Panico meningite in Toscana: terribile effetto dell’immigrazione incontrollata?
Cintura della meningite: dove questa infezione è endemica (in rosso) e dove le epidemie sono frequenti (in marrone)
San Miniato (Pisa), 7 feb – Per ultimo è toccato a un signore 75enne di San Miniato, suggestivo borgo dalla storia plurimillenaria in provincia di Pisa: ricoverato pochi giorni fa per meningite di tipo C e tuttora gravissimo. Assiduo frequentatore dei circoli Arci della zona, il caso sta mettendo a dura prova i nervi delle centinaia di persone che hanno condiviso con lui tavoli da gioco, consumazioni e letture dei giornali, tanto che il sindaco in persona è accorso al più grande di questi circoli a spiegare la situazione per cercare di tranquillizzare i frequentatori.
Prima di lui, dall’inizio dell’anno scorso, sono stati oltre 40 i casi di meningite di vario tipo in Toscana, circa il triplo della media degli anni scorsi, di cui almeno 11 solo dall’inizio del 2016 (due con esito mortale) e prevalentemente da meningococco di tipo C, con otto decessi. L’area più colpita è quella a cavallo tra le provincie di Pisa e di Firenze – zone del cuoio e di Empoli – inoltre Firenze stessa, Arezzo, Massa, Prato e Pistoia.
Già dall’aprile scorso, la Regione Toscana ha provveduto a estendere la campagna di vaccinazione gratuita a tutti i residenti con età inferiore a 45 anni, oltre che ai nuovi nati, ma quella che ormai appare un’epidemia sta colpendo anche persone più anziane. Purtroppo, per gli over 65 la stessa efficacia dei vaccini non è stata ancora rigorosamente dimostrata, mentre per la fascia da 45 a 65 anni la misura di prevenzione è consigliabile anche se per il momento a titolo oneroso nella misura di 70 euro, né è prevista alcuna esenzione. Una stima in continuo aggiornamento indica in circa 200mila le dosi vaccinali già somministrate, in particolare ai più giovani.
“Abbiamo allargato le vaccinazioni a tutte le aziende sanitarie – sostiene l’assessore regionale alla sanità Stefania Saccardi – anche agli studenti fuori sede che sono presenti sul territorio della Toscana, in modo da ampliare il più possibile le persone che sono da vaccinare”. Inoltre, ha detto ancora Saccardi, “siamo in contatto costante con l’Istituto superiore di sanità per valutare il fenomeno e abbiamo un rapporto continuo con Aifa, sul fronte dei vaccini, e anche col ministero della Salute”.
Sarà, intanto è corsa isterica alle vaccinazioni, e le notizie non sono buone. Per esempio, a Pistoia, il sindacato dei medici di famiglia (Fimmg) lancia l’allarme: “Fino al 15 febbraio non è prevista nessuna nuova scorta, primi appuntamenti negli ambulatori a metà marzo”, attacca il presidente Massimo Niccolai, che aggiunge: “Lasciando ai patologi ed agli infettivologi i pareri sulle cause della diffusione della malattia, devo esprimere il dissenso della mia categoria su quanto dichiarato recentissimamente dall’assessore alla sanità regionale Saccardi riguardo l’approvvigionamento e la distribuzione dei vaccini. Se da un lato si può apprezzare che la Regione si è molto mossa per la prosecuzione gratuita della vaccinazione fino ai 45 anni e per il reperimento e l’acquisto (oneroso) dei vaccini, non si può però affermare con enfasi che le dosi distribuite alle Asl sono sufficienti, sia per ora che per i prossimi mesi, in quanto la realtà è ben diversa”, segnalando che gli appuntamenti per le profilassi vaccinali arrivano ormai a metà marzo. Infine l’affondo del rappresentante dei medici: “Avrei molto gradito che da parte della Regione Toscana fosse stata prevista anche una vaccinazione gratuita dei sanitari del territorio che, in ultima analisi, è stato il punto forte della vaccinazione antimeningococcica, ed a fronte di ciò non posso dar torto a qualche collega che , inizialmente disposto a dare una mano, adesso si tira indietro, visto il grave disagio organizzativo e la scarsa considerazione dei vertici Regionali nei confronti della categoria”. Dietro la cortina di fumosità rassicuranti propinate dai vertici regionali, insomma, è il caos.
