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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 25/05/2018, 15:09 
vimana131 ha scritto:
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Tempi bui

Svezia, la Protezione civile invia ai cittadini 4,7 milioni di manuali di sopravvivenza Come comportarsi in caso di guerra, attentati o calamità naturali. Con un appello: occhio al nemico più insidioso

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La Protezione civile svedese (MSB) per la prima volta dal 1961 ha inviato alla popolazione residente un manuale di sopravvivenza con le raccomandazioni in caso di scoppio di una guerra, attentati terroristici e altre situazioni d’emergenza. Nel lancio dell’iniziativa sul sito ufficiale di MSB c'è la spiegazione delle motivazioni. Si legge: “Perché questa informazione viene fuori adesso? Viviamo in un periodo in cui le conseguenze di condizioni meteorologiche estreme, attacchi informatici e attentati terroristici possono causare un’interruzione del funzionamento dei servizi pubblici. Il governo svedese, che ha conferito a MSB questo incarico, ritiene che anche questa informazione sia importante alla luce del deterioramento della situazione della sicurezza nel resto del mondo”. In totale sono stati inviati 4,7 milioni di opuscoli e il testo è scaricabile in formato elettronico sul sito di MSB. Alla cittadinanza si raccomanda di fare provviste di acqua, pane, pasta, olio in un luogo riservato della propria casa, ma anche dotarsi di sistemi autonomi di riscaldamento e di mezzi di comunicazione con alimentazione autonoma, ad esempio, le radio a pile. L'opuscolo consiglia anche di evitare luoghi affollati, di non utilizzare il telefono senza che vi sia reale necessità per non intasare la rete telefonica. Una novità, rispetto all’edizione del 1961, è l’appello alla popolazione a saper identificare le “fake news”, in particolare l'invito a verificare la fonte di un comunicato e a porsi la domanda se si tratta di una notizia, di un comunicato ufficiale o se, invece, è solo il parere personale di un qualsiasi soggetto.



http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... refresh_ce

https://comedonchisciotte.org/la-svezia ... la-guerra/

https://www.theguardian.com/world/2018/ ... every-home



ovviamente se comunicato ufficiale
trattasi di verità rivelata,
si capisce..
facile, no?



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 03/06/2018, 10:42 
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Israele e in particolare il suo primo ministro, Benjamin Netanyahu, hanno da sempre contrastato con forza l’accordo sul programma nucleare iraniano.

I motivi sono diversi, in cui si fondono elementi strategici a elementi più eminentemente politici. Difficili da sciogliere e da prendere a compartimenti stagni. Ma la storia ci insegna che il percorso di guerra ha sviluppi molto più complessi di quanto si voglia credere.
Quando erano alleati

Iran e Israele, fino (e anche oltre) la rivoluzione dell’Ayatollah Khomeini, si ritengono preziosi alleati. Questo rientra nella tradizionale (ormai sopita) logica israeliana per cui tutti i Paesi non arabi della regione dovevano considerarsi alleati di Tel Aviv per la sua sopravvivenza.

Questa linea di pensiero israeliana era quella che David Ben-Gurion battezza come “dottrina della periferia” e che conduce, per esempio, Israele, a sostenere l’Iran post-rivoluzionario nella guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein.

Un esempio di questa strategia è il Progetto Fiore, un progetto condiviso da Israele e Iran pre-rivoluzionario con cui gli israeliani sostengono i centri di ricerca di Teheran per sviluppare un missile in grado di trasportare una testata nucleare.
Cambiamenti radicali

La rivoluzione di Khomeini modifica radicalmente il corso della storia mediorientale. La repubblica islamica dell’Iran, come primo gesto, interrompe i legami diplomatici con Israele. L’Iran si pone dunque come potenza alternativa agli alleati dell’Occidente nella regione, non più come suo amico.

