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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 21/09/2020, 15:13 
Covid, metà Francia dichiarata "zona rossa"


La maggior parte della Francia è ormai dichiarato "zona rossa". In particolare sono 50 i dipartimenti classificati nella "zona di circolazione attiva" del virus, dopo la pubblicazione ieri di un nuovo decreto nella Gazzetta ufficiale. Lo riferiscono i media francesi, secondo i quali Aveyron, Calvados, Doubs, Eure, Gers, Indre-et-Loire, Marne, Haute-Marne, Meurthe-et-Moselle, Saône-et-Loire, Tarn, Vienna e il Territorio di Belfort si sono uniti alla lista, che continua a crescere per il propagarsi del Covid-19. Al''elenco si aggiungono anche la Riunione d'oltremare, Guadalupa e Martinica, Saint-Martin e Saint-Barthélémy.


Il passaggio a una "zona di circolazione attiva" è legato a diversi indicatori, spiega il Ministero della Salute sul proprio sito: "Il tasso di incidenza, la pressione ospedaliera, il numero di esami effettuati, il tasso di positività test, l'evoluzione del numero di cluster". La classificazione permette un aumento della capacità di screening e ad un rafforzamento delle misure per bloccare l'avanzata del virus.

SCUOLA CHIUSA CON ALMENO 3 CASI - Nonostante l'aumento dei contagi, a partire da domani in Francia nelle scuole materne ed elementari non si procederà più alla chiusura sistematica di una classe sotto i tre casi di alunni positivi al Covid-19. Ad annunciarlo è stato il ministero dell'Educazione francese, precisando che la misura non riguarderà invece le scuole medie e i licei. Se un alunno risulterà positivo, i corsi potranno tuttavia continuare per il resto della classe, non più considerata come una serie di casi a potenziale rischio. Finora gli alunni che erano stati potenzialmente a contatto con il bambino positivo potevano rientrare a scuola solo dopo un test negativo realizzato sette giorni dopo l'ultimo presunto contatto con il compagno contagiato. Il protocollo per l'identificazione delle persone entrate in contatto con il caso positivo, il loro eventuale isolamento, la possibile chiusura di una classe o anche di un'intera scuola verrà applicato con almeno tre casi confermati nella stessa classe provenienti da famiglie diverse. L'insegnante di scuola materna o elementare che abbia fatto uso di mascherina e sia stato in prossimità di un alunno positivo e non protetto da mascherina non dovrà isolarsi. Una decisione che rispecchia il parere dell'Alto Consiglio per la Salute pubblica francese secondo cui i bambini "sono scarsamente a rischio di contrarre forme gravi e poco attivi nella trasmissione del Sars-Cov-2". In Francia 89 istituti scolastici, pubblici e privati, sono chiusi a causa di contagi, su un totale di 61.500.

Il ministro della Salute francese, Jean-Michel Blanquer, respinge le accuse di "contraddizioni" rivolte al governo di Parigi in seguito alla decisione di allentare il protocollo sanitario anti-Covid-19 nelle scuole. Intervenendo su Rtl, Blanquer ha sottolineato che "i bambini si contagiano molto poco a vicenda" ed ha confermato la chiusura delle classi nelle scuole materna e elementare a partire da almeno tre casi positivi. "Quando ci sono tre casi, saremo nella situazione di chiudere una classe". Oggi, ha aggiunto "un po' più di duemila classi sono chiuse in Francia, una cifra che scenderà con il nuovo protocollo".


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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 22/09/2020, 13:36 
NEWS – Covid, a Roma si ripopolano le terapie intensive


A Roma non si sta tranquilli, le terapie intensive, che erano rimaste per lo più vuote come nel resto della penisola, stanno vedendo un nuovo flusso di pazienti entrare in terapia intensiva.

I pazienti ricoverati per covid sono aumentati del 38%, dopo un estate molto tranquilla. Le terapie intensive segnao un 247%. C’è da dire che scorrendo i giornali si parla molto di percentuali, che sembrano effettivamente impressionanti, ma sarebbe bene chiarire subito i numeri, che invece spesso si nascondono al fondo degli articoli. Insomma, va bene che +247% fa vendere più giornali (o fa impennare i click), ma di quanti stiamo parlando? i pazienti in terapia intensiva a roma sono 27. Un mese fa erano 6, il 1 settembre 8. La tendenza è ovviamente preoccupante. Speriamo di aver imparato qualcosa dal disastro dei primi mesi di pandemia. Il timore è che i protocolli siano rimasti gli stessi, e quindi anche la percentuale di fatalità che dovremo affrontare. Esperienze di medici che con autonomia sono riusciti a ottenere risultati di gran lunga migliori rispetto alla media nazionale potrebbero risultare fondamentali per un uscita serena da questa pandemia. Ad esempio l’approccio del dottor Riccardo Munda, medico di base che senza ricette magiche è riuscito a far rimanere a zero il numero di morti e di ricoveri semplicemente continuando a visitare i propri pazienti a casa, attenzioni che da sole avrebbero determinato l’esito positivo delle sue terapie.

