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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 27/03/2022, 10:40 
andreacorazza ha scritto:

Se per "loro" intendi le Guide delle Confederazioni (il cui contatto attraverso la signora Gomez è 24/7 dal 2002), tra cui spicca Oxalc, Olodeon (padre fondatore delle Confederazioni) Semjase (la comandante che ha contattato Billi Meier) Kintor (la mia guida di Ganimede) e i Maestri Ascesi (24 Maestri tra cui i discepoli e alcui profeti), allora SAREBBE CONVENIENTE non abusare di proteine animali per avere più possibilità di un contatto telepatico, visivo, psicoiscrittura o scrittura automatica, questa la ho io dopo un anno di intenso "corso" che Kintor e il profeta Daniele mi diedero nel 2005.

Ma siamo off topic [:306]


Offtopic (fuori argomento)
Credevo che per te quello vegetariano fosse diventato uno stile di vita, dopo quelle esperienze.

Personalmente non credo che potrei mai tornare indietro, è un percorso di consapevolezza anche quello alimentare...



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 27/03/2022, 12:17 
Sono stato vegetariano per un paio d'anni, è complicato, ti ci abitui ma socialmente a volte molesta un pò. Ma l'essere umano è carnivoro, e niente sostituisce le proteine della carne, nonostante i fans del vegetarianismo affermano che la loro dieta è completa, per difendere il loro stile di vita.

Adesso evito le carni rosse, solo carne bianca e non di frequente.

Le guide delle Confederazioni dissero che dovevo solo eliminare le carni rosse, le farine trattate, togliere alchol (sono quasi astemio) e fare esercizi fisici, insomma vivere come un atleta, ma solo qualche mese prima degli incontri con loro.
Invece le Guide sono vegetariane ed è una loro scelta, e riescono a ottenere proteine simili a quele della carne attraverso la sintesi di elementi naturali.

La scelta del vegetarianismo è condivisibile ma non facile da portare avanti senza evitare conseguenze fisiche minori anche se i vantaggi sono molti



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 27/03/2022, 13:11 
andreacorazza ha scritto:
Sono stato vegetariano per un paio d'anni, è complicato, ti ci abitui ma socialmente a volte molesta un pò. Ma l'essere umano è carnivoro, e niente sostituisce le proteine della carne, nonostante i fans del vegetarianismo affermano che la loro dieta è completa, per difendere il loro stile di vita.

Adesso evito le carni rosse, solo carne bianca e non di frequente.

Le guide delle Confederazioni dissero che dovevo solo eliminare le carni rosse, le farine trattate, togliere alchol (sono quasi astemio) e fare esercizi fisici, insomma vivere come un atleta, ma solo qualche mese prima degli incontri con loro.
Invece le Guide sono vegetariane ed è una loro scelta, e riescono a ottenere proteine simili a quele della carne attraverso la sintesi di elementi naturali.

La scelta del vegetarianismo è condivisibile ma non facile da portare avanti senza evitare conseguenze fisiche minori anche se i vantaggi sono molti


Offtopic (fuori argomento)
Capisco ma non condivido, soprattutto la preoccupazione di essere "socialmente molesti". L'essere umano se mai è onnivoro, ma avrei dubbi anche su questo...

Cita:
"Esistono le carenze mineral-vitaminiche, ormonali, idriche, e caloriche, ma non quelle proteiche. Degli esperti di nutrizione hanno cercato deliberatamente di disegnare a tavolino una dieta che porti a crisi proteica, scoprendo che è un’impresa impossibile.
Potrai avere carenze vitaminiche, minerali, ormonali o altro, ma mai carenze proteiche.
La carenza proteica è un mito, una ennesima invenzione della medicina."
(da una tesina di Valdo Vaccaro)



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 27/03/2022, 13:20 
argla ha scritto:
andreacorazza ha scritto:
Sono stato vegetariano per un paio d'anni, è complicato, ti ci abitui ma socialmente a volte molesta un pò. Ma l'essere umano è carnivoro, e niente sostituisce le proteine della carne, nonostante i fans del vegetarianismo affermano che la loro dieta è completa, per difendere il loro stile di vita.

Adesso evito le carni rosse, solo carne bianca e non di frequente.

Le guide delle Confederazioni dissero che dovevo solo eliminare le carni rosse, le farine trattate, togliere alchol (sono quasi astemio) e fare esercizi fisici, insomma vivere come un atleta, ma solo qualche mese prima degli incontri con loro.
Invece le Guide sono vegetariane ed è una loro scelta, e riescono a ottenere proteine simili a quele della carne attraverso la sintesi di elementi naturali.

La scelta del vegetarianismo è condivisibile ma non facile da portare avanti senza evitare conseguenze fisiche minori anche se i vantaggi sono molti


Offtopic (fuori argomento)
Capisco ma non condivido, soprattutto la preoccupazione di essere "socialmente molesti". L'essere umano se mai è onnivoro, ma avrei dubbi anche su questo...

