Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 2166 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 97, 98, 99, 100, 101, 102, 103 ... 145  Prossimo
Autore Messaggio

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 6984
Iscritto il: 10/01/2009, 13:06
Località: Barletta
 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 24/03/2018, 13:26 
Ufologo 555 ha scritto:
Immagine

(Birmingham) Negli Stati Uniti, quella del trattamento da riservare ai veterani di guerra, è una questione aperta da tempo, e non bisogna certo scomodare film come Rambo o American Sniper per capire quanto il ritorno alla vita civile possa essere traumatico.


http://www.occhidellaguerra.it/veterani-america-trump/

A pensare che a me non mi permettono di entrare in Aeroporto (se non telefonando dall'ingresso, qualcuno che conosco)!
Una volta avevo il "Pass" ma con la scusa del terrorismo poi l'hanno tolto a tutti!
Che razza de Paese ..............! (Dopo 34 anni di servizio!) [8)] [xx(]


Cita:

USA DA PAZZI - LA STRAGE DEI CIVILI AFGHANI NON È STATO UN INCIDENTE: UN SOLDATO AMERICANO SU 5 SOFFRE DI GRAVI PROBLEMI MENTALI - I SUICIDI SONO ALL’ORDINE DEL GIORNO, IN MOLTI VENGONO RIMANDATI A CASA SENZA ESSERE STATI CURATI E FINISCONO A FARE I BARBONI - CI SONO 400 PSICHIATRI PER 400 MILA MILITARI PSICOLABILI - OGNI GIORNO NEGLI STATI UNITI 18 VETERANI SI UCCIDONO. IN UN MESE MILLE TENTANO DI FARLO, SUPERANDO DI GRAN LUNGA I MORTI SUL CAMPO…


http://m.dagospia.com/usa-da-pazzi-un-s ... sono-36574




Cita:


Usa: raddoppia il numero di ex soldati tra i senza tetto

STAMPA ESTERA - Se c’è una cosa che la guerra del Vietnam ci ha lasciato in eredità è una generazione di veterani, traumatizzati dalla guerra e negletti da un sistema che li ha allegramente usati per i propri scopi per poi lasciarli a al loro destino



http://www.rai.it/dl/tg3/articoli/Conte ... ee450.html


Gli articoli sono un pò vecchi ma non penso che la situazione sia migliorata...


Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 6984
Iscritto il: 10/01/2009, 13:06
Località: Barletta
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 27/03/2018, 01:43 
Cita:

Studiosi svelano la causa dell’epidemia di eroina in USA


Gli oppioidi continuano a diffondersi in USA a causa dell’aumento della disoccupazione, dei problemi famigliari e dell’incertezza economica in diverse regioni del paese. È stato dichiarato in un articolo dell’American Journal of Preventive Medicine.

"Bisogna occuparsi velocemente del problema. Non può essere risolto pompando naloxone e ossicodone nelle vittime. Gli oppiacei non sono solo droghe, ma sono un sintomo di problemi economici e sociali molto più gravi" ha dichiarato Shannon Monnat dell'Università del Michigan ad Ann Arbor, negli Stati Uniti.

Come ha dicharato Shannon Monnat gli oppioidi sono molto diffusi in quelle regioni dove gli abitanti incontrano ogni giorno sempre più difficoltà. Specialmente per chi non ha ricevuto un istruzione superiore.

Negli ultimi dieci anni gli attivisti sociali e successivamente anche politici di alto livello hanno iniziato a parlare apertamente della nuova epidemia di tossicodipendenti negli Stati Uniti. Secondo diversi studiosi la crisi è dovuta alla diffusione non controllata di ossicodone e altri antidolorifici a base di oppioidi che i dottori, con la complicità delle case farmaceutiche produttrici, prescrivono ai pazienti con malattie croniche.

Quando le autorità se ne sono rese conto hanno ridotto la disponibilità di questi antidolorifici oppioidi, il che ha portato gli amanti di queste sostanze a passare al consumo di analoghi "da strada", come eroina, morfina e altri oppioidi sintetici. La cosa ovviamente ha portato a un netto aumento dei morti da overdose. Solo negli ultimi 10 anni sono morti più di 500 000 americani. Come osserva Monnat oggi nella società americane a nella stampa, grazie ai dirigenti nella Casa Bianca, è emersa l'opinione che il problema interessa praticamente tutti gli stati e tutti i livelli sociali. Gli studiosi hanno verificato se fosse davvero così. Per fare questo, hanno raccolto statistiche sul numero di morti da oppiacei in diverse città e stati e lo hanno confrontato con i problemi che interessano i residenti di questi luoghi.

Analizzando i cambiamenti economici e sociali nelle regioni interessate dal problema negli ultimi 10 anni hanno scoperto che il numero dei tossicodipendenti e le morti da overdose è aumentato li dove la situazione è peggiorata di più.

Quindi, un'immagine simile è stata vista negli stati del nord-est del paese, dove i vecchi centri industriali e le miniere di carbone sono in uno stato di declino. La stessa cosa è accaduta nel nord della California e in alcuni stati del sud del paese dove la depressione economica regna da più di 10 anni. Più alto è il livello di disagio economico, più emergono problemi sociali e divorzi, più spesso la gente del luogo muore a causa della droga.

Tutto questo, secondo Monnat, afferma che l'epidemia degli oppiacei non può essere sconfitta "con la forza", distruggendo grandi quantità di droghe e arrestando i loro fornitori. Per eliminarlo, è necessario affrontare problemi sociali ed economici che spingono le persone verso la droga, fornendo loro condizioni di vita decenti, un lavoro e aiuti per rafforzare le famiglie, concludono gli studiosi.


https://it.sputniknews.com/mondo/201803 ... roina-usa/


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 31/03/2018, 18:46 
[:291] ... Adesso che anche Putin si allea con loro, come la METTIAMO? Tutto bene? [:291]




Immagine
“Stiamo lavorando per passare da un accordo annuale a un accordo di 10-20 anni”; ad affermare queste parole, con riferimento ai contatti tra Russia ed Arabia Saudita in campo energetico, è il principe ereditario saudita Mohamed bin Salman, nel corso del suo viaggio negli Usa. La trasferta all’estero del nuovo uomo forte di Riyadh, appare una vera e propria “campagna” volta a presentare il proprio paese all’estero alla ricerca di appoggi economici e politici dopo le ultime gravi defezioni compiute soprattutto in medio oriente, dove le fallimentari campagne nello Yemen e la non riuscita dell’embargo al Qatar, hanno creato gravi conseguenze su ogni fronte per il regno wahabita. Potrebbe, a prima vista, suonare strano come l’annuncio sopra citato sia stato effettuato a New York, davanti ad una platea formata da investitori statunitensi; in realtà, il tutto forse non è stato un caso: Riyadh tiene a sottolineare la prosecuzione di una doppia linea politica, nella quale c’è spazio sia per le strette relazioni militari con gli Usa e sia, dall’altro lato, per importanti accordi economici con la Russia.
La collaborazione tra Riyadh e Mosca sorta nel 2016

Il 2014 è stato un anno nero per tutti i paesi produttori di petrolio; in quei mesi infatti, si è assistito al crollo vertiginoso del prezzo del greggio, provocando gravi buchi di bilancio nelle casse di chi ha da sempre puntato sull’esportazione di questa preziosa materia prima per la propria economia. In tal senso, la Russia e l’Arabia Saudita hanno avuto il medesimo danno e dunque anche il medesimo interesse a correggere la situazione; è per questo che nel 2016 i due paesi sono stati tra i principali promotori per un accordo, valevole per il 2017, volto a limitare la produzione ed a bloccare la discesa del prezzo del petrolio: tale compromesso è stato sottoscritto dai paesi Opec, di cui fa parte l’Arabia Saudita, ed altre dieci nazioni produttrici, tra cui la Russia.

