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 Oggetto del messaggio: Il più grande esperimento monetario della storia
MessaggioInviato: 09/04/2013, 20:35 
Giappone, il più grande esperimento monetario della storia
Tommaso Monacelli
http://www.lavoce.info/il-piu-grande-es ... la-storia/

La Banca centrale del Giappone ha annunciato un radicale cambio di regime nella propria condotta. Non è una semplice manovra di politica espansiva, è il tentativo di uscire dalla trappola deflazionistica. Sul suo successo non mancano i dubbi. Come risponderanno la Fed e la Banca centrale europea?


CAMBIO DI REGIME

La politica monetaria vive tempi eccezionali. Con l’insediamento del nuovo governatore, la Banca centrale del Giappone (BoJ) ha annunciato un radicale cambio di regime nella propria condotta, basato su tre pilastri. Primo, inflation targeting: un obiettivo numerico del 2 per cento di inflazione (da perseguire “nel più breve tempo possibile”). Secondo, quantitative easing: un’espansione (entro la fine del 2014) del 100 per cento della base monetaria. (1) Terzo, qualitative easing: una ricomposizione del mix di acquisto di titoli in favore di titoli più rischiosi. Considerando l’orizzonte breve in cui verrà attuato, si tratta, potenzialmente, del più ampio esperimento di espansione della quantità di moneta nella storia economica dei paesi sviluppati.
Interpretazioni frettolose descrivono il cambio di regime monetario come una semplice manovra di politica espansiva, volta a stimolare l’economia. Come tale, da mettere in contrasto con il presunto vizio di austerity di cui sarebbe vittima la politica economica (monetaria e fiscale) in Europa. Credo invece che il nuovo regime di BoJ si possa comprendere solo a partire dal concetto di trappola deflazionistica.

LIVELLO ZERO PER I TASSI DI INTERESSE

Supponiamo che in una economia si diffonda l’aspettativa di una caduta futura della produzione e del reddito (si noti, solo l’aspettativa). A sua volta, ciò genera l’aspettativa di un futuro calo dei prezzi (deflazione attesa). In condizioni normali, la politica monetaria reagisce ad aspettative di deflazione abbassando il tasso di interesse nominale in modo più che proporzionale, per indurre una caduta del tasso reale (la differenza tra tasso nominale e aspettative di inflazione). La caduta del tasso reale è stabilizzante, nel senso che stimola consumi e investimenti e quindi neutralizza l’iniziale pessimismo sull’attività economica futura.
Supponiamo invece che abbassare il tasso nominale non sia possibile, perché ha già raggiunto il limite inferiore di zero, come in Giappone da circa dieci anni, e negli Usa da tre. In questa situazione, deflazione attesa causa un aumento (e non una diminuzione) dei tassi reali. Tassi reali più alti scoraggiano consumi e investimenti, ratificando ex-post proprio quelle aspettative pessimistiche iniziali da cui è partito il ragionamento.
In breve, quando i tassi nominali sono al limite inferiore di zero, aspettative di deflazione si auto-realizzano, generando una stagnazione prolungata nel tempo di redditi e consumi. La cosa peggiore è che la stagnazione si autoalimenta. Ecco perché è una trappola. Con l’annunciato cambio di regime, la BoJ cerca, in modo vigoroso, proprio di invertire il segno delle aspettative sull’andamento dei prezzi: di passare, cioè, da deflazione attesa a inflazione attesa. Proprio per interrompere definitivamente il circolo vizioso della trappola deflazionistica.
Trappole deflazionistiche sono quindi possibili solo quando un’economia raggiunge il vincolo dei tassi a zero. Perché, allora, una banca centrale decide di arrivarci a tassi zero? Non è un errore madornale di politica monetaria? Alcuni critici spesso argomentano contro l’idea stessa di portare i tassi d’interesse a zero. Generalmente appartengono alla scuola di coloro che ritengono che tassi di interesse “troppo bassi” inducono cosiddette “bolle speculative”.
Come per qualsiasi prezzo di mercato, in realtà, definire i tassi di interesse troppo bassi (o troppo alti) non ha alcun senso. Troppo bassi (o alti) rispetto a quale riferimento? Esistono ottime ragioni per pensare che sia in Giappone come negli Stati Uniti (e in Europa) i tassi di interesse, seppur a livello zero, siano in realtà ancora troppo alti, anziché troppo bassi. Questo perché le economie sviluppate, dopo lo shock della crisi del 2007-08, aggravata dalla crisi dell’euro, necessiterebbero in realtà di tassi di interesse nominali fortemente negativi. Poiché ciò non è tecnicamente possibile, tassi a zero continuano, in molti paesi, a essere tuttora troppo elevati. Per altro, tassi nominali a zero per ben dieci anni non hanno alimentato nuove bolle speculative o crisi finanziarie in Giappone.
Il punto quindi non è perché si sia raggiunto il limite inferiore dei tassi a zero. Ciò che li spinge a zero può essere (come per la Fed tra il 2007 e il 2008) il normale tentativo di una banca centrale di rispondere a un iniziale forte shock recessivo. Così forte che necessita, per contrastarlo, di tassi di interesse tanto bassi da diventare negativi. Il punto chiave è che quando l’economia raggiunge questa situazione, il pessimismo sulle condizioni economiche future si auto-realizza. Perciò una trappola deflazionistica è la ragione centrale della persistenza della recessione, non della sua insorgenza iniziale.

