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Re: Mr. President Trump

15/01/2018, 22:22

bleffort ha scritto:
greenwarrior ha scritto:Se vi ricordate, Tremonti aveva fatto approvare una legge che abbassava le tasse alle imprese che assumevano e che investivano in innovazione.

Di abbassare le Tasse alle Imprese mi trovi d'accordo, ma non sono d'accordo dare finanziamenti a pioggia alle Imprese, il "pane" se lo devono guadagnare loro non devono sperare che gli piova dall'alto(dalle nostre tasche). [:305]

Sono esterrefatto.

Re: Mr. President Trump

15/01/2018, 23:02

bleffort ha scritto:Di abbassare le Tasse alle Imprese mi trovi d'accordo, ma non sono d'accordo dare finanziamenti a pioggia alle Imprese, il "pane" se lo devono guadagnare loro non devono sperare che gli piova dall'alto (dalle nostre tasche). [:305]

Già, meglio invece distribuire redditi di cittadinanza a tutti (immigrati compresi), così creiamo l'assistenzialismo 2.0 e la gente resta a casa mantenuta dallo Stato visto che è praticamente impossibile creare posti di lavoro per 10 e passa milioni tra poveri, disoccupati e immigrati onde per cui quel reddito dovranno elargirlo non dico a vita ma certamente per anni... 700 e passa euro a persona moltiplicato milioni di persone aventi diritto per un tempo indefinito, morale una cifra abominevole.

Delle due una: o paga pantalone (cioè noi altri tramite altre tasse o perché no una bella patrimoniale), oppure si fanno manovre a debito e il debito aumenta così dopo la Bce ci castiga e devono aumentare le tasse per recuperare e alla fine torna sempre a quel servizio ai cittadini.

Re: Mr. President Trump

15/01/2018, 23:12

Forse non ti è chiaro che lavoro non ce n'è e non ce ne sarà più per nessuno. E non perchè le persone non hanno voglia di lavorare per tirare a campare ma semplicemente perchè la forza lavoro umana sta diventando man mano sempre più inefficiente rispetto ai surrogati tecnologici anche in campi del terziario che fino a 10 anni fa erano impensabili. E non stiamo parlando di un futuro distopico stiamo parlando di domani, è un cambiamento in atto ORA.

Come deve campare la gente? Fammi capire, spiegami un pò da qua a 20 anni come pensi chela gente debba sostentarsi. Qual'è la tua vision?

Ancora con sto lavoro rubato dai NERI CATTIVI. E jam ja scetatv oppure WAKE UP NEO (cit.)

La cecità al cambiamento è un problema gravissimo e voi ne siete afflitti purtroppo.

Re: Mr. President Trump

15/01/2018, 23:28

MaxpoweR ha scritto:Forse non ti è chiaro che lavoro non ce n'è e non ce ne sarà più per nessuno. E non perchè le persone non hanno voglia di lavorare per tirare a campare ma semplicemente perchè la forza lavoro umana sta diventando man mano sempre più inefficiente rispetto ai surrogati tecnologici anche in campi del terziario che fino a 10 anni fa erano impensabili. E non stiamo parlando di un futuro distopico stiamo parlando di domani, è un cambiamento in atto ORA.

Come deve campare la gente? Fammi capire, spiegami un pò da qua a 20 anni come pensi chela gente debba sostentarsi. Qual'è la tua vision?

Ancora con sto lavoro rubato dai NERI CATTIVI. E jam ja scetatv oppure WAKE UP NEO (cit.)

La cecità al cambiamento è un problema gravissimo e voi ne siete afflitti purtroppo.

Allora mi spieghi come mai in paesi come Usa, Giappone e la stessa Germania la disoccupazione e la povertà non sono ai nostri livelli??? Mi spieghi come mai da quando Trump ha abbassato le tasse la disoccupazione è crollata? Mi spieghi come mai la Germania non ha 6 milioni di poveri come in Italia? Mi spieghi come mai in Giappone dopo gli studi si trova lavoro mentre da noi sempre più laureati emigrano all'estero??? Se ciò che dici fosse vero questi altri paesi sarebbero ridotti come noi invece le loro economie corrono.

Re: Mr. President Trump

15/01/2018, 23:59

Perchè hanno possibilità di gestire la spesa pubblica (Giappone ed USA, la germania è un falso mito ma anche negli USa la povertà è DI LA GAN TE!) come cavolo gli pare e quindi possono CREARE LAVORO anche se non serve. E' una forma di assistenzialismo anche quella.

Poi non so scatenare una guerra o provocarne decine e fomentare crisi internazionali come fanno gli USA per far aumentare il lavoro, come ti hanno già spiegato prima, può sembrare una buona idea ad uno sciocco ma sempre una cavolata resta.

Ma il punto non cambia, lavoro non ce ne sarà più per tutti. Il 90% dei lavoro sarà svolto E MEGLIO da macchine. E soprattutto nei comparti che ne assorbono di più: AGRICOLTURA, CATENA D MONTAGGIO, GRANDE DISTRIBUZIONE, INTRATTENIMENTO, LOGISTICA.

