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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 14/07/2018, 14:39 
E per forza col blocco alla pubblicità sul gioco d'azzardo gli hanno tolto parecchia pappa al maiale :)

Bene così, quando sto traditore sbraita vuol dire che la strada è giusta.

Cita:
Secondo i dati analizzati da Agimeg nel suo studio basato su dati della Nielsen, che non tiene conto però della spesa su search e social, ovvero su Google e Facebook, gli investimenti pubblicitari dell’industria del gaming (scommesse sportive, casinò, poker online, lotterie) sono stati nei primi 9 mesi dell’anno pari a 45,9 milioni di euro, in leggera crescita rispetto allo scorso anno (+1,8%) e principalmente utilizzati per gli spazi televisivi (l’85,7% per 39,4 milioni di euro). Secondo una stima di Agipronews, se si prendono in considerazione anche le sponsorizzazioni sportive, il giro d’affari sale a circa 200 milioni di euro. D’altronde, solo in Serie A, 11 squadre su 20 hanno accordi commerciali con società del settore del mondo delle scommesse.


fonte: http://www.engage.it/media/stop-spot-giochi-azzardo-business-da-200-milioni-di-euro/152800#uVhUH4WLOzxMdUh2.97


Cita:
Il Messaggero cita anche un potenziale impatto in termini di minore pubblicità e sponsorizzazioni dai giochi nel 2019 pari a circa 200 milioni, corrispondenti al 3,2% del mercato, di cui 70 milioni sulla TV, con un impatto del 50% circa per Mediaset, pari all’1,6% della raccolta lorda 2017.


fonte: http://www.startmag.it/economia/quanto-costera-a-mediaset-il-decreto-di-maio-contro-la-pubblicita-delle-scommesse-in-tv/



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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 14/07/2018, 14:44 
Ah, è per quello .... [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 14/07/2018, 14:47 
Secondo me si, sono bei soldoni con i quali si tiene a galla mediaset.



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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 14/08/2018, 06:07 
SPECIALE CETA: Il tribunale speciale: la legge non è uguale per tutti (parte 3)


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Pubblichiamo, a puntate, un approfondimento speciale dedicato al CETA, a cura del gruppo MoVimento 5 Stelle - EFDD in Parlamento Europeo
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Il CETA contiene la clausola ICS (Investors Court System) che consente agli investitori canadesi nell'UE - e agli investitori UE in Canada - di citare in giudizio lo Stato davanti ad un tribunale speciale con lo scopo di ottenere il risarcimento dei danni dovuti ad una normativa che lede i loro interessi e i loro diritti. La Vallonia ed altri enti locali del Belgio hanno fatto sì che la clausola ICS, sebbene prevista dal trattato, di fatto non possa venire applicata in tutta l'UE fino ad un imprecisato futuro. L'ICS si discosta solo in alcuni dettagli dalla versione consueta della clausola, nota come ISDS (Investor State Dispute Settlement). Il CETA non precisa la scadenza entro la quale il CETA Joint Committee dovrà dare attuazione pratica a numerosi di questi dettagli. Attraverso il meccanismo ISDS, presenti in vari trattati commerciali, le società private sono riuscite ad ottenere risarcimenti enormi in seguito a provvedimenti pubblici relativi soprattutto a protezione della salute e dell'ambiente.

Nè la clausola ISDS nè la clausola ICS impediscono alle autorità di adottare qualsivoglia provvedimento nell'interesse pubblico. Tuttavia le misure di pubblico interesse possono essere spesso tali da danneggiare gli interessi degli investitori stranieri e da far scattare la richiesta dei danni. Il solo rischio di dover pagare colossali risarcimenti è in grado di frenare ed annacquare le politiche pubbliche. La Commissione Europea sostiene che è necessario inserire nel CETA la protezione degli investimenti canadesi nell'UE - e degli investimenti UE in Canada - perchè essi portano lavoro e crescita economica: e dunque vanno incoraggiati.

