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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 20/09/2020, 12:30 
Gli Usa portano la loro guerra contro Hezbollah in Europa


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di Alessandro Avvisato* - Contropiano
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Una dichiarazione a freddo del capo dell’antiterrorismo del Dipartimento di stato Usa ha esplicitato come gli Stati Uniti (e Israele) intendano esportare la loro guerra contro il movimento libanese Hezbollah in Europa e coinvolgervi l’Unione Europea.



Secondo Nathan Sales, capo dell’antiterrorismo al dipartimento di Stato Usa, il gruppo sciita libanese Hezbollah avrebbe trafficato esplosivi, tra cui nitrato di ammonio, in Europa (Italia inclusa), dove dispone di una rete di depositi.


“Dal 2012 Hezbollah ha stabilito depositi di nitrato di ammonio in Europa trasportando kit di primo soccorso contenenti la sostanza. Oggi posso rivelare che questi depositi sono stati spostati attraverso il Belgio verso Francia, Grecia, Italia Spagna e Svizzera”, ha detto l’alto funzionario Usa. “Posso anche rivelare che depositi significativi di nitrato di ammonio sono stati scoperti e distrutti in Francia, Grecia e Italia”.


Appare piuttosto evidente, anche se maldestro, il tentativo di collegare questa rivelazione all’esplosione del deposito di nitrato di ammonio nel porto di Beirut lo scorso luglio. Insomma resta difficile accettare come credibili le “prove” che gli Stati Uniti dicono sempre di avere a disposizione, soprattutto quando in molti ricordano la falsa provetta di armi batteriologiche agitata dal segretario di Stato Colin Powell all’Onu per giustificare l’aggressione militare all’Iraq nel 2003, o i falsi rapporti degli ispettori sulle armi di distruzione di massa mai trovate in Iraq o sullo stesso sistema nucleare dell’Iran.


Come noto, fino ad oggi l’Unione europea ha inserito il braccio militare di Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche, ma non il partito politico. Solo Gran Bretagna e Germania considerano come terrorista l’intera organizzazione, e da tempo Stati Uniti e Israele premono perché anche gli altri stati europei facciano lo stesso.


L’accelerazione statunitense si spiega con gli esiti del cosiddetto Accordo di Abramo tra Israele ed alcune piccole petromonarchie arabe del Golfo siglato recentemente a Washington. Il comune rivale è stato individuato nell’Iran e nelle organizzazioni ad esso collegate, in primis la libanese Hezbollah che da venti anni dà filo da torcere a Israele impedendole di spadroneggiare in Medio Oriente. Ma Hezbollah è anche un partito di ispirazione religiosa dell’islam sciita, in competizione con quello sunnita ancora guidato dall’Arabia Saudita. Dunque una spina nel fianco anche per le ricche e corrotte petromonarchie del Golfo.


*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore

Notizia del: 18/09/2020
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 27/09/2020, 18:30 
Venti di guerra nel Caucaso tra Azerbaijan e Armenia (con Turchia e Russia sullo sfondo)

Stepanakert, 27 set – Stamattina all’alba le forze armate dell’Azerbaijan hanno sferrato un attacco militare contro i territori della regione separatista di Nagorno-Karabakh, bombardando la capitale Stepanakert. Il Ministero della Difesa azero afferma di aver “lanciato una controffensiva completa per porre fine alle attività militari delle forze armate dell’Armenia”. La regione separatista è infatti sostenuta dall’Armenia, il cui Ministro della Difesa ha replicato pubblicando un video in cui viene ripresa la distruzione di obiettivi azeri. Il governo armeno ha inoltre chiamato la mobilitazione generale e cominciato a muovere le sue unità verso il fronte di combattimento.
Introdotta la legge marziale in Nagorno-Karabak

Il presidente di Nagorno-Karabak, Arayik Harutyunyan, ha proclamato la legge marziale e parla di “una guerra per la vita e la morte che combatteremo fino alla fine. È una guerra nazionale che ci darà una vittoria nazionale”. Si registrano intanto svariate vittime civili e la popolazione locale è costretta a cercare riparo in rifugi e scantinati.