Re: Mr. President Trump

16/01/2018, 09:59

ORSOGRIGIO ha scritto:
bleffort ha scritto:
greenwarrior ha scritto:Se vi ricordate, Tremonti aveva fatto approvare una legge che abbassava le tasse alle imprese che assumevano e che investivano in innovazione.

Di abbassare le Tasse alle Imprese mi trovi d'accordo, ma non sono d'accordo dare finanziamenti a pioggia alle Imprese, il "pane" se lo devono guadagnare loro non devono sperare che gli piova dall'alto(dalle nostre tasche). [:305]

Sono esterrefatto.

Voi del nord volete il Comunismo per il fatto di avere denaro dallo Stato,ma demonizzate il Comunismo non volendo che il fatturato sia controllato dallo stesso Stato,volete la botte piena e la moglie ubriaca. [:D]
Voi del nord avete barattato i prodotti delle vostre industrie con i prodotti agricoli di altre nazioni penalizzando sia la Sicilia che tutto i Sud Italia,sapendo che le nostre industrie generano prodotti agricoli, prodotti Ittici,Pastorizia,Turismo ecc...Ve ne siete fregati di tutte le nostre infrastrutture che sono vecchie e fatiscenti o che non esistono e questo denota di che pasta sono fatte le vostre idee verso tutto il Sud. [:291]
E volevate anche vincere in Scilia!. [:D]

Re: Mr. President Trump

16/01/2018, 19:20

Intanto beccateve questo! [^]


Nell’America del “razzista” Trump la disoccupazione dei neri è al minimo

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Il tasso di disoccupazione dei neri statunitensi è sceso al 6,8%: il dato migliore che si ricordi a memoria d’uomo negli Usa. Una notizia che, come appare ormai scontato, viene riportata in maniera molto parziale o non riportata affatto: il presidente corrente, del resto, è l’odiatissimo Donald Trump. Nonostante lo scarto si sia ridotto anche con i lavoratori bianchi. Scrive, infatti, Italia Oggi: “Lo ha comunicato il Bureau of Labor, l’ Ufficio del lavoro americano che cominciò per la prima volta a tenere traccia di queste statistiche 45 anni fa, nel 1972. Naturalmente – specifica il quotidiano citato – il presidente Donald Trump ha twittato la sua soddisfazione: “La disoccupazione afro-americana è al punto più basso mai registrato nel nostro paese. La disoccupazione ispanica è scesa di un punto intero nell’ ultimo anno ed è vicino a raggiungere il minimo record. I dem non hanno fatto niente per voi oltre a prendervi il voto!”. L’eccezione più assidua ai positivi dati riguardanti l’occupazione degli States riguarda il fatto che il trend sia in corso dai tempi dell’amministrazione di Barack Obama. Vero, ma le statistiche pubblicate durante i mandati dei governi democratici escludevano spesso gli inoccupati cronici, cioè quelle persone che avevano sostanzialmente smesso di cercare un lavoro. Il “peso” specifico degli inoccupati, insomma, adesso è decisamente variato nelle tabelle che registrano il tanto chiacchierato 4,1: il tasso di disoccupazione complessivo più basso della storia americana dall’inizio della grande recessione.

Questa notizia, però, la leggerete difficilmente tra le pagine della “grande stampa”. Molti sostengono che sia tutta opera dei tassi bassi istituiti dalla Federal Reserve. Altri, più forzatamente, arrivano ad attribuire i meriti persino alle politiche di Barack Obama. Sta diventando francamente inspiegabile, data per buona l'”illuminazione” politica ascritta da molti ai dem, comprendere come la Clinton e l’intera famiglia Obama abbiano perso così male le passate presidenziali. Il New York Times – come riporta sempre Italia Oggi – ha sottolineato che “i motivi vanno dall’ aumento del numero di americani neri che hanno la laurea al crescente bisogno da parte dei datori di lavoro, in un mercato del lavoro molto ristretto, di allargare il bacino da cui traggono le persone da assumere”. Le citate esigenze del mercato del lavoro, però, vengono spesso correlate alla riforma fiscale del Tycoon. La creazione di surplus aziendali derivanti dall’intervento sulla corporate tax ha generato – e gli investimenti annunciati da Marchionne in Michigan ne sono una prova – un rinnovato fermento industriale. Una cosa è certa: sotto la presidenza che avrebbe dovuto facilitare la vita all’America profonda, ai bianchi “razzisti” e “incazzati” per via della crisi economica, i neri statunitensi trovano facilmente lavoro. La narrazione dominante, insomma, è falsata anche relativamente a questo punto. La retorica progressista, tralasciando per un attimo le cause di questi miglioramenti, non parla di un fenomeno che sarebbe finito su tutte le prime pagine se il presidente fosse eletto fosse stato quello precedente a questo.

