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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 21/01/2018, 19:29 
MaxpoweR ha scritto:
mik.300 ha scritto:
il leghista il cavaliere se lo mette in saccoccia..[/size][/b]
dipende dal voto..
viceversa se sono appaiati
se lo deve sorbire..[/i]


Non conta assolutamente nulla chi prende più voti di chi. comanda Silvio e si fa quello che dice l'europa. Idem col PD. E' inutile farsi i film :)


Quotonissimo! [:D]
In effetti non scrivo più perché ci sei tu che scrivi per me...e meglio di me.. [:o)] [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 21/01/2018, 19:55 
"Pd chiede ai bolognesi di votare Casini."

Bèh, tanto è un catto-comunista! [;)] (Uno più, uno meno ...E così si ... mimetizzano!) [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 21/01/2018, 20:23 
shighella ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
mik.300 ha scritto:
il leghista il cavaliere se lo mette in saccoccia..[/size][/b]
dipende dal voto..
viceversa se sono appaiati
se lo deve sorbire..[/i]


Non conta assolutamente nulla chi prende più voti di chi. comanda Silvio e si fa quello che dice l'europa. Idem col PD. E' inutile farsi i film :)


Quotonissimo! [:D]
In effetti non scrivo più perché ci sei tu che scrivi per me...e meglio di me.. [:o)] [;)]


hhaahahha allora evito di farlo così che ti si possa leggere più spesso! [:I]



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 25/01/2018, 03:20 
Pd, Renzi pronto a blindare Boschi nel collegio di Bolzano con i voti della Svp. I dem altoatesini: “Scelta oligarchica”


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Il disegno dell'ex premier prevede un posto per la fedelissima nella Provincia autonoma, in alternativa come capolista. Il primo partito di lingua tedesca approva compiaciuto ed è pronto a dare una mano con i suoi voti dopo i favori ricevuti nella "legislatura più fruttuosa dal 1948", come loro stessi la definiscono. Il Pd locale è rimasto all'oscuro e la comunità italiana non avrà un candidato
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Matteo Renzi a Bolzano vuole mettere uno dei suoi. E il nome in cima alla lista è quello di Maria Elena Boschi. L’ex ministra delle Riforme, scomparsa da tv e giornali ormai da più di un mese, ha bisogno di un collegio sicuro e possibilmente poco esposto per tornare in Parlamento. L’Alto Adige è il posto perfetto, grazie ai preziosi alleati della Südtiroler Volkspartei (Svp). Così la Boschi è pronta a sfidare Michaela Biancofiore di Forza Italia in una partita già vinta in partenza: grazie agli elettori della Stella alpina in soccorso ai dem, nel 2013 nello stesso collegio di Bolzano Francesco Palermo aveva ottenuto più del 51% delle preferenze. E poco importa se il Pd altoatesino è ancora all’oscuro di tutto, parla di scelte “oligarchiche” e la comunità italiana della Provincia rischia di ritrovarsi senza un rappresentate in Parlamento.

“Saranno gli elettori a decidere se Boschi debba essere riportata in Parlamento oppure no”, diceva Renzi un mese fa a TgCom24. Aveva omesso di specificare che non sarebbe stati quelli aretini, ma quelli tedeschi, sempre pronti a eseguire i diktat del partito di governo in Alto Adige. Il disegno dell’ex premier è già delineato e la Svp approva compiaciuta: si assicura gli altri due collegi uninominali della Provincia (Merano e Bressanone), ha già dato il suo benestare alla candidatura di Gianclaudio Bressa per il Senato ed è pronta a dare una mano a Renzi per portare alla Camera con i suoi voti anche Maria Elena Boschi.

I favori alla Svp – D’altronde in questa legislatura la Svp ha attinto a piene mani dai favori del Pd, come mai in passato. Lo ha ammesso lo stesso Karl Zeller, senatore uscente del partito sudtirolese, che l’ha definita “la più fruttuosa dal 1948″. A Bolzano la Boschi non è quella di Banca Etruria: la riforma costituzionale che portava il suo nome in Provincia aveva ottenuto il 63% dei Sì al referendum del 4 dicembre. Merito di quanto inserito dall’allora ministra nell’articolo 39 del ddl, dove si spiegava chiaramente che la riforma non avrebbe toccato le Autonomie Speciali. Ma Zeller potrebbe anche fare orgoglio della salvaguardia ad hoc delle banche rurali bolzanine, esentate dall’obbligo di aderire a un gruppo nazionale, garantita dal Pd nella legge sul credito cooperativo. Oppure al rinnovo della concessione dell’Autobrennero fino al 2048 alle Province autonome di Trento e Bolzano e alla Regione, con annesso guadagno di circa 8 miliardi di euro lordi. Ma anche alle 20 norme d’attuazione e 4 riforme dello Statuto di autonomia approvate negli ultimi cinque anni. Ora per la Svp è arrivato il momento di rendere il favore, portando in dote la maggioranza dei voti tra gli elettori di lingua tedesca.

