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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2018, 01:07 
bleffort ha scritto:
Ufologo 555 ha scritto:
lox1 ha scritto:
Si,si,giustissimo Ufologo.Pensa se abitassimo in terre lontane(Gaza) e volessimo festeggiare,che so,un matrimonio con un petardo o cose affini....Ben chiama Trump e dice:siamo sotto attacco iraniano....E via con le bombe....questa è democrazia con i fiocchi.Sono senza parole quando leggo queste cose,specialmente scritte da te Ufologo(ho il massimo rispetto di te Massimo e come persona e come militare)....




Anch'io rispetto te come tutti; però, dai, l'antiamericanismo spinto ...........
Non ti meravigli che gli USA hanno sempre aiutato i palestinesi con un sacco di quattrini? E che Trump li ridarà loro solo se si mettono attorno a dun tavolo con gl'israeliani? Penso più pragmatico di così ....... [:291]

Si Ufò.... attuano la tenica del " bastone e la carota" ma lo scopo finale è: sperare di imbrogliare i Palestinesi togliendogli tutto il territorio con il braccio armato dell'America, il progetto Sion non è stato mai abbandonato da parte dell'Imperialismo Israeliano. [:306]

Cercate di capirlo una volta per tutte che i problemi dei palestinesi, non sono gli USA o Israele ma i loro leader.



Guarda su youtube.com



Shocking video captures the stunned disbelief of Palestinian representatives to the UN as the son of the founder of Hamas identifies the real enemy of the Palestinian people.

Yasser Arafat’s PLO executed 942 Palestinians during the First Intifada (1987-1991). That’s more than the total number of Palestinians who died while attacking Israeli soldiers during that same time period.

That did not stop the international community from accepting the PLO (and later its subsidiary the Palestinian Authority) as the “sole legitimate representative” of Palestinians in 1993.

How do Palestinian leaders get away with murdering and torturing their own people without international condemnation?

Mosab Hassan Yousef, the son of Hamas founder Sheikh Hassan Yousef, has the answer.

Watch as the Palestinian delegation to the UN Human Rights Council sits in stunned silence and disbelief as he explains how Palestinian leaders “blame” Israel to divert attention from their own atrocities.


https://unitedwithisrael.org/watch-pale ... ds-israel/



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2018, 10:22 
Si,si,i problemi sono i leader....i militari che ti lanciano missili in risposta a fuochi artificiali sono per la pace.Ragazzi,non ci siamo.Intanto da una parte si continua a vivere agiatamente;dall'altra,invece,non credo se la passino benissimo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2018, 11:52 
ARAFAT MOLLO' GLI ACCORDI QUANDO GL'ISRAELIANI CONCESSERO IL 90% ! [:298]
TANTO LUI, AVEVA MILIONI IN BANCA!

Sono i vari capi palestinesi da impiccare!

Sveglia!



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2018, 11:59 
Allora la soluzione,secondo voi,quale sarebbe?Un ghetto?La situazione non mi sembra molto diversa.Se ti avvicini troppo al confine ti sparano,se manifesti ti sparano,se festeggi ti sparano(ricordo sempre che c'è l'esercito più forte del medio oriente contro fuochi artificiali e coltelli).


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2018, 13:45 
Oh! Ma famo a capisse o no ....
Trump ha detto che ridarà loro gli aiuti (sempre dati!) se si metteranno seduti, loro "due", attorno ad un tavolo e decideranno una volta per tutte! Meglio di così ............. [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2018, 16:08 
A lezione di storia dovrebbe andarci la Merkel, non Trump