Negli anni settanta, cioè dal periodo in cui si è cominciato a studiare statisticamente il fenomeno, il tasso di disoccupazione dei neri era compreso tra l’11,2 e il 9,4%. Un dato che non era mai sceso sotto al 7% per i 45 anni successivi. Poi, a dicembre del 2017, il citato record: verso la\ fine dell’anno scorso “si è raggiunto il discostamento più basso di tutti i tempi fra la disoccupazione dei lavoratori neri e quella dei bianchi, attestato al 3,7%”, scrive ancora Italia Oggi. Horace Cooper, attivista di Project 21 e sindacalista nero, ha dichiarato in un’intervista all’Heritage Foundation: “La disoccupazione fra i neri americani è tipicamente dal 40 al 100% più alto di quella fra i lavoratori bianchi” ha sottolineato, “mentre il divario di oggi è il più piccolo mai riscontrato”. Ma qual è l’opinione di Cooper sulle amministrazioni precedenti? “Le politiche del presidente Obama erano focalizzate sulla distribuzione di tessere alimentari, di sussidi e di aiuti di Stato, non sull’ assicurare che il diritto civile più importanti di tutti, il diritto ad essere autosufficienti, fosse onorato con politiche di restrizione alle ingerenze dello Stato”. E ancora, ha detto il sindacalista riferendosi al primo anno da presidente di Donald Trump: “Due milioni di persone in meno hanno fatto ricorso alle tessere alimentari”. Gli “esclusi”, quindi, adesso lavorano nonostante l’evidente mancanza di buonismo nel carattere del presidente degli States. Trump, insomma, non saprà giocare a basket e non guarderà l’Nba tutte le sere, ma sembra essere più attento ai diritti degli afroamericani di quanto si dica correntemente in giro.

http://www.occhidellaguerra.it/nellamer ... al-minimo/

Re: Mr. President Trump

16/01/2018, 19:24

Perché Trump potrebbe aver ragione sulla crisi in Nord Corea


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Donald Trump, quello che i media chiamano l”idiota”, potrebbe essere riuscito nel miracolo di far arretrare dalle sue posizioni Kim-Jong un. Il presidente degli Stati Uniti, spesso oggetto di attacchi mediatici, è finito al centro delle polemiche per via di “Fire and Fury”: il libro di Michael Wolff in cui si racconta come la maggior parte dei collaboratori alla Casa Bianca siano convinti dell’inadeguatezza del Tycoon. Un testo, quello di Wolff, che ha raggiunto immediatamente la qualifica di best seller.

E i liberal hanno aperto, puntualmente, il fuoco. Da settimane, sulla maggior parte dei media occidentali, non si fa che sottolineare i presunti aspetti sconvolgenti di “Fire and Fury”: le ore passate da Trump davanti alla Tv, le opinioni dei suoi familiari, lo stato psichico del presidente e così via. Il mondo, nel frattempo, va avanti.

Kim Jong-un ha riaperto il dialogo con la Corea del Sud. In un intervento molto “occidentalizzato”, il leader della Corea del Nord si è presentato davanti alle telecamere per annunciare la riapertura dell’hotline con Seul. Il Sud della Corea, che da sempre mira alla riunificazione, ha accettato con favore la mossa di Kim. Pyongyang invierà una delegazione di atleti alle Olimpiadi invernali della Corea del Sud: un passo storico, dato che i paesi risultano figurativamente in guerra dal 1950 e che nessun trattato di pace, ad oggi, è mai stato sottoscritto tra le due nazioni. L’unico documento esistente è l’armistizio del 53′, che era stato messo in discussione proprio a causa della recente escalation di tensioni. Seul ha chiarito la sua posizione in merito: Moon Jae-in non ha escluso che in futuro possa tenersi un summit distensivo tra le due Coree. “I passi di questi giorni non rappresentano che l’inizio” ha dichiarato il presidente della Corea del Sud, sottolineando che “la prossima tappa è portare la Corea del Nord a discussioni sulla denuclearizzazione”. La revoca delle sanzioni Onu, poi, rimane per Moon strettamente legata alla soluzione della crisi nucleare. Nessuna fuga in avanti di Seul, insomma, ma solo una convinta adesione all’apertura di Kim. Quello che potrebbe cambiare, invece, è la consistenza delle sanzioni unilaterali, che attualmente negano persino il trasferimento dei nordcoreani a Seul.

“Si vis pacem para bellum” è un antico brocardo latino, attribuito a volte a Publio Flavio Vegezio, ma genericamente definito come anonimo. Il significato dell’espressione è noto ai più: uno dei modi più certi di assicurare la pace è quello di organizzare la guerra. Le dinamiche conflittuali prevedono un ruolo specifico anche per la “minaccia”. Paolo Guzzanti, in questo articolo, ha spiegato quali siano le direttrici della strategia di Trump con Kim: diplomazia, psicologia e armi: “Somiglia in questo a Teddy Roosevelt, lontano parente del più famoso Theodor Delano, che agitava sempre il ‘nodoso bastone’ della forza militare sussurrando parole di pace”, ha scritto Guzzanti su Il Giornale.

