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Marziano
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 16/11/2022, 12:58 
Robiwankenobi ha scritto:
Per fortuna, al contrario di quanti pensano che non aspettino altro per scatenare la terza guerra mondiale, gli USA hanno controllato per bene senza lasciarsi prendere dalla frenesia e hanno verificato che i Russi non c'entrano nulla con l'accaduto.


E non è la prima volta. Nel 2001, all'indomani dei fatti dell'11 settembre, persino uno come George Dabliù Bush aspettò un mese prima di scatenare l'inferno sull'Afghanistan. è il loro modus operandi, improntato alla prudenza, in alcuni casi anche eccessiva e controproducente come nel settembre del '43 in Italia.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 22/11/2022, 14:28 
Replica con messaggio,
Riferendosi al suo inserimento nella lista dei ricercati in Ucraina:

Kadyrov:
" Non c'è bisogno di cercarmi, Verrò io stesso a cercare Voi "
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 22/11/2022, 14:44 
Tempus1891 ha scritto:
Robiwankenobi ha scritto:
Per fortuna, al contrario di quanti pensano che non aspettino altro per scatenare la terza guerra mondiale, gli USA hanno controllato per bene senza lasciarsi prendere dalla frenesia e hanno verificato che i Russi non c'entrano nulla con l'accaduto.


E non è la prima volta. Nel 2001, all'indomani dei fatti dell'11 settembre, persino uno come George Dabliù Bush aspettò un mese prima di scatenare l'inferno sull'Afghanistan. è il loro modus operandi, improntato alla prudenza, in alcuni casi anche eccessiva e controproducente come nel settembre del '43 in Italia.

Chiedo scusa, ma mi piacerebbe capire nel contesto storico, il perchè di tale affermazione.
Grazie. [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 22/11/2022, 19:16 
Oggi ho letto un articolo su Google
Dove l'ukraina metteva sanzioni economiche alla Russia..
Ma questi pagliacci fanno proprio ridere
Anzi no..
Sono al buio e senza riscaldamento
E mettono sanzioni alla Russia..
Ma chi scrive queste boiate??



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 22/11/2022, 19:48 
ORSOGRIGIO ha scritto:
Tempus1891 ha scritto:
E non è la prima volta. Nel 2001, all'indomani dei fatti dell'11 settembre, persino uno come George Dabliù Bush aspettò un mese prima di scatenare l'inferno sull'Afghanistan. è il loro modus operandi, improntato alla prudenza, in alcuni casi anche eccessiva e controproducente come nel settembre del '43 in Italia.

Chiedo scusa, ma mi piacerebbe capire nel contesto storico, il perchè di tale affermazione.
Grazie. [:305]


In numerosi documentari storici andati in onda su raistoria è stato fatto notare che l'8 settembre del '43 gli alleati potevano benissimo sbarcare a nord di Roma o a Fiumicino con truppe aviotrasportate (come era stato promesso alle autorità italiane) invece che a Salerno, perchè i tedeschi presenti nella penisola erano ancora pochi e il grosso delle loro truppe doveva ancora valicare il Brennero.Se gli americani avessero osato di più avrebbero potuto occupare rapidamente il Centro Italia come voleva Churchill e anticipare di un anno lo scontro con la linea gotica. Altro eccesso di prudenza ci fu nel gennaio '44 con lo sbarco ad Anzio. Anche là avevano l'occasione di avanzare rapidamente su Roma ma non lo fecero. E ancora nel settembre '44, a detta di ufficiali intervistati a 20 anni di distanza da quegli eventi, avevano tutti i mezzi per irrompere in Pianura Padana nell'autunno del '44, visto che i tedeschi erano allo sbando, ed entrare in territorio austriaco con grande anticipo e soprattutto prima dei russi. Insomma, gli americani, al contrario di Churchill che mirava a una soluzione rapida per l'Italia per poi puntare sui Balcani e anticipare i russi, non avevano fretta. Cercare di spiegare il perchè di questo aprirebbe un lunghissimo discorso.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 22/11/2022, 21:03 
Ringrazio per la spiegazione e la pazienza.
Ma alla tenera età di 75 anni, debbo constatare che i miei dubbi giovanili erano giustificati.
Da prima, nei secoli e dalla seconda guerra mondiale, si ha la conferma che dei BASTARDI, maledetti da Dio, che comunque non può fare a loro niente, ci governano, ci controllano e dispongono di noi, dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Lo sconforto è di dover constatare, che grazie a milioni e milioni di "mer.de" collaboranti, consciamente ed inconsciamente, siamo fottuti.