ISDS, la madre dell'ICS
Nella generalità dei casi, la clausola ISDS consente agli investitori di citare in giudizio uno Stato e di chiedere un risarcimento in caso di:
-trattamento iniquo, discriminatorio
-esproprio indiretto
-esproprio diretto (nazionalizzazione)
I primi due concetti hanno contorni indefiniti, sfumati e suscettibili di interpretazioni tali da includere qualsiasi provvedimento pubblico in grado di danneggiare gli interesse di un investitore. Spesso la clausola ISDS consente di ottenere un risarcimento anche nel caso che un provvedimento pubblico faccia sfumare le "legittime aspettative" legate ai futuri guadagni di un investitore. Le cause relative alla clausola ISDS vengono giudicata da arbitri che fanno capo ad un'istituzione internazionale. Il più delle volte è l'International Centre for Settlement of Investment Disputes, istituito dalla Banca Mondiale proprio per dirimere le controversie sotto la clausola ISDS.
Di regola, gli arbitri sono tre (ciascuna parte in causa ne sceglie uno; il terzo viene nominato di comune accordo); il pubblico non ha accesso alle udienze nè agli atti processuali; l'esito della causa è noto, ma talvolta non è nota l'entità delle compensazioni; la richiesta di danni attraverso la clausola ISDS non impedisce agli investitori di intentare una causa parallela presso i tribunali nazionali ed in base alla legislazione nazionale.
Gli arbitri decidono senza tener conto della legislazione nazionale: tengono conto solo del testo del trattato internazionale in cui è inserita la clausola ISDS, che diventa così una legge al di sopra della legge.

Si scrive ICS, si legge ISDS
Nel 2014, UE e Canada hanno ritenuto concluso il negoziato per il CETA ed hanno reso pubblico un testo che conteneva la classica clausola ISDS. In seguito alle polemiche, la Commissione Europea ha riaperto le trattative con il Canada, rimpiazzando la clausola ISDS con la clausola ICS. Nel CETA, la clausola ICS (articolo 8.9 e seguenti) lascia completamente intatta la sostanza della clausola ISDS: la possibilità degli investitori stranieri di citare in giudizio lo Stato per ottenere risarcimenti in caso di trattamento discriminatorio, ingiusto, iniquo e in caso di esproprio ed esproprio indiretto.

Il trattamento "giusto ed equo"
Il risarcimento può scattare (articolo 8.10) qualora lo Stato tratti un investitore in modo discriminatorio, oppure in modo non giusto e non equo.
Nonostante lo sforzo di dare nel testo del CETA una precisa definizione del concetto di "giusto ed equo" trattamento, esso resta privo di confini sempre chiaramente delineabili, anche perché viene espressamente riconosciuta una cosa: il "giusto ed equo" trattamento può venir meno quando lo Stato "frustra" le "legittime aspettative" di guadagno che un investitore si é creato in seguito a "specifiche descrizioni" da parte dello Stato stesso (articolo 8.10.4). Non é nemmeno richiesto che le "descrizioni" in questione siano state fornite per iscritto. Oltretutto (articolo 8.10.3) il Ceta Joint Committee ha la possibilità di modificare la definizione di trattamento "giusto ed equo".

L'esproprio diretto e indiretto
L'ICS prevede (articolo 8.12 ed allegato 8-A) che vengano risarciti l'esproprio diretto e l'esproprio indiretto. L'esproprio diretto equivale alla nazionalizzazione. Dev'essere compensato con il prezzo di mercato che l'investimento aveva prima che la nazionalizzazione diventasse nota (articolo 8.12.2). Nello stesso modo va compensato anche l'esproprio indiretto, che si verifica (allegato 8-A, articolo 1.b) quando un provvedimento dell'autorità pubblica priva sostanzialmente un investitore dei fondamentali attributi di proprietà pur senza un formale passaggio di proprietà. In pratica, l'esproprio indiretto riguarda i provvedimenti che limitano i guadagni.
L'esistenza di un esproprio indiretto, stabilisce il testo, va valutata caso per caso (allegato 8-A, punto 2), tenendo conto "fra l'altro" (e quindi non esclusivamente) dell'impatto economico dei provvedimenti pubblici, della durata di questi provvedimenti, del loro oggetto, del loro scopo e del loro carattere. Una definizione di cui é veramente difficile precisare i limiti. I provvedimenti presi nel pubblico interesse danno luogo ad esproprio indiretto esclusivamente quando sono discriminatori o "manifestamente eccessivi" rispetto all'obiettivo (allegato 8-A, punto 3). Cosa è - e cosa non è - "manifestamente eccessivo"? Il concetto di esproprio indiretto contenuto nell'ICS non ha confini precisi e spalanca indefiniti orizzonti davanti alla conquista dei risarcimenti.

L'esiguo diritto a legiferare
In base all'ICS, gli Stati (articolo 8.9) "riaffermano" il loro diritto a legiferare per raggiungere legittimi obiettivi politici. L'analisi legale del CETA effettuata congiuntamente da alcune organizzazioni non governative stabilisce che si tratta di una formula meramente dichiarativa e non giudiricamente vincolante; essa costituisce solo una linea guida - non un principio inderogabile - per le decisioni degli arbitri.

