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 Oggetto del messaggio: Re: ORRORI SENZA FINE ...
MessaggioInviato: 28/06/2019, 15:04 
Speriamo che stavolta si scopra il Vaso di Pandora... L' indagine nazionale sarebbe un ottimo primo passo!



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Noi siamo al tramonto, la notte è ancora tutta davanti, ma alla fine il sole sorgerà anche stavolta. Quello che cambia, è quello che i suoi raggi illumineranno. Facciamo che domani sotto il Sole ci sia un mondo migliore.
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 Oggetto del messaggio: Re: ORRORI SENZA FINE ...
MessaggioInviato: 28/06/2019, 18:01 
MaxpoweR ha scritto:
c'è già un toopic aperto sulla vicenda, sarebbe buona cosa evitare di portarne avanti 2 uguali in parallelo.



Avresti ragione ma QUESTA VOLTA lo fa il sottoscritto un topic sui BAMBINI (alla Chiesa ci ha pensato barionu) [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: ORRORI SENZA FINE ...
MessaggioInviato: 28/06/2019, 19:56 
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In Italia sono quasi 100mila i bambini vittime di maltrattamenti – più della metà (52,5%) bambine – ma quasi 460mila minori sono in carico ai servizi sociali. La maggior parte di questi abusi, violenze e forme di trascuratezza avviene in famiglia ma si tratta di un fenomeno sottostimato sul quale è difficile avere dati certi perché per ogni caso denunciato si ritiene che almeno altri nove non vengano alla luce. Un milione e 208mila minori vivono in una situazione di povertà assoluta, pur con rilevanti differenze territoriali, tanto che al Sud è a rischio povertà ed esclusione sociale il 44% della popolazione. Lo rivela il Cesvi che ha presentato ieri, 14 maggio, a Roma, alla Camera dei deputati, la seconda edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, intitolato “L’ombra della povertà”, risultato dell’aggregazione di 64 indicatori relativi ai fattori di rischio e all’offerta di servizi sul territorio e i cui dati sono validati da un comitato scientifico di cui fanno parte, tra gli altri, il Cnr, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e l’Istituto degli Innocenti di Firenze.

Un titolo non casuale, ha spiegato l’amministratore delegato del Cesvi Daniele Barbone. «Anche se il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali e la povertà nelle sue diverse forme – economica, educativa, di relazioni – non ne è di per sé motivo scatenante, una grave deprivazione può aumentare il livello di stress dei genitori al punto da mettere a rischio i figli, che avranno molte probabilità di diventare a loro volta adulti maltrattanti». Non solo povertà: il divario tra nord e sud del Paese rimane forte anche per quanto riguarda il rischio di maltrattamento. È ancora allarme nel Mezzogiorno, dove la Campania rimane in ultima posizione, sia per contesto sia per servizi sociali, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia, mentre si riconferma al primo posto come regione più virtuosa – bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – l’Emilia Romagna, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana.

Per Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), la parola chiave è “fiducia”. «Per quanto studi e ricerche abbiano dimostrato ampiamente il potere delle politiche preventive, come il sostegno alla genitorialità fragile, nel tutelare bambini e ragazzi dall’esperienza traumatica della violenza e nel promuoverne la crescita serena – avverte -, non ci si crede abbastanza, altrimenti gli investimenti e le risorse destinate a questo tipo di intervento verrebbero considerati prioritari». Invece, annota, alla base del report presentato c’è «una fiducia reale, un invito a investire nella fiducia di cambiare situazioni che sembrano compromesse in partenza». All’inizio di maggio, l’Autorità garante ha sensibilizzato con una nota di segnalazione tutti gli attori coinvolti sul piano istituzionale sull’importanza di mettere in campo «una strategia comune in materia di maltrattamenti e violenze, misure di prevenzione prima che di cura». A partire da un efficiente sistema di rilevazione – oggi inesistente – dell’abuso «classificabile in maltrattamento fisico, psicologico, violenza assistita, sessuale».

«Grazie a questo Indice le Regioni possono migliorare il loro lavoro», afferma Michela Di Biase, consigliere segretario della Regione Lazio, che per la sua regione parla di «dati allarmanti» e ricorda le azioni intraprese per contrastare una duplice violenza: contro i bambini e contro le donne. «Far girare i dati colma in parte una forma di sottovalutazione del fenomeno. Non solo le istituzioni o la politica; anche l’italiano medio è distratto sul tema», osserva da parte sua Carlo Borgomeo, presidente di Con i Bambini impresa sociale. E l’indignazione non basta: «Deve scattare una battaglia di convenienza perché disinvestire sull’infanzia, e quindi sul capitale umano, significa disinvestire sul proprio futuro». Sulla stessa linea Gianmario Gazzi,presidente dell’Ordine degli assistenti sociali: «L’investimento sui bambini è un investimento per tutto il Paese. Non sono più tollerabili differenze territoriali», prosegue, ricordando che in Trentino Alto Adige, la sua regione, il rapporto tra cittadini e assistenti sociali è di uno a tremila mentre in altre è addirittura di uno a quarantamila. Ed è qui che occorre investire perché un miglioramento dei servizi territoriali può contribuire a migliorare le condizioni dei contesti e incidere positivamente sui fattori di rischio.

