Cita:
Caso Nestlé: Vittel rimasta senz’acqua
Gli abitanti della cittadina di Vittel stanno incolpando la società svizzera Nestlé, che ha lì un suo stabilimento, di aver tentato di impossessarsi delle risorse idriche della regione.
In particolare, si fa riferimento allo sfruttamento commerciale intensivo che provoca come conseguenza un esaurimento delle sorgenti durante i periodi di maggiore caldo. Mentre gli abitanti di Vittel soffrono per un accesso limitato alle risorse idriche, la multinazionale svizzera vende l’acqua in bottiglie che hanno un prezzo 100 o addirittura 200 volte maggiore.
Nel dipartimento francese dei Vosgi si trova la cittadina di Vittel il cui nome è famoso in tutto il mondo per l’acqua in bottiglia. L’acqua è la risorsa naturale principale della regione e per ottenerla concorrono diverse entità le quali oggi devono scontrarsi con una realtà: la risorsa comincia a scarseggiare. Questo riguarda soprattutto l’influente multinazionale Nestlé Waters che detiene i diritti di produzione dall'inizio degli anni ’90.
L’“oro blu” che scorre sotto i piedi degli abitanti di Vittel si trova in tre falde freatiche. Le prime due sono più in superficie e vengono utilizzate sin dal 1850 da marchi come Hépar, Vittel Grande Source e Contrex. La crisi attuale, invece, verte attorno alla terza zona, una falda acquifera collocata nelle arenarie del Triassico inferiore (a una profondità di circa un centinaio di metri) che è stata chiamata La Bonne Source.
Tramite ordinanza della prefettura Nestlé Waters ha ottenuto i permessi per estrarre un milione di metri cubi (ovvero un miliardo di litri) d’acqua all’anno e, stando ai dati ufficiali, al momento ne sta estraendo 678.053 metri cubi (dati del 2018). Ovvero, meno del tetto massimo stabilito.
“Il problema è che si tratta di una dichiarazione rilasciata da Nestlé stessa”, afferma Bernard Schmitt, portavoce di Eau 88, associazione contro lo sfruttamento intensivo del sito idrologico.
“Quando richiediamo i dati alla Direzione Risorse Idriche, ci rispondono che non possono comunicarcele perché sotto segreto commerciale”.
Va detto, infatti, che quest’attività genera ingenti guadagni: il costo al litro dell’acqua potabile (del rubinetto) in Francia è in media tra gli 0,002 e gli 0,003 euro, mentre quella in bottiglia costa 0,5 euro, ovvero 100-200 volte più cara.
La società sta tentando di presentare la situazione sotto una luce leggermente diversa.
“Nestlé Waters gestisce solo un quarto dell’intero consumo”, risponde Audrey Roques, dipendente della società. La falda menzionata più sopra viene infatti impiegata anche da industrie (ad es. il caseificio Ermitage), produttori agricoli e dalla rete cittadina di approvvigionamento idrico.
Stando ai dati presentati da Nestlé, nel 2017 il 45% dell’acqua raccolta è stato impiegato dall’industria, il 26% da Nestlé Waters (ovvero 0,75 milioni di metri cubi) e il 17% da Ermitage (ovvero 0,5 milioni di metri cubi). Inoltre, la società svizzera sostiene di aver diminuito la raccolta di acqua del 26% dal 2010 al 2018. Il restante 55% dell’acqua è riservato alla popolazione locale.
“Il problema è che la rete presenta una perdita per il 20% dell’acqua. La Direzione Risorse Idriche imputa tale perdita ai consumatori. Per quale motivo ce ne danno la colpa?”, si chiede arrabbiato Bernard Schmitt.
In totale, ogni anno vengono estratti circa 3 miliardi di litri d’acqua. Le piogge non riescono a ristabilire la falda acquifera che si svuota sempre di più. Le autorità stimano un deficit di circa un milione di metri cubi l’anno. Alla luce del rischio di siccità è stato formulato un progetto che propone agli abitanti di Vittel di estrarre acqua da una falda collocata a 20 km di distanza, nelle cittadine di Valfroicourt e Lerrain. Questo presuppone la costruzione di un nuovo sistema di estrazione e di trasporto dell’acqua potabile in città. Ma quali potrebbero essere le conseguenze?
Per stimare le conseguenze di questi cambiamenti l’associazione si è rivolta a Jean-Pierre Vançon, idrologo in pensione. Vançon conosce bene la regione e durante la sua carriera si è dedicato a fondo alla questione.
“Il problema principale è che non si può credere ai dati su cui si fondano i rapporti di cui disponiamo”, afferma convinto l’esperto. Secondo Vançon, per determinare in maniera precisa la fattibilità del progetto sono necessarie misurazioni più efficaci di vari parametri. Uno dei passaggi più complessi è il ripristino della falda freatica che deve servire la cittadina di Vittel.
