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MessaggioInviato: 12/05/2018, 20:03 
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Si chiama AN/SPY-6(V), anche conosciuto come Amdr (Air and Missile Defense Radar), ed è il sistema radar di ultima generazione che provvede alla difesa dalle minacce aeree e missilistiche che presto entrerà in servizio sulle unità di superficie americane a cominciare dai caccia della classe “Arleigh Burke”.

Le nuove unità di questa classe – le “Flight III” – saranno le prime, infatti, ad essere dotate dell’ultima versione del sistema Aegis imbarcato in grado di intercettare bersagli aerei e di superficie nonché missili balistici, come avvenuto lo scorso 27 luglio presso il Pacific Missile Range Facility di Kauai (Hawaii) quando l’AN/SPY-6 ha scoperto e ingaggiato con successo un Mrbm nel corso del secondo test effettuato per valutare le sue capacità Bmd (Ballistic Missile Defense).

Questa versione rappresenta la prima veramente modulare del radar in grado quindi di essere installato – con adeguati lavori di retrofit – anche sulle precedenti unità navali della medesima classe, nonché, come informa la stessa Raytheon, sulle portaerei, navi anfibie, Lcs (Litoral Combat Ship) e sui cacciatorpediniere “stealth” classe “Zummwalt” senza incappare in ulteriori costi di sviluppo.

Il sistema, infatti, è costituito da moduli chiamati Radar Modular Assemblies (Rma) che possono essere montati in serie a formare un array delle dimensioni idonee a seconda dello scopo richiesto da ciascuna unità navale, facendo così del Amdr il primo vero sistema radar modulare della Us Navy.

Per gli “Arleigh Burke” questi saranno montati in numero di 37 esemplari in grado di “vedere” un bersaglio grande la metà ad una distanza doppia rispetto al modello precedente, il radar AN/SPY-1D, ed avrà sempre quattro array per provvedere ad una copertura totale a 360° che saranno all’incirca delle stesse dimensioni di quelli fin’ora montati sulle vecchie unità (14×14 piedi).

I vantaggi, frutto di uno sviluppo decennale che ha visto miglioramenti tecnologici come l’introduzione di semiconduttori ad altissima potenza al nitrato di gallio in loco di quelli ad arseniuro di gallio sin qui usati, sono, oltre alla già citata totale modularità, una “sensibilità” trenta volte maggiore rispetto alla versione 1D e una capacità di operare in ambienti saturi di contromisure elettroniche senza veder diminuite le prestazioni.

L’utilizzo della tecnologia a nitrato di gallio ha anche un importante risvolto economico: permette infatti di risparmiare il 34% rispetto al passato avendo nel contempo dimostrato un’altissima potenza ed affidabilità di esercizio con un tempo medio compreso tra due malfunzionamenti di 100 milioni di ore.

L’Amdr consiste quindi in un radar Aesa in banda S per la difesa aerea e antimissile, uno in banda X per la ricerca di superficie e un centro integrato di comando e controllo.

A quanto sembra l’AN/SPY-6 potrà avere anche capacità offensive incluse quelle di portare attacchi elettronici grazie alla sua antenna a scansione elettronica che può inquadrare bersagli in volo o in mare con un intenso e concentrato fascio di onde radio ad alta potenza in grado di accecare gli asset nemici.

L’investimento per lo sviluppo del sistema – datato 2013 – è stato pari a circa 385 milioni di dollari ed il primo Amdr è stato consegnato al poligono hawaiano per i test nel 2016 mentre si prevede che la prima unità tipo “Arleigh Burke” Flight III che lo avrà in dotazione, che è stata battezzata “Jack Lucas”, entrerà in servizio entro il 2024: martedì scorso, infatti, i cantieri navali Huntington Ingalls che hanno sede a Newport News, i più grandi degli Stati Uniti, hanno annunciato l’inizio della costruzione della nuova unità navale.

I Flight III avranno uno scafo ridisegnato per circa il 45% rispetto al progetto originale proprio per far posto al nuovo radar ed alla sua formidabile “fame” di energia.