Khomeini all’inizio tuona contro il programma nucleare del suo Paese. Poi si ricredere, quando comprende la necessità di arricchire l’uranio e creare una bomba per elevare l’Iran a rango di potenza nucleare. La guerra contro l’Iraq muta la strategia di Khomeini. E così, con l’aiuto di ingegneri occidentali, del Pakistan, coreani e libici, riattiva i reattori di Bushehr.
La dottrina Begin

Israele cambia idea sull’Iran non soltanto con l’ascesa di Khomeini, ma soprattutto quando comprende che quello Stato possa assurgere al rango di potenza nucleare. Per Israele, una minaccia molto grave. La strategia israeliana è cristallina: nessuno può avere l’atomica al di fuori di Israele stesso. Ed ha sempre agito di conseguenza senza alcuna legittimazione internazionale.

Questa strategia è tuttora visibile ed è passata alla storia come “dottrina Begin”, dal nome del suo ideatore, il premier Meanchem Begin. Questi teorizza la necessità che nessun Paese della regione possa avere un’arma in grado di competere con la potenza militare israeliana. E per evitare questo, Israele deve essere disposto a tutto, in particolare ad attaccare e distruggere ogni sito nucleare considerato in grado di creare un’arma.

Da questa idea, scaturiscono i bombardamenti in Iraq contro il reattore di Osiraq, nel 1981, quando il Mossad individua un impianto nucleare per scopi militari fatto costruire da Saddam. Ed è la stessa dottrina da cui trae origine il bombardamento dell’aviazione israeliana nel 2007 contro il reattore nucleare di Deir Ezzor, in Siria. Una sorta di polizia nucleare israeliana.
L’Iran nucleare e Israele fra anni Novanta e Duemila

Nel 2002, l’anno della svolta. I Mojahedin del Popolo Iraniano (Mek), controverso gruppo di opposizione iraniano – considerato terroristico in Iran e inserito nella black-list degli Stati Uniti fino a pochi anni fa – annunciano che Teheran prosegue nel suo programma nucleare. Israele è pronto a colpire. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, negli anni successivi, cerca un accordo simile a quello che poi sarà il 5+1 del 2015.

L’elezione di Mahmoud Ahmadinejad e la graduale ascesa della destra israeliana di Benjamin Netanyahu sono il preludio all’intensificarsi dello scontro. Ahmadinejad inaugura un nuovo reattore e minaccia costantemente la cancellazione di Israele. Netanyahu, dal canto suo, continua a ritenere necessaria un’azione contro l’Iran prima che questi entri in possesso di un arsenale atomico. Il primo ministro dello Stato ebraico preme sulla comunità internazionale affinché agisca. E trova una sponda importante negli Stati Uniti di George W. Bush, che intensifica le azioni contro Teheran.
Obama, Rohani e Netanyahu

L’elezione di Hassan Rouhani e la presidenza di Barack Obama segnano un nuovo corso nei rapporti fra Iran, Israele e Stati Uniti. Obama, autorizzando l’attacco informatico di Stuxnet, continua nella politica di cyberwar contro l’infrastruttura iraniana. Ma l’elezione del moderato Rohuani cambia la percezione del problema.

Il leader iraniano apre le porte all’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Nasce quel rapporto di collaborazione che porta all’accordo sul nucleare iraniano del 2015 firmato dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania.

Israele non lo accetta. Netanyahu tuona contro la firma dell’accordo e i rapporti fra Washington e Tel Aviv sprofondano. Il premier israeliano considera il programma nucleare iraniano una minaccia costante. E con la firma del Jcpoa teme che l’Iran torni a essere un interlocutore mediorientale dopo decenni di isolamento. La guerra in Siria, così come l’ascesa dei movimenti filo-.iraniani in tutto il Medio Oriente, confermano che Teheran è già di nuovo al centro dello scenario mediorientale.
I nostri giorni

Dall’elezione di Donald Trump, Netanyahu tira un sospiro di sollievo: alla Casa Bianca c’è un amico. I legami con Jared Kushner aiutano a costruire con Washington un asse di ferro. Il governo israeliano adesso ha di nuovo modo di premere sugli Stati Uniti per colpire l’Iran.

