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"Bail in" e crisi bancarie: cosa c'è da sapere... http://www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=8&t=18344 |
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Autore: | Thethirdeye [ 29/09/2016, 16:06 ] |
Oggetto del messaggio: | "Bail in" e crisi bancarie: cosa c'è da sapere... |
Le prove di bail-in in corso a Siena
e gli ultimi scampoli di fiducia nel sistema bancario A tanto si è arrivati dopo un’estate di pensamenti e ripensamenti sul piano di salvataggio e vani tentativi di trovare una copertura sul mercato all’aumento di capitale da 5 miliardi dell’istituto senese. E non è neppure detto che la mossa sia sufficiente http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09 ... o/3060865/ 27 settembre 2016 Un bail-in mascherato che rischia di tramutarsi in bail-in vero e proprio se i risparmiatori si rifiuteranno di convertire le obbligazioni subordinate in azioni MontePaschi. A tanto si è arrivati dopo un’estate di pensamenti e ripensamenti sul piano di salvataggio e vani tentativi di trovare una copertura sul mercato all’aumento di capitale da 5 miliardi dell’istituto senese. In prima battuta gli advisor della banca (Jp Morgan e Mediobanca) e il Tesoro (primo azionista con il 4%) avevano pensato di proporre la conversione “volontaria” dei bond in azioni ai soli investitori istituzionali in modo da ridurre l’importo dell’aumento di capitale da 5 a 3 miliardi. Poi si è capito che solo in pochi avrebbero aderito e che la fatica di racimolare 3 miliardi sul mercato sarebbe stata vana, mancando comunque all’appello i restanti 2 miliardi. Dunque, come ha comunicato il consiglio d’amministrazione dell’istituto, l’offerta di conversione verrà allargata a tutti i detentori di bond, cioè anche ai risparmiatori – in massima parte correntisti del MontePaschi – che hanno in portafoglio titoli subordinati per oltre 2 miliardi di euro, vale a dire quasi il 50% delle emissioni di questo tipo effettuate dalla banca (4,5 miliardi in tutto). I particolari dell’operazione sono ancora formalmente allo studio soprattutto per le implicazioni legali, ma l’idea sottostante è semplice: “o ci state o perdete tutto”. Infatti, se l’aumento di capitale non andrà in porto sarà pressoché inevitabile il ricorso al bail-in con il conseguente azzeramento delle azioni e delle obbligazioni subordinate, per poi eventualmente toccare le obbligazioni senior e i conti correnti per la parte superiore ai 100mila euro. Insomma, quella che arriverà a dicembre – ammesso che nel frattempo la situazione non peggiori – sarà la classica offerta che “non si può rifiutare”. Ma serviva davvero perdere altre settimane per cambiare amministratore delegato se la sorte di Siena era già segnata? Marco Morelli, il nuovo ad, era stato venduto da Jp Morgan come il segnale di discontinuità che avrebbe indotto gli investitori a mettere capitali freschi nell’istituto, in realtà sarà colui che punterà la pistola alla tempia di centinaia di migliaia di famiglie che sono state indotte a sottoscrivere i bond subordinati dalla loro banca nel lontano 2008, quando Siena aveva bisogno di soldi per condurre a termine la sciagurata acquisizione di Antonveneta. E non è detto che la conversione “volontaria” dei bond sia sufficiente: oltre ai ritardi (il piano industriale non sarà pronto prima del 24 ottobre) e alle difficoltà oggettive del piano di salvataggio (c’è una maxi operazione di cartolarizzazione delle sofferenze che è ancora tutta da fare), nuove nuvole di tempesta si addensano sul sistema bancario e portano il nome di Deutsche Bank. L’acuirsi della crisi del colosso tedesco rischia di pesare sul settore bancario europeo ed italiano ben più dell’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre e potrebbe avere effetti potenzialmente devastanti in un momento critico, in cui diverse banche devono ricapitalizzare. Il governo, che nella vicenda di Siena porta gravi responsabilità, tace e crede forse di riuscire a vendere il bail-in mascherato di MontePaschi come un’operazione positiva o almeno come il male minore. L’ennesima sottovalutazione di una crisi rischia di far definitivamente saltare il tappo e di cancellare in un istante la residua fiducia nel sistema con conseguenze gravissime per il Paese. |
Autore: | Thethirdeye [ 29/09/2016, 16:11 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: "Bail in" e crisi bancarie: cosa c'è da sapere... |
Si può ottenere la restituzione del prelievo forzoso salva banche