Cita:
"Esistono le carenze mineral-vitaminiche, ormonali, idriche, e caloriche, ma non quelle proteiche. Degli esperti di nutrizione hanno cercato deliberatamente di disegnare a tavolino una dieta che porti a crisi proteica, scoprendo che è un’impresa impossibile.
Potrai avere carenze vitaminiche, minerali, ormonali o altro, ma mai carenze proteiche.
La carenza proteica è un mito, una ennesima invenzione della medicina."
(da una tesina di Valdo Vaccaro)


Ti spiego il mio "socialmente molesti" : andare a cena da amici per una spaghettata di carbonara o amatriciana, con un secondo di pollo con patate e "obbligare" il padrone di casa a fare un sugo a parte (senza pancetta) e un piatto di patate con verdure invece del pollo.
Le carenze proteiche per i vegetariani sono minime, ma ci sono. Anche sostituire la carne con fagioli e ceci, non è sufficiente.



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 27/03/2022, 13:48 
dopo la pizza, il sesso, ecc.
causa di infarti/malori improvvisi
ci mancava il ciàffico..



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 27/03/2022, 13:50 
mik.300 ha scritto:
dopo la pizza, il sesso, ecc.
causa di infarti/malori improvvisi
ci mancava il ciàffico..



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Ahahahahahaha infarto da rumori del traffico è meravigliosa



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 27/03/2022, 14:28 
mik.300 ha scritto:
dopo la pizza, il sesso, ecc.
causa di infarti/malori improvvisi
ci mancava il ciàffico..



photo_2022-03-27_09-38-35.jpg


Hai già dimenticato il terribile colesterolo killer?



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 31/03/2022, 14:20 
Colpa dello tciaffigo...


Allegati:
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 31/03/2022, 14:21 
pare sia l'ora legale...



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 31/03/2022, 14:57 
cari amici,
a proposito di notizie "strane"o false , nei media come si diceva nell'atro topic

Cita:
i teorici della cospirazione sostengono che lo schiaffo di Will Smith sia stato inscenato.

I teorici affermano che l'alterco era una trovata pubblicitaria per convincere la gente a parlare di alopecia prima del rilascio di Etrasimod.


naturalmete il sito cita:
Ridiculous.
https://www.hitc.com/en-gb/2022/03/30/p ... -alopecia/

tuttavia, siccome
con Pfizer, che ha sponsorizzato gli Oscar 2022.

qualcuno potrebbe...pensar male [8D]

ciao
mauro



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 31/03/2022, 15:19 
In effetti lo schiaffone di Will Smith, che è 1.90 per, immagino, un quintalozzo almeno, avrebbe dovuto quantomeno -spettinare- Chris Rock...

Ricordiamoci che sono ATTORI... ;)



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 31/03/2022, 15:33 
TheApologist ha scritto:
In effetti lo schiaffone di Will Smith, che è 1.90 per, immagino, un quintalozzo almeno, avrebbe dovuto quantomeno -spettinare- Chris Rock...

Ricordiamoci che sono ATTORI... ;)

Infatti!



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 31/03/2022, 18:38 
Coronavirus: dopo oltre due anni l’evoluzione del virus continua a sorprendere gli esperti
Scienziati e medici continuano a rimanere sorpresi dalla rapidità con cui si evolve il virus, dai suoi effetti sul corpo umano ai suoi passaggi tra le specie.


In Italia sembra finalmente una realtà la "fine dell'emergenza" Covid-19. Il virus non è sparito, ma stiamo imparando a conviverci e le strutture ospedaliere riescono a gestire i ricoveri.

Ma questo non significa che il coronavirus non continui a mutare allertando scienziati e cittadini a non abbassare la guardia in vista dell'imminente allentamento delle restrizioni.

COME SI DIFFONDONO I VIRUS?
Come si diffondono i virus?
Chris e James si fermano a un mercato di animali selvatici lungo la strada a Monrovia, in Liberia. Filmato dalla serie “Virus Hunters”.

Raul Andino conosce bene gli agenti patogeni. In qualità di ricercatore dell’Università della California a San Francisco, da oltre 30 anni studia i virus a RNA, un gruppo che comprende il virus che provoca il COVID-19. Eppure, non immaginava che nel corso della sua vita avrebbe assistito a una pandemia di tali dimensioni.

“La portata e le implicazioni di questa pandemia sono ancora difficili da comprendere”, spiega Andino.

Anche se gli esperti nel suo campo sospettavano che sarebbe potuta scoppiare una pandemia, “il difficile è stabilire quando”, spiega, “è come per i terremoti: sappiamo che prima o poi ne arriverà uno, ma normalmente non ci pensiamo”.

L’11 marzo 2020, oltre due anni fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il COVID-19 una pandemia; da allora, la malattia ha infettato circa 500 milioni di persone in quasi 200 Paesi e ucciso oltre 6 milioni di persone in tutto il mondo, e non si è ancora arrestata.

In questi anni il coronavirus ha più volte stupito gli scienziati: molti esperti continuano a rimanere sorpresi dalla rapidità con cui si evolve il virus, dai suoi effetti sul corpo umano ai suoi passaggi tra le specie.