Il “Jack Lucas” grazie all’accoppiamento del AN/SPY-6 con il programma di miglioramento Surface Electronic Warfare sarà il primo ad avere capacità passive del tutto uniche: quando usato congiuntamente con altri sensori passivi esterni alla nave, come ad esempio con gli F-35, sarà in grado di triangolare e localizzare con precisione un bersaglio senza usare i propri sensori attivi e quindi senza fornire la posizione dell’unità navale.

“Il nuovo radar diventa uno strumento essenziale per la Us Navy per fronteggiare la minaccia della Cina e della Russia” sostiene l’ex comandante di caccia e ora consulente del gruppo Ferry Bridge Bryan McGrath “il nostro vecchio SPY-1 ci ha servito con onore a lungo ma i tempi sono cambiati e lo SPY-6 è un miglioramento sotto tutti gli aspetti. Ci permette di tracciare bersagli più piccoli e più veloci ad una portata maggiore e quindi dilata il nostro tempo di reazione”.

http://www.occhidellaguerra.it/adesso-i ... lotta-usa/



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 20/05/2018, 20:15 
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Il nuovo Segretario di Stato di Washington, Mike Pompeo, ha avviato un lavoro intenso e alacre per rilanciare le prospettive strategiche statunitensi nella cruciale regione indo-pacifica sin dalla sua nomina al vertice della diplomazia a stelle e strisce in sostituzione di Rex Tillerson. Dopo esser stato il principale artefice del dialogo con la Corea del Nord, che culminerà nell’imminente vertice di Singapore tra Donald J. Trump e Kim Jong-un, l’ex direttore della Cia è ora intento a elaborare la nuova dottrina strategica per gli Usa nel teatro dell’Indo-Pacifico, in sintonia con il direttore per gli Affari asiatici della Casa Bianca, Matthew Pottinger, il ministro del Tesoro, Steven Mnuchin, con cui sta stendendo un documento destinato alla pubblicazione subito dopo l’estate.

La dottrina Pompeo mira al contenimento della Cina

Destinataria del nuovo indirizzo strategico è, chiaramente, la Repubblica Popolare Cinese, partner e avversario principale per Washington nella regione. Con Pechino gli Usa mantengono una relazione ambivalente; l’ascesa di Trump alla Casa Bianca ha rinfocolato le rivalità in campo commerciale e geopolitico ma, al tempo stesso, aperto un canale diretto tra il Presidente e il suo omologo Xi Jinping fondato su un saldo rapporto personale.

La dottrina strategica elaborata da Pompeo si fonda sulla necessità di contenere il dinamismo economico, commerciale e militare della Cina saldando l’asse con i tre maggiori partner regionali: Giappone, India e Australia.

“L’idea di fondo è quella di costruire il quadrilatero delle democrazie nella grande area tra l’Oceano Pacifico e Indiano: Stati Uniti, Giappone, Australia e India”, ha scritto Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera. “La premessa è politico-ideologica: questi Paesi condividono gli «stessi valori» e gli stessi principi giuridici. Lo scenario, in verità, non è nuovo: nei centri studi di Washington se ne discute da tempo. Ma ora il progetto è diventato concreto. I diplomatici americani, indiani, australiani e giapponesi lo stanno esaminando nei dettagli”.

Washington chiede agli alleati di partecipare attivamente alle Freedom of navigation operations nel Mar Cinese Meridionale e mira ad organizzare esercitazioni navali congiunte, ma assemblare un fronte tanto composito, oltre i proclami, è operazione decisamente complicata. L’Australia mira a non perdere lo status di importante partner economico di Pechino, l’India oscilla tra il progressivo avvicinamento a Washington, sancito anche dalla rottura tra Usa e Pakistan, e la necessità di non spingere alle estreme conseguenze la rivalità con la Cina e di dialogare attivamente con essa, mentre in Giappone le incertezze sulla tenuta dell’esecutivo di Abe, colpito da una serie di scandali, rendono difficili le ipotesi sul completamento della sua agenda politica.
Pompeo punta a coordinarsi con gli apparati di Washington

Nell’elaborare la sua revisione strategica, Pompeo può contare sulla forte spinta degli apparati politico-militari della capitale statunitense.

