#LeggeElettorale: così i Renziani hanno tradito il PDdi MoVimento 5 Stelle
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Renzi sa perfettamente che a far saltare la legge elettorale sono stati i traditori all’interno del suo stesso PD. La smetta di buttare fango sul MoVimento 5 Stelle e di dire che è stato tradito il patto in commissione. Se ha le prove per dimostrarlo le tiri fuori, altrimenti farebbe bene a tacere.
Il Pd sapeva benissimo che avremmo presentato i nostri emendamenti per migliorare la legge, tra cui quello sulle preferenze e sul voto disgiunto, lo avevamo ampiamente annunciato ed era quindi naturale che li avremmo votati favorevolmente. O forse il Pd credeva che avremmo presentato degli emendamenti per poi bocciarli?
Chi aveva il potere e i numeri per respingerli era proprio il PD che ha 282 deputati e che arriva a 332 con quelli di Forza Italia.
Se avessero davvero voluto respingere l'emendamento sul Trentino, bastava semplicemente che tutti i parlamentari del PD votassero contro, di voti ne bastavano 271.
Il Pd deve spiegare perchè non è riuscito a tenere compatto il proprio gruppo e perchè i suoi ‘uomini’ hanno tradito l’indicazione di voto. Evidentemente sapevano di non avere la forza per approvare questa legge e piuttosto che cadere su emendamenti sulle preferenze o sul voto disgiunto, e di dover poi ammettere che non volevano una legge in cui gli elettori potessero scegliersi chiaramente i propri rappresentanti, hanno preferito creare l’incidente su un emendamento insignificante. Il Pd ha dimostrato di essere un partito lacerato, consumato dall’abbraccio mortale con Silvio Berlusconi in un ipotetico prossimo governo: questo è il motivo vero per cui il patto sulla legge elettorale è saltato.
L’accusa al M5S di aver teso una trappola al Pd naturalmente non sta in piedi: se anche avessimo voluto far cadere la legge, lo avremmo fatto su emendamenti di peso e simbolici come ad esempio quello sulle preferenze e non di certo su una questione legata al Trentino Alto Adige!
Sono stati dunque i deputati del PD, tra i quali proprio i renziani, ad aver tradito il loro stesso partito, oltre che i propri elettori, i cittadini che rappresentano e il Capo dello Stato.
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FonteLa lotta all'azzardo nelle città 5 Stelledi MoVimento 5 Stelle
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Comune dopo comune la nostra battaglia contro la minaccia dell'azzardo in difesa dei cittadini continua con grande determinazione. Il nostro scopo è chiaro: limitare la diffusione delle slot, Vlt e scommesse in tutte le città amministrate dal Movimento 5 Stelle. E ci stiamo riuscendo.
In ogni città dove amministriamo abbiamo avviato politiche che si concluderanno con la difesa dei luoghi sensibili (scuole, chiese, centri anziani...) e con la limitazione degli orari di accensione delle macchine "mangiasoldi".
Ieri è stato il turno di Roma. La capitale d'Italia e dell'azzardo per la prima volta nella sua storia avrà un regolamento in materia e questo grazie al lavoro della Giunta Raggi.
Serviva il Movimento 5 Stelle per farlo? Per forza. I partiti nella loro azione di governo hanno fatto sì che il fenomeno proliferasse fino al record di 95 miliardi "giocati" in tutta Italia. E il fatto che vengano finanziati da queste realtà sembra più un indizio che una semplice coincidenza.
Per questo i nostri sindaci attuali e quelli che verranno non si fermeranno nel contrastare un fenomeno che sta portando degrado, povertà e disoccupazione.
Il Professor Maurizio Fiasco, della Consulta anti-usura, già nel 2012 denunciava come le perdite effettive dei cittadini in scommesse portassero una sottrazione alla crescita economica di almeno 20 miliardi di euro annui con una dissipazione di posti di lavoro tradotta in almeno 115.000 impiegati tra commercio e industria.
Lo scopo di un vero amministratore pubblico è portare i ragazzi ed i propri cittadini a scommettere su se stessi e non in una slot, ad investire in attività sportive, cultura e relazioni sociali tutto il contrario degli effetti che provoca l'azzardo, ecco perché per noi tutto questo non è un "gioco" .
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Fonte11 Giugno 2017#ProgrammaSalute: lotta all'azzardoL'azzardo è una industria di massa che coinvolge ormai 30 milioni di Italiani. Il boom è avvenuto per una serie di fattori: la selvaggia liberalizzazione, la crisi economica (che ha spinto molte persone a sfidare la sorte per cercare una soluzione alla perdita di reddito) e anche la massiccia pressione pubblicitaria sulle ricche vincite. Non possiamo accettare uno Stato che si comporta da biscazziere, che spinge le persone a giocare creando artificialmente la domanda di azzardo, quello stesso Stato che poi riconosce la azzardopatia come una patologia da curare. Discutiamo come invertire la rotta attraverso le soluzioni proposte.
di Marco Dotti, sociologo
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La domanda di gioco d’azzardo, in Italia, è stata costruita e creata artificialmente attraverso un’offerta, un’offerta da parte dello Stato e da parte dei concessionari privati che hanno strutturato un sistema costruendolo per, appunto, indurre dipendenza, indebitamento, e fare molti affari, molti soldi sulle spalle dei cittadini. Oggi gli ultimi conti dell’azzardo legale parlano di 96 miliardi di euro di fatturato, stiamo parlando di una delle più grosse imprese, se così possiamo dire, del sistema italiano. Intervenire non solo è doveroso, etico e civile, ma ormai, vista la drammaticità della situazione, è necessario.
