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MessaggioInviato: 01/04/2012, 16:35 
http://it.wikipedia.org/wiki/Nazionalsocialismo

La teoria economica nazista era immediatamente preoccupata da problemi di economia interna e aveva separatamente delle concezioni ideologiche sull'economia internazionale.
Hitler si riproponeva di risolvere quattro problemi che affliggevano la Germania:
L'eliminazione della disoccupazione
L'eliminazione dell'iperinflazione
L'espansione della produzione di beni di consumo per migliorare il tenore di vita delle classi sociali medio-basse.
La produzione, il commercio e la vendita unicamente di beni prodotti dalla nazione stessa, fino a giungere all'autarchia.
Tutti questi obiettivi erano intesi ad indirizzare le imperfezioni percepite della Repubblica di Weimar e a solidificare il supporto popolare del partito. In questo l'NSDAP ebbe molto successo. Tra il 1933 e il 1936 il PIL della Germania Nazista crebbe con un tasso medio annuo del 9.5%, e il tasso della sola crescita industriale fu del 17.2%, l'iperinflazione venne efficacemente combattuta.
Questa espansione lanciò l'economia tedesca fuori da una profonda depressione ottenendo nel 1933 una moratoria cioè la sospensione del pagamento dei danni di guerra che Hitler aveva promesso durante la campagna elettorale e portò lo stato al pieno impiego in meno di quattro anni. I consumi pubblici nello stesso periodo crebbero del 18,7%, mentre quelli privati del 3,6% annuo. Siccome questa produzione era primariamente di consumo la pressione inflazionistica risollevò la testa, comunque ben inferiore rispetto al periodo della Repubblica di Weimar. La corsa sfrenata al riarmo, la creazione di un'imponente macchina bellica (e le concomitanti pressioni per il suo utilizzo), hanno portato alcuni commentatori alla conclusione che la guerra in Europa era inevitabile solo per motivi meramente economici. Questo non vuol dire che altre e più importanti considerazioni politiche non siano da biasimare. Significa solo che l'economia è stata, ed è, soprattutto in riferimento alla teoria marxista-leninista, uno dei fattori primari che motivano qualsiasi società ad andare in guerra. Molti dei fondi con cui venne finanziato il riarmo nazista - com'ebbe ad affermare il ministro dell'economia nonché presidente della Reichsbank della Repubblica di Weimar, Hjalmar Schacht, al Processo di Norimberga - furono finanziati dai lavoratori tedeschi medesimi, attraverso un sistema di "rapina dei fondi accantonati per il pensionamento" e l'ideatore del prelievo forzato fu il gerarca Robert Ley, a capo del sindacato nazista unico, il DAF (Deutsche Arbeitsfront, il Fronte tedesco del lavoro).
Sul piano internazionale, il partito nazista accreditava che una cabala bancaria internazionale fosse responsabile della depressione degli anni trenta. Il controllo di questa cabala venne identificato nel "gruppo etnico" dei giudei, fornendo così un altro tassello alla motivazione ideologica per la distruzione degli ebrei nell'olocausto. Comunque, l'esistenza di grosse banche internazionali o banche d'affari era ben nota a quei tempi. Molte di queste organizzazioni erano in grado di esercitare influenza sugli stati nazionali tramite il rifiuto o la concessione di crediti, e la Repubblica di Weimar era particolarmente vulnerabile a questa minaccia per via delle esose riparazioni di guerra pretese soprattutto dalla Francia. Questa influenza non era limitata ai piccoli stati che precedettero la creazione dell'Impero tedesco come entità nazionale negli anni 1870, ma si ritrova nella storia di tutti i principali stati europei a partire dal XVI secolo. Infatti, alcune compagnie transnazionali del periodo tra il 1500 e il 1800 (la Compagnia olandese delle indie orientali ne è un buon esempio) vennero formate specificamente per ingaggiare guerra su procura di un coinvolgimento governativo, invece che essere l'opposto.
Utilizzando una nomenclatura più moderna, è possibile dire che il partito nazionalsocialista fosse contro il potere delle corporazioni transnazionali. Questa semplice posizione anti-corporativa è condivisa da molti partiti di centro-sinistra così come da molti gruppi politici che si rifanno al socialismo libertario.