DUBBI SUL SUCCESSO DELL’ESPERIMENTO

L’esperimento della BoJ è di grande interesse. Una specie di esperimento naturale di teoria monetaria. È destinato ad avere successo? Ho alcuni dubbi, per almeno quatto ragioni.
Primo, per incidere sulle aspettative di deflazione (o inflazione) bisogna essere credibili. Non è del tutto chiaro, per ora, se il nuovo regime di inflation targeting di BoJ sia da considerarsi un nuovo regime stabile, oppure solo un obiettivo transitorio.
Secondo, semplici nozioni di teoria monetaria ci insegnano che, per indurre un incremento stabile del livello dei prezzi, un aumento della quantità di moneta deve essere permanente. È credibile che un aumento del 100 per cento della base monetaria in un orizzonte di un anno e mezzo rimanga permanente?
Terzo, è plausibile supporre che l’effetto sui prezzi di espansioni della quantità moneta dipendano dallo stato dell’economia. Sono facilmente e velocemente inflattive quando l’economia va bene, ma faticano a esserlo quando l’economia è in stagnazione. Questo perché aumentare la base monetaria è solo una condizione necessaria perché maggiore quantità di moneta raggiunga il sistema economico. La banca centrale può anche raddoppiare la base monetaria espandendo le riserve bancarie, con acquisti di titoli, di Stato o non, come si appresta a fare la BoJ. Ma se le riserve monetarie continuano a rimanere tali, cioè sotto il materasso della banca centrale, il sistema economico fatica a ricevere credito, inducendo solo deboli impulsi alla domanda di investimenti e consumi, e quindi deboli impulsi ai prezzi. Anche questa è una manifestazione perversa della trappola.
Quarto, dalla metà del 2008 a oggi, con i diversi piani di quantitative easing, la Fed ha più che triplicato la base monetaria. Gli effetti sull’inflazione sono stati quasi nulli. È interessante notare che la Fed ha sempre difeso questa neutralità sull’inflazione come un punto di forza del proprio programma di acquisto di titoli. Un impatto forte sull’inflazione è invece quello che si aspetta BoJ, ma l’esperimento negli Usa lascia molti dubbi sul fatto che possa essere efficace.
C’è molto fermento nel mondo delle banche centrali. La BoJ sta probabilmente fissando nuovi “standard” di aggressività e creatività. Su questo piano, la Fed ha già dato prova di essere all’altezza. Con una disoccupazione sopra il 12 per cento, una continua contrazione del reddito nominale, una divergenza crescente nel costo di finanziamento delle imprese tra i diversi stati membri e una crisi del debito sovrano sempre alle porte, saprà esserlo anche la Bce?

(1) La base monetaria è l’aggregato monetario più ristretto, sotto diretto controllo della banca centrale, e comprensivo di circolante più riserve bancarie detenute presso la banca centrale stessa.