“Proprio perché non c’era una cura, era fondamentale intervenire subito. E quindi non solo visitare il paziente, ma visitarlo spesso per aiutare il fisico a reagire, calibrando e ricalibrando i farmaci a ogni suo minimo segnale. E cioè l’esatto contrario di quanto veniva ufficialmente consigliato: lasciarlo solo fin quando non riusciva più a respirare e poi farlo ricoverare in terapia intensiva”

[Covid Roma, boom di casi gravi: triplicati i posti letto per i ricoveri] Lo Spallanzani, l’istituto nazionale per le malattie infettive, conta 108 pazienti ricoverati, di cui 12 in terapia intensiva. Il 21 agosto, esattamente un mese fa, i pazienti erano 54, di cui 3 in rianimazione. Francesco vai, direttore sanitario ha commentat: «C’è un incremento dei ricoveri fuori dalla terapia intensiva e anche in terapia intensiva dove l’età media è arrivata a 54 anni. Ora è il momento dell’osservanza vigile delle regole».

Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli, il secondo ospedale focalizzato sul covid a romaovid 2 Hospital” di Roma.

Enrico Di Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Roma 1 ha commentato che nell’ultimo periodo la situazione era determinata per lo più dai possibili contagi di chi era tornato dalle vacanze, o da qualche festa privata, “pensiamo a quelle all’interno della comunità pervuviana” che avrebbe creato un focolaio. “Fra due-tre settimane, inizieremo a capire quali sono stati gli effetti della riapertura delle scuole”.

Nel dettaglio: ieri erano ricoverati negli ospedali della regione in 466, più 27 in rianimazione. Un mese fa erano 248, solo 6 in terapia intensiva. Il 1 settembre, i malati Covid ricoverati nel Lazio erano 336, 8 in rianimazione. «È un aumento che non può essere ignorato – commenta Enrico Di Rosa, il direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica ( SISP) della Asl Roma 1 – In questa fase scontiamo ancora l’ultima coda dei contagi in famiglia, originati spesso da chi è tornato dalle vacanze. O da qualche festa privata, pensiamo a quelle all’interno della comunità peruviana. Fra due-tre settimane, inizieremo a capire quali sono stati gli effetti della riapertura delle scuole».


https://comedonchisciotte.org/covid-a-r ... intensive/


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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 23/09/2020, 10:57 
la mia preoccupazione è che continuino a non fare un kaz.zo..
clorochina, eparina, quercetina, anti-infiammaotri cortisonici, ecc.
è pieno..

e che attendano solo la insufficienza respiratoria
per schiaffare la gente in terapia intensiva

senza fare nulla x evitare l'infiammazione ai polmoni..

comuqnue gli italiani sono scemi ma non fessi..
io credo di aver capito
perchè in italia c sia ammala di meno..


Firefox_Screenshot_2020-09-23T08-58-55.120Z.png




_________________
https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 23/09/2020, 14:59 
'Covid può favorire Parkinson', studio su 'ondata silenziosa' della pandemia


"Il mondo è pronto per un'ondata di conseguenze neurologiche provocate dal Covid 19"? E' la domanda che in Australia si sono posti gli scienziati del Florey Institute of Neuroscience and Mental Health. Un team di ricercatori sta studiando, in particolare, il potenziale legame tra Covid 19 e l'aumento di incidenza del Parkinson.


"Sebbene gli scienziati stiano ancora cercando di conoscere in che modo il virus SARS-CoV-2 sia in grado di arrivare al cervello e al sistema nervoso centrale, è acclarato il fatto che questo si verifichi", ha affermato il professor Kevin Barnham, del Florey Institute, sottolineando che "il virus può causare danni alle cellule cerebrali" innescando un "potenziale processo neurodegenerativo".

In un 'revier paper' pubblicato sul Journal of Parkinson's Disease, i ricercatori hanno evidenziato le potenziali conseguenze neurologiche a lungo termine del COVID-19, battezzando il fenomeno "ondata silenziosa". Gli scienziati sottolineano la necessità di ricorrere a strumenti diagnostici più accurati per identificare precocemente il processo neurodegenerativo delle cellule e adottare un approccio di monitoraggio a lungo termine per le persone che sono state infettate dal virus SARS-CoV-2.

