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MessaggioInviato: 21/03/2016, 19:47 
Ecco perché Trump è (molto) meglio della Clinton

Washington, 19 mar – “Dobbiamo finalmente e una volta per tutte mettere a posto il nostro sistema dell’immigrazione – è una questione della famiglia, e anche una questione economia, ma al cuore c’è la famiglia. Se noi rivendichiamo di stare dalla parte della famiglia, allora dobbiamo portare avanti e risolvere insieme i problemi fondamentali del nostro disastrato sistema immigratorio”, scrive la ormai sicura candidata democratica alle presidenziali Usa Hillary Clinton nel suo sito ufficiale. Messa così, uno si aspetterebbe nel seguito una lista di misure finalizzate a bloccare o almeno contenere l’immigrazione esplosiva negli States, le cui catastrofiche conseguenze – così come (e in misura perfino maggiore) quelle dell’invasione allogena dell’Europa – si proiettano molto più lontano rispetto ai pur disastrosi risultati interni ai paesi dell’accoglienza, Usa inclusi.

Invece, tutto il contrario: “(La riforma del sistema dell’immigrazione) rinforzerà le famiglie, la nostra economia, il nostro paese. Per questo non possiamo attendere più a lungo, non possiamo aspettare ancora per istituire un percorso verso una cittadinanza piena ed egualitaria”. Sopresi? Forse non tanto, ma se non bastasse ecco i punti salienti del programma:

Bloccare i rimpatri degli immigrati irregolari e promuovere l’emersione degli immigrati illegali che lavorano in nero.
Promuovere i ricongiungimenti familiari per tutti gli immigrati.
Espandere l’accesso alla sanità sostanzialmente gratuita per tutti gli immigrati e le loro famiglie (come se l’ObamaCare non fosse stato abbastanza disastroso).
Promuovere la naturalizzazione: abbattere i costi e i tempi dei procedimenti per ottenere la cittadinanza, aumentare la durata dei visti, informare e sostenere chiunque desideri la cittadinanza americana.

Come correttamente riportato nel testo ufficiale, la Clinton ha una storia del tutto coerente con il suo programma presidenziale: c’è motivo per crederci, insomma.

Immagine

Il programma in materia immigratoria di Donald Trump che, a dispetto di tutti i rabbiosi tentativi dell’establishment repubblicano e neocon trasversale, appare il più probabile candidato repubblicano alla presidenza, è esattamente l’opposto di quello della sua prossima diretta sfidante. Nonostante che “il Donald” non abbia una storia politica nemmeno lontanamente paragonabile a quella della moglie dell’ex presidente, trattandosi di una materia politica amministrabile internamente, il relativo programma diventa automaticamente abbastanza credibile.

“Quando i politici parlano di ‘riforma dell’immigrazione’ essi intendono: amnistia, lavoro a basso costo e confini aperti… niente altro che una concessione ai padroni delle multinazionali che guidano ambo i partiti (Repubblicano e Democratico, ndr)”, si legge nel programma ufficiale di Trump. “In realtà, la riforma dell’immigrazione deve porre in testa le esigenze dei lavoratori (nativi), non dei ricchi donatori internazionali. Noi siamo il solo paese (oltre l’Europa, più di recente, ndr) il cui sistema immigratorio privilegia le esigenze di altre nazioni. Questo deve cambiare”. Come abbiamo sostenuto di recente su queste colonne, una riforma radicale così orientata non sarebbe utile soltanto agli Usa ma al mondo intero. Quindi, i tre punti cardine del programma del miliardario tutto made in Usa:

- Una nazione senza confini non è una nazione. Ci deve essere un muro al confine meridionale.
- Una nazione senza leggi non è una nazione: il Messico dovrà pagare i costi del muro, a valere sulle rimesse dei milioni di immigrati irregolari, il numero di ufficiali di frontiera sarà triplicato, i nativi americani avranno la priorità negli impieghi, gli immigrati criminali saranno tutti rimpatriati, gli immigrati catturati nel tentativo di penetrare illegalmente saranno detenuti fino al rimpatrio e non rilasciati come avviene oggi, saranno aumentate le sanzioni e le pene per il superamento del periodo di validità del visto, e soprattutto mettere fine al sistema di concessione della cittadinanza a chiunque sia nato sul suolo americano, inclusi i figli degli immigrati illegali.
- Una nazione che non serve i propri cittadini non è una nazione: qualsiasi piano per l’immigrazione deve migliorare la qualità del lavoro, le retribuzioni e la sicurezza per tutti gli americani: la forza lavoro è scesa drammaticamente, insieme al livello delle retribuzioni, richiedendo di limitare qualsiasi futuro flusso immigratorio a soggetti di elevata specializzazione e conseguentemente non concorrenziali in termini di livelli stipendiali.

Nell’ultimo punto, così come nei precedenti, Trump pare aver colto appieno sia lo stato reale dell’economia Usa, di cui si è dato ampio conto su questo giornale, nonché degli effetti perversi dell’immigrazione dequalificata.

In quanto ai programmi di politica estera, la situazione è più sfumata anche per l’ovvia ragione che essa dipenderà non soltanto dalla declinante potenza americana. Rispetto a Hillary Clinton, tuttavia, il suo curriculum promette tutt’altro che bene, avendo sponsorizzato insieme al marito e al finora onnipotente establishment neocon – rappresentato tra gli altri dalla sua portavoce Victoria Nuland al tempo in cui la Clinton era segretario di stato – offrendo prima il decisivo supporto al rovesciamento di Gheddafi (“Siamo venuti, abbiamo visto, è morto”, il suo agghiacciante commento televisivo in proposito, seguito da una risata sguiata), quindi direttamente il colpo di stato in Ucraina in funzione anti-russa, nonché promuovendo lo scellerato sostegno logistico, economico e militare all’opposizione tagliagole siriana.

VIDEO

Sempre nel suo sito ufficiale, alla sezione politica estera, poi, la candidata democratica sottolinea ripetutamente il proprio programma di incremento del sostegno per Israele, dopo che i rapporti della Casa Bianca con la leadership attuale dello stato ebraico si sono molto raffreddati in seguito al subentro di John Kerry nella posizione un tempo occupata dalla stessa Clinton, consentendo l’accordo con l’Iran e una maggiore moderazione rispetto alla situazione siriana. Al confronto, Donald Trump non risulta menzionare mai ufficialmente la propria posizione rispetto a Israele.

Mentre ambo i candidati sostengono di voler rinegoziare il trattato di libero scambio transpacifico (Ttp) in quanto sbilanciato a favore delle economie cosiddette emergenti, e apparentemente nessuno menziona mai quello transatlantico (Ttip), così come ambedue affermano di perseguire la rinegoziazione degli accordi commerciali con la Cina e di contestare la sua politica di svalutazione monetaria, molto arrogante e perfino ridicola appare la posizione della Clinton rispetto alla Russia: “Sosterrò i nostri alleati europei per aiutarli a diminuirne la dipendenza dal petrolio russo (come, non è davvero dato sapere, ndr). Con i nostri partner, confinerò, conterrò e preverrò le aggressioni Russe in Europa e oltre, e farò aumentare il costo che Putin pagherà per le sue azioni”. Dire a nuora perché suocera intenda, forte e chiaro: scongiurare il peggior incubo americano da decenni a questa parte – l’asse tra Berlino (o l’Europa) e Mosca. Oltre che l’ombrello militare protettivo che il Cremlino sta offrendo a sempre più paesi alleati nel mondo, tra cui oltre la Siria anche l’Iran e la stessa Cina.