Il virus SARS-CoV-2 originale si è evoluto rapidamente in una serie di varianti che hanno finora impedito il ritorno alla normalità pre-pandemica. Pur disponendo dell’impronta genetica del virus e avendo la capacità di decodificare i genomi delle nuove varianti nell’arco di poche ore, virologi e operatori sanitari faticano a prevedere in che modo le mutazioni modificheranno la trasmissibilità e il livello di gravità del virus.

Milioni di persone stanno lottando contro sintomi che perdurano a volte per settimane ma anche per diversi mesi dopo la diagnosi dell’infezione. Gli scienziati stanno facendo a gara per comprendere la biologia di questa nuova e sconcertante sindrome chiamata long COVID.

Dopo due anni, molti aspetti del virus SARS-CoV-2 rimangono sconosciuti, afferma David Wohl, specialista di malattie infettive presso l’Università della Carolina del Nord. Ecco ciò che hanno scoperto finora gli scienziati e quali sono i misteri che continuano a tormentare gli esperti di coronavirus.
Lo scenario peggiore

Da decenni gli esperti avvertivano la possibilità che scoppiasse una pandemia. La crescente antropizzazione di aree un tempo selvatiche aumenta le probabilità che un nuovo agente patogeno possa compiere il “salto di specie” da un animale all’uomo, dando origine a una zoonosi letale. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature le malattie infettive emergenti che hanno origine negli animali selvatici sono aumentate in modo significativo tra il 1940 e il 2004.

Ma la maggior parte degli esperti temeva i virus dell’influenza, e non si aspettava che un coronavirus potesse causare un simile disastro.

Questa percezione è cambiata nel 2002-2004, con l’arrivo della SARS (acronimo inglese di sindrome respiratoria acuta grave), che ha infettato oltre 8.000 persone in 29 Paesi e provocato 774 morti. Poi nel 2012 la diffusione della MERS (acronimo inglese di sindrome respiratoria medio-orientale) ha infettato oltre 2.000 persone in 37 Paesi; finora quel virus ha ucciso circa 900 persone.

Eppure, non si prestava molta attenzione ai coronavirus, ritenendo più temibili altri virus, come quelli di influenza, HIV e dengue, spiega Andino.

Poi, è arrivato il SARS-CoV-2. Si diffonde più rapidamente degli altri coronavirus, secondo gli esperti in parte grazie alla sua capacità di spostarsi in modo efficiente da una cellula all’altra. Il SARS-CoV-2 è inoltre più difficile da contenere perché provoca molti casi asintomatici, quindi le persone possono diffondere il virus senza rendersene conto. “Si può dire che il SARS-CoV-2 ha trovato un modo per potersi diffondere rapidamente e anche provocare una malattia”, aggiunge Andino. “È il peggiore degli scenari”.
L’avanzata delle varianti

Come se non bastasse, il virus SARS-CoV-2 ha acquisito mutazioni genetiche molto più rapidamente del previsto.

In genere, i coronavirus mutano con una velocità inferiore rispetto ad altri virus a RNA, come l’influenza e l’HIV. Sia il SARS-CoV che il SARS-CoV-2 accumulano all’incirca due mutazioni al mese; dalla metà a un sesto rispetto alla velocità riscontrata nei virus dell’influenza. Questo perché i coronavirus presentano proteine che in un certo senso “correggono” gli errori introdotti nel materiale genetico del virus man mano che avviene la replicazione.

“Ecco perché pensavamo che il SARS-CoV-2 non si sarebbe evoluto molto rapidamente”, spiega Ravindra Gupta, microbiologo clinico presso l’Università di Cambridge.

Ma il virus ha presto smentito Gupta e i suoi colleghi. La comparsa di Alpha, la prima VOC (dall’inglese Variant Of Concern, variante di preoccupazione) identificata nel Regno Unito a novembre 2020, ha lasciato sbalorditi gli scienziati: presentava 23 mutazioni che la distinguevano dal ceppo originale del SARS-CoV-2, otto delle quali si trovavano nella proteina spike, elemento essenziale con cui il virus si ancora alle cellule umane e le infetta.

“È diventato evidente che il virus poteva compiere questi straordinari salti evolutivi”, spiega Stephen Goldstein, esperto di virologia evolutiva per l’Università dello Utah. Con questa serie di mutazioni, Alpha era il 50% più trasmissibile rispetto al virus originale.

La versione successiva, Beta, è stata identificata la prima volta in Sudafrica ed è stata considerata una VOC appena un mese dopo. Presentava otto mutazioni sulla spike virale, alcune delle quali aiutavano il virus a sfuggire alle difese immunitarie dell’organismo. E quando la variante Gamma è comparsa nel gennaio 2021, presentava 21 mutazioni, 10 delle quali si trovavano nella proteina spike. Alcune di quelle mutazioni rendevano la variante Gamma altamente trasmissibile e capace di reinfettare i pazienti che avevano già avuto il COVID-19.

“È sorprendente vedere i salti nella trasmissibilità che queste varianti compiono”, aggiunge Goldstein. “Non credo che prima d’ora sia mai stato osservato un virus agire in questo modo ma, in effetti, non abbiamo mai osservato una pandemia con le capacità di sequenziamento del genoma di cui disponiamo ora”.