Tra i soggetti contagiati, i sintomi neurologici variano da quelli più gravi, come l'ipossia, a quelli più comuni, come la temporanea perdita di olfatto. "Abbiamo scoperto che la perdita dell'olfatto o la riduzione dell'olfatto è stata segnalata in media in tre persone su quattro infettate dal virus SARS-CoV-2. Anche apparentemente questo sintomo può non sembrare motivo di relativa preoccupazione, in realtà ci dice molto su quello che sta succedendo all'interno: c'è un'infiammazione acuta nel sistema olfattivo", ha spiegato la ricercatrice di Florey Leah Beauchamp.

Si ipotizza che che l'infiammazione svolga un ruolo importante nella genesi delle malattie neurogenerative ed è stata studiata in modo approfondito nel morbo di Parkinson. Ulteriori ricerche su queste malattie potrebbero rivelarsi fondamentali per valutare tempestivamente le conseguenze del SARS-CoV-2.

"Riteniamo che la perdita dell'olfatto rappresenti un nuovo modo per rilevare precocemente il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. La perdita dell'olfatto si presenta in circa il 90% delle persone nelle prime fasi del morbo e un decennio prima delle manifestazioni motorie", ha aggiunto Beauchamp.

L'osservazione delle manifestazioni motorie attualmente è fondamentale nella diagnosi della malattia ma gli studi, si legge sul JPD, evidenziano che a questo stadio della malattia corrisponde che a questo punto il 50-70% della perdita del 50-70% di cellule dopaminergiche.

"Se si aspetta fino a questa fase della malattia di Parkinson per diagnosticare e curare, si perde l'opportunità di adottare terapie neuroprotettive con l'effetto desiderato", ha detto il professor Barnham.

L'obiettivo dei ricercatori è elaborare un protocollo di screening accessibile che consenta di identificare le persone che rischiano di sviluppare il Parkinson o che si trovano nelle prime fasi della malattia.

"Dobbiamo scuotere la comunità, facendo capire il Parkinson non è una malattia della vecchiaia. Come abbiamo sentito più e più volte, il coronavirus non discrimina - e nemmeno il Parkinson", ha evidenziato Barnham. "Conosciamo le conseguenze neurologiche che seguirono la pandemia di influenza spagnola nel 1918: il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson aumentò da due a tre volte. Dato che la popolazione mondiale è stata nuovamente colpita da una pandemia virale, la situazione è davvero molto preoccupante il potenziale aumento globale delle malattie neurologiche".

"Il mondo è stato colto alla sprovvista la prima volta, ma non è necessario che questo accada di nuovo. Ora sappiamo cosa è necessario fare. Accanto a un approccio strategico alla salute pubblica, stanno andando gli strumenti per la diagnosi precoce e trattamenti migliori essere la chiave", ha detto ancora.

Is the world prepared a wave of neurological consequences that may be on its way as a result of COVID-19? This question is at the forefront of research underway at the Florey Institute of Neuroscience and Mental Health. A team of neuroscientists and clinicians are examining the potential link between COVID-19 and increased risk of Parkinson’s disease, and measures to get ahead of the curve.

"Although scientists are still learning how the SARS-CoV-2 virus is able to invade the brain and central nervous system, the fact that it's getting in there is clear. Our best understanding is that the virus can cause insult to brain cells, with potential for neurodegeneration to follow on from there," said Professor Kevin Barnham from the Florey Institute of Neuroscience & Mental Health.

In a review paper published today in the Journal of Parkinson's Disease, researchers put spotlight on the potential long-term neurological consequences of COVID-19, dubbing it the "silent wave". They are calling for urgent action to be taken to have available more accurate diagnostic tools to identify neurodegeneration early on and a long-term monitoring approach for people who have been infected with the SARS-CoV-2 virus.

The researchers report that neurological symptoms in people infected with the virus have ranged from severe, such as brain hypoxia (lack of oxygen), to more common symptoms such as loss of smell.

"We found that loss of smell or reduced smell was on average reported in three out of four people infected with the SARS-CoV-2 virus. While on the surface this symptom can appear as little cause for concern, it actually tells us a lot about what's happening on the inside and that is that there’s acute inflammation in the olfactory system responsible for smell,” explained Florey researcher Leah Beauchamp.

Inflammation is understood to play a major role in the pathogenesis of neurogenerative disease and has been particularly well studied in Parkinson's. Further research into these illnesses may prove critical for future impacts of SARS-CoV-2.