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MessaggioInviato: 14/04/2013, 18:09 
G20, guerra monete: Ue e Usa contro il Giappone

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L'Unione europea e gli Stati Uniti si preparano a rispondere all'attacco del Giappone nella guerra delle monete. Il G20 in programma a Washington è destinato a essere il palcoscenico della prossima mossa. L'agenzia economica Bloomberg è entrata in possesso di un documento con cui l'Unione critica la svolta monetaria decisa dalla Bank of japan il 4 aprile, destinato ad essere presentato al vertice previsto per la settimana del 15 aprile.

«La decisione del Giappone di aumentare la massa monetaria, stampando moneta per comprare titoli di Stato, rischia di aumentare la dipendenza dalle misure di stimolo monetario», è scritto nel documento 'Ue. L'analisi evidenzia che la situazione economica in Europa rimane «fragile». Nella notte del 13 aprile anche gli Usa hanno fatto sapere che chiederanno al Giappone di attenersi agli accordi G20-G7 tesi a evitare svalutazioni competitive.

http://www.lettera43.it/economia/macro/ ... 591390.htm

Certo che la UE è una bella rompipalle!!! (si può dire senza essere denunciati o offendere l'Unione equivale a bestemmiare?!? [:o)])

Ma non credete che i Giapponesi abbiano il diritto di fare ciò che meglio credono per il loro paese?!? O siamo tutti assoggettati al volere di quattro oligarchi del mondo finanziario in giacca e cravatta i quali hanno il solo scopo di tutelare e perseguire i loro biechi interessi privati?!?

E poi si sostiene che il NWO non esista... ci vuole coraggio! [8]



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MessaggioInviato: 14/04/2013, 19:39 
Senza essere un sismografo ma solo un complottista, prossimamente prevedo un disastroso terremoto contro il Giappone. Forse quello di oggi era solo un avvertimento.



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MessaggioInviato: 14/04/2013, 19:42 
Oppure un attacco missilistico da parte nord-coreano... due piccioni con una fava...

[V]



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MessaggioInviato: 15/04/2013, 01:06 
In poco più di tre mesi il nuovo governo guidato dal primo ministro Shinzo Abe ha cambiato il pluriennale trend negativo del paese nipponico, agendo sulla monetizzazione dei deficit pubblici, favorendo una svalutazione del cambio, costringendo la banca centrale a mantenere una politica monetaria espansiva di bassi interessi e acquisti illimitati di titoli sia sul mercato primario che secondario per stimolare il credito bancario alle imprese produttive, programmando un grande piano di spesa pubblica e infrastrutture per la ricostruzione delle regioni colpite dallo tzunami del 2011, stabilendo misure per la competitività, l’innovazione e lo sviluppo delle aziende, finanziando investimenti necessari a rafforzare la sicurezza e lo stato sociale, l’occupazione, la sanità, l’istruzione.

Questo è in sintesi il modo più corretto in cui può e deve funzionare una democrazia vera, moderna, efficace, che senza smantellare l’industria finanziaria e bancaria, la mette invece al servizio del benessere collettivo.

E ribadiamo che questo tipo di democrazia si può costituzionalmente conseguire soltanto mantenendo la propria sovranità monetaria. Non esiste altro modo per difendere l’equità, la giustizia sociale, la libertà di impresa, la capacità del governo di contrastare le crisi economiche e invocare istanze democratiche dal basso senza queste premesse. Non esiste democrazia senza sovranità monetaria.

Tutto il resto è robaccia varia, arte del compromesso e della mistificazione, difesa ad oltranza dei privilegi e delle posizioni dominanti, delicati equilibrismi da professionisti della menzogna.

Eurozona insomma.

http://tempesta-perfetta.blogspot.it/20 ... l?spref=fb



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MessaggioInviato: 15/04/2013, 03:11 
ma lo Yen è di proprietà dello stato o della banca centrale giapponese? E la BoJ è privata o pubblica?