I continui attacchi in Siria contro l’infrastruttura militare iraniana sono solo il preludio di quanto sta per avvenire. A fine aprile, il premier israeliano, in una conferenza-show, annuncia che il Mossad ha prelevato migliaia di documenti e file in cui si accerta il proseguimento del programma nucleare iraniano. L’Aiea, l’Europa, la Russia e la Cina confermano la piena fiducia nell’Iran. Ma gli Stati Uniti di Donald Trump no. Trump straccia l’accordo e dice che aveva ragione lui: il resto è storia dei nostri giorni.

http://www.occhidellaguerra.it/perche-i ... -nucleare/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 07/06/2018, 19:19 
Cita:
Grossa offensiva ucraina contro il Donbass

https://www.maurizioblondet.it/grossa-o ... l-donbass/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 11/06/2018, 11:23 
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La calma apparente che circonda il confine fra Israele e Siria, dopo mesi di escalation militare, sembra destinata a interrompersi. Nelle giornata di ieri, le Israel defense forces (Idf) hanno avviato un’imponente esercitazione a sorpresa nelle Alture del Golan, chiamando a rapporto migliaia di riservisti.

Secondo quanto riferito dai media israeliani, le manovre dureranno diversi giorni. Tra l’oggetto dell’addestramento non solo gli spostamenti delle truppe ma anche una serie di esercitazioni a fuoco vivo. Il portavoce delle Idf ha sottolineato che tutto è stato pianificato in anticipo come parte delle esercitazioni del 2018 ed è volto a mantenere l’idoneità e la prontezza delle forze armate in caso di attacchi repentini.

Le esercitazioni dell’aeronautica

Le esercitazioni a sorpresa di domenica si inquadrano in una serie di grandi manovre di addestramento che hanno coinvolto tutte le forze armate israeliane nelle ultime settimane. Su questo testata, avevamo parlato delle esercitazioni della Marina militare dello Stato ebraico, che aveva avuto come obiettivo quello di prepararsi in caso di scontro con Hezbollah nei pressi delle piattaforme di gas al largo delle coste israeliane.

Giovedì scorso, invece, sono terminate delle importanti esercitazioni dell’aeronautica militare che hanno avuto uno scenario di doppio fronte di guerra, il Sud e il Nord. In pratica, uno scenario che vede coinvolta la Striscia di Gaza e un altro che vede coinvolto il confine con Israele e con il Libano, dove le tensioni non accennano a diminuire nonostante l’apparente tranquillità delle forze di entrambe le parti.

Le esercitazioni dell’aviazione israeliana hanno visto coinvolti centinaia di aerei da guerra ed elicotteri. Un addestramento in grande stile durato sette giorni e che ha visto operare le forze aeree sia di giorno che di notte. Scopo principale dell’esercizio, in particolare sul fronte meridionale, era quello di addestrare l’aviazione per migliorare il supporto aereo per i soldati impiegati sul terreno insieme a una serie di attacchi rapidi contro centinaia di bersagli a terra.

Le minacce di Netanyahu contro Assad

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu la scorsa settimana ha inviato un messaggio molto chiaro al presidente siriano Bashar al-Assad. Durante la sua visita di Stato a Londra, in cui ha tentato nuovamente di convincere il governo britannico a unirsi alla linea dura contro l’Iran e a stracciare l’accordo sul nucleare, il premier di Tel Aviv ha detto: “Non è più immune, il suo regime non è più immune. Se ci spara, come abbiamo già dimostrato, distruggeremo le sue forze“.

“Penso che ci sia un nuovo calcolo che deve essere fatto e la Siria deve capire che Israele non tollererà il trinceramento militare iraniano in Siria contro Israele”, ha detto. “Le conseguenze non sono solo per le forze iraniane lì presenti, ma anche per il regime di Assad”, ha detto Netanyahu, che ha aggiunto: “Penso che sia qualcosa che dovrebbe prendere in seria considerazione”.