"We believe that loss of smell presents a new way forward in detecting someone's risk of developing Parkinson's disease early. Armed with the knowledge that loss of smell presents in around 90% of people in the early stages of Parkinson's disease and a decade ahead of motor symptoms, we feel we are on the right track," added Ms Beauchamp.

Clinical diagnosis of Parkinson's disease currently relies on presentation of motor dysfunction, but research shows that by this time 50–70% of dopamine cell loss in the brain has already occurred.

"By waiting until this stage of Parkinson's disease to diagnose and treat, you've already missed the window for neuroprotective therapies to have their intended effect. We are talking about an insidious disease affecting 80,000 people in Australia, which is set to double by 2040 before even considering the potential consequences of COVID, and we currently have no available disease-modifying therapies," said Professor Barnham.

The researchers hope to establish a simple, cost-effective screening protocol aiming to identify people in the community at risk of developing Parkinson's, or who are in early stages of the disease, at a time when therapies have the greatest potential to prevent onset of motor dysfunction. They plan to put the proposal forward for funding from the Australian Government's Medical Research Future Funding scheme.

Additionally, the team have developed two neuroprotective therapies currently under investigation and have identified a cohort of subjects who are ideally suited to study the treatments. Through their research they gained new evidence that people with REM sleep behaviour disorder have a higher predisposition to go on to develop Parkinson's disease.

Parkinson's disease is a significant economic burden costing the Australian economy in excess of $10 billion a year.

"We have to shift community thinking that Parkinson's not a disease of old age. As we've been hearing time and time again, the coronavirus does not discriminate – and neither does Parkinson's," said Professor Barnham. "We can take insight from the neurological consequences that followed the Spanish Flu pandemic in 1918 where the risk of developing Parkinson's disease increased two to three-fold. Given that the world's population has been hit again by a viral pandemic, it is very worrying indeed to consider the potential global increase of neurological diseases that could unfold down track."

He added, "The world was caught off guard the first-time, but it doesn't need to be again. We now know what needs to be done. Alongside a strategized public health approach, tools for early diagnosis and better treatments are going to be key.”



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 25/09/2020, 12:35 
Cita:
Covid, ricordate le “scemenze” dal Giappone sul farmaco Avigan? non erano scemenze

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Forse qualcuno di voi ricorda il video di Cristiano Aresu che divenne virale a fine marzo, in pieno lockdown italiano. Nel video il giovane mostrava una piazza in giappone con persone tranquille senza mascherina mentre da noi non si poteva uscire di casa senza certificato. La calma del Giappone, secondo l’autore del video, era dovuta all’utilizzo di un farmaco, l’Avigan, che sarebbe stato efficace ed evidentemente molto tranquillizzante per tutti. Vista la viralità del video, sui media scoppiò il putiferio e partì il ritornello fake news, e un coro di voci unanime additò le informazioni come informazione false e pericolose. Burioni parlò di scemenze. Oggi il Giappone ne ha dichiarato la validità.

Masala su L’Antidiplomatico ci aggiorna sulla situazione.



di Giuseppe Masala

lantidiplomatico.it

Arriva l’annuncio dal Giappone che anche l’Avigan funziona contro il Covid19. Inutile ricordare che anche in questo caso dai nostri luminari (in primis il Professor Burioni) arrivò il fuoco di sbarramento: per loro l’unica soluzione percorribile per “combattere” l’infezione è chiudere la gente in casa, demolire l’economia, in attesa del fantomatico vaccino (manco a dirlo, possibilmente il loro, pagato profumatamente).

Importante anche uno studio europeo che attesta come in Italia solo per le mancate cure cardiologiche per la chiusura degli ospedali e per l’orientamento verso la lotta (sic) al covid19 ci saranno 20.000 (ventimila) morti in più evitabili.

Una strage silenziosa. Ma una strage reale, non immaginaria creata su un foglio excel.

Infine un’altra cosa: Banca Intesa sta mandando ai suoi clienti la pubblicità di una rete di ospedali, cliniche, laboratori privati dove fanno diagnosi e cure con lo “sconto per i clienti Banca Intesa”. Mentre la sanità pubblica è impegnata ad inseguire un fantasma di virus (sul quale peraltro si può intervenire con cure appropriate, ma che i protocolli ministeriali non prevedono) ci privatizzano la sanità. E se ti devi curare o paghi o crepi.

P.s.
Questo è ciò che diceva Burioni sull’Avigan (rectius, nel suo gergo, “il preparato giapponese”)

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ancora non hanno indagato sta ********** di Burioni, che paese di cazzoni.