Il Pd altoatesino è all’oscuro – Al Nazareno sembra già tutto deciso: alla Camera è pronta la Boschi, o in alternativa Angelo Rughetti, mentre l’escluso dei due avrebbe comunque la possibilità di essere capolista nel proporzionale. Un’altra rampa di lancia verso Roma. Ma da Bolzano nessuno è in grado di confermare. Perché il Pd altoatesino non è neanche stato interpellato: in Provincia la scelta pioverà dal cielo, senza diritto di replica. Poca importa degli elettori del territorio, l’unica cosa fondamentale è che si trovi un profilo che vada bene alla Svp, portatrice di voti determinanti non solo alle urne ma anche nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama.

Eccesso di devozione alla Svp – E allora, nel segno di “scelte approvate in modo oligarchico”, come scrivono 14 componenti dell’assemblea provinciale dem in un documento durissimo di accusa al gruppo dirigente locale e nazionale, nei due collegi bunker di Bolzano non ci sarà neanche un candidato del territorio. Una decisione frutto di “un eccesso colposo di devozione alla Svp”, afferma al fattoquotidiano.it Roberto Bizzo, esponente Pd e presidente del consiglio provinciale. Tra i vertici locali e nazionali, tutto è stato fatto per “non disturbare la Svp nei suoi desideri e nei suoi sogni”, spiega. L’esempio è la candidatura di Gianclaudio Bressa per il Senato. Nato a Belluno e grande architetto dell’alleanza tra i dem e il partito sudtirolese, Bressa era uno dei candidati imprescindibili per la Svp, tanto da dire “se non lo candidate voi, lo candidiamo noi”. A quel punto, nel pieno “dell’eccesso di devozione”, la direzione provinciale Pd ha detto: “No, Bressa lo candidiamo noi”.

La deroga per Bressa – Renzi non vedeva l’ora. Deroga pronta e via alla sesta candidatura. Approvando Bressa, “sapeva perfettamente che stava facendo un favore alla Svp”, commenta Bizzo. E in più ha colto l’occasione per dire: “Uno l’avete scelto voi, l’altro lo scelgo io”. E in tutto questo l’Assemblea provinciale del Pd che ha fatto? “Non si è mai espressa con un voto”, sottolinea Bizzo. Tutto è avvenuto all’oscuro, in quegli incontri romani tra i vertici. Prima non era mai successo: “In passato arrivano alcune indicazioni dalla segreteria nazionale – racconta il presidente del Consiglio provinciale – Ma proprio per la particolare situazione dell’Alto Adige, l’attenzione alle richieste del territorio era fondamentale. Una volta però il Pd era in crescita e tutto funzionava. Quando invece si deve fare i conti con i posti ridotti…” le cose cambiano, e i collegi sicuri di Bolzano diventano una partita nazionale.

Gli italiani senza un rappresentante – Così, con i big paracadutati dall’alto o scelti in accordo con l’Svp, l’Alto Adige italiano rischia di non avere nessun rappresentante in Parlamento. L’unica potrebbe essere Biancofiore, fedelissima di Silvio Berlusconi e felice di poter sfidare Boschi per conquistare la scena anche a livello nazionale. “E’ assolutamente indispensabile dare voce alla comunità italiana, che altrimenti rischia di estinguersi politicamente. Però se qualcuno lo dice in un’assemblea di partito viene tacciato di nazionalismo. Una situazione surreale”, afferma Bizzo. Una situazione che è motivo di “grande delusione”, scrivono invece Tava, Pasquazzo, Randi, Canestrini, Castellano, Galera, Giovanacci, Grendene, Nietsch, Rubini, Santillo e Volanti nel documento presentato alla direzione locale, “insieme all’amarezza, la delusione, se non la rabbia di molti nostri elettori e sostenitori”.

“Una sfiducia a Renzi” – “La vera gravità sta nel fatto che, anziché tracciare una sorta di descrizione dei ‘candidati ideali’ per questi importanti ruoli, si è preferito fare trattative politiche riservate raccogliendo sostanzialmente le richieste (di altri)”, si legge ancora. L’accusa è implicitamente rivolta anche al segretario provinciale Alessandro Huber, per non aver difeso abbastanza le istanze territoriali. Lui però, come riporta il Corriere dell’Alto Adige, replica: “Anche io sarei stato più felice se ci fossero stati candidati del territorio. Ma questa, più che una sfiducia a me, mi sembra una sfiducia a Renzi”.