La regione di Nagorno-Karabakh, nota anche come Repubblica dell’Artsakh, è storicamente legata all’Armenia e quasi totalmente abitata da armeni. Nel 1994 riesce a conquistare la propria indipendenza al termine di un conflitto contro l’Azerbaijan durato due anni. Seppur internazionalmente non riconosciuta da nessuno, ospita rappresentanze diplomatiche in Stati Uniti, Germania, Russia, Francia, Iran e Australia. Nell’aprile 2016 il conflitto si riaccende a causa di un improvviso attacco azero ma termina solo pochi giorni più tardi, da qui la denominazione di “Guerra dei Quattro Giorni”.
Quali le reali motivazioni?

Molti analisti politici internazionali ritengono che la reale motivazione dell’attacco azero sia stata l’esigenza interna di coprire lo scandalo ‘Panama Papers’ che aveva coinvolto pesantemente la famiglia del presidente Ilham Aliyev. Dopo alcuni anni di relativa tranquillità a luglio di quest’anno si verificano violenti scontri a fuoco tra i due paesi che vedono la morte di decine di soldati da entrambe le parti. Fino ad arrivare all’escalation di oggi.
Due alleati potenti

Al di là degli opposti nazionalismi e delle rivendicazioni localistiche, questo conflitto desta interesse dal punto di vista geopolitico per gli stretti legami dell’Azerbaijan con la Turchia e dell’Armenia con la Russia. La Turchia ha forti legami culturali con l’Azerbaijan, nazione anch’essa a maggioranza islamica, oltre a condividere l’ostilità nei confronti degli armeni. Ankara infatti non ha mai voluto riconoscere il genocidio armeno perpetrate dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1916. L’Armenia invece fa parte del Csto, l’alleanza militare tra paesi ex-sovietici guidata dalla Federazione Russa, che ha due basi militari nelle città armene di Gyumri e Erebuni. La Russia ha sempre cercato di porsi come paciere tra i due contendenti per garantire stabilità nell’area.

Così, mentre il presidente turco Erdogan si scaglia contro l’Armenia accusandola di “essere la più grande minaccia alla pace e alla tranquillità nella regione” e sottolineando che “la nazione turca sostiene i suoi fratelli azeri con tutti i suoi mezzi, come sempre”, al contrario il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov preferisce la via del dialogo, invitando ad un immediato cessate il fuoco e telefonando al suo omologo turco Mevlüt Çavuşoğlu. A complicare la situazione c’è anche l’afflusso in Azerbaijan, cominciato già da alcuni giorni, di miliziani jihadisti al servizio della Turchia in Siria e Libia.

In un momento dove le relazioni tra Ankara e Mosca sono sempre più deteriorate, questo conflitto potrebbe generare un terremoto negli equilibri regionali caucasici.
Il video pubblicato dal ministero della Difesa armeno in cui è ripresa la distruzione di obbiettivi azeri

Guarda su youtube.com


Formazione di combattenti che si dirigono verso il lato azero del fronte

Si sentono frasi in arabo, molto probabilmente si tratta di guerriglieri jihadisti fatti affluire dalla Siria via Turchia



https://www.ilprimatonazionale.it/ester ... do-168957/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 27/09/2020, 21:03 
Speriamo che "duri" Putin, perchè oggi come oggi è l'unica "barriera" contro gli arabi/mussulmani e cinesi.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 27/09/2020, 22:42 
ORSOGRIGIO ha scritto:
Speriamo che "duri" Putin, perchè oggi come oggi è l'unica "barriera" contro gli arabi/mussulmani e cinesi.
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Russia e Cina hanno fatto un patto di alleanza militare strategica se non lo sai e la Russia appoggia solo una parte di Arabi.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 28/09/2020, 14:36 
bleffort ha scritto:
ORSOGRIGIO ha scritto:
Speriamo che "duri" Putin, perchè oggi come oggi è l'unica "barriera" contro gli arabi/mussulmani e cinesi.
[:303]

Russia e Cina hanno fatto un patto di alleanza militare strategica se non lo sai e la Russia appoggia solo una parte di Arabi.