Quando Hitler assurse al potere, ben 7,5 milioni di tedeschi erano disoccupati, all'incirca il 20 % della forza lavoro. Tra i primi provvedimenti che il governo nazista adottò, ci furono la nazionalizzazione della Reichbank e l'inconvertibilità del Reichmark sia verso l'oro, che verso le altre monete. Il primo provvedimento mirava a colpire gl'interessi di banche private, sottraendo loro la produzione di moneta. Il secondo provvedimento bloccava la speculazione sulla moneta tedesca, imponendo un cambio fissato per legge e non variabile in base alle velleità del mercato dei cambi[9]. Le mosse successive furono il porre l'ultimatum al mondo industriale tedesco: come contropartita all'abrogazione del diritto di sciopero ed all'incremento dell'orario lavorativo, al congelamento perpetuo delle rivendicazioni salariali dei lavoratori, all'impossibilità del licenziamento da parte del lavoratore e del datore di lavoro, ed unitamente allo scioglimento del sindacato, il partito nazista impose l'immediata cessazione dell'apertura di sedi produttive all'estero, l'assunzione di manodopera unicamente tedesca, il vincolo per impianti e capitali di risiedere in Germania. Al contempo, venne instaurato un protezionismo tendente all'autarchia, in quanto venivano prodotti beni a consumo esclusivamente interno. Per beni o materie prime non disponibili sul territorio nazionale, se indispensabili, questi venivano importati e pagati con prodotti finiti tedeschi, una specie di baratto che, una volta di più, tagliava fuori gl'istituti finanziari e la speculazione. Le industrie che si opposero al piano economico nazista subirono un esproprio senza indennizzo e - quindi - una nazionalizzazione. Al fine di non creare inflazione ed aggravare il bilancio dello stato ed il debito pubblico si ricorse ad uno strumento tipico dei mercati chiusi e degli stati dittatoriali, l'utilizzo d'una speciale tipologia d'obbligazione, circolante unicamente entro i confini naturali ed a valore prefissato e costante (non pagava cedole), la Metallurgische Forschungsgesellschaft, ("MEFO"). Queste obbligazioni (o - meglio - questo genere di cambiale), assieme al lavoro che gratuitamente ogni studente doveva prestare per un mese all'anno a favore dello stato, finanziarono la nascita della rete autostradale tedesca (circa 3.000 km). L'istituto che presiedeva i lavori autostradali era la "Autobahn" ("Autostrada" in tedesco), l'equivalente dell'italiana IRI. Lo scopo ufficiale era quello di favorire la motorizzazione di massa in Germania, mentre - in realtà - le autostrade sarebbero servite allo spostamento celere del neorisorto esercito di massa tedesco. Anche la creazione della Volkswagen ("Auto del popolo", in tedesco) si inserisce in questo preciso contesto. Essa avrebbe dovuto produrre un'auto a "popolare" ad un prezzo molto basso, 990 marchi (al tempo solo 1 tedesco su 50 era possessore di un'automobile), in base alle specifiche tecniche che Hitler concordò con la Porsche. Nessuna azienda privata si sarebbe potuta permettere un progetto così faraonico, per mancanza di guadagno a fronte delle spese sostenute. Il modello prescelto per la produzione diventerà la prima automobile riprodotta su un francobollo e la più venduta automobile di ogni epoca, la famosa "Maggiolino". Nel 1938 Hitler decise che lo Stato avrebbe dovuto produrla ed ordinò al DAF, cioè alla manodopera gratuita, di costruire l'impianto, all'avanguardia per lo standard dell'epoca, a Fallersleben, attualmente un distretto Wolfsburg. Il DAF anticipò una parte del denaro necessario, ma il resto lo misero i cittadini con un prelievo forzoso dallo stipendio. Le automobili prodotte furono poche, in quanto la fabbrica venne quasi immediatamente convertita alla produzione di veicoli militari.
Il regime nazista non poteva ammettere alcuna forma di autonomia politica od economica entro i confini nazionali. Già nel 1933, in base al "Decreto dei pieni poteri" vennero abolite le tradizionali divisioni amministrative tedesche, i Länder, e sostituite da distretti politico - amministrativi altamente centralizati, i Gaue.
È importante notare che la concezione di "economia internazionale" del partito nazista era molto limitata. Come il termine "nazionalsocialista" della sigla NSDAP suggerisce, la motivazione primaria del partito era quella di incorporare le risorse internazionali all'interno del Reich con la forza, piuttosto che con il commercio (si confronti con il socialismo internazionale praticato dall'Unione Sovietica e con l'organizzazione per il commercio detta COMECON). Questo rende la teoria economica internazionale un fattore a supporto dell'ideologia politica, piuttosto che il piano centrale di una piattaforma, come è in molti partiti politici moderni.
