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 Oggetto del messaggio: SCANDALO Monte dei Paschi di Siena
MessaggioInviato: 29/01/2013, 12:43 
Mps: si indaga per truffa, oggi Grilli riferisce alla Camera
Bonifici per 17 mld in 11 mesi. Tema centrale dell'audizione resta operazione su Antonveneta

29 gennaio, 12:17

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 20473.html

Dopo l'incontro di ieri con il presidente della Bce Mario Draghi, il ministro dell'Economia Vittorio Grilli sarà ascoltato oggi sulla vicenda Mps. Tema centrale resta l'operazione su Antonveneta. E mentre la magistratura senese indaga per truffa ai danni della banca, Bankitalia ieri ha escluso ogni ipotesi di commissariamento. Il presidente dell'Antitrust, Pitruzzella, sollecita più trasparenza nella gestione delle fondazioni.

Si riunirà questa mattina il comitato di stabilità finanziaria. Il comitato, che riunisce il ministro dell'Economia, il governatore della Banca d'Italia, il presidente Consob e quello dell'Ivass (la neo autorità di vigilanza delle assicurazioni ndr), ha all'ordine del giorno 'l''aggiornamento sulla situazione del settore finanziario italiano" e sicuramente si affronterà la vicenda Mps. Sabato la Banca d'Italia ha dato il parere positivo ai Monti Bond per l'istituto senese.

La Fondazione Mps è pronta a farsi da parte per sopravvivere. E' questa la situazione in cui si trova oggi l'Ente senese, primo azionista storico della banca, a una anno e passa dalla dura ristrutturazione di oltre un miliardo di debiti. L'indicazione è emersa dalla bozza del documento programmatico non ancora reso noto, in cui viene scritto che Palazzo Sansedoni è disposto a scendere sotto la soglia del 33,5% per garantirsi la "sopravvivenza" e l'equilibrio finanziario. Un orientamento che, di fatto, andrebbe a combaciare con l'auspicio del presidente del Monte, Alessandro Profumo, da tempo disponibile a far entrare nuovi azionisti nella compagine azionaria della banca più antica del mondo, purché di lungo periodo. Su questo è tornato l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, che in un incontro con la stampa estera ha precisato che discussioni aperte non ce ne sono.

Tuttavia, alla Borsa l'idea del riassetto sembra piacere. A Piazza Affari il titolo ieri mattina aveva strappato su queste indicazioni quasi il 5% beneficiando anche del via libera di Bankitalia ai Monti bond arrivato nel weekend. Nel pomeriggio, poi, il titolo ha annullato i guadagni (+0,65% a 0,261 euro) registrando comunque scambi sopra le righe (pari al 10% del capitale).

Sempre ieri potrebbero aver parlato della banca e aver ricostruito i fatti degli scorsi anni il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli e il presidente della Bce, Mario Draghi. Il numero uno dell'Eurotower ha fatto tappa infatti a Milano e incontrato il titolare di Via XX Settembre, oggi atteso alla Camera per riferire sulla questione di Rocca Salimbeni. Sui temi dell'incontro le bocche restano cucite ma non si esclude che Mps sia stato quello centrale. Draghi all'epoca dei fatti era alla Banca d'Italia e fu proprio lui ad autorizzare l'acquisto di Antonveneta e a monitorare da vicino il Monte fino al suo passaggio a Francoforte. Intanto il tema centrale della vicenda resta l'operazione su Padova, il boccone troppo grosso e mai digerito dalla banca che nel 2007 pagò 10 miliardi al Santander per rilevarla. Un argomento al vaglio della magistratura senese che sta indagando su presunte tangenti insieme al caso dei derivati che provocherà una perdita di oltre 700 milioni.

Viola ha precisato di non avere evidenze di casi di corruzione in questo ambito anche se, intervistato a 'Porta a porta', ha detto "non li avrei spesi" quattro miliardi in più per comprarla dagli spagnoli. "Più che altro non avrei comprato Antonveneta tutta per cassa". Commenti sul tema derivati sono arrivati invece da Profumo. Secondo il presidente la grande massa di titoli di Stato in portafoglio, che ha comportato la richiesta di 3,9 miliardi di Monti Bond, è stata comprata "per coprire le perdite dell'operazione Alexandria" e "sono questi titoli che ora generano perdite". "Si tratta di operazioni interconnesse" all'acquisto di Antonveneta, ha concluso. L'esame del portafoglio dovrebbe passare al vaglio del Cda di Mps mercoledì 6 febbraio.





Domanda: lo Stato (cioè NOI), si permette di PRESTARE i soldi alle Banche senza neanche chiedere il permesso ai cittadini. Perchè poi, quando sono le Banche a dover prestare i soldi a NOI (cioè alle piccole e medie imprese come al libero cittadino), negano ogni possibilità??



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MessaggioInviato: 29/01/2013, 12:54 
purtroppo tte in italia il popolo e'considerato,forse,solo in periodo elettorale,x ovvi motivi,cioe' quello di potere restare incollati alla poltrona dei soliti fannulloni.......


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MessaggioInviato: 30/01/2013, 00:35 
Tratto da:

Commissione d'inchiesta per il Monte dei Paschi di Siena

http://www.beppegrillo.it/2013/01/commi ... l#commenti

Nel 1995 viene privatizzato il Monte dei Paschi di Siena, chi comanda è la Fondazione MPS (55%) attraverso i rappresentanti del Comune, presenti con membri quasi tutti di area pd, che dal dopoguerra governa la città (8 nominati dal Comune, 5 dalla Provincia, uno da Regione, Unisi e Diocesi). La Fondazione vive solo di dividendi e le sue quote sono vendute nel tempo a vari personaggi come Caltagirone e Gnutti. Per remunerare gli azionisti MPS comincia a vendere le sue proprietà, tra cui le partecipazioni bancarie (San Paolo,Generali), intere banche come la Cassa di Risparmio di Prato e gli immobili (tenuta di Fontanafredda, palazzi Monte Mario a Roma) che remunerano i nuovi azionisti ma sono in realtà frutto del risparmio di secoli dei senesi. MPS viene spolpata. La sinistra ha compiuto la sua missione di consegnare una banca pubblica che funzionava dal 1500 alla Borsa e alla speculazione. Il valore di MPS prima della privatizzazione era di circa 20miliardi di euro, oggi ne vale meno di 2 e ogni giorno il suo titolo diminuisce.
Oggi 10.000 dipendenti rischiano il posto di lavoro. La giunta comunale Ceccuzzi è caduta. La Fondazione non ha più la maggioranza delle azioni (ha dovuto venderle) e si prospetta la nazionalizzazione e il licenziamento di forse 10.000 persone.

Storia di un saccheggio

- Banco Santander compra Antonveneta per 6, 6 miliardi di euro

- Banco Santander si accorge di aver fatto un pessimo affare, scorpora Interbanca da Antonveneta, valutata 1,6 miliardi, e cerca un compratore, il valore della banca reale è di circa 3 miliardi

- Monte dei Paschi compra Antoveneta per 10,3 miliardi pochi mesi dopo

- MPS si accolla anche il passivo di Antoveneta per 7,9 miliardi

- MPS valeva all’epoca 9 miliardi e compra Antoveneta che ha metà dei suoi sportelli (1.000 contro 2.000) per una cifra, 10,3 miliardi, superiore allo stesso valore di MPS

- MPS non ha 10,3 miliardi, quindi si indebita, il titolo crolla

- Per questa operazione il presidente di MPS Mussari (ex presidente anche della Fondazione MPS) viene premiato con la presidenza dell’ABI senza che nessun partito o organo di vigilanza si opponga

- La procura della Repubblica di Siena apre un’inchiesta sull’enorme minusvalenza dell’operazione Antonveneta. Pari circa a circa 14 miliardi di euro, 28.000 miliardi delle vecchie lire, una finanziaria, uno scandalo che rischia di far impallidire la Parmalat