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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/09/2020, 13:14 
Cita:
Si torna a sparare fra Azerbaigian e Armenia. A chi giova il conflitto?

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Nello scorso agosto si erano registrate le prime schermaglie armate di un conflitto mai sopito. A dividere Armenia e Azerbaigian è la regione contesa del Nagorno Karabakh, ma non solo. In estate gli scontri avvennero nella regione di Tovuz. Lo scontro armato tra i due paesi caucasici potrebbe avere effetti destabilizzanti per l’intera regione ed è gravido di pesanti risvolti geopolitici.



Riproponiamo, quindi, all’attenzione dei nostri lettori questo puntuale articolo redatto da Sinistra.ch - portale svizzero di informazione progressista legato al Partito Comunista della Svizzera - dove il conflitto viene inquadrato sin dalle sue origini e in base all’attuale scenario.


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Tra Armenia e Azerbaigian si è tornati a sparare. Fra le due nazioni che fino al 1991 vivevano pacificamente sotto un unico Stato – l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) – è da un trentennio che regolarmente si registrano scontri armati. Anche in questo caso, insomma, la fine del socialismo non si può dire abbia portato progresso e libertà, ma solo a una estrema insicurezza!

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Lenin e il progetto di Grande Armenia

Per capire cosa sta succedendo, dobbiamo studiare la storia e ricordare che il primo grande colpo all’integrità territoriale dell’URSS fu proprio la questione del Nagorno-Karabakh, una enclave a maggioranza armena all’interno dell’allora Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaigian. Sul finire degli anni ’80 iniziarono infatti i conflitti nazionalistici: la minoranza armena che vi viveva chiese a Mosca di separare il Nagorno-Karabakh dall’Azerbaigian e di trasferirlo all’Armenia.

L’idea era quella di sfruttare la liberalizzazione politica ed economica che stava prendendo piede in URRS mediante la cosiddetta Perestrojka per riunificare le terre armene in un’unica Grande Armenia. Un progetto geopolitico ambizioso, questo, che il Partito Comunista sovietico preferì non intraprendere immaginandone le conseguenze sanguinose, e peraltro contro cui già vi si oppose Vladimir Lenin fin dai tempi della Rivoluzione d’Ottobre.


Si può dire, d’altronde, che il leader bolscevico nutriva già ai suoi tempi non pochi timori sull’espansionismo armeno, tanto che lo stesso comitato esecutivo dell’Internazionale Comunista nel 1920, appellandosi proprio ai “contadini e operai armeni”, li criticò per essere “caduti vittima delle macchinazioni del capitale estero” volte a smembrare l’Impero Ottomano con l’illusione dell’indipendenza di una grande Armenia.


Lo storico di scuola marxista Eric Hobsbawm ricorda inoltre come “gli stati dell’Armenia e della Georgia (…) e il tentativo britannico di separare dalla Russia l’Azerbaigian, ricco di risorse petrolifere, non sopravvissero alla vittoria dei bolscevichi nella guerra civile del 1918-20 né al trattato turco-sovietico del 1921”.


La vittoria militare armena degli anni ’90

Gli azeri che vivevano in Armenia e nel Karabakh iniziarono a fuggire a seguito dei moti nazionalistici. Stando a quanto pubblicato dall’agenzia stampa russa Sputnik: “alla fine se in Karabakh vi erano molti azeri, non ve ne rimasero più. L’Armenia vinse il conflitto all’inizio degli anni ’90 conseguendo la separazione dall’Azerbaigian non solo della maggior parte del Karabakh, ma anche di alcune regioni – per la precisione sette distretti – dislocate tra quest’ultimo e l’Armenia stessa (infatti, non sarebbe stato possibile garantire la sicurezza del Karabakh senza queste regioni). Tuttavia, dal punto di vista formale il Karabakh non solo non costituisce parte dell’Armenia, ma quest’ultima non lo riconosce nemmeno come nazione indipendente (Repubblica dell’Artsakh o del Nagorno-Karabakh)”.