“Le misurazioni delle precipitazioni indicano la necessità di un ripristino pari a 7 milioni di metri cubi l’anno dei quali 6 milioni andranno nel fiume Madon, 0,5 milioni saranno ad uso dei cittadini e i restanti 0,5 milioni verranno messi in circolo nel terreno”, spiega Vançon.
“Dunque, così l’equilibrio sarebbe già ristabilito. Qualora si trivellasse un altro pozzo per l’approvvigionamento dei cittadini di Vittel, si andrebbe a modificare completamente la situazione. In tal caso, ad esempio, il livello del fiume Madon potrebbe calare”. Un altro elemento problematico è che i valori delle precipitazioni possono cambiare anche a causa dei cambiamenti climatici. “Se, come quest’anno, osserveremo frequenti periodi di siccità, i 7 milioni di rifornimento chiaramente si ridurranno”, afferma l’esperto senza nascondere la sua preoccupazione.
Oltre al lato tecnico della questione, alcuni cittadini sono preoccupati anche dalla sua componente etica.
“Dovremo smettere di bere la nostra acqua e cominciare a prendere l’acqua dai nostri vicini cosicché solo Nestlé e gli altri possano usarla? Vi sembra normale?”, afferma indignata Catherine Novian che ha vissuto tutta la sua vita a Vittel.
La presenza di problemi è segnalata anche dalla linea politica stessa del dipartimento: infatti, quest’estate (per il secondo anno di fila) è stato limitato il consumo di acqua alla popolazione. “Il deficit persistente e generalizzato delle precipitazioni ha causato una riduzione della pressione all’interno del sistema di approvvigionamento idrico”, recita il comunicato che riporta i provvedimenti messi in atto dalla prefettura: è stato vietato di riempire le piscine private, di lavare la macchina, le strade e i marciapiedi, di pulire terrazze e facciate, di irrigare i prati e le aree verdi pubbliche e private.
“La risposta del comune è stata la distribuzione ai cittadini di aeratori gratuiti. È uno scherzo? A Nestlé hanno chiesto per caso di ridurre le sue attività in quel periodo?”, afferma ironica Novian.
I cittadini di Vittel, tuttavia, non sono tutti della stessa opinione. “È difficile parlare di questo con la gente, lo vedo spesso con i miei pazienti”, spiega la dottoressa Marie-Laurence Zeil. “In ogni famiglia c’è almeno una persona che lavora o ha lavorato in Nestlé. Per loro la cosa più importante è conservare il posto”. Bernard Schmitt condanna questi punti di vista: “I sindacati non ci sostengono. Ad ogni modo il ricatto del posto di lavoro è un pretesto difficile da impiegare perché Nestlé sta riducendo sempre di più il proprio personale”. Dal 2010 a oggi c’è stata una riduzione dalle 1350 unità alle 900. Nel giugno del 2019, alcuni mesi dopo il raggiungimento dell’accordo sulla ricostruzione dell’impianto di approvvigionamento, il sindacato dei lavoratori di Nestlé Waters ha preannunciato la riduzione di altri 120 posti di lavoro a Vittel e Valfroicourt.
“Un dirigente di Nestlé mi ha detto due anni fa che l’obiettivo è portare il numero di collaboratori a 200-300”, ammette Schmitt.
“È una sorta di colonizzazione, Nestlé sta rosicchiando lo spirito della nostra città”, afferma triste Sylvain Loisant. Loisant, artista ed ex vicesindaco di Vittel tra il 1995 e il 2001, sottolinea la componente simbolica della lotta alla multinazionale.
“Qui prende vita uno scontro internazionale tra due punti di vista contrapposti sul mondo e sull'impiego delle risorse. Inizialmente in fase di produzione dell’acqua Vittel ci si focalizzava sulla qualità e l’equilibrio. Con l’arrivo di Nestlé la cosa principale è diventata la quantità”.
Il concetto citato più sopra di “colonizzazione” solleva la questione dei rapporti tra la società e gli abitanti del luogo. Dopo la fondazione della Società Idrica di Vittel gestita da Louis Bouloumié nella metà del XIX secolo l’autorità comunale era strettamente legata agli interessi della meta turistica e, in seguito, a quelli degli stabilimenti produttori di acqua in bottiglia. La dinastia Bouloumié ha lasciato un segno profondo nel paesaggio locale: al patriarca della dinastia è stato dedicato un monumento e a lui sono intitolati la via principale e lo stadio. I suoi eredi si sono succeduti a capo dell’impresa e in qualità di sindaco della città. L’ultimo rappresentante di questa saga di “capitalismo familiare” è stato Guy de la Motte-Bouloumié, che è stato sindaco tra il 1953 e il 1957 e ancora tra il 1995 e il 2001. È stato anche direttore generale della società tra il 1979 e il 1992 quando poi venne acquisita da Nestlé Waters.