- La Fondazione MPS, azionista di maggioranza di MPS, indica all'assemblea dei soci della banca la nomina di Alessandro Profumo alla carica di presidente. Profumo ex ad di Unicredit è rinviato a giudizio al tribunale di Milano con l'accusa di frode fiscale

- Profumo punta subito sulla riduzione del personale pari a 4.300 senza avviare una causa come MPS contro i responsabili del disastro

- La Fondazione deve vendere parte della sua proprietà azionaria di MPS e passa dal 55% al 35%

- Per evitare il fallimento di MPS Monti eroga un prestito di 3,9 miliardi, cifra equivalente alla Imu sulla prima casa

- Grillo parla di "buco" di 14 miliardi all'assemblea degli azionisti del 25 gennaio 2013, il buco a cui si riferisce era la sottrazione di valore attraverso le operazioni legate ad Antonveneta

- Lunedì 28 gennaio 2013 i pm che indagano sull'affare Antonveneta scoprono bonifici internazionali per 17 miliardi

- Subito dopo emergono somme rilevanti che sarebbero rientrate in Italia con lo Scudo Fiscale voluto dal Pdl e approvato grazie all'assenza in aula di molti deputati del pdmenoelle

Di fronte a questo colossale furto ai danni degli italiani, il cui conteggio finale non è forse ancora concluso, chiedo:
- la verifica dei patrimoni dei segretari del pd e di tutti i nominati nella fondazione MPS dal comune di Siena, della Provincia di Siena, della Regione Toscana dal 1995
- la pubblicazione dei nomi di tutti coloro che hanno goduto dello Scudo Fiscale con l'ammontare degli importi rientrati in Italia
- le dimissioni immediate di Bersani da segretario del pd
Il M5S chiederà l'istituzione di una commissione d'inchiesta su MPS al suo ingresso in Parlamento.

MPS fa impallidire non solo Parmalat, ma anche il fallimento del Banco Ambrosiano, dietro a questo colossale saccheggio, come avvenne allora, ci può essere di tutto. Craxi, in confronto, rubava le caramelle ai bambini.



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MessaggioInviato: 30/01/2013, 02:11 
Cita:
ubatuba ha scritto:

INTERVISTA A EMILIANO BRANCACCIO: L’INTERPRETAZIONE LIBERISTA DELLA CRISI DEL MONTEPASCHI E’ FUORVIANTE E MANICHEA. IL PROBLEMA NON E’ L’INGERENZA DELLA POLITICA, MA L’ADESIONE ALLA LOGICA SPECULATIVA DEL MERCATO. ANZICHE’ TAMPONARE CON PRESTITI, LO STATO DOVREBBE AVVIARE UN PERCORSO VERSO LA NAZIONALIZZAZIONE

«Trovo maldestro, al limite del comico, il tentativo di certi media di valutare il caso del Montepaschi come un effetto di ingerenze politiche nella gestione bancaria. Sergio Rizzo, sul Corsera, ha addirittura candidamente affermato che il problema chiave sarebbe la dipendenza della banca senese dal potere politico. A suo avviso, quindi, per risolvere i problemi di MPS è sufficiente che la politica faccia un passo indietro e lasci la banca alle logiche del mercato.

Ma qualsiasi osservatore che non abbia il prosciutto dell’ideologia liberista sugli occhi sa bene che questa è una interpretazione fuorviante e manichea dei fatti. La verità è un’altra: la crisi di MPS è soltanto il segno precoce e più evidente di una crisi bancaria di carattere sistemico, che ha le sue radici nell’onda speculativa che ci ha portato al tracollo dell’ottobre 2008 e dei cui danni si stanno facendo carico sempre di più i bilanci pubblici e i contribuenti».


L’economista Emiliano Brancaccio non conosce le banche semplicemente alla luce dei suoi studi sul “capitale finanziario” di Rudolf Hilferding, ma parla per conoscenza diretta dei fatti. Nel 2006 era stato chiamato in Banca Toscana per contribuire al risanamento del piccolo istituto di credito territoriale, di proprietà del Monte dei Paschi di Siena. Due anni dopo, nonostante i progressi di gestione, Banca Toscana venne improvvisamente chiusa e incorporata nel Monte. Non fu un caso isolato: l’intero gruppo MPS venne sottoposto a una profonda ristrutturazione. Giuseppe Mussari, allora presidente, la giustificò con la necessità, per la banca senese, di dirottare tutte le risorse interne sul finanziamento della costosa acquisizione di Antonveneta. Una decisione che molti definiscono poco azzeccata, col senno di poi…

«In realtà anche col senno di prima, ma non da parte di tutti. Oggi è di moda puntare il dito su quella operazione, ma è il caso di ricordare che all’epoca dei fatti gran parte dei media nazionali elogiarono l’acquisto di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. Personalmente, con altri, criticai la scelta dei vertici del Monte di concentrare tutti gli sforzi sull’acquisto di Antonveneta. I nostri rilievi critici, tuttavia, erano decisamente minoritari. E soprattutto erano ben diversi da quelli sui quali oggi svariati commentatori sembrano concentrarsi. Il problema che ponevamo era che l’operazione stava avvenendo a un prezzo che probabilmente si situava sul picco massimo di una enorme bolla speculativa. Una bolla, a nostro avviso, destinata a esplodere. Il Sole 24 Ore, che forse giudicò l’operazione con più equilibrio di altri, riconobbe il problema. Ma anch’esso poi affermò che dopotutto “le turbolenze dei mercati passano, gli sportelli invece restano”. Il guaio è che non si trattava di una mera “turbolenza”. In realtà eravamo alla vigilia della più violenta crisi finanziaria ed economica dal dopoguerra, che di lì a poco avrebbe determinato un crollo verticale dei valori delle banche. La vera responsabilità di Mussari, dunque, è di non aver capito che stava cercando di inserirsi nel grande boom dei valori finanziari quando l’orgia speculativa era già finita. Tutti gli errori successivi non sono altro che una logica conseguenza di quella illusione originaria».


Anche la mancata informazione relativa alle operazioni sui derivati, sulla quale oggi la stampa si concentra, sarebbe da ascrivere a quel vizio speculativo originario?

Ovviamente sì. Se la mancata informazione agli organi interni ed esterni di vigilanza sarà confermata, ci troveremo di fronte a una violazione della legge e degli statuti. Ma è da ingenui considerare questa vicenda in un’ottica semplicemente deontologica o giudiziaria. In questo modo si finisce per interpretare il caso come se fosse un banale problema di “mele marce” in un sistema altrimenti sano. In realtà il caso Montepaschi è solo la punta di un iceberg di problemi che attanaglia larga parte del settore bancario, e che sta lentamente affiorando. Alla fine del 2007 il Monte assumeva di fatto una improvvida posizione da “rialzista” quando il mercato già volgeva al ribasso. Per questo motivo la banca senese è stata tra le prime a registrare pesanti perdite di bilancio, che ha cercato poi di tamponare con operazioni finanziarie sempre più discutibili e gravose, che oggi salgono alla ribalta delle cronache. Ma questa dinamica perversa non è affatto circoscritta al perimetro delle mura di Siena. In misura più o meno accentuata essa investe l’intero assetto del potere bancario. Il tentativo di rimediare al crollo dei valori di bilancio con operazioni di copertura finanziaria che a lungo andare si rivelano gravose e al limite controproducenti, è una prassi diffusa all’interno di un sistema in grave debito d’ossigeno, che ancora per lungo tempo sconterà i fasti delle onde speculative degli anni passati.


Si dice però che le banche italiane siano più solide di quelle estere, perché hanno partecipato in misura solo marginale al baccanale finanziario.

E’ una semplificazione. E’ vero che nei bilanci delle banche italiane ci sono meno titoli cosiddetti “spazzatura”. Ma è anche vero che il nostro sistema bancario, come tutti quelli situati nelle aree periferiche della zona euro, patisce in misura particolarmente accentuata la caduta dei redditi dei debitori e l’aumento conseguente delle sofferenze bancarie e dei fallimenti. Queste difficoltà sul versante dei rimborsi rendono le nostre banche ancora più sensibili al crollo dei valori azionari iniziato nel 2008. Per queste ragioni l’epicentro della prossima crisi bancaria potrebbe situarsi nelle periferie della zona euro, piuttosto che al centro della stessa.