L’ONU condanna l’Armenia

L’Azerbaigian evidentemente non accetta la perdita delle proprie terre e vede l’intervento armeno come contrario alla propria sovranità, anche perché dal punto di vista del diritto internazionale il Karabakh e gli altri territori restano ancora oggi di competenza azera, benché di fatto gli azeri appunto non possano più amministrarli in quanto controllati dalle forza armate armene. L’ONU ha condannato attraverso varie risoluzioni l’espansionismo armeno e non riconosce il secessionismo di quei territori a favore dell’Armenia. Stiamo parlando delle risoluzioni 822, 853, 874 e 884 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedono il ritiro delle forze armate armene dai territori azeri.


L’ambiguità geopolitica

Una imponente rete filo-atlantica coordinata intorno alla grande sede diplomatica statunitense a Erivan oltre che alla Fondazione del magnate George Soros sembrerebbe aver svolto un ruolo importante nel portare l’attuale premier armeno, Nikol Pashinyan, al potere. Per quanto oggi quest’ultimo agisca in modo diplomatico e cauto nei confronti della Russia e esplicitamente non metta più in discussione il processo d’integrazione eurasiatico, non ci dobbiamo scordare che, prima della sua elezione alla testa del governo, rappresentava in parlamento proprio la coalizione filo-europeista YELK che, nel suo programma, definiva un errore l’adesione all’Unione Economica Eurasiatica del suo Paese in quanto poneva “seri rischi per la sovranità, la sicurezza, il normale sviluppo economico e politico dell’Armenia”. Ma anche il partito liberale cui aderisce tuttora Pashinyan – “Contratto Civile” – prima della sua nomina a premier ha fatto ampia campagna per creare legami più stretti con l’Unione Europea sostenendo l’inclusione dell’Armenia in una zona di libero scambio globale con l’UE in alternativa al mercato euroasiatico a trazione russa.


Oltre a ciò la prima squadra di governo voluta da Pashinyan (a onor del vero, va detto che nel frattempo ha subito varie modifiche) presentava tutta una serie di nomi legati a importanti ONG filo-atlantiche. L’attuale deputata fautrice dell’avvicinamento dell’Armenia al campo atlantico, Mane Tandilyan, era stata infatti inizialmente scelta da Pashinyan come ministro del lavoro e degli affari sociali. L’ex-viceministro per la diaspora Babken Ter-Grigoryan, era stato coordinatore dei programmi della Fondazione di Soros e cinque anni prima della sua nomina nel gabinetto ministeriale non mancava di esprimersi pubblicamente contro l’alleanza armeno-russa come si vede nella foto sottostante.

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Anche Daniel Ioanissyan, incaricato dal Pashinyan di elaborare la riforma della legge elettorale armena, fino a pochi anni prima, oltre a partecipare ai World Forum for Democracy patrocinati dal Consiglio d’Europa, era coordinatore della ONG armena “Unione dei cittadini informati” che veniva però finanziata dalla NED, la National Endowment for Democracy, un’agenzia legata alla Casa Bianca che prepara i processi di “esportazione della democrazia” in giro per il mondo come appare dall’immagine sottostante.

https://www.sinistra.ch/wp-content/uploads/2020/08/d72c85b26f37a908fd2b6cc90d34e.jpg

Insomma abbiamo a che fare con una leadership armena perlomeno ondivaga, che ha deciso di riaprire la disputa territoriale con l’Azerbaigian contravvenendo agli inviti alla calma e al dialogo proveniente dal governo di Mosca. A che pro?


A chi gioverà l’attuale conflitto?

Gli attacchi di artiglieria contro le posizioni delle forze armate dell’Azerbaigian, sono avvenute in direzione del distretto di Tovuz, lungo il confine fra i due Stati. E’ il dato forse più rilevante dell’attuale situazione, poiché questa volta il conflitto non è scoppiato nel Nagorno-Karabakh, quindi in un territorio occupato da parte armena. Il Ministero degli Esteri di Baku ha infatti esposto questa sua ipotesi: “con azioni così provocatorie, l’Armenia sta cercando di attirare paesi terzi nel conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaigian”.


In effetti il governo di Erevan potrebbe aspirare a un intervento militare in sua difesa da parte dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) di cui è parte assieme a Russia, Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan qualora l’Azerbaigian dovesse rispondere al fuoco e, così facendo, violare il territorio armeno. Ma la Russia sarà pronta a farsi trascinare in una tale guerra? E a chi gioverebbe l’estensione del conflitto?


