SPENDING REVIEW
Occhio, il salasso sarà più pesante
Palazzo Chigi prova a minimizzare: si tratta di bozze provvisorie. Ma Cottarelli rivela: «Riduzione di spesa di 5 miliardi, non più solo 3»
Renzi alla presentazione del libro di Massimo D'alema 'Non solo Euro'
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Politica
Dire che regni il caos forse è eccessivo. Ma non c’è dubbio che sui tagli che il governo dovrà fare per finanziare l’operazione "80 euro in busta paga" si cominci a creare un po’ di confusione. Smentite, conferme e soprattutto cifre di giorno in giorno più ballerine.
Proviamo a mettere ordine (per quello che è possibile). Palazzo Chigi diffonde una nota nella quale afferma che il documento sulla spending review circolato nei giorni scorsi, dopo l’anticipazione de Il Tempo , è soltanto una delle bozze, e non la versione definitiva, del lavoro del commissario Carlo Cottarelli.
Uno dei ministri che fa parte del comitato che dovrà decidere i tagli, quello della Pubblica amministrazione Marianna Madia (dopo le proteste di Cisl e Cgil che non hanno digerito i tagli agli statali), dirama invece un comunicato di tono diverso, in cui si legge: «In queste ore alcuni organi di informazione stanno alimentando un’interpretazione distorta del buon lavoro del commissario Cottarelli sulla revisione della spesa per il pubblico impiego; in particolare su pensionamenti, turnover ed eventuali esuberi. In questo modo il quadro che emerge risulta assolutamente infondato». Dunque, le bozze sono vere, distorta sarebbe semmai la lettura che di esse si è data.
Bene. Allora, per capirci di più, vale la pena ascoltare direttamente l’"uomo dei tagli", Carlo Cottarelli, il quale proprio ieri è tornato in commissione Bilancio in Senato per un’audizione. E ha spiegato che per gli ultimi otto mesi dell’anno (l’operazione "più soldi in busta" dovrebbe partire da maggio), «più o meno si arriva a cinque miliardi» di euro di tagli. Strano che lo stesso Cottarelli, sempre in Senato, una settimana fa aveva parlato di soli tre miliardi. Da dove spuntano gli altri due? Spuntano dal fatto che in mezzo, precisamente venerdì, il premier gli ha chiesto di recuperarne proprio altri due e di far salire l’asticella a quota cinque. Era un’indiscrezione, ora c’è la conferma ufficiale che l’obiettivo è più alto. Ecco, testuale, la spiegazione di Cottarelli: «Ho parlato di una stima prudenziale di tre miliardi, partendo da una base potenziale di sette miliardi annui. Ma dato che potremo partire solo da maggio, si può ottenere un risparmio fino a cinque miliardi; di questi, tre miliardi erano stati da me indicati come stima prudenziale, ma poi spetta alla politica decidere su quali leve spingere e che sforzo fare».
Che cosa aspettarsi, dunque? Domanda pressante, risposta complicata. Bisogna provare a decriptare gli elementi fin qui disponibili. Il dato di 85 mila esuberi tra gli statali nel prossimo triennio era contenuto nelle prime bozze del rapporto Cottarelli, quelle - per intenderci - con l’asticella a tre miliardi. Se si vuole arrivare a cinque da sforbiciare, bisogna prevedere un numero ancora maggiore di esuberi. E lo stesso dicasi per tutte le altre categorie: forze di polizia, pensioni, tir, ferrovie (poco di queste voci riguarda la Difesa). I tagli della prima bozza pubblicati sono prudenziali e ad essi potrebbero aggiungersene altri. «Tutto dipende - spiega il commissario alla spending - dalle decisioni politiche che si prendono».
L’ex dirigente del Fmi afferma che gli obiettivi «sono naturalmente aggiuntivi rispetto alla legge di Stabilità». La manovra prevede che la revisione della spesa assicuri la copertura di impegni per 488,4 milioni nel 2014, 4,4 miliardi nel 2015 e 8,9 miliardi nel 2016. Vuol dire che bisogna trovare per quest’anno altri 500 milioni per le detrazioni familiari.
Ma c’è di più. E lo ricorda il presidente della commissione Bilancio del Senato, il funambolico Antonio Azzollini, il quale puntualizza che tre miliardi derivanti dalla spending sono ipotecati come clausola di salvaguardia della legge di stabilità. E ciò significa che se vengono utilizzati senza trovare coperture alternative entro gennaio, scattano aumenti di tasse per cifre corrispondenti. Quindi, se arriveranno 80 euro in più al mese per 10 milioni di italiani (ma già si parla di una platea più ristretta), gli altri rischieranno tagli e tasse.
http://www.iltempo.it/politica/2014/03/ ... -1.1231032