C’è chi afferma che per dare respiro alle banche in difficoltà bisognerebbe rapidamente completare la costruzione della Unione bancaria europea e della connessa Assicurazione europea dei depositi.

Ho qualche dubbio su questa linea, mi sembra che rifletta un europeismo un po’ ingenuo. Se l’assicurazione europea dei depositi sarà istituita in cambio dell’attribuzione all’autorità europea di vigilanza del potere di avviare e gestire un processo di ristrutturazione bancaria su scala continentale, le banche dei paesi periferici potrebbero diventare oggetto di acquisizioni estere a buon mercato. Se così andasse, non sarebbe un esito positivo.


In che modo allora bisognerebbe intervenire? Non solo i giornalisti, ma anche svariati economisti di orientamento liberista, parlano della necessità di sganciare le banche dalle fondazioni, in modo da sottrarle all’influenza della politica e sottoporle in termini più trasparenti al giudizio del mercato.

La causa principale della crisi in cui oggi versa il Monte e che domani colpirà altre banche verte sulle dinamiche speculative del mercato finanziario, che hanno comportato un enorme rialzo dei valori dei capitali fino al 2007 e un successivo tracollo dopo quella data. Queste violente oscillazioni sono connaturate al regime globale di accumulazione finanziaria che abbiamo ereditato dagli anni del cosiddetto “pensiero unico” e che, sebbene in grave affanno, resta tuttora egemone. Sarà scomodo e demodé doverlo ammettere, ma la cosiddetta “influenza” della politica sulle fondazioni non c’entra un bel niente. Piuttosto, bisognerebbe prendere atto che la situazione di bilancio del Monte dei Paschi non potrà essere sanata con dei prestiti al nove percento erogati dal governo. Né si può pensare che questi prestiti favoriranno l’erogazione di credito a favore delle imprese e delle famiglie. L’unica soluzione razionale, a questo punto, dovrebbe esser quella di avviare immediatamente un percorso verso la nazionalizzazione dell’istituto. Le ricerche più recenti evidenziano che le banche di proprietà pubblica possono erogare credito a condizioni più favorevoli e soprattutto in un’ottica di più lungo periodo, servendo così meglio il territorio in cui operano, e senza lasciarsi condizionare da tentazioni di tipo più o meno smaccatamente speculativo.

http://www.stampalibera.com/?p=59204



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MessaggioInviato: 30/01/2013, 09:09 
io non ho capito perché ancora in piazza coi forconi non c'è nessuno, ma quando ci svegliamo?


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MessaggioInviato: 30/01/2013, 11:52 
Cita:
Perfo ha scritto:

io non ho capito perché ancora in piazza coi forconi non c'è nessuno, ma quando ci svegliamo?

Quando sarà troppo tardi.... purtroppo....



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Mps: Monti,[b] intervento dello Stato
extrema ratio ma non soluzione[/b]


Il premier: 'Vigilanza c'e' stata, occultati i documenti.
Unione bancaria europea fondamentale'


30 gennaio, 09:41

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 20473.html

"La diminuzione della quota della fondazione ed aumento della quota dello Stato nel capitale potrebbe essere una extrema ratio e rivelarsi inevitabile se il Monte fosse in difficoltà gravi e perdurasse, ma vorrebbe dire una parziale nazionalizzazione. In passato anche le banche di Stato davano luogo a intrecci di finanzia e politica non facciamoci prendere da una prospettiva troppo angusta". Lo afferma Mario Monti a Radio 24. Dal caso Mps, aggiunge Monti, "si può trarre la lezione che l'unione bancaria" europea "é ancor più importante. La responsabilita ultima alla Bce è fondamentale. Ci sono state e ci sono resistenze a questo ma la grandissima parte del'opinione competente in materia vede nel progetto della vigilanza unica un progetto solido e da realizzare". "I poteri" di vigilanza, spiega, "ci sono stati e ci sono stati interventi forti: abbiamo visto il cambiamento dei vertici di Mps. Evidentemente non sono bastati. Se si mettono in opera azioni di occultamento di documenti si mette in difficoltà l'operazione di vigilanza".

dell'inviato Matteo Guidelli

Una serie di "pagamenti riservati" ad alti dirigenti di Rocca Salimbeni, le perdite di una banca d'affari caricate sul Monte dei Paschi, il direttore dell'area finanza e il suo uomo a Londra conosciuti nell'ambiente come "la banda del 5%" per via della percentuale che, indebitamente, avrebbero percepito su ogni operazione. S'allarga l'inchiesta che sta travolgendo il terzo gruppo bancario italiano e non è affatto escluso che nei prossimi giorni possano esserci novità importanti: i pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso - dopo aver avuto in mattinata una riunione con gli investigatori del Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza arrivati appositamente da Roma - hanno infatti ascoltato per oltre sette ore, come persona informata dei fatti, Valentino Fanti, segretario del Cda del Monte e capo della segreteria di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, lo stesso ruolo che ricopriva quando Giuseppe Mussari era presidente.

Vista la durata e soprattutto lo 'spessore' del personaggio, ben inserito nei meccanismi della banca, non è affatto escluso che Fanti abbia fornito agli inquirenti spunti interessanti per le ipotesi investigative, in attesa che arrivino gli esiti delle numerose rogatorie inviate all'estero. Ad esempio, su chi fosse a conoscenza dell'operazione 'Alexandria', se nei consigli d'amministrazione si sia mai parlato della vicenda dei derivati, se il famoso documento trovato nella cassaforte del Monte e inviato poi a Bankitalia e in procura fosse effettivamente sconosciuto ai consiglieri, perché nell'operazione Antonveneta non venne fatta una 'due dilegence', perché il collegio dei revisori non si oppose al prezzo d'acquisto pagato al Santander e lievitato di oltre 3 miliardi in due mesi.

Tra l'altro, in qualità di capo segreteria di Mussari, di cui era uomo di fiducia, Fanti era a conoscenza di buona parte della documentazione riservata dell'ufficio ed è sempre lui che, in occasione dei Cda, si occupa della verbalizzazione delle riunioni. Che la vicenda potrebbe portare a sviluppi clamorosi, lo confermano indirettamente lo stesso procuratore capo Tito Salerno nelle uniche parole rivolte ai giornalisti. "La situazione è esplosiva e incandescente, stiamo parlando del terzo gruppo bancario italiano. E' una situazione molto complessa e allo stesso tempo molto fluida, che potrebbe cambiare di giorno in giorno". E questo senza voler considerare che Bankitalia già nel report dell'ispezione condotta nel 2010 scriveva che "l'accertamento mirato a valutare i rischi finanziari e di liquidità, ha fatto emergere risultanze parzialmente sfavorevoli" e indicava i "punti di debolezza". Al momento comunque, viene sottolineato da fonti inquirenti qualificate, non c'é nell'inchiesta alcun coinvolgimento dell'ex governatore e attuale presidente della Bce Mario Draghi. Chi, invece, è già ampiamente coinvolto è Gianluca Baldassarri, l'ex capo dell'area finanza. Di lui - e dell'allora responsabile londinese di Mps Matteo Pontone - parla in un verbale del 2008 Antonio Rizzo, all'epoca funzionario della Dresdner Bank, una banca d'affari in rapporti con Mps.