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 17/12/2022, 18:23 
Perché la Cina sta militarizzando i suoi confini

Le dispute territoriali con Giappone, India e Taiwan hanno alzato il livello di allarme a Pechino: il regime di Xi Jinping sta attuando una politica più aggressiva, convincendo i Paesi vicini ad armarsi di conseguenza


Dentro la Grande Muraglia, la Cina è alle prese con un difficile e pericoloso cambio di percorso sulla sua strategia anti Covid. Fuori dalla Grande Muraglia si moltiplicano e rinfocolano invece diverse sfide che rischiano di produrre scosse telluriche in grado di propagarsi dalle periferie dell’impero. Tra i mari e le vette dell’Himalaya, le dispute territoriali in cui è coinvolta Pechino sono tante e di difficile soluzione. Anzi, la guerra in Ucraina e l’amicizia (presunta) «senza limiti» con la Russia stanno riattizzando micce che per qualche tempo si era riusciti a tenere spente. Un effetto domino che porta i Paesi asiatici ad armarsi. Con effetti anche sulle relazioni con l’Occidente.

Gli scontri al confine con l’India
Se si pensa a un possibile secondo fronte asiatico, il primo luogo che viene in mente è Taiwan. Ancora di più dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei dello scorso agosto e le manovre militari senza precedenti operate dall’Esercito popolare di liberazione. In tanti ritengono invece i rapporti tra Cina e India come l’elemento fondamentale per le future dinamiche asiatiche. E su questo fronte sono arrivati segnali negativi nei giorni scorsi. Il fragile equilibrio lungo l’enorme confine conteso sembra di nuovo sul punto di spezzarsi. Le truppe delle due parti si sono affrontate venerdì scorso a Tawang, nello Stato indiano nord-orientale dell’Arunachal Pradesh, che la Cina rivendica come parte del Tibet nonostante le obiezioni di Nuova Delhi. Gli scontri hanno provocato il ferimento di trentaquattro soldati indiani e di quasi quaranta cinesi. Si è trattato del primo scontro di rilievo lungo gli oltre duemila chilometri di confine da quando, a metà del 2020, sono scoppiati combattimenti corpo a corpo nella valle di Galwan, nel Ladakh orientale. Quel confronto causò la morte di venti soldati indiani e quattro cinesi, diventando così la prima battaglia mortale tra i vicini in quarantacinque anni.

La calma apparente degli ultimi due anni ha lasciato il posto a nuove tensioni negli scorsi mesi. Il confronto tra le due parti sarebbe in corso già dall’inizio di ottobre, quando Pechino ha raddoppiato le sue truppe lungo il suo lato della linea di controllo. La mossa sarebbe stata motivata dall’annuncio, arrivato lo scorso agosto, di esercitazioni militari congiunte tra India e Stati Uniti a circa una cinquantina di chilometri dal confine conteso.

In molti temono che in futuro la tensione possa deflagrare visti i molteplici interessi in gioco, a partire dalla ricchezza di risorse idriche della zona contesa e dalla successione del Dalai Lama. Il leader religioso risiede dagli anni Cinquanta nell’Himachal Pradesh, stato indiano nei pressi del confine. Sia il governo tibetano in esilio sia il governo cinese si arrogano il diritto di scegliere il successore. Nuova Delhi, che punta a sostituirsi almeno in parte alla Cina come nuova «fabbrica del mondo», forte anche dello storico sorpasso demografico che dovrebbe avvenire nel 2023, sembra intenzionata a sostenere le rivendicazioni tibetane. Col rischio che le frizioni si facciano ancora più forti nel prossimo futuro.