Dal punto di vista economico, nazismo e fascismo sono collegati. Il nazismo può essere considerato un caso particolare del fascismo: il controllo completo del governo su finanza e investimenti (allocazione del credito), industria e agricoltura. Nonostante ciò, in entrambi i sistemi, il potere corporativo e i sistemi basati sul mercato per la formazione dei prezzi esistono ancora. Citando Benito Mussolini: "Il fascismo dovrebbe più appropriatamente chiamarsi corporativismo perché è una fusione tra Stato e potere corporativo".
Piuttosto che uno Stato che richiede beni alle imprese ed alloca le materie prime necessarie alla produzione (come nei sistemi socialisti e comunisti), lo Stato paga per tali beni. Questo permette ai prezzi di giocare un ruolo essenziale nel fornire informazioni sulla scarsità dei materiali, o nello specificare le richieste in termini di tecnologia e lavoro (compresa l'educazione per il lavoro specializzato) necessarie alla produzione dei beni. Inoltre, entrambi i partiti fascisti, in Italia e Germania, cominciarono come movimenti sindacali e crebbero fino a diventare dittature totalitarie. Questa idea venne mantenuta per tutto il tempo in cui tennero il potere, con il controllo statale usato come mezzo per eliminare il presupposto conflitto nelle relazioni tra dirigenza e forza lavoro.
Assieme all'industria che avrebbe operato in un sistema protetto da barriere doganali, al commercio svincolato dalle banche e dal regime aureo, anche l'agricoltura sarebbe stata regolata da ferree leggi in merito. Nello statuto programmatico del 1920, il punto 17 riguardava esplicitamente la questione agraria: "Sosteniamo una riforma agraria che si accordi ai nostri requisiti nazionali, e l'introduzione di una legge che espropri senza indennizzo i possidenti di qualsiasi terreno che sia necessario agli scopi comuni. L'abolizione degli interessi sui prestiti all'agricoltura e il divieto di tutte le speculazioni sulla terra." Era il principio del “Blut und Boden” (“Sangue e terra”) e del “Brot und Arbeit” (“Pane e Lavoro”) che vedeva nello stato il garante supremo della prosperità economica della nazione, della sicurezza lavorativa dei cittadini, dell’abolizione delle disparità salariali, del mantenimento della pace sociale, del giusto profitto degl’industriali, del controllo ferreo delle banche e delle finanze. Nel settembre del '33, venne emanata una legge mutuata dalla costituzione dell’antica Sparta, che regolava l'ereditarietà della terra. Con questa legge si stabiliva che i contadini dovessero possedere un appezzamento minimo di terreno che consentisse loro di vivere convenientemente, a prescindere da eventuali fluttuazioni del mercato, e stabiliva l'estensione minima del terreno. Il terreno offerto ai contadini a condizioni economiche assai vantaggiose (era possibile anche il riscatto a rate senza interessi maturandi) era ereditario ma inalienabile. Non si arrivò all’esproprio dei latifondi, né alla suddivisione dei terreni in lotti tutti di egual estensione, come fece Licurgo. Richard Walther Darré costituì poco dopo un ufficio che presiedesse all’intera politica agricola nazionale. Lo scopo del Reichnährstand era quello di conseguire la completa indipendenza alimentare della Germania e di mantenere i prezzi dei prodotti agricoli ad un livello tale da salvaguardare i profitti dei produttori senza privare i cittadini delle derrate alimentari indispensabili, e senza scendere al di sotto del minimo fabbisogno calorico individuale quotidiano.

Immagine

Cita:
Svastica con incisione Etrusca , Cavone (Grosseto) , Cava di tufo.



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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 01/04/2012, 19:53 
E dunque? Completiamo il discorso, così capiamo meglio la TUA idea, non quella di wikipedia, che ha tanti meriti tranne la garanzia di esattezza.

Come si può leggere dalla stessa enciclopedia, il "partito nazionalsocialista" ha solo una omonimia col "sindacato" austro-boemo. Il Fascismo nasce dai fasci di combattimento. Sindacato è un'altra cosa: questi movimenti al più possono avere pruriti populistici filo-operai (anzi, la stessa wikipedia parla di operaismo).

Sull'economia tedesca, beh, ci sono i resoconti di quando Hitler decise la guerra, parlando chiaramente di autarchia come inganno per coprire il riarmo e la militarizzazione della produzione.


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