L’escalation attuale dettata dall’attacco armeno contro gli azeri minaccia in realtà direttamente – con grande vantaggio per gli Stati Uniti – le attività produttive cinesi in loco. In effetti la Cina partecipa attivamente al progetto ferroviario Baku-Tbilisi-Kars, a cui oltre alla Turchia, ora si potrebbe aggiungere pure la Russia stessa. Questo tracciato di ferrovia è relativamente vicino alla regione di Tovuz, che fa parte dell’iniziativa della Nuova via della seta cinese, la cosiddetta “One Belt One Road”. Le ostilità in quest’area sembrano insomma dimostrare che questa guerra gioverà unicamente a chi non ha interesse al multipolarismo.

Notizia del: 28/09/2020

fonte:https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-si_torna_a_sparare_fra_azerbaigian_e_armenia_a_chi_giova_il_conflitto/82_37491/




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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 29/09/2020, 13:54 
vimana131 ha scritto:
Venti di guerra nel Caucaso tra Azerbaijan e Armenia (con Turchia e Russia sullo sfondo) ...



La mano degli Stati Uniti dietro il conflitto tra Armenia e Azerbaigian?


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Sono tornate alle stelle e sfociate in scontri le tensioni tra Armenia e Azerbaigian nella regione occupata del Nagorno-Karabakh.

Le tensioni sono aumentate in maniera esponenziale nel Caucaso meridionale tra Armenia e Azerbaigian domenica mattina, fino ad arrivare allo scontro armato in cui Yerevan afferma che le forze azere hanno bombardato la regione del Nagorno-Karabakh mentre Baku ha accusato le forze armene di bombardare posizioni militari e civili azere.

In un comunicato diffuso dal governo azero l’Armenia viene definita come il più grande ostacolo alla pace e alla stabilità nella regione. Baku afferma di avere il diritto di autodifesa per proteggere la sua gente e il suo territorio.

Le relazioni tra le due nazioni ex sovietiche sono rimaste tese dal 1991, quando l'esercito armeno occupò l'Alto Karabakh, o Nagorno-Karabakh, un territorio dell'Azerbaigian riconosciuto a livello internazionale.

Quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e due dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nonché molte organizzazioni internazionali, chiedono il ritiro delle forze di occupazione dell'Armenia.

Il Gruppo OSCE di Minsk, co-presieduto da Francia, Russia e Stati Uniti, è stato costituito nel 1992 per trovare una soluzione pacifica al conflitto, ma senza giungere ad alcun risultato.

Dalla Turchia, intanto, arriva un’accusa precisa nei confronti di Yerevan. Secondo quanto afferma il Vatan Partisi - partito patriottico e di ispirazione socialista - dietro l’Armenia vi sarebbero gli Stati Uniti che aizzano il governo armeno per creare destabilizzazione nella regione.

In una dichiarazione riportata dal quotidiano Aydinlik il Vatan condanna quelle che vengono definite come «continue provocazioni».

Il Vatan poi osserva che le «provocazioni» di Yerevan sono legate ai tentativi degli Stati Uniti di portare lo scompiglio nella regione.

«Questo attacco dell'Armenia è una grande provocazione e una minaccia non solo contro l'Azerbaigian, ma contro la vita pacifica e amichevole dei paesi della regione».

Nel comunicato del partito turco si legge che «il governo di Pashinyan in Armenia persegue politiche filo-americane e pro-UE, lontano dalla Russia» quindi «l'amministrazione armena aumenta la sua aggressività man mano che si avvicina all'Atlantico».

Per superare tensioni e divisioni, secondo la formazione politica turca, i paesi della regione come «Turchia, Russia, Azerbaigian, Iran, Iraq, Siria e Cipro Nord devono rafforzare la loro cooperazione strategica» in modo da contrastare le minacce portate dagli Stati Uniti.

Dalla Russia arriva un appello alla moderazione rivolto a entrambe le parti in conflitto. «Chiediamo alle parti di fermare immediatamente il fuoco e di avviare colloqui per stabilizzare la situazione», ha esortato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.

