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Astronave
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 Oggetto del messaggio: L'INIZIO DELLA FINE DELLA CITTA'
MessaggioInviato: 26/07/2012, 16:06 
Iniziata la perforazione del supervulcano dei Campi Flegrei
Italia alla guida del progetto internazionale
26 luglio, 15:43



Il supervulcano dei Campi Flegrei (fonte: INGV) Il supervulcano dei Campi Flegrei (fonte: INGV)

E' iniziata la perforazione dei Campi Flegrei, che permetterà per la prima volta di osservare dall'interno un supervulcano. Esistono solo una decina di vulcani come questi nel mondo, sono strutture capaci di eruzioni molto violente, ma per fortuna molto rare. La perforazione é arrivata già a 200 metri di profondità ed è frutto di un progetto internazionale 'Campi Flegrei Deep Drilling Project'' a guida italiana con l'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (Ingv).

''La perforazione e' iniziata da qualche giorno nell'area di Bagnoli Futura'', ha detto il coordinatore del progetto, Giuseppe De Natale, dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv. L'obiettivo, ha spiegato, e' ''monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio''. Si tratta di conoscere a fondo come e' fatto e come funziona un supervulcano e la perforazione permettera' di compiere un 'viaggio' nel passato del supervulcano di Campi Flegrei.

La perforazione era prevista inizialmente nel 2010, ma allora lo stop da parte del Comune aveva bloccato il progetto. Il via libera da parte della nuova amministrazione comunale e' arrivato pochi mesi fa. L'obiettivo, ha spiegato De Natale e' 'monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio''.

Il progetto viene realizzato dal programma internazionale 'Campi Flegrei Deep Drilling Project' ed e' finanziato dal Consorzio internazionale per le perforazioni profonde continentali. In questo momento i ricercatori stanno realizzando il primo pozzo previsto dal progetto che sara' profondo 500 metri e avra' un costo di circa 500.000 euro. ''Siamo arrivati - ha spiegato - a toccare il tufo giallo espulso dall'eruzione di 15.000 anni fa e che pensiamo abbia uno spessore di circa 100 metri''. Dopo il primo pozzo di 500 metri, fra circa due anni si prevede di realizzare un secondo pozzo, profondo 3.500 metri. Non e' la prima volta che si perfora il supervulcano di Campi.

Flegrei: negli anni '70 e '80, in pieno bradisismo, spiega De Natale, ci furono perforazioni da parte di Enel e Agip anche piuttosto profonde per scopi geotermici. Si arrivo' a 3.050 metri di profondita', ma le risorse trovate non erano sfruttabili con i criteri di allora perche' si prevedevano centrali troppo grandi e inoltre l'Italia in quel momento era concentrata sul nucleare. La maggior parte delle conoscenze che abbiamo sul vulcano di Campi Flegrei si devono a quei pozzi, che pero' avevano uno scopo diverso, ha aggiunto De Natale, e' la prima volta invece che si fa una perforazione per scopi scientifici, ''per creare un osservatorio in profondita' che studi il vulcano''.



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MessaggioInviato: 26/07/2012, 16:19 
E fu così che scoprimmo che i supervulcani si attivano quando l'aria di superficie penetra fino alla caldera



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MessaggioInviato: 06/08/2012, 19:39 
Napoli, l’Ingv trivella il supervulcano flegreo. I cittadini temono innesco eruzione
Il Deep Drilling Project è coordinato dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal German Research Centre for Geosciences di Postdam. I dati raccolti saranno poi inviati e studiati ad università e centri di ricerca sparsi in tutto il mondo. Tra gli obiettivi anche la possibile produzione di energia

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Qualche giorno fa sono cominciate le perforazioni nel supervulcano dei Campi Flegrei (Napoli) nell’ambito del Deep Drilling Project, e sono già arrivate a 200 metri di profondità. Si tratta di un vulcano molto particolare che ha la forma di un’enorme caldera circolare che si estende da Posillipo a Nisida e che per metà è nascosta dai palazzi in cui vivono 500 mila napoletani e per l’altra metà dal mare della Baia di Napoli. Esistono solo una decina di vulcani come questi nel mondo: strutture capaci di eruzioni molto violente, anche se per fortuna molto rare, e che restano un vero e proprio mistero per la scienza.