Torniamo per un attimo ai tempi dell’amministrazione Obama: la strategia con la Corea dell’ex presidente si è basata sull’isolazionismo e sulle sanzioni. L’esponente democratico ha tentato di “tagliare fuori” Kim-Jong un dal quadro geopolitico globale. il Leap Day Agreement, un accordo stipulato da Stati Uniti e Corea del Nord, aveva stabilito la fine del programma nucleare e missilistico della Corea, in cambio di 250 tonnellate di cibo che gli States avrebbero fornito al governo coreano. il 15 aprile 2012, però, in occasione del centenario della nascita del fondatore della patria, la Corea ha lanciato un missile commemorativo. Obama, dopo quel gesto, considerò nullo l’accordo stipulato e la Corea del Nord, da quel momento, ha cominciato a rappresentare la minaccia globale di cui oggi si parla comunemente.

Donald Trump, l'”idiota”, non ha isolato la Corea del Nord, ma l’ha in qualche modo resa protagonista delle cronache geopolitiche mondiali anche agitando lo spettro della guerra, del “bottone più grosso” e così via. Il presidente degli States non ha mai negato la disponibilità ad incontrare il leader coreano ai fini della pace, ma al contempo non ha mai disdegnato, come contrariamente ha fatto Obama, di porsi comunicativamente al suo stesso livello. Lecito ipotizzare, dunque, che alla base della strategia di Trump possa esserci un metodo o comunque un tentativo di far sentire Kim “importante”. Certo, il segnale di apertura di Kim verso la Corea del Sud è davvero di poco conto per poter sostenere che la paventata crisi nucleare si stia avviando verso la risoluzion definitiva, ma intanto le due Coree sono tornate a dialogare e questo è sicuramente un bene dal punto di vista diplomatico.

Che la pace si ottenga mediante la capacità di difendersi e di dare vita ad una guerra è una tesi antica. Platone nelle Leggi, Cicerone nella settima filippica e Cornelio Nepote in Epaminonda la pensavano così. Basta cercare su Wikipedia. L'”idiota” Trump, che con ogni probabilità non avrà letto gli autori citati, potrebbe averlo sentito alla Tv. Ma poco importa, se l’effetto ottenuto è la riapertura del dialogo tra le due Coree: una condizione essenziale per la pace del mondo intero. Cosa c’entra Trump, però, con il parziale “ritiro” della Corea del Nord? Il professor Nunziante Mastrolia, della Luiss, ha interpretato così la situazione: “Trump ha trascinato Cina e Corea del Nord in un così parossistico crescendo di tensione che alla fine, anche quando c’è stata una pesante reazione giapponese, i paesi della regione hanno avuto più paura di Pyongyang che di Tokyo. E ancora: “Si chiama “Brinkmanship” ed è la capacità di portare l’avversario sull’orlo del burrone e costringerlo a ritrarsi per primo. Trump ci ha portato la Cina sull’orlo del burrone che ha avuto paura e si è ritratta. Così se il povero Kim da furioso dio della guerra si è dovuto trasformare nel giro di una notte in una pacifica colomba della pace, è la Cina che non ha retto il braccio di ferro ed ha dovuto fare dietro-front”, ha specificato Mastrolia riferendosi all’utilizzo che il governo cinese avrebbe fatto in passato della minaccia nucleare proveniente dalla Corea. Il quadro, in definitiva, appare molto complesso, ma una cosa è chiara: l’isolazionismo praticato da Obama non ha portato risultati positivi. Le “minacce” di Trump, per ora, non hanno avuto gli effetti spaventosi propagandati.

http://www.occhidellaguerra.it/perche-t ... ord-corea/

Re: Mr. President Trump

18/01/2018, 14:00

Apple fa rientrare i capitali dall'estero: pagherà 38 miliardi di tasse. Trump gongola: "Visto che avevo ragione?"

Apple pagherà circa 38 miliardi di dollari di tasse per riportare i fondi trattenuti all'estero negli Usa. Cook: "Creeremo 20mila nuovi posti di lavoro". E Trump gongola: "Una grandissima vittoria grazie al taglio delle tasse"

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Con una dichiarazione pubblicata sul proprio sito Apple fa sapere che pagherà circa 38 miliardi di dollari di tasse per riportare i fondi trattenuti all'estero negli Stati Uniti, come richiesto dalle recenti modifiche alla legge fiscale.

"Un pagamento di queste dimensioni è probabilmente il più grande del suo genere mai realizzato", scandisce il colosso di Cupertino. Prosegue ricordando che intende usare parte delle scorte di liquidità estera, che ammontano a oltre 250 miliardi di dollari, per investire in nuovi progetti, con 75 miliardi di dollari di investimenti stimati negli Usa, creando 20.000 nuovi posti di lavoro. E spiega ricordando che ''unendo i nuovi investimenti alle attuali spese di Apple per i produttori e i fornitori nazionali, il contributo diretto all'economia americana sarà di oltre 350 miliardi di dollari in cinque anni''.

