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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 15/02/2018, 11:39 
[:296]


I sauditi vogliono l’atomica e negoziano con Usa e Israele

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I rapporti fra Israele e Arabia Saudita sono da molto tempo al centro delle analisi sul Medio Oriente. Qual è il rapporto che lega questi due Paesi? Molto spesso si ritiene che questi due Stati siano profondamente alleati, ma è un ragionamento che rischia di essere fuorviante. Riad e Tel Aviv in questi anni hanno avuto molto motivi per essere in rapporti di collaborazione strettissima, ma sarebbe superficiale credere che vi sia una grande alleanza che li lega. Quello che è in atto è, molto più semplicemente, un perfetto matrimonio d’interesse che riesce a coniugare perfettamente i desideri di entrambi i Paesi. Sauditi e israeliani hanno soprattutto due fattori che li legano. Hanno alleato comune, gli Stati Uniti d’America, guidato da un presidente amico dei rispettivi governi. Ed hanno un nemico comune, l’Iran, così come tutti i suoi alleati regionali.

Questi due fattori uniscono la geopolitica di entrambi gli Stati, ma non bisogna sottovalutare che i loro interessi, in molti campi, siano ancora divergenti. Uno di questi, in particolare, è stato analizzato da Haaretz in una recente inchiesta sulle relazioni israelo-saudite. Ed è il nucleare saudita. Secondo il quotidiano israeliano, il governo di Tel Aviv si trova attualmente nel pieno di una battaglia politica a Washington per impedire che gli Stati Uniti permettano che Riad sviluppi il proprio programma di energia nucleare che gli consentirebbe di arricchire l’uranio e dunque, eventualmente, di avere un proprio arsenale nucleare nazionale e indipendente da ogni alleanza militare.

Secondo i rapporti dell’intelligence israeliana, l’amministrazione Trump, legata a doppio filo con Casa Saud, potrebbe essere disposta ad abbassare alcune misure di sicurezza che impediscono alle società statunitensi di condividere tecnologie nucleari sensibili con l’Arabia Saudita. In questo senso, l’attuale amministrazione Usa, che ha siglato con i sauditi enormi contratti in ambito militare, potrebbe non insistere sulle stesse precauzioni che, ad esempio, Obama impose nell’accordo di cooperazione nucleare siglato con Abu Dhabi, quando impose il fatto che si vietasse l’arricchimento dell’uranio e di riprocessare il plutonio.

Nei suoi negoziati con gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita non sembra disposta a rinunciare ad arricchire l’uranio nell’ambito del suo presunto programma nucleare civile. Una volontà che,per ironia della sorte, viene imposta basandosi sulle stesse condizioni contenute nell’accordo sul nucleare iraniano. Se però l’amministrazione Trump non sembra particolarmente contraria all’ipotesi di un semaforo verde a Riad, l’ostacolo per l’Arabia Saudita è il Congresso degli Stati Uniti, perché è qui che Israele ha molti più “amici” dei sauditi e può unire la sua vicinanza a Trump con un forte blocco congressuale. Il Congresso potrebbe infatti bloccare l’accordo eventualmente siglato dal governo Usa o aggiungere clausole che impediscano agli Stati Uniti di vendere tecnologie sensibili all’Arabia Saudita.

Ma è possibile ritenere che Israele e Arabia Saudita siano così divise su questo fronte? È più che probabile, in realtà, che Israele stia mandando un segnale ai sauditi affinché comprendano che c’è un prezzo da pagare se vogliono un via libera al Congresso. Israele vuole qualcosa in cambio, perché Tel Aviv ritiene di avere ottenuto ancora poco da Riad e vuole certezze sul fatto che quest’ultima sia fedele alla linea voluta da Usa e Israele sul fronte mediorientale. Un do ut des che per Israele si tradurrebbe in: Gerusalemme capitale riconosciuta, diritto di sorvolo per gli aerei israeliani nei cieli sauditi (l’Arabia ha smentito le recenti voci su un accordo), cooperazione militare e d’intelligence diretta, investimenti cospicui per le imprese israeliane in Arabia Saudita e una serie di accordi commerciali.

