DOV'E ANDATA A FINIRE LA DETERMINAZIONE DI SALVINI? Divisione netta nel governo sulla revoca ad Autostrade. La Lega frena, M5s tira dritto
La visita ai feriti, l'abbraccio ai parenti delle vittime, il punto tecnico con i soccorritori e il cordoglio per i morti che non finisce mai. Questo è il Matteo Salvini solidale e poi, anzi contemporaneamente, c'è il Matteo Salvini calato non solo nel suo ruolo di vicepremier, ma anche nella sua funzione di leader della Lega. Ed è proprio in base a questa che esplodono le prime diversità di approccio politico, ma anche pratico tra il Carroccio e i 5Stelle rispetto all'intera questione del ponte di Genova.
Il Salvi-Maio, come viene denominato il nuovo governo, vede da una parte un vicepremier grillino che va a testa bassa contro i Benetton e dichiara guerra ad Autostrade, dall'altra il vicepremier leghista che si smarca dall'alleato e apre una trattativa. Se mettono mano al portafoglio e "donano 500milioni di euro, poi parleremo di concessioni". Il sottosegretario ai Trasporti Edoardo Rixi è sulla stessa linea. La linea di chi chiede aiuti economici e poi si vedrà: "Siamo disposti a sederci al tavolo se Autostrade dimostra di aver responsabilità civile".
Una posizione, quella della Lega, che vorrebbe frenare il patos grillino, ma Luigi Di Maio non ammette passi indietro: "Il governo frena? No, il governo accelera. Smentisco ripensamenti. Chi non vuole revocare le concessioni deve passare sul mio cadavere". La distanza tra i due è forte, ma la nuova rotta, tracciata da Salvini dopo aver visitato i feriti, è chiara. Dove si arriverà ancora è presto per dirlo, in mezzo ci saranno avvocati e penali salatissime. Benché in serata il vicepremier fa sapere che nel governo sulla revoca "c'è piena sintonia".
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Le famiglie intanto chiedono solo che venga fatta giustizia. Puntano il dito contro chi doveva controllare, vigilare, fare manutenzione e sperano di ricevere presto risposte: "La nostra è una guerra contro le istituzioni", dice il fratello di Luigi, il 35enne che ha lasciato quattro figli. C'è chi preferisce per i propri cari le esequie in forma privata e non i funerali di stato come per la coppia di fidanzati della provincia di Arezzo. Le salme a poco a poco sono state portate vie dalla camera mortuaria e ora si trovano nella chiesa dell'ospedale San Martino. Tra tutte si vede una bara bianca, piccola. È quella di Samuele, il bimbo che doveva andare in vacanza con i genitori e che aveva portato con sé una palla venuta fuori dalla macerie.
Si piange all'ospedale di Genova. Piange chi si è rassegnato da due giorni e chi invece lo ha dovuto fare nelle ultime ore perché nel padiglione del Pronto soccorso c'era una sala con papà, mamme, figli e nonni, riservata ai parenti dei dispersi, e adesso quella sala è vuota. È vuota perché i familiari di coloro che si trovano ancora sotto i macigni del ponte Morandi sono stati portati nel padiglione dell'Istituto di medicina legale, dove vengono identificati i corpi senza vita. La speranza che un'ambulanza a sirene spiegate potesse arrivare con a bordo superstiti è diventata rassegnazione con il passare delle ore di un'altra interminabile giornata.
Quando un elicottero sorvola il cielo sopra l'ospedale San Martino in tanti guardano in alto nella speranza che lassù ci sia il loro caro. L'attesa diventa infinita. Il procuratore ha parlato di 10-20 dispersi. A Genova c'è Antonio, il fratello di Cristian che insieme alla moglie e alla figlia era diretto all'isola d'Elba per trascorrere qualche giorno al mare, ma adesso tutta la famiglia è svanita nel nulla. A cercare tra le macerie 380 Vigili del Fuoco, aiutati dalle Forze dell'Ordine, dalla Croce rossa, dalla Protezione civile, scavano senza essersi mai fermati su un cumulo di macigni che tiene ancora intrappolate auto con dentro le vittime del ponte crollato. Pronte che potrebbe cedere ancora ed è per questo che palazzine intorno sono state evacuate.
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