“Tutto ciò porta a pensare che il Pd Alto Adige – scrivono i 14 dem nel documento di protesta. – o ha già le idee chiare che in pochi hanno elaborato altrove, oppure sceglie di andare a farsi dettare le regole da altri”. Tradotto, le scelte “non democratiche” sono state fatte da Renzi e dalla Svp. “C’è un concorso di colpa tra direzione locale e nazionale: l’aver voluto fare a tutti i costi un favore alla Svp e quindi il non aver voluto anteporre gli interessi del territorio agli interessi della maggioranza del partito”, conclude Bressa.
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Fonte





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La Boschi prima delle elezioni verrà sbattuta (candidata) ovunque.
Chissà perchè?

Formato file: php




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AREZZO, PER INCONTRARE I CITTADINI TRUFFATI DA BANCA ETRURIA - LUIGI DI MAIO

Guarda su youtube.com



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 26/01/2018, 11:50 
La Boschi candidata nella provincia che voleva abolire


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Guarda su facebook.com



di Riccardo Fraccaro
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La scelta di candidare Maria Etruria Boschi nel collegio di Bolzano dimostra che il Pd è in pieno psicodramma. Quando era ministra per le riforme, nel 2014, Boschi ha detto esplicitamente di essere favorevole alla soppressione delle province a Statuto speciale. Ora vuole usare l'Alto Adige per farsi rieleggere, forte della norma su misura per i partiti locali contenute nel Rosatellum. È uno schiaffo nei confronti del nostro territorio, derubricato a ufficio di collocamento degli impresentabili e costretto a subire l'incoerenza di un partito ormai alla frutta.

La consapevolezza delle disfatta alla elezioni sta spingendo il Pd ad usare i collegi come poltronifici, calpestando ogni principio di competenza e radicamento territoriale.

Peraltro Boschi ha detto di aver tutelato in ogni sede la banca di famiglia solo per il bene della comunità aretina. Ci tiene così tanto al suo territorio che ora vuol farsi eleggere a Bolzano, evidentemente per fare anche stavolta gli interessi delle banche altoatesine. Non immaginiamo i danni che sarebbe capace di arrecare. Candidare in Trentino Alto Adige la sottosegretaria al conflitto di interessi che voleva abolire l'autonomia è un insulto alla dignità di miei concittadini. Boschi ha espresso nei fatti la peggior cultura centralista del Pd, fondata sulla concentrazione dei poteri e l'uso privatistico delle istituzioni. Il M5S l'aspetterà al varco sfidandola sui temi, a partire dal decentramento e dalla partecipazione, sulle proposte per il territorio e sul programma di Governo.
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Fonte


Ecco cosa è andata a fare a Madonna di Campiglio. Oltre mangiare l’ orzotto e tanta luganega (soprattutto quella Immagine).



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 27/01/2018, 10:24 
ArTisAll ha scritto:
La Boschi candidata nella provincia che voleva abolire


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Liste Pd, la minoranza non vota su liste. Renzi: ‘Esperienza devastante’. Orlando: ‘Nomi? Non li abbiamo neanche letti’


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La direzione ha approvato l'elenco a tarda notte. All'ultimo rientrano in corsa Cesare Damiano e Barbara Pollastrini, ma non Andrea Martella, coordinatore dell'area Orlando. Soddisfatti gli esponenti delle aree Martina e Orfini, che vedrebbero confermato lo stesso numero di parlamentari. Tra gli alleati Beatrice Lorenzin correrà per la Camera a Modena, Riccardo Nencini ad Arezzo
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La spaccatura con la minoranza non si è ricomposta. Anzi, nella notte in direzione Pd è andato in scena lo strappo: gli orlandiani non hanno partecipato al voto sulle liste per le politiche del 4 marzo, arrivato quando erano quasi le quattro del mattino. “Non c’è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti”, ha lamentato il Guardasigilli, anche a nome di Gianni Cuperlo e Michele Emiliano. “Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale che abbia vissuto”, ha ammesso il segretario Matteo Renzi, “ma da domani dobbiamo fare una grande battaglia: la squadra avversaria è impegnativa e forte ma meno forte di noi“. “Abbiamo scelto pochi innesti esterni nelle liste”, ha aggiunto.