Molto più prudente e innovativa, sebbene per il momento limitata a poco più di alcune battute, la posizione in materia di Trump, che sostenne di voler instaurare con lo zar russo nuovi rapporti basati su rispetto e comprensione reciproci. Trump, insomma, potrebbe non riuscire a risollevare l’economia americana minata alle fondamenta, tra l’altro, da una spaventosa montagna di debito estero e dalla deindustrializzazione frutto della dissennata globalizzazione, ma per dirla con le parole del grande investitore svizzero Marc Faber, accreditato di una serie notevole di previsioni corrette sullo stato delle economie nazionali, regionali e globale: “Io voterei per Trump, perché egli [eventualmente] distruggerà soltanto l’economia americana, ma Hillary Clinton alla fine distruggerà il mondo intero… ne volete un’evidenza? Guardate la sua politica di costruzione delle nazioni nel medio oriente, che successo ha avuto”.

VIDEO

http://www.ilprimatonazionale.it/esteri ... ton-42000/



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 21/03/2016, 19:50 
Meno male che quello stupido era Bush

L’intervista del presidente degli Stati Uniti d’America Barak Obama a “The Atlantis” sul bilancio della sua politica internazionale ha ragione di lasciare uno spesso velo di inquietitudine nei lettori. A memoria non ricordiamo un presidente statunitense che abbia confidato un qualche errore durante l’adempimento del suo mandato e quando ne sono stati commessi di incontrovertibili, il Watergate, ci si è affidati alle penne migliori, come quella di Kissinger, per giustificarsi. Qui invece abbiamo il caso di un presidente che con assoluto candore ammette di aver commesso un errore nel fare, non le registrazioni delle conversazioni private dei suoi avversari, Obama ha intercettato tutti i suoi alleati, ma una intera guerra ad un altro Stato. E non solo Obama oggi ritiene sbagliato l’intervento militare in Libia, ma anche di più l’essersi fidato dei suoi principali alleati, ovvero i leader della Francia e della Gran Bretagna, Sarkozy ed Cameron, il secondo dei quali è attualmente in carica. Se Obama voleva congedarsi dalla Casa Bianca ricordando al mondo che la leadership occidentale è inaffidabile, non poteva farlo in maniera migliore. Peggio, i governi di Francia ed Inghilterra soni anche irresponsabili. Perché è possibile ovviamente prendere la decisione sbagliata, molti sono convinti che quella di Bush sull’Iraq lo sia stata. Ma Bush si era preoccupato prima di guidare l’intervento in prima persona e poi di presidiare il territorio e non di lasciar sbrigare la faccenda alle truppe locali una volta raggiunto l’obiettivo. Infine, cosa non proprio irrilevante, Bush aveva un piano per gestire la transizione. Se il presidente Obama può vantare come principale successo, l’accordo sul nucleare con l’Iran, questo è stato consentito dalla guerra del suo predecessore al nemico mortale dell’Iran, ovvero il regime di Saddam Hussein e nonostante che Obama si sia ritirato frettolosamente dall’Iraq, senza rendersi conto del contagio che avveniva in Siria nella ribellione ad Assad. L’accusa di Obama a Francia ed Inghilterra è però ancora più grave sul versante dell’incapacità di misurare le conseguenze dei propri atti. Quando mai l’America dopo aver intrapreso una campagna bellica ha pensato di delegare ad altri i compiti di ricostruzione del paese sconfitto? Se tale questione dipendesse dalle vicinanze geografiche, Obama nota che la Libia e più vicina all’Europa, perché lasciare i sondati americani in Germania ed in Italia, tanti anni? Potevano restarci i soli inglesi. Non ci permettiamo nemmeno di entrare nelle questioni che concernono i passaggi legali delle azioni di guerra del presidente americano e sottolineare le critiche severe che gli sono venute dalla sua stessa amministrazione, Illary Clinton in testa. Nè ci permettiamo di criticare altri incredibili testa coda della amministrazione statunitense in l’Egitto, o l’assoluto dilettantismo mostrato nei rapporti con la Turchia. Il fatto che con Obama si sia tornati ad un passo da una nuova guerra fredda a quasi 30 anni dalla caduta del regime sovietico, è sufficiente a dare l’idea della capacità diplomatica mostrata da questa presidenza. Possiamo solo consolarci pensando che meno male che “quello stupido” era Bush.

http://www.partitorepubblicanoitaliano. ... LANCIO.HTM



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 21/03/2016, 19:53 
Anche il "Macellaio di Rostov" sarebbe meglio della Clinton.