Con una sonda i ricercatori penetreranno nel sottosuolo e arriveranno a circa 4 chilometri di profondità, proprio sopra dove si pensa che si trovi la camera magmatica. “Questo vulcano è davvero strano. E’ responsabile principale del bradisismo, cioè l’innalzamento e l’abbassamento del suolo all’interno della caldera, ma non sappiamo ancora come funziona” spiega Giuseppe de Natale, il ricercatore responsabile di questo ambizioso progetto. Il Campi Flegrei Deep Drilling Project è infatti coordinato da Giuseppe Di Natale dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e da Ulrich Harms del German Research Centre for Geosciences di Postdam, ed è stato presentato per la prima volta a dall’Ingv a Poznan nel 2008 nell’ambito della conferenza mondiale sui cambiamenti climatici. L’obiettivo è “monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio e conoscere dall’interno com’è strutturato e come funziona un supervulcano in modo da avere le informazioni necessarie a interpretare i segnali che ci arrivano e driuscire a prevenire una eventuale eruzione” ha spiegato Di Natale.

I dati raccolti saranno poi inviati e studiati per un confronto ad università e centri di ricerca sparsi in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dalla Svizzera alla Germania. I rilevamenti saranno accessibili tramite internet e serviranno anche a porre le basi per un sistema di previsione dei rischi sismici e vulcanici. Inoltre, il progetto potrebbe avere finalità anche relative allo sfruttamento di un’energia rinnovabile come quella geotermica, come traspare dalle parole di Enzo Boschi che nel 2008, quando era a capo dell’Ingv, dichiarò: “Oltre alle più citate energie eoliche e solari, ci sono senz’altro anche quelle geotermiche che consistono nello sfruttamento del calore interno della Terra. Quello che ci proponiamo di fare è cogliere contemporaneamente due opportunità offerte dall’area dei Campi Flegrei: una migliore conoscenza del suo sistema di alimentazione magmatico e dell’interazione fra il magma e gli acquiferi profondi dell’apparato vulcanico, e uno sfruttamento pratico di una parte dell’energia in esso immagazzinata”.

Un passo importante anche in vista degli obiettivi europei di raggiungimento della quota del 20 per cento di fonti di energia alternative entro il 2020. Il progetto potrebbe dunque dare anche un contributo alla ricerca per uno sfruttamento geotermico delle aree vulcaniche italiane, consentendo di valutare le migliori tecnologie di produzione energetica dal calore raccolto dai fluidi cosiddetti ‘supercritici’, a temperature cioè ben maggiori di 400 gradi, con rendimenti nella produzione di energia elettrica fino a dieci volte superiore rispetto ai fluidi normalmente utilizzati, ad esempio negli impianti di Larderello, in Toscana, a 300 gradi circa.

Qualcuno ritiene però che fare un buco nel cuore di un vulcano potrebbe avere delle conseguenze, anche pericolose, come per esempio innescare un’eruzione. E’ per questo che l’approvazione del progetto, avvenuta nel 2009 da parte dell’International Continental Scientific Drilling Program (Icdp), è stata accompagnata da numerose polemiche e l’inizio delle trivellazioni è stato inizialmente bloccato. I lavori, che dovevano infatti partire nel 2010, sono stati bloccati dall’allora sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, anche a fronte delle numerose contrarietà espresse dal sorgere di comitati civici di protesta (come avvenuto per esempio in Emilia-Romagna anche se in quel caso si temevano trivellazioni abusive ) e emerse anche nello stesso mondo della ricerca scientifica. Come quelle di Benedetto De Vivo, docente di Geochimica ambientale all’Università Federico II di Napoli, secondo cui non c’è nessuna utilità nel trivellare i Campi Flegrei, visto che la conformazione del sottosuolo era già conosciuta, grazie alle trivellazioni effettuate dall’Agip negli anni Settanta e Ottanta che avevano tra l’altro messo in luce anche l’alta salinità dei fluidi, cosa che rendeva impossibile ricavarne energia.