Le tensioni col Giappone
Se sul fronte indiano la Cina spera ancora di ricomporre diplomaticamente gli screzi, forte di una postura diplomatica ambigua da parte di Nuova Delhi, sul mar Cinese orientale sa che il Giappone è ormai completamente allineato agli Stati Uniti. La pandemia e la guerra in Ucraina hanno accelerato la già chiara tendenza giapponese al riarmo. Pechino non ha fatto nulla per far sentire il grande vicino orientale al sicuro. Quattro dei missili che lo scorso agosto sono stati lanciati sopra Taiwan sono caduti nelle acque della zona economica speciale giapponese (non riconosciuta dalla Cina): avvertimento chiaro a non immischiarsi sulla situazione dello Stretto, che invece Tokyo ritiene una priorità della propria sicurezza nazionale. Nel corso del 2022 è accaduto anche sempre più spesso che navi e jet militari cinesi e russi si muovessero insieme nei pressi dell’arcipelago giapponese o attraversassero i suoi stretti strategici, magari in concomitanza di appuntamenti multilaterali come il vertice del Quad dello scorso maggio, al quale ha presenziato anche Joe Biden.

Nelle scorse settimane la Russia ha annunciato lo schieramento di un sistema missilistico su un’isola delle Curili, arcipelago controllato da Mosca e rivendicato nella sua parte meridionale dal Giappone. Se ci si aggiungono le costanti manovre cinesi intorno alle isole contese Senkaku/Diaoyu e i missili lanciati sempre più spesso dalla Corea del Nord, i fronti aperti per Tokyo si moltiplicano. Non a caso, il governo nipponico ha appena approvato una nuova strategia di difesa che prevede un raddoppiamento della spesa militare al due per cento del Pil e fornirà capacità di contrattacco verso basi militari nemiche. Una novità, visto che per ora la dottrina giapponese era fondata sul principio di autodifesa.

Contestato da molti come un ritorno al militarismo e il superamento de facto della costituzione pacifista imposta dagli Stati Uniti nel secondo dopoguerra, il testo giustifica le disposizioni definendole «minime misure necessarie di autodifesa». Saranno acquistati missili in grado di essere lanciati da oltre il raggio d’azione del fuoco nemico, estendendo la gittata dei missili guidati terra-nave delle Forze di autodifesa, e per acquistare missili da crociera Tomahawk di fabbricazione statunitense con una gittata di circa 1.600 chilometri, dotando di fatto il Giappone delle capacità di contrattacco.

Da parte cinese la mossa è stata molto criticata ma per i giapponesi la guerra in Ucraina ha fatto apparire molto più possibile un’invasione cinese di Taiwan, aumentando la preoccupazione dell’opinione pubblica sulla preparazione militare del Giappone in caso di conflitto regionale.

Taiwan e il mar Cinese meridionale
D’altronde, nonostante l’attenzione su quanto accade sullo Stretto di Taiwan si sia in parte affievolita da parte dei media internazionali, le manovre continuano. Martedì scorso Pechino ha inviato un numero record di diciotto bombardieri a capacità nucleare nella zona di identificazione della difesa aerea taiwanese. I passaggi oltre la linea mediana, il confine non ufficiale ma ampiamente rispettato da Pechino fino all’agosto scorso, sono operati ormai su base quotidiana. Le tensioni militari si sommano a quelle commerciali, con la Cina che ha appena bloccato le importazioni di una serie di alimenti e bevande alcoliche, tra cui il noto Kaoliang, un liquore di sorgo preparato sul mini arcipelago di Kinmen (ex avamposto militare a meno di cinque chilometri di distanza dalla città cinese di Xiamen). Si tratta di un prodotto a forte tasso simbolico, visto che è stato anche bevuto da Xi Jinping e l’ex presidente taiwanese Ma Ying-jeou nello storico vertice di Singapore del 2015, l’unico incontro di sempre tra i leader delle due sponde.