Il successo di questa operazione ha fatto sì che proprio Riyadh e Mosca abbiano spinto nuovamente per un rinnovo dell’accordo, il quale è stato prorogato per tutto il 2018; a New York, Mohamed bin Salman si riferiva per l’appunto a questo contratto: vista la buona riuscita nel 2017 e nell’anno corrente della politica di riduzione della produzione, adesso tra Russia ed Arabia Saudita potrebbero sorgere non più accordi annuali, bensì pluriennali. Su Arab News, nei giorni scorsi, con riferimento al discorso del principe ereditario saudita, si è parlato di contratti ed accordi decennali pronti ad essere siglati tra la federazione russa ed il regno dei Saud, con la prospettiva quindi di un patto tra i due paesi destinato ad influenza a lungo termine le politiche sul petrolio a livello internazionale; una vera e propria rivoluzione nel settore, resasi necessaria specialmente dopo l’approdo sul mercato del petrolio e del gas statunitense ricavato con la tecnica del fracking.
La “doppia politica” saudita

L’accordo annunciato a New York da Mohamed bin Salman, di certo alla Casa Bianca potrebbe aver fatto fare qualche sobbalzo di troppo sulla sedia a diversi collaboratori di Trump; l’immagine di Riyadh come fedele alleato americano nella regione, specialmente con l’avvento della nuova presidenza, appare sempre più consolidata: soltanto nel mese di maggio del 2017, quando Trump ha scelto proprio Riyadh come prima visita ufficiale all’estero, Arabia Saudita ed Usa hanno siglato un accordo da 141 miliardi di Dollari per la fornitura e la vendita di armi al regno wahabita. In realtà, già dallo scorso ottobre la scenario è apparso cambiato: l’anziano Re Salman, nonostante una salute non certo delle migliori, si è scomodato viaggiando fino a Mosca diventando così il primo monarca saudita a visitare la capitale russa; in quell’occasione, sono stati siglati numerosi contratti energetici e, inoltre, sono state poste le basi per il rinnovo dell’accordo sul petrolio tra i due paesi e quelli dell’Opec.

Tra Russia ed Arabia Saudita, il dialogo è anche militare: da Mosca a breve dovrebbero arrivare nel regno wahabita le prime batterie del sistema difensivo Su-400 ordinate dai Saud; una politica giocata sui due fronti quindi, con Riyadh che conferma l’alleanza con gli Usa ma, al tempo stesso, è mossa da vitale interessi energetici e politici a trattare con la Russia. Una politica a cui evidentemente Mohamed bin Salman non vuole affatto rinunciare, tanto da parlare di prossimo accordo decennale proprio a New York, la stessa città dove ha sede la borsa candidata ad ospitare Saudi Aramco, il colosso petrolifero dei Saud che a breve dovrebbe vedere l’immissione nei mercati azionari del 5% del suo capitale

http://www.occhidellaguerra.it/larabia- ... decennali/



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 01/04/2018, 15:07 
Immagine
Connettere tutto a tutto, come in un gigantesco sistema nervoso ‘armato’. Dagli F-35 in aria, a cacciatorpediniere e portaelicotteri sul mare, ai mezzi corazzati sulla terra fino ad ogni dispositivo nelle tasche di ogni uomo di truppa coinvolto in operazione. L’obiettivo delle forze armate USA per affrontare le guerre di domani è creare un sistema di interconnessione basato sul concetto nervoso ‘cefalopode’:per permettere ad ogni mezzo schierato in campo di ottenere e condividere ogni tipo d’informazione logistica con ogni altra unità coinvolta.

I vertici dell’Aeronautica Militare, della Marina, dell’Esercito e del Corpo dei Marines stanno convergendo insieme su una visione comune del futuro dominio militare, collegando ogni risorsa sul campo di battaglia globale. Ogni arma, veicolo e dispositivo saranno connessi per condividere dati preziosi e permettere la costante consapevolezza dello ‘stato missione’, dei progressi e delle perdite, dei movimenti del nemico o delle minacce incombenti. L’effetto che ne sortirà sarà: un sistema nervoso ‘cephapoloidal‘ – il sistema nervoso più complesso di tutti gli invertebrati, noto per la sua estrema reattività e fellisibilitaà – che dispone delle armi più sofisticate del mondo.

Questo piano congiunto, ad ora classificato, è trapelato dalle parole spese da alcuni vertici delle forze armate Usa, primo tra i quali il Capo di Stato Maggiore dell’USAF David Goldfein, che citando i progressi raggiunti dalle auto autonome Tesla di Elon Musk, ha comunicato di aver “raffinato” i suoi piani per l’Aeronautica riguardo “la creazione di quella che sarà la prossima strategia militare congiunta”; “Se una Tesla è diretta in fondo alla strada e colpisce una buca, ogni Tesla che è dietro a lei eviterà immediatamente la buca.”– questo lascia intuire l’obiettivo di salvaguardia delle unità dispiegate in operazione.

L’idea sembra prendere in prestito il concetto di “network centric warfare” che ha catturato l’immaginazione militare più di dieci anni fa. Ma ciò che i vertici militare oggi sembrano descrivere è accenna ad un disegno più ampio per ordine di grandezza, con lo scopo ultimo di ottenere operazioni meglio coordinate, più veloci e più letali in aria, terra, mare, spazio e cyberspazio.

Il futuro quindi prevederebbe i Joint Strike Fighter F-35, con le loro capacità stelath che penetrano nello spazio aereo nemico e trasmettono le informazioni incamerate con i loro sofisticati sensori ai cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, che lanciano i loro missili da crociera sul bersaglio; i tank Abrams che sbarcano dagli hovercraft conoscono già lo stato dei fatti e avanzano in profondità mentre i SEAL già vengono esfriltrati con le informazioni che hanno ‘ottenuto’ sul campo, mentre gli AWACS fanno da piattaforma di trasmissione e monitorano i droni RQ-4 Global Hawk che analizzano nuovamente il campo di battaglia.
Una dimostrazione del possibile

L’Air Force Science Board sta lanciando uno studio su come controllare una gruppo di oggetti, alcuni nell’aria, alcuni in mare, altri sulla terra, alcuni pilotati da umani, altri in remoto e altri completamente autonomi. La Marina del frattempo ha dimostrato come un F-35B possa trasmettere in tempo reale i dati per permettere ad un cacciatorpediniere classe Ticonderoga di lanciare un missile SM-6 ERAM (Extended Range Active Missile) attraverso il sistema Aegis, e abbattere un’unità aerea ‘nemica’. Tale connessione è già stata teorizzata a livello più alto nel programma che prevede l’utilizzo della piattaforma F-35 come ‘intercettore’ di missili balistici lanciati dalla Corea del Nord.