Intanto, all’Istituto superiore di sanità (Iss) brancolano nel buio in merito alle cause del focolaio epidemico in Toscana. Così l’infettivologo Giovanni Rezza: “Qualcosa di anomalo c’è e riguarda l’aumento dei casi di infezione tra gli adulti. Secondo tutti i sacri testi di medicina la trasmissione del batterio è sostenuta dagli adolescenti. Il batterio tra di loro circola più velocemente, per questo se vacciniamo loro di solito ne trae beneficio tutta la comunità”. Gli esperti spiegano che il ceppo St11 del meningococco C è più pericoloso perché oltre alla meningite provoca spesso setticemia: esso “circola più rapidamente e chi è portatore del virus acquisisce la malattia. Insomma, l’St11 è più restio a dare lo stato di portatore. È fondamentale per questo lo studio che in Toscana sta partendo sui portatori sani, per capire dove sta circolando”, conclude Rezza.
Di potenziali portatori sani la Toscana potrebbe essere piena: in precedenza su queste colonne avanzammo l’ipotesi – corroborata da studi epidemiologici – che forse c’entrava qualcosa l’immigrazione incontrollata dalle aree dell’Africa sub-sahariana, guarda caso coincidenti con la cosiddetta “cintura della meningite”, dove il morbo è endemico e le epidemie sono le più frequenti nel mondo, come del resto riconosceva una circolare del Ministero della salute datata 2011, al tempo della prima grande ondata immigratoria. Se così fosse, tra i frutti avvelenati della logica perversa del governatore toscano Enrico Rossi dovremo annoverare anche tante vite inutilmente spezzate tra sofferenze atroci e un costo che – con una stima molto approssimativa e per difetto e prendendo in considerazione costo delle dosi vaccinali, monte ore speso in profilassi e terapie – potrebbe aggirarsi su almeno cento milioni di euro. Una falla ulteriore nell’azzardata equazione di Rossi “immigrati uguale ricchezza”.
Proprio nella zona dell’empolese e del cuoio (comuni di San Miniato, Santa Croce sull’Arno, Castelfranco di Sotto, Fucecchio), non solo sono presenti in molte centinaia e forse migliaia immigrati illegali, sia regolarmente alloggiati presso strutture note, sia sistemati in alloggi di fortuna come capannoni industriali dismessi e benevolmente tollerati. Per non parlare degli immigrati regolari che viaggiano nei paesi di origine.
Nel frattempo, sono emersi numerosi altri studi scientifici internazionali che legano rigorosamente l’incremento di patologie infettive, tra cui esplicitamente la meningite, e il traffico umano con i paesi dove le medesime patologie sono endemiche, con particolare attenzione ai luoghi sovraffollati come i centri di accoglienza e gli stessi alloggi di fortuna. Tra questi studi, molto rilevante quello dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, con sede a Stoccolma, e quello pubblicato sulla rivista Experimental and therapeutic medicine, che punta il dito proprio sull’immigrazione incontrollata verso i paesi del Mediterraneo.
Una recente ricerca sullo stato di salute degli immigrati nei centri di accoglienza in Puglia, pubblicata sulla rivista dell’Associazione italiana di epidemiologia, evidenzia che non soltanto gli adulti ma anche gran parte dei bambini mancano delle vaccinazioni più comuni, situazione esacerbata dal già citato sovraffollamento, tanto che nell’articolo si sostiene senza mezzi termini che “gli immigrati possono contribuire al carico e alla diffusione delle malattie infettive”.