È Giovanna Badalassi, ricercatrice del Cesvi, a presentare i dati più significativi del report e a sintetizzarne le raccomandazioni: «È anzitutto necessario disporre di un sistema informativo puntuale e mirato; occorre affrontare in maniera più determinata e con nuovi sistemi di governance le rilevanti differenze territoriali; è opportuno sviluppare politiche dirette e indirette di prevenzione e di contrasto in un approccio multimediale». Infine, conclude, «nonostante la volatilità della nostra politica, per affrontare il fenomeno in maniera efficace è indispensabile costruire politiche di medio e lungo termine». (Giovanna Pasqualin Traversa)

https://www.romasette.it/in-italia-quas ... ltrattati/



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 Oggetto del messaggio: Re: ORRORI SENZA FINE ...
MessaggioInviato: 28/06/2019, 20:00 
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Diciotto persone, tra cui il sindaco Pd di Bibbiano (Reggio Emilia) Andrea Carletti (ai domiciliari), medici, assistenti sociali, psicologi e psicoterapeuti di una Onlus di Torino sono stati stati arrestati dai carabinieri di Reggio Emilia. L'inchiesta “Angeli e Demoni” vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D'Enza, accusati di aver redatto false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti. Ore e ore di intensi “lavaggi del cervello” durante le sedute di psicoterapia, bambini suggestionati anche con l'uso di impulsi elettrici, un sistema che in realtà avrebbe “alterato lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari”, sono alcune contestazioni che emergono dall'inchiesta.

Come è stato possibile tutto questo?
Mancanza di un coordinamento nazionale, crisi del welfare, assenza di un sistema di controlli. Ecco le piaghe del nostro apparato di tutela per i minori fuori famiglia. L’inchiesta di Reggio Emilia rende tragicamente evidenti inadempienze, “buchi” legislativi e situazioni ad alto rischio che da anni gli esperti – quelli davvero preoccupati di mettere al primo posto i bambini – non si stancavano di segnalare. Come è possibile che nei piccoli Comuni, quelli al di sotto dei 5mila abitanti – e sono quasi l’80 per cento degli oltre 8mila Comuni italiani – l’operato dei servizi sociali affidato, attraverso convenzioni, a cooperative e associazioni, si svolga di fatto senza controlli? Come è possibile che basti la relazione di un assistente sociale per convincere un giudice minorile a dare il via libera all'allontanamento coatto di un bambino da casa? E come è possibile che contro quel provvedimento non esista di fatto possibilità di difesa, visto tra il trasferimento nella “struttura protetta” e la prima udienza passano in media 6-8 mesi? Periodo lunghissimo e straziante per un bambino che non comprende cosa stia succedendo, perché i genitori l’abbiano abbandonato, cosa debba rispondere agli operatori che improvvisamente diventano le sue figure adulte di riferimento.

È possibile che in questi vuoti procedurali e legislativi si inseriscano figure come quelle che ieri ha messo in luce l’inchiesta di Reggio Emilia? Professionisti squallidi e disonesti che si travestivano da personaggi cattivi delle fiabe per mimare i presunti comportamenti aggressivi dei genitori nei loro confronti? Che utilizzavano strumenti come elettrodi applicati alle tempie per sottoporre i bambini a lavaggi del cervello finalizzati a far confessare abusi sessuali che, come i carabinieri avrebbero accertato, non sono mai avvenuti? Che modificano addirittura i disegni dei piccoli, aggiungendo particolari erotici, per raccontare inesistenti deviazioni patologiche nella mente dei bambini? Sì, purtroppo, tutto questo è stato possibile. E né le leggi, né gli strumenti di controllo hanno impedito che proprio nel cuore del sistema pensato per la tutela dei minori ¬ - assistenza sociale, unità sanitarie, amministrazioni locali, tribunali per i minorenni – si annidassero orchi e sciacalli. Nel lunghissimo elenco di reati contestati agli arrestati - frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, falso in atti pubblico, violenza privata, lesioni gravissime, tentata estorsione, peculato d’uso e altro ancora – non c’è quello forse più grave. Aver rubato a questi ragazzi speranza nel futuro e fiducia nel mondo. Tanto che alcune delle vittime, oggi adolescenti, avrebbero manifestato gravi segnali di disagi con gesti di autolesionismo e tossicodipendenza. Ma ancora più grave è pensare che alcune delle persone e delle strutture coinvolte nei fatti resi noti ieri dalla procura di Reggio Emilia – per esempio il Centri studi “Hansel e Gretel” di Moncalieri – comparivano già nell'inchiesta “Veleno”, i terribili fatti capitati nella Bassa emiliana negli anni Novanta, quando decine di bambini vennero allontanati dalle famiglie per presunti abusi e riti satanici. Anche allora il ruolo degli assistenti sociali e degli psicologici incaricati di accertare i fatti sulla base dei racconti dei bambini era risultato sconcertante. Lo abbiamo raccontato su queste pagine in ogni dettaglio con i reportage coraggiosi di Giorgio Ferrari – il primo cronista ad occuparsene più di vent’anni fa – poi di Lucia Bellaspiga.