Poi è stato il turno della variante Delta, una delle più pericolose e contagiose. È stata identificata la prima volta in India e indicata come VOC nel maggio 2021. Alla fine dello stesso anno la variante era dominante in quasi tutti i Paesi. La sua costellazione unica di mutazioni, 13 in totale e 7 nella spike, ha reso la variante Delta due volte più infettiva rispetto al ceppo originale di SARS-CoV-2, ha causato infezioni più lunghe e prodotto 1.000 volte più virus negli organismi delle persone infette.

“La capacità del SARS-CoV-2 di trovare nuove soluzioni e modi di adattarsi e diffondersi con tale facilità è stupefacente”, spiega Andino.

Tuttavia, la variante Omicron, che è da due a quattro volte più contagiosa rispetto alla Delta, ha velocemente sostituito quest’ultima in molte parti del mondo. Identificata la prima volta nel novembre 2021, presenta un numero insolitamente elevato di mutazioni: oltre 50 in tutto e almeno 30 nella spike, alcune delle quali aiutano il virus a eludere gli anticorpi meglio di tutte le versioni precedenti del virus.

“Questi enormi salti compiuti dalle mutazioni rendono la pandemia molto meno prevedibile”, spiega Francois Balloux, biologo computazionale presso il Genetics Institute dello University College London nel Regno Unito.
Infezioni croniche

Una delle spiegazioni più convincenti per questi notevoli salti nel numero di mutazioni è che il virus SARS-CoV-2 abbia potuto evolversi per lunghi periodi di tempo negli organismi degli individui immunocompromessi.

Durante lo scorso anno gli scienziati hanno identificato pazienti oncologici e persone con HIV in stadio avanzato che non sono riusciti a eliminare l’infezione da COVID-19 per mesi o addirittura per quasi un anno. I loro sistemi immunitari soppressi permettevano al virus di persistere, replicarsi e mutare per mesi.

Gupta ha identificato una di queste mutazioni (individuata anche nella variante Alpha) in un campione proveniente da un paziente oncologico rimasto infetto per 101 giorni. In un paziente con HIV in fase avanzata proveniente dal Sudafrica, rimasto infetto per sei mesi, gli scienziati hanno registrato una serie di mutazioni che hanno aiutato il virus a sfuggire alle difese immunitarie dell’organismo.

“Sapere che il virus cambia la propria biologia così rapidamente nella sua storia evolutiva è un’importante scoperta”, spiega Gupta. Anche altri virus, come l’influenza e il norovirus, mutano negli individui immunocompromessi, ma “è molto raro”, aggiunge Gupta, inoltre “infettano una serie ridotta di cellule”.

Il SARS-CoV-2, al contrario, si è dimostrato capace di infettare molte aree diverse dell’organismo, creando effetti che per gli scienziati è stato più difficile arrivare ad associare al virus.
Un virus non solo respiratorio

All’inizio della pandemia, il personale medico ha notato che il virus non causava solo una malattia simile alla polmonite. Alcuni pazienti ricoverati presentavano anche danni cardiaci, trombosi, complicazioni neurologiche nonché problemi renali ed epatici. Un numero sempre maggiore di studi nei primi mesi ha suggerito una possibile spiegazione per questi fenomeni.

Il SARS-CoV-2 utilizza delle proteine (dette recettori ACE2) presenti sulla superficie delle cellule umane, per infettarle. Ma poiché gli ACE2 sono presenti in molti organi e tessuti, il virus infettava più parti dell’organismo, non solo le vie respiratorie. In alcuni report si afferma che il virus, o alcune sue parti, sono stati rinvenuti nelle cellule dei vasi sanguigni, nelle cellule renali e in piccole quantità nelle cellule cerebrali.

“Ho studiato molte pandemie, e in quasi tutte analizzando il cervello è possibile trovarvi il virus”, spiega Avindra Nath, neuroimmunologo presso i National Institutes of Health. Ad esempio, i tessuti cerebrali sottoposti ad autopsia di 41 pazienti ricoverati e poi morti per COVID-19 hanno rivelato bassi livelli di presenza del virus. Ma erano presenti anche chiari segni di danni, compresi neuroni morti e vasi sanguigni gravemente compromessi.

“È stato davvero sorprendente”, afferma Nath.

È probabile che il virus inneschi nel sistema immunitario dell’organismo una sorta di modalità iperattiva, detta “tempesta citochinica”, che provoca infiammazione e danni in diversi organi e tessuti. La risposta immunitaria anomala può proseguire anche dopo l’infezione, causando sintomi persistenti, tra cui affaticamento cronico, palpitazioni cardiache e confusione mentale.

“Ma vi sono serbatoi del virus che possono provocare infiammazione cronica”, spiega Sonia Villapol, neuroscienziata presso lo Houston Methodist Research Institute. Un recente studio non ancora sottoposto a revisione paritaria ha mostrato che il materiale genetico del SARS-CoV-2 può rimanere fino a 230 giorni nell’organismo e nel cervello dei pazienti COVID-19, anche in quelli che hanno presentato infezioni lievi o addirittura asintomatiche.