Ieri, invece, il premier israeliano ha parlato con i suoi ministri del viaggio in Europa. All’inizio della riunione settimanale del gabinetto, Netanyahu ha detto: “Mi sono concentrato sull’aggressione iraniana nella nostra regione, sugli ultimi sviluppi nella nostra regione soprattutto sugli sforzi dell’Iran per stabilire una presenza militare in Siria”. “I leader europei hanno concordato con l’obiettivo principale che mi sono fissato, e questo sta creando un ampio accordo internazionale secondo cui l’Iran deve lasciare la Siria, tutta la Siria. Questo era l’obiettivo del viaggio ed è stato, in larga misura, raggiunto “.

http://www.occhidellaguerra.it/israele- ... oni-siria/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 11/06/2018, 11:25 
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Mentre Donald Trump apre alla Russia di Vladimir Putin, la Nato si esercita sul confine orientale: alle porte di Mosca. In Polonia e nei Paesi baltici vanno in scena la tradizionali esercitazioni Siber Strike 18, uno dei momenti più importanti della stagione di manovre militari dell’Alleanza atlantica. Da Bruxelles continuano a definire queste manovre come gesti non ostili nei confronti della Russia ma soltanto utili a migliorare la sinergia fra alleati. Ma è evidente che la scelta del teatro operativo non sia casuale: le tensioni con Mosca aumentano ed esercitarsi sul territorio dei Paesi più ostili al Cremlino è un segnale abbastanza chiaro.

Una tensione che è riemersa soprattutto dopo l’ipotesi paventata da Varsavia di un possibile dispiegamento permanente di truppe americane nel Paese. Un “documento informativo” del ministero della Difesa della Polonia emerso questa settimana, mostra che Varsavia potrebbe spendere tra 1,3 e 1,7 miliardi di euro per coprire i costi per la permanenza di un’unità di carri armati Usa sul suo territorio. E Mosca ha già fatto capire di essere profondamente contrariata tanto che sono arrivate le frasi del Cremlino secondo cui questa mossa “non sarà in alcun modo di beneficio alla sicurezza e alla stabilità del continente”.

Le esercitazioni

I numeri sono importanti. Sono circa 18mila i soldati coinvolti nell’esercitazione Siber Strike a guida americana e provengono da 19 Paesi. Quest’anno anche Israele vi partecipa: una decisione che non è certo da considerare irrilevante.

Per il lancio delle esercitazioni, a Vilnius, il generale statunitense Richard Coffman ha dichiarato che i battaglioni della Nato “ciò dimostra l’impegno dell’Alleanza gli uni con gli altri”. Il generale Usa ha poi ribadito che queste manovre dimostrano “la flessibilità rafforzata delle forze di terra e aeree per rispondere rapidamente a una crisi. Questo permette la giusta presenza di cui abbiamo bisogno”.

Nei giorni scorsi è terminata una delle fasi più delicate delle operazioni, dove tra l’altro operano anche le Forze Armate italiane con i Paracadutisti della Brigata Folgore e la 46esima Brigata Aerea dell’Aeronautica Militare. L’esercitazione ha come oggetto una “Coalition of the Willings” in cui la forza multinazionale affronta un nemico “ibrido” e dove il realismo è totale. Non sono permessi errori. L’addestramento è volto a essere perfettamente in grado di rispondere a ogni tipo di minaccia.

Non a caso, nei giorni di esercitazione vi sono state anche attività di aviolancio di Cds (Container Delivery System) che servono ad addestrare le unità dei diversi Paesi coinvolti a rifornire e consegnare equipaggiamenti alle truppe dispiegate sul terreno. In quell’occasione, l’Aeronautica Militare ha utilizzato un aereo C130J per il trasporto tattico.
Focus sulla Lituania

Anche in Lituania si svolgono esercitazioni molto importanti. Una, Baltops 2018, che si concentra sulle forze navali dell’Alleanza atlantica e in cui sono coinvolti 20 Paesi più due Stati osservatori. “L’esercitazione mostra praticamente che l’Articolo 5 della Nato (sulla difesa collettiva) funziona, e la difesa collettiva è possibile”, ha detto il presidente lituano Dalia Grybauskaite all’emittente nazionale Lrt.