Sui pericoli che potrebbero essere corsi il professore ha anche aggiunto che “c’è differenza tra pericolo e rischio: quest’ultimo è legato alla popolazione esposta e l’area che sarà soggetta alla perforazione presenta un rischio enorme. Queste operazioni non si fanno nelle città, non c’è nessun rapporto costo-beneficio che giustifichi il vantaggio presunto dell’operazione, quale esso sia”. Critiche a cui Di Natale ha risposto “Negli anni Settanta e Ottanta, in pieno bradisismo, ci furono perforazioni da parte di Enel e Agip anche piuttosto profonde per scopi geotermici. Si arrivò a 3.050 metri di profondità, ma le risorse trovate non erano sfruttabili con i criteri di allora perché si prevedevano centrali troppo grandi e inoltre l’Italia in quel momento era concentrata sul nucleare. La maggior parte delle conoscenze che abbiamo sul vulcano di Campi Flegrei si deve a quei pozzi, che pero’ avevano uno scopo diverso da quello del nostro progetto. Nel caso del Deep Drilling Project, è la prima volta invece che si fa una perforazione per scopi scientifici, per creare un osservatorio in profondità che studi il vulcano. Per la popolazione, inoltre, non c’è nessun pericolo, perché in questi anni sono già stati fatti dei pozzi che hanno raggiunto alcune camere magmatiche, ma non è successo assolutamente nulla”. Ulrich Harms è inoltre intervenuto sulla rivista “Science”, ribadendo come non ci sia alcun pericolo visto che perforazioni molto più profonde sono state effettuate in altre parti del mondo, non provocando alcuna conseguenza. In Val D’Enza, tra Parma e Reggio Emilia, le perforazioni alla caccia di metano hanno scatenato la paura dei residenti.

Con le elezioni del 2011 e la nomina a sindaco di Luigi De Magistris, comunque, i termini della questione si sono rovesciati. Il via libera è arrivato pochi mesi fa e le perforazioni sono cominciate alle fine di luglio. Finora, la trivellazione in quella che prima era l’area in cui sorgeva l’Italsider di Bagnoli, è giunta a 200 metri di profondità, arrivando a toccare il tufo giallo espulso dall’eruzione di 15.000 anni fa e che i ricercatori pensano debba occupare uno spessore di circa 100 metri. Entro il mese di ottobre 2012 dovrebbe essere completato questo primo pozzo pilota di 500 metri, a cui seguirà una pausa di riflessione per l’analisi dei dati fin lì raccolti per pianificare il proseguimento a quote chilometriche, che deve essere ancora autorizzato. Fra circa due anni si prevede di realizzare un secondo pozzo, profondo 3.500 metri.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ia/315445/


Ultima modifica di vimana131 il 06/08/2012, 19:39, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 09/08/2012, 19:20 
Supervulcano Campi Flegrei, sud Italia in pericolo? “Forse imminente eruzione”

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NAPOLI – E’ allarme a Napoli: secondo alcuni geologi il supervulcano sotterraneo dei Campi Flegrei potrebbe tornare in attività da un momento all’altro e, con la sua eruzione, distruggere tutta l’area circostante. Ma il pericolo è doppio perché anche le perforazioni che gli scienziati hanno appena iniziato nella crosta del vulcano potrebbero a loro volta causare una forte eruzione, che potrebbe radere al suolo Napoli.

Il potenziale esplosivo della caldera dei Campi Flegrei è molto simile a quello della caldera di Yellowstone. La grande differenza e che i Campi Flegrei si trovano fuori una grande città, Napoli, mentre Yellowstone si trova in una zona molto più rurale. Anche una piccola eruzione nei Campi Flegrei potrebbe minacciare vaste aree della popolazione italiana meridionale.

Geologicamente l’area dei campi flegrei è una grande caldera in stato di quiescenza con un diametro di 12–15 km nella parte principale, dove si trovano numerosi crateri, piccoli edifici vulcanici e zone soggette ad un vulcanismo di tipo secondario (fumarole, sorgenti termali, bradisismo…).

Gli scienziati sono preoccupati per un rigonfiamento sempre più evidente nel terreno intorno al vulcano: pensano che questo possa indicare un’imminente eruzione. Per scoprirlo, qualche giorno fa sono cominciate le perforazioni nel supervulcano dei Campi Flegrei (Napoli) nell’ambito del Deep Drilling Project, e sono già arrivate a 200 metri di profondità. Qualcuno ritiene però che fare un buco nel cuore di un vulcano potrebbe avere delle conseguenze, anche pericolose, come per esempio innescare un’eruzione.

http://www.blitzquotidiano.it/ambiente/ ... a-1320528/


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MessaggioInviato: 09/08/2012, 19:52 
se saltano i campi flegrei diciamo tranquillamente addio al clima temperato. L'eruzione innescherebbe un inverno nucleare che durerebbe decenni. Ad eruttare sarebbe un super-vulcano, che è ben diverso da un comune vulcano.