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La maestrina Angela Merkel dovrebbe studiare lei per prima come si arrivò alla Prima guerra mondiale. “The generation born after the Second World War must prove it has learned the lessons of history.” Henry Samuel e Justin Huggler sul Daily Telegraph del 25 gennaio riportano le parole di Angela Merkela a Davos, rivolte con il suo solito stile da maestrina (impara la lezione della storia, gli dice) contro Donald Trump. Ma la mia impressione è che sia proprio lei a non intendere il senso della storia, sia quella passata sia quella che stiamo vivendo. Il mondo non è di fronte a una crisi come quella degli anni Trenta, provocata largamente anche dalle reazioni protezionistiche che si svilupparono intorno, prima e soprattutto dopo, il grande crollo del’29, all’interno di un clima di guerra civile continentale. La fase che stiamo vivendo è molto più simile a quella che preparò la Prima Guerra mondiale: dal 1870 in poi si diffuse l’idea che ormai il progresso fosse inarrestabile e che bastassero i mercati e lo sviluppo tecnico-scientifico per garantirlo. La politica, i parlamenti apparvero sempre più obsoleti (al fondo robe populiste). Una Germania troppo potente squilibrò l’Europa (esattamente come oggi). Non si cercò più un nuovo consenso “occidentale” che sostituisse quello definito dal congresso di Vienna (così come dopo la fine dell’ordine disegnato da Yalta). Le grandi organizzazioni sovranazionali che avevano tenuto insieme milioni di europei erano (e sono) in crisi (allora l’Impero ottomano e di riflesso quello asburgico, ora è finita l’Unione sovietica e l’Unione europea ha perso una delle motivazioni fondamentali per la sua compattezza). Berlino cercò vie bilaterali per rafforzarsi. L’egemonia occidentale allora inglese (ora americana) fu lasciata declinare senza valutare le conseguenze di questo fatto. E la ciliegina sulla torta fu la Spd costretta dall’establishment nazionale e di partito a votare i crediti di guerra invece che lasciata libera di esercitare il suo ruolo di forza socialista, contribuendo così non solo alla terribile guerra che scoppiò nel 1914 ma anche al devastante dopoguerra che iniziò con il 1918. Molte delle proposte di Trump sono discutibili, però il presidente americano appare l’unico intento a svegliare quei sonnambuli che invece alimentano giorno per giorno un disordine globale che non solo non sanno come governare ma che negano persino che esista. Esattamente come nell’Europa del 1913.

Tu vuo' fa' il macroniano, ma si' nato in Italy! sient' a mme...“Il centro destra unito al 38%, il Movimento 5 Stelle al 27,3%, il partito democratico al 23%. E' la media di tutti gli istituti che effettuano sondaggi ufficiali sul voto in Italia, in vista delle politiche del 4 marzo.” Ecco l’ennesimo sondaggio pubblicato dal Primo canale il 16 gennaio. Viene descritta una tendenza che pare consolidata e che sottolinea l’errore di organizzare una sfida di tipo “macroniano” nelle elezioni italiane. Il presidente francese ha vinto perché la destra era divisa, ma questa non è la situazione del nostro Paese.

Mentre Pence va alla Knesset, la Mogherini incontra Abu Mazen. “La missione del leader palestinese a Bruxelles, comunque, aveva un obiettivo molto chiaro: ‘L’Ue è il nostro più importante partner internazionale e deve giocare un ruolo politico per trovare la giusta soluzione’. Da parte europea non c’è alcuna volontà di tirarsi indietro, anzi. Mogherini ribadisce che la posizione sul Medio Oriente è ‘ferma’”. Marco Bresolin sulla Stampa del 23 gennaio scrive dell’incontro tra l'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, e il Presidente dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, dell'Autorità Nazionale Palestinese e dello Stato di Palestina Abu Mazen, svoltosi “simbolicamente” mentre il vice presidente degli Stati Uniti Mike Pence s’incontrava con il Parlamento israeliano. Ogni giorno porta un nuovo pasticcio apprestato dalla nostra Alta rappresentante. E’ inevitabile concludere come anche le Mogherini nel loro piccolo s’inzaccherino.

Mamma li turchi! Speriamo che lo special counsel lasci fare un po’ di politica estera al Donald. “Turkish war planes have launched air strikes on Kurdish positions in northern Syria, in a move likely to cause tensions with the US. Turkey wants to oust these Kurdish fighters from Syria's Afrin region, which lies near its southern border. It considers them a terrorist group. But some were US allies in the battle against the Islamic State group.Turkey had been shelling the area for two days, ahead of its declaration of a military operation on Saturday. Russia - a key military figure in the region - says it is concerned by the development, and has relocated some of its troops based in the region. Officials earlier said Moscow would not interfere in the conflict”. Il sito on line della Bbc del 20 gennaio spiega come l’aviazione turca abbia attaccato alcune postazioni in Siria di curdi alleati degli americani contro l’Isis. E’ ben noto come quei geni dell’amministrazione Obama (in piena sintonia con i pasticci della Grande bottegaia di Berlino) abbiano trasformato quel decente e decennale alleato dell’Occidente che era Ankara in una scheggia impazzita. Ora sarebbe indispensabile ricostruire una situazione di stabilità nell’area che va dal Sud Europa, al Mediterraneo orientale, alla Mezzaluna islamica. Ciò non è possibile senza Mosca: chissà se Robert Mueller consentirà che l’indispensabile iniziativa di Washington in questo senso, possa prendere il via?