Se ora il collegamento tra i due casi venisse accertato in modo evidente sarebbe la dimostrazione di un incredibile e consolidato sistema di impunità costruito sulle spalle dei piccoli. Una lunga scia di orrori resa possibile proprio dal silenzio di quegli organismi che dovrebbero proteggere i bambini in un momento triste e delicato della loro vita, cioè l'eclisse o la fragilità dei genitori. Ma, se come purtroppo avviene nella maggior parte dei casi non c’è nessuno che controlla i controllori, può capitare anche questo. E può succedere per esempio che uno strumento estremo, come l’articolo 403 del codice civile - allontanamento coatto d’urgenza di un minore della sua famiglia con l’intervento delle forze dell’ordine – sia utilizzato da un’assistente sociale, con il consenso formale del sindaco, senza che il giudice minorile abbia strumenti, opportunità e risorse per verificare la fondatezza di quell'intervento dirompente. E che poi lo stesso giudice sia “costretto” a costruire un procedimento avvalendosi quasi esclusivamente delle perizie condotte da psicologi che operano nelle cooperative in cui sono presenti le stesse assistenti sociali. Un intreccio ad alto rischio che troppo volte, in questi anni, è sfociato in episodi contestati ma anche in clamorosi errori giudiziari. Casi isolati, certamente. La maggior parte degli assistenti sociali – e anche dei giudici minorili – è affidabile e preparata. Ieri Gianmario Gazzi, presidente dell’ordine degli assistenti sociali, ha invitato a non costruire processi sommari, ribadendo che i professionisti del sociale sono sempre dalla parte dei bambini e dei più deboli. “Se qualcuno ha abusato del proprio ruolo, saremo i primi ad avviare azioni contro di loro, come costituirsi parte civile nell'eventuale processo”. Giusto, ma ora vanno riformate quelle strutture e quei “vuoti” che concorrono all'ambiguità e all'incertezza. A cominciare dalle strutture che accolgono i bambini fuori dalla famiglia. In Italia sarebbero circa tremila. “Sarebbero”, perché non esiste un registro nazionale e neppure un modo univoco per definire queste realtà. Ogni regione fa da sé. Una scelta tollerabile? Ed è accettabile che non esista un unico organismo di controllo per le caratteristiche delle strutture d’accoglienza? Anche qui non si può generalizzare. La maggior parte svolge il proprio compito in modo ammirevole e trasparente. Ora, quando il giudice decide di collocare un bambino in comunità, con quale criterio sceglie? Al di là di emergenze legate alla situazione del territorio, dovrebbe essere guidato dalle diverse tipologie di bisogno. Non tutti i bambini possono essere mandati in affido familiare e non per tutti è opportuno andare in "casa-famiglia". Dal novembre 2017 le linee guida sull’accoglienza dei minori prevedono 7 macrotipologie. La prima riguarda le comunità che offrono la presenza di uno o due adulti. Cioè le comunità in cui chi accoglie vive con chi viene accolto. Sono appunto le "case famiglia" o "comunità familiari". Poi ci sono le "comunità educative" caratterizzate alla turnazione degli educatori. Qui nessuno vive stabilmente, ma ci sono operatori che si avvicendano. Le altre tipologie sono le "case di pronta e transitoria accoglienza", le "case per gestanti e madri con figli", le "comunità alloggio" per i ragazzi più grandi, anche maggiorenni, in semi autonomia. E infine ci sono i "gruppi appartamento" in cui vivono maggiorenni con operatori non sempre presenti. C’è poi la tipologia proposta dalla "Giovanni XXIII" che tecnicamente comprende "case famiglia multi-utenza complementare" nella convinzione che i bambini abbiano bisogno di essere accolti in case dove ci sono anche anziani, ragazze madri, disabili, ecc. In questo modo le diverse tipologie del bisogno si completano al meglio. Tutto bene sulla carta, ma nei fatti? Come detto, non sappiamo neppure quante siano strutture perché soltanto tre o quattro regioni dispongono di una mappa aggiornata. E poi chi controlla il loro operato? Ancora le procure minorili, almeno formalmente. Ma in alcune regioni succede – la Lombardia attraverso le due procure minorili di Milano e di Brescia aggiorna quotidianamente “entrate” e “uscite” degli ospiti e verifica i motivi della destinazione - in altre purtroppo no. E i rischi di abusi e di casi problematici, in assenza di un registro nazionale, aumentano. Marco Giordano, presidente della federazione nazionale "Progetto Famiglia", ha segnalato un rischio reale. E che cioè «questa “ennesima” onda di fango indebolisca ulteriormente la già fragile capacità delle istituzioni e del volontariato di dare protezione e accoglienza a quelle migliaia di bambini e ragazzi che in Italia hanno bisogno di chi si prenda cura di loro perché una famiglia non ce l’hanno (visto che la loro si è disgregata) né riescono a trovarne un’altra (perché, casomai, sono ragazzi grandi, o bambini con disabilità importanti, o gruppi di fratelli…)». La vera questione è che in Italia bisogna ricominciare ad investire energie sociali, economiche, professionali, istituzionali per innalzare la qualità complessiva della tutela di bambini e ragazzi, assicurando anche migliori controlli e verifiche, e per sostenere più efficacemente le famiglie in difficoltà, in modo da prevenire le cause degli allontanamenti. «Sindaci, psicologi, giudici, assistenti sociali, case famiglia, famiglie affidatarie sono la soluzione, non il problema ma – ha concluso Giordano - occorre lavorare seriamente, con politiche chiare e continuative e con azioni trasparenti e verificabili».



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 Oggetto del messaggio: Re: ORRORI SENZA FINE ...
MessaggioInviato: 29/06/2019, 07:51 
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Mi hanno tolto mia figlia quattro anni fa. Mi hanno detto che ero una madre inadeguata e hanno modificato i suoi disegni con dettagli pornografici per incastrarmi”, è questo lo sfogo di una mamma rimasta vittima delle false relazioni per allontanare bambini da famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti dalla rete di servizi sociali della Val D’Enza. A riportare la testimonianza è La Stampa.

La donna, che negli anni ha combattuto e ha cambiato due avvocati per riavere sua figlia, racconta com’è iniziata l’odissea.

Io e il mio ex marito ci stavamo separando [...] Lui faceva pressioni su mia figlia. Le diceva che se l’avessi lasciata sola avrebbe dovuto chiamare i carabinieri. È bastato arrivare a casa venti minuti in ritardo dall’ufficio e la mia bambina non c’era più [...] Era il 2016. Lei aveva 9 anni.