Risarcimento danni, il passato e anche il futuro
La definizione che il CETA dà degli investimenti (articolo 8.1) é tale che, se la clausola ICS uscirà dal freezer, essa potrà essere usata dagli investitori canadesi nell'UE - e gli investitori UE in Canada - anche in relazione ad investimenti che già esistevano al momento dell'entrata in vigore del trattato. Poichè gli Stati UE (articolo 8.4) non possono limitare l'accesso al mercato agli investitori canadesi (e il Canada non può limitare l'accesso al mercato agli investitori UE), all'entrata in vigore della clausola ICS gli investitori canadesi potranno chiedere un risarcimento danni per le norme in quel momento già esistenti e tali da limitare il numero di imprese attive in un dato settore economico o le loro attività.
Se il CETA verrà ratificato, se se la clausola ICS entrerà in vigore e se poi l'UE o il Canada si ritireranno dal trattato, la clausola ICS (articolo 30.9.2) continuerà a proteggere per i successivi vent'anni gli investimenti effettuati durante il periodo di validità del trattato. Se la clausola ICS entrerà in vigore durante l'applicazione provvisoria del CETA (un'ipotesi che pare estremamente improbabile) e se poi il CETA decadrà perché non sarà possibile completare la ratifica, la clausola ICS rimarrà in vigore per i successivi tre anni (articolo 30.8).

Esiti paradossali in combinazione con la Brexit
In caso di ratifica del CETA e di entratta in vigore della clausola ICS, esiste la possibilità, ventilata anche da una ricerca del centro studi del Parlamento britannico, che gli investimenti canadesi in Gran Bretagna risultino protetti per i vent'anni successivi all'uscita della Gran Bretagna dall'UE. Analogamente, in caso di entrata in vigore dell'ICS durante l'applicazione provvisoria del CETA esiste la possibilità che gli investimenti canadesi in Gran Bretagna siano protetti dall'ICS per i tre anni successivi all'uscita della Gran Bretagna dall'UE.

Differenze fra ICS e ISDS
Se la classica clausola ISDS lascia alle due parti in causa la scelta degli arbitri, l'ICS prevede che le controversie vengano decise da tre arbitri estratti a sorte all'interno di un gruppo di 15 di cui cinque canadesi, cinque dell'UE e cinque di altri Paesi scelti congiuntamente da UE e Canada. Il curriculum degli arbitri deve essere pubblico; pubblico - in linea generale - anche il procedimento ed il verdetto. I giudici scelti per dirimere una controversia ICS sollevata da un investitore non possono essere stati in precedenza avvocati del medesimo investitore. Non viene loro impedito, tuttavia, di avere altri incarichi retribuiti. E' contemplato un processo d'appello. L'ICS vieta che il risarcimento danni sia così alto da risultare punitivo; vieta agli investitori di presentare ricorsi infondati e inconsistenti o più ricorsi su una stessa questione; vieta loro anche di rivolgersi contemporaneamente sia ai tribunali nazionali sia al meccanismo ICS. Però gli investitori non hanno alcun obbligo di rivolgersi ai tribunali nazionali: possono semplicemente scegliere la strada ritenuta più conveniente.

Nessuna scadenza tassativa per attuare varie "novità" che distinguono ICS da ISDS
Il CETA Joint Committee é incaricato di istituire il collegio di 15 arbitri (articolo 8.27.2), istituire il tribunale d'appello (articolo 8.28) e normarne il funzionamento (articolo 8.28.7). Tuttavia non sono previste scadenze tassative per questi compiti. Qualora il CETA Joint Committee tardi a nominare il collegio arbitrale, 90 giorni dopo l'avvio di una causa uno dei due contendenti (lo Stato o l'investitore) può chiedere che gli arbitri vengano scelti dall'International Centre for Settlement of Investment Disputes (articolo 8.27.17) 11) della Banca Mondiale. Inoltre l'ICS prevede che l'esito di una causa venga reso noto, ma non esplicita la scadenza entro la quale ciò deve avvenire.

La legge non è uguale per tutti
La clausola ICS (come peraltro la clausola ISDS) accorda a un investitore canadese in uno Stato UE maggiori diritti rispetto ad un investitore che ha sede nel territorio nazionale o in un Paese terzo. Solo l'investitore canadese, infatti, può chiedere i danni allo Stato qualora ritenga di non aver ricevuto un trattamento giusto ed equo o qualora ritenga di essere stato colpito da esproprio indiretto. Storicamente, alcuni tribunali arbitrali hanno interpretato in senso ampio il concetto di "giusto ed equo". Il trattamento dovuto agli investitori é stato inteso come il diritto "a un ambiente legislativo prevedibile", e dunque gli arbitri hanno spesso attribuito indennizzi in caso di introduzione di nuove leggi. Quanto all'"esproprio indiretto", una perdita economica è stata paragonata a un parziale esproprio subito dall'impresa, e dunque sono stati attribuiti indennizzi in seguito a cambiamenti normativi che hanno comparato maggiori spese per gli investitori.