Anche l’US Army e l’USMC stanno investendo molto del denaro dei loro budget per trovare il modo migliore per collegare ‘everything with everything’ sul campo di battaglia. Un programma dell’Esercito chiamato Internet of Battle of Things verrà condotto da ricercatori dell’università dell’Illinois, l’università del Massachusetts, e divisioni di ricerca e sviluppo proveniente dalla Silicon Valley. Anche i Marines stanno già conducendo esperimenti in questo senso; ne abbiamo già parlato nel approccio alle nuove strategie esibite nelle esercitazioni anfibie svolte a Camp Pendleton : dove robot interconnessi tra loro hanno dimostrato come potrebbero essere i D-Day di domani.
Le preoccupazioni sull’A.I. armata

Nonostante il fascino che trasmettano queste prospettive futuristiche, condiviso da molti vertici dello Stato Maggiore, altre personalità di alto livello della Difesa continuano a diffidare dai progetti altamente tecnologici che prevedono ‘macchine’ onniscienti alla guida delle forze armate che finirebbero per dipenderne irreversibilmente. Si fa infatti continuamente riferimento, quando si parla in scala ridotta di Intelligenza Artificiale (A.I.) integrata nelle nuove categorie di armamenti quali droni e robot armati, a ‘cyborg killer‘ che fanno eco a Terminator: entità che potrebbero ritorcersi contro i loro ‘padroni’. Gli osservatori del Dipartimento della Difesa sono sempre pronti a rammentare agli ottimisti del progresso che la politica ufficiale è sempre quella di mantenere gli umani al vertice del circuito di comando e controllo, supervisionando e conservando il potere di veto rispetto alla decisione di prendere in ultima istanza. Nessuno vuole ritrovarsi alle prese con situazioni che riportino a cult-movie anni ’80 come War Games (sopratutto ora che la Guerra Fredda sembra riscaldarsi), ma l’intelligenza artificiale giocherà un ruolo di supporto sempre più importante nell’indicare a comandanti e operatori come concepire e analizzare ciò che sta accadendo sul campo di battaglia: che sia in aria, in mare, sulla terra o nello spazio. In un futuro che prevede l’impiego sempre maggiore di unità armate autonome o pilotate in remoto, munizioni intelligenti e ordini impartiti via tablet da pochissimi operatori in prima linea, è complesso ipotizzare il limite da non superare per non permettere alle ‘macchine’ di essere più influenti dell’uomo nel decidere come condurre una guerra;ma è comunque questa la direzione che le forze armate degli Stati Uniti stanno prendendo, e sembrano muoversi con determinazione e grande velocità.

http://www.occhidellaguerra.it/lesercit ... re-domani/



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 22325
Iscritto il: 08/07/2012, 15:33
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 01/04/2018, 15:14 
milioni di disoccupati in arrivo anche nel settore militare :) Ma si sa questi militari fannulloni del sud che non vogliono lavorarehhhh...



_________________
la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
Top
 Profilo  
 

Stellare
Stellare

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 13915
Iscritto il: 03/12/2008, 20:45
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 01/04/2018, 20:50 
Come si fa a non riconoscere che gli usa pensano solo ad armarsi con armi di offesa!. [:296]


Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 01/04/2018, 21:12 
Certo che hai una ..."furbizia"!!!!
E' logico che una grande potenza si premuri ...... [^]



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 18/04/2018, 13:14 
Grazie ad Obama! [:o)]




Mancano piloti e altro personale. A rischio il volo dei caccia Usa


Il report del Gao (Government Accountability Office) sul numero dei piloti impiegati nelle Forze Armate Usa è impietoso: dal 2012 al 2017 il divario tra i piloti richiesti e quelli effettivamente impiegati è aumentato sino al 27%. In particolare è stato calcolato, lo scorso novembre, che per garantire un servizio efficace l’Usaf abbisogna di 20 mila piloti compresi quelli di Ang (Air National Guard) e Riserva e che il loro effettivo numero in questo momento sia inferiore di 2 mila unità, abbastanza per minacciarne il mantenimento dei requisiti di prontezza operativa.

Dall’anno fiscale 2006 al 2013, sempre secondo il Gao, la componente in servizio attivo dell’Air Force ammontava ad un fisiologico 92% dei posti richiesti, anzi, nel 2011 addirittura il personale era in sovrannumero arrivando al 104%, ma a cominciare dal 2014 mentre i ruoli di servizio attivo cominciarono ad invertire la tendenza rispetto al 2006 ed andarono aumentando, non ci fu un parallelo aumento del personale di volo, anzi, questo continuò a diminuire arrivando, nell’anno fiscale 2017, a raggiungere 1005 piloti in meno rispetto ai 3750 richiesti, ovvero il 27%. Per fare un paragone nel 2006 il divario era di soli 192 piloti pari al 5% del totale.

Problema che affligge non solo l’Usaf ma anche la Us Navy ed i Marines. Per la Marina Usa nel 2013 il divario ammontava solo al 12% pari a 57 piloti mentre nei successivi quattro anni questi andava aumentando vertiginosamente attestandosi sui livelli dell’Usaf con il 26% pari a 136 piloti. Per l’Usmc la situazione, se possibile, è ancora peggiore dato che tra il 2006 ed il 2007 ci fu un’impennata nella richiesta di ruoli di servizio attivo passando da 1050 piloti sino a 1600, ma non ci fu un parallelo aumento del personale incamerato: così il divario, che prima era solo del 6%, schizzò al 36% in un solo anno, per poi attestarsi intorno a circa le stesse percentuali delle altre Forze Aeree (24%) ma solo perché cominciò a diminuire la richiesta di personale in servizio attivo.
Se un divario intorno al 5/10% può essere considerato fisiologico, uno del 27%, ovvero quasi un terzo del totale, è da considerarsi un serio problema per le operazioni di volo. Per fare un esempio l’Usmc considera le unità con meno dell’85% di personale attivo come “unhealthy”, malsane; l’Us Navy ricorda invece che non può considerare operativi i propri stormi imbarcati se non può equipaggiarli di personale al completo e l’Usaf parimenti ha ribadito al Gao che unità con meno del 100% di ruoli occupati sono da considerarsi comunque “sotto organico”.
L

e tre armi aeree fanno però sapere che, sebbene non riescano a riempire tutti i ruoli attivi, comunque garantiscono che tutti gli stormi schierati in operazioni sono perfettamente in organico, ma questo ha un prezzo da pagare: i turni di servizio dei piloti vengono allungati oltremisura, gli stessi piloti vedono aumentare il numero dei turni durante l’anno, e vengono prelevati piloti da altri stormi per “tappare i buchi”, il tutto quindi si traduce in un aumento del carico di lavoro per il personale.

Carico di lavoro che ovviamente va ad inficiarne l’efficienza, anche psicologica: trattenere in operazioni i piloti più frequentemente e più a lungo causa instabilità nelle famiglie e quindi porta all’insoddisfazione per la propria carriera, causando a sua volta un’emorragia di piloti verso gli impieghi civili al termine della ferma.

Particolare poi da non sottovalutare è che il minor numero di piloti a disposizione e quindi il conseguente maggior impiego riduce il tempo che questi possono mettere a disposizione delle nuove leve per addestrarli ulteriormente al termine della scuola di volo ed inoltre va ad intaccare il numero di piloti con qualifiche speciali dovendo fare da “tappabuchi” ove richiesto.

Senza considerare che l’aumento della lunghezza dei turni operativi provoca anche l’aumento dell’usura delle macchine, la maggior parte delle quali hanno già parecchi anni alle loro spalle, quindi sempre meno stormi riescono ad averne di efficienti ed in condizioni “operative”.