Al Senato è infatti allo studio l’Asia Reassurance initiative act (Aria) che, come segnalato da The Diplomat, stanzierebbe 7,5 miliardi di dollari per rilanciare la presenza Usa nell’Indo-Pacifico, garantire gli interessi economici di Washington nella regione, rafforzare l’interazione con gli alleati e, soprattutto, rendere operativa la National Security Strategy che individua proprio nella Cina una potenza nei confronti della quale risulta necessario “rafforzare la difesa e la capacità di deterrenza”.

Promosso inizialmente dal senatore repubblicano John McCain, l’Aria ora ha il sostegno dei suoi colleghi di partito, Cory Gardner, Marco Rubio, Todd Young e dei democratici Edward Markey e Ben Cardey; il Dipartimento di Stato a sua volta ha incassato l’appoggio del Pentagono nella sua promulgazione. Pompeo ha seguito i consigli dell’ammiraglio James Stavridis, che a marzo in un editoriale apparso su Bloomberg gli suggeriva un forte coordinamento esecutivo con il Segretario alla Difesa James Mattis.

Pomepo, dunque, recepisce il consenso degli apparati politico-militari di Washington nell’elaborazione della principale strategia geopolitica statunitense per il prossimo futuro. La relazione con la Cina, in ogni caso, non potrà non partire da un dialogo intenso: la “trappola di Tucidide” e lo scontro diretto tra le due potenze, soprattutto nel Mar Cinese Meridionale, non sono ad oggi un’ipotesi peregrina e completamente tramontata. Prima dell’hard power, Pompeo dovrà essere in grado di garantire un uso efficace dello smart power di Washington e rilanciare il ruolo della diplomazia di cui è a capo in seno all’amministrazione.

http://www.occhidellaguerra.it/pompeo-l ... -pacifico/



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 20/05/2018, 22:30 
Ora vogliono stuzzicare militarmente la Cina! [:0]
questi amichetti di ufologo sono da rinchiudere in un manicomio! [:303]


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 21/05/2018, 09:41 
E' geopolitica bleffort, è geopolitica ... Se lasci uno spazio, l'altro è pronto ad occuparlo; vale per tutti ...
A proposito, Trump ha minacciato di porre dazi alla Cina; è di ieri la notizia che ora compra ... dall'America!
Visto come si fa ...? (Non sono cose per questa misera, pavida nostra Nazione ...)



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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 21/05/2018, 10:52 
Ufologo 555 ha scritto:
E' geopolitica bleffort, è geopolitica ... Se lasci uno spazio, l'altro è pronto ad occuparlo; vale per tutti ...
A proposito, Trump ha minacciato di porre dazi alla Cina; è di ieri la notizia che ora compra ... dall'America!
Visto come si fa ...? (Non sono cose per questa misera, pavida nostra Nazione ...)

E tutto questa questa geopolitica l'America la deve fare per forza sotto la minaccia delle sue Cannoniere?????? [:302] E... chi ti capisce fratello!!!!. [:302]


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 21/05/2018, 16:56 
Si vede che sei male informato [^] Da ché mondo è mondo ........... [8D]



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 14/06/2018, 03:09 
Usa: tasso poverta' "spaventoso", un homeless su 5 è minorenne
https://www.agi.it/breakingnews/usa_tas ... 018-06-13/

"È vergognoso che in questa nazione vivano in povertà piu' di 13 milioni di bambini e che un homeless su cinque sia minorenne". E' la denuncia che un gruppo di senatori e parlamentari democratici indirizza a Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, chiedendo un intervento immediato del Congresso e della Casa Bianca. Il gruppo, guidato dal senatore Bernie Sanders, ex candidato socialista alle primarie presidenziali del 2016, preme affinchè il presidente americano Donald Trump e la sua amministrazione lavorino ad un piano immediato ed efficace che affronti l'emergenza. Sotto accusa "lo spaventoso tasso di povertà infantile, le distruttive politiche economiche che beneficiano i ricchi a discapito dei lavoratori poveri, nonche' la mancanza di accesso ai beni primari nelle comunità rurali e in quelle in cui non vi sono sufficienti servizi". Negli Stati Uniti il tasso di povertà ha raggiunto livelli preoccupanti che non e' piu' possibile ignorare. Lo ha stabilito un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite che mette in evidenza preoccupanti sacche di estrema miseria nella pur ricchissima America. L'analisi, ricorda il Guardian, è stata condotta da Philip Alston, osservatore delle Nazioni Unite, a seguito di un viaggio di due settimane nelle zone piu' povere degli Stati Uniti. Nel complesso sono 40 milioni gli americani che vivono in poverta', mentre oltre cinque milioni hanno un tenore di vita comparabile a quello degli abitanti di nazioni in via di sviluppo.