Un accordo tra Stati Uniti e Arabia Saudita potrebbe aiutare l’industria nucleare americana, che naviga in cattive acque anche grazie alle grandi capacità d’investimento dei russi. E potrebbe essere un mezzo per Washington proprio per evitare che la Russia imponga la sua linea sul nucleare saudita. Il principe ereditario Mohammed Bin Salman ha già visitato Mosca e firmato accordi con la Russia per costruire 16 reattori nucleari entro il 2030. E l’Arabia Saudita ha già accordo sul nucleare con Cina, Francia, Corea del Sud, Pakistan e Argentina. Insomma, gli Usa non sono gli unici a poter consegnare tecnologie nucleari. Ma è chiaro che i sauditi, per ora, preferiscano passare per Washington. Anche solo per evitare contraccolpi alla propria geopolitica. Tuttavia devono passare per Israele, che ha imposto, a quanto pare, un prezzo molto alto. Un prezzo che però reggerà finché durerà l’accordo sul nucleare iraniano. Qualora gli Usa dovessero dire addio all’accordo del 5+1, bisognerebbe sperare soltanto nella lucidità di Teheran e nella diplomazia europea. Altrimenti, il rischio che Riad decida da sé di sviluppare un proprio arsenale nucleare potrebbe essere molto alto.

http://www.occhidellaguerra.it/israele- ... udita-usa/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 15/02/2018, 11:50 
[:291]


Il Giappone schiera i missili a Ishigaki e si prepara allo scontro con la Cina

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Se deve scoppiare una guerra fra Cina e Giappone per il controllo degli arcipelaghi contesi, allora l’isola di Ishigaki potrebbe essere la prima linea del fronte. Questa è l’isola in cui il Giappone si sente più minacciato dalla Cina e il posto dove presto dispiegherà missili e truppe allo scopo di dissuadere la Cina da ogni azione che considera provocatoria. Secondo quanto ha potuto conoscere il quotidiano britannico The Independent, il governo giapponese sta finalizzando lo spiegamento di batterie missilistiche, anti-aerei e anti-nave, la costruzione di nuove installazioni radar e sta per far arrivare circa 600 soldati. Tutto questo nell’isola di Ishigaki. Secondo quanto sostenuto dalla testata, i missili terra-aria probabilmente includono anche i Mim-104 Patriot fabbricati negli Stati Uniti, mentre per i missili anti-nave, dovrebbe trattarsi degli Ssm-1 della Mitsubishi.

Lo schieramento missilistico e delle forze terrestri giunge in un momento di molto delicato nel dibattito politico del Giappone, perché Shinzo Abe, da poco rieletto alla guida del governo, sta cercando di rivedere in maniera minima ma sensibile la costituzione estremamente pacifista del Giappone scaturita dalla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, per tentare di renderla più ancorata alla realtà delle sfide alla geopolitica giapponese. Un tentativo che, intanto, sta avendo i suoi frutti sul piano dei fondi per la Difesa che il governo ha aumentato dell’1,3% portandolo alla cifra record di 45,8 miliardi di dollari annuali. Un aumento significativo che una parte della popolazione giapponese approva ma che deve comunque fare i conti anche con una forte opposizione interna.

La scelta della militarizzazione di Ishigaki, tuttavia, appare più una scelta necessaria del governo giapponese che una semplice questione politica. E la popolazione locale sembra essere d’accordo. Ishigaki si trova molto (troppo) vicina a Taiwan e alle Senkaku per non avere una forte barriera difensiva. Negli ultimi anni, la Cina ha mostrato apertamente di considerare le Diaoyu (per il Giappone le isole Senkaku) come parte del proprio territorio. E i venti di tensione su Taiwan non fanno dormire sonni tranquilli al governo del Giappone. Il governo cinese considera il consolidamento della propria sovranità sulle acque contese come un problema prioritario nell’agenda dei prossimi anni e il Giappone, inevitabilmente, deve fare i conti con questo desiderio di Pechino di estendere la propria influenza sul Pacifico. Gli strateghi cinesi considerano le isole del Pacifico come la “prima catena di difesa” che si estende dal mar Cinese meridionale alle coste della Russia. Ishigaki rientra in questi arcipelaghi, dal momento che è la sua città ad amministrare le Senkaku, rivendicate dalla Cina.

