce dell’uomo (la croce raffigura l’essere umano nella sua accezione fisica mentre la rosa ne simboleggia l’aspetto spirituale in crescita). Un’evoluzione interiore, un’alchimia spirituale, quindi, che è anche culturale. Diviene allora comprensibile che quegli artisti, lontani tanto dal realismo courbettiano che dall’Impressionismo, recuperassero tali antichi saperi.

Gustave Moreau (1826-98), simbolista, pur non partecipando ai saloni, fa proprio, insieme ai colleghi che invece presenziarono alle mostre, il pensiero di Péladan, secondo il quale “rendere visibile l’invisibile” è “il vero scopo dell’arte e la sua unica ragion d’essere”. Moreau, infatti, esprime questo concetto attraverso quadri in cui “nel rappresentare la carne, riesce anche a dipingere l’anima oltre i corpi”, come nella Salomè che danza davanti a Erode (1876).

Nel 1892 si registra la partecipazione di Gaetano Previati (1852-1920) con Maternità. Fin da giovane, dagli anni in cui studia a Brera, era entrato in contatto con la Scapigliatura lombarda, che lo aveva portato ad una percezione romantico-sentimentale del soggetto e, in seguito, ad una pittura di idee e immagini ispirata da Redon e Rops, che trovò la sua naturale evoluzione nell’opera sopraccitata, pervasa da una luce fortemente antinaturalistica.

Fernand Khnopff (1858-1921) espose l’anno successivo I look my door upon myself. Nei suoi dipinti, in cui è presente l’insegnamento di Moreau e Delacroix, il simbolismo è sorretto da un sentimento misticheggiante che deriva dal rapporto con i Rosacroce. Partecipò all’ultima rassegna, la sesta, la tela di Georges Rouault (1871-1958) Gesù in mezzo ai dottori. Inizialmente decoratore di vetrate, Rouault si era formato frequentando lo studio di Moreau. Nelle sue opere ritroviamo un uso evocativo dei colori e un simbolismo spirituale che ne fanno uno dei maggiori autori di arte sacra del tempo.

Péladan, accortosi che ormai il linguaggio propugnato era stato diffuso, decise di porre fine alle mostre.“Depongo le armi – scrisse -. La formula artistica che ho difeso è ormai accolta ovunque. (…) Il fiume è stato attraversato”.

http://www.stilearte.it/gli-artisti-del-sacro-graal/



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 Oggetto del messaggio: Re: Veicoli di Messaggi
MessaggioInviato: 13/01/2016, 23:55 
Vi invito ad apprezzare l'intervento di Jodorowsky in merito al concetto di arte "pura"

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