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... -non-trump



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 28/01/2018, 16:15 
E' di "parte"? Sì, è di parte (ce ne sono tanti ....) [^]


Da Gerusalemme a Davos la rivoluzione di Donald
Il Giornale, 28 gennaio 2018

Solo 72 ore dopo il discorso di Pence alla Knesset che ha stabilito un primato nella solidarietà americana con Israele (la vostra battaglia è la nostra battaglia" e "quest'aprile (nel 70enario) festeggerete il giorno in cui rispondete alla domanda biblica: può un Paese nascere in un momento, una nazione sorgere in un giorno?” Davos ha segnato un passo ulteriore nella strada della proposta americana di considerare il processo di pace in Medio Oriente ex novo, abbandonando la strada inutile di Gerusalemme divisa fra Israele e palestinesi. E' una rivoluzione politica e conoscitiva che sembra prendere velocità: mentre la stampa internazionale si esercitava nelle ore scorse sull'isolazionismo americano, di fatto l'amministrazione Trump muoveva passi innovativi nella politica mondiale di cui il Medio Oriente è da decenni un punto focale.

Quando il 6 di dicembre Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale dello Stato d'Israele, di fatto ha stabilito un punto di partenza per ogni colloquio di pace, e anche per la mentalità di tutti coloro che sono o si sentono implicati nel conflitto israelo-palestinese: dai contendenti stessi al mondo arabo nel suo insieme all'Europa. Già gli incontri fra Netayahu, Merkel, Macron, vanno molto meglio di prima, il PM israeliano testimonia maggiore comprensione.

Trump ha detto a Davos: abbiamo tolto Gerusalemme dal tavolo delle trattative. Come ha osato? Riconoscere una così semplice realtà come il fatto che Gerusalemme è la capitale d'Israele? E poi si è avventurato a parlare di finanziamenti americani sprecati, disprezzati col rifiuto di incontrare Pence, che finiscono nel terrorismo o nelle tasche dei corrotti? Anche questa, una realtà da tutti conosciuta.

Su Davos, di nuovo la risposta dei palestinesi è stata furiosa, ma questo non ha smorzato i toni americani e il letargo europeo e arabo è scosso dalla nuova idea mediorientale di Trump che ha messo sul tavolo senza mediazioni anche la questione dell'Iran. Sembrava una bestemmia la revisione del trattato obamiano-europeo sul nucleare del 2015, e adesso non c'è Paese importante che non vada dicendo che il trattato va conservato ma che bisogna bloccare l'Iran nella corsa balistica, l'espansione in tutto il Medio Oriente, i diritti umani.

Sia Macron, che la Merkel pensano ormai che con l'Iran non ci siamo capiti , e lo dicono a voce alta: può quindi darsi che i 120 giorni in cui devono scegliere di rivedere il trattato secondo le richieste di Trump non trascorrano invano.

Certamente il peggiore nemico del riconoscimento americano di Gerusalemme, dopo i palestinesi è il custode della Moschee, re Abdullah. Con Abu Mazen aveva condannato Trump all'esilio dalle trattative. Ora, dopo attenta riflessione, a Davos il re ha cambiato posizione, insistendo che l'unica potenza che può mediare è l'America. Adesso la sfida per Trump è costringere gli israeliani a dare qualcosa di veramente valido a Abu Mazen in cambio del riconoscimento.

Che cosa significa questo in pratica? Abdullah non lo rivela al pubblico, anche se ha appena incontrato Pence. Sembra ormai chiaro che gli americani possono contare sulla mediazione con i palestinesi dei sauditi, degli egiziani, e di Abdullah stesso. Il piano esiste, i particolari cominciano a filtrare, sarebbe uno Stato del tutto autodeterminato e indipendente ma solo gradualmente entrerebbe in possesso di forze di sicurezza, la richiesta di rinuncia oltre il territorio del ‘67 potrebbe essere del 10 per cento, la capitale potrebbe essere est Gerusalemme e dintorni; il diritto al ritorno sarebbe abbandonato.