La sfida fra Cina e Giappone si fa ogni anno più tesa. Tutto è iniziato per la pesca, con le flotte di pescherecci cinesi scortate dalle navi militari di Pechino e le tensioni con le motovedette giapponesi a difesa delle acque territoriali di Tokyo. Poi sono arrivate le incursioni dei sottomarini e negli ultimi mesi anche quelle degli aerei da guerra che, secondo il Giappone, hanno più volte penetrato lo spazio aereo nipponico. Una disputa che ha assunto immediatamente i connotati di una questione mondiale prima ancora che regionale. Il segretario generale della Difesa statunitense, James Mattis, ha sottolineato durante una visita a Tokyo che Washington è pienamente impegnata a sostenere il Giappone sulle Senkaku e stanno costruendo le basi per una più ampia alleanza militare sulla falsariga della Nato che includa Usa, Giappone, Australia e India con l’aiuto del Regno Unito. E la sfida non sembra destinata a concludersi nel breve termine. Le rivendicazioni infatti poggiano su solidissime basi economiche. Il mare è uno dei più pescosi della regione e, negli ultimi 40 anni, è diventato sempre più evidente il potenziale energetico dei fondali marini dell’area, dove si nascondo giacimenti inesplorati di petrolio e gas. Gli interessi aumentano e così anche le tensioni fra le due potenze asiatiche. Un’escalation che preoccupa la popolazione locale che, in questi ultimi anni, ha visto una forte crescita anche del turismo e che adesso potrebbe subire un contraccolpo durissimo.

http://www.occhidellaguerra.it/giappone ... -ishigaki/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 16/02/2018, 22:22 
Cita:

La Grecia non tollererà più le provocazioni della Turchia nel Mar Egeo


Il prossimo incidente che coinvolgerà navi turche nei pressi delle isole greche di Imia scatenerà la reazione tutt’altro che pacifica di Atene. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias.

"Violano la legge internazionale e non conoscono bene la geografia. Imia è territorio greco", ha detto Kotzias riferendosi ai turchi.

Il ministro ha sottolineato che la reazione di Atene all'ennesima provocazione del genere sarà dura.

"I turchi sono stati avvisati. La Grecia non è la Siria o l'Iraq", ha affermato Kotzias.

Secondo il ministro, la causa dell'incidente nel Mar Egeo è il nervosismo delle autorità turche suscitato dal poco successo dell'operazione in Siria.

Martedì sera, nei pressi delle isole greche di Imia, una motovedetta turca ha intenzionalmente speronato una nave greca per poi repentinamente ritirarsi in acque turche.


https://it.sputniknews.com/politica/201 ... vocazioni/


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 17/02/2018, 16:23 
Russia-Giappone, sale la tensione. Mosca invia 2mila soldati nelle Curili

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La Russia rafforza la sua presenza militare nelle isole Curili e manda un messaggio chiaro al Giappone e al primo ministro, Shinzo Abe, riguardo l’eventuale risoluzione delle controversie sulle isole. Secondo quanto riportato da Bloomberg, il governo di Tokyo ha presentato una protesta formale al governo russo dopo che Medvedev aveva autorizzato l’arrivo di altri 2.000 soldati per svolgere esercitazioni militari sulle quattro isole meridionali, che il Giappone chiamata “Territori del Nord” e che rivendica come territorio sovrano. Una mossa, quella di Mosca, che non è piaciuta a Tokyo né ai suoi alleati del Pacifico, che temono un raffreddamento dei rapporti russo-giapponesi e la preclusione di ogni possibilità di rivendicare le isole. Un raffreddamento che già era evidente da qualche settimana, soprattutto con la decisione della Federazione russa di approvare il dispiegamento di aerei militari nell’arcipelago conteso. Come riportato dal Moscow Times, Medvedev aveva firmato il primo febbraio un decreto per consentire agli aerei da guerra russi di utilizzare un aeroporto civile dell’arcipelago per scopi militari.