29 settembre 2016, di Daniele Chicca http://www.wallstreetitalia.com/si-puo- ... va-banche/ ROMA (WSI) – Come era prevedibile non è passata inosservata la decisione di diversi istituti di credito di chiedere un “contributo di solidarietà” per salvare le quattro banche regionali che non hanno fatto crac grazie al ricorso al regime del bail-in, il piano di aiuti che prevede l’esborso di obbligazionisti subordinati, azionisti e correntisti con più di 100mila euro di deposito. Il contributo di solidarietà, più che una tassa, come osserva l’amministratore delegato di Telecontrolli, Francesco Verolino, è nei fatti un prelievo una tantum che ha lo scopo di gestire il default delle banche italiane. “Default che, ad oggi, ha visto come unici danneggiati i risparmiatori”. Il contributo per il salvataggio delle banche che molti istituti faranno pagare ai loro correntisti prevede nel dettaglio un prelievo forzoso di 25 euro per aiutare Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e CariFerrara. Perché – si chiede Verolino – Bankitalia, visti l’ingiustizia e lo scalpore che ha fatto la notizia, non interviene? Potrebbe farlo “sanzionando l’applicazione delle modifiche unilaterali (sarebbe un utile strumento per prevenire l’usura bancaria)” e imponendo una chiara informativa sul regime del bail-in. In fondo, una delle principali fattispecie di illeciti bancari, presenti sostanzialmente in tutti i rapporti, è proprio quella delle modifiche unilaterali. Qualsiasi rapporto giuridico deve nascere da un accordo che, nel caso degli istituti deve essere scritto. L’accordo deve contenere le condizioni. Tutto è regolamentato dall’art 117 del TUB che cita: “1. . I contratti sono redatti per iscritto e un esemplare è consegnato ai clienti. (…) Nel caso di inosservanza della forma prescritta il contratto è nullo”. Le condizioni devono essere accettate ed avere quindi forma scritta. Gli istituti di credito, al contrario, comunicano le modifiche unilaterali non offrendo al cliente la possibilità di accettarle o meno. Al di là della tassa per il salvataggio delle banche, che secondo il manager già di per sè “ha del ridicolo”, tutte le condizioni non pattuite, in termini di commissioni e di interessi, “se non pattuite devono essere restituite. Ovviamente la revisione di questi abusi non è cosa agevole ma può effettivamente essere effettuata richiedendo copia del contratto originario all’istituto di credito, con l’evidenza delle condizioni applicate”. Se nelle condizioni previste nel contratto è riportato la possibilità di applicazione di un modifica una tantum allora è legittima l’applicazione, in alternativa l’istituto non può effettuare un arbitrario prelievo. “Per puro ragionamento estensivo anche il bail-in, ovvero l’ipotesi che in caso di default le perdite possano ricadere sui correntisti nelle eccedenze di 100.000 euro coperte dal fondo di garanzia è da individuarsi come modifica di condizioni iniziali, anche se rispondenti ad una normativa nazionale. La responsabilità dell’istituto, in questo caso deve essere quella di comunicare al correntista la modifica del profilo di rischio”, osserva il manager. Oggi, dice Verolino, “molti risparmiatori potrebbero essere convinti che i propri soldi siano in una cassaforte inattaccabile e, invece, non è così, potrebbe non avere l’idoneo profilo informativo e non avere propensione al rischio o, ad esempio desiderare una maggiore remunerazione dei capitali sui conti correnti”. |
Autore: | Thethirdeye [ 29/09/2016, 16:14 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: "Bail in" e crisi bancarie: cosa c'è da sapere... |
Tasse per salvare le banche, Codacons: pronti a denunce per appropriazione indebita
http://www.stopeuro.org/tasse-per-salva ... -indebita/ In arrivo la tassa sui salvataggi bancari, che sarà applicata sui conti correnti degli italiani. Alcune banche, infatti, stanno inviando comunicazioni ai propri correntisti, informando dell’applicazione di questo nuovo e suggestivo balzello, il cui importo arriva a 25 euro, motivando tale scelta con la necessità di rientrare dei costi del “Fondo Nazionale di Risoluzione”. “Si tratta di una tassa inaccettabile, contro la quale scatteranno una raffica di denunce – avvisa il presidente Codacons, Carlo Rienzi – Mentre i danni del terremoto sono pagati dai cittadini e non dalle banche, le conseguenze della mala gestione bancaria viene scaricata sugli italiani, attraverso tasse come quella imposta ora da alcuni istituti bancari. Se anche un solo euro dei soldi dei correntisti verrà prelevato dalle banche con questo nuovo balzello, non solo inviteremo i clienti a chiudere i conti e ritirare i propri soldi, ma presenteremo una serie di denunce in Procura alla luce della possibile fattispecie di appropriazione indebita” – conclude Rienzi. (Codacons) :::::::::::::::::::::::::::::::::::::: I correntisti pagano due volte la dissennata gestione del credito e del