L'interrogatorio del teste è contenuto in un'informativa della Gdf di Milano che ora è agli atti dell'inchiesta senese. Nel marzo del 2008, racconta Rizzo, "sono andato a cena con Michele Cortese (l'uomo che all'epoca si occupava della vendita di prodotti finanziari per Dresdner Bank - London branch, ndr) il quale sostanzialmente mi ha detto che, a suo avviso, ma il fatto sembrava notorio, Pontone e Baldassarri avevano percepito una commissione indebita dell'operazione per il tramite di Lutifin (società d'intermediazione svizzera). Mi disse anche che i due erano conosciuti come la banda del 5% perché su ogni operazione prendevano tale percentuale". L'informativa partiva proprio da una serie di accertamenti sulla Lutifin che aveva una consulenza per trovare "potenziali investitori" per Dresdner. Ma gli investigatori scoprono che la Lutifin "era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena, in cambio dell'acquisto, da parte dell'istituto di credito da cui dipendevano, di un 'pacchetto titoli', all'interno dei quali ve ne erano alcuni (cosiddetti C.D.O.) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank".

Si tratta di titoli emessi da Skylark, società della Dresdener con sede nelle Cayman e l'operazione riguardava "un nozionale di riferimento pari a 120 milioni da parte di Bmps (seller) nei confronti di Dresdner Bank (buyer)". Un'operazione che non sta in piedi. Scrive infatti la Finanza: "é stato di fatto acclarato che l'operazione non era altro che un riacquisto titoli in precedenza ceduti da Dresdner Bank nei confronti di Mps - London branch". E dunque "un pagamento eseguito contro ogni logica commerciale". Perché? "Scopo dell'operazione - si legge nell'informativa - era quello di far ristrutturare il 'pacchetto' a Mps, la quale si è occupata, in definitiva, di sostituire i titoli in sofferenza con altri 'in salute, in modo tale da consentire a Dresdner bank di neutralizzare le perdite che stava subendo, scaricandole di fatto in capo a Mps''.

GRILLI, NECESSARIA PRUDENZA IN DIBATTITO SU BANCHE - "Ritengo che sia necessari prudenza e responsabilità nel dibattito pubblico sulla situazione dei nostri intermediari finanziari". Afferma il ministro dell'Economia Vittorio Grilli in un'audizione in Parlamento.

Uno dei "punti forza dell'Italia è la riconosciuta solidità del sistema bancario", prosegue il ministro dell'Economia. "Le nostre banche hanno mostrato capacità uniche. Non sono necessari salvataggi. Non bisogna insinuare dubbi sulla solidità del sistema, non risponde a realtà. Neppure le vicende Mps modificano il quadro".

Uno dei "punti forza dell'Italia è la riconosciuta solidità del sistema bancario", sottolinea Grilli nel corso dell'audizione alla Camera. "Le nostre banche hanno mostrato capacità uniche. Non sono necessari salvataggi. Non bisogna insinuare dubbi sulla solidità del sistema, non risponde a realtà. Neppure le vicende Mps modificano il quadro".

Nel caso delle misure per l'Mps si trattava di "limitare i rischi sistemici mettendo al sicuro il risparmio dei correntisti". Lo ha detto il ministro dell'Economia Vittorio Grilli precisando che non si tratta di interventi "a favore del management, ma a favore dei risparmiatori". "L'intervento dello stato - aggiunge Grilli - non si configura come un salvataggio di una banca insolvente, ma come un rafforzamento del capitale" secondo gli stadard Eba.

Il ministro commenta poi l'azione di Bankitalia: 'E' stata "continua, attenta, appropriata e si è intensificata nel tempo" a partire dal 2010.

In seguito alle ispezioni del 2011, Bankitalia "ha avviato una procedura sanzionatoria nei confronti del management del Mps" e tale procedura "ad oggi è in fase conclusiva". Lo ha detto il ministro Vittorio Grilli ricordando che il rapporto ispettivo del marzo 2012 'evidenziava carenze nell'organizzazione dei controlli internì.

La sottoscrizione di nuovi titoli "assoggetterà Mps a importanti e penetranti vincoli in termini di governance e operativita". Tra questi "limiti alle strategie commerciali e acquisizione partecipazioni. Divieto dividendi, vincoli a remunerazioni", afferma Grilli nel corso dell'audizione.

Su Mps Bankitalia ha svolto "una intensa attività di vigilanza che ha consentito di individuare e interrompere comportamenti anomali". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli in audizione in Parlamento.

Se il Monte dei Paschi non dovesse essere in grado di rimborsare i 3,9 miliardi prestati dallo stato sotto forma di Monti Bond, "considerando il prezzo attuale dei titoli Mps, la quota del Tesoro salirebbe all'82% del capitale della Banca".



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Napolitano: 'Fare chiarezza su Mps, Bankitalia ha vigilato'
(e meno male! Pensate cosa sarebbe successo se non lo avesse fatto! [:D])

Il Presidente della Repubblica al Sole 24 Ore: ''Tutelare l'interesse nazionale''

Immagine

01 febbraio, 08:14

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 70803.html

Giorgio Napolitano è preoccupato per il titolo Italia, lo spread BTp-Bund poco dopo le sedici è salito di oltre cinque punti, più velocemente di quello dei Bonos spagnoli. Le fibrillazioni della campagna elettorale sono elevate al cubo dallo scandalo che ha toccato gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena (Mussari, Vigni, Baldassarri), crocevia di un intreccio distorto tra Fondazione, politica e management che presenta un conto pesante ai risparmiatori e ai contribuenti italiani. Il Capo dello Stato avverte il rischio che si possa offuscare di fatto l'immagine, le capacità operative e l'integrità di una delle principali istituzioni di vigilanza e garanzia del Paese, qual è la Banca d'Italia, e si possa, quindi, pericolosamente incidere sulla percezione di stabilità del nostro sistema bancario da parte dei mercati. Un rischio capitale che non possiamo correre e che spinge Napolitano, in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, a chiedere con forza che si «manifesti quella consapevolezza dell'interesse nazionale cui sono di certo sensibili tutte le forze responsabili, ferma restando la netta distinzione tra la doverosa azione penale e le riconosciute condizioni di stabilità della banca oggetto d'indagine».

Presidente, la Procura di Siena indaga per una catena imbarazzante di reati che coinvolge gli ex vertici della banca senese e apre squarci inquietanti su operazioni di finanza speculativa che si pensava non appartenessero alla tradizione italiana. Per mettere in sicurezza la banca si è dovuto fare ricorso prima ai Tremonti bond e poi ai Monti bond con un esborso di capitali pubblici sotto forma di prestito oneroso per 3,9 miliardi. Crede che il Tesoro e la Banca d'Italia abbiano fatto (davvero) tutto quello che si doveva, prima e dopo?

«Sulle critiche vicende del Monte dei Paschi di Siena si è svolta una impegnativa audizione in Parlamento che si è giustamente ritenuto necessario convocare anche se a Camere sciolte. Ha potuto così aver luogo un libero confronto politico, aperto a ulteriori sviluppi, sulla base di una puntuale relazione del ministro dell'Economia e di un'ampia nota scritta della Banca d'Italia. Quest'ultima ha documentato minuziosamente come Bankitalia abbia esercitato fin dall'inizio con il tradizionale rigore le funzioni di vigilanza nei limiti delle sue attribuzioni di legge. E in effetti, la collaborazione che essa ha prestato e presta senza riserve alla magistratura inquirente è garanzia di trasparenza per l'accertamento di tutte le responsabilità».

Vuol dire che è stata la moral suasion di Via Nazionale a determinare il ricambio dei vertici di Mps sulla base di una serie di evidenze (imbarazzanti) che proprio Bankitalia ha segnalato e messo a disposizione della magistratura?

«Guardi, voglio dire che nel quadro offerto dall'audizione in Parlamento possono essere soddisfatte, nel pieno rispetto delle diverse posizioni politiche, le esigenze di chiarezza fortemente sentite dall'opinione pubblica e in particolare dai risparmiatori. Ma ci si deve far guidare in ogni momento da quella consapevolezza dell'interesse nazionale che ho prima evocato».

Teme che non sia così?

«La totale autonomia della magistratura nel condurre le indagini sul precedente management di Mps, come già chiarito nella nota diramata ieri dalla Procura della Repubblica di Siena, va rispettata anche evitando quella diffusione di notizie infondate che è stata questa mattina deplorata dalla stessa Procura per le sue ricadute destabilizzanti sul mercato».