Cita:
Studio danese: “Svezia verso l’immunità di gregge, la pandemia potrebbe essere finita”

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Alfonso Bianchi

Europa.today.it



Se la Svezia non sta vivendo una seconda ondata di contagi come il resto dell’Europa, non è perché lì la pandemia di coronavirus è in ritardo rispetto ad altre parti del mondo come ad esempio l’Italia, ma perché il Paese si avvia a raggiungere l’immunità di gregge. Lo afferma Kim Sneppen, professore di biocomplessità presso il Niels Bohr Institute di Copenhagen, esperto nella diffusione del virus.

Il numero di contagi per ogni 100mila abitanti in Francia è sette volte superiore a quello del Paese scandinavo, in Spagna addirittura 11 volte, nella vicina Danimarca è il triplo. E sono tutti Paesi che hanno attuato e stanno attuando severe misure per fermare la diffusione del contagio, mentre la Svezia continua con il suo approccio soft, basato quasi esclusivamente sulla responsabilità dei cittadini. Certo la mortalità nel Paese durante il primo picco è stata molto alta, soprattutto a causa di falle nel sistema di protezione delle case di cura, dove ci sono stati circa la metà dei decessi. La Svezia ha il quinto più alto tasso di mortalità pro capite in Europa dopo Belgio, Spagna, Regno Unito e Italia. La sua mortalità è cinque volte superiore a quella della Danimarca e circa dieci volte superiore a quella della Norvegia e della Finlandia. Ma ora il peggio potrebbe essere passato e se nei momenti più duri di aprile le morti per Covid-19, nel Paese di circa 10 milioni di abitanti, in un solo giorno hanno raggiunto il picco di 115, ora da alcuni giorni quella cifra è zero.

“Ci sono alcune prove che gli svedesi abbiano sviluppato un grado di immunità al virus che, insieme alle altre cose che nel Paese stanno facendo per fermare la diffusione del virus, è sufficiente per controllare la malattia”, ha detto Sneppen al quotidiano danese Politiken, ipotizzando anche che “forse, l’epidemia lì è finita”.

Secondo le teorie riconosciute per raggiungere l’immunità di gregge dovrebbe essere contagiata o vaccinata almeno il 60% della popolazione, ma un recente studio dell’Università di Stoccolma ha suggerito che un tasso del 43% potrebbe essere sufficiente nel caso del coronavirus. Questo perché, secondo la ricerca pubblicata su Science, “la trasmissione e l’immunità sono concentrate tra i membri più attivi di una popolazione, che sono spesso più giovani e meno vulnerabili”.

Se il virus si fosse trasmesso abbastanza tra di loro all’inizio della pandemia, ora i giovani e i cittadini più sani potrebbero aver creato, seppur in parte, quel muro protettivo di anticorpi che dovrebbe aiutare anche i più vulnerabili. “Anche solo il 20 per cento in meno fa una grande differenza perché le persone infette all’inizio dell’epidemia erano le più suscettibili al coronavirus e le più socialmente attive”, ha affermato il professor Tom Britton, uno degli autori dello studio.

Quella di provare a raggiungere l’immunità di gregge senza usare vaccini è una strategia rischiosa e molto controversa. Una strategia che tra l’altro lo stesso epidemiologo di stato svedese, Anders Tegnell, ha più volte assicurato di non aver perseguito volontariamente, sottolineando che le misure di social distancing sono state prese, anche se non imposte con la forza, cosa più semplice da fare in un Paese in cui i cittadini sono solitamente rispettosi delle regole e in cui per cultura non ci si riunisce spesso in grandi gruppi, non ci si abbraccia o bacia molto e si vive spesso da soli e non in grandi nuclei familiari.

Ad aprile il professor Neil Ferguson, dell’Imperial College di Londra, pubblicò uno studio in cui affermava che se si fosse tentata la strategia dell’immunità di gregge, e non si fosse imposta alcuna restrizione, nel Regno Unito sarebbero potute morire 500mila persone. In Svezia lo stesso avrebbe potuto potuto significare 85mila morti. Al momento ce ne sono stati 5.900, cifra altissima per il Paese, ma lontana dagli scenari catastrofici prospettati da alcuni scienziati come Ferguson.

Uno dei problemi dlel’immunità di gregge è che è difficile stabilire davvero quanta parte della popolazione avrebbe sviluppato anticorpi. In un studio del British Medical Journal pubblicato a inizio mese alcuni scienziati hanno sostenuto che i test attualmente utilizzati per accertare i livelli di anticorpi tra coloro che hanno avuto Covid-19 potrebbero sottostimare il numero di persone che hanno avuto il coronavirus, visto che le persone che hanno manifestato sintomi lievi potrebbero non risultare positive. Ciò, affermano, potrebbe a sua volta avere “importanti implicazioni per la modellizzazione epidemiologica della trasmissione della malattia e dell’immunità di gregge”, sottostimandola.