Le minoranze denunciano un ridimensionamento: “Non siamo neanche in grado di valutare di quale entità”. All’ultimo rientrano in corsa Cesare Damiano e Barbara Pollastrini che saranno candidati, ma non Andrea Martella, coordinatore dell’area Orlando. Appaiono soddisfatti gli esponenti delle aree Martina e Orfini, che avrebbero confermato lo stesso numero di parlamentari. Tra gli alleati, si scioglie il dubbio su Beatrice Lorenzin, che correrà per la Camera a Modena, mentre a Riccardo Nencini viene affidato il collegio di Arezzo – il territorio di Banca Etruria – per il Senato. Matteo Renzi correrà nel collegio Firenze 1 Camera e nei listini di Umbria e Campania. Confermata la candidatura di Maria Elena Boschi nel collegio di Bolzano. Paolo Gentiloni è nell’uninominale a Roma, nel plurinominale nelle Marche e in Sicilia. Moltissime conferme tra i renziani ma anche alcune new entry. Nelle liste ci sono il costituzionalista Stefano Ceccanti e il portavoce di Gentiloni, già portavoce di Renzi, Filippo Sensi. Roberto Giachetti sarà all’uninominale in Toscana, a Sesto Fiorentino. Lucia Annibali, l’avvocatessa sfregiata dall’acido, nell’uninominale a Parma. In Campania compare in lista il nome di Franco Alfieri, che fu al centro del caso “fritture” da offrire nella campagna per il referendum. E’ confermata la candidatura del presidente del gruppo S&D Gianni Pittella.

Renzi, dopo vari rinvii della direzione, è arrivato al Nazareno solo dopo la mezzanotte per chiedere di avere ancora pazienza. E lanciare un avvertimento: “Le liste non troveranno la totale condivisione, ma è giusto che un’assemblea democratica possa dare la propria valutazione”. Nelle successive due ore le minoranze hanno partorito una nota congiunta per chiedere che venisse loro concesso tempo per valutare le liste, altrimenti avrebbero valutato di lasciare la direzione. “Dopo ore di attesa e una successione di rinvii non abbiamo ricevuto alcun elenco e, da diverse ore, informazioni di merito sulla proposta che verrà sottoposta al vaglio della direzione. Con tutta la buona volontà che crediamo sia necessaria in un passaggio così importante e delicato è necessario consentire a tutto il partito e alle sue diverse componenti una valutazione serena di una proposta che la lunga gestazione si conferma nella sua complessità”, hanno scritto.

Alle due e mezzo del mattino è comparso il premier Paolo Gentiloni. Al Nazareno c’erano già tutti i ministri Dem. “Abbiamo una straordinaria occasione di recuperare” nei sondaggi grazie anche alle divisioni del centrodestra, ha esordito Renzi. Poi, dopo la lettura dei nomi, la direzione ha respinto la richiesta di Orlando di avere un’ora per valutare i nomi. E’ strappo: la minoranza esce. Le liste sono approvate: ci saranno ventiquattro ore per i ricorsi.
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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 27/01/2018, 12:29 
la coperta si stringe..
ed entrano solo i prossimi e congiunti..
x gli altri, orlandiani ecc.
ci pensi dio..

che poi restano solo i fedelissimi..
quindi ancora meglio..
2 piccioni con una fava..
con la scusa della crisi
c si disfa dei dipendenti non graditi..



_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 28/01/2018, 15:29 
mik.300 ha scritto:
la coperta si stringe..
ed entrano solo i prossimi e congiunti..
x gli altri, orlandiani ecc.
ci pensi dio..

che poi restano solo i fedelissimi..
quindi ancora meglio..
2 piccioni con una fava..
con la scusa della crisi
c si disfa dei dipendenti non graditi..


toh...

http://www.corriere.it/elezioni-2018/no ... 447d.shtml

Liste Pd, ai fedelissimi di Renzi 160 posti sicuri su 200. I casi Realacci e De Vincenti
La minoranza Pd lo ha attacca ma Renzi replica: «Avrei voluto rinnovare ancora di più»




La minoranza lo ha soprannominato «Epurator», Matteo Renzi, però, la pensa in tutt’altro modo: «Avrei voluto rinnovare ancora di più, ma va bene così, è stato un ottimo lavoro». Che ha portato a un ridimensionamento non solo dell’opposizione interna, ma anche, seppure in maniera ben meno incisiva, delle componenti della maggioranza, come è avvenuto per le correnti di Franceschini e Martina.


in pratica rimangono solo gli amichetti..
la mutazione del pd è completa..
dopo la scalata,
la clonazione di forza italia..


E pure Gentiloni ha dovuto sacrificare Ermete Realacci, amico di una vita. La minoranza lamenta anche una «mattanza» degli ex Ds. Renzi comunque con i collaboratori respinge così le critiche che gli vengono rivolte: «Non voglio persone fedeli, ma leali». Fatto sta che nel gruppo parlamentare della prossima legislatura il segretario ha una maggioranza schiacciante. Su 200 seggi considerati sicuri ne ha 160. E i fedelissimi della prima ora sono tutti in posizione più che blindata.