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MessaggioInviato: 06/09/2013, 10:02 
Maxi-debito contro la crisi: così Tokyo smentisce l’Europa

L’ipoteca che pesa sulla “Abenomics”, la “montagna di carta che non crolla mai” – il debito pubblico giapponese – ha toccato una vetta mai raggiunta: più di un “quadrillion” di yen, cioè più di un milione di miliardi. Per la precisione, a fine giugno la cifra dell’indebitamento dell’amministrazione centrale di Tokyo era questa: 1.008.628.100.000.000 yen. In euro fa 7.800 miliardi. E’ ovviamente un record: per il Giappone sin da quando lo yen è diventato la sua valuta ufficiale, nel 1871, e per il resto del mondo che non ha mai visto una quantità di “pagherò” del genere. Siamo attorno al 200% del Prodotto interno lordo (Pil): se si aggiungono i debiti delle amministrazioni locali, si arriverà al 247% a fine anno, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale. L’Italia, attorno al 130%, se non avesse la zavorra dell’euro sarebbe un paradiso. Ma il Sol Levante, dotato di moneta sovrana, può permettersi di rinunciare all’austerity.

Il premier Shinzo Abe e il governatore della banca centrale giapponese Haruhiko Kuroda, ricorda Danilo Taino sul “Corriere della Sera”, in un servizio ripreso da “Come Don Chisciotte”, sono impegnati in una svolta economico-monetaria senza precedenti. L’enormità dell’attuale debito pubblico nipponico? «E’ il prodotto del “ventennio perduto”, della crisi strisciante che dall’inizio degli anni Novanta stringe il paese in un limbo di non-crescita: recessioni frequenti e continui episodi deflazionistici (cali dei prezzi)». Per contrastarla, i governi hanno molto, ma «i risultati sono stati modesti, se non si considerano i tanti ponti e tunnel che nessuno usa». Così, il debito si è impennato: nel ’90 rappresentava solo il 60% del Pil. Tokyo, osserva Taino, ha potuto permetterselo anche perché i privati giapponesi dispongono di grande liquidità: il patrimonio delle famiglie si aggira sul “quadrilione” e mezzo di yen, cioè il 50% in più del debito dello Stato, e le imprese risparmiano attorno all’8% del Pil ogni anno, cioè quattro quinti del deficit pubblico annuale.

Una massa enorme di denaro, parcheggiata nelle istituzioni finanziarie nipponiche, le quali lo usano per comprare obbligazioni (cioè debito) dello Stato: tre quarti sono nelle loro mani. L’estero, il quale pretenderebbe tassi d’interesse più alti, ne detiene solo il 5% (per lo più si tratta di banche centrali). La magia della “montagna di carta” che non crolla mai si spiega così, sostiene Taino. Nonostante ciò, lo scorso aprile l’Ocse – il think-tank ufficiale dei paesi ricchi – ha “avvertito” che la riduzione dell’indebitamento dovrebbe essere “la priorità” di Tokyo. Non la pensa così il premier Abe, che ha lanciato una nuova politica economica, “Abenomics”, che tra l’altro comporta un forte deprezzamento dello yen (già avvenuto) ed enormi quantità di titoli pubblici comprati dalla banca centrale (il 70% delle emissioni). Fatti, scrive Taino, che «potrebbero disincentivare i giapponesi dal tenere i risparmi nelle obbligazioni-samurai: nel primo caso perché all’estero guadagnerebbero di più che a restare nello yen, nel secondo per timori di instabilità».

Se l’uscita degli investitori domestici dal debito pubblico diventasse massiccia, sostiene il giornalista, Tokyo rischierebbe «una crisi spaventosa». Per questa ragione, l’anno scorso il Parlamento ha votato una legge che prevede l’aumento dell’Iva dal 5 all’8% il prossimo aprile e al 10% nell’ottobre 2015, facendo «un passo verso una politica di controllo dell’indebitamento». Ma a questo si oppone il premier Abe, eletto a fine 2012: «Per rilanciare l’economia, il governo vuole introdurre stimoli di spesa per 10.300 miliardi di yen».