Il ceo Tim Cook con malcelato orgoglio ricorda che la propria azienda "crede profondamente nel potere dell'ingegno americano e sta concentrando gli investimenti in aree in cui possiamo avere un impatto diretto sulla creazione di posti di lavoro. Abbiamo un profondo senso di responsabilità nel voler restituire al Paese e alle persone che ci hanno aiutato a rendere questo successo possibile". E sottolinea che "Apple è una storia di successo che poteva accadere solo in America e siamo orgogliosi della nostra lunga storia di sostegno all'economia statunitense". Parole che sono di miele per le orecchie del presidente Donald Trump, che fin dalla sua discesa in capo ha fatto del ritorno degli investimenti (e dei posti di lavoro) in America il proprio mantra. "Avevo promesso che le mie politiche avrebbero consentito alle società come Apple di riportare in America un enorme quantità di denaro. È bello vedere ora Apple dare seguito, grazie ai miei tagli alle tasse. Un’enorme vittoria per i lavoratori americani e per gli USa". Il presidente ha commentato così la notizia che Cupertino pagherà 38 miliardi di dollari sui profitti guadagnati all’estero, come diretta conseguenza della recente riforma fiscale voluta da Trump. La riforma fiscale offre alle società statunitensi l’opportunità di rimpatriare gli utili conseguiti all’estero a un tasso dell’8% per le attività non liquide e del 15,5% per i contanti.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/app ... 84408.html

Re: Mr. President Trump

18/01/2018, 15:56

Chi se nefrega degli USA pagassero le tasse che devono al nostro paese se no via la apple con i suoi negozi ed i suoi fanboy.

Re: Mr. President Trump

18/01/2018, 18:23

Perché signor Trump … il tuo paese ha causato la situazione di questi “paesi di m erda”

Le dichiarazioni oltraggiose del Presidente degli Stati Uniti Trump su varie nazioni povere – chiamando queste “paesi di m erda” – non solo rivelano un mentalità razzista senza scrupoli ma anche un Donald Trump che si dimostra terribilmente ignorante.

Quale visione ha del nostro mondo il capo della presunta nazione militare più potente quando si dimostra un completo ignorante sui fatti più basilari della storia? Sicuramente, questo è un pericolo orribile per tutta l’umanità per il fatto di avere qualcuno così sconsiderato e stupido con accesso alle armi nucleari.

L’indignazione globale per la crudele denigrazione di Trump continua a montare giorni dopo che l’ha pronunciata. L’Unione africana che rappresenta 55 nazioni ha chiesto le scuse dal presidente. Ora lui sta cercando di fare retromarcia circa i suoi commenti incendiari in un palese tentativo di mentire, che alimenta solo più rabbia.

Quello che è ancora più aberrante è il fatto che la stragrande maggioranza dei paesi a cui Trump si riferiva può rintracciare i propri problemi intrattabili di povertà e violenza direttamente per causa del coinvolgimento degli Stati Uniti in quei paesi. Eppure, il presidente USA si chiede crudemente perché l’America abbia l’obbligo di proteggere chi fugge da loro.

Durante una riunione di giovedì scorso con i parlamentari repubblicani e democratici alla Casa Bianca per discutere della politica di immigrazione degli Stati Uniti, Trump si sarebbe mostrato frustrato quando ha letto l’elenco dei paesi che hanno ricevuto lo status di protezione temporanea (TPS) .
Attualmente ci sono dieci paesi che offrono TPS da controlli ufficiali sull’immigrazione degli Stati Uniti. Tale status consente l’ingresso di una certa quota di cittadini.

Questi paesi sono: El Salvador, Haiti, Honduras, Nepal, Nicaragua, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e Siria.
A quanto pare Trump ha detto: “Per cosa vogliamo gli haitiani qui? Perché vogliamo tutte queste persone dall’Africa qui? Perché stiamo facendo venire tutte queste persone dai questi cesso di paesi fino qui? ”
Ha poi fatto riscoprire la sua visione razzista e sfruttatrice del mondo aggiungendo: “Dovremmo avere più persone provenienti da posti come la Norvegia”.

Quindi, nella visione del mondo superficiale e utilitaristica di Trump, fintanto che sei biondo, con gli occhi azzurri, educato e da uno stato ricco, allora sei il benvenuto negli Stati Uniti per essere utilizzato per la sua crescita economica.
Il disgusto di Trump nei confronti dei paesi degli immigrati elencati mostra la sua stupefacente stupidità, o forse insensibilità.

Il fatto è che nove dei dieci paesi che hanno ottenuto il TPS – il 90 per cento – possono attribuire la loro tendenza all’immigrazione all’eredità di politiche distruttive causate dagli Stati Uniti che sono intervenuti in quei paesi.
Solo uno di loro, il Nepal, ha una crisi umanitaria non collegata direttamente alla politica estera americana, risultante da una causa naturale: il terremoto che ha colpito la nazione dell’Himalaya dell’Asia meridionale nell’aprile 2015.

Rivediamo rapidamente il 90%.

El Salvador, l’Honduras e il Nicaragua sono stati tutti paesi lasciati con un retaggio di guerre sostenute dagli Stati Uniti per diversi decenni. Negli anni ’70, ’80 e ’90, gli Stati Uniti hanno invaso la regione centroamericana con armi e squadroni della morte addestrati dagli americani per dare la caccia a guerriglieri, politici, attivisti sindacali, contadini, attivisti per i diritti della terra e preti, chiunque avesse minacciato la tradizionale struttura di potere sostenuta dagli Stati Uniti dei regimi fantoccio e dittature militari subordinate alle società ed al capitale americano.