Dunque, Gerusalemme, lotta al terrorismo, sicurezza, aiuto economico.. e sullo sfondo una presa di posizione definitiva sull'Iran. Netanyahu ha parlato uno a uno con tutti i capi di Stato a Davos, proseguendo nella diplomazia dei nuovi mercati, della sicurezza e tecnologia; ha congratulato Kagame del Rwanda, che è diventato presidente dell'Unione Africana.

I tempi cambiano: per la prima volta nella storia il Consiglio d'Europa ha inserito in una mozione parlamentare la richiesta all'Autorità Palestinese, sempre omaggiata, di fermare i pagamenti ai terroristi incarcerati, milioni di euro. E' vero la richiesta sta dentro una dichiarazione critica della politica israeliana, come no, ma Roma non fu fatta in un giorno.

http://www.fiammanirenstein.com/articol ... =3&Id=4173



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 30/01/2018, 02:44 
Finalmente verra` rilasciato il "memorandum". Staremo a vedere come finira`.


https://www.dailywire.com/news/26495/br ... gn=dwbrand



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 31/01/2018, 10:19 
"Sembrerebbe – e dico sembrerebbe – che Donald J. Trump e il Dipartimento di Giustizia (tramite il comitato intelligence) siano venuti in possesso di un documento, un memo, che indica come il Presidente USA sia stato oggetto di abusi nelle indagini volute da Clinton ed Obama durante la campagna presidenziale, gettando ombre sinistre sul fatto che i dossier sulla sua ipotetica collusione col la Russia fossero effettivamente falsi e creati ad arte per deragliare la sua corsa alla Casa Bianca. Come capite se fosse vero sarebbe uno scandalo ben peggiore del Watergate in quanto in questo caso ci sarebbe una unità di intenti di un intero sistema contro un candidato presidente non allineato. Un vero e proprio golpe possiamo dire".

Fra poco verrà fuori uno scandalo molto peggiore del Watergate negli USA,
con Obama e Clan Clinton come imputati. E i media italiani tacciono.
Le conseguenze per l’Italia


https://scenarieconomici.it/fra-poco-ve ... r-litalia/



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 31/01/2018, 12:19 
avete visto che schifo l'altro giorno ai grammy awards negli usa? questi schiavi vip dei democratici si sono messi a leggere vari pezzi del libro anti trump fire and fury, e come ciliegina sulla torta alla fine è arrivata la clinton a leggere. ovvimente osannata da stampa e media. che schifo mai visto na roba del genere contro un presidente eletto, questi sarebbero democratici. spero che la sbattano in carcere presto con tutta la sua cricca di maniaci perversi.


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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 31/01/2018, 13:26 
Thethirdeye ha scritto:
"Sembrerebbe – e dico sembrerebbe – che Donald J. Trump e il Dipartimento di Giustizia (tramite il comitato intelligence) siano venuti in possesso di un documento, un memo, che indica come il Presidente USA sia stato oggetto di abusi nelle indagini volute da Clinton ed Obama durante la campagna presidenziale, gettando ombre sinistre sul fatto che i dossier sulla sua ipotetica collusione col la Russia fossero effettivamente falsi e creati ad arte per deragliare la sua corsa alla Casa Bianca. Come capite se fosse vero sarebbe uno scandalo ben peggiore del Watergate in quanto in questo caso ci sarebbe una unità di intenti di un intero sistema contro un candidato presidente non allineato. Un vero e proprio golpe possiamo dire".

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Da quanto tempo lo diciamo noi qua nel forum che sto fatto del Russia gate sono solo cazzabubbole? [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 31/01/2018, 19:33 
[^]

Il discorso sullo stato dell’Unione scaccia lo spettro impeachement

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Il primo Discorso sullo stato dell’Unione della presidenza di Donald Trump si è tenuto. E questa è una notizia. I neocon, infatti, avevano previsto che durasse un anno.

Trump ha esposto le magnifiche sorti e progressive del suo mandato, reincarnazione e rilancio del sogno americano. Al di là della banale propaganda, c’è del vero.

Le funeste previsioni agitate dopo la sua vittoria si sono rivelate infatti fake news. L’America va: è un dato indiscutibile.

E ciò nonostante le politica economica attuata da Trump contrasti i dogmi della globalizzazione, modello economico che si è fatto religione planetaria. Una cocente sconfitta per gli ambiti cultural-finanziari internazionali che avevano imposto tale culto al mondo intero.

Ancor più cocente perché si è consumata nel cuore dell’Impero. La globalizzazione non è più un destino manifesto quanto irreversibile: dato che anche la Ue, strenua sostenitrice di tale religione, dovrebbe iniziare a considerare.