Da quel momento, le assistenti sociali sono entrate nella vita di questa madre e della sua piccola.

Da subito mi hanno detto che ero una madre inadeguata. Poi si sono inventate di tutto [...] Disegni falsificati? Li conosco bene. Orribili, pornografici e falsi. Falsi come tutti loro che adesso spero marciscano in galera e paghino per tutto quello che ci hanno fatto [...] Hanno detto che ero anche una tossicodipendente. Guardi le mie braccia... Le sembro una tossica?

La bambina, che è stata data in affido, due anni fa era stata ricoverata in ospedale e, in quel frangente, aveva espresso desiderio di andare a casa con la madre.

Sospettavano che fosse epilettica. Invece era solo stress. L’ho vista tremare davanti alle assistenti sociali. L’ho sentita urlare: “Mamma, mamma, portami a casa...” [...] Da allora non l’ho più vista.

A chi le domanda se si sia recata dai carabinieri, la donna risponde:

Ci sono andata non so quante volte. Ci sono tornata stamattina e ho detto: “Avete visto, avete visto che avevo ragione... Ridatemi mia figlia adesso”.

https://www.huffingtonpost.it/entry/mi- ... BBZ6IfyMD4



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 Oggetto del messaggio: Re: ORRORI SENZA FINE ...
MessaggioInviato: 29/06/2019, 07:54 
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Terapeuti mascherati da “lupi cattivi” per convincere i bambini della cattiveria dei genitori nei loro confronti, ore e ore di sedute di psicoterapia equiparabili a “lavaggi del cervello” in piena regola, falsi ricordi di abusi sessuali indotti in realtà tramite impulsi elettrici. E ancora: “ritocchi” ai disegni realizzati dai bambini, a cui venivano aggiunti particolari che potevano essere letti come segnali di abusi sessuali, in realtà inesistenti. Fa venire la pelle d’oca l’elenco degli “stratagemmi” messo a punto - secondo l’accusa - dalla rete di medici, assistenti sociali e liberi professionisti coinvolti, insieme a politici locali, in quell’abisso che gli inquirenti hanno deciso di chiamare “inchiesta Angeli e Demoni”.

L’inchiesta ha fatto emergere un business illecito ai danni di decine e decine di minori che sarebbero stati ingiustamente sottratti alle loro famiglie per essere dati in affido, in cambio di soldi, anche ad amici e conoscenti delle persone indagate. Alcune vittime dei reati contestati dall’inchiesta, oggi adolescenti, “manifestano profondi segni di disagio, tossicodipendenza e gesti di autolesionismo”, evidenziano i carabinieri di Reggio Emilia, che hanno svolto gli accertamenti.

Le indagini sono iniziate alla fine dell’estate 2018 dopo un’anomala escalation di denunce all’Autorità Giudiziaria, da parte dei servizi sociali coinvolti, per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi da parte dei genitori. L’analisi dei fascicoli vedeva puntualmente approdare le indagini verso la totale infondatezza di quanto segnalato. Da questo spunto si è sviluppata l’indagine che ha svelato numerosi falsi documentali, redatti secondo l’accusa dai servizi sociali in complicità con alcuni psicologi, “artatamente trasmessi all’Autorità Giudiziaria”.

A sconvolgere, in particolare, sono le tecniche che psicologi e assistenti sociali avrebbero utilizzato per manipolare le menti dei bambini così da alternarne i ricordi e le percezioni. Tra questi gli inquirenti segnalano uno strumento spacciato come “una macchinetta dei ricordi” che mediante “impulsi elettrici” riusciva ad alterare la memoria dei piccoli in prossimità dei colloqui giudiziari, così da produrre in loro “falsi ricordi di abusi sessuali”.

Non solo: innocenti disegni dei bambini venivano falsificati - questa la ricostruzione dei carabinieri - attraverso la mirata “aggiunta” di dettagli a carattere sessuale; le abitazioni erano descritte falsamente come fatiscenti e gli stati emotivi dei piccoli venivano modificati ad hoc nelle relazioni. A volte – prosegue l’accusa - i terapeuti apparivano ai bambini con travestimenti da personaggi “cattivi” delle fiabe messi in scena per simboleggiare la mamma e il papà intenti a fare del male ai loro figli, o comunque per denigrare la figura materna o paterna.

Decine anche i regali e le lettere di affetto, consegnati negli anni da parte dei genitori naturali, che i carabinieri hanno sequestrato in un magazzino dove erano nascosti e che gli appartenenti ai servizi sociali indagati non avrebbero mai consegnare ai piccoli.

Il tutto per allontanare i bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito anche ad amici e conoscenti, per poi sottoporre i minori a un programma di psicoterapia per un giro d’affari di centinaia di migliaia di euro.


https://www.huffingtonpost.it/entry/sul ... d_articles



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MessaggioInviato: 29/06/2019, 08:05 
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MessaggioInviato: 29/06/2019, 08:08 
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Omosessuale e da tempo paladina delle famiglie arcobaleno, Federica finita al centro delle indagini che sconvolgono l'Emilia e l'Italia. Secondo gli inquirenti sarebbe uno dei vertici del sistema malato dell'affidamento dei minori. "Sono state la sua stessa condizione personale e le sue profonde convinzioni - si legge nelle carte dell'inchiesta - ad averla portata a sostenere con erinnica perseveranza la “causa” dell’abuso da dimostrarsi 'ad ogni costo'".