Tutto questo è frutto sia di politiche sbagliate sia di un fisiologico ridimensionamento delle forze aeree post Guerra Fredda. Se nel 1989 esistevano 134 stormi da caccia, nel 2017 il numero è sceso a 55, la politica di tagli alla Difesa voluta da Obama nel 2013, poi, con incentivi affinché i piloti chiedessero il congedo anticipato, ha contribuito a peggiorare ulteriormente la situazione.
Questa situazione generale, che non è solo limitata alle forze aeree, fa capire perché la nuova amministrazione abbia rilanciato l’intero settore della Difesa o stia cercando di farlo, con nuovi finanziamenti e nuovi programmi: proprio l’Usaf dovrebbe infatti vedere aumentati i propri stormi da 55 a 58 entro breve tempo, ma per il momento la situazione risulta, se non drammatica, di difficile gestione.

Bisogna infatti considerare che i piloti “persi” non sono immediatamente recuperabili dato che la loro formazione, oltre a costare al contribuente Usa dai 3 agli 11 milioni di dollari a pilota, costa in termini di tempo: 5 anni per diventare pronto al combattimento. Quindi se partisse ora una campagna di arruolamenti massiccia gli effetti si vedrebbero solamente nel medio/lungo periodo e, considerando tutta la gamma di operazioni in cui le Forze Armate Usa sono coinvolte, vorrebbe dire continuare a sfruttare oltre l’inverosimile la propria forza lavoro.

L’Usaf pertanto cerca di correre ai ripari con incentivi sullo stipendio: il bonus per la ferma è passato dai 125 mila dollari l’anno del 2006 ai 455 mila del 2017 ma a quanto pare non è bastato per fermare l’emorragia, proprio per le dure condizioni di lavoro.

Per dare un ulteriore quadro della situazione in cui versa basti pensare che, mentre nel 1980 un pilota di F-16 avrebbe avuto a disposizione due team di personale di terra prima di ogni volo, uno “in hangar” ed uno sulla pista di decollo, e, al suo arrivo in un’altra base, avrebbe trovato team diversi adibiti per gli stessi compiti, ora deve fare affidamento sullo stesso personale: sono infatti gli stessi uomini ad effettuare i controlli pre volo e a catapultarsi sulla pista per levare gli spinotti di sicurezza dell’armamento del velivolo, e sono sempre gli stessi che, prendendo un aereo da trasporto, seguono, anzi, devono anticipare il caccia nel suo aeroporto di destinazione per effettuare tutti i controlli del caso al suo arrivo.

Si aggiunge inoltre, come corollario alla già citata obsolescenza dei velivoli che richiedono maggior manutenzione, la difficoltà per i piloti a mettere insieme le ore di volo per mantenersi “combat ready”, ma questo è un problema solo per gli Usa: anche da noi, nel nostro piccolo, si vola sempre di meno per via dei tagli ed i nostri piloti approfittando di ogni occasione possibile per racimolare ore di volo.

Se a questo sommiamo anche il fatto che un pilota deve occuparsi di questioni burocratiche che prima venivano svolte da altro personale d’ufficio, il primo ad essere tagliato dalla scure della riduzione delle spese per la Difesa Usa, capiamo bene perché oggi si preferisca letteralmente scappare dall’Usaf o dalla Us Navy per entrare nella linee aeree civili.

http://www.occhidellaguerra.it/mancano- ... e-a-terra/



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 21/04/2018, 16:23 
.. intanto ... RICHIESTE! [^]



Immagine
Mitsubishi Heavy Industries, principale appaltatore della difesa giapponese, come parte del programma Advanced Technology Demonstrator- Experimental (ATD-X) ha prodotto un dimostratore tecnologico conosciuto come X-2. Tuttavia i 350 milioni dollari già investiti nel programma ATD-X hanno spinto il Ministero della Difesa a cercare altre opzioni. Oltre a Lockheed Martin, il Giappone avrebbe inviato una RFI, request for information, a Boeing e BAE Systems.
Advanced Technology Demonstrator-Experimental

Il programma Advanced Technology Demonstrator-Experimental aveva l’obiettivo di sviluppare e produrre un caccia puro da contrapporre alle piattaforme cinesi di ultima generazione in un ipotetico scontro sul Mar del Giappone. Il caccia di sesta giapponese generazione avrebbe poi sfruttato il know-how acquisito dai test di volo del Mitsubishi X-2. L’attuale forza da superiorità aerea del Giappone si basa sull’F-15J Eagle e sull'F-16. Quest'ultimo, chiamato F-2, è stato prodotto in 94 esemplari dal 1995 al 2011 al costo esorbitante di oltre 100 milioni di dollari ad esemplare. I giapponesi vogliono entro il 2030 ciò che viene attualmente chiamato F-3, una variante operativa di sesta generazione. La tempistica non è casuale: nel 2030 sia l’US Navy che l’Air Force, sperano di riuscire a mettere in servizio rispettivamente i programmi A-XX e F-X. Il Giappone vorrebbe sfruttare lo sforzo congiunto degli Stati Uniti per sviluppare la propria piattaforma. In questo modo Tokyo dimezzerebbe le spese per lo sviluppo di un nuovo caccia. Il Ministero della Difesa giapponese prevede di avviare la produzione di serie del programma F-3 nel 2027. Nel frattempo Tokyo ha acquisito 42 F-35A prodotti in licenza da Mitsubishi in sostituzione dei F-4J Kai Phantom II. L’F-35 è una piattaforma tattica, non è un caccia da superiorità aerea come l’F-15 o da dominio aereo come l’F-22.
Shinshin, il dimostratore tecnologico del Giappone

L’ATD-X ribattezzato Shinshin, Spirito del Cuore, si è alzato in volo per la prima volta il 22 aprile del 2016 completando ad oggi 34 voli. Lungo 14,2 metri con un'apertura alare di 9,1 metri, è alimentato da due propulsori IHI XF5-1 dotati di postbruciatori. L’ ATD-X ha dimostrato l’efficacia delle tecnologie giapponesi progettate per il futuro caccia di serie di sesta generazione. Alcune delle tecnologie sviluppate dalla Technical Research and Development Institute riguardano la spinta vettoriale tridimensionale, per un sistema simile a quello utilizzato sul Rockwell X-31. Tali superfici mobili, avrebbero già dimostrato di inficiare il profilo a bassa osservabilità del prototipo.

