Il partito milizia libanese Hezbollah ha rivendicato il lancio di missili contro le postazioni di Tel Aviv nel Golan della scorsa settimana: “L’attacco missilistico sul Golan è un messaggio a Israele perché non può colpire impunemente. Sulle alture del Golan sono stati lanciati dalla Siria 55 missili”, ha detto il capo del movimento Hassan Nasrallah.
Il leader sciita ha poi minacciato lo Stato ebraico: “Ora i nostri nemici lo sanno che il prossimo attacco contro Israele non sarà sulle Alture del Golan” ma nel “cuore della Palestina occupata”.
Hezbollah è più forte?
Molti analisti hanno detto che, dopo le ultime elezioni, Hezbollah ha rafforzato la propria posizione in Libano (e anche quella dell’Iran). La vittoria del Partito di Dio e dei suoi alleati, primo fra tutti il presidente cristiano Michel Aoun, preoccupa molto Israele. Naftali Bennet, ministro dell’educazione di Tel Aviv, ha scritto su Twitter: “I risultati delle elezioni libanesi rafforzano quello che da un po’ di tempo è il nostro approccio: Hezbollah = Libano. Lo Stato di Israele non farà differenza tra lo Stato sovrano del Libano e Hezbollah, e riterrà il Libano responsabile per qualsiasi azione all’interno del suo territorio”.
Non è la prima volta che Israele fa un’equazione simile e ciò mostra anche come il Partito di Dio, anche grazie a un vasto sistema assistenziale, si sia ormai radicato in Libano.
Un attacco dal mare?
Lo scorso gennaio, è apparsa sui social network una foto scattata a Tel Aviv da un sostenitore di Hezbollah che immortalava le icone di Hassan Nasrallah e Imad Mughniyah, il comandante sciita ucciso il 12 febbraio del 2008 in un’operazione congiunta di Cia e Mossad a Damasco. Il messaggio era chiaro: “Siamo tra voi”.
Da tempo, inoltre, l’esercito israeliano si sta addestrando in vista di un possibile attacco di Hezbollah. Lo scorso settembre, per esempio, si sono tenute le più grandi esercitazioni delle forze armate di Tel Aviv al confine con il Libano.
Una delle ipotesi è che gli uomini di Hezbollah, tra cui sommozzatori e attentatori suicidi, possano arrivare dal mare con “uno sciame di moto d’acqua e piccoli motoscafi” per attaccare Israele dal fianco. Un’ipotesi non così improbabile, dato che attacchi simili si sono già verificati in passato.
L’attacco del 22 aprile 1979
Era il 22 aprile 1979, Hezbollah non esisteva ancora ma già si muovevano quelli che sarebbero poi diventati i leader del movimento. Tra questi c’era anche Samir Kuntar, che all’epoca apparteneva al Fronte per la liberazione della Palestina. Coperto dalla notte, assieme ad altri miliziani, arriva in Israele attraverso il mare, entra in un appartamento e rapisce Danny Haran e sua figlia Einat. Li porta sulla spiaggia e poi fredda l’uomo con un colpo di pistola. La piccola Einat subirà una sorte ben peggiore: le verrà fracassato il cranio su una roccia.
Perché la Siria è fondamentale per Hezbollah (e per l’Iran)
Il conflitto in Siria ha rappresentato un’opportunità per Hezbollah. Migliaia di volontari hanno lasciato il Libano per andare a difendere i luoghi santi dell’islam sciita e per tenere in piedi un governo amico. In questo conflitto, costato ad Hezbollah migliaia di vittime, la milizia ha potuto affinare le proprie strategie in battaglia e, soprattutto, ha potuto avvicinarsi ai confini di Israele, in particolare alle alture del Golan.
In questo modo, Hezbollah può continuare a tenere sotto pressione Israele, potenzialmente sotto il mirino dei miliziani sciiti. Proprio pochi giorni fa, Danny Danon, ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite ha lanciato l’allarme dicendo: “In Siria, ci sono oltre 80mila estremisti da tutto il Medio Oriente che sono membri delle milizie sciite sotto il controllo iraniano”. Difficile dire quanti miliziani sciiti siano effettivamente coinvolti in Siria. Certo è che la loro presenza comincia a farsi sentire. E a preoccupare davvero Israele.
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