Altri attori restano sullo sfondo. Il quotidiano turco Cumhuriyet osserva che Israele e Azerbaigian hanno stretti legami da molti anni. «George Deek, uno dei diplomatici più talentuosi di Israele, è il nuovo ambasciatore di Israele in Azerbaigian. Tel Aviv realizza anche scambi di difesa con Baku. L'Azerbaigian è un paese musulmano e uno dei più aperti a Israele, ma queste relazioni sono molto complesse. Israele non ha alcun interesse storico nei conflitti tra Armenia e Azerbaigian».ù

Negli ultimi tempi però Israele vede con preoccupazione il rafforzamento delle relazioni tra Azerbaigian e Turchia. Una situazione, che nella visione di Tel Aviv potrebbe danneggiare la posizione di Israele nella regione.

L’Iran - segnala il più antico giornale turco - «è uno degli attori che segue da vicino la geografia del Caucaso. Da tempo gestisce un nuovo progetto ferroviario con l'Azerbaigian. L'obiettivo principale dell'Iran coincide anche con la Russia: stabilire relazioni più strette con Cina e Russia nel desiderio di creare un mondo multipolare».

Inoltre in Iran nella regione dell’Azerbaigian persiano vive una molto popolosa comunità azera. Addirittura il numero di azeri che vive in Iran sarebbe di gran lunga superiore a quelli che vivono nella stessa Repubblica dell’Azerbaigian, che ha una popolazione di circa 10 milioni di persone. Ma non ci sono numeri precisi a tal proposito. Si stima che il numero di azeri in Iran oscilli tra i 15 e i 20 milioni di persone.

Insomma, possiamo affermare che i principali attori regionali quantomeno non auspichino un aumento delle tensioni foriero solo di caos e destabilizzazione. A chi gioverebbe?
Notizia del: 27/09/2020
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 07/10/2020, 11:58 
Guerra armeno-azera: Destabilizzare il Caucaso per colpire l’Iran?


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PICCOLE NOTE
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Prosegue la guerra azero-armena. Guerra vera, nella quale si bombardano città. Ciò, nonostante gli appelli a intavolare negoziati: dopo quello firmato da Macron, Putin e Trump, è arrivato quello dell’Unione europea. Appelli snobbati dall’Azerbaijan, mentre l’Armenia ha offerto la sua disponibilità.


Al centro della contesa la regione autonoma del Nagorno-Karabakh, che gli azeri vorrebbero integrata nel loro territorio nazionale strappandola all’influenza armena (che definiscono “occupazione”).

Russia, Turchia e le guerre del Caucaso


Tre considerazioni. La prima la riprendiamo da Ria Novosti, che in un articolo equilibrato di Peter Akopov cerca di comprendere le ragioni della Turchia, che sta sostenendo lo sforzo bellico azero (negato da Ankara).


Secondo il media russo, la Turchia avrebbe dato fuoco alle polveri non tanto per desiderio di conquista, quanto per tentare di risolvere una volta per tutte l’intricata questione del Nagorno-Karabakh, da troppo tempo in stallo.


Si tratterebbe di un tentativo di forzare la mano, creare una criticità tale da costringere il mondo a porre fine alla contesa che si trascina dal ’94, quando la prima guerra azero-armena per il controllo della regione finì con una tregua.


Akopov spiega, però, che la Turchia sa bene quanto sia cruciale per Mosca il Caucaso, regione sulla quale non può permettersi di perdere la storica influenza.


La Russia osserva, ma non può restare inerte spettatrice di una guerra di conquista turca, anche per i rapporti di amicizia che la legano sia all’Azerbaijan che all’Armenia.


Da qui Akopov adombra il ritorno di uno spettro del passato, rievocando le tante guerre russo-turche del Caucaso, regione contesa dalle rispettive sfere di influenza.


Ma ritiene che non si arriverà a tanto, dato che Erdogan ha tutto l’interesse a non guastare i suoi rapporti con Putin, che gli sarebbero indispensabili per sostenere le pressioni dell’Occidente.