Taiwan, oltre le considerazioni storiche e retoriche, costituisce la porta d’accesso per il Pacifico e il mar Cinese meridionale, dove Washington ha mostrato di voler sostenere tutti coloro che hanno dispute aperte con Pechino. A partire dalle Filippine, che con il presidente Ferdinand Marcos Jr. sembrano aver accantonato la linea filo cinese di Rodrigo Duterte tornando a rafforzare i legami in materia di difesa con gli Stati Uniti. Come Pelosi è stata a Taipei, anche Kamala Harris ha dato un segnale forte visitando a novembre Palawan, la provincia più vicina alle acque contese tra Manila e Pechino. E Washington sembra ora vicina a concludere un accordo di forniture militari persino col Vietnam, ex acerrimo rivale dove governa ancora un Partito comunista che ha forte dialogo commerciale e politico con quello cinese ma anche forti tensioni sul fronte territoriale.

Negli ultimi dieci anni, Hanoi ha consistentemente ampliato l’estensione degli isolotti contesi che controlla nel mar Cinese meridionale. Attraverso lavori di bonifica e dragaggio sono stati creati circa centosettanta ettari di nuovi territori, anch’essi al centro delle tensioni che si rinfocolano all’esterno della Grande Muraglia.


https://www.linkiesta.it/2022/12/cina-esercito-taiwan/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/01/2023, 18:06 
Da Gorbaciov a Putin, il pericolo Nato alle frontiere russe

Certo che se anche il cancelliere tedesco Scholz in visita a Praga, per assicurare la stabilità in Europa reclamava un nuovo allargamento dell‘Unione ai Paesi del sud dei Balcani oltre che all‘Ucraina, Georgia e Moldavia, l‘Unione europea sta messa proprio male.
Se poi, per quel che concerne la sicurezza del Continente, Scholz ha potuto riaffermare il ruolo preponderante della NATO, siamo rimasti ancora al sostegno economico e militare a tempo indeterminato ed all’impossibilità di ristabilire la pace.
L’annuncio della morte di Gorbaciov, che ci ha riportato indietro nel tempo, al momento della caduta del muro di Berlino e della scomparsa dell’Unione sovietica, inevitabilmente ci spinge a confrontare la differenza tra le speranze che erano nate allora e la situazione attuale dell‘Europa, ricaduta negli ingranaggi del confronto muscolare e nel clima di paura per un riarmo nucleare.
Ma come siamo potuti cadere così in basso? Arrivato al potere, Gorbaciov non si era impegnato soltanto per un ritorno alla distensione, ma soprattutto per una rifondazione dei rapporti con l‘Occidente per far sì che l’Europa diventasse una vasta area di cooperazione e di sicurezza da Lisbona a Vladivostok.

Nell’ aprile del 1987 intervenendo a Praga, Gorbaciov, si era detto contrario alla divisione del continente in due blocchi: era l’avvio di una nuova era delle relazioni internazionali che mirava a creare una Casa comune paneuropea, che aveva entusiasmato molti dirigenti europei (Craxi tra gli altri), tanto che nel dicembre 1989, Francois Mitterrand abbandonerà il progetto di una confederazione europea per offrire ai Paesi dell’Europa orientale, senza escludere la Russia, un quadro di cooperazione politica prettamente europea, escludendo gli Stati Uniti. Un‘esclusione che ovviamente avrebbe portato al fallimento del progetto perché gli Usa fecero pressioni sulla Germania, lanciando una campagna diplomatica e finanziaria diretta ai Paesi dell’Est, lasciando intendere che il progetto di Mitterrand serviva soltanto ad impedire un loro possibile ingresso nell’Unione europea.
A questo punto il progetto di De Gaulle (e della meglio gioventù di ‘noialtri’) che aveva sognato un’Europa dall’Atlantico agli Urali naufragò in una politica di sterili allargamenti delle strutture atlantiste, eredi della guerra fredda per opera degli USA che utilizzarono gli allargamenti ad est per imporre la loro zona d’influenza euro- atlantista e determinare una politica di cambio regime per le ex repubbliche sovietiche.