Presidente, i giornali fanno il proprio mestiere e con le loro notizie hanno svolto un ruolo importante per fare venire alla luce lo scandalo...

«So quanto possano essere importanti il ruolo e l'impulso della stampa per far luce su situazioni oscure e comportamenti devianti. Sono altrettanto fermamente convinto che va salvaguardato il patrimonio di credibilità e di prestigio, anche fuori d'Italia, di storiche istituzioni pubbliche di garanzia, insieme con la riconosciuta solidità del nostro sistema bancario nel suo complesso».



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Thethirdeye ha scritto:



Il Presidente della Repubblica al Sole 24 Ore: ''Tutelare l'interesse nazionale''

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Per tutelare l'interesse nazionale VI DOVRESTE COSTITUIRE TUTTI E ANDARE IN GALERA!!! O comunque fuori dalla politica gestione della cosa pubblica... [:o)]



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Messaggio di Thethirdeye

Mps: si indaga per truffa, oggi Grilli riferisce alla Camera
Bonifici per 17 mld in 11 mesi. Tema centrale dell'audizione resta operazione su Antonveneta

29 gennaio, 12:17

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 20473.html

Dopo l'incontro di ieri con il presidente della Bce Mario Draghi, il ministro dell'Economia Vittorio Grilli sarà ascoltato oggi sulla vicenda Mps. Tema centrale resta l'operazione su Antonveneta. E mentre la magistratura senese indaga per truffa ai danni della banca, Bankitalia ieri ha escluso ogni ipotesi di commissariamento. Il presidente dell'Antitrust, Pitruzzella, sollecita più trasparenza nella gestione delle fondazioni.

Si riunirà questa mattina il comitato di stabilità finanziaria. Il comitato, che riunisce il ministro dell'Economia, il governatore della Banca d'Italia, il presidente Consob e quello dell'Ivass (la neo autorità di vigilanza delle assicurazioni ndr), ha all'ordine del giorno 'l''aggiornamento sulla situazione del settore finanziario italiano" e sicuramente si affronterà la vicenda Mps. Sabato la Banca d'Italia ha dato il parere positivo ai Monti Bond per l'istituto senese.

La Fondazione Mps è pronta a farsi da parte per sopravvivere. E' questa la situazione in cui si trova oggi l'Ente senese, primo azionista storico della banca, a una anno e passa dalla dura ristrutturazione di oltre un miliardo di debiti. L'indicazione è emersa dalla bozza del documento programmatico non ancora reso noto, in cui viene scritto che Palazzo Sansedoni è disposto a scendere sotto la soglia del 33,5% per garantirsi la "sopravvivenza" e l'equilibrio finanziario. Un orientamento che, di fatto, andrebbe a combaciare con l'auspicio del presidente del Monte, Alessandro Profumo, da tempo disponibile a far entrare nuovi azionisti nella compagine azionaria della banca più antica del mondo, purché di lungo periodo. Su questo è tornato l'amministratore delegato, Fabrizio Viola, che in un incontro con la stampa estera ha precisato che discussioni aperte non ce ne sono.

Tuttavia, alla Borsa l'idea del riassetto sembra piacere. A Piazza Affari il titolo ieri mattina aveva strappato su queste indicazioni quasi il 5% beneficiando anche del via libera di Bankitalia ai Monti bond arrivato nel weekend. Nel pomeriggio, poi, il titolo ha annullato i guadagni (+0,65% a 0,261 euro) registrando comunque scambi sopra le righe (pari al 10% del capitale).

Sempre ieri potrebbero aver parlato della banca e aver ricostruito i fatti degli scorsi anni il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli e il presidente della Bce, Mario Draghi. Il numero uno dell'Eurotower ha fatto tappa infatti a Milano e incontrato il titolare di Via XX Settembre, oggi atteso alla Camera per riferire sulla questione di Rocca Salimbeni. Sui temi dell'incontro le bocche restano cucite ma non si esclude che Mps sia stato quello centrale. Draghi all'epoca dei fatti era alla Banca d'Italia e fu proprio lui ad autorizzare l'acquisto di Antonveneta e a monitorare da vicino il Monte fino al suo passaggio a Francoforte. Intanto il tema centrale della vicenda resta l'operazione su Padova, il boccone troppo grosso e mai digerito dalla banca che nel 2007 pagò 10 miliardi al Santander per rilevarla. Un argomento al vaglio della magistratura senese che sta indagando su presunte tangenti insieme al caso dei derivati che provocherà una perdita di oltre 700 milioni.

Viola ha precisato di non avere evidenze di casi di corruzione in questo ambito anche se, intervistato a 'Porta a porta', ha detto "non li avrei spesi" quattro miliardi in più per comprarla dagli spagnoli. "Più che altro non avrei comprato Antonveneta tutta per cassa". Commenti sul tema derivati sono arrivati invece da Profumo. Secondo il presidente la grande massa di titoli di Stato in portafoglio, che ha comportato la richiesta di 3,9 miliardi di Monti Bond, è stata comprata "per coprire le perdite dell'operazione Alexandria" e "sono questi titoli che ora generano perdite". "Si tratta di operazioni interconnesse" all'acquisto di Antonveneta, ha concluso. L'esame del portafoglio dovrebbe passare al vaglio del Cda di Mps mercoledì 6 febbraio.





Domanda: lo Stato (cioè NOI), si permette di PRESTARE i soldi alle Banche senza neanche chiedere il permesso ai cittadini. Perchè poi, quando sono le Banche a dover prestare i soldi a NOI (cioè alle piccole e medie imprese come al libero cittadino), negano ogni possibilità??


si..
ma chi paga ??

a questi manager intanto
dovrebbero ridurli in mutande..
come acconto..
poi galera..
in usa madoff se preso
un centinaio d'anni
per qualcosa di simile..
qui ?
si fanno qualche annetto..
poi vanno a godersi il bottino
ai caraibi..

con tutti i milioni
che (immeritatamente)
si prendono...


Ultima modifica di mik.300 il 01/02/2013, 11:09, modificato 1 volta in totale.


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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 01/02/2013, 12:04 
Gli strani aiutini di Fini e Tarantola alla banca rossa

Barbato rivela: "Il leader di Fli si oppose all'audizione alla Camera". Bankitalia, Trani fa luce sul ruolo dell'ex presidente della Vigilanza


Ma chi controlla i controllori? Ultimamente parecchie procure, non solo quella di Siena, sono al lavoro sui misteri miliardari di Mps.

Da ieri c'è anche Roma, che indaga per aggiotaggio.
Da prima c'era (e ancor oggi c'è) Trani con indagini su Bankitalia e la direzione Vigilanza all'interno di Palazzo Koch, fino al 2012 guidata da Anna Maria Tarantola, poi chiamata da Mario Monti a presiedere la Rai. Se i magistrati senesi hanno sentito la Tarantola come persona informata sui fatti per Mps-Antonveneta, la procura pugliese ha indagato la stessa Tarantola insieme ad altri sette ispettori di Bankitalia (tra i quali Simonetta Iannotti e Stefano Mieli) per una storiaccia di derivati tossici. L'ipotesi d'accusa? Non aver segnalato alle autorità competenti (ossia alla Consob) «fatti rilevanti ai fini della inibizione della commercializzazione in danno di terzi» dei derivati e, «con tale condotta omissiva» aver favorito «la vendita illecita dei prodotti finanziari Irs (interest rate swaps)» poi sequestrati dalla Gdf per importi spaventosi. Ma derivati di quale banca? Proprio Mps, insieme al Banco di Napoli (gruppo Intesa SanPaolo).