Immagine

Tra le caratteristiche implementate un sistema di controllo di volo fly-by-optics immune alle contromisure elettromagnetiche e che consente maggiore velocità di trasmissione. Oltre al radar a scansione elettronica e capacità ECM ed ESM, lo Shinshin possiede la capacità di auto-riparazione. Secondo il Technical Research and Development Institute, “il prototipo rileva automaticamente i guasti o i danni sulle superfici di controllo e calibra quelle funzionanti per mantenere il volo controllato”. Il programma si è chiuso il mese scorso. Dopo 350 milioni di dollari investiti e 33 voli effettuati sui 50 previsti, il dimostratore Shinshin potrebbe non volare mai più.
Il caccia ibrido del Giappone

Nel 2007 il Congresso degli Stati Uniti vietò al Giappone l'acquisizone dell’F-22 Raptor: ad oggi la tecnologia del caccia di quinta generazione non può essere esportata per legge. In base a quanto previsto dall'Obey Amendment del 1997, l'esportazione dell'F-22, fuori produzione dal 2012, è vietata. A distanza di 20 anni, le tecnologie dell'F-22 non sono più sperimentali. L'F-35 disponibile sul mercato è tecnologicamente più avanzato dell'F-22. L'Obey Amendment è oggi uno strumento a salvaguardia dell'F-35. Lockheed ha già confermato di essere in grado di proporre un nuovo velivolo ibrido per il Giappone. Ciò significa che potrebbe trattarsi di una piattaforma con una struttura simile al Raptor (quindi con prestazioni aerodinamiche superiori all’F-35) con l’avionica avanzata dello Joint Strike Fighter. Si tratterebbe di un nuovo velivolo da combattimento per quella che sarebbe una proposta certamente dispendiosa in termini di tempo e risorse. Da rilevare che gli Stati Uniti non sarebbero in alcun modo obbligati ad acquistare il caccia ibrido considerando gli attuali investimenti per il sistema PCA.
Penetrating Counter Air

Nel documento strategico Air Superiority 2030 Flight Plan non è prevista esplicitamente la realizzazione di un nuovo caccia. Figurano tuttavia tre lettere: PCA, acronimo per Penetrating Counter Air. Si legge nel documento: “Il PCA dovrà massimizzare una serie di compromessi tra autonomia, carico utile, sopravvivenza, letalità, accessibilità, e sostenibilità. Coerentemente con una mentalità di acquisizione agile progettata per l’entrata in servizio secondo i tempi richiesti, si richiede uno sviluppo rapido che possa rispondere alle minacce future. Il PCA dovrà rispondere alle crescenti piattaforme ed asset aerei e di superficie avanzati che si stanno diffondendo in tutto il mondo”.

Lo scorso anno la Casa Bianca, sotto forma di piano di bilancio supplementare, suggeriva di aumentare di otto volte il budget per la ricerca e sviluppo del futuro caccia di sesta generazione. Nel 2016 il budget annuale del programma Next Generation Air Dominance era di 21 milioni di dollari. Nella sua ultima richiesta di budget per l'anno fiscale 2019, l’Air Force ha richiesto più di 500 milioni di dollari per il programma NGAD/ Penetrating Counter Air. Si tratta del doppio di quanto richiesto dall'USAF per sostenere il programma NGAD nell'anno fiscale 2018.

Il PCA potrebbe essere un drone/velivolo pilotato a bassa osservabilità che sfrutterà il know how acquisito con le piattaforme testate pubblicamente e non. Potrebbe trattarsi dell’SR-72 con motore a ciclo combinato. A differenza delle limitazioni tradizionali (reattori, statoreattori e scramjet possono operare soltanto a diversi regimi di velocità), il nuovo sistema propulsivo mira a risolvere questo problema utilizzando un motore a turbina per la bassa-velocità ed uno scramjet a velocità elevate. Il Penetrating Counterair rispolvera il concetto della ricognizione persistente per un A-UCAV in grado di volare in profondità nello spazio aereo nemico ed aggirare il problema dei satelliti, confinati dalle loro orbite.
F-22 Raptor: Riaprire il Programma Fenice?

Il problema di fondo deriva da un errore di calcolo nel periodo successivo alla guerra fredda, quando il Dipartimento della Difesa si convinse che con la caduta dell’Unione Sovietica non ci sarebbe stata alcuna minaccia aerea futura. Una valutazione del tutto errata, considerando oggi gli investimenti cinesi e russi nei caccia di nuova generazione.

A distanza di sei anni dalla chiusura della linea Raptor, il Congresso degli Stati Uniti ha commissionato una studio apposito per valutarne la fattibilità ed il conseguente impatto economico della riapertura del programma. L’aver sospeso la produzione F-22 Raptor a soli 187 esemplari è stata una delle più stupide decisioni in materia di appalti militari degli ultimi decenni. Soltanto 123 sono stati convertiti al combattimento. Il resto dei caccia sono classificati come macchine di inventario, destinati ad attività di test o fuori servizio. Ad oggi, considerando le minacce attuale ed i contesti dove è necessaria la presenza di una piattaforma di quinta generazione, l’Air Force avrebbe bisogno di almeno 382 Raptor. Sappiamo che l’intera linea di produzione non è stata cannibalizzata, ma conservata in deposito così come tutti i progetti. L’amministrazione Obama non ha mai paventato tale possibilità, concedendo soltanto gli aggiornamenti necessari (non senza difficoltà) per l’unico caccia di quinta generazione ad oggi in servizio nel mondo.

Eravamo ottimisti – si legge nella relazione dell’Air Force presentata lo scorso anno alla Commissione dei Servizi Armati del Senato – forse fin troppo, ma eravamo convinti che per un ragionevole numero di anni, nessun paese fosse stato in grado di sviluppare piattaforme di nuova generazione. Purtroppo Russi e cinesi lo hanno fatto nella metà del tempo rispetto a quanto avevamo ipotizzato.

Uno studio del 2010 commissionato dall’Air Force alla RAND Corporation stimava una spesa di 17 miliardi di dollari per 75 nuovi Raptor. I risultati del nuovo studio fissano quella cifra a 50 miliardi di dollari per 194 nuovi Raptor. La cifra è così divisa: 7/10 miliardi di dollari in costi di avviamento e 40,4 miliardi per l'approvvigionamento dei velivoli. Il costo unitario per ogni Raptor 2.0 è stimato in 206/216 milioni. L'ultimo F-22 prodotto è costato ai contribuenti americani 137 milioni di dollari.

L'F-22 è ancora il miglior caccia del mondo, anche se in uno confronto su larga scala, pagherebbe caro il suo esiguo numero. Senza considerare, infine, che qualche AIM-120 potrebbe anche non colpire il bersaglio in un’era in cui la guerra elettronica attiva sta compiendo passi da gigante. Oggi, l’unico vero nemico del Raptor è numerico. La storia, però, potrebbe cambiare a breve.

L'USAF non ha la forza politica ed economica per riavviare la linea Raptor, ma i 40 miliardi di dollari garantiti dal Giappone ammortizzerebbero il conseguente impatto economico. In questo contesto, gli Stati Uniti acquisterebbero la nuova versione del Raptor a costo unitario. Ovviamente ciò non accadrà poichè nulla può mettere a rischio il programma F-35 che ha ormai superato il punto di non ritorno. Tuttavia se il Giappone acquistasse un Raptor aggiornato invece di sviluppare un design quasi identico, garantendo la maggior parte dei costi di riavvio e sviluppo, si presenterebbe un'opportunità vantaggiosa per gli Stati Uniti. Ed a produzione avviata e certa (fissata per legge), i costi unitari continuerebbero a scendere. In ogni caso gli Stati Uniti necessitano di un nuovo caccia dal 2030 e non possono permettersi lo sviluppo ventennale di una nuova piattaforma. L’evoluzione della tecnologia esistente garantirebbe di sviluppare nei tempi stabiliti il sistema Phoenix secondo quanto previsto dal Next Generation Air Dominance.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/gia ... 17936.html



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 8132
Iscritto il: 24/01/2011, 14:04
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 24/04/2018, 00:14 
Guarda su youtube.com



_________________
"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

Immagine
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 24/04/2018, 13:07 
Immagine

Una notizia che può essere considerata una vera e propria rivoluzione nella strategia navale degli Stati Uniti. Il Pentagono sta valutando la possibilità di spostare il gruppo di battaglia della portaerei Uss Harry S. Truman dal Medio Oriente ai mari dell’Europa.