(continua...)

Testo estratto dal wiki CETA di Dario Tamburrano e Tiziana Beghin.

Leggi anche:
SPECIALE CETA: Una riforma istituzionale nascosta (parte 1)
SPECIALE CETA: I siluri della cooperazione normativa (parte 2)
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Fonte



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SPECIALE CETA - Gli obblighi dei Governi rispetto alle attività economiche (parte 4)


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A cura di Dario Tamburrano e Tiziana Beghin, M5S Europa/EFDD

Pubblichiamo, a puntate, un approfondimento speciale dedicato al CETA.

CLICCA QUI per avere l'elenco completo.


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Un intero articolo del CETA - il numero 12 - è dedicato alla normativa nazionale e descrive i criteri cui dovrà obbedire la regolamentazione mantenuta in vigore o adottata in futuro a proposito di procedure e requisiti per ottenere autorizzazioni e idoneità relative a qualsiasi attività economica.

Lo scopo - in linea generale - é rendere possibile l'accesso al mercato in tutti i campi delle attività economiche: significa che non si possono, ad esempio, stabilire quote relative al numero degli operatori né pretendere che essi applichino determinati standard sociali ed ambientali e neppure richiedere che essi abbiano una specifica forma giuridica, tipo quella di organizzazioni non a scopo di lucro. Queste disposizioni si applicano anche quando i limiti all'accesso al mercato non comportano privilegi per gli operatori locali.

Sono esclusi dall'applicazione di queste regole solo i servizi che l'UE o uno Stato ha esplicitamente esentato dalla liberalizzazione (elencati nell'Allegato I) o su cui si é riservato il diritto di imporre misure più restrittive rispetto a quanto previsto dal CETA, e che sono elencati nell'allegato II.

Nell'insieme ingarbugliato delle esenzioni nessuno ha inserito, ad esempio, aa vendita delle armi da fuoco diverse dalle armi da guerra. Dunque nell'intero Canada e nell'intera UE requisiti e procedure per concedere una licenza di vendita di pistole, revolver e simili dovranno corrispondere a quelli stabiliti dal CETA.


Criteri fumosi

Gli Stati sono tenuti a far sì che le procedure e i requisiti per ottenere autorizzazioni e idoneità relativi ad attività economiche non siano arbitrari e siano invece chiari e trasparenti (due aggettivi variamente interpretabili), obiettivi (altro concetto dai confini incerti), stabiliti in anticipo (in anticipo rispetto a cosa?) e pubblicamente accessibili. Si tratta di concetti suscettibili di vaste quanto incerte definizioni: le grandi società possono sfruttare la nebulosità a loro vantaggio.

Requisiti e procedure dovranno inoltre essere il più semplici possibili e non dovranno causare alle attività economiche ritardi o complicazioni. La snellezza procedurale vale anche per l'autorizzazione di una centrale nucleare: diventa un valore assoluto grazie al quale le corporations possono ottenere l'approvazione dei loro progetti a detrimento di ogni altra considerazione, interesse pubblico compreso.

Il preambolo del CETA recita che il trattato preserva il diritto degli Stati a legiferare. Tuttavia questo diritto può essere interpretato come relativo esclusivamente ai settori per i quali il CETA non prevede obblighi.

L'articolo 28, dedicato alle eccezioni, sancisce che per quel che riguarda l'articolo 12 (normativa nazionale) nulla impedisce agli Stati di adottare norme necessarie per proteggere ordine pubblico, sicurezza pubblica, morale; vita e salute di persone, animali, piante (articolo 28.3.2). Anche il concetto di necessità, tuttavia, è interpretabile e può essere inteso in senso molto restrittivo.


(continua...)


Testo estratto dal wiki CETA di Dario Tamburrano e Tiziana Beghin.
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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 14/08/2018, 13:23 
Ma solo dei pazzi scatenati potrebbero volere un trattato del genere, quali sarebbero i vantaggi per i cittadini? NESSUNO. Che vergogna



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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 26/08/2018, 05:09 
SPECIALE CETA - Ambiente e lavoro? Il nulla (parte 7)


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A cura di Dario Tamburrano e Tiziana Beghin, MoVimento 5 Stelle Europa/EFDD

Pubblichiamo, a puntate, un approfondimento speciale dedicato al CETA.