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 14/06/2018, 15:08 
[:D]



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Un altro record e’ stato realizzato da Trump nell’economia reale degli Stati Uniti. Il rapporto governativo sui posti di lavoro in aprile ha registrato il calo del tasso di disoccupazione dal 4,1% al 3,9%, un livello che non si vedeva dal 2000 e che ha sorpreso gli analisti, che pure avevano preventivato un calo, ma solo al 4%. I posti di lavoro creati nel mese sono stati 164mila, il che prosegue la tendenza positiva alla crescita in corso da anni, sia pure ad una velocita’ lievemente piu’ bassa del dato atteso dagli economisti per aprile, 195mila. Il ministero del Lavoro, nello stesso rapporto, ha pero’ corretto all’insu’, per 30mila unita’, il numero dei posti calcolati precedentemente per febbraio e marzo, e cio’ porta la media mensile nel 2018 ad un robusto livello di 200mila unita’, che e’ significativamente piu’ sostenuto della media di 182mila posti nel 2017.

In dettaglio, i lavoratori aggiunti al singolo settore manifatturiero sono stati 24mila, che seguono i 22mila di marzo e i 31mila di febbraio. Cio’ conferma un trend positivo che non si vedeva da decenni, e che e’ il risultato dello sforzo specifico, promesso da Trump in campagna elettorale, di rivitalizzare le fabbriche, invertendo la ‘morte annunciata’ da molti economisti per questo comparto. Se e’ vero che l’economia degli Stati Uniti e’ dominata dai servizi, dall’high tech, dal software, dai media, dal turismo, dall’immobiliare (e dall’agricoltura, che non viene considerata nelle statistiche del Lavoro), la Casa Bianca con la sua politica di sostegno ai “colletti blu” sta raggiungendo risultati su cui nessuno avrebbe scommesso due anni. E che ovviamente non sarebbero mai stati ottenuti, e del resto neppure cercati, da una presidenza Clinton. Hillary aveva preannunciato che avrebbe chiuso le miniere di carbone, per esempio, e non avrebbe di sicuro promosso la legge dei tagli fiscali alle corporation e ai privati che sta convincendo le aziende a reinvestire negli USA, come stanno gia’ facendo le big dell’auto, dalla americana FCA (Fiat&Chrysler) alle case europee e asiatiche. FCA ha annunciato in gennaio 1 miliardi di dollari d’investimento in un impianto in Michigan che creera’ 2500 nuovi posti. Volkswagen ha detto che investira’ 3,3 miliardi in Nord America per lanciare nuovi modelli, specificando in marzo che spendera’ 340 milioni per una nuova linea di produzione di SUV in Tennessee. Hyundai-Kia investira’ 3,1 miliardi per una nuova linea di berline in Alabama, stato dove anche Toyota e Mazda hanno piani di nuova produzione per 1,6 miliardi. L’aver abbassato dal 35% al 21% l’imposta sugli utili delle imprese non e’ solo un forte argomento per le ditte americane a non delocalizzare gli impianti, e’ anche un fattore forte di attrazione per imprenditori stranieri che sono cosi’ incentivati ad aprire fabbriche in America.