Il tono moderato, sulla scia del discorso di Davos di alcuni giorni fa, l’immagine di una presidenza a guida repubblicana che sa creare prosperità: Trump intende riproporsi come nuovo Reagan, il presidente (recente) più amato dagli americani.

Trump si è presentato agli Stati Uniti e alle sue colonie come un Imperatore in salute e in grado di governare.

Un’immagine diversa da quella che vede una presidenza vacillante, inseguita dagli scandali (ultimo la relazione con una pornostar) e dal Russiagate.

A vacillare, invece, è l’ipotesi di un impeachement, da tempo agognata dai suoi avversari interni e internazionali, che seguono e perseguono con passione il Russiagate.

Ieri si è dimesso, o è stato dimesso, il numero due dell’Fbi, Andrew McCabe, pedina chiave della rete che avrebbe dovuto intrappolare il presidente Usa, ostacolarlo e farlo cadere dopo la vittoria (su tale ipotesi è aperta un’inchiesta negli Usa).

La sua dismissione dall’Fbi il giorno precedente a quello del Discorso sullo stato dell’Unione appare allora del tutto simbolica, simbolo cioè della sconfitta degli oppositori del presidente (certo, il Russiagate non è finito, ma il colpo si è fatto sentire, alto e forte).

Dato importante: ai toni moderati Trump ha accompagnato l’apertura ai democratici. Gli serve il loro aiuto per battere i neocon, molti dei quali sono annidati nel suo partito.

Probabile la mano tesa sia rifiutata: ma se per i liberal-clintoniani tale rifiuto è opzione inevitabile, troppo legati ai neocon, per altri è solo questione di opportunità e di immagine. Così, sottotraccia, qualcosa può accadere (vedi, ad esempio, le aperture pregresse di Sanders).

Infine va segnalato che Trump ha evitato di attaccare frontalmente la Cina e la Russia. Un cenno fugace, niente più, ai “rivali che sfidano i nostri interessi, i nostri valori e la nostra economia”. Peraltro nel giorno in cui la sua amministrazione annunciava che non avrebbe comminato nuove sanzioni alla Russia…

Troppo poco per i neocon, che premono per un urto frontale contro Putin, che farebbe strame delle aperture che Trump aveva fatto a Mosca durante la campagna elettorale.

La fretta con la quale il presidente americano ha liquidato la questione in un discorso di così alta rilevanza politica dice che la prospettiva annunciata allora, nonostante tutti i contrasti, i ri-orientamenti e i cedimenti del caso, resti immutata, sebbene sia da perseguire nel segreto.

http://www.occhidellaguerra.it/discorso ... ent-trump/



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 01/02/2018, 19:48 
Ora Trump svuota le ambasciate americane nei Paesi “a rischio

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Con Donald Trump ormai a pieno titolo nel secondo anno di mandato, rimangono ancora scoperte decine di sedi diplomatiche Usa nel mondo, alcune in Paesi “caldi”. Tra i 10 ambasciatori nominati dal presidente ma che ancora aspettano la ratifica del Congresso vi sono infatti anche i futuri capi missione di Giordania, Turchia ed Arabia Saudita, storici alleati di Washington che, soprattutto gli ultimi due, sono sempre più “player” cruciali nella regione mediorientale.



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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 02/02/2018, 10:19 
Quell’asso nella manica di Trump che fa tremare i vertici dell’Fbi

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La guerra fra Donald Trump e l’Fbi non sembra destinarsi a placarsi. Dopo la questione sulla presunta società segreta nata all’interno del Bureau per colpire il presidente appena eletto, Donald Trump adesso affila le armi, pronto autilizzare un nuovo asso nella manica che ha da tempo e che potrebbe minare profondamente la credibilità degli uffici federali. La pietra dello scandalo sarebbe un “memo” messo a punto da un fedelissimo di Donald Trump, Devin Nunes, membro del transition team e presidente della Commissione intelligence alla Camera. Per ora il contenuto del memo non è ancora pubblico e dunque quello che si può sapere nasce soltanto da indiscrezioni. Voci di corridoio che circolano a Washington e ripresi da alcuni media statunitensi e che narrano di un “memo” molto breve, di quattro pagine, in cui il dipartimento della Giustizia e l’Fbi sono accusate di aver esteso abusivamente il programma di sorveglianza noto come Foreign Intelligence Surveillance Act durante la campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, controllando un membro del team di Trump – probabilmente Carter Page – senza le dovute autorizzazioni. Il mandato, per essere autorizzato, doveva essere comprovato sulla base di accuse certe nei confronti del presidente Trump sulle famigerate ingerenze russe inserite nel filone del Russia-gate. Ma queste prove non sarebbe state fornite e tutto si reggeva esclusivamente sul cosiddetto “dossier russo” compilato dall’ex agente dei servizi britannici, Christopher Steele, pagato in parte dalla campagna elettorale di Hillary Clinton. In sostanza, l’abuso di potere, di cui sarebbe accusato anche il Deputy Attorney General, Rod Rosenstein, che supervisiona le indagini di Robert Mueller, sarebbe dato dal fatto che non solo il cosiddetto Fisa non fosse lecito, ma anche senza prove.