CLICCA QUI per avere l'elenco completo.


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La Commissione Europea e la commissaria europea al Commercio Cecilia Malmström amano presentare il CETA come un accordo capace di modellare la globalizzazione grazie alle sue efficaci regole ("strong rules") per il rispetto dell'ambiente e per la protezione dei lavoratori.

In realtà i capitoli del CETA su ambiente e lavoro contengono dichiarazioni prive di effetti pratici, dal momento che manca un meccanismo in grado di farle rispettare: cosa implicitamente riconosciuta dal documento interpretativo approvato dal Consiglio UE insieme al trattato. Il documento infatti, all'articolo 10, dice che Canada ed UE si impegnano a rivedere presto i capitoli dedicati ad ambiente, sviluppo sostenibile e lavoro anche nell'ottica di fornire loro un'effettiva applicabilità. Il CETA contiene invece un potente meccanismo - la clausola ISDS-ICS - per far rispettare i diritti degli investitori.

Secondo le stime ufficiali UE, il trattato causerà prevedibilmente, nel breve periodo, la perdita di 167.000 posti di lavoro nell'UE stessa. Secondo uno studio indipendente i posti di lavoro perduti saranno ben di più.


Ambiente e sviluppo sostenibile

Gli articoli 22 e 24 del CETA sono dedicati, rispettivamente, a commercio e sviluppo sostenibile ed a commercio ed ambiente. Hanno in comune un linguaggio che comporta l'assenza di impegni vincolanti.

L'articolo 22 sullo sviluppo sostenibile contiene - in sostanza - il riconoscimento formale dell'importanza del tema. Istituisce a questo proposito meccanismi ed organi di cooperazione e discussione fra Canada ed UE, ma non specifica in cosa sfocerà il loro lavoro né quale valore esso avrà; non sono previsti né obblighi né incentivi per spingere i governi e gli investitori verso i principi dello sviluppo sostenibile.

Attraverso l'articolo 24, Canada ed UE affermano che é - testualmente - "inappropriato" incoraggiare il commercio o gli investimenti indebolendo le leggi sull'ambiente (24.5.1). I due punti successivi (24.5.2 e 24.5.3) specificano che le parti non devono indebolire le leggi ambientali e non devono evitare di rispettarle per incoraggiare il commercio e gli investimenti. Il concetto é ribadito dal paragrafo 9 del documento interpretativo che é stato approvato da Consiglio UE insieme al CETA. Secondo l'analisi dei testi commissionata da Greenpeace Germania, tuttavia, queste affermazioni possono essere utili per l'interpretazione del CETA ma non hanno in sé la forza del diritto, e non solo per la mancanza di un meccanismo sanzionatorio: "inappropriato" non significa "vietato" e in ogni caso la prova che una delle parti ha indebolito le norme ambientali per agevolare il commercio e gli investimenti potrebbe essere costituita solo da una dichiarazione in questo senso della parte stessa.

La sezione termina (articolo 24.16.1) con le frasi che escludono le infrazioni a questa parte del trattato sia dall'applicazione della clausola ISDS-ICS sia dal meccanismo di risoluzione delle controversie fra Stato e Stato contenuto nel CETA (quest'ultimo offre la possibilità di sanzioni o di compensazioni commerciali). Le eventuali dispute relative al rispetto dell'ambiente andranno trattate attraverso consultazioni (articolo 24.14) e attraverso un gruppo di esperti (articolo 24.15) incaricato di fornire una risposta scritta. Non sono previste sanzioni qualora gli esperti concludano che il Canada o l'UE hanno indebolito le leggi ambientali per agevolare gli scambi reciproci: cosa che pure il CETA vieta.

Per il resto, l'articolo 24 contiene affermazioni di principio (la protezione dell'ambiente é importante e produce benefici, 24.2) e riconosce il diritto delle parti a legiferare per proteggere l'ambiente in accordo con quanto previsto dal CETA (24.3): e il CETA contiene la clausola ISDS-ICS, in grado di far scattare il risarcimento dei danni qualora le politiche ambientali ledano gli interessi e i diritti degli investitori canadesi nell'UE (o degli investitori UE in Canada).


Energia

Il CETA non contiene articoli esplicitamente dedicati all'energia. Tuttavia l'articolo 8 del trattato (quello che comprende la clausola ISDS-ICS) é dedicato alla protezione degli investimenti, fra i quali vengono esplicitamente annoverate le concessioni per l'estrazione di risorse naturali (articolo 8.1.f.i). I combustibili fossili sono risorse naturali. Dunque la clausola ISDS-ICS può essere usata contro le politiche europee per ridurre le emissioni di gas serra, che entrano nell'atmosfera quando vengono bruciati combustibili fossili8). E' un siluro puntato anche contro le strategie UE per l'efficienza energetica e per il risparmio energetico.