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 28/01/2018, 15:35 
Alla faccia di tutti quelli che lo sfottono, comici compresi, e lo fanno passare per un povero bischero.
Sta usando il collaudatissimo e vecchissimo sistema dei signorotti feudali., guelfi o ghibellini, pari sono.



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 28/01/2018, 17:50 
Pd, da De Luca jr a Francesco Alfieri: nelle liste elettorali in Campania cinque imputati e un indagato


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Tentata concussione, peculato, omissione di atti d'ufficio, voto di scambio, corruzione. Sono alcuni dei capi di accusa - in ordine sparso - contestati ad alcuni degli esponenti dem finiti nelle liste. C'è il figlio del governatore, l'uomo delle "clientele come cristo comanda". E poi l'ex Idv con contestazione per 42.495 euro di spese indebite
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Prima di essere candidato a Napoli come esponente della società civile per un Pd locale devastato da scandali, inefficienze, defezioni e un preoccupante calo di credibilità, Paolo Siani, fratello di Giancarlo Siani, il cronista ucciso dalla camorra nel 1985, ha avvertito Matteo Renzi: “Niente nomi chiacchierati in lista altrimenti sarò costretto a lasciare, ho chiesto che con me ci siano i migliori”. Renzi promise di accontentarlo. Ed al dunque, tra i migliori scelti per affiancare il pediatra napoletano in Campania alle elezioni politiche, ci sono almeno sei tra imputati e indagati per reati contro la pubblica amministrazione e non solo.

A prescindere dalla qualità delle contestazioni, il nome più ‘chiacchierato’ è quello di Piero De Luca. Figlio del Governatore Pd Vincenzo De Luca, imputato per bancarotta fraudolenta per il crac Ifil, società satellite degli appalti del ‘sistema Salerno’ quando il padre ne era sindaco, ‘blindato’ come capolista del collegio plurinominale della Camera a Caserta. Cosa c’entri il rampollo salernitano di una dinasty salernitana – il fratello è assessore a Salerno – con il territorio di Caserta, lo sanno solo Renzi e i renziani. Costretti a digerire il diktat di papà Vincenzo. Piero De Luca è candidato anche all’uninominale della Camera di Salerno. Se dovesse perdere qui, dove il padre impera direttamente o per interposta persona dal 1993, sarebbe una sconfitta clamorosa, di quelle che dovrebbero cancellarti per sempre dalla scena politica. Ed invece c’è il paracadute di Caserta. Simile a quello confezionato per Maria Elena Boschi a Bolzano. Proseguiamo.

Il Pd ricandida il sottosegretario uscente alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro. E’ capolista al plurinominale di Benevento ed Avellino per la Camera. A novembre Del Basso De Caro è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini per tentata concussione e voto di scambio. Le accuse derivano da alcune sue intercettazioni col direttore dell’ospedale Rummo di Benevento: presunte pressioni per favorire la carriera della moglie. Poi ci sono altre telefonate con la signora in cui i due discutono di come raccogliere un pacchetto di consensi attraverso un favore a una funzionaria ospedaliera. L’11 dicembre scorso Del Basso De Caro è stato sentito dai pm di Benevento ed ha chiarito le ragioni della sua difesa. Ma l’inchiesta è ancora aperta.

Al numero 2 del plurinominale della Camera di Salerno, dietro il ministro Marco Minniti, il Pd candida il vice sindaco di Salerno Eva Avossa, imputata per abuso d’ufficio nei processi per la realizzazione del Crescent e di piazza della Libertà: era vice anche della giunta De Luca ed anche lei ha firmato le delibere finite sotto inchiesta.

Corrono in collegi uninominali a rischio sconfitta Nicola Marrazzo e Angelo D’Agostino. Marrazzo, consigliere regionale, candidato a Casoria, è imputato per peculato nel processo per la Rimborsopoli della Regione Campania. E’ accusato di essersi appropriato “indebitamente” della somma di 42.495 euro quando militava nel gruppo Idv per spese “non documentate o estranee a finalità istituzionali”. La prossima udienza è fissata il 6 marzo, due giorni dopo le elezioni. D’Agostino, parlamentare uscente di Scelta Civica, è stato piazzato in extremis nel collegio di Avellino città. E’ uno dei 77 rinviati a giudizio nel maxi processo di Roma che proverà a ricostruire il giro di mazzette pagate all’Axsoa da una serie di società interessate a ottenere certificati attestanti il (falso) possesso di alcuni requisiti. Senza i quali non si potevano ottenere appalti pubblici.

