28 luglio 2019
Anche il Regno Unito avrà il suo nuovo drone da combattimento che affiancherà, in futuro, il nuovo caccia Tempest. Così come il progetto russo Okhotnik-B e quello americano XQ-58A Valkyrie, il nuovo Ucav (Unmanned Combat Aerial Vehicle) avrà il ruolo di affiancare la flotta di aerei di nuova generazione nelle missioni di combattimento secondo il principio che viene definito loyal wingman, ovvero quello di un velivolo in grado di essere comandato dal pilota di un Tempest e di svolgere missioni in profondità nel territorio nemico.
Il programma “Lanca” britannico per i droni
Il nuovo drone da combattimento si chiamerà Mosquito come il noto bimotore della Raf nella Seconda Guerra Mondiale, il velivolo tuttofare soprannominato “meraviglia di compensato” per la sua caratteristica di utilizzare il legno (con una lavorazione chiamata duramold) al posto del metallo per la sua struttura, fattore che ha permesso di costruirne un gran numero di esemplari nonostante la penuria di approvvigionamento di minerali metallici.
Il progetto del Mosquito, assegnato dal Ministero della Difesa a Blue Bear Systems Research Ltd, a Boeing Defence UK, e alla Callen-Lenz (un raggruppamento formato dal team Blackdawn in associazione con la Bombardier di Belfast e Northrop Grumman UK) rientra nel più ampio programma Lanca (acronimo di Lightweight Affordable Novel Combat Aircraft) avviato nel 2015 e poi andato a far parte della Future Combat Air System Technology Initiative, che include il progetto Tempest, il Pyramid per sviluppo di un software e altri progetti tecnologici per il futuro caccia di sesta generazione, ma anche per l’aggiornamento dei velivoli attuali.
Come riferisce lo stesso Ministero, il progetto Lanca è volto ad esplorare la fattibilità e l’utilizzo di capacità non pilotate che possano essere aggiunte ex post a velivoli già esistenti o andare a equipaggiare i nuovi: “Nello specifico a quelli che offrono una sostanziale riduzione dei costi di programma e delle tempistiche di sviluppo”. Queste capacità includono, ma non si limitano, all’utilizzo in funzione di loyal wingman che prevede che i velivoli non pilotati siano impiegati di concerto con quelli pilotati, oltre che utilizzando la tattica di “sciame” designata per soverchiare le difese aeree nemiche.
“Questi sciami di droni andranno a caccia dei radar nemici e dei sistemi missilistici per poi segnalarne la presenza agli altri nostri velivoli in modo da evitarli o distruggerli” come ha tenuto a precisare lo stesso Ministero della Difesa britannico.Il Mosquito, la nuova “zanzara” della Raf
Annunciato al Riat, il Royal International Air Tattoo presso la base Raf di Fairford in Gloucestershire, il Mosquito prevede il volo di un dimostratore (fase 1 del programma Lanca) entro il 2023. Le sue caratteristiche non sono note ma i requisiti per il nuovo drone, come specificato dalla Raf, includono un design transonico, la
capacità di operare in formazione mista con altri velivoli pilotati e non pilotati e quella di trasportare sensori o altro carico come equipaggiamento da guerra elettronica.Parte dei requisiti riguardano anche le specifiche inerenti ai costi e ai tempi di produzione: il Mosquito dovrà avere un costo pari al 10% di quello di un cacciabombardiere tradizionale di nuova generazione e dovrà richiedere un quinto del tempo per la sua costruzione.
Non è stato invece specificato se il Mosquito avrà possibilità di avere, al pari dei suoi omologhi russi e americani, carico bellico, ma sembra più orientato ad essere una piattaforma di disturbo e localizzazione dei sistemi elettronici e di difesa dell’avversario piuttosto che una di soppressione.
Quello che però possiamo aggiungere è che il Ministero della Difesa ha espressamente richiesto che il nuovo drone dovrà essere in grado di operare dalle portaerei e che, a differenza del caccia Tempest, dovrà quindi avere una vocazione prettamente “navale” piuttosto che “terrestre”. Se venisse confermata questa configurazione potremmo affermare che il Mosquito diventerebbe concettualmente molto più simile al drone americano XQ-58A che, come già analizzato in precedenza, potrà anche operare da postazioni avanzate grazie alla possibilità di decollare con un sistema razzo-assistito, quindi indipendentemente dalla presenza di una pista di decollo di tipo classico.
Foto: Rui Vieira/PA Wire
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