Susan Levine è un’infettivologa di New York specializzata in trattamento e diagnosi della sindrome da affaticamento cronico (in inglese CFS, Chronic Fatigue Syndrome), che presenta alcune similitudini con il cosiddetto long COVID. Ora visita 200 pazienti a settimana, rispetto ai 60 del periodo prepandemico. Rispetto alla CFS, il long COVID “ha effetti molto più intensi e marcati”, spiega Levine. “È come un tornado all’interno dell’organismo, e si passa da essere in grado di lavorare 60 ore a settimana a dover stare tutto il giorno a letto, dopo appena una settimana da quando si è contratta l’infezione. Il decorso è rapidissimo”.
Serbatoi animali di SARS-CoV-2

A preoccupare gli scienziati ora è la persistenza del SARS-CoV-2 al di fuori della popolazione umana e la possibilità che questo si diffonda ad altri animali per poi tornare all’uomo, prolungando così la pandemia.

In aprile 2020 tigri e leoni nello Zoo del Bronx di New York sono risultati positivi al COVID-19, destando l’interesse nel trovare altri animali potenzialmente vulnerabili. Poco tempo dopo, uno studio ha scoperto che determinati mammiferi, tra cui alcuni primati, cervi, balene e delfini, sono tra i più vulnerabili alla COVID-19, per via della somiglianza dei loro ACE2 con quelli delle cellule umane.

Un altro studio ha sfruttato modelli di apprendimento automatico per valutare le capacità di 5.400 specie di mammiferi di trasmettere il SARS-CoV-2; il risultato è stato che tra gli animali più a rischio di diffondere il COVID-19 molti sono quelli che vivono a stretto contatto con l’uomo, come il bestiame di allevamento e gli animali domestici.

Finora il SARS-CoV-2 ha infettato gatti, cani e furetti domestici, devastato gli allevamenti di visoni e si è diffuso tra tigri, iene e altri animali negli zoo. Inoltre, il SARS-CoV-2 è riuscito a compiere il salto dall’uomo ai visoni in cattività per poi tornare a infettare gli allevatori di visoni. Ed è possibile che una persona in Canada abbia contratto il COVID-19 da un esemplare di cervo dalla coda bianca.

“Il timore è che se il virus continua a evolversi nei cervi fino al punto in cui questi animali diventano sempre più immuni, gli anticorpi preesistenti dalla reinfezione potrebbero favorire l’ulteriore evoluzione del virus”, spiega Samira Mubareka del canadese Sunnybrook Health Sciences Centre. Inoltre, “il virus potrebbe circolare anche in altre popolazioni di animali selvatici”.

Comunque, la diffusione del SARS-CoV-2 nell’uomo continua a essere fonte di grande preoccupazione per gli scienziati, man mano che si scoprono ulteriori informazioni sul virus e sulla sua presenza e impatto sia nell’uomo che negli animali.

“Non sappiamo ancora cosa ci riservi il futuro”, conclude Wohl, “Abbiamo oltre due anni di storia ed esperienza sul campo eppure, nonostante tutte queste conoscenze, è ancora difficile prevedere cosa avverrà in futuro”.


https://www.nationalgeographic.it/scien ... li-esperti


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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 01/04/2022, 04:43 
e NON si sa di cosa è deceduta questa giovane ragazza di 17 anni!..ricoverata in ospedale con febbre e mal di gola, NEGATIVA al Covid19 e TRI-vaccinata, muore 36 ore dopo... [:291]

https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... 694ad86283

i genitori hanno fatto denuncia e vogliono l'autopsia per accertare responsabilità...NON SI MUORE A 17 ANNI PER FEBBRE E MAL DI GOLA!.. [:294]


questo sotto invece un altro caso di quelli che LASCIA POCHI DUBBI a chi con il cervello ancora ci ragiona!..sempre di meno a guardarsi attorno... [8] [:305]

https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... 694ad86283

uomo di 6 anni, sanissimo, fa la TERZA dose del siero genico e ci RESTA SECCO nelle 24 ore successive!..NESSUNA CORRELAZIONE?!? ma mi faccia il piacere!.. [:294]

[:295]



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 01/04/2022, 11:03 
vimana131 ha scritto:
Coronavirus: dopo oltre due anni l’evoluzione del virus continua a sorprendere gli esperti
Scienziati e medici continuano a rimanere sorpresi dalla rapidità con cui si evolve il virus, dai suoi effetti sul corpo umano ai suoi passaggi tra le specie.


In Italia sembra finalmente una realtà la "fine dell'emergenza" Covid-19. Il virus non è sparito, ma stiamo imparando a conviverci e le strutture ospedaliere riescono a gestire i ricoveri.

Ma questo non significa che il coronavirus non continui a mutare allertando scienziati e cittadini a non abbassare la guardia in vista dell'imminente allentamento delle restrizioni.