Ultimo, ma non meno chiacchierato, l’ex sindaco di Agropoli Francesco Alfieri, candidato all’uninominale nel collegio del Cilento. Attuale capo staff del governatore De Luca, Alfieri è “l’uomo delle clientele come Cristo comanda” citato da De Luca durante il famoso “discorso della frittura di pesce” all’Hotel Ramada di Napoli durante la campagna elettorale per il referendum. Alfieri è imputato a Vallo della Lucania di omissione d’atti d’ufficio per aver lasciato in uso al ‘clan degli zingari’ tre case confiscate e nella disponibilità del Comune di Agropoli. In sostegno alla sua candidatura è stata presentata a Renzi una petizione firmata da 72 sindaci, 113 assessori, 268 consiglieri comunali e 17 segretari di circolo del collegio, rappresentanti il 76% delle amministrazioni locali. Sono stati accontentati.
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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 28/01/2018, 20:52 
ORSOGRIGIO ha scritto:
Alla faccia di tutti quelli che lo sfottono, comici compresi, e lo fanno passare per un povero bischero.
Sta usando il collaudatissimo e vecchissimo sistema dei signorotti feudali., guelfi o ghibellini, pari sono.



ma infatti al bomba fotte niente
di prendere il 40%,
va bene tutto,
pure il15%, il 10%..
basta piazzare la sua concubina e i suoi amichetti..
lui per primo si capisce..
e mangiare a sbafo x altri 5 anni..
comunque vada lui il posto fisso ce l'ha..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 29/01/2018, 11:00 
Il regalo di Renzi ai petrolieri si scopre solo oggi: ha azzerato l’obbligo di intesa con le Regioni


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L'obbligo di un accordo forte tra esecutivo ed enti locali preliminare alla realizzazione di progetti energetici era stato inserito nella Legge di Stabilità 2016, che recepiva - rendendoli di fatto inammissibili - sei dei sette quesiti referendari sulle trivelle. Dopo pochi mesi, però, in gran segreto Palazzo Chigi ha modificato una norma del 1990, aggirando e depotenziando quel vincolo. Risultato: lo Stato ha mano libera, così come emerso nella vicenda della raffineria di Taranto, dove confluirà il petrolio del megagiacimento Tempa Rossa, senza l'assenso della Puglia. Coordinamento No Triv: "Traditi milioni di italiani e cancellata una delle principali conquiste dei territori"
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Un gioco di prestigio messo in atto prima per svuotare la proposta referendaria sulle trivelle del 2016 e per eliminare, pochi mesi dopo, quelle garanzie che avrebbero permesso una vera intesa, e non solo di facciata, tra esecutivo ed enti locali su tutti i progetti energetici. Nel tentativo di evitare il referendum del 17 aprile, infatti, il Governo Renzi aveva ceduto alla pressione di dieci Regioni accettando (con un maxi emendamento infilato in Legge di Stabilità 2016) di concordare con esse i progetti. Dopo solo sei mesi, invece, ha cambiato le regole “grazie alla generale disattenzione delle opposizioni parlamentari” e con la semplice modifica di una norma del 1990. Una modifica passata sotto silenzio e scoperta dal costituzionalista Enzo Di Salvatore, padre dei quesiti referendari, nel riesaminare il fascicolo sulla raffineria di Taranto, dove confluirà il petrolio del mega giacimento Tempa Rossa. Quel cambio di regole ha permesso, infatti, al Governo Gentiloni di approvare, il 22 dicembre scorso, una delibera che consente la prosecuzione dell’iter dell’istanza di autorizzazione per adeguare le strutture logistiche alla raffineria Eni a Taranto nonostante l’opposizione della Regione Puglia. In Parlamento nessuno se n’è accorto, ma ora a denunciarlo è il Coordinamento nazionale No Triv, secondo cui quella norma “tradisce l’accordo con le dieci Regioni interessate ed è anticostituzionale”. Il sospetto è che il Governo abbia agito nella convinzione che la riforma Costituzionale con l’accentramento delle competenze avrebbe messo un sigillo a quella modifica, ma le cose sono andate diversamente.

LA NORMA VARATA DAL GOVERNO RENZI – Al centro di tutto una norma rimasta nascosta nelle pieghe del decreto legislativo 127 del 30 giugno 2016 (Norme per il riordino della disciplina in materia di conferenza di servizi), che attua l’articolo 2 della legge 124 del 7 agosto 2015. “La norma in questione, varata dal Governo Renzi – ricorda a ilfattoquotidiano.it Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento Nazionale No Triv – tradisce milioni di italiani e cancella una delle principali conquiste delle Regioni ottenute con la previsione, in Legge di Stabilità 2016, dell’obbligo del raggiungimento di un’intesa in senso ‘forte’ tra Stato e Regioni ai fini dell’approvazione di progetti petroliferi”.

