Il 5G è fuori legge?
Privo di studi preliminari sugli effetti socio-sanitari per la popolazione irradiata da inesplorate radiofrequenze a microonde millimetriche, nelle Smart City la fase sperimentale è partita senza il preventivo parere sanitario obbligatorio dal 1978 (legge 23 dicembre, n° 833), tra le competenze del Servizio Sanitario Nazionale nei “controlli sulla produzione dell’energia termoelettrica”.
Tramite regolare richiesta di accesso agli atti amministrativi, un’associazione di malati cronici affetti da gravi patologie ambientali sostiene di aver scoperchiato il vaso di Pandora, ritrovate nelle risposte fornite un sostanziale nulla di fatto che inchioderebbe Istituto Superiore di Sanità e Ministero della Salute per l’inadempienza su un passaggio tutt’altro che formale.
Per legge, un parere sanitario sul 5G andava espresso, e nessuno l’ha fatto. Né prima ma neppure dopo la messa all’asta dei tre lotti di nuove frequenze vendute alle aziende per ben 6,55 miliardi di Euro.Intanto tre esposti (due al tribunale di Prato, uno a Viareggio) sono già finiti in Procura: centinaia di cittadini seriamente preoccupati chiedono ai magistrati di indagare sull’eventuale consumazione di reati contrari al diritto costituzionale di tutela della salute pubblica.
E che il 5G sia sfuggito di mano al Governo del “cambiamento” e che il Dicastero di Giulia Grillo stia letteralmente navigando al buio, lo svela poi anche il contenuto di una email interna (ora in nostro possesso, con l’autorizzazione del destinatario), prodotta niente meno che dalla segreteria particolare della ministra su alcuni quesiti posti da un consigliere comunale pentastellato trentino, firmatario in Aula di un paio d’interrogazioni sui rischi per umanità ed ecosistema del wireless di quinta generazione:
“Deve essere permessa la libertà di scegliere se autorizzare un elettromagnetismo di tale portata!”.
Sette mesi dopo l’inchiesta televisiva di Report (Rai Tre, era il 26 Novembre 2018:
http://www.rai.it/dl/docs/1544010034619 ... Report.pdf) invece di fornire prove e aggiornamenti, il ministero continua invece a trincerarsi dietro un nulla di fatto, ripetendo come un mantra le frasi dell’Istituto Superiore di Sanità secondo cui che “
i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione della tecnologia 5G”, mentre
organismi consultivi internazionali come il Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea affermano che il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche”, l’Alleanza Contro il Cancro (fondata dal Ministero della Salute, ne fa parte pure l’Istituto Superiore di Sanità) sta studiando le cause di un tumore maligno al cervello (glioblastoma) puntando sull’invisibile inquinamento dei cellulari, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (OMS) ha ufficializzato la rivalutazione della classificazione della cancerogenesi delle onde non ionizzanti, radiofrequenze riviste in Classe 2A (probabili cancerogeni) se non addirittura in Classe 1 (cancerogeni certi) mentre tra gli studi per le nuove polizze vita la nota compagnia d’assicurazioni Swiss Re menziona il 5G tra le minacce emergenti.Il problema, al dunque, è che
il Ministero della Salute non può permettersi di affermare che “i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute”, perché il suo ruolo è proprio quello di farsi carico di garantire l’innocuità, cioè la sicurezza, la non pericolosità di un prodotto pensato per una diffusione ubiquitaria e permanente tra la popolazione. Domanda.Chi mai acquisterebbe un’autovettura, mettendosene alla guida o all’interno, sapendo che non sono stati scongiurati particolari difetti che potrebbero nuocere alla vita degli occupanti? Cioè: la macchina è sicura, si o no?
Certo, allargando il discorso, per esempio è vero che i farmaci possono far male, mantenendo comunque una probabilità di effetti collaterali indesiderati: ma la vendita dei farmaci è supportata da informazioni obbligatorie sui rischi, notizie non opzionabili né marginali che per una consapevolezza sull’effetto debbono essere lette e valutate attentamente prima della somministrazione.
Non si può mettere in commercio un prodotto senza che la popolazione sia informata dei rischi per la salute, e questo a maggior ragione vale se l’esposizione, cioè anche un suo consumo passivo, non può essere evitata. Ed è proprio il caso del 5G e dell’elettrosmog. Perché il farmaco, alla fine, posso essere io che lo prendo più o meno consapevole degli effetti, rischi e benefici. Il campo elettromagnetico del 5G, le radiofrequenze onde non ionizzanti millimetriche no, quelle – come nell’email giustamente faceva notare alla ministra il consigliere 5 Stelle che ha scritto del 5G riferendosi ad una “grave minaccia per i Comuni italiani” – sono tenuto a subirle per l’inerzia dello Stato, cioè le subisco anche se non lo voglio.