La decisione di Medvedev è arrivata proprio alla vigilia di un incontro programmato tra i vice ministri degli Esteri dei due Paesi per discutere della cooperazione sul territorio conteso. Ma non è stata una decisione presa casualmente. In quei giorni era appena stata annunciata la decisione del Giappone di consentire agli Stati Uniti di costruire nella regione una base militare. La notizia, naturalmente, non è stata accolta in maniera positiva da Mosca, che ha immediatamente autorizzato l’invio di aerei da guerra e il via alle esercitazioni militari.

Il premier giapponese, Shinzo Abe, ha da sempre avuto come obiettivo quello di giungere a una risoluzione della controversia. Ma il suo obiettivo, che consiste nell’ottenimento delle quattro isole meridionali delle Curili, trova la ferma contrapposizione di Mosca, che vuole garanzie assolute sull’impossibilità da parte giapponese di sfruttare quelle isole per scopi militari o, in via indiretta, per consegnarle alle basi militari americane. Abe vorrebbe risolvere la questione in tempi brevi, ma da parte della Russia non sembra esserci troppa fretta. Come sostenuto da Fyodor Lukyanov, capo del Consiglio per la politica estera e di difesa, “la parte giapponese ha idee non realistiche sul possibile periodo di tempo per tutto questo” e ritiene che la Russia stia espandendo la sua presenza militare proprio “per smorzare le aspettative”.

La militarizzazione delle isole Curili da parte della Russia non deve essere visto, in ogni caso, come la vittoria del Cremlino sulle rivendicazioni giapponesi. Il gesto di Mosca è più che altro un messaggio rivolto ad Abe per manifestare il dissenso a un possibile arrivo dei militari americani vicino l’arcipelago e, in ultima analisi, alla veemenza di Tokyo nelle richieste di risolvere la disputa ottenendo tutte e quattro le isole. Da un punto di vista strategico, queste decisioni prese da Abe e Medvedev rappresentano un raffreddamento dei rapporti che, in realtà, non aiuta né il Giappone né la Russia. Paesi che, al contrario, vogliono creare un rapporto proficuo per diverse ragioni.

Dal punto di vista della Russia, la partnership con il Giappone serve per allentare la presa di Washington sulla regione ma anche per avviare una serie di collaborazioni in campo economico e tecnologico di importanza fondamentale per il futuro dell’economia e dell’industria russa. Il Giappone è una potenza tecnologica ed economica che può fornire alla Russia un know-how utilissimo per lo sviluppo dell’agricoltura, dell’industria e del settore petrolifero. Dall’altro lato, il Giappone è un Paese che consuma quantità enormi di gas e petrolio senza avere possibilità di produrlo e, data la sua ricchezza, può trasformarsi in un El Dorado del Pacifico per il settore energetico russo.

Dal punto di vista giapponese, al contrario, l’asse con Mosca può servire per diverse ragioni. Economicamente, le aziende giapponesi possono investire in un Paese dall’enorme potenziale e con costi ridotti. Inoltre, come detto, per Tokyo è essenziale potersi rifornire del gas e del petrolio russo, anche per la vicinanza ai giacimenti siberiani. Ma da un punto di vista politico, avere un amico a Mosca può essere utile anche per controbilanciare l’espansione cinese nel Pacifico. Ed è proprio quello in realtà il nodo diplomatico. La Russia è convinta che il Giappone, se vuole ostacolare la Cina, non possa che fare affidamento sulla sua amicizia, dal momento che non è certo dall’alleato americano che può ricevere un aiuto in tal senso. Solo Mosca, che ha costruito nel tempo una solida collaborazione con Pechino, può essere un partner utile per aiutarla nel controbilanciare la Cina. Tuttavia, ancorato saldamente all’alleanza con Washington e con la rivendicazione delle isole sempre presente, il Giappone non ha margini di manovra così ampi da permettersi questo rapporto così proficuo con la Russia. Una complicata partita a scacchi che però, adesso, rischia di diventare ancora più pericolosa, con il ritorno delle forze armate come pericolose pedine da utilizzare sul campo da gioco.

http://www.occhidellaguerra.it/russia-g ... citazioni/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 17/02/2018, 20:51 
La solita invasione russa tanto cara agli utenti foderati a stelle e strisce......Pazzesco!