Ma Baltops 18 si svolge in parallelo con un’altra esercitazione, Thunder Storm 2018, che è la più grande esercitazione militare della storia della Lituania con 9.000 soldati impiegati sul suo territorio. La coincidenza di queste tre grandi esercitazioni su tutto il territorio baltico dimostra, ancora una volta, che il fronte orientale del Patto atlantico rappresenta un’area di grande tensione.

http://www.occhidellaguerra.it/esercita ... i-balitic/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 17/06/2018, 09:46 
Medio Oriente e la fobia europea della Russia

Mentre la maggior parte dei media si impegna a giustificare l’immigrazione e ad esonerare l’islam da ogni responsabilità degli attentati terroristici, non passa giorno senza che l’accadere di un avvenimento fornisca il pretesto di demonizzare la Russia.
Proprio la convergenza di queste due assi dell’informazione ufficiale impone tanti interrogativi e avanza persino il sospetto, che diventa una quasi certezza quando si aggiunge la demonizzazione di ogni resistenza identitaria nazionale o religiosa che si sviluppi in Occidente. In questi casi lo squilibrio è talmente evidente che impone l’esigenza di capirci qualcosa.
Perché la Russia è presentata sempre come il nemico principale mentre viene minimizzato il ruolo nefasto di paesi come l’Arabia saudita, il Quatar, il Kuwait o la Turchia? L’annessione della Crimea, ad esempio, viene presentata come un crimine russo. A ben guardare però la storia e la volontà degli abitanti sembrano legittimarla in maniera assoluta. Il sostegno della Russia al governo legittimo della Siria per permettere di ristabilire la sovranità siriana sull’insieme del territorio subisce non solo le critiche, ma persino azioni militari prive di qualsivoglia legittimità da parte USA e degli Occidentali.
Due pesi e due misure: pur se oggi la Turchia occupa un terzo dell’isola di Cipro, un Paese membro dell’Unione europea (ndr), ed una parte della Siria, gli americani, a dispetto della sovranità del Paese, impediscono all’esercito siriano di attraversare l’Eufrate o di riavvicinarsi alla frontiera giordana.
L’alleato saudita, di cui tutti conosciamo la percezione dei diritti dell’uomo e la totale intolleranza religiosa , ha gettato il suo vicino Yemenita in un disastro umanitario. Ma l’Arabia Saudita è considerato sempre nostro alleato, anche se proprio dalla sua dottrina wahabita e dalla sua infinita ricchezza petrolifera derivano le minacce più pesanti l’Europa: l’islamismo ormai risolto in guerra di religione.
Il pericolo si presenta oggi in quattro modi: innanzitutto la demografia dell’immigrazione musulmana; quindi lo sviluppo di una forma virulenta dell’islam tra questa popolazioni immigrate che ne impedisce l’assimilazione e rafforza un comunitarismo secessionista; in terzo luogo il terrorismo che trova nell’espansione dell’islam ninfa vitale per la sua vocazione assassina; infine il rischio che deriva sia dalla potenza militare sempre crescente di Stati come il Pakistan, sia dalla moltiplicazione delle forze jihadiste.
Di fronte a queste minacce, l’annebbiamento ostinato degli occidentali sembra aver creato una sola parola d’ordine: il nemico è Daech. Invece è dimostrato come Daech non sia che una testa dell’idra del terrore. In Siria solo i Russi sembrano averlo capito mentre gli occidentali si rivolgono contro siriani e russi, piuttosto che impegnarsi a sconfiggere definitivamente lo Stato islamico.
In Afghanistan i “cugini” talebani riprendono progressivamente il controllo dei territori, con il sostegno del Pakistan, “l’alleato” dell’occidente che discrimina sempre più le popolazioni cristiane. Gli attentati che subisce l’Europa sono uno dei diversi metodi di intimidazione, la firma importa poco. Prima dell’Isis c’era Al Quaida e in seguito il nome cambierà ancora.
Mentre i circuiti moderati sono impegnati nel rifiuto dell’equazione islam-terrore, l’islam approfitta del rifiuto moralizzatore dell’occidente contro l’islamofobia. Così i Fratelli musulmani prosperano all’ombra del potere in Turchia, nel cuore della guerra civile in Siria o in Libia e nelle mosche e persino nelle scuole del continente europeo. Si tratta di una minaccia da prendere in particolare considerazione soprattutto perché non presenta la stessa intensità in USA o in Europa.
Per l’Europa diventa una minaccia mortale a causa della crisi demografica dei popoli indigeni e della vicinanza geografica. Che gli americani perseguano politiche ostili nel tentativo d far implodere l’Europa e di disconnetterla dalla Russia potrebbe persino essere connaturato da tempo nelle logiche americane; che l’Europa però si lasci trascinare in questa politica suicidaria agita gravi preoccupazioni per il futuro e rivela, nel presente, una grande stupidità criminale.
Eugenio Preta
http://www.laltrasicilia.org/4885/medio ... la-russia/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 19/06/2018, 13:31 
Qua, chi ci capisce ... è bravo! [:296]