COME SI DIFFONDONO I VIRUS?
Come si diffondono i virus?
Chris e James si fermano a un mercato di animali selvatici lungo la strada a Monrovia, in Liberia. Filmato dalla serie “Virus Hunters”.

Raul Andino conosce bene gli agenti patogeni. In qualità di ricercatore dell’Università della California a San Francisco, da oltre 30 anni studia i virus a RNA, un gruppo che comprende il virus che provoca il COVID-19. Eppure, non immaginava che nel corso della sua vita avrebbe assistito a una pandemia di tali dimensioni.

“La portata e le implicazioni di questa pandemia sono ancora difficili da comprendere”, spiega Andino.

Anche se gli esperti nel suo campo sospettavano che sarebbe potuta scoppiare una pandemia, “il difficile è stabilire quando”, spiega, “è come per i terremoti: sappiamo che prima o poi ne arriverà uno, ma normalmente non ci pensiamo”.

L’11 marzo 2020, oltre due anni fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il COVID-19 una pandemia; da allora, la malattia ha infettato circa 500 milioni di persone in quasi 200 Paesi e ucciso oltre 6 milioni di persone in tutto il mondo, e non si è ancora arrestata.

In questi anni il coronavirus ha più volte stupito gli scienziati: molti esperti continuano a rimanere sorpresi dalla rapidità con cui si evolve il virus, dai suoi effetti sul corpo umano ai suoi passaggi tra le specie.

Il virus SARS-CoV-2 originale si è evoluto rapidamente in una serie di varianti che hanno finora impedito il ritorno alla normalità pre-pandemica. Pur disponendo dell’impronta genetica del virus e avendo la capacità di decodificare i genomi delle nuove varianti nell’arco di poche ore, virologi e operatori sanitari faticano a prevedere in che modo le mutazioni modificheranno la trasmissibilità e il livello di gravità del virus.

Milioni di persone stanno lottando contro sintomi che perdurano a volte per settimane ma anche per diversi mesi dopo la diagnosi dell’infezione. Gli scienziati stanno facendo a gara per comprendere la biologia di questa nuova e sconcertante sindrome chiamata long COVID.

Dopo due anni, molti aspetti del virus SARS-CoV-2 rimangono sconosciuti, afferma David Wohl, specialista di malattie infettive presso l’Università della Carolina del Nord. Ecco ciò che hanno scoperto finora gli scienziati e quali sono i misteri che continuano a tormentare gli esperti di coronavirus.
Lo scenario peggiore

Da decenni gli esperti avvertivano la possibilità che scoppiasse una pandemia. La crescente antropizzazione di aree un tempo selvatiche aumenta le probabilità che un nuovo agente patogeno possa compiere il “salto di specie” da un animale all’uomo, dando origine a una zoonosi letale. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature le malattie infettive emergenti che hanno origine negli animali selvatici sono aumentate in modo significativo tra il 1940 e il 2004.

Ma la maggior parte degli esperti temeva i virus dell’influenza, e non si aspettava che un coronavirus potesse causare un simile disastro.

Questa percezione è cambiata nel 2002-2004, con l’arrivo della SARS (acronimo inglese di sindrome respiratoria acuta grave), che ha infettato oltre 8.000 persone in 29 Paesi e provocato 774 morti. Poi nel 2012 la diffusione della MERS (acronimo inglese di sindrome respiratoria medio-orientale) ha infettato oltre 2.000 persone in 37 Paesi; finora quel virus ha ucciso circa 900 persone.

Eppure, non si prestava molta attenzione ai coronavirus, ritenendo più temibili altri virus, come quelli di influenza, HIV e dengue, spiega Andino.

Poi, è arrivato il SARS-CoV-2. Si diffonde più rapidamente degli altri coronavirus, secondo gli esperti in parte grazie alla sua capacità di spostarsi in modo efficiente da una cellula all’altra. Il SARS-CoV-2 è inoltre più difficile da contenere perché provoca molti casi asintomatici, quindi le persone possono diffondere il virus senza rendersene conto. “Si può dire che il SARS-CoV-2 ha trovato un modo per potersi diffondere rapidamente e anche provocare una malattia”, aggiunge Andino. “È il peggiore degli scenari”.
L’avanzata delle varianti

Come se non bastasse, il virus SARS-CoV-2 ha acquisito mutazioni genetiche molto più rapidamente del previsto.

In genere, i coronavirus mutano con una velocità inferiore rispetto ad altri virus a RNA, come l’influenza e l’HIV. Sia il SARS-CoV che il SARS-CoV-2 accumulano all’incirca due mutazioni al mese; dalla metà a un sesto rispetto alla velocità riscontrata nei virus dell’influenza. Questo perché i coronavirus presentano proteine che in un certo senso “correggono” gli errori introdotti nel materiale genetico del virus man mano che avviene la replicazione.

“Ecco perché pensavamo che il SARS-CoV-2 non si sarebbe evoluto molto rapidamente”, spiega Ravindra Gupta, microbiologo clinico presso l’Università di Cambridge.