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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 21/03/2016, 19:56 
Attenti, è una donna malefica ... [8)]
(Questa donna alla Casa Bianca metterebbe in serio pericolo la pace nel mondo, speriamo bene, e che gli americani capiscano e la mandino subito a casa)



Da qualche settimana, Washington Post e New York Times stanno raccontando, con dovizia di particolari, le “imprese” libiche della candidata alla presidenza Usa Hillary Clinton. Ci sarebbe lei, infatti, dietro l’intervento in Libia del 2011.

La notte del 14 marzo del 2011 non è una notte come tutte le altre. La Clinton è a Parigi. Tutto ormai è buio e l’aereo con a bordo Mahmoud Jibril, uno dei principali leader della rivolta libica, sembra non voler arrivare. È un incontro importante non solo per la storia americana, ma anche per quella mondiale. Una nuova guerra è alle porte. Jibril comprende che per convincere Obama a portare la guerra in Libia è necessario convincere la Clinton. Riuscirà nel suo intento e farà sprofondare la Libia nel caos, come nota anche il New York Times: “Oggi la Libia pone una minaccia sproporzionata alla sicurezza della regione, tanto da domandarsi se l’intervento, anziché scongiurare una catastrofe umanitaria, non abbia semplicemente contribuito a crearne una di diversa natura. Il saccheggio, durante l’intervento, dei vasti arsenali di armi del colonnello ha alimentato la guerra civile siriana, rafforzato gruppi terroristici e criminali dalla Nigeria al Sinai, e destabilizzato il Mali. Un crescente traffico di esseri umani ha indotto 250mila rifugiati a spingersi verso Nord e attraversare il Mediterraneo, e centinaia sono morti annegati”. A ciò deve essere aggiunto anche il dilagare dello Stato islamico in Libia.

Passa un mese e la Clinton e Jibril si incontrano nuovamente. Questa volta a Roma. Un incontro lunghissimo: oltre un’ora. Jibril spinge per l’intervento e dipinge un futuro radioso per la Libia: elezioni, libertà di stampa e di pensiero. La Clinton ne è entusiasta. Mai profezia fu più sbagliata.

Il volto nuovo della Libia è tumefatto da mille ferite, proprio come quello del colonnello Gheddafi, brutalmente ucciso nell’ottobre del 2011. L’ira dei ribelli è tutta rivolta contro di lui: calci, pugni e botte. “Venimmo, vedemmo ed è morto”, queste le parole – secondo il New York Times, pronunciate dalla Clinton, che subito organizzò la sua marcia trionfale in Libia.

Ma nel curriculum della Clinton non c’è solamente la Libia. C’è anche l’Ucraina, come spiega bene Diana Johnstone in Hillary Clinton regina del Caos (Zambon Editore). Non tanto (o, meglio, non solo) nell’organizzazione delle proteste, quanto nel diffondere sentimenti anti-russi.

Subito dopo la tragedia del volo 17 della Malaysian Airlines, Kiev accusa i filorussi di aver commesso il fatto. Non ci sono prove però. Né a favore né contro i russi. Ma subito la Clinton, come scrive la Johnstone, fornisce agli europei la linea da seguire: “Se vi sono prove che collegano la Russia a questo evento, ciò dovrebbe indurre gli europei a fare molto di più, su tre fronti. Primo, inasprire le loro sanzioni. Rendere molto chiaro che c’è un prezzo da pagare. Secondo, (…) trovare alternative a Gazprom. E terzo, fare di più, di concerto con noi, per aiutare gli ucraini”. Questo incidente viene usato come casus belli. Si rischia un conflitto mondiale.