L'ultima volta che i Campi Flegrei fecero il botto fu all'incirca 39.000 anni fa, e lasciarono - dopo la devastazione - strati di tufo grigio spessi fino a 50 metri, per buona parte della regione Campania. Il VEI (Indice di Esplosività Vulcanica) associato a quell'evento è stato stimato uguale a 8, cioè si parla in gergo di eruzione "megacolossale". Furono espulsi più di 1000 km cubi di materiale piroclastico. Sono esplosioni così rare che si verificano in media ogni 10.000 anni.

Per fare un confronto, l'eruzione del Vesuvio che nel 79 d.c. distrusse ercolano e pompei aveva un VEI pari a 5, ossia è stata classificata come Eruzione Pliniana (il nome deriva da Plinio il Vecchio, storiografo romano dell'epoca) o parossistica: la colonna di cenere si elevò più di 25 km e fu espulso più di 1 km cubo di materiale piroclastico. Le eruzioni con VEI = 5 si verificano mediamente una ogni 100 anni.


Ultima modifica di Sirius il 09/08/2012, 19:54, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 09/08/2012, 21:38 
[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=yVuASd26iac[/BBvideo]



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MessaggioInviato: 11/08/2012, 10:07 
perchè lamentarsi dei danni di una probabile eruzione, innescata da questo svalvolamento?
a parte le vittime dell' eruzione parossistica, non ci sono problemi, la popolazione rimanente italiana potrà livellare i danni con una vera risorsa dell'economia: un'accisa su benzina e gasolio di 5-10 euro a litro per 100 anni.



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MessaggioInviato: 19/10/2012, 00:48 
Vesuvio e Campi Flegrei, unico bacino
magmatico, doppio rischio
Secondo lo studio di due vulcanologi dell'Osservatorio Vesuviano, i due siti hanno una camera magmatica comune da cui il magma potrebbe risalire in qualunque momento

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Ci sarebbe un'unica, estesa, camera magmatica a 8-10 chilometri di profondità nel Distretto vulcanico napoletano. Un bacino comune alla caldera dei Campi Flegrei e al Vesuvio, colmo di magma, che potrebbe fuoriuscire in qualsiasi momento e risalire in tempi brevi verso la superficie. A sostenerlo, in uno studio recente pubblicato nella sezione Scientific Reports della rivista scientifica Nature, due vulcanologi dell'Osservatorio Vesuviano, Lucia Pappalardo e Giuseppe Mastrolorenzo.

I due ricercatori hanno comparato i magmi primari - cioè quelli situati in profondità, nella crosta e nel mantello - del Vesuvio e dei Campi Flegrei e studiato le rocce provenienti dai depositi prodotti dai due sistemi vulcanici nel corso delle eruzioni passate.

"Abbiamo studiato in particolare la velocità di crescita dei minerali, fra cui il sanidino", spiega Pappalardo. "E, analizzando i rapporti isotopici delle rocce - indicatori della sorgente da cui deriva il magma - ci siamo accorti della somiglianza fra le rocce provenienti dal Vesuvio e quelle provenienti dai Campi Flegrei. È questo che ci ha fatto pensare all'esistenza di un unico bacino magmatico comune ai due sistemi vulcanici".

Studiando
i flussi di calore provenienti dai due complessi vulcanici - maggiori in corrispondenza dei Campi Flegrei e minori man mano ci si avvicina al Vesuvio - i due vulcanologi sono inoltre arrivati alla conclusione che, probabilmente, gran parte della sorgente magmatica si troverebbe in corrispondenza dei Campi Flegrei, considerati un "super vulcano" potenzialmente molto più pericoloso del Vesuvio.

L'ultima eruzione della grande caldera risale al 1538 e, secondo i due ricercatori, sarebbe trascorso abbastanza tempo perché si possa assistere a una nuova eruzione esplosiva: durante il periodo di quiescenza il contenuto del gas sarebbe aumentato, creando le condizioni ideali per una possibile eruzione.

Nel caso dovesse verificarsi, "il processo di risalita del magma sarebbe molto veloce, impiegherebbe pochi giorni", spiega Mastrolorenzo. "Ciò significa che dal momento in cui si verificano i fenomeni precursori dell'eruzione (come variazioni delle caratteristiche chimiche e delle temperature delle fumarole, deformazioni del suolo e attività sismica) ci vogliono pochi giorni perché il magma risalga in superficie. Cosa che, in assenza di un piano di emergenza riguardante i Campi Flegrei, potrebbe provocare dei disastri non solo a livello locale, ma estesi a tutta l'area campana".