Nell'atto conclusivo dell'inchiesta ci si rifà a una vecchia nota del 2 marzo 2007 inviata alla Consob dove la Tarantola affermava di non procedere a sanzioni «per l'inesistenza di presupposti per l'emissione di qualsiasi provvedimento a carico del controllato» che così - sostiene la procura di Trani - «se ne avvantaggiava». Un modus operandi anomalo, a detta degli inquirenti. Che ha costretto Mps ha risarcire gran parte dei risparmiatori danneggiati nel tentativo, «riuscito finora per l'80 per cento dei ricorrenti truffati» - spiega un investigatore - di far loro ritirare le querele e far abortire l'inchiesta. «Un triangolo omertoso tra Abi, Bankitalia e Consob», ha tuonato al riguardo il parlamentare Lannutti «che ha determinato il buco di 15,4 miliardi di euro di buco del Monte dei Paschi».

Al di là dei rapporti pericolosi emersi nella precedente scalata Antonveneta con Giampiero Fiorani che a Lady Vigilanza regalò servizi da te, orologi Cartier, vassoi e posate d'argento, bracciali di Tiffany e Pomellato, in una delle 22 interpellanze sulla Tarantola, Lannutti si chiede se sia stata «nominata in Rai dopo aver inviato una ispezione alla Banca Popolare di Milano, allora gestita da Ponzellini, a cui Grilli chiedeva i buoni uffici per ricoprire la carica di governatore. Non è strano che poco dopo venga scelta dalla Rai, il cui azionista è il Tesoro, cioè proprio lo stesso Grilli? Bisogna rompere l'intreccio incestuoso tra banche e Bankitalia, nel senso che le banche sono azioniste di Bankitalia, che poi dovrebbe controllarle».

Quanto basta per chiedere almeno una audizione dei vertici di Bankitalia, dopo quella di Grilli. Richiesta fatta (audizione della Tarantola, ma anche del governatore Visco e del predecessore, Draghi), in commissione Finanze della Camera, dal deputato Franco Barbato, ma senza successo. Di traverso si sono messi il Pd, che ha chiesto tempo (sarà forse l'imbarazzo per la vicenda Mps?), ma soprattutto i deputati di Fli, nella persona del capogruppo Della Vedova, finiano candidato con Monti. E siccome la norma prevede che la richiesta di audizione passi soltanto se c'è l'unanimità, niente da fare, la presidente Rai può restare in Rai senza spiegare nulla. «È stato Fini a dire di no alla audizione di Bankitalia, me lo ha detto una fonte molto autorevole in Commissione» rivela Barbato al Giornale. Un cadeau per Mario Monti, casualmente unica speranza dei finiani di rivedersi in Parlamento.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/s ... 81014.html

e' molto probabile che tutto cio'che giornalmente si conosce di questo intreccio,non sia altro che la punta di un iceberg gigantesco........


Ultima modifica di ubatuba il 01/02/2013, 12:04, modificato 1 volta in totale.

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Roba da matti, ragazzi ...! [8)] [8D] [:o)]



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Per lo scandalo del Monte Dei Paschi di Siena qualche politico di primo piano potrebbe finire in galera. E' un'ipotesi molto plausibile. Una voragine di 21 miliardi (7 mld di sovrapprezzo sull'acquisto di Antoveneta, 7 di ulteriori versamenti su estero, 7 di debiti acquisiti in seguito all'operazione di acquisto, 42.000 miliardi di vecchie lire, due volte la Parmalat, un buco pari al valore di 5 IMU) senza l'avallo del Sistema è logicamente, materialmente, umanamente IMPOSSIBILE. Io non conosco le carte in mano ai magistrati ma, se in quelle carte, ci fossero dei futuri ministri, sarebbe il caso di fare emergere i loro nomi prima delle elezioni. Il problema è molto semplice, nessun governo, nessuna legislatura reggerebbe a un trauma giudiziario che si prospetta enorme nelle sue diramazioni e responsabilità se venissero chiamati in causa dei suoi esponenti di spicco.

"Lo scandalo MPS e le domande che non vengono poste. Come mai?" di Sergio Di Cori Modigliani

Potrebbe (e a mio avviso dovrebbe) essere “la mamma di tutte le immondizie italiane”.
Parliamo qui, ancora, della vicenda relativa a Monte dei Paschi di Siena.
Stanno già facendo tutto per annacquare la vicenda, camuffarla, nasconderla, occultarla e infine insabbiarla.
Tireranno fuori le notizie più strane, in questi rimanenti giorni di campagna elettorale, per distrarre l’attenzione e fare in modo che l’opinione pubblica non si interroghi e che la gente non pretenda di voler sapere.

Dipende da noi tutti agitare le acque in modo tale da inondare il territorio mediatico (quantomeno sul web) di una valanga di domande alle quali è nostro diritto esigere delle risposte immediate e pertinenti.
Senz’altro avremmo saputo qualcosa da Corradino Mineo su rai news 24. Non è più possibile: è candidato capolista per il PD in Sicilia.
Qualcosa di davvero intelligente (perché l’uomo lo è senz’altro e molto, oltre ad essere molto pertinente essendo uno dei più grossi esperti italiani dei meandri del potere del nostro sistema bancario) avremmo potuto sapere leggendo sul Corriere della sera gli entusiasmanti editoriali finanziari di Massimo Muchetti ma non sarà possibile perché è candidato capolista a Milano nelle fila del PD. Avremmo (forse) potuto sapere qualcosa da altri 25, ma sono tutti candidati. Quindi staranno tutti zitti.
E’ per questo li hanno candidati (?) Ed è per questo che sulla stampa mainstream non leggeremo e non sapremo nulla. Basterebbe fare le domande giuste.
Perché nel campo specifico della professione giornalistica, ciò che conta per davvero consiste nella “qualità delle domande che si pongono”. E’ soltanto questa la differenza tra un bravo giornalista che onora la professione e i nostri impiegati della cupola mediatica.
Sono le domande, quelle che contano.
Domande che inchiodano, che obbligano a delle risposte che non possono essere evase. Ecco le tre domande che andrebbero poste all’on. Silvio Berlusconi, presidente del PDL.
1) “ Ci risulta, come confermato dagli atti ufficiali, che la società di intermediazione finanziaria statunitense Goldman Sachs abbia affidato al giornalista Gianni Letta, ai tempi deputato eletto nelle sue liste, la mansione di gestire, sovrintendere e chiudere la compravendita tra Monte dei Paschi di Siena e Banca Antonveneta. Come mai, non essendo l’on. Gianni Letta né un esperto di sistemi bancari, né un esperto in tecnica bancaria, né un banchiere, né ufficialmente parte in causa, è stato scelto per tale delicato lavoro che presuppone una corposa e specifica competenza tecnica?”
2) “ Ci risulta, come provato da atti ufficiali, che, strada facendo, sia stata accorpata anche la società di intermediazione finanziaria statunitense J. P. Morgan, attraverso, pare, la partecipazione attiva e personale del direttore responsabile marketing per le operazioni europee, Mr. Monti jr. Come mai? Perché sarebbero state scelte queste due società straniere essendo l’Italia piena di eccellenti società di intermediazione finanziaria ad alti livelli sia di merito che di competenza tecnica garantita?”
3) “ Come mai, essendo il Monte dei Paschi di Siena una banca di interesse nazionale, considerata “strategica” all’interno del mondo finanziario-economico italiano, l’on. Gianni Letta, venendo meno ai suoi obblighi di Legge, non ha riferito, punto per punto, l’intero percorso operativo al presidente della Consob, alla ABI (Associazione Bancaria Italiana) a Bankitalia, al Ministero del Tesoro, e –essendo coinvolte società non italiane in un ambito di rilevanza strategica- anche al Ministero della Difesa?”.