Un’accusa grave quella contenuta in questo memo, che Trump adesso vuole pubblicare. Come riporta il Guardian, chiamato in causa da un deputato che lo esortava a pubblicare il memo, il presidente avrebbe risposto: “Non preoccuparti, lo pubblichiamo al 100%. Riesci a immaginare?”. Un’intenzione confermata e accolta positivamente anche da Paul Ryan, che durante un incontro con alcuni suoi colleghi, riferendosi all’Fbi, ha detto “Lascia perdere tutto, prendi tutto quello che c’è da fare, ripulisci l’organizzazione“. Una vera e propria dichiarazione di guerra che sta facendo preoccupare non poco gli uffici centrali del Federal Bureau of Investigation. L’Fbi ha espresso “grave preoccupazione” riguardo al fatto che Trump abbia intenzione di far divulgare il contenuto del memo. Ed è un fatto abbastanza inusuale che gli uffici centrale del Bureau si esprimano in questo modo così duro nei confronti di una volontà espressa dal presidente Usa. Ci si poteva aspettare una risposta diplomatica o, tutt’al più uno dei più classici “no comment”. Invece per la prima volta viene espressa una preoccupazione “grave” per quanto detto. “Abbiamo gravi preoccupazioni relative a concrete omissioni di fatti, tali da compromettere nelle fondamenta l’accuratezza del memo”, recita la nota del Fbi. E subito è arrivata la levata di scudi anche dei democratici, – coinvolti indirettamente in tutto questo – secondo cui il memorandum non sarebbe affatto accurato ma soltanto frutto di un collage di più fonti classificate composto allo scopo di screditare le indagini del Russiagate.

Ma ormai è guerra aperta e sembra che Trump non sia disposto a tornare indietro. Una guerra lunga e logrante non soltanto per il presidente e per l’Fbi, ma anche per tutto il sistema americano. Quello cui si sta assistendo è infatti qualcosa di più di un semplice scontro istituzionale, ma di una vera e propria pubblica accusa della Casa Bianca nei confronti della giustizia americana. Un fatto non irrilevante nello scenario politico statunitense e che rischia di minare nel profondo uno dei cardini del sistema politico e costituzionale americano, fondato su un rapporto di reciproca fiducia e di pesi e contrappesi fra i vari organi dello Stato. Trump sembra disposto a tutto. E probabilmente, in questo, ha avuto rassicurazioni da alcuni segmenti dello Stato profondo che hanno garantito sul fatto che si potesse lasciare una certa libertà di manovra al presidente. Secondo alcuni media americani, dopo l’affaire-Comey, in cui si ritiene che sia stato silurato dal presidente Trump dopo che quest’ultimo aveva chiesto una sorta di atto di “fede” nei confronti del presidente, anche Rosenstein avrebbe subito una richiesta simile. Come riporta la Cnn, in una riunione a dicembre Trump sembra che abbia chiesto a Rosenstein se potesse considerarlo della “sua squadra”. Fonti anonime parlano di una risposta affermativa, ma oggi circolano insistenti le voci di una prossima defenestrazione. Una mossa che sicuramente sarebbe legata alla pubblicazione di questo nuovo memo di accusa, ma che rischia anche di irrigidire la già difficile situazione fra presidenza e Fbi, già colpita da una serie di licenziamenti e da accuse più o meno gravi da parte di Trump e del suo entourage. Un segnale del fatto che la guerra non sembra per niente destinata a finire.

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 Oggetto del messaggio: Re: Mr. President Trump
MessaggioInviato: 02/02/2018, 13:08 
Dai che magari si autodistruggono da soli smembrandosi.



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