NESSUNA INTESA PER TEMPA ROSSA – A settembre scorso è stata la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, rispondendo a una interrogazione nel corso del question time, in sostituzione del ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, ad annunciare che il Governo stava lavorando a raggiungere un’intesa con la Regione Puglia sul progetto Tempa Rossa, per i lavori di adeguamento del porto di Taranto. Eppure questo accordo non c’è mai stato. Il 22 dicembre scorso, su proposta del premier Paolo Gentiloni, dopo il diniego al rilascio dell’intesa da parte del governatore Michele Emiliano, il Consiglio dei ministri ha concesso ugualmente le autorizzazioni necessarie all’esecuzione del progetto della Total. Si prevede di stoccare presso la raffineria Eni di Taranto il greggio estratto a Tempa Rossa, in Basilicata (50mila barili di greggio al giorno) utilizzando tra l’altro le agevolazioni fiscali introdotte con le Zes, le Zone economiche speciali e di cui fa parte anche Taranto. Ma come è stato possibile andare avanti senza la Regione?

IL GIOCO DI PRESTIGIO – Per capirlo bisogna fare un passo indietro, al referendum anti-trivelle del 2016. Alcuni quesiti referendari erano stati assorbiti nella legge di Stabilità attraverso un maxi emendamento presentato dal Governo. Tanto che in seguito l’Ufficio centrale per i referendum presso la Corte di Cassazione li aveva dichiarati inammissibili, lasciandone ‘in piedi’ solo uno. “Tra quelli usciti dal referendum perché coperti da maxi emendamento alla legge di Stabilità c’era quello che garantiva alle dieci Regioni interessate che ogni volta che si fosse trattato di realizzare un progetto di tipo energetico – spiega Di Salvatore – il Governo avrebbe dovuto trattare con loro e conseguire un’intesa in senso ‘forte’, così come più volte ha richiesto la Corte costituzionale con la sua giurisprudenza”. Insomma, se la garanzia era già contenuta nella manovra, non c’era più bisogno di quel quesito nella consultazione. Cosa è successo invece? Che successivamente è stata modificata la legge 241 del 1990 e, in particolare, l’articolo 14 quarter. “La norma garantiva – continua Di Salvatore – che quando ci fosse stato uno stallo nel rilascio dell’intesa, l’esecutivo avrebbero dovuto cercare una trattativa accordando un certo termine alle Regioni, scaduto il quale avrebbe dovuto ritirare la proposta e chiamare a sé il presidente della Regione per concertare una soluzione politica”. A dare la possibilità al Governo di attuare questa modifica è stata la legge delega adottata nel 2015 dal Parlamento e con la quale aveva autorizzato l’Esecutivo a procedere a una semplificazione della disciplina delle Conferenze di servizio, contenuta proprio nella legge del 1990. “Il Governo è andato anche oltre – spiega il costituzionalista – e ha eliminato la procedura contenuta nell’articolo 14 quarter”. Così la delibera di dicembre che riguarda Tempa Rossa fa sì riferimento (e legittimamente) a quella legge, “ma il punto – continua Di Salvatore – è che la norma non è più legittima”.

LE CONSEGUENZE – Secondo il coordinamento ciò comporta che da un anno e mezzo a questa parte tutti i progetti che riguardano gas e petrolio possono essere approvati e resi cantierabili in tempi rapidi, così come richiesto dalle società del settore Oil&Gas. “Con una semplice modifica normativa – commenta Enzo di Salvatore – il Governo Renzi ha fatto sì che lo Stato potesse superare facilmente l’opposizione delle Regioni convertendo l’intesa in senso “forte” in una intesa in senso “debole”. D’ora in poi, su Tempa Rossa e, più in generale, per autorizzare la ricerca, l’estrazione, il trasporto e lo stoccaggio di idrocarburi, lo Stato avrà sostanzialmente mano libera. “La delibera che consente la prosecuzione del procedimento dell’istanza di autorizzazione per l’adeguamento delle strutture di logistica alla raffineria di Eni a Taranto – avverte il Coordinamento No Triv – rischia di essere la prima di una lunga serie se le Regioni non porranno la questione in sede di Conferenza Stato-Regioni”. Secondo Di Salvatore “questa norma è palesemente incostituzionale, anche alla luce dell’esito del referendum costituzionale che ha ribadito che lo Stato non può in alcun modo prevaricare le Regioni nelle scelte che concernono l’energia ed il governo del territorio”.
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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 29/01/2018, 12:19 
pazzesco,
sorrisi e pacche
e poi ti fotte alle spalle..
a tradimento..
a codesti bisognerebbe tenerli alla larga,
come la peste..
appropò..
anche x il bomba come il padre
vale il principio "chiù pilu per tuttii.."