Si stima che le guerre sostenute dagli Stati Uniti abbiano ucciso più di 200.000 persone in tutta l’America centrale, lasciando le popolazioni traumatizzate, impoverite e tormentate successivamente dalle bande criminali armate.

Il Nicaragua è un esempio toccante. Il suo rivoluzionario governo sandinista di sinistra – che estromise la decennale dittatura di Somoza, sostenuta dagli Stati Uniti nel 1979 – fu distrutto dalla guerra per procura americana che usava gli squadroni della morte dei Contras che operavano dall’ Honduras.
Attualmente, ci sono circa 250.000 salvadoregni che vivono come migranti negli Stati Uniti. Trump vuole rimandarli tutti al loro paese. Una paura ricorrente tra i migranti è la violenza dilagante delle bande armate nel El Salvador – un retaggio diretto del passato intervento militare statunitense.

È vero che anche il Nicaragua e il Salvador sono stati colpiti da terremoti che hanno esacerbato i problemi umanitari di povertà e degrado sociale. Ma probabilmente la violenza e le turbolenze politiche fomentate in quegli Stati dagli Stati Uniti per decenni sono il principale fattore distruttivo in quelle società.

Lo stesso si può dire per Haiti. Il paese delle isole dei Caraibi è stato devastato da un terremoto nel 2009 e, secondo quanto riferito, continua a vacillare per le conseguenze. Tuttavia, la povertà intrattabile e la discordia sociale sono un’eredità dei governi degli Stati Uniti che hanno sostenuto per decenni le dittature sotto Papa Doc e Baby Doc Duvalier. Le ripetute invasioni militari statunitensi nel corso dell’ultimo secolo per reprimere le politiche socialmente progressiste hanno fatto sì che Haiti mantenesse la sua funzione di impoverita posizione offshore per le corporazioni americane per sfruttarle spietatamente per la manodopera.

Per quanto riguarda i paesi africani nell’elenco TPS, la politica statunitense è stata determinante per la disgregazione del Sudan negli Stati del nord e del sud nel 2011-2012. Questa disgregazione e i conflitti interni, a loro volta, hanno distrutto le economie di entrambi gli stati e fomentato il terrorismo, portando ad un massiccio esodo di comunità.

La Somalia sul Corno d’Africa è stata invasa dalle forze americane all’inizio degli anni ’90 e negli ultimi tre decenni è stata destabilizzata dalla implacabile aggressione militare americana costituita da attacchi aerei, aerei e droni in una cosiddetta “guerra al terrore”.

Più in generale, le emigrazioni di massa in Africa possono anche essere tracciate direttamente dagli Stati Uniti e dai membri europei e della NATO che hanno condotto guerre illegali in diversi paesi, tra cui Libia, Mali, Niger, Costa d’Avorio e Repubblica Centrafricana. Anche le guerre per procura sostenute dagli Stati Uniti in Angola, Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Mozambico hanno lasciato un’eredità malefica.

Più in generale, non si può mai sottovalutare la portata del sottosviluppo ove l’Africa è stata storicamente ostacolata dallo sfruttamento economico coloniale e neocoloniale americano ed europeo.

Per quanto riguarda gli altri due paesi “di m erda ” sulla lista di Trump – la Siria e lo Yemen – questi potrebbero rappresentare in modo acuto quanto degenerato sia questo presidente.

Per continuare sotto la sua sorveglianza alla Casa Bianca, gli interventi militari criminali americani in questi paesi hanno causato la morte, la mutilazione, la fame e lo sfollamento di milioni di persone. La Siria, in particolare, è stata ridotta da una società abbastanza sviluppata a un cumulo di macerie da una guerra durata sei anni, istigata e perpetuata segretamente dagli Stati Uniti e dai suoi regimi clienti della NATO nella regione.

Lo Yemen
è stato trasformato in un inferno apocalittico da quasi tre anni di aggressione saudita sostenuta dagli americani contro quel paese, compreso il mantenimento di un blocco marittimo, aereo e terrestre su tutta la nazione – un enorme crimine di guerra – che ha provocato la morte di milioni di bambini morendo dal colera e da altre malattie prevenibili. Come può un paese che subisce un vero e proprio genocidio non essere trasformato in qualcosa di diverso da un “cesso”?

Signor Trump, stai ascoltando o il tuo cervello è stato trasformato in un mucchio di poltiglia per effetto dieta fast food che assorbi ogni giorno?

Considerando la carneficina che la politica e la condotta estera degli Stati Uniti ha inflitto in tutto il mondo alla ricerca degli interessi imperialisti americani, la lista dello stato di protezione temporanea non dovrebbe comprendere dieci nazioni. Dovrebbe essere esteso a dozzine di – forse 100 – paesi dove il vandalismo del potere americano ha provocato disastri.

La deprecazione di Trump dei paesi “ciarlatani” è una manifestazione nauseabonda dell’ignoranza e dell’insensibilità americana. Non c’è da stupirsi che gli Stati Uniti continuino con il loro comportamento a palla da demolizione nel mondo.

Come l’ex presidente messicano Vicente Fox ha accennato sulla sua indignazione per le ultime osservazioni di Trump, il buco più grande e folle del mondosi trova proprio a Washington. Perché lì hanno davvero una m erda a posto del cervello e della morale.