Ma il virus ha presto smentito Gupta e i suoi colleghi. La comparsa di Alpha, la prima VOC (dall’inglese Variant Of Concern, variante di preoccupazione) identificata nel Regno Unito a novembre 2020, ha lasciato sbalorditi gli scienziati: presentava 23 mutazioni che la distinguevano dal ceppo originale del SARS-CoV-2, otto delle quali si trovavano nella proteina spike, elemento essenziale con cui il virus si ancora alle cellule umane e le infetta.

“È diventato evidente che il virus poteva compiere questi straordinari salti evolutivi”, spiega Stephen Goldstein, esperto di virologia evolutiva per l’Università dello Utah. Con questa serie di mutazioni, Alpha era il 50% più trasmissibile rispetto al virus originale.

La versione successiva, Beta, è stata identificata la prima volta in Sudafrica ed è stata considerata una VOC appena un mese dopo. Presentava otto mutazioni sulla spike virale, alcune delle quali aiutavano il virus a sfuggire alle difese immunitarie dell’organismo. E quando la variante Gamma è comparsa nel gennaio 2021, presentava 21 mutazioni, 10 delle quali si trovavano nella proteina spike. Alcune di quelle mutazioni rendevano la variante Gamma altamente trasmissibile e capace di reinfettare i pazienti che avevano già avuto il COVID-19.

“È sorprendente vedere i salti nella trasmissibilità che queste varianti compiono”, aggiunge Goldstein. “Non credo che prima d’ora sia mai stato osservato un virus agire in questo modo ma, in effetti, non abbiamo mai osservato una pandemia con le capacità di sequenziamento del genoma di cui disponiamo ora”.

Poi è stato il turno della variante Delta, una delle più pericolose e contagiose. È stata identificata la prima volta in India e indicata come VOC nel maggio 2021. Alla fine dello stesso anno la variante era dominante in quasi tutti i Paesi. La sua costellazione unica di mutazioni, 13 in totale e 7 nella spike, ha reso la variante Delta due volte più infettiva rispetto al ceppo originale di SARS-CoV-2, ha causato infezioni più lunghe e prodotto 1.000 volte più virus negli organismi delle persone infette.

“La capacità del SARS-CoV-2 di trovare nuove soluzioni e modi di adattarsi e diffondersi con tale facilità è stupefacente”, spiega Andino.

Tuttavia, la variante Omicron, che è da due a quattro volte più contagiosa rispetto alla Delta, ha velocemente sostituito quest’ultima in molte parti del mondo. Identificata la prima volta nel novembre 2021, presenta un numero insolitamente elevato di mutazioni: oltre 50 in tutto e almeno 30 nella spike, alcune delle quali aiutano il virus a eludere gli anticorpi meglio di tutte le versioni precedenti del virus.

“Questi enormi salti compiuti dalle mutazioni rendono la pandemia molto meno prevedibile”, spiega Francois Balloux, biologo computazionale presso il Genetics Institute dello University College London nel Regno Unito.
Infezioni croniche

Una delle spiegazioni più convincenti per questi notevoli salti nel numero di mutazioni è che il virus SARS-CoV-2 abbia potuto evolversi per lunghi periodi di tempo negli organismi degli individui immunocompromessi.

Durante lo scorso anno gli scienziati hanno identificato pazienti oncologici e persone con HIV in stadio avanzato che non sono riusciti a eliminare l’infezione da COVID-19 per mesi o addirittura per quasi un anno. I loro sistemi immunitari soppressi permettevano al virus di persistere, replicarsi e mutare per mesi.

Gupta ha identificato una di queste mutazioni (individuata anche nella variante Alpha) in un campione proveniente da un paziente oncologico rimasto infetto per 101 giorni. In un paziente con HIV in fase avanzata proveniente dal Sudafrica, rimasto infetto per sei mesi, gli scienziati hanno registrato una serie di mutazioni che hanno aiutato il virus a sfuggire alle difese immunitarie dell’organismo.

“Sapere che il virus cambia la propria biologia così rapidamente nella sua storia evolutiva è un’importante scoperta”, spiega Gupta. Anche altri virus, come l’influenza e il norovirus, mutano negli individui immunocompromessi, ma “è molto raro”, aggiunge Gupta, inoltre “infettano una serie ridotta di cellule”.

Il SARS-CoV-2, al contrario, si è dimostrato capace di infettare molte aree diverse dell’organismo, creando effetti che per gli scienziati è stato più difficile arrivare ad associare al virus.
Un virus non solo respiratorio

All’inizio della pandemia, il personale medico ha notato che il virus non causava solo una malattia simile alla polmonite. Alcuni pazienti ricoverati presentavano anche danni cardiaci, trombosi, complicazioni neurologiche nonché problemi renali ed epatici. Un numero sempre maggiore di studi nei primi mesi ha suggerito una possibile spiegazione per questi fenomeni.

Il SARS-CoV-2 utilizza delle proteine (dette recettori ACE2) presenti sulla superficie delle cellule umane, per infettarle. Ma poiché gli ACE2 sono presenti in molti organi e tessuti, il virus infettava più parti dell’organismo, non solo le vie respiratorie. In alcuni report si afferma che il virus, o alcune sue parti, sono stati rinvenuti nelle cellule dei vasi sanguigni, nelle cellule renali e in piccole quantità nelle cellule cerebrali.