Secondo il rapporto entro il 2040 ben 33 Stati dovranno confrontarsi con uno stress idrico estremamente alto
Quali sono oggi i rapporti tra il nuovo proprietario della falda acquifera e le autorità locali?
L’associazione Eau 88 e il movimento anticorruzione Anticor hanno profuso molti sforzi per fare causa a Claudie Pruvost per conflitto di interessi. Durante il suo mandato al Consiglio di dipartimento Pruvost era a capo della Commissione locale per le Risorse Idriche che si occupava di passare al vaglio le proposte di risoluzione della crisi idrica. Al contempo suo marito, Bernard Pruvost, era un alto dirigente di Nestlé.
“Le autorità e i media si sono sottomessi agli interessi di Nestlé”, ritiene Schmitt. Un altro esempio è quello dei rapporti del direttore generale di Nestlé tra il 1997 e il 2008, Peter Brabeck, con il presidente francese Emmanuel Macron. La loro amicizia non è un segreto. Nel 2012 il futuro candidato alle presidenziali partecipò attivamente all'acquisizione da parte di Nestlé della Pfizer, holding farmaceutica specializzata nella produzione di cibo per bambini.
Questi legami aiutano a mettere a tacere le critiche e a evitare cause alla società svizzera?
Tra il 1999 e il 2003 sono stati registrati casi di inquinamento del fiume Petit Vair che attraversa Vittel. La situazione era sempre la stessa: il rilascio di sostanze chimiche nel fiume aveva causato la morte dei pesci per alcuni chilometri e questo aveva attirato l’attenzione delle autorità. Come ricorda Jean Louis Lecomte, giornalista che al tempo lavorava nella regione, “sebbene si sospettasse sempre dello stabilimento di Vittel, non furono mai trovate prove della sua colpevolezza. La reticenza dei rappresentanti dello stabilimento di chiarire la situazione si percepiva già nel loro comportamento. E questo non fece che complicarci il compito”, aggiunge. Roland Boeuf, ex vicepresidente della Società locale per la Pesca, non ha dimenticato quel periodo: “Il Petit Vair era 7-8 volte più inquinato del solito, come minimo”.
Erik (il nome è di fantasia), che in passato aveva lavorato nello stabilimento Nestlé di Contrexéville, conferma che la società “fece tutto il possibile per nascondere incidenti di questo tipo”. Erik elenca tutta una serie di casi di inquinamento di cui egli stesso fu testimone: “Mentre lavoravo allo stabilimento vidi una quantità enorme di casi di inquinamento intenzionali e non: la fuoriuscita di grandi quantità di combustibile, paraffina, lo scarico di adesivo per imballaggi, di soda, di acido e inchiostro (per le etichette) nelle cave di Sauville, il cloro gocciolante sulle piattaforme di perforazione, lo scarico di cloruro ferrico, grandi fuoriuscite di gas… E tutto quello che noi neanche vedevamo”.
In risposta alla nostra richiesta Nestlé Waters ha riconosciuto solamente l’“incidente puntuale” del 1999: “Dopo aver determinato le ragioni di quella fuoriuscita straordinaria sono state prese le misure necessarie per risolvere la situazione. Sono state effettuate le dovute correzioni di concerto con il Ministero dell’Ecologia e dello Sviluppo sostenibile. Dopo quell’incidente risalente a 20 anni fa non si sono più verificati casi simili”.
Lo scontro impari tra la multinazionale e i cittadini è ben lungi dall'essere concluso.
“Vogliamo innanzitutto che un tribunale stabilisca la cessazione della produzione dell’acqua in bottiglia Nestlé e la cessazione della validità dei permessi rilasciati dalla prefettura”, sottolinea Bernard Schmitt. Nestlé, dal canto suo, non intende interrompere la sua produzione, ma desidera invece continuare ad essere parte “dell’iniziativa collettiva per la risoluzione e la ricerca di possibilità per il futuro della regione con tutte le parti coinvolte”.
Comunque sia, appare complesso, se non persino impossibile trovare un compromesso tra la tensione quasi insita a qualsiasi grande società verso il guadagno e il desiderio dei cittadini di difendere le proprie risorse naturali. Inoltre, la contrapposizione venutasi a creare a Vittel è sintomo di un grave problema a livello globale che i cambiamenti climatici hanno portato alla ribalta.
https://it.sputniknews.com/mondo/201909 ... senzacqua/