I punti su cui siete chiamati a esprimervi in termini di priorità per l’azione sono 9:
il primo riguarda il divieto di pubblicità e sponsorizzazione diretta e indiretta. Il tema è importante perché non solo la pubblicità e le sponsorizzazioni stanno, in qualche modo, invadendo lo spazio mediatico ma la vita quotidiana di tutti ma, in qualche modo, veicolano e legano, veicolano un messaggio negativo e legano anche la stampa, l’informazione, la comunicazione perché, appunto, dei 96 miliardi di euro di fatturato del gioco d’azzardo, gran parte va in pubblicità, non solo per alimentare quel business ma per impedire in qualche modo che la critica, che le reazioni civili escano allo scoperto e abbiano, appunto, la rilevanza che devono avere all’interno dei media.
Un secondo punto riguarda le campagne informative e di prevenzione soprattutto nelle scuole. Questo è importante perché è importante, e quindi è il punto pro, prevenire più che curare.
Un terzo, un terzo punto è quello di obbligare, per la prevenzione, appunto, la cura e il controllo, chi gioca d’azzardo a utilizzare una tessera, una tessera specifica, in molti paesi europei ci sono queste tessere, le tessere giocatore addirittura sono le tessere sanitarie fiscali e il pro è che ci sarebbe tracciabilità del denaro, tracciabilità dei redditi di chi gioca, perché oggi abbiamo il redditometro che controlla pressoché tutto tranne le spese del gioco d’azzardo.
Un quarto punto riguarda la trasparenza finanziaria delle società che, in concessione, operano per conto dello Stato nel settore dell’azzardo di massa, legale. Oggi questa tracciabilità non esiste di fatto perché le grandi concessionarie fanno capo a fondi d’investimento con sede in Lussemburgo piuttosto che a Londra e via discorrendo. I pro quindi sono la tracciabilità, anche qui, finanziaria dei flussi, impedire il riciclaggio e impedire che, come concessionari di Stato, vi siano soggetti che lo Stato, e il cittadino, di conseguenza, realmente non conosce
C’è poi un quinto punto che è la registrazione delle somme giocate per ogni comune e in ogni tipo di forma d’azzardo e dare massima pubblicità e consultabilità dei dati per i cittadini. Il pro in questo caso permette ad amministratori locali e cittadini di capire qual è il reale flusso di denaro che investe le loro comunità, i loro territori, e le vite stesse dei giocatori.
Il sesto punto riguarda quello di dare più risorse alle forze dell’ordine, alla magistratura e all’istituzione di nuclei specializzati per l’illegalità del gioco d’azzardo. Anche questo punto, come gli altri, è molto importante perché oggi, chiaramente, le forze dell’ordine intervengono ma, per quanto riguarda il gioco legale, l’azzardo legale, il controllo rischia di essere esclusivamente formale trattandosi di azzardo mediato da tecnologia, non si tratta semplicemente di guardare un libretto delle istruzioni o un timbro su un libretto di conformità o un prototipo della macchina o via discorrendo, si tratta di capirne di microelettronica, di capirne di algoritmica, di capirne di sistemi finanziari e di flussi mediati, appunto, in termini digitali e digitali complessi e quindi il pro è l’istituzione di veri e propri nuclei operativi specializzati, esperti in microelettronica ed esperti, appunto, in algoritmica che possano controllare, appunto, il territorio e il gioco d’azzardo sul territorio.
Il settimo punto riguarda l’abolizione dei concessionari. Oggi il gioco d’azzardo è strutturato attraverso lo Stato che detiene a tutt’oggi il monopolio e dà in concessione a dei privati, appunto, privati concessionari, lobbies, in sostanza, la gestione di questo immenso apparato. A loro volta loro, in qualche modo, esternalizzano con i piccoli padroncini, il famoso problema dei padroncini. Abolire i concessionari significherebbe tornare a qualcosa che in Italia c’è già stato all’inizio, appunto, degli anni ’90 quando a gestire era, appunto, lo Stato direttamente. I pro, quali sono? Che lo Stato si deve far carico del problema che ha creato e deve farsi carico, come avviene in Paesi europei, come la Norvegia, la Finlandia, etc. di prendere questo mega business e orientarlo verso l’estinzione.
L’ottavo punto è fissare un tetto massimo all’azzardo per dare maggior potere a regioni, comuni e ulteriori azioni di tutela dei cittadini. In questo senso, il punto andrebbe fatto esplodere in due direzioni. Da un lato il tetto massimo della giocata. Dall’altro lato, però, c’è anche un tetto da imporre alle entrate: se lo Stato è, come dire, vuole sempre più entrate, ricordiamo che sui 96 miliardi di euro dello scorso anno, lo Stato ne hai incassati 9, quasi 10, e ogni anno queste entrate aumentano. Se lo Stato, quindi, non si pone un freno, nemmeno i privati si porranno un freno. Il pro quindi è mettere, nero su bianco, che va limitata la capacità di spesa dei cittadini in questo settore.
Il nono punto prevede l’eliminazione totale del machine gambling e le forti limitazioni alle forme d’azzardo con puntate ripetute. Che cos’è il machine gambling? È il gioco d’azzardo attraverso macchine, attraverso algoritmi, attraverso macchinette. Oggi metà, più della metà, di quei 96 miliardi di euro di cui ho parlato prima sono generati da macchine che al loro interno, ovviamente, funzionano secondo logiche algoritmiche. Non c’è più nulla nemmeno della macchina, non c’è una leva, non c’è un ingranaggio, non sono, in sostanza, i vecchi flipper, sono schede di microelettronica e algoritmi. Oggi metà, più della metà, quasi 53 miliardi di euro di fatturato sono generati da slot machines, quelle che vediamo nei bar, nelle tabaccherie e via discorrendo e video lotteries.
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