L'innesco delle eruzioni è imputabile alla presenza di acqua - o meglio di vapore acqueo - nei magmi presenti sotto ai Campi Flegrei, in grado di generare, attraverso la spinta del gas, condizioni di sovrappressione della camera magmatica, che potrebbero portare alla rottura della parete rocciosa e quindi causare l'eruzione.

"Il magma è molto viscoso e ricco di gas, fattori responsabili delle eruzioni esplosive", continua Pappalardo. "Nella caldera, nei primi 4 chilometri di profondità, sono presenti delle falde acquifere: durante la risalita magmatica, il magma (che si trova a una profondità di circa 7-8 chilometri) incontra questi bacini e il contatto fra acqua e magma è un'ulteriore causa di eruzioni esplosive".

"Per la zona del Vesuvio è stato approntato un piano di emergenza inadeguato, che prende in considerazione la possibilità di un'eruzione intermedia", sottolinea Mastrolorenzo. "Per i Campi Flegrei, addirittura, il piano non esiste nemmeno: eppure qui le eruzioni - potenzialmente più violente di quelle scatenate dal Vesuvio - possono verificarsi in qualsiasi punto della caldera e alcune zone di Napoli che si trovano al suo interno (i quartieri Soccavo, Fuorigrotta e Posillipo e le frazioni Pianura, Pisani, Agnano) potrebbero ritrovarsi sotto grandi spessori di cenere".

Lo studio condotto da Pappalardo e Mastrolorenzo prende in considerazione lo scenario peggiore. Ma, conclude Mastrolorenzo, "è proprio quando le autorità sottovalutano gli scenari che si creano i presupposti di una catastrofe. È il passato a insegnarcelo".

http://www.nationalgeographic.it/italia ... e-1314481/


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MessaggioInviato: 20/10/2012, 03:28 
se pensiamo che parallelamente vogliono costruire una centrale geotermica sul marsili, altro super vulcano nel tirreno direi che siamo a posto. Comunque l'eruzione della cladera della zona flegrea non è affatto assimilabile a quella di un vulcano. La sua esplosione avrebbe ripercussioni incredibili a livello mondiale e i suoi danno non sarebbero certo limitati all'area metropolitana o alla campania ma a tutta l'europa se si pensa alle enormi emissioni di sostanze nell'atmosfera poi c'è il rischio che il clima terrestre venga stravolto... E non sia mai solfatara vesuvio e marsili compongono un'unica zona tutta collegata, davvero sarebbe una catastrofe indicibile. LA cosa che mi preoccupa è che con i tempi geologici ci siamo, addirittura Yellowstone è in ritardo...



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MessaggioInviato: 20/10/2012, 09:30 
Cita:
vimana131 ha scritto:


Napoli, l’Ingv trivella il supervulcano flegreo. I cittadini temono innesco eruzione
Il Deep Drilling Project è coordinato dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal German Research Centre for Geosciences di Postdam. I dati raccolti saranno poi inviati e studiati ad università e centri di ricerca sparsi in tutto il mondo. Tra gli obiettivi anche la possibile produzione di energia

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Qualche giorno fa sono cominciate le perforazioni nel supervulcano dei Campi Flegrei (Napoli) nell’ambito del Deep Drilling Project, e sono già arrivate a 200 metri di profondità. Si tratta di un vulcano molto particolare che ha la forma di un’enorme caldera circolare che si estende da Posillipo a Nisida e che per metà è nascosta dai palazzi in cui vivono 500 mila napoletani e per l’altra metà dal mare della Baia di Napoli. Esistono solo una decina di vulcani come questi nel mondo: strutture capaci di eruzioni molto violente, anche se per fortuna molto rare, e che restano un vero e proprio mistero per la scienza.

Con una sonda i ricercatori penetreranno nel sottosuolo e arriveranno a circa 4 chilometri di profondità, proprio sopra dove si pensa che si trovi la camera magmatica. “Questo vulcano è davvero strano. E’ responsabile principale del bradisismo, cioè l’innalzamento e l’abbassamento del suolo all’interno della caldera, ma non sappiamo ancora come funziona” spiega Giuseppe de Natale, il ricercatore responsabile di questo ambizioso progetto. Il Campi Flegrei Deep Drilling Project è infatti coordinato da Giuseppe Di Natale dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e da Ulrich Harms del German Research Centre for Geosciences di Postdam, ed è stato presentato per la prima volta a dall’Ingv a Poznan nel 2008 nell’ambito della conferenza mondiale sui cambiamenti climatici. L’obiettivo è “monitorare e studiare questo vulcano per mitigare il rischio e conoscere dall’interno com’è strutturato e come funziona un supervulcano in modo da avere le informazioni necessarie a interpretare i segnali che ci arrivano e driuscire a prevenire una eventuale eruzione” ha spiegato Di Natale.