Il portale specializzato nella Difesa Usa, Defense News, è riuscito a contattare tre funzionari della Difesa con una conoscenza approfondita delle idee espresse nelle ultime riunioni dei vertici del Pentagono. I funzionari contattati hanno detto che la mossa sarebbe “una risposta alle attività russe nella regione ed è in linea con la nuova strategia di difesa nazionale che invita i militari a essere meno prevedibili dal punto di vista operativo”.

Il piano, che è discusso ai massimi livelli del Pentagono potrebbe presto diventare realtà. E gli scopi, a detta degli intervistati, sarebbero diversi:

rassicurare gli alleati del Baltico, del Mar nero e del Mediterraneo orientale rispetto al dinamismo navale della Russia;
monitorare le attività della marina russa, ma anche di tutte quelle potenze che circolano nel Mediterraneo (vedi la Cina);
mettere pressione su Bashar al Assad con una costante minaccia di questo gruppo di battaglia qualora ci fosse il sospetto di un nuovo attacco chimico.

Il gruppo di battaglia della Uss Truman è stato utilizzato, negli ultimi anni, nei raid contro lo Stato islamico nell’ambito della coalizione internazionale a guida Usa. Nel 2016, la portaerei e le navi che l’accompagnano hanno avuto come area di dispiegamento il Golfo Persico e il Mare Arabico. Alla Uss Truman, è poi subentrata la Uss George H.W. Bush.

Adesso, lo spostamento dal Golfo Persico al Mediterraneo impone una serie di riflessioni. Non solo di carattere politico, ma soprattutto strategico.
L’attenzione è tutta rivolta verso la Russia e la Cina

Mantenere un gruppo di battaglia della Marina vicino agli interessi strategici della Russia è un segnale di un cambiamento importante nella strategia degli Stati Uniti. O meglio, più che un cambiamento, ne è la dimostrazione. La certificazione di un mutamento delle logiche che guidano la Difesa americana e che sono state perfettamente indicate nella National Security Strategy del 2018.

“Oggi, stiamo emergendo da un periodo di atrofia strategica, consapevoli del fatto che il nostro vantaggio militare competitivo si sta erodendo – si legge nell’introduzione del documento -. Siamo di fronte a un aumento del disordine globale, caratterizzato dal declino del vecchio ordine internazionale basato sulle regole, che crea un ambiente di sicurezza più complesso e volatile di qualsiasi altro che abbiamo sperimentato nella memoria recente. La competizione strategica interstatale, non il terrorismo, è ora la preoccupazione principale della sicurezza nazionale degli Stati Uniti“.
Rendersi imprevedibili

Il segretario alla Difesa James Mattis, in una dichiarazione rilasciata il 12 aprile al House Armed Services Committee, ha fatto capire che il suo dipartimento stava cercando di sviluppare una nuova prassi della Marina per cercare di rendersi quasi imperscrutabili al nemico.

Quello che sta facendo Mattis, da quando è alla guida del Pentagono, è quello di esaminare i modi per evitare gli schemi tradizionali delle rotazioni standard dei gruppi navali per evitare uno schema rigido. La logica, a detta di Mattis, è quella di fare in modo che nella sfida per il dominio dei mari, lo spostamento delle flotta “non sia semplicemente un programma di rotazione che mi consenta di dirti, tra tre anni, quale portaerei sarà presente e dove”.

“Quando li invieremo, potrebbe essere per un periodo più breve. Ci saranno tre portaerei nel Mar Cinese Meridionale oggi, e poi, tra due settimane, ce ne sarà solo uno, e due di loro saranno nell’Oceano Indiano “, ha detto Mattis di fronte al comitato della Camera. Un’imprevedibilità che indica la volontà di essere sempre presenti in tutti i settori del mondo in cui c’è una sfida, ormai palese, con la Cina e la Russia.

http://www.occhidellaguerra.it/marina-usa-russia/



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 22325
Iscritto il: 08/07/2012, 15:33
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 24/04/2018, 13:16 
Cita:

Fonte: https://comedonchisciotte.org/la-tecnologia-missilistica-russa-ha-reso-obsoleta-la-marina-americana-da-un-trilione-di-dollari/

Immagine

La tecnologia missilistica russa ha reso obsoleta la marina americana da un trilione di dollari


DI DMITRY ORLOV


russia-insider.com

I tempi sono cambiati e l’America non riesce più a proiettare la sua forza militare come aveva fatto in Iraq. Quei giorni sono finiti.

1. Per tutti gli ultimi 500 anni, le nazioni europee, il Portogallo, l’Olanda, la Spagna, la Gran Bretagna, la Francia e, per poco tempo, la Germania, sono state in grado di saccheggiare una buona parte del pianeta, proiettando oltremare la loro potenza navale. Dal momento che la maggior parte della popolazione mondiale vive sulle coste e commercia via mare, navi da guerra, sbucate di colpo dal nulla, potevano tenere alla loro mercé le popolazioni locali.

Le armade potevano saccheggiare, imporre tributi, punire i riottosi, e poi usare i frutti di quei saccheggi e di quei tributi per costruire ancora più navi, aumentando così l’estensione dei loro imperi marittimi. Tutto ciò ha consentito ad una piccola nazione, con poche risorse naturali e scarse caratteristiche positive, che non andavano oltre una estrema testardaggine ed una pletora di malattie contagiose, di dominare il mondo per mezzo millennio.

Gli ultimi eredi di questo progetto imperiale marittimo sono gli Stati Uniti, che, con l’aggiunta in tempi recenti della forza aerea e con la loro flotta di gigantesche portaerei e con il loro enorme complesso di basi militari su tutto il pianeta, dovrebbero essere in grado di imporre la Pax Americana al mondo intero. O, piuttosto, sono stati in grado di farlo (solo) nel breve periodo di tempo intercorso fra il collasso dell’Unione Sovietica e l’ascesa di Russia e Cina al rango di nuove potenze globali, con l’acquisizione, da parte loro, di nuove tecnologie antiaeree ed anti-nave.

Prima del collasso sovietico, l’esercito americano, di solito, non osava minacciare direttamente le nazioni a cui l’URSS aveva garantito la sua protezione. Nonostante ciò, usando la propria potenza navale per controllare le rotte di transito del greggio ed imponendone il commercio in dollari americani, [gli Stati Uniti] sono riusciti a vivere al di sopra dei propri mezzi vendendo titoli di debito denominato in dollari e costringendo le altre nazioni del mondo ad investire su di essi. Hanno importato tutto quello che volevano usando moneta a prestito, esportando contemporaneamente inflazione, espropriando i risparmi della gente in tutto il mondo. Nel frattempo, gli Stati Uniti sono arrivati ad avere un debito nazionale assolutamente stupefacente, oltre ogni cosa mai vista prima, in termini assoluti o relativi. Quando questa bomba del debito alla fine esploderà, spargerà la devastazione economica ben oltre i confini americani. Ed esploderà, una volta che la pompa dei petrodollari, imposta al mondo dalla superiorità navale ed aerea americana, smetterà di funzionare.