Fonte: https://comedonchisciotte.org/studio-danese-svezia-verso-limmunita-di-gregge-la-pandemia-potrebbe-essere-finita/



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 25/09/2020, 13:21 
In quale altro paese potrebbe accadere? Fondi per l'emergenza coronavirus spesi in armamenti


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di Piccole Note
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“Il Pentagono ha utilizzato i soldi dei contribuenti destinati a maschere e tamponi per realizzare parti di motori a reazione e giubbotti antiproiettile”. Questo il titolo di un articolo del Washington Post che interpella alquanto.



L’articolo ricorda come parte dei finanziamenti per far fronte all’emergenza coronavirus approvati dal Congresso degli Stati Uniti, un miliardo di dollari secondo il WP, sia stata destinata alla Difesa, ma poi utilizzata in maniera alquanto strana.


“Il Cares Act, approvato dal Congresso all’inizio di quest’anno – scrive il WP -, ha dato al Pentagono soldi per ‘prevenire, prepararsi e rispondere al coronavirus’. Ma poche settimane dopo, il Dipartimento della Difesa ha iniziato a rimodellare il modo in cui avrebbe utilizzato quei soldi secondo modalità molto diverse” da quelle originarie e dettagliate al Congresso, al quale poi ha anche riferito.


Secondo il Pentagono l’emergenza coronavirus non è solo una questione sanitaria, ma riguarda la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti.


Secondo informazioni raccolte dal WP, “le priorità di finanziamento del Pentagono sono state fortemente influenzate da uno studio di settore redatto nel 2018. Lo studio, sollecitato da un ordine esecutivo di Trump e dal consigliere economico Peter Navarro e condotto in stretta collaborazione con le associazioni dell’industria della difesa, ha indicato diverse centinaia di carenze della catena di approvvigionamento che potrebbero ostacolare la capacità delle forze armate statunitensi di competere con la Cina”.


L’ossessione maccartista, della quale Navarro è entusiasta rappresentante, che propaganda la Terra di Mezzo come una minaccia esistenziale degli Stati Uniti, sta consegnando l’America alla follia, che spesso, in politica, si associa alla corruttela, basti ricordare le razzie dei nazisti nelle terre occupate e in danno degli ebrei condannati ai campi di sterminio.


Esempio estremo, ma se non si pone un argine a tanta follia, certe perversioni estreme diventeranno inevitabili.
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Fonte



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Respinto dal suo paese perché ha studiato a Cuba, medico colombiano diventa parte del progetto sul vaccino anti covid Sputnik V


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Che il medico colombiano Germán Leonardo Abril sia l'unico latinoamericano che fa parte del team che lavora alla sperimentazione del vaccino russo Sputnik V, a Mosca, è un esempio tangibile della sua perseveranza e amore per la scienza.


Questo giovane di 30 anni, nato nel comune di Mogotes, nel dipartimento colombiano di Santander, stava conseguendo un diploma post-laurea in Neurochirurgia presso la Prima Università Statale di Medicina di Mosca 'IM Séchenov', quando l'emergenza dovuta al coronavirus ha fatto lo ha portato a concentrarsi sulla cura dei pazienti con questa malattia. Così, in mezzo alle dinamiche quotidiane nel contesto della pandemia, si è legato all'arduo lavoro della fase di sperimentazione clinica di questo vaccino, che "è il più avanzato che esista", come ha raccontato in un'intervista a RT.

Germán è arrivato a Mosca dopo che le autorità accademiche del suo paese hanno chiuso le porte delle università dove intendeva specializzarsi per aver studiato medicina a Cuba. Questo rifiuto, al di là della tristezza causata, gli ha fatto cercare altre opzioni, imparare una nuova lingua, volare per più di 10.000 chilometri, iniziare una nuova fase della sua formazione e oggi si sente orgoglioso di far parte del team che sviluppa il Sputnik V.

RT: Come arrivi a Cuba?

GLA: Mi sono laureato nel 2006 e ho ottenuto ottimi risultati all'esame di stato di qualità dell'istruzione dell'Istituto colombiano per la valutazione dell'educazione. Ho ottenuto il miglior risultato dalla mia scuola ed ero tra i migliori a Santander. Tuttavia, quel punteggio non era sufficiente per accedere alla medicina presso l'unica università pubblica che offriva quella laurea nel mio dipartimento.