Molto si è detto sul "caso affidi". Secondo i carabinieri, quello che emerge è "un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell’indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali". Ma forse non è tutto. "Non è solo questione di denaro", attacca Galeazzo Bignami, deputato di Forza Italia". Dietro il "mostruoso sistema degli affidi", dice, "si nasconde un movente ideologico, che è anche peggio".

"Ero consigliere regionale quando nella rossa Emilia il Pd portò la gestione dei servizi sociali della Val d'Enza come esempio in Regione", spiega l'onorevole. "Federica Anghinolfi, individuata dagli inquirenti come vertice di questo sistema, veniva invitata dappertutto dai sinistrati ed era una bandiera per le famiglie arcobaleno in quanto esponente di quel mondo".

Il profilo social della responsabile del servizio sociale ne è la dimostrazione. Online mostra foto arcobaleno, condivide articoli sulla galera per chi si macchia di omofobia, post sui Gay Pride e via dicendo. Niente di male. Solo che nelle carte dell'inchiesta, spunta anche una famiglia arcobaleno formata da due donne - "già legate alla Anghinolfi" - cui era stata consegnata una bambina. L'affido dei bambini alle coppie lgbt, infatti, é una battaglia che Federica porta avanti da diverso tempo.

Non è un caso se, quando nel 2014 il Corriere dedica un lungo articolo ad una delle prime coppie omosessuali affidatarie in Italia, è lei ad essere interpellata per il suo "lavoro sulla genitorialità gay (seminari di approfondimento e corsi di formazione) fatto in questi mesi dai servizi sociali emiliani". Non solo. Nel 2014 la Anghinolfi partecipa ad un incontro al circolo Arci Colombofili. Il tema? Affettività di genere. E lì racconta, con tanto di testimonianze, il suo lavoro per assegnare i minori a coppie omosessuali.

Ne andava e ne va fiera. In un video pubblicato da Rosso Parma, Federica Anghinolfi parla del sistema degli affidi. "Andiamo oltre al tema dell’identità di genere nella relazione genitoriale", la si sente dire nell'intervento video. Le battaglie Lgbt e la genitorialità gay sono un chiodo fisso. A maggio 2018 compare tra le protagoniste delle iniziative organizzate dall’Arcigay a Mantova in occasione della "Giornata di contrasto all'omofobia, alla bifobia e alla transfobia". La Anghinolfi è tra le relatrici dell'evento - guarda caso - sull'affido alle coppie omosessuali, un seminario dal titolo “affidarSI. Uno sguardo accogliente verso l'affido LGBT".

Infine, nell’estate del 2018 Federica è relatrice alla Festa dell’Unitá al Parco Nord a Bologna, anche se in quell’occasione il focus é un altro: "Cura dell’infanzia, maltrattamenti e prostituzione minorile". Politica, ideologie e minori. "Di questa vicenda - sottolinea Bignami - non è tanto l’aspetto economico che colpisce. Ma quello culturale. Questa signora è legata a quel mondo, nessuno mi toglie dalla testa che in fondo, dietro a tutto questo, ci sia la teoria gender. Vogliono i bambini senza famiglie, senza identità. Come corpi eterei".

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18332.html



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 Oggetto del messaggio: Re: ORRORI SENZA FINE ...
MessaggioInviato: 29/06/2019, 08:23 
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Mi associo a ufò e la sua più che giusta indignazione .

( auspico indagini esaustive et accurate, e buttare via la chiave per i colpevoli . )


zio ot [:305]



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Anch'io mi ASSOCIO al tuo riguardo "la sporcizia che c'è nella Chiesa" (parole di Benedetto XVI)

Non so dove sta andando la società, so solo qual'è il futuro per i nostri adolescenti (se continua così) ..! [8)]
Questo succede quando non si osservano i PRINCIPI MORALI: non è questa la Libertà, questa è ANARCHIA e ... FATTURATO!



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MessaggioInviato: 29/06/2019, 13:02 
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È la famiglia la grande nemica della maxi inchiesta “Angeli e demoni” con la quale la procura di Reggio Emilia ha spiccato 6 ordini di arresto e posto sotto indagine 17 persone. Sono tutti accusati di reati pesantissimi che vanno dai maltrattamenti alle lesioni fino a reati amministrativi come abuso d’ufficio assistenti sociali, psicologi e medici tutti gravitanti attorno al centro La Cura di Bibbiano, una delle strutture considerate più all’avanguardia della Regione nella gestione degli affidi famigliari su bambini vittime di abusi o tolti alla famiglia d’origine per le più svariate criticità. Anche il sindaco Pd di Bibbiano Andrea Carletti è finito ai domiciliari per quello che il sistema mediatico ha già ribattezzato come un pesante macigno sul sistema del welfare “rosso” un tempo fiore all’occhiello della Regione.

Tra le carte della corposa ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi figura un sistema in cui i servizi sociali, insieme a una Onlus di Moncalieri, la Hansel & Gretel, cercavano di dimostrare nei procedimenti giudiziari che i minori erano stati oggetto di violenze da parte dei genitori e per farlo si era disposti anche a utilizzare strumenti di tortura come una macchinetta a impulsi chiamata dagli psicologi “la macchina dei ricordi”. Violenze che però non hanno mai avuto alcun riscontro fattuale.