Inoltre il CETA attribuisce alla cooperazione normativa fra Canada ed UE il compito (articolo 21.3.d) di contribuire al miglioramento della competitività industriale ricercando un approccio normativo neutrale dal punto di vista tecnologico. La produzione di energia é un'attività di tipo industriale.

Nel campo dell'energia, "neutralità tecnologica" significa impedire ai legislatori di effettuare scelte politiche che penalizzano fonti fossili, fonti rinnovabili, nucleare o che promuovono le fonti rinnovabili. Significa eliminare la possibilità di favorire le energie pulite a discapito di quelle che inquinano e che causano l'effetto serra.

Nell'autunno 2016 Wikileaks ha diffuso un documento dal quale risulta che l'esplicita applicazione all'energia del principio della neutralità tecnologica é emersa durante i negoziati per il TISA, l'accordo sugli scambi di servizi in corso di negoziazione segreta fra 23 membri dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, fra i quali l'UE che tratta a nome di tutti gli Stati membri.


Lavoro

L'articolo 23, dedicato a commercio e lavoro, ricalca quelli su ambiente e sviluppo sostenibile: riconosce formalmente l'importanza della protezione dei lavoratori (non viene impiegato il vocabolo "diritti"), sancisce il diritto delle parti contraenti a legiferare per garantire protezione ai lavoratori ed il loro dovere di non indebolire o aggirare gli standard relativi al lavoro per incoraggiare il commercio e gli investimenti. Istituisce organi di confronto bilaterali dedicati a questo tema, ma esclude le controversie relative alla mancata protezione dei lavoratori dal meccanismo di risoluzione delle controversie fra Stato e Stato o dall'applicazione della clausola ISDS-ICS (articolo 23.11). Le demanda invece (articolo 23.10) all'esame di un gruppo di esperti incaricato di fornire risposte scritte e privo della possibilità di comminare sanzioni.

Dunque il CETA assicura efficacemente la protezione degli investimenti (clausola ISDS-ICS) ma non é in grado di assicurare il rispetto di quanto esso stesso sancisce in materia di protezione dei lavoratori, i quali sono esposti a ripercussioni negative legate all'entrata in vigore di qualsiasi accordo di libero scambio: eliminati gli ostacoli agli investimenti (é uno degli obiettivi del CETA), gli investimenti stessi tendono ad insediarsi nel luogo in cui devono sopportare i costi minori, compresi quelli relativi alla manodopera.

Il Canada non ha mai ratificato la fondamentale convenzione 098 dell'ILO (l'agenzia delle Nazioni Unite che promuove il lavoro dignitoso), quella che sancisce il diritto alla contrattazione collettiva delle retribuzioni. La contrattazione collettiva (che generalmente permette di ottenere salari migliori) é invece riconosciuta ed applicata negli Stati UE.

Secondo le stime ufficiali della Commissione Europea, per effetto del CETA a breve termine sparirà nell'UE lo 0,069% dei posti di lavoro. Significa che 167.000 persone dovranno cercarsi una nuova occupazione. Uno studio indipendente valuta in 230.000 i posti di lavoro che verranno perduti nell'UE per effetto del CETA entro il 2023.

(continua...)


Testo estratto dal wiki CETA di Dario Tamburrano e Tiziana Beghin.
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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 21/02/2019, 01:19 
Ritorna il TTIP e minaccia le imprese italiane


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di Tiziana Beghin
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La Commissione Commercio del Parlamento europeo ha votato il mandato negoziale fra Unione europea e Stati Uniti. Siamo di fronte ad una nuova formulazione del TTIP dopo la pubblicazione dei due mandati negoziali della Commissione europea: uno su riduzione tariffe e l’altro sulla cooperazione regolamentare. A rischio sono la stabilità e il futuro delle piccole e medie imprese italiane.

In Commissione abbiamo votato con convinzione no. Non ci sono le condizioni politiche per negoziare: non sono stati rimossi i dazi sull’acciaio e alluminio e non esiste un chiaro impegno americano nel rimuovere tali dazi prima della fine dei negoziati. Trump deciderà inoltre che tipo di dazio applicare all’importazione di macchine e di componentistica e parti di auto, un settore che coinvolge principalmente piccole e medie imprese italiane nell’indotto.