La nuova tecnologia missilistica ha reso possibile sconfiggere un impero navale spendendo molto poco. Fino ad ora, per combattere una battaglia navale, bisognava disporre di navi che surclassassero quelle del nemico in velocità e potenza di fuoco. L’armada spagnola fu colata a picco da una armada inglese. Più di recente, ciò ha significato che solo quelle nazioni che disponevano di un apparato industriale paragonabile a quello degli Stati Uniti potevano anche solo pensare di contrastarli militarmente. Ma ora tutto questo è cambiato: i missili russi possono essere lanciati da migliaia di chilometri di distanza, sono inarrestabili, ne basta uno per affondare un incrociatore, solo due per una portaerei. Adesso si può colare a picco l’armada americana senza neanche averne una propria. Il rapporto fra le economie (o gli stanziamenti per la difesa) di America e Russia è irrilevante: i Russi possono costruire molti più missili ipersonici, molto più in fretta ed in modo molto più economico di quanto possano fare gli Americani con le portaerei.

Ugualmente significativo è lo sviluppo delle nuove capacità della difesa aerea russa: i sistemi S-300 e S-400 che, in pratica, sono in grado di sigillare lo spazio aereo di una nazione. Ovunque vengano dispiegati questi sistemi, come in Siria, le forze armate statunitensi sono costrette a rimanere al di fuori della loro portata. Vista la rapida erosione della loro superiorità navale ed area, tutto ciò a cui gli Stati Uniti possono ora ricorrere militarmente è l’utilizzo di grossi corpi di spedizione, un’opzione politicamente sgradita e che ha già dato prova di inefficacia in Iraq ed in Afganistan. C’è anche l’opzione nucleare e, anche se non è prevedibile che l’arsenale nucleare possa essere neutralizzato in un prossimo futuro, le armi atomiche sono utili solo come deterrente. Il loro valore effettivo è quello di impedire che l’escalation bellica superi un certo limite, ma questo limite è oltre l’eliminazione della dominanza globale navale ed aerea americana. Le armi nucleari sono molto peggio che inutili se servono solo ad aumentare la propria aggressività nei confronti di un oppositore che dispone di armi atomiche; sarebbe inevitabilmente una mossa suicida. Quello che gli stati Uniti si trovano a dover affrontare ora è essenzialmente un problema finanziario, dovuto ad un debito impagabile e ad una pompa della ricchezza che sta perdendo colpi e dovrebbe essere maledettamente ovvio che far scoppiare delle bombe atomiche da qualche parte nel mondo non risolverebbe i problemi di un impero che sta andando in bancarotta.

Gli eventi indicatori di cambiamenti mondiali vasti ed epocali appaiono spesso insignificanti se visti al di fuori del loro contesto. Il passaggio del Rubicone da parte di Giulio Cesare era stato solo l’attraversamento di un fiume; l’incontro e la fraternizzazione delle truppe sovietiche ed americane sull’Elba era stato, relativamente parlando, un evento minore, neanche lontanamente paragonabile all’assedio di Leningrado, alla battaglia di Stalingrado o alla caduta di Berlino. Sono stati però il segnale indicatore di cambiamenti epocali nel panorama storico. E forse abbiamo assistito a qualcosa di simile, con la battaglia, pietosamente minuscola, del Gouta Orientale in Siria, dove gli Stati Uniti hanno utilizzato un fittizio attacco di armi chimiche come pretesto per lanciare un attacco, altrettanto fasullo, contro qualche base aerea ed alcuni edifici in Siria. Tutto l’apparato della politica estera statunitense ha voluto dimostrare di avere ancora una voce in capitolo ed un ruolo da interpretare, ma quello che è successo in realtà è stato solo la dimostrazione che la potenza aerea e navale degli Stati Uniti è assolutamente insignificante.

Naturalmente, queste sono notizie terribili per l’esercito degli Stati Uniti e per l’apparato della politica estera, così come per tutti quei congressisti americani nei cui distretti operano fornitori di materiale bellico o sono dislocate basi militari. Ovviamente è anche una pessima notizia per i contractors della difesa, per il personale delle basi militari ed anche per tanti altri. E’ una notizia orribile anche dal punto di vista economico, dal momento che la spesa militare è l’unico stimolo economico di una certa efficacia che il governo degli Stati Uniti è politicamente in grado di attuare. Gli “shovel-ready jobs” [posti di lavoro per progetti immediatamente cantierabili] di Obama, se vi ricordate, non avevano fatto nulla per prevenire la caduta del tasso di partecipazione al lavoro, un eufemismo per indicare l’inverso del tasso di disoccupazione reale. C’è anche il meraviglioso progetto di coprire di soldi lo SpaceX di Elon Musk (continuando allo stesso tempo a comprare i motori razzo, di importanza vitale, dai Russi, che però stanno ora pensando di bloccare le loro esportazioni verso gli Stati Uniti, come ritorsione per le ulteriori sanzioni americane). In breve, togliete lo stimolo delle spese militari, e l’economia degli Stati Uniti farà un sonoro “pop!” seguito da un lento sibilo.

Non c’è bisogno di dire che tutte le persone coinvolte faranno del loro meglio per negare o celare il più a lungo possibile il fatto che la politica estera americana e l’apparato della difesa sono stati neutralizzati. La mia previsione è che l’impero navale ed aereo americano non cadrà per una sconfitta militare e neppure, una volta che ne sia stata compresa l’inutilità, verrà smantellato; sarà invece costretto a ridimensionare le sue operazioni a causa della carenza di fondi. Ci potrà essere ancora qualche sonoro “bang” prima che si arrenda, ma quello che udremo sarà sopratutto un sacco di piagnistei. Così se ne andò l’Unione Sovietica, così se ne andranno anche gli Stati Uniti.



Dmitry Orlov

Fonte: https://russia-insider.com

Link: https://russia-insider.com/en/russian-missile-tech-has-made-americas-trillion-dollar-navy-obsolete/ri23242

21.04.2018



_________________
la prima religione nasce quando la prima scimmia, guardando il sole, dice all'altra scimmia: "LUI mi ha detto che TU devi dare A ME la tua banana. (cit.)
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 24/04/2018, 13:58 
L'ho detto anch'io, sempre: grazie all'imbelle Obama e alla globalizazzione delle notizie! Tutti copiano tutto (e migliorano). [8D]



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Galattico
Galattico

Avatar utente

Nonno sapienteNonno sapiente

Non connesso


Messaggi: 49592
Iscritto il: 27/12/2007, 11:23
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 25/04/2018, 11:14 
Perciò ........


Immagine

Lo scorso 12 aprile il Sottosegretario all’Us Navy James Geurts, addetto a ricerca, sviluppo e procurement, mentre si rivolgeva all’House Armed Services Committee ha dichiarato che la Marina americana deve affrontare con urgenza il problema della rapida riduzione dei sottomarini da attacco (SSN) operativi.

L’appello del Sottosegretario arriva in un periodo che vede la componente subacquea da attacco americana ai minimi storici con 48 vascelli in servizio. Sin dal 1998 si sono levate voci contro la riduzione della flotta di SSN, con il prestigioso Defense Science Board che sosteneva, in uno studio indipendente pubblicato nell’autunno di quell’anno, che la forza di SSN strutturata su 50 unità come prescritto dalla Quadrennial Defense Review (QDR) dell’anno precedente fosse “inadeguata a rapportarsi con la tendenza del naval warfare di lungo termine che favorisce la potenza di fuoco sottomarina e la capacità stealth, oltre che destinata a fallire nell’opporsi al nascere di competitori di pari livello”. Parole che, a 20 anni di distanza, sembrano profetiche se si guarda alla situazione attuale della Us Navy nel campo della guerra sottomarina.