Il 4 dicembre 2014, scrive la Johnstone nel suo libro, “la camera dei rappresentanti degli Stati Uniti approvò una risoluzione che condannava la Russia per un’immaginaria ‘aggressione armata contro alleati e partner degli Stati Uniti’ (…). Il testo fu approvato senza alcun dibattito da una maggioranza di ben 411 rappresentanti apparentemente indifferenti, che stavano lasciando l’aula in quel momento; solo dieci votarono contro. Con questa risoluzione si potrebbe giustificare una guerra contro la Russia di Vladimir Putin e, come scrive la Johnstone, “questa leggerezza dimostra che il problema rappresentato da Hillary Rodham Clinton va ben al di là di lei come individuo, e rivela la crisi profonda del sistema politico americano”.

http://www.occhidellaguerra.it/il-lato- ... book+Ghost


.. e così l'America perse tutto il Medio Oriente!



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 21/03/2016, 19:57 
Donald Trump: l’Europa deve sperare che vinca lui e non la Clinton

Lo sport preferito dei mezzi d’informazione italiani sembra essere diventato quello di parlare malissimo del candidato repubblicano Donald Trump. Ma per il loro bene, i cittadini italiani ed europei dovrebbero sperare che a vincere le elezioni presidenziali americane di novembre sia proprio Donald Trump piuttosto che la candidata democratica Hillary Clinton.

La ex First Lady ha votato a favore degli interventi americani in Afghanistan e in Iraq, era favorevole ad intervenire in Libia contro il Rais Gheddafi e in Siria avrebbe voluto sostenere maggiormente i cosiddetti ribelli moderati anti-Assad. Facendo un rapido riassunto, dopo più di tredici anni di guerra in Afghanistan la situazione ancora non si è stabilizzata, la guerra in Iraq che ha spodestato Saddam Hussein ha destabilizzato il Medio Oriente e di fatto ha portato alla nascita dell’autoproclamato Stato Islamico, la Libia post-Gheddafi è nel caos più assoluto, ed è meglio non aprire il capitolo Siria (i ribelli moderati che la Clinton voleva appoggiare quasi non esistono: il ministro della Difesa americano Ashton Carter nel luglio 2015 riportò che solo 60 ribelli anti-Isis hanno completato l’addestramento).

Tutte queste guerre, oltre ad essere costate molto sia dal punto di vista economico che umano, hanno portato a drammatiche conseguenze per l’Europa. Per i terroristi fare attentati negli Stati Uniti è decisamente complicato considerando che Washington si trova dall’altra parte del mondo rispetto al Medio Oriente. L’Europa, invece, è vicinissima e quindi più facile da attaccare (gli attentati a Londra, Madrid, alla redazione di Charlie Hebdo e al centro di Parigi ne sono la dimostrazione). Inoltre, le guerre degli Stati Uniti sono la causa degli enormi flussi migratori verso l’Europa. Il 12 febbraio l’Ansa ha riportato che «dall’inizio dell’anno sono arrivati in Europa 83.201 tra migranti e rifugiati».

Donald Trump ha posizioni che farebbero gli interessi dell’Italia e dell’Europa. Non è certo un segreto il fatto che voglia dialogare con il Presidente della Russia Vladimir Putin, il quale era l’unico che, prima del cessate il fuoco, bombardava i terroristi in Siria con il benestare di Damasco (mentre gli Stati Uniti se ne stavano con le mani in tasca a guardare e sperare che il legittimo presidente siriano cadesse). Donald Trump ha imparato le lezioni dell’Iraq e della Libia, infatti ha dichiarato che con Saddam e Gheddafi il mondo ora sarebbe un posto migliore. Più in generale, Trump ha fatto capire di avere una posizione molto distante da quella di George W. Bush prima e Obama poi (e quindi anche della Clinton che fu Segretario di Stato di Obama). Nell’ottobre del 2015, infatti, ha detto (ecco il link all’adnkronos) che gli Stati Uniti dovrebbero preoccuparsi dei loro problemi invece di andare in giro per il mondo a fare operazioni di “nation building” che spesso hanno fallito. Se Bush e Obama avessero seguito questa logica, probabilmente il Califfato nero non sarebbe mai nato e il problema dei migranti avrebbe ben altre dimensioni.