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Le forze della Corea del Sud si esercitano nelle isole Dokdo. Ma questa volta, le esercitazioni non sono quelle congiunte con gli Stati Uniti per difendersi dalla minaccia della Corea del Nord. Le truppe di Seul si addestrano per difendersi da una possibile invasione del Giappone.

Dal 2003, la Corea del Sud si esercita due volte l’anno per la difesa delle isole. Occupate militarmente dal 1945 con la resa incondizionata dell’Impero giapponese dopo la Seconda guerra mondiale, gli isolotti (Dokdo per i coreani, Takeshima per i giapponesi) sono ancora oggi oggetto di disputa.

L’occupazione da parte della Marina sudcoreana continua ininterrottamente senza che vi sia un chiarimento politico. Di fatto sono state annesse alla Corea del Sud, ma già all’epoca dell’occupazione le potenze vincitrici del conflitto mondiale erano contrarie a questa richiesta di Seul.

“L’esercitazione di difesa Dokdo è un addestramento di routine condotto per prevenire un’invasione da forze esterne”, ha detto Choi Hyun-soo, portavoce del ministero della Difesa di Seul. Ma è chiaro che, essendo gli isolotti contesi al Giappone, di fatto la loro difesa è esclusivamente rivolta contro Tokyo. E il governo di Shinzo Abe, come da sempre qualsiasi governo nipponico, condanna l’addestramento delle forze navali e aeree sudcoreano ritenendolo un atto di sfida nei suoi confronti.

Tokyo ha reagito alle ultime manovre definendole “estremamente deplorevoli”. Il ministero degli Esteri ha dichiarato di “protestare” attraverso i tradizionali canali diplomatici e che le esercitazioni sono “assolutamente inaccettabili”, richiedendone la sospensione.

Naturalmente un’invasione giapponese dell’arcipelago risulta una possibilità estremamente remota. I due Paesi sono due potenze asiatiche legate tra loro dall’alleanza con gli Stati Uniti che fanno da garanti affinché non vi siano scontri fra Tokyo e Seul. Tuttavia è evidente come tra i due Stati vi siano ancora profonde divergenze che riportano alla luce le tantissime dispute territoriali presenti nel Pacifico occidentale e che non riguardano solo la Cina.

Da non sottovalutare anche il tempismo di queste esercitazioni. a poche ore dall’annuncio di Donald Trump della sospensione delle esercitazioni congiunte fra Usa e Corea del Sud per non irritare Kim Jong-un. Una scelta che non è piaciuta al governo Abe.

Il governo giapponese da sempre considera eccessive le aperture di credito nei confronti della Corea del Nord, mentre osserva che il Giappone viene messo da parte e la Corea del Sud è lasciata libera di esprimere la sua piena autonomia. L’idea di Tokyo è che, come non vi sono state esercitazioni per non sfidare la pazienza di Pyongyang, altrettanto non dovrebbero esservi per un territorio conteso e occupato militarmente da Seul.

Ma tra Corea del Sud e Giappone le ferite della Seconda guerra mondiale faticano a rimarginarsi. Le esercitazioni sono solo l’ennesimo esempio di come i due Paesi in realtà siano partner ma non si amino. Oltre alle isole in questione (note in Occidente come Rocce di Liancourt) vi è anche, ad esempio, una annosa questione relativa alla definizione di “mar del Giappone”, che la Corea del Sud vorrebbe modificare in quanto indice di una sorta di sovranità giapponese sulla sua area.