Ancora una volta la politica è stata l’unica responsabile di questa situazione: i tagli al bilancio sono caduti come una mannaia anche sulle costruzioni navali in generale ed il settore degli SSN è quello che sta oggi pagando il prezzo più altro di questa scelta miope, presa nonostante fosse stata sconsigliata dagli stessi comandanti in capo della flotta Usa che ritenevano già allora – e a buon diritto – che il numero minimo di sottomarini tipo SSN per sostenere tutte le missioni di cui doveva farsi carico la Us Navy fosse di 70 vascelli: 50 vascelli sono appena sufficienti per operare nei teatri maggiori e risultano quindi insufficienti se ci dovesse essere una recrudescenza di vecchie tensioni internazionali su vasta scala.

I sottomarini, infatti, conducono uno spettro di missioni diverse: da compiti Isr (Intelligence Surveillance Reconnaissance) grazie alla loro suite di sensori attivi e soprattutto passivi in grado di monitorare quello che accade nelle 3 dimensioni non solo acquatiche del campo di battaglia, alla proiezione di forza/ attacco convenzionale grazie alla possibilità di lanciare missili da crociera come i “Tomahawk” e non solo da unità tipo SSGN, sino al classico “sea control” inteso come controllo dei mari e delle linee di navigazione con ruolo antinave e antisom, senza dimenticare la posa di mine (nel quadro “sea denial”), le operazioni di forze speciali come l’infiltrazione ed esfiltrazione di unità Seal e, naturalmente, la deterrenza strategica affidata però unicamente agli SSBN che tutti insieme rappresentano il 54% della capacità nucleare totale degli Stati Uniti utilizzando meno dell’1,5% del personale delle Forze Armate ed il 35% delle risorse finanziarie.
Perché sono ancora così importanti?

Oltre alle intuitive motivazioni di carattere tattico date dalla possibilità di restare sott’acqua praticamente per un tempo indefinito, un sommergibile atomico ha un rapporto costo/efficacia molto favorevole dato sia dalle tecnologie di alto livello impiegate sia dalla lunga durata del suo servizio attivo, e questo nonostante gli alti costi iniziali di acquisizione. In particolare da questo punto di vista gli SSN sono tra i più efficienti vascelli in servizio nella Us Navy utilizzando solo il 7% del personale ed il 12% del budget della Us Navy, inoltre non richiedono unità di scorta e nemmeno rifornimenti in alto mare rendendoli quindi particolarmente flessibili e provvedono a fornire potenza di fuoco offensiva a costo praticamente zero per quanto riguarda la logistica o per quanto riguarda la necessità di ricorrere ad infrastrutture di supporto in porti stranieri.

Il limite di 50 SSN era già considerato un minino assoluto. I progetti 688 e 688i (improved), ovvero i classe “Los Angeles”, sono ormai in fase di avanzata radiazione per raggiunti limiti di età: costruiti ad un rateo di 3/4 per anno negli anni ’70 e ’80 sono in fase di dismissione al ritmo di 3 unità l’anno (in particolare nel biennio 2018-2019 ne saranno radiati 6 mentre 2 verranno trasformati per compiti addestrativi). Si viene così a creare un bilancio netto negativo nel numero di SSN totali se consideriamo infatti che le nuove unità classe “Virginia” Block 3 che entreranno in servizio nello stesso periodo saranno solamente 2.

Il quadro generale diventa quindi allarmante: se non si invertirà presto questa tendenza gli esperti del Pentagono ritengono, dati alla mano, che nel 2029 l’Us Navy avrà a disposizione solo 41 SSN a fronte dei 66 necessari e previsti dal nuovo esecutivo nel quadro della “flotta di 355 navi”.

Per ovviare a questa pesante criticità si stanno prendendo in considerazione un paio di soluzioni, una delle quali è l’allungamento della vita operativa di alcuni classe “Los Angeles”: nel 2017 è stato condotto uno studio che ha individuato 5 battelli tipo 688i Flight III (completati a metà degli anni ’90) che saranno oggetto di investimenti importanti in modo da prolungarne la vita operativa di 10 anni attraverso un SLE (Service Life Extensions) del tutto straordinario. Lavori di rimodernamento che dovrebbero cominciare per la prima unità nel 2019.

Non mancano perplessità e criticità in merito a questa scelta: negli ambienti dell’Us Navy c’è chi ritiene che i “Los Angeles”, anche se rimodernati, non saranno comunque in grado di reggere il passo delle nuove costruzioni cinesi ma soprattutto russe; inoltre anche la ventilata possibilità di impostare nuove unità di questo tipo è da considerarsi infausta in quanto richiederebbe investimenti tali che quasi uguaglierebbero quelli necessari per la costruzione dei nuovi “Viginia”, ma con meno flessibilità operativa rispetto a questi ultimi.

L’ulteriore proposta è quella di aumentare il ritmo di produzione dei “Virginia” portandolo a 3 per anno fiscale almeno per il periodo in cui i cantieri navali non saranno ancora impegnati nella costruzione dei nuovi SSBN classe “Columbia”, che andranno a sostituire i vecchi “Ohio”, la cui produzione dovrebbe cominciare a partire dal 2020 (essendo già stato stipulato un contratto da 5,1 miliardi di dollari per la costruzione del primo lotto di esemplari) quando la produzione sarà di 2 “Viginia” ed 1 “Columbia” ogni anno.

Per farlo è stato proposto un contratto pluriennale per la costruzione di 10 unità da attacco con i cantieri Huntington Ingalls Newport News e General Dynamics Electric Boat.

Il problema, ancora una volta, sono i soldi, che dovranno essere sbloccati dal Congresso americano, dato che lo stesso vice presidente della General Dynamics Corporation, Jason Aiken, ha detto recentemente che “Se ci sono i soldi, abbiamo la capacità di aumentare il rateo di produzione”.

Anche se le nuove costruzioni dovessero vedere un impulso nella loro produzione e quindi si dovesse invertire la tendenza che in questo momento vede la diminuzione del numero di SSN nella flotta, ci sarà comunque una carenza di sottomarini in organico alla Us Navy per almeno un decennio, frutto sì delle politiche di disarmo post Guerra Fredda, come abbiamo avuto modo di vedere, ma anche frutto della miopia dell’amministrazione precedente che in ben due mandati non ha saputo porre rimedio al crescente sviluppo delle cantieristica di Paesi rivali, come ad esempio la Cina che ha lanciato importanti piani di sviluppo della propria marineria non certo in tempi recenti.

http://www.occhidellaguerra.it/lus-navy ... i-attacco/



_________________
Immagine Operatore Radar Difesa Aerea (1962 - 1996)
U.F.O. "Astronavi da altri Mondi?" - (Opinioni personali e avvenimenti accaduti nel passato): viewtopic.php?p=363955#p363955
Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
Top
 Profilo  
 

Essere Interdimensionale
Essere Interdimensionale

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 8132
Iscritto il: 24/01/2011, 14:04
 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 07/05/2018, 00:59 
Guarda su youtube.com



_________________
"Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te hanno perso la testa, forse non hai afferrato bene la situazione" - Jean Kerr

"People willing to trade their freedom for temporary security deserve neither and will lose both" - Benjamin Franklin
"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

Immagine
Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 2166 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 97, 98, 99, 100, 101, 102, 103 ... 145  Prossimo

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 19/04/2024, 01:58
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org