Invece di badare al politicamente corretto, cioè alla sola apparenza dei candidati, non sarebbe il caso che i commentatori italiani ed europei discutessero del merito delle posizioni di Trump, della Clinton e delle loro ricadute sul Vecchio Continent

http://www.wakeupnews.eu/donald-trump-e ... a-clinton/



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 21/03/2016, 21:23 
Cita:
USA 2016: il piano dei repubblicani per fermare Donald Trump

I repubblicani sono pronti a forzare tutte le regole - scritte o convenzionali - pur di fermare la corsa di Donald Trump alla nomination. E hanno le loro buone ragioni, viste le peculiarità del personaggio e la sconfitta inevitabile alla quale li consegnerebbe. Ma come si può fare a bloccare la candidatura a presidente di un uomo in grado di conquistare consensi e di vincere primarie in ogni zona degli Stati Uniti?

A partire dal 5 aprile, quando si terranno le importanti primarie del Wisconsin, si lavorerà allo scopo di convincere i delegati finora conquistati da Trump a non accordargli il loro voto durante la convention. Una misura sicuramente estrema, visto che i delegati dovrebbero limitarsi a confermare il volere popolare uscito dalle urne, ma che farebbe leva sulla loro possibilità di cambiare candidato, se ritenuto necessario.

Si tratterebbe quindi di fare pressioni sui singoli delegati, cercando di far comprendere loro quanto sarebbe disastrosa per il partito la candidatura del miliardario newyorchese. Per il momento, Trump è ancora lontano dai 1.237 delegati necessari, ma non è affatto detto che non riesca a conquistarli nelle prossime tappe delle primarie. Se si riuscisse a fermare Trump al di sotto di questa asticella, ecco che si potrebbe arrivare a una "broken convention", in cui i delegati avrebbero maggiori libertà di movimento.

A rendere più difficile la missione, il fatto che gli stessi repubblicani non hanno deciso se puntare su Ted Cruz - visto come più forte, ma comunque troppo estremo per il partito - o su John Kasich - che avrebbe tutto le carte in regola, ma non sembra abbastanza popolare. Una terza opzione sarebbe quella di puntare su un candidato indipendente, da presentare alla convention, che convinca tutto il fronte anti Trump. Un'opzione, comunque, che avrebbe senso solo nel caso in cui il front runner si fermasse sotto l'asticella dei 1.237 delegati.

(FONTE Polisblog.it)


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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 22/03/2016, 13:17 
Fecero più o meno lo stesso con ... Regan; un attore! capirai! E' stato uno dei migliori Presidenti ... [^]
(Se non sei un politico cercano di farti fuori, perché si sentono ... inutili) ... [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 22/03/2016, 18:08 
Ufologo 555 ha scritto:
Fecero più o meno lo stesso con ... Regan; un attore! capirai! E' stato uno dei migliori Presidenti ... [^]


'nsomma ufò...le conseguenze del reaganomics,le "guerre" in america centrale, il no alle sanzioni al Sud Africa dell'apartheid...


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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 22/03/2016, 18:17 
Akira ha scritto:
Ufologo 555 ha scritto:
Fecero più o meno lo stesso con ... Regan; un attore! capirai! E' stato uno dei migliori Presidenti ... [^]


'nsomma ufò...le conseguenze del reaganomics, le "guerre" in america centrale, il no alle sanzioni al Sud Africa dell'apartheid...


[:298]



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 22/03/2016, 18:42 
Atlanticus81 ha scritto:
Akira ha scritto:
Ufologo 555 ha scritto:
Fecero più o meno lo stesso con ... Regan; un attore! capirai! E' stato uno dei migliori Presidenti ... [^]


'nsomma ufò...le conseguenze del reaganomics, le "guerre" in america centrale, il no alle sanzioni al Sud Africa dell'apartheid...


[:298]


[8)]
Come al solito c'e' qualcuno che indossa questi:

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"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 22/03/2016, 19:12 
Infatti!