Il tasso della “forza-lavoro”, che registra la partecipazione attiva degli americani in generale all’universo del mondo del lavoro, e’ calato al 62,8% in aprile, un dato vicino a quello degli Anni ’70 quando le donne cominciarono ad abbandonare la condizione di casalinghe. In aprile i dati del Lavoro mostrano che 236mila persone hanno abbandonato il loro impiego, lasciando agli imprenditori un pool di lavoratori disponibili piu’ ristretto. Cio’ aiuta a spiegare la caduta del tasso di disoccupazione al 3,9%, che e’ tecnicamente un livello di pieno impiego e la premessa per future retribuzioni piu’ elevate. Finora si vede solo che c’e’ un trend di crescita, ma a rilento: in aprile la paga oraria media e’ aumentata di 4 centesimi, portando l’aumento su base annua al +2,6%, leggermente sopra il livello dell’inflazione.

http://www.liberoquotidiano.it/news/gla ... refresh_ce



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 14/06/2018, 23:17 
Lo ha stabilito un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite ... non il pd

L'analisi, ricorda il Guardian, è stata condotta da Philip Alston, osservatore delle Nazioni Unite


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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 14/06/2018, 23:21 
gippo ha scritto:
Usa: tasso poverta' "spaventoso", un homeless su 5 è minorenne
https://www.agi.it/breakingnews/usa_tas ... 018-06-13/

"È vergognoso che in questa nazione vivano in povertà piu' di 13 milioni di bambini e che un homeless su cinque sia minorenne". E' la denuncia che un gruppo di senatori e parlamentari democratici indirizza a Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, chiedendo un intervento immediato del Congresso e della Casa Bianca. Il gruppo, guidato dal senatore Bernie Sanders, ex candidato socialista alle primarie presidenziali del 2016, preme affinchè il presidente americano Donald Trump e la sua amministrazione lavorino ad un piano immediato ed efficace che affronti l'emergenza. Sotto accusa "lo spaventoso tasso di povertà infantile, le distruttive politiche economiche che beneficiano i ricchi a discapito dei lavoratori poveri, nonche' la mancanza di accesso ai beni primari nelle comunità rurali e in quelle in cui non vi sono sufficienti servizi". Negli Stati Uniti il tasso di povertà ha raggiunto livelli preoccupanti che non e' piu' possibile ignorare. Lo ha stabilito un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite che mette in evidenza preoccupanti sacche di estrema miseria nella pur ricchissima America. L'analisi, ricorda il Guardian, è stata condotta da Philip Alston, osservatore delle Nazioni Unite, a seguito di un viaggio di due settimane nelle zone piu' povere degli Stati Uniti. Nel complesso sono 40 milioni gli americani che vivono in poverta', mentre oltre cinque milioni hanno un tenore di vita comparabile a quello degli abitanti di nazioni in via di sviluppo.

Fai in modo che questo comunicato lo noti sottovento per il fatto che lui cita sempre la Corea del Nord. [:304] [:246]


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MessaggioInviato: 15/06/2018, 03:37 
bleffort ha scritto:
Fai in modo che questo comunicato lo noti sottovento per il fatto che lui cita sempre la Corea del Nord. [:304] [:246]

Non è mia intenzione alimentare il tifo ... desidero solo sottolineare questa doppia realtà (rilevata anche con Obama) e che non va in contrasto con quella riportata da ufò
Evidentemente il 12-13 % degli americani ha uno stipendio da fame ...
Più o meno come accade in Italia dove basta lavorare un paio di mesi all'anno per essere considerati "occupati"

Considerando questa situazione, grave, sono ancora più convinto che le politiche trumpiane siano semplicemente sconsiderate


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 15/06/2018, 11:37 
Non credo proprio, in piazza non ci va più nessuno ... [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 19/06/2018, 19:34 
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Il messaggio che gli Stati Uniti intendono portare ai propri alleati nel Summit Nato del 2018 che si terrà il mese prossimo, dovrebbe suonare piuttosto familiare ai membri dell’Alleanza Atlantica: rispettare l’impegno di una spesa per Difesa che rifletta almeno il 2% del prodotto interno lordo di ogni stato membro.

I funzionari dell’amministrazione Trump che hanno delineato le prime tre priorità che verranno presentate dagli Stati Uniti durante il vertice semestrale che si svolgerà l’11 e il 12 luglio a Bruxelles, hanno fatto eco ai ripetuti, o ripetitivi, inviti mossi dal Pentagono nei confronti degli alleati di sempre, sottolineando la necessità di condividere “oneri e onori” della difesa di quello che un tempo era il “blocco occidentale”.