Destabilizzare il Caucaso per colpire l’Iran?


La seconda considerazione viene da un articolo di Haaretz. Hanshel Pfeffer racconta dell’arrivo di due aerei militari turchi Ilyushin Il-76 a Uvda, base aerea israeliana, “giovedì scorso, solo due giorni prima della grave escalation nel conflitto in corso tra Azerbaijan e Armenia, seguiti da altri due martedì e mercoledì – [che] suggeriscono entrambi la preparazione e il rifornimento delle forze azerbaigiane per l’ultimo combattimento presso l’enclave del Nagorno-Karabakh”.


Tel Aviv è ufficialmente neutrale, ma “considera l’Azerbaijan un alleato strategico”, sia perché gli vende armi sia perché da esso acquista “gran parte del petrolio” che gli è necessario.


Ma soprattutto perché considera l’Azerbaijan “una ‘backdoor‘ estremamente utile per l’intelligence e per altre attività clandestine dirette verso il confinante Iran”.


Certo, Pfeffer enumera le distanze abissali che separano Erdogan e Netanyahu, riacutizzate dal recente accordo tra Tel Aviv con alcuni Paesi arabi del Golfo, un’intesa diretta a contrastare Teheran e Ankara, che da alcuni anni hanno allacciato rapporti cordiali, prima inesistenti.


Un’alleanza fragile, quest’ultima, secondo Pfeffer, il quale annota: “Nonostante le aperture fatte da entrambe le parti, l’ostilità storica tra ottomani e persiani e la rivalità per il controllo in punti caldi della regione, rendono difficile per la Turchia e l’Iran dar vita a un’alleanza duratura”.


Uno dei punti focali di tale contrasto sarebbe proprio il Nagorno-Karabakh, riguardo al quale Teheran sosterrebbe le ragioni armene contro le pretese azero-turche.


Ciò spiegherebbe l’alleanza de facto tra Israele e Turchia nel conflitto attuale, che potrebbe riaprire i rapporti tra Ankara e Tel Aviv – seppur limitati e sottotraccia -, che sembravano perduti.


Quanto sta accadendo potrebbe addirittura indurre Ankara a rivedere del tutto i suoi rapporti con Teheran, da cui il titolo dell’articolo: “Netanyahu ed Erdogan, un’improbabile alleanza contro l’Iran nel Nagorno-Karabakh?”.

Le armi israeliane e il rischio Siria

Al di là dello scenario iraniano ipotizzato da Pfeffer, la cooperazione militare tra Azerbaijan e Israele è di lunga data, “si ipotizza che Israele abbia fornito il 60 per cento degli armamenti dell’esercito azero”, scrive il Timesofisrael.


Nella stessa nota riporta l’intervista rilasciata da Hikmet Hajiyev, autorevole consigliere del presidente azero, al giornale israeliano Walla, nella quale Hajiyev ha magnificato gli armamenti forniti da Israele al suo Paese, lodando in particolare l’efficacia dei “droni suicidi” (arma nuova, ne risentiremo parlare, purtroppo).


Evidentemente l’intervista ha irritato l’Armenia, che ha ritirato il suo ambasciatore in Israele.


In realtà, nonostante sia vero quanto scritto da Pfeffer, tra Erdogan e Netanyahu c’è un legame sottotraccia e riguarda la guerra siriana, dove la Turchia è intervenuta direttamente e Israele indirettamente.


Anche se negli ultimi anni Tel Aviv ha condotto bombardamenti mirati diretti ufficialmente contro la presenza iraniana, è chiaro che la destabilizzazione conseguente del Paese vicino non può non rallegrare Erdogan, che ha in Assad un nemico da abbattere.


In effetti, il conflitto del Nagorno-Karabakh rievoca gli spettri della Siria. Macron ha dichiarato di avere informazioni certe sul fatto che la Turchia abbia schierato in Azerbaijan milizie islamiche provenienti dalla Siria, come scrive la Reuters (Ankara ha smentito, ma ci sono anche conferme russe).