I giornali stanno raccontando con dovizia di particolari gli episodi, che mostrano come i minori, quasi tutti provenienti da contesti famigliari critici, fossero sostanzialmente indotti con metodi illegali ad ammettere casi di violenze famigliari per poi giustificare gli affidi famigliari a persone vicine ai dirigenti dei servizi sociali. Un meccanismo che - se venisse confermato l’impianto probatorio - ci rimanderebbe ai figli sottratti dai colonnelli argentini ai genitori torturati nel Garage Olimpo o che, per stare più vicini, ricorda la tragica vicenda della Bassa modenese in cui 16 bambini furono allontanati per sempre dalle famiglie d’origine per accuse mai dimostrate e rivelatesi false.

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Leggendo le carte del giudice però, a fronte della mole di materiale raccolto dagli inquirenti, potrebbe sfuggire un filo conduttore che accomuna queste terribili storie. E che il giudice mette nero su bianco a pagina 253 della sua ordinanza: «Costruire un’avversione psicologica dei minori per la famiglia di origine». Togliere bambini a mamma e papà con una facilità estrema, a volte sulla base solo di sospetti e fare di loro ciò che un ente superiore, lo Stato, decide. Per capire l’inchiesta di Reggio Emilia, bisogna accettare di scendere nei bassifondi questo folle pregiudizio che porta a cosificare il bambino facendolo un oggetto di interessi superiori. Un pregiudizio, quello antifamilista, che investe il ruolo dei genitori, soprattutto maschi, da colpire con ogni mezzo e con ogni scusa, umiliando la loro libertà e amplificando le criticità che ogni famiglia presenta, ma che non sempre deve per forza essere indice di patologia.

I punti focali di questo pregiudizio, che proietta alla lunga l’ingombrante e inquietante immagine di uno Stato, qui rappresentato dai servizi sociali di un Comune, che si prende i bambini, li fagocita in un sistema perverso di dominio e di controllo, è rappresentato dai metodi della Onlus Hansel & Gretel, i cui psicologi «gli assistenti sociali erano convinti che fossero i migliori cui rivolgersi per ottenere il risultato da loro agognato dell’emersione, a tutela dei minori, del ricordo dell’abuso della cui sussistenza erano fermamente convinti». Peccato però che a fronte di questo sforzo non ci fossero abusi da far emergere.

E i servizi sociali di Bibbiano sono così il principale problema di questa storia. E soprattutto la dirigente del servizio finita agli arresti domiciliari, Federica Anghinolfi, perché - come spiegato ieri ai cronisti dal procuratore capo Marco Mescolini - sussistono i requisiti di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Il giudice stesso conferma di ritenerla «il deus ex machina della gestione dei presunti abusi». Lei che si dimostra avversa al contesto famigliare in virtù - dice il giudice - anche delle sue «profonde convinzioni e condizioni personali a sostenere con erinnica perseveranza la causa dell’abuso da dimostrarsi ad ogni costo». Da che cosa deriva questa testardaggine? Ad esempio dalla sua carenza di equilibrio nel definire le figure maschili in famiglia dei «predatori maschi» e perché lo stesso fondatore della Hansel & Gretel, anch’egli finito ai domiciliari è stato in passato il suo terapeuta.

La donna infatti - e leggendo le carte questo emerge chiaramente - appartiene per ragioni ideologiche ad un contesto che punta alla demolizione della famiglia come è appunto l’universo Lgbt.

E’ lo stesso giudice a rimarcarlo quando dà conto di uno dei sei casi passati al vaglio degli inquirenti. Quello di Siliva (nome di fantasia), una bambina di 11 anni con crisi epilettiche data in affidamento ad una coppia di donne omosessuali unite civilmente da un anno. Due donne - una delle quale legata sentimentalmente in passato alla dirigente dei servizi sociali Anghinolfi - che prendono una bambina su cui ci sono dei sospetti mai dimostrati di abuso o maltrattamenti. Ebbene: alla fine è Silvia che viene maltrattata dalle donne, una delle quali presenta squilibri mentali evidenti.

«La bambina viene fatta oggetto di vessazioni psicologiche del tutto gratuite e nemmeno correlate a comportamenti indisciplinati della stessa, ma esclusivamente condizionati dall’esigenza di denigrare i genitori naturali ovvero dall’utilizzo della piccola come bersaglio di sfoghi o di rabbia dell’una o dell’altra affidataria». Insomma: la bambina viene allontanata dai genitori sulla base di presunti indizi di abusi, viene data in affido a una coppia di donne omosessuali, legate alla dirigente dei servizi, e viene - stavolta davvero - maltrattata dagli affidatari e fatta oggetto di utilizzo di elettrodi durante le seduta con la psicologa del centro Hansel & Gretel affinché riacquisti la memoria sugli abusi. Abusi di cui non ci sarà mai traccia né prova.

Viene inoltre rimarcato che le donne affidatarie hanno in comune con la dirigente del servizio «gli incentivi all’affidamento di bambini a coppie omosessuali nell’ambito del noto movimento Lgbt». In poche parole: le protagoniste di questa storia sono attiviste del movimento Lgbt che si battono per l’adozione - e l’affido - dei bambini alle coppie omosessuali. Un tema di stretta attualità e che è oggetto di vibrate critiche da parte del mondo psicologico e pedagogico. Ebbene: a Bibbiano e senza tanti problemi questo avveniva con il consenso del Comune. E, come abbiamo visto, avveniva con questi risultati. Un elemento in più per rimarcare che un minore non può crescere in un contesto famigliare con due omosessuali.

«Le due donne - scrive - attivissime nel campo della tutela dei diritti della comunità lesbica hanno condizionato la minore nell'imporre di non portare capelli sciolti ispirate ovviamente dal proprio orientamento sessuale».