“La condivisione degli oneri è un impegno di alleanza. Questi sono impegni che ci siamo fatti l’un l’altro, e altri giudicheranno la credibilità della nostra alleanza e la fattibilità della nostra solidarietà sul rispetto di tali impegni “
. ha affermato Thomas Goffus, vice segretario alla Difesa del Dipartimento della Difesa per l’Europa e l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato). I 29 stati membri (Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Turchia, Ungheria) sembrano muoversi nella giusta direzione, ha riconosciuto il portavoce del Pentagono, ma questo non è sufficiente. Secondo le informazioni impugnate dall’alleato americano, nel 2014 solo tre nazioni spendevano il 2% del loro PIL in difesa. Tale numero è destinato ad aumentare in sette paesi – Regno Unito, Polonia, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania e Romania – per il 2018, e altri sette (del quale non è stata fatta menzione) hanno promesso di aumentare le proprie spese per difesa secondo il criterio del 2% entro il 2024.

Durante un incontro del Consiglio Atlantico preventivo al summit, Richard Hooker, membro del Consiglio di sicurezza nazionale e assistente speciale del presidente degli Stati Uniti per l’Europa e la Russia, ha definito l’impegno del 2 per cento un “imperativo”, sottolineando che il presidente Donald Trump lo ribadirà chiaramente il mese prossimo.

“Il presidente sarà chiaro e franco su questo punto durante il vertice. Molto è stato fatto, ma con 13 dei 28 alleati a cui mancano ancora piani nazionali, c’è ancora molto lavoro da fare e gli Stati Uniti continueranno a premere per una condivisione degli oneri giusta ed equa come componente essenziale dell’alleanza unità e coesione “, ha dichiarato Hooker.
Oltre a incrementare la spesa per la difesa, i funzionari degli Stati Uniti sottolineeranno la necessità di rendere la Nato un protagonista più rilevante nella lotta contro il terrorismo, in particolare in Iraq, Afghanistan, dove sono ancora in corso operazioni come Inherent Resolve– operazione congiunta condotta nell’area del Siraq in funzione anti-Isis – e Resolute Support – operazione subentrata alla missione ISAF in Afghanistan – nella lotta congiunta al terrorismo di matrice islamista, Isis, Al Qaeda e sue affiliate.

http://www.occhidellaguerra.it/cosa-si- ... to-difesa/


E' giusto; altrimenti fora dale bale ......... [^]



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MessaggioInviato: 19/06/2018, 19:41 
DONALD TRUMP UFFICIALIZZA LA NASCITA DELLA 'SPACE FORCE'.

A "sorpresa" il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ufficializzato la nascita, in seno all'Esercito statunitense, della "Space Force", sesto ramo delle forze armate americane che sarà destinato alla difesa dello Spazio. Trump ha affermato che ''l'essenza del personaggio americano è esplorare nuovi orizzonti e domare nuove frontiere. Il nostro destino, oltre la Terra, da parte degli Stati Uniti è non solo materia di identità nazionale, ma soprattutto materia di sicurezza nazionale. Una faccenda molto importante per l'America e per le nostre forze armate, anche se nessuno ne parla".

Indirettamente, quindi, diventano realtà le rivelazioni sul "Solar Warden"? Indirettamente, quindi, diventano reali le scoperte di Gary McKinnon nel 2001? È solo una coincidenza la rivelazione nel mese di dicembre 2017 dell'esistenza di un progetto UFO del Pentagono atto a fronteggiare le tecnologiche "minacce aeree avanzate" che, con ogni probabilità, non sono originarie di questo pianeta? Chissà...

https://www.independent.co.uk/…/donald-trump-space-force-us…



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Nient'altro che una CONSTATAZIONE di fatti e Cose che sembrano avvenire nei nostri cieli; IRRIPRODUCIBILI, per ora, dalla nostra attuale civiltà.
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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 19/06/2018, 20:24 
Vogliono andare a rompere i c oglioni anche ai dittatori extraterrestri ?



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