http://www.corriere.it/elezioni-2018/no ... 6dad.shtml

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Pd, l’ex modella Manfuso rinuncia alla candidatura nel Lazio: «Non sfido il mio ex»
Sara Manfuso, renziana, era stata indicata come capolista nel collegio Lazio 2 per la coalizione di centrosinistra. Avrebbe dovuto sfidare l’ex, Alfredo D’Attorre: «Rinuncio per rispetto al padre di mia figlia» ha detto lei. Il Pd: «Mai proposta candidatura»

capito la perfidia?
volevano metere contro i lfuoriuscito l'ex
loro negano, ovvio..
come i ladri colti con la marmellata in bocca..


http://www.corriere.it/elezioni-2018/no ... 6dad.shtml

Francesca Barra: «Al Pd ho detto subito sì. E ho sposato Santamaria»
La giornalista è in corsa con il Partito democratico dopo le nozze negli Stati Uniti: «In estate ufficializzeremo le nozze in Italia, spero in Basilicata. Accetto un rischio enorme, a candidarmi in Basilicata: se andasse male non potrei tornare a fare la reporter»

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questa qui è un'altra fenomena..
(nel senso di fabri fibra..)
sposata con prole da anni,
molla marito e figli
folgorata da non si sa quale demone..
x mettersi con l'attore..
qunto dura, non c scommetterei 5 euro..
tra un pò santamaria si stufa e questa si trova in braghe di tela..
se poi la si chiama come la si deve chiamare
lei si offende..



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 29/01/2018, 14:01 
[:302]



Il “Rottamatore” disperato si aggrappa alle nonne per risalire nei sondaggi

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Se prima erano i vecchi politici il bersaglio preferito della sua “rottamazione”, oggi sono gli spin doctor, i celebrati esperti della comunicazione. Eh sì, a Matteo Renzi brucia ancora la fallimentare esperienza vissuta con Jim Messina, il guru americano capace di portare per ben due volte Barack Obama alla Casa Bianca ma non di far vincere il referendum costituzionale del 4 dicembre del 2016 al leader del Pd. Forse anche perché Obama è Obama e Renzi è solo Renzi. Ma questo, ovviamente, il diretto interessato non potrà mai ammetterlo. Ed eccolo perciò ora cambiare spartito e musicanti in vista della sfida elettorale del prossimo 4 marzo: fuori gli esperti e dentro le nonne. Sì, avete letto bene: le nonne. Renzi le ha ancora tutte e due, Maria di 97 anni e Annamaria di 87, entrambe – assicura – «in grandissima forma», alla cui saggezza si abbevererà nei momenti difficili. L’annuncio è arrivato dai microfoni di Domenica Live, il salotto televisivo di Barbara D’Urso, conduttrice sempre in intimità con i suoi ospiti (dà del “tu” a tutti, Berlusconi e Renzi compresi). Un ambiente più che familiare dove è facile riscoprire i sapori veri della vita (e lo slogan del famoso amaro della pubblicità non c’entra niente). E proprio dalle sue nonne, per un «bagno di realtà», è tornato Renzi «dopo tutti questi giorni di campagna politica devastante». «Quando fai politica – ha spiegato il leader del Pd, mentre alle sue spalle appariva la foto di lui con le sue anziane parenti pubblicate tempo fa dal settimanale Oggi – ti sembra tutto un dramma. Invece vai dalle nonne, che hanno fatto la guerra e patito la fame e dici che l’Italia è un grande Paese perchè i nonni l’hanno salvata e ce l’hanno consegnata». Un quadretto idilliaco per risalire nei sondaggi, visto che l’Italia è ormai un Paese abitato soprattutto da vecchi. Ci sta in campagna elettorale, se non fosse che fino a ieri Renzi ha giocato al “Rottamatore” di tutto ciò che odorava di passato. Ora, invece, ci ripensa e arruola le due nonne. Segno evidente che l’aver ricandidato Pierferdinando Casini, in Parlamento dal 1983, non gli è servito a sedurre elettoralmente la terza età.

http://www.secoloditalia.it/2018/01/il- ... -sondaggi/



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 Oggetto del messaggio: Re: MATTEO
MessaggioInviato: 29/01/2018, 14:06 
si infatti..
che sagoma..
doveva fare il pubblicitario
e occuparsi di vendere merendine e biscotti
e lasciar perdere questo paese..

che vergogna..
rampichino bamboccione..
mi dà il voltastomaco..


Ultima modifica di mik.300 il 29/01/2018, 14:10, modificato 1 volta in totale.


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