https://it.wikipedia.org/wiki/Regno_delle_Due_SicilieSezione ECONOMIA:
Cita:
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Il Regno delle Due Sicilie aveva a tutti gli effetti un regime monetario monometallico a base d'argento, formato, oltre che dalle monete di quel metallo (cioè la gran parte delle monete circolanti), anche dalle fedi di credito del Banco delle Due Sicilie, considerate anche all'estero valuta di prim'ordine.[55
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Sia Nitti che Fortunato concordavano nel sostenere che la gestione finanziaria dello Stato borbonico fosse caratterizzata da una spesa pubblica estremamente esigua ed oculata, in particolare a livello infrastrutturale[62][63]. Nitti in sintesi così descriveva la situazione finanziaria delle Due Sicilie nel 1860:
«Nel 1860 la situazione del Regno delle Due Sicilie, di fronte agli altri stati della penisola, era la seguente, data la sua ricchezza e il numero dei suoi abitanti:
1. Le imposte erano inferiori a quelle degli altri stati.
2. I beni demaniali ed i beni ecclesiastici rappresentavano una ricchezza enorme, e, nel loro insieme, superavano i beni, della stessa natura, posseduti dagli altri stati.
3. Il debito pubblico, tenuissimo, era quattro volte inferiore a quello del Piemonte, e di molto inferiore a quello della Toscana.
4. Il numero degli impiegati, calcolando sulla base delle pensioni nel 1860, era di metà che in Toscana e di quasi metà che nel Regno di Sardegna.
5. La quantità di moneta metallica circolante, ritirata più tardi dalla circolazione dello Stato, era in cifra assoluta due volte superiore a quella di tutti gli altri Stati della penisola uniti insieme.»
Sezione:
Agricoltura, allevamento e pesca: condizioni economiche e sociali
https://it.wikipedia.org/wiki/Regno_delle_Due_SicilieCita:
Specialmente in Campania ed in Puglia le riforme del decennio francese e la successiva razionalizzazione dell'amministrazione pubblica, diedero vita ad un ceto agrario borghese destinato a sostituire gran parte dei vecchi proprietari terrieri nobili[73]. Parte di questo ceto borghese (non solo agrario ma anche industriale) che si formò nella prima metà dell'Ottocento divenne il cardine dei nuovi movimenti liberali: la borghesia meridionale, forte delle posizioni economiche raggiunte, pretendeva riforme e posti di potere nel governo del regno. I desideri della borghesia però dovettero scontrarsi con la rigida politica assolutistica di Ferdinando II. In questo modo il ceto medio nato grazie alle politiche economiche borboniche divenne, in seguito alle mancate riforme del 1848, la classe sociale più ostile alla dinastia, trasformandosi nella spina dorsale dei movimenti costituzionali ed unitari protagonisti della dissoluzione del reame nel 1860[72].[...]
di fatto nel regno si stava meglio che nel resto d'italia e nella maggior parte d'europa che poi vi fossero delle storture socio-economiche è normale, ci sono anche oggi nella civilizzata italia zone d'italia in cui si vive come dei neanderthal (o nei tuoi amati stati uniti dove il 50% della popolazione vive di fatto nel terzo mondo) ciò non vuol dire che la situazione generale dello stato\regno non fossero floride ed invidiabili. Tanto è vero che i sabaudi depredarono le banche del regno per sanificare i loro debiti pubblici ormai allo stremo. Per questa è stata unita l'italia usando Garibaldi; una delle prime rivoluzioni colorate. APRI GLI OCCHI E STUDIA LA STORIA ma non sui libri delle medie, vai nelle biblioteche delle università a te vicine e studiati i libri di storia QUELLI VERI. Io l'ho fatto pur non rientrando nel mio percorso di studi e c'è da farsi rizzare i peli.
Informati tu come si deve invece di pescare articoletti a cavolo di cane su google.