Altro pomo della discordia è l’insistenza americana nel inserire l’agricoltura, inclusi gli OGM, nell’accordo negoziale. Nonostante le rassicurazioni del Commissario Cecilia Malmström l’Unione europea ha inserito, nell’elenco dei prodotti industriali, anche la pesca.

Per quanto riguarda l’accordo sulla cooperazione e l’utilizzo di standard per controlli e autorizzazioni d’esportazione, la nostra preoccupazione è che possa danneggiare il settore chimico e fitosanitario visto che non sapremo quali standard e quali certificati dovranno essere resi conformi e utilizzabili per l’esportazione. Gli Stati Uniti hanno una visione differente sui principi, come quello di precauzione, che tutelano i nostri consumatori e noi non possiamo cancellarlo perché permette il riconoscimento del diritto alla salute per 500 milioni di cittadini europei.

Mentre per gli Stati Uniti le auto costruite in Europa sono un pericolo per la sicurezza nazionale (una scusa per imporre dazi al 25%), l’Europa apre a un negoziato difficile e dagli esiti incerti. Riteniamo che il Consiglio debba prendersi una pausa. Prima rimuoviamo i dazi su acciaio e alluminio e poi ne riparliamo.
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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 21/02/2019, 13:31 
Bisogna resistere fino allle europee quando cambieranno tutte queste istituzioni marce e magari stralceranno per sempre queste oscenità.



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 Oggetto del messaggio: Re: TTIP Accordo Commerciale Transatlantico (USA - EU)
MessaggioInviato: 22/05/2020, 07:56 
TTIP: giù le zampe dal nostro cibo


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Un nuovo giro di vite è stato dato alla politica agricola in Europa. Stiamo parlando del trattato di libero scambio tra Stati Uniti e l’Unione europea (UE), meglio conosciuto con il nome di TTIP (acronimo per Transatlantic Trade and Investment Partnership), l‘ombra crescente dell’agro-alimentare che si estende dai campi al piatto. Come vampiri assetati di sangue, le multinazionali del settore sono in attesa di banchettare lucrosamente grazie a queste nuove misure di liberalizzazione commerciale.

Ma in cosa consiste il TTIP? Si tratta di un accordo negoziato in segreto per mesi, tenuto nascosto al pubblico [e conosciuto solo grazie a fughe di notizie. N.d.T], in attesa dell’approvazione del Parlamento europeo, e che al momento gode di una campagna di marketing. L’obiettivo è armonizzare verso il basso le legislazioni su entrambe le sponde dell’Atlantico, a solo vantaggio delle grandi aziende. Conseguenze: più disoccupazione, più privatizzazioni, meno diritti sociali e ambientali. In definitiva, i nostri diritti serviti al capitale su un piatto d’argento.

E per quanto riguarda agricoltura e cibo? Le aziende del settore, a cominciare da quelle di sementi, allevamento e mangimi, passando per la biotecnologia, per arrivare ai produttori di bevande e alimentazione umana, sono quelle che hanno esercitato le maggiori pressioni a favore del trattato, superando persino le lobby farmaceutica, automobilistica e finanziaria. La posta in gioco è importante per multinazionali come Monsanto, Kraft Foods, Coca Cola, Unilever, Bacardi-Martine, Nestlé, Cargill. Su 560 incontri consultivi della Commissione europea per l’approvazione di detto trattato, il 92% è stato realizzato con gruppi di aziende, il resto con i gruppi di interesse pubblico, come indica una relazione del Corporate Europe Observatory.

Se il trattato di libero commercio tra Stati Uniti e Unione europea dovesse essere approvato, quale ne sarebbe l’impatto sulle nostre tavole?


Ancora più OGM (Organismi Geneticamente Modificati)

L’ingresso massiccio di OGM in Europa sarà una realtà. Anche se oggi importiamo già un numero considerevole di alimenti geneticamente modificati (basti pensare in particolare ai prodotti per il bestiame e ai molti prodotti trasformati contenenti derivati della soia e del mais transgenici, come lecitina, olio e farina di soia, sciroppo e farina di mais) l’approvazione del TTIP comporterà un aumento di tali importazioni, specie delle prime, con l’ingresso di OGM attualmente non autorizzati dall’Unione europea.