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 17/02/2018, 21:20 
Ufologo 555 ha scritto:
Russia-Giappone, sale la tensione. Mosca invia 2mila soldati nelle Curili

Il prossimo Nobel per la pace lo daranno a Putin [:246]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 10:15 
Ah, bèh .. se l'hanno dato perfino a Dario Fò ................ [:o)] [:297]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 11:05 
Ufologo 555 ha scritto:
Ah, bèh .. se l'hanno dato perfino a Dario Fò ................ [:o)] [:297]

[:302]



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 11:39 
be l'ha preso abominio obama il nobel lo possono prendere tutti.


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 12:37 
L’asse tra Cina e Russia sta eliminando la superiorità militare degli Stati Uniti e dell’Occidente

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Portaerei cinese




L’asse tra Cina e Russia sta eliminando la superiorità militare degli Stati Uniti e dell’Occidente, lo affermano i maggiori esperti di difesa
“L’Occidente non ha più il monopolio dell’innovazione nella difesa come leader a livello mondiale”.

La Cina e la Russia stanno sfidando la supremazia militare dell’America e dei suoi alleati e l’Occidente non può più fare affidamento sul vantaggio strategico di cui ha goduto fino ad oggi, lo afferma un importante think tank di esperti militari nel suo rapporto annuale.



Il rapporto Military Balance 2018, prodotto dall’Istituto Internazionale di Studi Strategici ( IISS), avverte che, mentre la guerra tra le grandi potenze non è inevitabile, Washington, Mosca e Pechino si stanno preparando sistematicamente alla possibilità di un conflitto.

Il rapporto dettaglia come la leadership cinese stia impegnata nell’acquisire ed espandere il suo formidabile arsenale militare. Al livello di aviazione, questo include i nuovi aerei da combattimento, Chengdu J-20, che entrano in servizio nel 2020, il che significa che gli Stati Uniti perdono il monopolio sui velivoli stealth. Nel frattempo, il suo sistema missili balistici aria-aria della gamma estesa PL-15 sarà equipaggiato con radar scannerizzati elettronicamente, tecnologia che poche altre nazioni possiedono.
ImmagineEsercito cinese
Ci sono stati progressi simili nelle capacità navali. Il programma della Cina negli ultimi 15 anni significa che la Cina ha costruito più corvette, cacciatorpediniere, fregate e sottomarini nell’insieme rispetto al Giappone, all’India e alla Corea del Sud. La stazza totale delle sue nuove navi da guerra e ausiliari lanciate negli ultimi quattro anni, sottolinea il rapporto, è significativamente maggiore di quella dell’intera marina francese. Il lancio del suo primo incrociatore Type-055 illustra le sue capacità di navigazione in mare che gli consentono di dispiegarsi ulteriormente anche al largo della costa europea. La sua base a Gibuti, nel Corno d’Africa, pone le basi per missioni a grande distanza.
ImmagineNuovo incrociatore cinese 055
Il ritmo della militarizzazione è più lento nel caso della Russia, in parte a causa di finanziamenti e problemi industriali. Tuttavia, sta traendo vantaggio dall’esperienza di combattimenti nella vita reale in Siria e in Ucraina e ha dimostrato vaste capacità nel campo della guerra ibrida, compresi gli attacchi informatici.

Il dott. John Chipman, direttore generale e amministratore delegato dell’ IISS, ​​ha dichiarato: “Alcuni governi dell’Occidente guarderanno a tecnologie ‘balzate avanti’ per aumentare e persino fornire potenza militare, ma queste non sono garanzia di successo.

“Gli emergenti sviluppi delle armi in Cina e la sua più ampia difesa – il progresso tecnologico – hanno ulteriormente trasformato la sua transizione dalla fase di ” recupero “con l’Occidente fino a diventare un innovatore della difesa globale. L’Occidente non ha più il monopolio dell’innovazione e della produzione della difesa, come leader a livello mondiale, o dei fondi per consentirlo. In effetti, la Cina potrebbe essere l’unica a farsi avanti. Ma per usare al meglio le sue capacità, la Cina dovrà migliorare in modo simile la formazione, la dottrina e le tattiche “.
Questo quanto segnalato dal rapporto degli esperti.