I dati raccolti saranno poi inviati e studiati per un confronto ad università e centri di ricerca sparsi in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dalla Svizzera alla Germania. I rilevamenti saranno accessibili tramite internet e serviranno anche a porre le basi per un sistema di previsione dei rischi sismici e vulcanici. Inoltre, il progetto potrebbe avere finalità anche relative allo sfruttamento di un’energia rinnovabile come quella geotermica, come traspare dalle parole di Enzo Boschi che nel 2008, quando era a capo dell’Ingv, dichiarò: “Oltre alle più citate energie eoliche e solari, ci sono senz’altro anche quelle geotermiche che consistono nello sfruttamento del calore interno della Terra. Quello che ci proponiamo di fare è cogliere contemporaneamente due opportunità offerte dall’area dei Campi Flegrei: una migliore conoscenza del suo sistema di alimentazione magmatico e dell’interazione fra il magma e gli acquiferi profondi dell’apparato vulcanico, e uno sfruttamento pratico di una parte dell’energia in esso immagazzinata”.

Un passo importante anche in vista degli obiettivi europei di raggiungimento della quota del 20 per cento di fonti di energia alternative entro il 2020. Il progetto potrebbe dunque dare anche un contributo alla ricerca per uno sfruttamento geotermico delle aree vulcaniche italiane, consentendo di valutare le migliori tecnologie di produzione energetica dal calore raccolto dai fluidi cosiddetti ‘supercritici’, a temperature cioè ben maggiori di 400 gradi, con rendimenti nella produzione di energia elettrica fino a dieci volte superiore rispetto ai fluidi normalmente utilizzati, ad esempio negli impianti di Larderello, in Toscana, a 300 gradi circa.

Qualcuno ritiene però che fare un buco nel cuore di un vulcano potrebbe avere delle conseguenze, anche pericolose, come per esempio innescare un’eruzione. E’ per questo che l’approvazione del progetto, avvenuta nel 2009 da parte dell’International Continental Scientific Drilling Program (Icdp), è stata accompagnata da numerose polemiche e l’inizio delle trivellazioni è stato inizialmente bloccato. I lavori, che dovevano infatti partire nel 2010, sono stati bloccati dall’allora sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, anche a fronte delle numerose contrarietà espresse dal sorgere di comitati civici di protesta (come avvenuto per esempio in Emilia-Romagna anche se in quel caso si temevano trivellazioni abusive ) e emerse anche nello stesso mondo della ricerca scientifica. Come quelle di Benedetto De Vivo, docente di Geochimica ambientale all’Università Federico II di Napoli, secondo cui non c’è nessuna utilità nel trivellare i Campi Flegrei, visto che la conformazione del sottosuolo era già conosciuta, grazie alle trivellazioni effettuate dall’Agip negli anni Settanta e Ottanta che avevano tra l’altro messo in luce anche l’alta salinità dei fluidi, cosa che rendeva impossibile ricavarne energia.

Sui pericoli che potrebbero essere corsi il professore ha anche aggiunto che “c’è differenza tra pericolo e rischio: quest’ultimo è legato alla popolazione esposta e l’area che sarà soggetta alla perforazione presenta un rischio enorme. Queste operazioni non si fanno nelle città, non c’è nessun rapporto costo-beneficio che giustifichi il vantaggio presunto dell’operazione, quale esso sia”. Critiche a cui Di Natale ha risposto “Negli anni Settanta e Ottanta, in pieno bradisismo, ci furono perforazioni da parte di Enel e Agip anche piuttosto profonde per scopi geotermici. Si arrivò a 3.050 metri di profondità, ma le risorse trovate non erano sfruttabili con i criteri di allora perché si prevedevano centrali troppo grandi e inoltre l’Italia in quel momento era concentrata sul nucleare. La maggior parte delle conoscenze che abbiamo sul vulcano di Campi Flegrei si deve a quei pozzi, che pero’ avevano uno scopo diverso da quello del nostro progetto. Nel caso del Deep Drilling Project, è la prima volta invece che si fa una perforazione per scopi scientifici, per creare un osservatorio in profondità che studi il vulcano. Per la popolazione, inoltre, non c’è nessun pericolo, perché in questi anni sono già stati fatti dei pozzi che hanno raggiunto alcune camere magmatiche, ma non è successo assolutamente nulla”. Ulrich Harms è inoltre intervenuto sulla rivista “Science”, ribadendo come non ci sia alcun pericolo visto che perforazioni molto più profonde sono state effettuate in altre parti del mondo, non provocando alcuna conseguenza. In Val D’Enza, tra Parma e Reggio Emilia, le perforazioni alla caccia di metano hanno scatenato la paura dei residenti.