L'Unione Sovietica cadde sotto lo schieramento degli "euromissili" piazzati dappertutto da Regan contro gli SS-20 sovietici ...... [;)]
Ad ogni mossa Regan rispondeva più che adeguatamente ...
(Ma voi siete giovani ...)



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 23/03/2016, 00:20 
Ufologo 555 ha scritto:
Infatti!

L'Unione Sovietica cadde sotto lo schieramento degli "euromissili" piazzati dappertutto da Regan contro gli SS-20 sovietici ......


L'Unione Sovietica cadde per cause e limiti principalmente economici da ricercare nel lungo periodo, non certo per quattro missili piazzati da Reagan.

Un sistema così centralizzato non permetteva ai prezzi e alle merci di “autoregolarsi” in base al meccanismo della domanda e dell’offerta, per questo quasi sempre ci si ritrovava in una situazione di scarsità, anche perché, come vedremo, la precedenza veniva data all’industria militare e non a quella dei beni di consumo.

E la precedenza veniva data all'industria della guerra a causa dell'escalation militare decennale pilotata dagli Stati Uniti a cui l'URSS era costretta a seguire. Gli Stati Uniti sapevano quali fossero i limiti e i difetti del sistema economico sovietico e fece leva su quelli per portarla alla crisi e alla dissoluzione.

Se qualcuno è interessato a voler approfondire il tema senza andare off-topic relativamente all'argomento del thread suggerisco la seguente lettura.

Il crollo dell’Unione Sovietica. Fattori di crisi e interpretazioni - Alexander Höbe
http://www.academia.edu/612485/Il_croll ... pretazioni

Se invece vogliamo continuare a credere alla mitologia di superman o di capitan america, per quello è sufficiente leggere i fumetti e vivere nel mondo dei sogni.

Il sogno americano... quello sì che corrisponde alla utopica società dei minipony per richiamare il termine usato da MaxpoweR.

E per tornare al tema del thread mi piacerebbe sapere come fate a pensare che Trump, qualora anche vincesse le elezioni, possa mantenere le promesse fatte quando è fisiologico che l'economia americana si basa sul sostegno al dollaro attraverso una politica imperialista.

Nel momento in cui dovesse vincere, se le cose dovessero mettersi male per gli USA un qualche false flag e via per nuove spedizioni di esportazione di libertà...

Il Presidente USA è un fantoccio, un burattino nelle mani di chi VERAMENTE detiene il potere del braccio armato dell'imperialismo occidentale... e queste forze, tanto per la cronaca, non stanno a Washington...



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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 23/03/2016, 00:44 
Atlanticus81 ha scritto:
E per tornare al tema del thread mi piacerebbe sapere come fate a pensare che Trump, qualora anche vincesse le elezioni, possa mantenere le promesse fatte quando è fisiologico che l'economia americana si basa sul sostegno al dollaro attraverso una politica imperialista.

Nel momento in cui dovesse vincere, se le cose dovessero mettersi male per gli USA un qualche false flag e via per nuove spedizioni di esportazione di libertà...

Il Presidente USA è un fantoccio, un burattino nelle mani di chi VERAMENTE detiene il potere del braccio armato dell'imperialismo occidentale... e queste forze, tanto per la cronaca, non stanno a Washington...


Sono d'accordo con te in linea di massima ed un simile concetto l'ho espresso anch'io in vari topic recenti, tipo quello su Bassett o la Clinton...e per quanto mi riguarda non ho mai pensato (né tantomeno scritto, se ricordo bene) che mister "belli capelli" potesse mantenere alcuna promessa se riuscisse a battere Hillary, mi sono limitato a citare un articolo che parlava di come buona parte dell'elite che comanda il partito dell'elefantino volesse Trump fuori dalle scatole :-)


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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 23/03/2016, 11:58 
vogliamo il duce trump


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 Oggetto del messaggio: Re: ELEZIONI AMERICANE
MessaggioInviato: 23/03/2016, 12:02 
... se non altro (ripeto) perché Hilary ha dimostrato di essere peggio!



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