Bisogna tener conto del fatto che la legislazione negli Stati Uniti è molto più permissiva di quella europea, sia per quanto riguarda le tecniche colturali che per quanto riguarda la commercializzazione degli OGM. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’etichetta che identifica un alimento come geneticamente modificato non esiste, a differenza dell’Europa dove, nonostante le limitazioni, la legislazione, almeno teoricamente, impone questa identificazione. Inoltre, nell’Unione europea viene coltivato un singolo alimento transgenico per scopi commerciali: il mais MON 810 della Monsanto, nonostante l’impatto ambientale negativo di quest’ultimo che contamina altri campi di mais, tanto convenzionale che biologico. L’80% della produzione è concentrata in Aragona e Catalogna, mentre la maggior parte dei paesi europei l’ha vietato. Negli Stati Uniti, al contrario, la percentuale di questa coltivazione è molto più alta. Ecco perché l’Europa rappresenta una torta allettante per multinazionali come Monsanto, Bayer, Syngenta, Dupont, e il TTIP può trasformare tutto questo in realtà.


Maiale, manzo e latte agli ormoni

Il veto a carne e prodotti derivati da animali trattati con ormoni e tecniche per la velocizzazione della crescita, finora vietati in Europa, sarà revocato, così come quello sull’uso di tali sostanze, con l’effetto che ne deriverà sulla nostra salute.

Negli Stati Uniti, a suini e bovini possono essere prescritti farmaci come la ractopamina, utilizzata come additivo alimentare per ottenere una accelerazione della crescita ponderale dell’animale e maggior vantaggio finanziario per l’industria del bestiame. Nell’UE, l’utilizzo di questo prodotto e l’importazione di animali trattati con lo stesso sono vietati, così come in altri 156 paesi, tra cui Cina, Russia, India, Turchia, Egitto, paesi nei quali i dati disponibili sono considerati insufficienti a escludere rischi per la salute umana. Altri 26 paesi, come Stati Uniti, Australia, Brasile, Canada, Indonesia, Messico, Filippine, invece lo permettono.

Lo stesso scenario si presenterà con l’utilizzo della somatotropina bovina, un ormone somministrato principalmente alle vacche da latte per aumentarne la produttività e ottenere tra il 10 e il 20% di latte supplementare. Tuttavia, gli effetti collaterali associati al suo utilizzo su animali (infiammazione della mammella, aumento dell’ormone della crescita…) sono numerosi, così come quelli sugli esseri umani (alcuni studi lo collegano ad un aumento del rischio di tumori della mammella o della prostata, e alla crescita di cellule tumorali). Ecco perché l’Unione europea, il Canada e altri paesi ne proibiscono l’uso e l‘importazione,al contrario di altri paesi, e in particolare gli Stati Uniti. Tra l’altro, l’azienda americana Monsanto, numero uno nel campo delle sementi geneticamente modificate, è l’unica sul mercato a commercializzare questo ormone, sotto il nome commerciale di Posilac. Che coincidenza.


Polli al cloro

La carne di pollo “disinfettata” con il cloro arriverà anche nei nostri piatti. Se in Europa si utilizza un sistema di controllo preventivo delle malattie del pollame, a partire dall’allevamento attraverso tutte le fasi, compresa quella della macellazione, fino alla commercializzazione, gli Stati Uniti hanno scelto di ottimizzare i costi abbassando gli standard di sicurezza alimentare. Così, il pollame allevato e macellato viene sterilizzato solo alla fine della catena, mediante immersione in una soluzione chimica antimicrobica generalmente a base di cloro. In altre parole, gli si fa un “bagno di cloro”, punto. Così i polli sono “puliti”, senza batteri, ben clorurati e il trattamento è molto più conveniente. Ancora una volta, tutto per soldi.

Ma quali conseguenze tutto questo può avere sulla nostra salute? A partire dal 1997, l’ingresso nella UE del pollame nordamericano è stato vietato, a causa di questi trattamenti e del pericolo che residui di cloro o altre sostanze chimiche usate per la disinfezione possano persistere nella carne che andremmo a mangiare. L’industria dell’allevamento nordamericana sostiene che questi trattamenti permettono di eliminare i microrganismi patogeni. Tuttavia le infezioni non solo non diminuiscono in modo significativo ma, peggio ancora, l’uso continuato di disinfettanti può, alla fine, generare ceppi di microrganismi resistenti.

Ci viene detto che gli standard di sicurezza alimentare nordamericani sono i più sicuri. Le ricerche non indicano la stessa cosa, visto che negli Stati Uniti ogni anno una persona su quattro, cioè 76 milioni di persone, si ammala a causa di malattie causate dal consumo di cibo. Di questi milioni di persone, 325.000 vengono ricoverati, e 5.000 muoiono. Gli esperti sottolineano come la maggior parte dei casi si sarebbe potuta evitare con miglioramenti nel sistema di controllo alimentare. Ciascuno tragga le proprie conclusioni.

È giunto il momento di dirlo chiaro e forte al TTIP: giù quelle zampe sporche dal nostro cibo!

*Traduzione di Giuseppina Vecchia per Pressenza.
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