Dopo di che ho ricevuto la notizia che avevo vinto una borsa di studio e sono andato a studiare medicina, all'inizio del 2007, presso la Scuola Latinoamericana di Medicina a Cuba. È stata un'esperienza molto bella, ho imparato molto e sono molto grato a loro. Vi convergono studenti praticamente da tutti i paesi dell'America Latina, degli Stati Uniti e di alcuni paesi africani.
L'accademia medica cubana è una delle migliori al mondo e sono orgoglioso di essermi laureato lì.

RT: Com'è stato il tuo ritorno in Colombia?

GLA: Sono tornato nel 2013 come medico di base. Quando sono tornato ho fatto le formalità per convalidare il titolo, l'anno di servizio sociale obbligatorio o "anno rurale" nel comune di Garzón (la cui economia è basata principalmente sull'agricoltura), nel dipartimento di Huila (sud-ovest del paese).

Il mio desiderio era quello di continuare con una carriera medica, con un diploma post-laurea in Neurochirurgia, motivo per cui ho iniziato a prepararmi per sostenere gli esami di ammissione di diverse università colombiane.

Ho superato gli esami, ho soddisfatto i requisiti di ogni università, ma quando sono arrivato al colloquio con una commissione giudicatrice mi hanno scartato perché dicevano che ero un laureato cubano ed è per questo che ero un 'comunista', 'guerrigliero', 'socialista', che stavo per organizzare sindacati e rivoluzioni con i lavoratori dell'ospedale e gli altri studenti di specialità delle università e non era quello che volevano.

È stato un periodo difficile. Dopo molti giorni di sforzi e anni di preparazione, le porte si stavano chiudendo. È stato difficile, triste e doloroso . Ho avuto difficoltà a capirlo in quel momento.

RT: Te l'hanno detto apertamente? Come prevale un criterio politico su uno accademico?

GLA: Sì, me l'hanno detto in faccia, di fronte a me, anche in un paio di occasioni con tono interrogativo. Quando sei in un tribunale del genere e vieni valutato, hai solo un'opzione ed è accettare i loro criteri. Purtroppo in Colombia non sono stato l'unico che ha dovuto vedere la parte negativa di queste interviste. Ci sono centinaia di colleghi e colleghe che anno dopo anno percorrono un percorso simile in cui si battono, sono bravi, hanno meriti accademici, ma vengono in questi tribunali e vengono respinti.

RT: Dato questo scenario, cosa hai fatto?

GLA: Avevo due opzioni: rassegnarmi e continuare a lavorare come medico di base o perseverare e portare avanti il ??mio sogno di diventare uno specialista in Neurochirurgia. Così ho iniziato a vedere le opzioni all'estero.
Già a Cuba c'erano molti professori che parlavano dell'accademia russa molto brava, con molta storia e alti standard di qualità. È anche un paese con un gran numero di premi Nobel in medicina, fisiologia, chimica. Ho cercato modi per andare in Russia e nel 2017 ho deciso di venire.

Ho iniziato con un corso di russo, ho sostenuto un test per certificare la mia conoscenza della lingua, un esame di cultura medica generale e uno di conoscenza specifica nel campo della neurochirurgia, tra le altre cose, e così ho ottenuto il posto per la residenza in Neurochirurgia a la prima università medica statale di Mosca "IM Séchenov".

RT: Com'è stato collegato alle sperimentazioni sul vaccino Sputnik V?

GLA: A marzo, l'università ha preso la decisione di cambiare il profilo di cura di tutti i suoi centri sanitari in cure specifiche per i pazienti con coronavirus. E inizia un processo di rieducazione, formazione, acquisizione di competenze e conoscenze per la cura di questi pazienti.
Successivamente l'università ha collaborato con il Gamaleya National Research Center for Epidemiology and Microbiology, che guida il progetto del vaccino Sputnik V, in relazione alla fase di sperimentazione clinica, e questo è il rapporto che ho con il progetto.

RT: Come sono le tue dinamiche?

GLA: Sono ore lunghe, devi alzarti presto e stare con le batterie dal primo giorno. L'orario di lavoro è abbastanza flessibile, nel senso che sai quando inizia ma non quando finisce.

RT: Come sono le prove a cui partecipi?