Con le elezioni del 2011 e la nomina a sindaco di Luigi De Magistris, comunque, i termini della questione si sono rovesciati. Il via libera è arrivato pochi mesi fa e le perforazioni sono cominciate alle fine di luglio. Finora, la trivellazione in quella che prima era l’area in cui sorgeva l’Italsider di Bagnoli, è giunta a 200 metri di profondità, arrivando a toccare il tufo giallo espulso dall’eruzione di 15.000 anni fa e che i ricercatori pensano debba occupare uno spessore di circa 100 metri. Entro il mese di ottobre 2012 dovrebbe essere completato questo primo pozzo pilota di 500 metri, a cui seguirà una pausa di riflessione per l’analisi dei dati fin lì raccolti per pianificare il proseguimento a quote chilometriche, che deve essere ancora autorizzato. Fra circa due anni si prevede di realizzare un secondo pozzo, profondo 3.500 metri.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ia/315445/


bè..
la camera magmatica potrebbe essere
come il palloncino in pressione
e lo spillo che lo fa scoppiare
come la trivella mandata in profondità..

comunque la compagnia/società che trivell..
è ASSICURATA almeno,
no?

in caso di danni,
non è che poi è sempre la collettività che paga,
con 2/3 euro al litro di accise sui carburanti,
reso permanente ovviamente..
come qualcuno ha detto...

mi auguro vivamente che c sia
copertura assicurativa..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 20/10/2012, 10:33 
mik l'assicurazione alla società che trivella a cosa servirebbe? [:o)]

fanno prima a mettere in default l'economia europea o mondiale... posto che la società non potrebbe nemmeno pagare l'1 per cento miliardesimo della rata assicurativa...

quest'esplosione apocalittica succederebbe, e succederà, credo sia questione di tempo come Maxpower richiama e credo sicuramente che sarà molto maggiore dell'esplosione del monte St.Helens in USA, che non era un supervulcano... e non aveva una città sul bordo... roba da sbatterci la testa

questa esplosione dei Campi Flegrei provocherebbe una voragine dove ci entrerebbe la città di Napoli, i flussi piroclastici sarebbero molto più che l'eruzione di Pompei di 2millenni fa e anche le ricadute di cenere..., l'italia spezzata in due con una voragine in campania...

ma queste cose le sanno presso la "ditta" (che sarebbe poi l'INGV) che fa questi "test"? [:o)] [:0]
mah...
comunque scomparirebbe tutta l'immondizia esistente in campania e per molti decenni a venire non ci sarebbe più produzione di immondizia nel raggio di 200km, credo ad essere molto ottimisti...


Ultima modifica di Zelman il 20/10/2012, 11:13, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 20/10/2012, 13:47 
Cita:
Zelman ha scritto:

mik l'assicurazione alla società che trivella a cosa servirebbe? [:o)]

fanno prima a mettere in default l'economia europea o mondiale... posto che la società non potrebbe nemmeno pagare l'1 per cento miliardesimo della rata assicurativa...

quest'esplosione apocalittica succederebbe, e succederà, credo sia questione di tempo come Maxpower richiama e credo sicuramente che sarà molto maggiore dell'esplosione del monte St.Helens in USA, che non era un supervulcano... e non aveva una città sul bordo... roba da sbatterci la testa

questa esplosione dei Campi Flegrei provocherebbe una voragine dove ci entrerebbe la città di Napoli, i flussi piroclastici sarebbero molto più che l'eruzione di Pompei di 2millenni fa e anche le ricadute di cenere..., l'italia spezzata in due con una voragine in campania...

ma queste cose le sanno presso la "ditta" (che sarebbe poi l'INGV) che fa questi "test"? [:o)] [:0]
mah...
comunque scomparirebbe tutta l'immondizia esistente in campania e per molti decenni a venire non ci sarebbe più produzione di immondizia nel raggio di 200km, credo ad essere molto ottimisti...


be`..
infatti..
allora chi autorizza si assume
tutta la responsabilita`..

chi ha autorizzato ?
de magistris ?

ma probabilmente poi sarebbe difficile
provareil nesso di causalita`
ergo in galera non ci va nessuno..
gia` vedo boschi starnazzare:
"le eruzioni non si posson oprevedere, ecc."

la copertura integrale e` impossibile,
e` chiaro..
ma almeno un miliardo di euro di massimale,
con adeguato premio a pagare,
fungerebbe da deterrente a facili trivellazioni..