Fonte
Fonte originale

Re: Mr. President Trump

21/01/2018, 11:27

Le aperture di Pyongyang? Per i sudcoreani è merito di Trump (ma non ditelo ai giornaloni)

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I sudcoreani ringraziano Trump per aver costretto Pyongyang a inedite aperture. Tutti i sudcoreani? Tranne quelli intervistati da Repubblica. “President Moon Jae-in of South Korea warned on Wednesday that North Korea would face stiffer sanctions if it resumed weapons tests, while crediting President Trump with helping force the North to resume dialogue and strike a broader agreement to improve Korean ties. “I am giving a lot of credit to President Trump” Mr. Moon said at a nationally televised news conference a day after the two Koreas forged their agreement during border talks.“I am expressing my gratitude”. Choe Sang-hun scrive sul New York Times del 10 gennaio che il presidente sudcoreano Moon Jae-in, pur politico che si era distanziato dalle posizioni filo Usa dei precedenti partiti al governo in Seul, ha ringraziato in tv Trump per aver messo in riga i nordcoreani e aver creato lo spazio per una distensione. Così dichiara un politico pur lontano da Washington, ma Pietro del Re sulla Repubblica dell’11 gennaio, riesce a trovare una serie di intellettuali in Corea del Sud che dicono: “Sono piuttosto le velleità guerrafondaie manifestate dal presidente americano a renderlo inviso ai coreani, quantomeno a quelli più colti, che a volte sono anche i più consapevoli, come dimostrano le testimonianze che abbiamo raccolto nel campus dell’elegante università di Seul”.

Fake neutrality. “Non spetta a me esprimermi, me ne guardo bene, spetterà al popolo italiano, però…” dice Emmanuel Macron al Corriere della Sera del 12 gennaio.

Tramonto a Occidente. “Dobbiamo chiederci se l’appeasement di oggi - non più dovuto ai pericoli della Guerra Fredda ma a interessi assai prosaici - non torni a spingere le democrazie nel vicolo cieco della trappola dei dittatori. Il cui unico intento è dimostrare la caducità degli ideali di libertà di cui i Paesi occidentali, pur con tutte le loro contraddizioni e debolezze, sono portatori”. Così scrive Maurizio Molinari su La Stampa del 14 gennaio. “Nel primo caso, immediata, vibrante e solenne condanna di Trump. Nel secondo caso, solo qualche farfugliamento” Angelo Panebianco scrive simmetricamente sul Corriere della Sera sempre del 14 gennaio che l’Unione europea dà addosso a Donald Trump quando questi riconosce Gerusalemme capitale d’Israele e poi farfuglia sulla feroce repressione in atto in Iran. Dal punto di vista dei principi le posizioni dei Molinari e Panebianco sono perfette. Ma nell’analisi c’è un limite. Il mondo non si trova come nella Guerra fredda diviso in due blocchi, uno dei quali socialista- totalitario, mentre l’altro, pur con consistenti eccezioni (dalla Spagna all’Argentina, dal Cile al Vietnam e così via), liberaldemocratico, bensì in una fase di disordine che ricorda i periodi storici che prepararono esiti catastrofici. Non si tratta dunque di affermare solo, come è pur necessario, le superiorità morali dei sistemi liberaldemocratici ma di costruire nuovi equilibri. In questo senso il flirtare commerciale di francesi e tedeschi con cinesi o iraniani, cercando di isolare gli Stati Uniti, è grave non solo perché tradisce principi liberaldemocratici, ma anche perché apre la porta al caos, a quella sciocchezza della ricerca di un assetto multilapolare che non sarà mai in grado sostenere reali alleanze e istituzioni, e quindi di diventare base per più o meno ordinati equilibri globali. Ian Bremmer sul Corriere della Sera del 15 gennaio con qualche compiacimento osserva come “la Cina oggi è in grado di stabilire regole internazionali in un clima di minor resistenza rispetto al passato”. Ma queste regole non solo hanno una logica puramente mercantile, insieme neutra se non ostile alla crescita di Stati di diritto, come denunciano La Stampa e Il Corriere, ma anche non determinano veri equilibri. Panebianco afferma che parte della situazione attuale deriva da colpe di Trump, il che per qualche verso è vero. Ma l’attuale presidente degli Stati Uniti ha anche l’enorme merito di aver detto che “il re” (cioè l’equilibrio internazionale) è nudo. E solo da qui si può ricominciare.

Ecce Renzi. “Ho incontrato De Benedetti come tante altre persone” dice Matteo Renzi alla Repubblica dell’11 gennaio. Il gigante politico di Rignano si (morettianamente) comporta così: gira, vede gente, si muove, conosce, fa delle cose.

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... -ditelo-ai


(Kirara 12, Trump ha pensato anche ... a te! [:D]

Re: Mr. President Trump

21/01/2018, 12:32

bleffort ha scritto:
ORSOGRIGIO ha scritto:
bleffort ha scritto:
greenwarrior ha scritto:Se vi ricordate, Tremonti aveva fatto approvare una legge che abbassava le tasse alle imprese che assumevano e che investivano in innovazione.