D'altra parte la Anghinolfi della sua attività di militante Lgbt, anche in chiave di affido famigliare, non faceva mistero. Internet conserva ancora diversi suoi interventi pubblici (convegni, interviste, manifestazioni) proprio a favore della genitorialità gay. Il punto è perché un Comune si fidi a tal punto di una donna così militante da affidarle un servizio così centrale e delicato ed è su questo che il Pd è chiamato a dare risposte, vista la fiducia concessa a paladini di cause, la genitorialità gay, che è bene tenere lontano dai bambini.

Lo Stato onnipotente che prende i figli fragili o impotenti per farne cosa sua. Abbiamo visto questa ideologia totalitaria all'opera su altri casi legati all'educazione sessuale a scuola o alla precocità sessuale in ambito infantile. Ma anche con i tanti casi di bambini disabili - vedi Alfie Evans o Charlie Gard - in cui doveva prevalere il loro best interest che non ha coinciso con il restare in vita. L'inchiesta di Bibbiano apre uno squarcio inquietante anche su un altro modo di appropriarsi dell'infanzia. Col timbro dei servizi sociali e del "mitologico" welfare targato Emilia rossa.

Andrea Zambrano

http://www.lanuovabq.it/it/bambini-ai-g ... QGjk399rVo



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MessaggioInviato: 29/06/2019, 13:14 
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Bambini strappati alle loro famiglie, piccoli suggestionati anche con impulsi elettrici, le loro parole mistificate, quei pochi ricordi cancellati, i disegni falsificati e interpretati solo in un’unica direzione: dimostrare la liceità di quei sequestri autorizzati e artificiosamente ammantati del pannetto morale e dell’urgenza sociale, probabilmente in nome di un preciso progetto ideologico. Un orrore senza fine, quello che sta emergendo con l’inchiesta non a caso denominata “Angeli e Demoni”, grazie alla quale la raccapricciante catena di soprusi giuridici e psicologici è stata finalmente spezzata, dono anni di infamia e di dolore per tutti quei genitori rinnegati e quei figli sottratti al loro amore, indagando sull’operato dei servizi sociali e delle strutture pubbliche preposte alla tutela dei minori, passando al setaccio una miriade di affidi illeciti. Un’inchiesta che ha già portato alla custodia cautelare per 16 degli indagati, a partire proprio dal sindaco di Bibbiano, e dall’assistente sociale Federica Anghinolfi finiti ai domiciliari.

Inchiesta Val D’Enza, minori sottratti ai genitori, Galeazzo Bignami: una vergogna eretta a modello di sistema – – E sul caso, esploso in tutto il suo potenziale di sconcerto e dolore, indignazione e rabbia, l’esponente di Forza Italia Galeazzo Bignami tuona richiamando tutte le persone coinvolte alle proprie responsabilità morali.


«Il Pd portava la gestione dei servizi sociali della Val d’Enza come esempio in Regione ed oggi fanno gli scandalizzati?», ci racconta il parlamentare azzurro ricordando quando «venivano in Regione ad additarci il sistema Val d’Enza come esempio. Federica Anghinolfi, individuata dagli inquirenti come vertice di questo sistema, era un personaggio che veniva invitato dappertutto», ovunque ci fossero le bandiere del «Pd, dell’Arci, ecc.», lei vessillo vivente «per le famiglie arcobaleno in quanto esponente di quel mondo». Una evidenza confermata dai vari calendari di eventi – come indica il sito di Bologna Today che riporta tra gli eventi in rassegna alla edizione del 2016 della Festa dell’Unità al Parco Nord dal 25 agosto al 19 settembre, un seminario dal titolo “Avere cura dell’infanzia, violenze e maltrattamenti e prostituzione minorile, nuove sfide per istituzioni e società” che, guarda caso, vedeva nel carnet degli ospiti Federica Anghinolfi – e che oggi, alla luce di tutto quanto emerso, grida vendetta. Certo, aggiunge doverosamente Bignami, «la magistratura accerterà quel che è successo e di sicuro non bisogna né generalizzare, né sentenziare», ma all’ipocrisia retorica e alla morale a scoppio ritardato di parte del Pd che proprio in queste ore, attraverso soprattutto gli annunci di Del Rio e di Venturi, anticipa che si costituirà addirittura parte civile nell’inchiesta «dico proprio no, adesso basta», conclude l’esponente forzista.
Dietro tanto orrore, c’è forse più un piano ideologico che un business economico: ecco perché

Anche perché, tutto quanto accaduto a Reggio Emilia e nella Val d’Enza, non può essere accaduto solo per ritorni economici, sottolinea Bignami. «Non è un caso – ci dice infatti in conclusione il parlamentare di FI – che tutto sia accaduto e poi scoppiato oggi in una realtà geo-sociale come quella dell’Emilia Romagna, dove fino alle ultime elezioni locali non c’è mai stata alternanza, e dove la sinistra ha avuto tempo e modo di erigere una cortina di ferro ideologica a sostegno di strutture e modelli pubblici sulle orme della cultura e della filosofia social gender. «Nell’inchiesta Pd e Regione non c’entrano niente col giro economico – ribadisce a scanso di equivoci Bignami – ma di fatto c’è stata sempre una collusione ideologica e politico-culturale con il modello familiare perseguito da questa donna – convinta militante Lgbt – che aveva come unico scopo quello di affermare una precisa ideologia anti-famiglie tradizionali e pro modello famiglie arcobaleno».