risparmio Banche: al danno dei conti correnti piu’ cari d’Europa, l’esproprio criminale del risparmio col bail-in anticipato, beffa una tantum 25 euro a cliente per pagare i costi dei salvataggi. (Adusbef e Federconsumatori) – Mentre soltanto 4.000 famiglie (il 3%) delle 130.000 di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, truffate dal decreto del governo del 22 novembre 2015, riceveranno circa l’80% dei loro sudati risparmi espropriati da Bankitalia e dallo Stato, le banche italiane, che praticano i costi dei conti correnti più cari d’Europa, pari a 318 euro l’anno contro una media di 114 euro dell’Ue a 27, hanno ideato un ulteriore balzello per far pagare i costi della risoluzione ai clienti, l’ennesimo ulteriore tassa addossata ai correntisti. I costi dei conti correnti a pacchetto infatti, la cui media delle spese per commissioni per le maggiori banche quali Intesa, Unicredit, Mps, Bpm, Ubi, Bnl, Cariparma, prevede un canone annuo carta di credito 33,40 euro; bonifico allo sportello in contanti 5,75 euro; pagamento utenze per cassa 4,71 euro; bonifico allo sportello con addebito in conto 4,93 euro; prelievo bancomat su altra banca 1,87 euro; elenco movimenti allo sportello 0,73 euro; pagamento utenze online 1,20 euro; bonifico online su altra banca 1,07 euro; prelievo di contanti allo sportello 0,66 euro, saranno appesantiti da un ulteriore costo gravante sulle spalle dei correntisti, per finanziare i lauti pasti dei banchieri ed il fondo di risoluzione. Il prossimo 31 dicembre infatti, i correntisti del Banco Popolare, privati cittadini e imprese, saranno costretti al revival della Banca Popolare di Lodi, che inventò di sana pianta nuove voci di costi con effetto retroattivo ed attinse anche dal conto dei morti, per finanziare le avventure di Giampiero Fiorani e dei ‘Furbetti del Quartierino’, si ritroveranno l’una tantum di 25 euro da pagare, sotto la voce: “parziale recupero dei contributi versati dal Banco Popolare al neo costituito Fondo Nazionale di Risoluzione”, un balzello quantificato per il quarto gruppo bancario italiano in 152,1 milioni di euro per l’anno 2015, che graverà sui correntisti nella voce: ”Spese fisse di liquidazione”. Ma non è solo il Banco Popolare, ad ideare l’ennesimo furto con destrezza a danno dei correntisti. Anche UBI (Unione Banche Italiane) il quinto gruppo bancario ed UniCredit (il secondo) ad alleggerire le tasche degli utenti per finanziare i lauti pasti dei banchieri e l’evidente omessa vigilanza delle dormienti autorità, che ha prodotto crac e dissesti addossati sulla pelle delle famiglie e delle piccole e medie imprese. UniCredit si era già portata avanti, applicando nuovi balzelli ad alcuni conti a pacchetto a partire dal 1 luglio 2016, giustificati da “alcuni interventi legislativi e/o regolamentari nonché impegni imposti da Autorità, che hanno determinato dei costi e minori ricavi per la Banca, che costituiscono giustificato motivo per un aumento (…) del Canone Mensile Relativo ai Moduli Transazionali”. Pertanto, con decorrenza 1 luglio 2016 (…) si intenderanno applicate nella nuova misura indicata in corrispondenza”, un canone mensile rispettivamente di 5, 7 e 12 euro aggiuntive, a seconda che il conto sia Silver, Gold o Platinum. UBI ha invece imposto un aumento del costo di gestione dei conti correnti, con un rincaro del 60%, decorrenza primo ottobre, con la causale: “aumento spese sostenuto dal gruppo Ubi per il Fondo di garanzia dei depositi e gli oneri sostenuti dal gruppo creditizio per il finanziamento del Fondo nazionale di risoluzione”. Adusbef e Federconsumatori, nel denunciare l’ennesimo furto con destrezza ai danni dei correntisti, stigmatizzano comportamenti e manovre fraudolente sulla pelle dei clienti, truffati due volte, la prima come risparmiatori espropriati, saccheggiati ed azzerati delle 4 banche in risoluzione in aggiunta a Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza che hanno perso la totalità dei loro investimenti; la seconda come correntisti, costretti a pagare gli errori dei banchieri ed una gestione dissennata del credito e del risparmio. Elio Lannutti (Adusbef)- Rosario Trefiletti (Federconsumatori) |
Autore: | ORSOGRIGIO [ 29/09/2016, 17:36 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: "Bail in" e crisi bancarie: cosa c'è da sapere... |
Denunce ???? Ma benone, così mangiano ottimamente avvocati, giudici ed i rappresentanti dei vari "sindacati" o associazioni. Sull'appennino emiliano, ho letto, ma anche nelle valli cisalpine, una volta: osteria, bicchiere di vino, tabarro, cappello, roncola, corda, doppietta e via. |
Pagina 1 di 1 | Time zone: Europe/Rome [ ora legale ] |
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