Inoltre, il presidente armeno Armen Sarkassian ha dato l’allarme sulla possibilità che il conflitto finisca per internazionalizzarsi, concludendo così: “Riuscite a immaginare se il Caucaso diventasse una nuova Siria?” (Ria Novosti). Il rischio di un conflitto duraturo, che destabilizzi per anni il Caucaso, esiste. È necessario spegnere l’incendio.


Notizia del: 06/10/2020
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 07/12/2020, 12:24 
I media ufficiali non ne parlano ma...

https://sputniknews.com/middleeast/2020 ... oes-viral/

https://www.veteranstoday.com/2020/12/0 ... -tel-aviv/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 07/12/2020, 14:19 
Bene così, è il momento che l'IRAN si faccia sentire e magari sistemi Israele liberando il mondo dal loro giogo nazi-sionista-finanziario. Tra l'altro il papa breve andrà a prendere ordini in Iraq, torna nelle terre degli Anunnaki e probabilmente terra in cui bazzicava, prima di prendersi Abramo ed andare a scassare il cavolo in terra santa) il dio ebraico (cooptato dai cattolici) YHWH



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 11/01/2021, 19:52 
Cina a Usa, nessuno impedirà riunificazione di Taiwan
Pechino condanna Pompeo su allentamento interazioni con Taipei


(ANSA) - PECHINO, 11 GEN - La Cina ha duramente condannato la mossa del segretario di Stato Mike Pompeo che sabato ha allentato le limitazioni "auto-imposte" sulle interazioni tra i funzionari di Washington e Taiwan, assicurando che nessuno potrà impedire la "riunificazione" del Paese. "La determinazione del popolo cinese a difesa di sovranità e integrità territoriale è incrollabile e non permetteremo a alcuna persona o forza di fermare il processo di riunificazione", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian.

"Qualsiasi azione che danneggi gli interessi fondamentali della Cina sarà affrontata con un contrattacco deciso e non avrà successo", ha aggiunto. (ANSA).


https://www.ansa.it/sito/notizie/topnew ... b067c.html


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 23/01/2021, 10:34 
Pacifondai arrivati al potere coi brogli
Già scaldano i motori delle prossimo guerre..

Sotto Obama è stato quello n delirio, golpe, bombardamenti, assalti ai parlamenti
(Quelli erano patrioti di capisce..)

Hanno il ditino che gli prude sul grilletto..

Colonna di mezza corazzati arrivati
Nell'ovest della Siria.
Sul Corriere ovviamente zero,
Diritti umani, gay, froci, immigrazione, buoni sentimenti ecc.
Di questo parlano a proposito dei fanatici dem..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 23/01/2021, 12:13 
mik.300 ha scritto:

Colonna di mezza corazzati arrivati
Nell'ovest della Siria.
Sul Corriere ovviamente zero,
Diritti umani, gay, froci, immigrazione, buoni sentimenti ecc.
Di questo parlano a proposito dei fanatici dem..

Esattamente.
Ma chissenefrega. Vuoi mettere col sottosegretario trans?! Finalmente si respira un'aria di progresso, civiltà, pacificazione, dopo i 4 anni cupi del "nuovo Hitler". (A proposito: hai notato che i BLM sono spariti? Esattamente come le Sardine. Mission accomplished.)


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 23/01/2021, 13:32 
ho visto il tg2,
mezzo tg di propaganda sionista,+i russi brutti sporchi e cattivi,
navalny imprigionato, ecc.

si ricomincia con le guerre..

i poveri scemi a casa ovviamente
non sanno un kaz.zo..

x loro lady gaga e altre puttan.ate..
diritti umani, immigrazione fuori controllo, green economy,
ecc.

il lupo che si traveste da agnello..
a reti unificate..


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Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 23/01/2021, 14:10 
mik.300 ha scritto:
ho visto il tg2,
mezzo tg di propaganda sionista,+i russi brutti sporchi e cattivi,
navalny imprigionato, ecc.

si ricomincia con le guerre..


Strano, perché credo che sia Gennaro Sangiuliano il direttore del tg2. Di certo non un sinistroide arkobaleno... Ma si sa, prima o poi tocca a tutti piegarsi alle direttive che vengono dall'alto, se si vuole conservare la reputazione e il posto di lavoro.



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