E non è un caso, che solo nel maggio 2014, tra le relatrici illustri di un seminario dal titolo “affidarSI. Uno sguardo accogliente verso l’affido LGBT” organizzato presso la Sala degli Stemmi di Palazzo Soardi, figuri tra gli altri proprio «la Anghinolfi, in veste di Resp. Serv. Sociale Integrato Unione Valdenza». Così come non può essere un caso se, in un estratto del provvedimento del Gip si dice di una delle persone arrestate, la dirigente del Servizio di assistenza sociale dell’Unione Comuni Val D’Enza, Federica Anghinolfi, «omosessuale e già legata ad alcune donne affidatarie di minorenni», che sarebbero state «la sua stessa condizione personale e le sue profonde convinzioni a renderla portata a sostenere con erinnica perseveranza la “causa” dell’abuso da dimostrarsi “ad ogni costo”».

Per questo, insiste Bignami chiudendo il suo intervento, «che oggi Venturi, assessore regionale alla sanità, insieme all’ex ministro Del Rio condannino lo scandalo, annunciando che il Pd si costituirà parte civile», dopo aver propagandato tutto il Pd istituzionale e locale il modello Anghinolfi come il migliore possibile, «da estendere addirittura a tutta la regione, suona davvero inaccettabile».

www.secoloditalia.it

Di seguito il video dell’Intervento di Galeazzo Bignami sul caso degli affidi illeciti nella Val D’Enza preso dal suo profilo Facebook

http://www.imolaoggi.it/2019/06/28/orro ... qXOzSVYhvM



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MessaggioInviato: 29/06/2019, 13:19 
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MessaggioInviato: 29/06/2019, 15:59 
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(Seguito del testo)

Ebbene, in queste ultime ore qualcuno ha deciso di lucrare sul sentimento delle persone per una causa che di buono non ha nulla.

È stato studiato tutto a tavolino fregando e trascinando molti di voi nel calderone mediatico.

E mentre in queste ore, stavamo chiudendo le nostre valigie per ripartire per la #Nigeria, siamo rimasti a guardare quello che stava accadendo sperando in un esito migliore e invece tanti hanno scelto di bruciare letteralmente 268.118,00 #EURO in meno di 24 ore togliendoli nel vero senso della parola a chi ne ha un reale e DISPERATO bisogno!

Ci sono riusciti e voi ci siete cascati ancora una volta.

Amici miei, non esiste nessuna #capitana eroina, nessun migrante in fin di vita sulla barca e nessun esponente del #PD dal cuore d’oro

esiste l’#AFRICA, quella che muore ogni giorno nei propri villaggi, alla quale le è stata strappata la dignità da chi continua incessantemente a fare #business sulla loro pelle, dai potenti del mondo e dai furbetti come quelli della #SeaWatch3

Non esiste nessuna eroina Carola,

esistono i #bambini che con le loro guance bagnate di lacrime, in silenzio elemosinano un abbraccio, protezione, affetto, #umanità e acqua e cibo per sopravvivere

esistono #neonati destinati ad essere mangiati dagli insetti perché privi di ogni tipo di aiuto di supporto e di speranza

esistono le #bambine che ti si attaccano alle gambe chiedendoti di portarle via dalla povertà

esistono le #ragazze che di nascosto, con la paura nei loro grandi occhi ti sussurrano all’orecchio “aiutami”

esistono #donne che muoiono dissanguate durante il parto, sotto al sole, senza una mano da stringere che le dia coraggio, in una barchetta di fortuna mentre cerca disperatamente di raggiungere la prima ostetrica del villaggio vicino

esistono le #madri che dalla disperazione si inginocchiano ai tuoi piedi baciandoti le mani e porgendoti i loro bebé per portarli via, perché in te vedono la salvezza

esistono #padri che donano i loro organi per far studiare i propri figli

esistono i #bambini che a soli 4 anni mostrano la sofferenza di un uomo di 50 e che con un solo sguardo freddo ti lasciano intravedere tutto l’orrore che hanno dovuto subire fino a quel momento

esistono le donne giovani e non, che pur sapendo cosa si nasconde dietro al traffico degli esseri umani, si immolano per la propria famiglia, per vedere vivi i propri #figli.

E allora? Chi sono i veri eroi? #CarolaRackete?
Avete ancora il coraggio di chiamarla così?

Un giorno vi porteremo con noi, vi faremo provare il brivido di essere #Steadfast, risoluti, ma solo se fatto in silenzio perché a noi non piace batterci il petto.

Volerete con noi in Africa, vi staccherete per qualche tempo dalle vostre comodità, dai vostri capricci, dai vostri affetti, dalle vostre sicurezze, dai vostri divertimenti, dai vostri social, dalle vostre mode del momento, dalle vostre leccornie, dalle vostre abitudini, dalla vostra noia, dal vostro essere così politicamente corretti, dalle vostre lauree, dalla vostra vita da riempire a tutti i costi, dal vostro egocentrismo, dalla vostra arroganza, dalla vostra superficialità, dalla vostra ipocrisia, dalla vostra idea di stare a posto con se stessi, dal vostro lusso e ...vi faremo vedere ciò che non abbiamo mai voluto mostrarvi sui social perché abbiamo #RISPETTO della #DIGNITÀ di ognuno di loro, persone come noi che hanno diritto di vivere liberamente la propria terra lontano dal continuo ed estenuante sfruttamento!
e allora vivendolo per davvero capirete veramente cosa significa essere degli eroi e in voi, il mal d’Africa, riecheggerà per tutta la vita.

Allora capirete.

Abbiamo tutti una sola vita da vivere in cui possiamo realizzare i nostri sogni e trovare anche il tempo di #salvare quella di qualcun’ altro, e allora dai! buttati!! ma dalla parte giusta dando il giusto valore ad ogni soldo che intendi donare e la giusta importanza alle persone che vuoi SALVARE.


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