Fonte: The Independent

Traduzione: Luciano Lago
https://www.controinformazione.info/las ... occidente/



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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 14:03 
se i giap vogliono la guerra povero il popolo che capita sotto le sue grinfie
loro violentano e uccidono dv passano
nn li vedete tramite i cartoni
nella realta' sono egoisti , freddi cattivi
lo sanno i coreani i cui uomini e donne venivano uccisi per divertimento dai giap e non risparmiavano nemmeno i bimbi
fino a quando gli uomini coreani si sn ribellati e con ragione
io odio i giap , mi fanno schifo cm persone


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 14:04 
xfabiox ha scritto:
be l'ha preso abominio obama il nobel lo possono prendere tutti.


hai ragione


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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 15:13 
http://www.corriere.it/esteri/18_febbra ... 1ffd.shtml

Netanyahu sul palco mostra un drone Il ministro iraniano: numero da circo
Il monito del premier israeliano, a Monaco con il frammento di un velivolo telecomandato abbattuto giorni fa dalla sua aviazione: «Non ci faremo intimidire». La risposta di Zarif «Una sceneggiata forse per distrarre l'attenzione dalla crisi interna»
di

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mi ricorda qualcuno..
anche a voi?

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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 18/02/2018, 15:18 
mik.300 ha scritto:
Angel_ ha scritto:
Di sicuro penso che le coincidenze non esistono e un altra cosa che penso é che una batteria S200 gli fa una se@a a un F16 di quarta generazione...mentre un S400 lo tira giù senza problemi... [8D]

http://sadefenza.blogspot.it/2018/02/fi ... a.html?m=1



si infatti..
secondo me
minimo un s-300..
aereo in fiammo prima di schiantarsi,
c'è il video..
missile terra-aria da spalla..?
(o anche ordigno a bordo perchè no?)
per me è una ritorsione israeliana per il caccia..
poi sull'esecutore basta qualunque terrorista teleguidato..

http://www.corriere.it/cronache/18_febb ... 7a8e.shtml

Mosca, precipita aereo di linea con 71 persone. “In fiamme prima di cadere”
L’Antonov AN-148 della compagnia locale Saratov è scomparso dai radar poco prima di schiantarsi.

MOSCA Non si parla di terrorismo, anche se alcuni testimoni dicono di aver visto l’aereo della Saratov Airlines già in fiamme prima di precipitare. L’Antonov era appena decollato dall’aeroporto moscovita di Domodedovo ed era diretto verso la città di Orsk, mille e cinquecento chilometri a Sudest, vicino il confine con il Kazakistan. Nevicava leggermente, ma non c’era forte vento. A circa 40 chilometri dalla capitale, l’An-148 è precipitato al suolo, provocando la morte delle 71 persone a bordo.


sembra un incidente fotocopia di quello russo..
fate voi..

http://www.corriere.it/esteri/18_febbra ... =exit_page
Iran, cade aereo di linea: muoiono tutti i 66 passeggeri a bordo
lla compagnia Aseman Airlines è precipitato nei pressi di Samirom, nella provincia di Isfahan. Era partito da Teheran ed era diretto a Yasuy

Un aereo iraniano con a bordo 66 persone, partito da Teheran e diretto nella città sudoccidentale di Yasuj, si è schiantato a sud di Isfahan. Lo riferisce la tv iraniana Press tv che cita i servizi di emergenza locali. In base a quanto si apprende, il velivolo era scomparso dal radar poco dopo il decollo. Scattato l’allarme, un elicottero ha cercato di raggiungere la zona dello schianto, ma non è riuscito ad atterrare a cause delle pessime condizioni meteo.

che caso neh?



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: I passi che condurranno alla terza guerra mondiale
MessaggioInviato: 18/02/2018, 15:19 
Ragazzi,sono davvero senza parole......Per Ufologo:hai mai visto un pezzo di qualche micidiale missile palestinese?


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