Già nel 1994, Boris Eltsin, molti anni prima di Putin, aveva avvertito gli occidentali: se l’allargamento ad est avvicinerà la NATO alle frontiere russe, ritorneranno i due blocchi militari opposti, aggiungendo che l’Europa sarebbe ricaduta in una “pace fredda“ senza immaginare minimamente la tragica situazione attuale.

Dall’inizio della guerra Ucraina i media europei continuano a dipingere Putin come l’anti Gorbaciov che vuole restaurare l’impero che l’ex segretario generale aveva portato a compimento. Una riscrittura del discorso storico, che come pecca più grave ha quella di escludere le responsabilità degli europei, incapaci di scrollarsi di dosso la tutela americana e di saper studiare un sistema di difesa paneuropea che includesse la Russia.
Oggi che i cannoni russi e ucraini spazzano il Dnieper e impediscono ogni possibilità di pace, la scomparsa di Gorbaciov si porta con sé il sogno gollista di un’Europa riconciliata dall’Atlantico agli Urali.
Eugenio Preta
https://www.laltrasicilia.org/6046/da-g ... ere-russe/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 20/01/2023, 17:55 
Russia, paura a Mosca: l’esercito installa sistemi di difesa aerea sui principali palazzi della città
Russia, a Mosca le inspiegabili installazioni dei sistemi di difesa aerea nel cuore della città

Immagine

In queste ore l’esercito della Federazione Russa sta installando numerose batterie di sistemi di difesa aerea Pantsir-S1 nei principali palazzi del centro storico di Mosca. Alcuni cittadini hanno scattato foto e video delle operazioni, che hanno interessato oggi anche il principale palazzo del Ministero della Difesa della Russia a Mosca (vedi foto a corredo dell’articolo) e molti altri presidi istituzionali, e le immagini hanno subito fatto grande scalpore. In città si è diffusa una certa tensione.

Non è noto il motivo di questa scelta. Di certo c’è che nessuno minaccia di attaccare militarlmente la Russia, tantomeno Mosca. Le autorità potrebbero avere il timore che dall’Ucraina possano partire missili più potenti tali da raggiungere Mosca, dopo la timida offensiva nei territori russi di confine? Sembra uno scenario inverosimile. E’ più probabile che, a sostegno della propria propaganda, il governo russo voglia proprio intimorire la propria popolazione a cui da tempo racconta che l’occidente vuole attaccarla.


https://www.meteoweb.eu/2023/01/mosca-s ... 001192181/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 20/01/2023, 22:55 
vimana 131
E’ più probabile che, a sostegno della propria propaganda, il governo russo voglia proprio intimorire la propria popolazione a cui da tempo racconta che l’occidente vuole attaccarla.


Nooo!,mando mai!!!!!!. [:246] [:246]


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 20/01/2023, 23:52 
bleffort ha scritto:
vimana 131
E’ più probabile che, a sostegno della propria propaganda, il governo russo voglia proprio intimorire la propria popolazione a cui da tempo racconta che l’occidente vuole attaccarla.


Nooo!,mando mai!!!!!!. [:246] [:246]


Ma quando mai! L'occidente NON ESISTE.
E' un'invenzione della stampa.

[:305]

p.s.: di stampo mafioso .

«L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte
si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e
della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per
commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione
o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni,
di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o
vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od
ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o
ad altri in occasione di consultazioni elettorali.»



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MessaggioInviato: 23/01/2023, 19:59 
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 25/01/2023, 22:48 
Stati Uniti e Germania invieranno carri armati all’Ucraina
45 in totale: dopo pressioni e tentennamenti il governo tedesco si è deciso, seguito da quello americano




Il presidente americano Joe Biden ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno 31 carri armati da combattimento di tipo M1 Abrams all’Ucraina dopo che questa mattina il governo tedesco aveva detto che farà lo stesso con 14 carri armati Leopard 2. La Germania ha anche promesso che consentirà ad altri paesi che possiedono i Leopard 2, che sono prodotti per conto dell’esercito tedesco, di inviarli a quello ucraino. La decisione è stata presa dopo notevoli tentennamenti e polemiche, perché per settimane la Germania aveva esitato ad accettare l’invio dei carri armati, temendo di provocare eccessivamente la Russia. Alla fine, la decisione è stata accolta come una possibile svolta sul campo di battaglia nell’oriente ucraino, dove i potenti e versatili carri armati tedeschi potrebbero avere un effetto importante.