A questi dispute di livello territoriale, si è aggiunto anche il tema delle donne coreane obbligate a prostituirsi nei bordelli creati in guerra dai soldati giapponesi. Nel 2015, Shinzo Abe si accordò con l’allora presidente sudcoreano Park Geun-hyeo per un pagamento di un miliardo di yen a un fondo per il supporto alle superstiti vittime degli abusi sessuali.

http://www.occhidellaguerra.it/corea-sud-giappone/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 19/06/2018, 22:25 
Tranquillo Ufologo:gli Usa sono presenti in forze in entrambi i paesi.....la pace è assicurata....Esiste un paese al mondo in cui gli Usa non abbiano una zampina?Leggo di basi Usa basi anche in Siria....mi domando se si possa fare.....


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 20/06/2018, 13:03 
Chiedilo a ... Putin! Ti saprà consigliare. [:D]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 23/06/2018, 21:15 
Cita:
Sexy metal: l’elemento mancante nel puzzle coreano

https://comedonchisciotte.org/sexy-meta ... e-coreano/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 24/06/2018, 18:03 
Cita:
È iniziato l’assedio contro l’Iran: Usa e Israele preparano lo scontro

http://www.occhidellaguerra.it/iran-assedio/

Sistemata la faccenda nordcoreana ora tocca agli Ayatollah?



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 24/06/2018, 19:11 
si l'iran è l'ultimo paese rimasto senza banca centrale rothschild, be ora non so se in nord corea sia già in funzione ma sembra che lo abbiano addolcito.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 24/06/2018, 19:25 
xfabiox ha scritto:
si l'iran è l'ultimo paese rimasto senza banca centrale rothschild, be ora non so se in nord corea sia già in funzione ma sembra che lo abbiano addolcito.

Ma il fatto che non abbiano banca centrale Rothschild, giustifica comunque tutte le loro, amenità ???
Nel 1981/82 ho lavorato con fuoriusciti iraniani, non è che erano molto entusiasti del Khomeyni.
Ed era gente, tecnici informatici, neanche tanto entusiasti dello scià.
Certo che fa molto comodo, soprattutto all'interno, dare sempre e comunque la colpa agli altri.
Min.kia, sembrano alcuni dei nostri. [:302] [:302]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/06/2018, 16:58 
Osservatorio Strategico Geopolitico


REGIONE DI KRASNODAR.
AL VIA ESERCITAZIONE MILITARE CONGIUNTA
RUSSIA-BIELORUSSIA-SERBIA.

Immagine


Sono iniziate le esercitazioni tattiche militari chiamate "Fratellanza Slava", organizzate congiuntamente da Russia, Bielorussia e Serbia.
L'esercitazione arriva in un momento di forti tensioni con la NATO che da pochi giorni ha concluso le sue esercitazioni militari nei paesi baltici, a ridosso del confine russo.
Fratellanza Slava ha avuto inizio con l’alzabandiera cerimoniale delle bandiere dei 3 paesi presso la catena montuosa Rayevsky nella regione di Krasnodar, nel sud della Russia.

Nell’esercitazione i paracadutisti collaborano nel contrastare una presa del potere simulata o un’insurrezione in uno Stato fittizio dell’Europa orientale.
Alla manovra militare predono parte oltre 700 truppe aree russe, oltre 250 forze speciali della Bielorussia e più di 50 della Serbia.

Russia, Bielorussia e Serbia sono parte dell' Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) di cui fanno parte anche Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tajikistan e di cui l'Iran è un candidato all'adesione.

https://www.facebook.com/osservatoriost ... =3&theater



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U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/06/2018, 23:07 
Gravissima provocazione russa in una dimostrazione di forza sul proprio territorio nazionale.....Urge una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell'ONU!....Possibili ulteriori sanzioni per questa inusitata e gratuita politica aggressiva russa!


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