Scegliere Roma non è mai un atto neutrale. Il fatto che i sovranisti d’Europa abbiano optato per la capitale d’Italia come palcoscenico per lanciare la leadership continentale di Matteo Salvini acquisisce un valore paradigmatico. L’Urbe rimane un’icona dei tempi che furono.
Da Roma inoltre è partita una visione europeistica dominante, umanistica e aggregante. E poi ci sono quei competitor conservatori che solo qualche settimana fa hanno stretto accordi passando dalla città imperiale: l’adesione all’Ecr di Giorgia Meloni e dei suoi. Nel grande Risiko della politica, insomma, Roma è tornata protagonista indiscussa.
La manifestazione che si terrà ad aprile, pare presso il Circo Massimo – come evidenziato pure da Il Messaggero – sarà targata Lega, ma avrà un respiro ben più ampio. Sono passati due giorni dall’inaugurazione della sede del Carroccio in Prati. Vuol dire che il sovranismo, nella sua versione italiana, ha individuato un’altra possibile roccaforte. L’Italia, però, è solo la fattispecie di un effetto declinabile poi nelle istituzioni sovranazionali. Questo – almeno – è il piano di partenza.
Ci saranno quelli del Rassemblement National, con Marine Le Pen in testa (“Matteo, il nostro portabandiera non puoi che essere tu”), ma forse sarà possibile annoverare tra i presenti anche i populisti ungheresi, ben rappresentati da un Viktor Orban che nel frattempo è impegnato in una polemica col Partito popolare europeo. Attenzione: non si può dare per scontato che il leader di Fidesz faccia la sua comparsa. Bisognerà attendere l’esito della querelle sull’espulsione.
Il premier ungherese, comunque vada, potrebbe rappresentare il trait d’union tra due mondi, quello popolare e quello sovranista, che potrebbero dialogare in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio. Scenografia, regia e fotografia del raduno sono stati affidati a Marco Zanni, l’europarlamentare nato nel 1986, che l’inquilino del Viminale ha voluto premiare, affidandogli il coordinamento partitico delle relazioni con gli Esteri.
Sullo sfondo c’è la candidatura – non si sa quanto di bandiera – del leader del Carroccio, che alla fine potrebbe accettare il corteggiamento dei suoi compagni di viaggio: è difficile rintracciare qualche sovranista europeo che non vorrebbe il vertice leghista alla guida della Commissione europea.
Ci sarà pure un preambolo: per la fine di marzo, quindi un mese prima, i giovani leghisti hanno organizzato, ancora a Roma, un incontro con i movimenti giovanili degli altri partiti sovranisti europei. Tra gli ospiti è previsto anche Jordan Bardella, capolista del lepenismo che abbiamo intervistato poco tempo fa.
Poi ci sono loro, i principi del sovranismo extracontinentale: Donald Trump e Vladimir Putin non prenderanno parte alla reunion, ma c’è chi è pronto a sostenere che una sorta di placet sulla manifestazione sia arrivato tanto dagli States quanto dalla Russia. Salvini sembra prepararsi così a essere elevato da vertice nazionale del “populismo sovranista” a riferimento per tutti coloro che mirano a una profonda riforma dell’Ue. Tra gli europei, ma pure tra coloro che sembrano caldeggiare questo intento, pur governando altre zone di mondo.
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