James Mattis, cosa farà “Mad Dog”, Segretario alla Difesa
Dic 13, 2016
Uno stratega sofisticato, un militare colto ed estremamente intelligente, senza peli sulla lingua, devoto al suo lavoro. È James N. Mattis – soprannominato “Mad Dog”o “Chaos” – il prossimo Segretario alla Difesa annunciato nei giorni scorsi dal neo-presidente Donald Trump: generale statunitense del Corpo dei Marine degli Stati Uniti ed ex comandante dello United States Central Command (Centcom), Mattis è famoso per aver condotto, in modo avveduto, le operazioni militari in Iraq e Afghanistan. Di lui si dice che sia un lettore appassionato e un vero intellettuale, e che porti sempre con sé una copia di “Colloqui con se stesso” di Marco Aurelio.”Mad Dog” è, soprattutto, la quintessenza del Marine: coraggioso, onesto e molto schietto, insomma un uomo nato per comandare.
La grave accusa contro Israele
La sua nomina, che dovrà essere confermata attraverso una legge ad hoc – essendosi ritirato da meno di 7 anni dal servizio militare attivo – potrebbe tuttavia aprire degli scenari inediti- e controversi – nell’ambito delle relazioni diplomatiche degli Stati Uniti con due Paesi chiave del Medio Oriente: Israele e Iran. Nel luglio 2013, poco dopo aver lasciato il Centcom, Mattis aveva pubblicamente criticato Israele, sostenendo che la situazione fosse “insostenibile” e che gli insediamenti ebraici stavano “ostruendo la possibilità di una soluzione che prevede i due Stati, quello palestinese e quello israeliano”. Parole inedite per un militare statunitense e che il generale “Mad Dog” aveva pronunciato durante un’intervista all’Aspen Security Forum del 2013.
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“Dobbiamo trovare un modo per realizzare la soluzione dei due Stati che democratici e amministrazioni repubblicane hanno sostenuto – ha aggiunto Mattis – Se non viene accettato uno stato palestinese, io vi dico che l’attuale situazione è insostenibile. In qualità di comandante del Centcom, ogni giorno ho pagato il prezzo in termini di sicurezza militare perché noi americani eravamo ritenuti troppo sbilanciati in favore di Israele. Gli arabi moderati non volevano schierarsi con noi perché non potevano sostenere pubblicamente chi non mostra rispetto per gli arabi palestinesi. Gli stanziamenti delle colonie ebraiche nei territori occupati stanno rendendo impossibile la soluzione a due stati. Finiranno con realizzare l’Apartheid”.
Come riporta il Jewish Telegraphic Agency, la nomina di Mattis alla Difesa ha molto diviso i gruppi americani vicini ad Israele tanto che, quando quest’ipotesi è cominciata a circolare, l’Organizzazione Sionista d’America ha subito annunciato che si sarebbe opposta a tale scelta.
Addio all’accordo sul nucleare?
Accanto a questo vi è però da sottolineare la mai nascosta riluttanza del prossimo Segretario alla Difesa nei confronti dell’Iran, a cui ha riservato un giudizio molto severo e in linea con il pensiero “neo-con”: “Il regime iraniano, nella mia mente, è la singola minaccia più duratura per la stabilità e la pace in Medio Oriente – ha affermato Mattis lo scorso aprile – tutti parlano di Isis e di Al-Qaeda in questo momento, e rappresentano certamente una minaccia molto seria. Ma nulla è così grave come le implicazioni a lungo termine, in termini di stabilità e prosperità e di speranze per i giovani di quella regione come lo è Iran”.
Contraddizioni che presto il neo-presidente Donald Trump e la sua squadra, Mattis compreso, dovranno presto dipanare, in virtù dell’accordo sul nucleare con l’Iran siglato dall’amministrazione Obama che lo stesso tycoon ha sempre criticato in campagna elettorale, definendolo “disastroso”. Come riporta Reuters , il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’attuale Segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry, incontratisi nei giorni scorsi ad un convegno a Washington, hanno discusso a lungo dell’accordo con sul nucleare l’Iran e della costruzione degli insediamenti di Israele in Cisgiordania, che Kerry ha definito come “un ostacolo alla pace”.
I possibili scenari e il ruolo di Putin
Netanyahu ha già espresso la volontà di incontrare Trump appena si sarà insediato, con l’obiettivo di stracciare quell’accordo. Ma il Presidente dell’Iran Hassan Rouhani non ci sta: “Donald Trump vuole fare tante cose – ha recentemente dichiarato – Probabilmente vorrà indebolire quell’accordo o addirittura accantonarlo. Ma pensate che glielo permetteremo?”.
Quello si presenta dinanzi al neo-presidente e alla futura amministrazione è dunque uno scenario complesso: Trump riuscirà a tenere a freno le pulsioni anti-Iran di “Mad Dog” e manterrà il suo assetto isolazionista? E come si svilupperanno i rapporti con Israele? In questo scenario così ingarbugliato e ricco di incognite un ruolo da assoluto protagonista potrebbe giocarlo, ancora una volta, Vladimir Putin: visti gli ottimi rapporti che intercorrono tra la Repubblica Islamica e la Federazione Russa, il tycoon dovrà agire di conseguenza se non vuole irritare troppo i nuovi (possibili) alleati del Cremlino, soprattutto nella lotta al terrorismo islamista internazionale che Trump ha promesso di portare avanti insieme a Putin.
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