LA PUZZA DEL BOIA

Priebke assassino, finalmente morto. Non lo vuole nessuno, nemmeno la chiesa. Eppure, se non sbaglio, basta un sacro unguento sulla fronte e aver chiesto perdono a Dio – non all’uomo – per essere accolti nel regno dei cieli. E allora perché tanto parlare?

Perché questo cadavere puzza più degli altri, e l’odore può tornare utile a ritrovare quel poco di indignazione collettiva che ci fa sentire tanto bene, tanto meglio degli altri. Poi è un’occasione in cui anche i cretini tornano a ballare, mostrando a noi stessi la nostra superiorità. E allora? “Fiato alle trombe, rimbombino le gran casse!” Fuori tutta la rabbia mai sopita, il dolore mai scordato. Si ravvivi la memoria che pensavamo fosse già stata destinata all’oblio.

È così che ci hanno insegnato a perdere di vista il senso e la potenza dell’indignazione; è utilizzando questo metodo che ci hanno addomesticato.

Ho letto tanti complimenti per il sindaco Marino, che ha ricordato come Roma sia medaglia d’oro per la Resistenza. Encomiabile il suo rifiuto all’indegna sepoltura. E pure il questore e il prefetto, schierati insieme per proibire “esequie solenni”.

Ieri, leggendo questo – con relativi commenti – ho rabbrividito. Esequie solenni? Che senso ha proibire qualcosa che non ha alcun senso? Chi mai, oltre qualche cretino leghista, a qualche nostalgico illegale, avrebbe potuto desiderare per un criminale nazista esequie solenni?

Ha il significato squallido di apporsi una medaglia di latta al petto, ovviamente con gli applausi degli imbecilli. Null’altro.

Si può anche comprendere ora, il disgusto per la puzza di un cadavere, ma mi domando: “ Non puzzava anche da vivo, il vecchio bastardo che dal 1995 ha vissuto tranquillo, in un elegante quartiere di Roma?” Non infastidiva nessuno vederlo a spasso per strada, tranquillo come un qualunque anziano che ha la fortuna di avere la salute e un reddito che gli garantisca la vita dignitosa?

E quante volte lo abbiamo visto sui giornali di gossip, o inseguito da giornalisti in cerca di scoop?

Ed è così che la nostra indignazione perde di credibilità, e diventa anch’essa cosa morta. E che dire del “testamento politico” rilanciato dai giornali?

Se davvero il nostro paese non avesse mai scordato il sacrificio dei martiri delle Fosse Ardeatine, le medaglie d’oro che portiamo a spasso nelle occasioni importanti appiccicate ai gonfaloni, la storia che nessuno ci insegna più, nessun fascista in Italia, per esempio, avrebbe mai potuto dare il suo nome ad una legge razziale, che destina migliaia di esseri umani alla morte. Se avessimo avuto memoria, tanta da schifare un boia nazista anche da vivo, forse i fascisti in Italia non sarebbero mai riemersi dalle fogne nelle quali erano stati cacciati. Nessuna procura mi avrebbe mai indagata per aver “diffamato” un fascista. Nessun neonazista avrebbe mai potuto indire una pubblica manifestazione, e soprattutto nessun trentenne, oggi, mi avrebbe mai detto: parlare di fascismo, oggi, non ha più senso.

Rita Pani (APOLIDE)

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