Ultima modifica di mik.300 il 20/10/2012, 13:53, modificato 1 volta in totale.


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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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MessaggioInviato: 26/11/2012, 00:48 
Campi flegrei, cresce attività vulcanica
Riunione con la Protezione civile, no criticità a breve termine

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Campi flegrei, cresce attività vulcanica (ANSA) - ROMA, 22 NOV - Le reti di monitoraggio sui Campi Flegrei hanno registrato nell'ultimo periodo "variazioni significative dei parametri sismici, geochimici e di deformazione del suolo rispetto ai livelli ordinariamente registrati". Lo ha riferito il direttore dell'Osservatorio Vesuviano Marcello Martini nel corso di un incontro con il capo della Protezione Civile Gabrielli, i sindaci della zona, i rappresentanti della prefettura. Al momento ''non si prevedono situazioni di criticità a breve termine".

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/ ... 42443.html


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ogni 1omila anni, ogni 100 anni ecc... eppure qua mi sembra che le abbiamo già superate tutte queste cifre.


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MessaggioInviato: 14/01/2013, 00:41 
Cita:
Vesuvio, Protezione Civile estende area rossa: c'è anche Napoli

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Roma - (Adnkronos) - L'intera zona, riferita solo ad un'eventuale eruzione del vulcano, comprende 24 comuni e, per la prima volta, 3 quartieri di Napoli. In caso di evacuazione stima che siano circa 800 mila le persone da seguire, 400 mila invece nel caso di fenomeni analoghi nell'area dei Campi Flegrei

Roma, 11 gen. - (Adnkronos) - Estesa l'area rossa, quella da evacuare in caso di eruzione nell'area del Vesuvio. E' quanto ha deciso oggi la Protezione civile al termine del Comitato operativo per la prevenzione del rischio vulcanico dell'area, compresa anche quella dei Campi Flegrei. L'intera area rossa -riferita solo ad un'eventuale eruzione del Vesuvio- comprende 24 comuni e, per la prima volta, 3 quartieri di Napoli, Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio.

In caso di evacuazione, inoltre, si stima che siano circa 800mila le persone da seguire, 400mila invece nel caso di fenomeni analoghi nell'area dei Campi Flegrei.

L'area rossa, sottolinea il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, che ha presieduto oggi la riunione del comitato e' quella "che deve essere evacuata in caso di fenomeni eruttivi. Ho chiesto alla regione -ha ricordato Gabrielli- di approntare i piani che stabiliscono quante persone siano da evacuare, arrivando al massimo livello di dettaglio, entro il 31 marzo per l'area vesuviana ed entro giugno per quella dei Campi Flegrei".

Per quest'ultima area, ricorda il direttore dell'Osservatorio vesuviano, Marcello Martini, sono state osservate variazioni significative dei parametri sismici e di deformazione del suolo rispetto ai livelli registrati di norma. Nente di cui preoccuparsi particolarmente, precisa Martini, visto che negli ultimi mesi ovvero tra luglio e agosto e in seguito a dicembre il suolo si e' sollevato di 6 centimetri, mentre durante gli intensi fenomeni bradisismici degli anni '80 "le variazioni erano nell'ordine dei 14-15 centimetri".

Per quanto riguarda l'estensione della zona da evacuare immediatamente, e che comprende anche quelle parti di territorio che potrebbero essere interessate a cadute di polvere vulcanica in grado di sfondare i tetti degli edifici e quindi far collassare gli stessi, oltre ai 18 gia' noti da anni, ai tre quartieri di Napoli citati sopra, sono stati aggiunti i comuni di Nola, Palma Campania, Poggio Marino, San Gennaro Vesuviano e Scafati, e l'enclave di Pomigliano d'Arco nel comune di Sant'Anastasia.

I tempi di evacuazione previsti, afferma quindi Gabrielli, possono arrivare "ai 3 giorni rispetto ai 7 previsti dai piani di evacuazione del 2001. Tendenzialmente il trasferimento avverrebbe esclusivamente su gomma, ma non vorrei escludere il ricorso ad altri mezzi", come per esempio quelli ferroviari e marittimi.


http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/Ca ... 22237.html


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