Donald Trump e le promesse fatte in campagna elettorale. A pochi mesi dal giro di boa delle elezioni di medio-termine è possibile tracciare un bilancio provvisorio. Non vi è dubbio che il tycoon abbia virato verso il Deep State. In termini di prassi politica, l’allontanamento di Steve Bannon dalla Casa Bianca ha rappresentato il primo di una serie di atti. Tutti tesi a ridimensionare quella contrapposizione tra popolo ed élite tanto sbandierata in campagna elettorale.
Il tycoon sembra attratto dalle sirene “bushiste”, ma questa virata atlantista non ha fatto cambiare idea agli americani.
I sondaggi dicono che, nel caso si votasse oggi, The Donald prenderebbe il 44% dei consensi: solo tre punti in meno rispetto al 47% ottenuto durante le passate elezioni presidenziali. Un calo fisiologico dovuto al ruolo governativo e coadiuvato, per usare un eufemismo, dall’aggressività utilizzata da certa stampa neo-liberal per contestare l’attività politica, la persona, il passato e le decisioni del presidente degli States.
Nelle ultime settimane Trump ha sollevato le preoccupazioni dei vescovi di frontiera: schiererà, in attesa della costruzione del muro, la guardia nazionale al confine tra Messico e Stati Uniti. I lavori per la barriera non sono ancora iniziati per via della mancanza di coperture economiche che il Parlamento avrebbe il compito trovare. The Donald, intanto, ha deciso di prevenire un possibile fallimento con l’invio dell’esercito.
La stretta sui migranti piace agli elettori repubblicani, che continuano a sostenere la bontà delle scelte operate in politica interna.
I dati occupazionali sono incoraggianti. La crescita economica viaggia su ritmi più lenti del previsto, ma la “piena occupazione” è stata raggiunta in tredici stati. Statistiche positive e in grado di stupire molti economisti. Tra questi, alcuni hanno lanciato l’allarme sulla pericolosità degli interventi di Trump sul lungo periodo. Wall Street, nel frattempo, ha chiuso il 2017 ai suoi massimi storici per ben settantuno volte. E anche il 2018 è iniziato con tendenze simili. La strategia dei dazi era stata annunciata in campagna elettorale. A rimetterci saranno soprattutto la Cina e la Germania: due competitor commerciali per cui la vita sui mercati dell’export potrebbe divenire improvvisamente difficile.
Chi oggi grida allo scandalo forse non ricorda che quanto promesso da Trump per gli affari interni corrisponde per filo e per segno a quello che sta facendo. Questo, in fin dei conti, è il motivo per cui nonostante il chiasso e lo sgomento prodotti dal presunto Russiagate, dai chiacchierati scandali sessuali e dalle giravolte in politica estera, Trump risulta essere più che in corsa per la riconferma alla Casa Bianca. Le elezioni suppletive della Pennsylvania sono state certamente un segnale. Un distretto in cui Trump nel novembre del 2016 aveva vinto con uno scarto del 20% è stato lo scenario di una risicata vittoria democratica. La zona interessata da questa competizione si trova al centro del “Rust Belt”, la cintura industriale che cambiando partito e leader di riferimento ha di fatto concesso al tycoon la possibilità di sedersi sulla sedia più in vista dello Studio Ovale. Soprattutto da queste classi sociali dipende il futuro politico di The Donald.
La demografia americana sta lentamente ma inesorabilmente cambiando. Le minoranze, quelle che hanno sempre supportato il Partito Democratico, continuano a far registrare aumenti del tasso di natalità, I bianchi, invece, sono fermi al palo. Il censimento del 2020 sarà utile anche per comprendere meglio l’entità di queste statistiche. Ad oggi si calcola che nel 2042 i cosiddetti “bianchi non ispanici” saranno una minoranza.
Le uniche modalità di tamponare questo fenomeno sono limitare gli ingressi dei migranti e investire in politiche pro life: due ambiti in cui il tycoon sta effettivamente intervenendo.
A cinque mesi dalle elezioni di medio-termine si possiede una sola certezza: Donald Trump, per restare in sella, non deve tradire le promesse fatte per le presidenziali. Un appiattimento sui temi cari ai repubblicani e il conseguente abbandono della classi medio-basse segnerebbe la sua fine elettorale. Un equilibrio difficile da tenere in piedi a causa delle costanti pressioni del Deep State. Un matrimonio definitivo con l’establishment potrebbe essere fatale.
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