Di abbassare le Tasse alle Imprese mi trovi d'accordo, ma non sono d'accordo dare finanziamenti a pioggia alle Imprese, il "pane" se lo devono guadagnare loro non devono sperare che gli piova dall'alto(dalle nostre tasche). [:305]

Sono esterrefatto.

Voi del nord volete il Comunismo per il fatto di avere denaro dallo Stato,ma demonizzate il Comunismo non volendo che il fatturato sia controllato dallo stesso Stato,volete la botte piena e la moglie ubriaca. [:D]
Voi del nord avete barattato i prodotti delle vostre industrie con i prodotti agricoli di altre nazioni penalizzando sia la Sicilia che tutto i Sud Italia,sapendo che le nostre industrie generano prodotti agricoli, prodotti Ittici,Pastorizia,Turismo ecc...Ve ne siete fregati di tutte le nostre infrastrutture che sono vecchie e fatiscenti o che non esistono e questo denota di che pasta sono fatte le vostre idee verso tutto il Sud. [:291]
E volevate anche vincere in Scilia!. [:D]



Non mi sembra che il programma della Lega si sia dimenticata del Sud. Anzi, vuole valorizzare i prodotti tipicamente italiani e la maggior parte delle eccellenze arriva proprio dal Sud.
E poi mi spieghi perche dai la colpa a noi ? Tu ci accomuni alle multinazionali, dimenticandoti che chi ha svenduto il patrimonio agroalimentare italiano è stato Prodi e compagnia bella, cioè un governo dove c' erano i tuoi tanto amati amici di sinistra, compreso Bertinotti. A parte la FIAT, non mi sembra che ci siano molte industrie assistite dallo stato, anzi tendono a bastonarle di tasse, costringendole spesso a vendere il marchio. I pochi imprenditori seri che ci sono e che oltre a difendere il made in Italy, stanno acquisendo marchi esteri sono quasi tutti al Nord. Ferrero, Del Vecchio con Luxottica, Esselunga ecc.....
Devi smettere di accusare il Nord, per come lo intendi tu, delle disgrazie del Sud.

Re: Mr. President Trump

22/01/2018, 10:20

[^]

Cambio di rotta
Trump ai pro-life: "Rimettiamo al centro vita e famiglia"

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“Stiamo proteggendo la santità della vita e della famiglia al centro della nostra società”. Poche parole, semplici ma forti, destinate a rimanere nella storia. Non solo perché a pronunciarle non è stato uno qualunque, bensì Donald Trump, il Presidente degli Stati Uniti intervenuto, in video collegamento dalla Casa Bianca, alla Marcia per la vita, organizzata a Washington dai movimenti antiabortisti. E nemmeno solamente perché è la prima volta che un Presidente interviene ad uno dei più importanti eventi pro-life organizzato annualmente negli Stati Uniti. Ma soprattutto perché le parole del Don non sono frutto di un atteggiamento strumentale, come da sempre vogliono farci credere giornaloni e antitrumpisti, bensì estremamente coerente. E a dirlo sono i fatti.

Dalla nomina del vicepresidente Pence, del giudice della Corte Suprema Gorsuch, fino a provvedimenti come togliere finanziamenti ai fondi Usa che foraggiano le politiche di limitazione delle nascite, e dunque l’aborto forzato, in Cina, oppure iniziare a chiudere i rubinetti delle risorse che gli Stati americani destinavano obbligatoriamente al colosso del controllo delle nascite americano, Planned Parenthood. Questi ed altri sono tutti provvedimenti che dimostrano che quella di Trump è a tutti gli effetti una scelta di campo a favore del mondo pro-life e dei suoi principi.

E, qualora ce ne fosse bisogno, la controprova di quanto appena detto ci viene fornita dalle manifestazioni delle femministe che proprio in questi giorni, ad un anno dall’inizio della Presidenza Trump, sono tornate in strada per protestate contro il tanto odiato presidente. Tuttavia, ad un occhio attento, non sfugge affatto che queste manifestazioni, come quelle dello scorso anno del resto, portate avanti da un femminismo radicalizzato e fortemente di parte altro non sono che assist, squisitamente strumentali, alle tesi portate avanti dai grandi alfieri della destituzione trumpiana. Atteggiamento che, per dirla tutta, fino ad ora ha prodotto scarsi risultati e che ricorda, nemmeno troppo vagamente, quanto accaduto in Italia con le femministe di “Se non ora quando” mandate avanti per fare da sponda alla galassia antiberlusconiana.

In ogni caso, al netto delle manifestazioni femministe, Trump va avanti come un treno, teso, per sua stessa ammissione, a muovere una guerra senza esclusione di colpi al mondo “politically correct” al quale, ora più che mai, rispetto al passato (non solo obamiano), inizia a mancare la terra sotto i piedi (e non è solo una sensazione).

https://www.loccidentale.it/articoli/14 ... e-famiglia

Re: Mr. President Trump

22/01/2018, 11:03

ennesima manifestazione delle "femministe" ieri negli usa, peccato che vedendo i video sono le solite invasate anti trump e basta, altro che femministe. in america sono messi proprio male.
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