In seguito alla dichiarazione pubblica, rilasciata sabato 26 gennaio da Pier Luigi Bersani, che ha detto: “Se c’è qualcuno che osa sostenere che il PD c’entra in un qualunque modo in questa vicenda, ebbene, noi lo sbraniamo vivo” bisognerebbe porre le seguenti domande al Presidente del PD, on Rosy Bindi e quindi mettersi nelle condizioni di essere sbranato vivo:
1) “ Sulla base di atti provati e già in possesso sia delle autorità finanziarie che della magistratura che sta indagando sulle dubbie operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena, risulterebbero le seguenti emissioni di bonifico bancario a favore del partito da lei presieduto: da parte di Giuseppe Mussari, presidente della banca, versamento di 246.000 euro; da parte del vice-presidente della banca Monte dei Paschi di Siena, Ernesto Rabizzi 125.000 euro. Da parte del presidente della società denominata “Monte dei Paschi di Siena Capital Service” la cifra di 176.063 euro destinata – nello specifico - alla federazione del Partito Democratico di Siena. Da parte di Riccardo Margheriti, presidente di “Monte dei Paschi di Siena Banca Verde” la cifra di 132.890 euro con la specifica destinazione per investimenti nel settore della green economy a fronte dei quali non esiste nessuna fattura emessa. Infine, da parte di Alessandro Piazzi, consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la cifra di 161.400 euro. Le domanda sono le seguenti: come mai sono stati versati questi soldi al PD? A quale titolo? A fronte di quali specifiche mansioni? Come mai risultano inviate ma non sono state immesse in bilancio? Come mai risultano incassate ma non sono state immesse nel bilancio del PD?”.
2) “ Risulta agli atti che il presidente del Monte dei Paschi di Siena abbia provveduto a far avere al gruppo politico DS nell’arco di dieci anni, dal 1999 al 2009, la cifra complessiva di 682.000 euro. Come mai? In base a quale mansione specifica? Come mai non risulta iscritta in bilancio né in uscita presso la banca né in entrata presso il gruppo DS – tuttora esistente nonostante sia estinto - Tale gruppo estinto è confluito nel partito da lei presieduto, lei che cosa ha da dire al riguardo? Risulta, inoltre, che il presidente della fondazione bancaria abbia “personalmente” versato la cifra di 703.000 euro alla federazione del PD di Siena. A quale titolo? Come mai non sono stati conteggiati”.
Queste sono le domande (parliamo qui davvero di quisquilie e di robetta) che andrebbero poste. Non si tratta soltanto di curiosità. Queste sono le attività di una banca nazionale strategica che è posseduta al 39,6% da una fondazione che è stata identificata e definita da atti parlamentari ufficiali come “ente benefico” e di conseguenza gode del diritto di non subire alcuna forma di tassazione.
Da cui se ne ricava la seguente situazione: l’Italia è una nazione – “ed è ufficiale” - nella quale le banche possono non pagare le tasse se fanno beneficenza; tale beneficenza si manifesta nell’inviare dei bonifici bancari alle federazioni dei partiti direttamente da parte del management direttivo che considera tale pratica come norma consuetudinaria. Poiché non sono sottoposti ad alcun controllo, ritengono di non dover risponderne alla cittadinanza.
Con l’aggiunta della consueta pantomima elettorale mediatica, costruita per i gonzi, a firma del re degli imbonitori, il nostro Berluska, il quale –immagino- dinanzi al panico dei suoi amici e soci in affari (dal PD all’Udc, passando per tutti, nessuno escluso) deve averli tranquillizzati sostenendo il suo emblematico “ghe pensi mì”. E così, tira fuori una idiota gaffe da operetta a proposito del fascismo, con la cupola mediatica complice che si butta appresso riempiendo i giornali di opinioni, discussioni, distinguo, chiarimenti. Di tutto.
La mia serena opinione è che per tutti i grossi pescecani partitici, oggi, ciò che conta, è sviare l’attenzione dall’affaire Monte dei Paschi di Siena, “la mamma di tutte le immonde schifezze italiane”. Qualunque cosa purchè se ne parli sempre di meno. Qualunque diversivo, gossip, menzogna, fantasia. Va bene tutto. Basta che la gente non cominci a pretendere la verità su ciò che, ora dopo ora, comincia a delinearsi sempre di più come la autentica cassaforte del club dei club: il tavolo italiano dove la massoneria reazionaria, il vaticano, i partiti italiani e i colossi finanziari anglo-statunitensi, si sono sempre incontrati per decidere chi governa, come governa, chi deve contare, chi non lo deve.
E soprattutto a chi è necessario dare soldi e quanti e quando e dove. Perché, per loro, ciò che conta, in questa campagna elettorale è soltanto questo: il profitto netto che i partiti-azienda sono in grado di assicurarsi grazie al voto di chi crede in loro. Questa è la realtà dei fatti, oggi.
Questa è la stessa banca che, nell’arco del solo 2012, ha provveduto a negare crediti a circa 15.000 piccole imprese nel territorio della regione Toscana e in Emilia Romagna, le quali sono andate in liquidazione e sono fallite.
Una banca che ha prodotto dissesto e disoccupazione, in nome della beneficenza.
Abbiamo il diritto di esigere e pretendere il default immediato di questa classe politica indecente, perché se non vanno in default loro, ci andiamo noi.
Ultima domanda a tutti: “Come mai un ente benefico rifiuta il credito alle imprese che danno lavoro e occupazione ma regala dei soldi a un partito?”.
Il titolo di MPS va al rialzo e la borsa gongola.
Si sono fatti i loro conti.
Non sarebbe splendido, il 26 febbraio, poter dire: ”Signori, avevate fatto i conti senza l’oste”
Noi, siamo l’oste. Non dimentichiamolo.
Buona settimana a tutti." Sergio Di Cori Modigliani
Fonte:http://www.beppegrillo.it/2013/02/monte_dei_paschi_di_siena_fuori_i_nomi.html

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Angel_ ha scritto:

Per lo scandalo del Monte Dei Paschi di Siena qualche politico di primo piano potrebbe finire in galera. E' un'ipotesi molto plausibile. Una voragine di 21 miliardi (7 mld di sovrapprezzo sull'acquisto di Antoveneta, 7 di ulteriori versamenti su estero, 7 di debiti acquisiti in seguito all'operazione di acquisto, 42.000 miliardi di vecchie lire, due volte la Parmalat, un buco pari al valore di 5 IMU) senza l'avallo del Sistema è logicamente, materialmente, umanamente IMPOSSIBILE. Io non conosco le carte in mano ai magistrati ma, se in quelle carte, ci fossero dei futuri ministri, sarebbe il caso di fare emergere i loro nomi prima delle elezioni. Il problema è molto semplice, nessun governo, nessuna legislatura reggerebbe a un trauma giudiziario che si prospetta enorme nelle sue diramazioni e responsabilità se venissero chiamati in causa dei suoi esponenti di spicco.

