Vuoti poteri
di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 13 agosto 2019
Ieri colui che si credeva (e veniva descritto come) il padrone del vapore ha definitivamente perso il controllo della situazione.
I pieni poteri, almeno per ora, se li può scordare, e anche quelli vuoti. In Parlamento -dice la Costituzione- vince la maggioranza e Salvini è minoranza, anche col concorso esterno di FdI e di B. (che lui giurava di non voler più vedere: a proposito di coerenza). Dunque il colpo di mano del redivivo centrodestra col soccorso della cosiddetta presidente del Senato per anticipare il voto su Conte alla vigilia di Ferragosto è miseramente fallito.
Oggi, anzi, a Palazzo Madama nascerà una nuova maggioranza 5Stelle- Pd- sinistra che approverà la soluzione più ragionevole: discorso di Conte e fiducia-sfiducia intorno al 20 agosto e poi, a seconda dell’esito, le consultazioni e le decisioni del capo dello Stato. Il dibattito su ipotetici nuovi governi è prematuro e non promette nulla di buono: tutti badano agli interessi di bottega e ai regolamenti di conti del proprio partito, anzichè a quella visione di ampio respiro che dovrebbe ispirare chi volesse guidare l’Italia in una fase tanto drammatica.
Meglio tenere il carro dietro i buoi e pensare, intanto, al dibattito del 20, quando Conte potrebbe mettere Salvini ancor più nell’angolo. M5S, Pd e sinistra dovranno evitare che passi la sfiducia di Lega, FI e FdI, giocando su assenze, astensioni e uscite dall’aula. Semprechè il premier non si dimetta senz’aspettare il voto dell’aula.
Così Conte potrà salire al Quirinale legittimato a tentare un bis senza più i ministri leghisti (spudoratamente ancora al loro posto dopo essersi sfiduciati da soli), sostituiti con personalità indipendenti. Non per durare in eterno con pasticci anti-elezioni, ma per fare poche cose molto popolari: preparare una legge di Bilancio che scongiuri l’aumento dell’Iva e nuovi fulmini da Ue e speculatori; adattare la legge elettorale al taglio di 345 parlamentari; e avviare il Paese imparzialmente alle elezioni di marzo.
Nel frattempo chi terrebbe in piedi l’eventuale Conte-bis? La risposta, ancora una volta, è nella Costituzione: ciascun parlamentare è eletto “senza vincolo di mandato” e “rappresenta la Nazione”.
Quindi i partiti facciano un bel passo indietro e li lascino liberi di scegliere secondo coscienza fra due opzioni: una corsa dissennata al voto in ottobre, con una campagna strozzata ed esagitata, che comporterebbe l’esercizio provvisorio e i banchetti della speculazione a spese dell’Italia; o un governo con scopi e tempi limitati che nessun Salvini potrebbe bollare di “ribaltone”.
Specie se il ribaltone,
tradendo il M5S per tornare da B., l’ha fatto lui.
(Vuoti poteri – di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 13 agosto 2019)
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