Parlando della decisione in un discorso al Bundestag, il parlamento della Germania, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che il governo tedesco sta facendo «tutto ciò che è necessario e possibile per sostenere l’Ucraina» ma che allo stesso tempo vuole impedire «che la guerra si trasformi in una guerra tra Russia e NATO».

Biden ha detto qualcosa di simile, sottolineando che l’invio di aiuti all’Ucraina non è «una minaccia offensiva alla Russia», e che se le truppe russe si ritirassero la guerra finirebbe immediatamente.

L’annuncio tedesco e quello statunitense sono collegati, perché secondo varie indiscrezioni giornalistiche, non confermate ufficialmente, il governo tedesco aveva posto come condizione all’invio dei Leopard che anche gli Stati Uniti inviassero all’Ucraina i loro carri armati.

Alla decisione tedesca di inviare i Leopard ha contribuito anche l’attivismo di alcuni stati dell’Europa dell’est, in particolare la Polonia, il cui governo nelle ultime settimane aveva fatto enormi pressioni sia per convincere la Germania a inviare i propri carri armati sia per autorizzare la Polonia a inviare all’Ucraina i Leopard in dotazione al suo esercito. La Germania, che è produttrice dei Leopard e li esporta in vari paesi, da contratto ha il diritto di veto se un paese che ha comprato i Leopard, come la Polonia, vuole cederli a un paese terzo, come l’Ucraina. Il governo polacco nelle ultime settimane ha insistito moltissimo sulla possibilità di inviare i Leopard in Ucraina, tanto che il primo ministro Mateusz Morawiecki aveva detto perfino che li avrebbe mandati anche senza il consenso tedesco, mettendo in imbarazzo il cancelliere Scholz.

A quel punto, tra le pressioni polacche e la decisione americana di inviare gli Abrams, era diventato molto difficile per la Germania continuare a negare l’invio dei Leopard, e il governo tedesco è stato costretto a cedere.


Secondo un comunicato del governo tedesco, i 14 Leopard 2 dalla Germania dovrebbero arrivare all’esercito ucraino entro fine marzo; a questi mezzi si aggiungeranno poi i carri armati inviati da altri paesi. È ormai probabile che la Polonia invierà i propri Leopard, ma si è parlato anche di Finlandia e Danimarca. Dopo l’annuncio degli Stati Uniti il ministro della Difesa norvegese Bjørn Arild Gram ha detto che il suo paese ne manderà due.

I paesi europei che hanno in dotazione carri armati Leopard nei propri eserciti sono più di dieci. L’esercito tedesco si occuperà anche dell’addestramento del personale ucraino per l’uso di questi carri armati; gli Stati Uniti faranno lo stesso con gli Abrams.

È ancora difficile prevedere quali effetti avrà l’invio dei carri armati Leopard e Abrams sul fronte in Ucraina. Molto dipenderà da quanto rapidamente riusciranno a essere messi in attività dall’esercito ucraino: ai tempi di invio dei mezzi dovranno aggiungersi infatti anche i tempi di addestramento del personale (piloti, equipaggio, meccanici), la fornitura dei pezzi di ricambio e la messa a punto delle attività logistiche di rifornimento e cambio delle munizioni.