“Ho studiato molte pandemie, e in quasi tutte analizzando il cervello è possibile trovarvi il virus”, spiega Avindra Nath, neuroimmunologo presso i National Institutes of Health. Ad esempio, i tessuti cerebrali sottoposti ad autopsia di 41 pazienti ricoverati e poi morti per COVID-19 hanno rivelato bassi livelli di presenza del virus. Ma erano presenti anche chiari segni di danni, compresi neuroni morti e vasi sanguigni gravemente compromessi.

“È stato davvero sorprendente”, afferma Nath.

È probabile che il virus inneschi nel sistema immunitario dell’organismo una sorta di modalità iperattiva, detta “tempesta citochinica”, che provoca infiammazione e danni in diversi organi e tessuti. La risposta immunitaria anomala può proseguire anche dopo l’infezione, causando sintomi persistenti, tra cui affaticamento cronico, palpitazioni cardiache e confusione mentale.

“Ma vi sono serbatoi del virus che possono provocare infiammazione cronica”, spiega Sonia Villapol, neuroscienziata presso lo Houston Methodist Research Institute. Un recente studio non ancora sottoposto a revisione paritaria ha mostrato che il materiale genetico del SARS-CoV-2 può rimanere fino a 230 giorni nell’organismo e nel cervello dei pazienti COVID-19, anche in quelli che hanno presentato infezioni lievi o addirittura asintomatiche.

Susan Levine è un’infettivologa di New York specializzata in trattamento e diagnosi della sindrome da affaticamento cronico (in inglese CFS, Chronic Fatigue Syndrome), che presenta alcune similitudini con il cosiddetto long COVID. Ora visita 200 pazienti a settimana, rispetto ai 60 del periodo prepandemico. Rispetto alla CFS, il long COVID “ha effetti molto più intensi e marcati”, spiega Levine. “È come un tornado all’interno dell’organismo, e si passa da essere in grado di lavorare 60 ore a settimana a dover stare tutto il giorno a letto, dopo appena una settimana da quando si è contratta l’infezione. Il decorso è rapidissimo”.
Serbatoi animali di SARS-CoV-2

A preoccupare gli scienziati ora è la persistenza del SARS-CoV-2 al di fuori della popolazione umana e la possibilità che questo si diffonda ad altri animali per poi tornare all’uomo, prolungando così la pandemia.

In aprile 2020 tigri e leoni nello Zoo del Bronx di New York sono risultati positivi al COVID-19, destando l’interesse nel trovare altri animali potenzialmente vulnerabili. Poco tempo dopo, uno studio ha scoperto che determinati mammiferi, tra cui alcuni primati, cervi, balene e delfini, sono tra i più vulnerabili alla COVID-19, per via della somiglianza dei loro ACE2 con quelli delle cellule umane.

Un altro studio ha sfruttato modelli di apprendimento automatico per valutare le capacità di 5.400 specie di mammiferi di trasmettere il SARS-CoV-2; il risultato è stato che tra gli animali più a rischio di diffondere il COVID-19 molti sono quelli che vivono a stretto contatto con l’uomo, come il bestiame di allevamento e gli animali domestici.

Finora il SARS-CoV-2 ha infettato gatti, cani e furetti domestici, devastato gli allevamenti di visoni e si è diffuso tra tigri, iene e altri animali negli zoo. Inoltre, il SARS-CoV-2 è riuscito a compiere il salto dall’uomo ai visoni in cattività per poi tornare a infettare gli allevatori di visoni. Ed è possibile che una persona in Canada abbia contratto il COVID-19 da un esemplare di cervo dalla coda bianca.

“Il timore è che se il virus continua a evolversi nei cervi fino al punto in cui questi animali diventano sempre più immuni, gli anticorpi preesistenti dalla reinfezione potrebbero favorire l’ulteriore evoluzione del virus”, spiega Samira Mubareka del canadese Sunnybrook Health Sciences Centre. Inoltre, “il virus potrebbe circolare anche in altre popolazioni di animali selvatici”.

Comunque, la diffusione del SARS-CoV-2 nell’uomo continua a essere fonte di grande preoccupazione per gli scienziati, man mano che si scoprono ulteriori informazioni sul virus e sulla sua presenza e impatto sia nell’uomo che negli animali.

“Non sappiamo ancora cosa ci riservi il futuro”, conclude Wohl, “Abbiamo oltre due anni di storia ed esperienza sul campo eppure, nonostante tutte queste conoscenze, è ancora difficile prevedere cosa avverrà in futuro”.


https://www.nationalgeographic.it/scien ... li-esperti


tutte queste mutazioni, sempre concentrate in larga misura nella SPIKE che è una parte minoritaria del virus dovrebbero far sorgere un bel pò di domande sull'efficacia di costruire vaccini che prendessero di mira proprio un pezzetto di quella proteina ignorando tutto il resto. Per fortuna ci ha pensato la natura a creare un vaccino efficace: Omicron.



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