Non solo: «Abe ha fatto sapere di voler aspettare i dati sulla crescita dell’economia nel secondo trimestre dell’anno prima di confermare gli aumenti dell’Iva». Il suo orientamento, sottolinea Taino, è nettamente anti-austerità: «Ritiene che la crescita venga prima del consolidamento dei conti, e non vuole che l’aumento dell’Iva la blocchi». Con un debito «più alto del Monte Fuji», il Giappone è insomma diventato il maggiore test empirico del dibattito tra economisti più intenso degli ultimi anni: è il debito gonfiato a frenare la crescita o è la crescita frenata a gonfiare il debito? Avvertenza: il Giappone non è neanche lontanamente paragonabile all’Eurozona, perché la sua banca centrale può emettere moneta liberamente, consentendo al governo di creare economia e lavoro mediante deficit positivo, cioè spesa pubblica.

http://www.libreidee.org/2013/09/maxi-d ... di+idee%29



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Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Maxi-debito contro la crisi: così Tokyo smentisce l’Europa

Il suo orientamento, sottolinea Taino, è nettamente anti-austerità: «Ritiene che la crescita venga prima del consolidamento dei conti, e non vuole che l’aumento dell’Iva la blocchi». Con un debito «più alto del Monte Fuji», il Giappone è insomma diventato il maggiore test empirico del dibattito tra economisti più intenso degli ultimi anni: è il debito gonfiato a frenare la crescita o è la crescita frenata a gonfiare il debito? Avvertenza: il Giappone non è neanche lontanamente paragonabile all’Eurozona, perché la sua banca centrale può emettere moneta liberamente, consentendo al governo di creare economia e lavoro mediante deficit positivo, cioè spesa pubblica.



Domanda: per quale motivo l'Europa non fa lo stesso? [:o)]



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MessaggioInviato: 06/09/2013, 10:30 
Perchè ovviamente è interesse di chi controlla la politica economica dell'eurozona sfruttare l'arma del debito per indurre i paesi alla svendita degli asset produttivi acquistabili da chi detiene capitali. Ovvero le grandi banche d'affari e le multinazionali.

Inoltre così facendo l'oligarchia dei burocrat di bruxelles è in grado di controllare un intero continente anche dal punto di vista socio-politico.

Ti pare poco?!

[;)] [:)]



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MessaggioInviato: 06/09/2013, 10:33 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Perchè ovviamente è interesse di chi controlla la politica economica dell'eurozona sfruttare l'arma del debito per indurre i paesi alla svendita degli asset produttivi acquistabili da chi detiene capitali. Ovvero le grandi banche d'affari e le multinazionali.

Inoltre così facendo l'oligarchia dei burocrat di bruxelles è in grado di controllare un intero continente anche dal punto di vista socio-politico.

Ti pare poco?!

[;)] [:)]

Mi pare moltissimo....... [:D]

E allora... vista la situazione, vogliamo cominciare a parlare seriamente dell'uscita
dell'Italia da questa giostra di felliniana memoria che qualcuno chiama ancora Europa?



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MessaggioInviato: 06/09/2013, 10:53 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

Perchè ovviamente è interesse di chi controlla la politica economica dell'eurozona sfruttare l'arma del debito per indurre i paesi alla svendita degli asset produttivi acquistabili da chi detiene capitali. Ovvero le grandi banche d'affari e le multinazionali.

Inoltre così facendo l'oligarchia dei burocrat di bruxelles è in grado di controllare un intero continente anche dal punto di vista socio-politico.

Ti pare poco?!

[;)] [:)]

Mi pare moltissimo....... [:D]

E allora... vista la situazione, vogliamo cominciare a parlare seriamente dell'uscita
dell'Italia da questa giostra di felliniana memoria che qualcuno chiama ancora Europa?


Credo sarebbe doveroso, ma purtroppo attualmente chi ne parla viene messo al bando o ridicolizzato a dimostrazione di quanto faccia paura un reale confronto tra posizioni diverse.

Ed è proprio perchè i fautori dell'eurozona sanno quanto sia debole la loro posizione che cercano di evitare il confronto e ridicolizzare i loro critici.

Credo che molto dipenderà da quanto si riuscirà/riusciremo a divulgare quelle notizia che la stampa, che non esito a definire, "di regime" presso la popolazione sempre secondo la logica del consenso di cui ho parlato in un altro thread.

Purtroppo sappiamo di quanto il mainstream mediatico sia allineato a una certa corrente di pensiero e che non esiti a mistificare notizie e informazioni anche contro ogni senso logico pur di giustificare la posizione del "regime".

Sto cercando di confezionare un thread dedicato proprio a questo aspetto: la cattiva informazione in malafede... spero durante il weekend di completarlo.

[;)]



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