Per quanto riguarda gli Abrams, prima che arrivino in Ucraina e siano utilizzabili dall’esercito ucraino potrebbe volerci tempo: si parla di molti mesi, o addirittura di anni. Tempi così lunghi sono dettati dalle difficoltà di trasporto ma anche dalla difficoltà dell’addestramento del personale e dalla necessità di mettere a punto tutti gli aspetti logistici per fare in modo che gli Abrams possano operare al meglio. Tra le altre cose, al contrario dei Leopard che usano un motore diesel, gli Abrams usano un motore a turbina che ha prestazioni migliori ma richiede molto più carburante, e questo rende necessario che siano risolti problemi di approvvigionamento e rifornimento.

Oltre a Germania, Polonia e Stati Uniti, anche il governo del Regno Unito ha da poco autorizzato l’invio di 14 carri armati Challenger 2 in Ucraina.

La speranza dell’esercito ucraino è che una parte consistente dei carri armati occidentali riesca ad arrivare e a essere utilizzabile entro la primavera, quando molti analisti prevedono che l’Ucraina tenterà una nuova offensiva contro le forze di occupazione della Russia.

Come ha spiegato su Repubblica Daniele Raineri, nelle prime fasi della guerra sia russi sia ucraini avevano combattuto con vecchi carri armati di epoca sovietica, ma via via che questi mezzi erano stati distrutti o resi inutilizzabili l’esercito russo aveva cominciato a inviare in Ucraina mezzi più moderni e potenti, i carri armati T-90. Il risultato, hanno detto i soldati ucraini a Raineri, è che «per battere un carro russo T-90 (…) ci vogliono almeno “tre carri dei nostri”». I Leopard tedeschi, gli Abrams americani e i Challenger britannici riuscirebbero a colmare questo divario di potenza militare, e anzi consentirebbero agli ucraini di avere carri armati superiori a quelli dei russi.

Il New York Times ha intervistato Robert B. Abrams, un generale americano in pensione il cui padre, Creighton Abrams, diede il nome ai carri armati omonimi. Abrams ha detto che rispetto ai carri armati russi, quelli americani sono notevolmente superiori: «Li faranno a pezzi. Potranno bucare qualunque cosa».


https://www.ilpost.it/2023/01/25/german ... ati-uniti/


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MessaggioInviato: 26/01/2023, 11:57 
cari amici,
Cita:
Il New York Times ha intervistato Robert B. Abrams, un generale americano in pensione il cui padre, Creighton Abrams, diede il nome ai carri armati omonimi. Abrams ha detto che rispetto ai carri armati russi, quelli americani sono notevolmente superiori: «Li faranno a pezzi. Potranno bucare qualunque cosa».


infatti! [8D] [:246]

Guarda su youtube.com


Cita:
Dal marzo 2003 al marzo 2005, sono stati censiti 80 (o 87 a seconda delle fonti) Abrams messi fuori combattimento dagli insorti in Iraq.


Cita:
Molte degli Abrams recuperati sono state danneggiati con mezzi improvvisati come gli IED e VBIED, non in grado di forare la corazza frontale ma in gradi di disabilitare mezzo ed equipaggio. I distrutti, tuttavia, lo erano a causa dei sistemi d'arma russi:


da https://www.luogocomune.net/16-geopolit ... i#comments

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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 26/01/2023, 12:25 
vimana131 ha scritto:
[wbf]

Biden ha detto qualcosa di simile, sottolineando che l’invio di aiuti all’Ucraina non è «una minaccia offensiva alla Russia», e che se le truppe russe si ritirassero la guerra finirebbe immediatamente.

Biden sà che i Russi non si ritireranno mai dai territori che hanno occupato e sa pure che questa guerra non la vinceranno,i Russi lo hanno già ribadito molte volte e sanno pure che questo accanimento verso di loro è per non far finire la guerra e farla durare a lungo allo scopo secondo Biden di indebolire la Russia.
Ma come tutte le previsioni Americane sulle loro guerre che sono state sempre errate sbaglieranno di nuovo,ma il guaio è che questa volta ci siamo impedicati molto noi Europei che nel lungo andare pagheremo le conseguenze molto di più degli Americani.
Un'altro scopo degli USA è far odiare gli Europei con i Russi per la paura di una futura unione commerciale e di sviluppo com'è stato nel recente passato.


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