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Dipende da noi tutti agitare le acque in modo tale da inondare il territorio mediatico (quantomeno sul web) di una valanga di domande alle quali è nostro diritto esigere delle risposte immediate e pertinenti.
Senz’altro avremmo saputo qualcosa da Corradino Mineo su rai news 24. Non è più possibile: è candidato capolista per il PD in Sicilia.
Qualcosa di davvero intelligente (perché l’uomo lo è senz’altro e molto, oltre ad essere molto pertinente essendo uno dei più grossi esperti italiani dei meandri del potere del nostro sistema bancario) avremmo potuto sapere leggendo sul Corriere della sera gli entusiasmanti editoriali finanziari di Massimo Muchetti ma non sarà possibile perché è candidato capolista a Milano nelle fila del PD. Avremmo (forse) potuto sapere qualcosa da altri 25, ma sono tutti candidati. Quindi staranno tutti zitti.
E’ per questo li hanno candidati (?) Ed è per questo che sulla stampa mainstream non leggeremo e non sapremo nulla. Basterebbe fare le domande giuste.
Perché nel campo specifico della professione giornalistica, ciò che conta per davvero consiste nella “qualità delle domande che si pongono”. E’ soltanto questa la differenza tra un bravo giornalista che onora la professione e i nostri impiegati della cupola mediatica.
Sono le domande, quelle che contano.
Domande che inchiodano, che obbligano a delle risposte che non possono essere evase. Ecco le tre domande che andrebbero poste all’on. Silvio Berlusconi, presidente del PDL.
1) “ Ci risulta, come confermato dagli atti ufficiali, che la società di intermediazione finanziaria statunitense Goldman Sachs abbia affidato al giornalista Gianni Letta, ai tempi deputato eletto nelle sue liste, la mansione di gestire, sovrintendere e chiudere la compravendita tra Monte dei Paschi di Siena e Banca Antonveneta. Come mai, non essendo l’on. Gianni Letta né un esperto di sistemi bancari, né un esperto in tecnica bancaria, né un banchiere, né ufficialmente parte in causa, è stato scelto per tale delicato lavoro che presuppone una corposa e specifica competenza tecnica?”
2) “ Ci risulta, come provato da atti ufficiali, che, strada facendo, sia stata accorpata anche la società di intermediazione finanziaria statunitense J. P. Morgan, attraverso, pare, la partecipazione attiva e personale del direttore responsabile marketing per le operazioni europee, Mr. Monti jr. Come mai? Perché sarebbero state scelte queste due società straniere essendo l’Italia piena di eccellenti società di intermediazione finanziaria ad alti livelli sia di merito che di competenza tecnica garantita?”
3) “ Come mai, essendo il Monte dei Paschi di Siena una banca di interesse nazionale, considerata “strategica” all’interno del mondo finanziario-economico italiano, l’on. Gianni Letta, venendo meno ai suoi obblighi di Legge, non ha riferito, punto per punto, l’intero percorso operativo al presidente della Consob, alla ABI (Associazione Bancaria Italiana) a Bankitalia, al Ministero del Tesoro, e –essendo coinvolte società non italiane in un ambito di rilevanza strategica- anche al Ministero della Difesa?”.

In seguito alla dichiarazione pubblica, rilasciata sabato 26 gennaio da Pier Luigi Bersani, che ha detto: “Se c’è qualcuno che osa sostenere che il PD c’entra in un qualunque modo in questa vicenda, ebbene, noi lo sbraniamo vivo” bisognerebbe porre le seguenti domande al Presidente del PD, on Rosy Bindi e quindi mettersi nelle condizioni di essere sbranato vivo:
1) “ Sulla base di atti provati e già in possesso sia delle autorità finanziarie che della magistratura che sta indagando sulle dubbie operazioni finanziarie del Monte dei Paschi di Siena, risulterebbero le seguenti emissioni di bonifico bancario a favore del partito da lei presieduto: da parte di Giuseppe Mussari, presidente della banca, versamento di 246.000 euro; da parte del vice-presidente della banca Monte dei Paschi di Siena, Ernesto Rabizzi 125.000 euro. Da parte del presidente della società denominata “Monte dei Paschi di Siena Capital Service” la cifra di 176.063 euro destinata – nello specifico - alla federazione del Partito Democratico di Siena. Da parte di Riccardo Margheriti, presidente di “Monte dei Paschi di Siena Banca Verde” la cifra di 132.890 euro con la specifica destinazione per investimenti nel settore della green economy a fronte dei quali non esiste nessuna fattura emessa. Infine, da parte di Alessandro Piazzi, consigliere della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, la cifra di 161.400 euro. Le domanda sono le seguenti: come mai sono stati versati questi soldi al PD? A quale titolo? A fronte di quali specifiche mansioni? Come mai risultano inviate ma non sono state immesse in bilancio? Come mai risultano incassate ma non sono state immesse nel bilancio del PD?”.
2) “ Risulta agli atti che il presidente del Monte dei Paschi di Siena abbia provveduto a far avere al gruppo politico DS nell’arco di dieci anni, dal 1999 al 2009, la cifra complessiva di 682.000 euro. Come mai? In base a quale mansione specifica? Come mai non risulta iscritta in bilancio né in uscita presso la banca né in entrata presso il gruppo DS – tuttora esistente nonostante sia estinto - Tale gruppo estinto è confluito nel partito da lei presieduto, lei che cosa ha da dire al riguardo? Risulta, inoltre, che il presidente della fondazione bancaria abbia “personalmente” versato la cifra di 703.000 euro alla federazione del PD di Siena. A quale titolo? Come mai non sono stati conteggiati”.
Queste sono le domande (parliamo qui davvero di quisquilie e di robetta) che andrebbero poste. Non si tratta soltanto di curiosità. Queste sono le attività di una banca nazionale strategica che è posseduta al 39,6% da una fondazione che è stata identificata e definita da atti parlamentari ufficiali come “ente benefico” e di conseguenza gode del diritto di non subire alcuna forma di tassazione.
Da cui se ne ricava la seguente situazione: l’Italia è una nazione – “ed è ufficiale” - nella quale le banche possono non pagare le tasse se fanno beneficenza; tale beneficenza si manifesta nell’inviare dei bonifici bancari alle federazioni dei partiti direttamente da parte del management direttivo che considera tale pratica come norma consuetudinaria. Poiché non sono sottoposti ad alcun controllo, ritengono di non dover risponderne alla cittadinanza.
Con l’aggiunta della consueta pantomima elettorale mediatica, costruita per i gonzi, a firma del re degli imbonitori, il nostro Berluska, il quale –immagino- dinanzi al panico dei suoi amici e soci in affari (dal PD all’Udc, passando per tutti, nessuno escluso) deve averli tranquillizzati sostenendo il suo emblematico “ghe pensi mì”. E così, tira fuori una idiota gaffe da operetta a proposito del fascismo, con la cupola mediatica complice che si butta appresso riempiendo i giornali di opinioni, discussioni, distinguo, chiarimenti. Di tutto.
La mia serena opinione è che per tutti i grossi pescecani partitici, oggi, ciò che conta, è sviare l’attenzione dall’affaire Monte dei Paschi di Siena, “la mamma di tutte le immonde schifezze italiane”. Qualunque cosa purchè se ne parli sempre di meno. Qualunque diversivo, gossip, menzogna, fantasia. Va bene tutto. Basta che la gente non cominci a pretendere la verità su ciò che, ora dopo ora, comincia a delinearsi sempre di più come la autentica cassaforte del club dei club: il tavolo italiano dove la massoneria reazionaria, il vaticano, i partiti italiani e i colossi finanziari anglo-statunitensi, si sono sempre incontrati per decidere chi governa, come governa, chi deve contare, chi non lo deve.
E soprattutto a chi è necessario dare soldi e quanti e quando e dove. Perché, per loro, ciò che conta, in questa campagna elettorale è soltanto questo: il profitto netto che i partiti-azienda sono in grado di assicurarsi grazie al voto di chi crede in loro. Questa è la realtà dei fatti, oggi.
Questa è la stessa banca che, nell’arco del solo 2012, ha provveduto a negare crediti a circa 15.000 piccole imprese nel territorio della regione Toscana e in Emilia Romagna, le quali sono andate in liquidazione e sono fallite.
Una banca che ha prodotto dissesto e disoccupazione, in nome della beneficenza.
Abbiamo il diritto di esigere e pretendere il default immediato di questa classe politica indecente, perché se non vanno in default loro, ci andiamo noi.
Ultima domanda a tutti: “Come mai un ente benefico rifiuta il credito alle imprese che danno lavoro e occupazione ma regala dei soldi a un partito?”.
Il titolo di MPS va al rialzo e la borsa gongola.
Si sono fatti i loro conti.
Non sarebbe splendido, il 26 febbraio, poter dire: ”Signori, avevate fatto i conti senza l’oste”
Noi, siamo l’oste. Non dimentichiamolo.
Buona settimana a tutti." Sergio Di Cori Modigliani
Fonte:http://www.beppegrillo.it/2013/02/monte_dei_paschi_di_siena_fuori_i_nomi.html

[xx(]


Il 26 Febbraio, ci faremo tante di quelle risate.... ma tante di quelle risate,
da cancellare completamente tutti questi mesi cupi e tristi..... [:o)]

Che spettacolo ragazzi..... che spettacolo...... [:D]



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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