La pandemia
Covid e diabete, un rapporto stretto
Diversi studi pubblicati sulle possibili relazioni tra le due malattie
Tra la Covid-19 e il diabete c’è un rapporto stretto. E, con ogni probabilità, bidirezionale. Se fin dai primi mesi della pandemia si è infatti capito che chi ha problemi legati al metabolismo degli zuccheri è più a rischio in caso di infezione da coronavirus, con il tempo sono emersi i primi riscontri di natura «opposta». Cioè: la malattia da Sars-CoV-2 potrebbe spianare la strada all’insorgenza del diabete. Sia delle forme autoimmuni (tipo 1) - come documentato anche tra i bambini in Lombardia, attraverso le colonne di «The Lancet» - sia di quelle più comuni (tipo 2). L’ultima indicazione, in questo senso, emerge da uno studio tedesco pubblicato su «Diabetology», la rivista della Società Europea per lo studio del Diabete.
Diabete in aumento dopo Covid-19?
In questa ricerca, gli specialisti del Diabetes Center dell’Heinrich Heine University di Dusseldorf hanno confrontato in maniera retrospettiva l’incidenza del diabete di tipo 2 in un gruppo di pazienti (1.171) che avevano avuto forme moderate di Covid-19 con l’analogo dato rilevabile in un altro campione di uomini e donne reduci da infezioni respiratorie di altra natura. Il confronto ha svelato un rischio superiore del 28 per cento di ammalarsi tra le persone reduci dalla malattia provocata da Sars-CoV-2. Un dato registrato fino a tre mesi dopo la negativizzazione. E che richiederà adesso una conferma su un periodo più lungo, per valutare un eventuale aumento dei casi di diabete o l’eventuale remissione. Questo sebbene un lavoro analogo - condotto negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista «The Lancet Diabetes & Endocrinology» - abbia già portato all’attenzione un aumento del rischio fino a un anno dopo la guarigione. Quanto alla possibile regressione del diabete, si tratterebbe quasi di una novità. Ma che nel caso della correlazione con Covid-19, come ipotizzato in un altro studio americano pubblicato sul «Journal of Diabetes and its Complications», in questo momento non è possibile escludere.
Le possibili relazioni tra le due malattie
Quello che è stato osservato in oltre due anni di pandemia è che Sars-CoV-2 può danneggiare direttamente le cellule beta del pancreas: quelle deputate alla sintesi dell’insulina, l’ormone che favorisce l’assorbimento degli zuccheri da parte (prevalentemente) del fegato e dei muscoli. Potrebbe questa una delle cause dell’aumentata incidenza del diabete nei pazienti reduci da Covid-19. Così come non è da escludere (a causa dell’aumentata risposta infiammatoria) una minore reattività nell’assorbimento da parte dei miociti, le cellule che compongono il tessuto muscolare. Infine, una terza ipotesi: legata all’aumento della sedentarietà e del peso corporeo registrato in linea generale negli ultimi due anni, conseguenza delle restrizioni imposte proprio dalla pandemia. Una di queste ipotesi - o la loro concomitanza - potrebbe essere alla base del trend di aumento dei casi di diabete registrati in diversi Paesi e riportato ormai in numerosi studi. Dalla comunità scientifica giunge però un invito alla prudenza: sia perché il legame tra causa (Covid-19) ed effetto (la comparsa del diabete) è tutt’altro che certo e sia perché potrebbe trattarsi anche di una correlazione provvisoria. Gli stessi autori dell’ultimo lavoro precisano che «il diabete di tipo 2 non sarà un problema per la maggior parte delle persone che hanno avuto la Covid-19 in forma moderata». Detto ciò, alle stesse è raccomandato di «fare attenzione a sintomi quali la fatica, il frequente bisogno di urinare e l’aumento della sete». Tutte possibili spie di una forma di diabete latente, di fronte alle quali diventa inevitabile interpellare il proprio medico o uno specialista.
Diabete in aumento anche tra i bambini
L’aumentata incidenza del diabete di tipo 2 tra i reduci dalla Covid-19 è emersa anche nella popolazione infantile. A documentarla, per ultimi, alcuni ricercatori del Centro statunitense per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Cdc). La loro ricerca, durata oltre un anno e pubblicata sul bollettino dell’Agenzia Federale, ha evidenziato un aumento del rischio più significativo degli under 18 entrati a contatto con Sars-CoV-2: sia rispetto ai coetanei sani sia rispetto a coloro che avevano avuto un’infezione respiratoria acuta prima della pandemia. Nel caso dei più piccoli, quanto alle possibili cause, osservato speciale è il cambiamento registrato negli stili di vita. «In un Paese che aveva già un serio problema di sovrappeso e obesità infantile, la pandemia non ha fatto altro che aggravare il quadro», afferma Mariacarolina Salerno, direttore dell’unità di pediatria endocrinologica dell’Università Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. Un aspetto che è destinato a perdurare nel tempo. «Dobbiamo essere pronti a fronteggiare gli strascichi a lungo - le fa eco Maria Rosaria Licenziati, direttore del centro obesità e patologie endocrine correlate dell’azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon di Napoli -. Si stima che un bambino obeso abbia un rischio più alto di divenire un adulto obeso. Alla luce di questo scenario diventa ancora più importante promuovere l’adesione alle raccomandazioni di una corretta alimentazione e attività fisica di bambini e adolescenti». Indicazioni che la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica ha riportato in un apposito vademecum.
https://www.rainews.it/articoli/2022/04 ... cde50.html