GLA: Innanzitutto dobbiamo parlare del processo di sviluppo del vaccino Sputnik V.
Nel novembre 2019 è stato descritto per la prima volta il coronavirus covid-19 ed è iniziata un'intera tipizzazione di questo virus: uno studio approfondito e approfondito delle sue caratteristiche, del materiale genetico che ha al suo interno, di come entra nelle cellule, come Questa replica inizia all'interno dell'essere umano, come si manifesta come malattia in un individuo, come sono state le complicazioni quando si è affetti dalla malattia, quali sono i meccanismi di difesa del corpo e come può essere curata.

Quando il virus si sposta da una persona all'altra, a quel tempo era escluso che fosse trasmesso attraverso vettori (animali) ed è stato determinato che fosse dovuto a gocce di saliva o muco che rimanevano galleggianti nell'aria quando una persona tossiva, starnutì o parlò ad alta voce per molto tempo senza indossare una maschera. Quindi i pazienti guariti iniziarono a essere osservati per un po' di tempo. Sono state effettuate titolazioni anticorpali (analisi cliniche di laboratorio) e sono state monitorate clinicamente per valutare se si fossero ammalati o meno.

Già tra gennaio o febbraio si era stabilito che, almeno in quel periodo, i pazienti non si ammalassero di nuovo anche quando furono nuovamente esposti ed a contatto con altri pazienti che avevano il coronavirus attivo. Da lì si è accesa la luce della speranza, perché si diceva che fosse possibile sviluppare l'immunità contro il coronavirus.

RT: Com'è stato il processo di vaccinazione?

GLA: È stata avviata una fase di progettazione molecolare del vaccino, sono stati realizzati prototipi e testati in vitro nei laboratori.

La teoria ha mostrato che esisteva un modello molto praticabile che utilizzava la tecnologia adenovector - che sono adenovirus o virus molto vecchi che sono esistiti anche prima della comparsa dell'uomo - e che colpiscono il tratto respiratorio superiore.

A questi adenovirus vengono apportate modifiche genetiche, che consistono nel rimuovere la loro capacità di riprodursi, e il materiale genetico del virus viene inoculato per la parte in cui si vuole sviluppare l'immunità.

Fondamentalmente ciò che viene fatto è che le cellule del corpo sono in grado di produrre anticorpi in modo che il virus non possa legarsi alle cellule.

RT: Quali sono state le fasi dei test?

GLA: I primi test sono stati fatti con piccoli roditori, i risultati sono stati positivi; successivamente con le scimmie superiori i risultati furono incoraggianti e si decise di effettuare i primi test con l'uomo (fase clinica).
La prima fase è stata quella di determinare la sicurezza del vaccino. In questa prima fase sono stati scelti giovani sani tra i 18 ei 35 anni , che non avevano avuto contatti in alcun modo con pazienti affetti da coronavirus e in servizio militare in Russia.
È stato evidenziato che fino al 92% dei pazienti aveva dolore al sito di iniezione, il che è normale; tra il 40 e il 48% aveva la febbre, non superiore a 39 gradi, alla prima dose, e circa il 13% ha sviluppato altri effetti avversi come malessere generale, debolezza, dolori articolari, brividi, molto simili a quelli di un comune raffreddore.
Il vaccino è stato determinato per essere sicuro, il campione è stato ampliato e nella sottofase successiva sono stati utilizzati circa 40.000 nuovi pazienti di entrambi i sessi e di tutte le età, con risultati molto simili.

La fase successiva è stata seguita per determinare se il vaccino era efficace, cioè se era immunogenico . È stato stabilito che la risposta immunitaria generata era superiore all'immunogenicità che si verifica nei pazienti infetti e guariti.

L'altra fase è stata quella di determinare la durata dell'immunizzazione contro il coronavirus. Per questo sono stati prelevati campioni periodici in questi pazienti vaccinati e, dopo aver osservato alcune curve di decadimento e grazie a proiezioni al computer e algoritmi di prognosi, si è determinato che il vaccino genererà immunità nei pazienti fino a due anni.

RT: Sei vaccinato o corrisponde quando applicato al personale medico?

GLA: Non sono vaccinato. Si prevede che una massiccia campagna di vaccinazione inizi dall'ultima settimana di settembre o dalla prima settimana di ottobre. Verranno applicate circa 2 milioni di dosi al mese. È una vaccinazione volontaria, ma le popolazioni target sono il personale sanitario, gli anziani e altri gruppi ad alto contatto con il pubblico. Gradualmente si diffonderà al resto della popolazione.

RT: Ci sono altri latinoamericani nella tua squadra?

GLA: Non che io sappia.

RT: Questo vaccino sarà prodotto nei paesi dell'America Latina?

GLA: La capacità produttiva della Russia al momento è di 2 milioni di dosi al mese, ma si stima che, in una proiezione ottimistica, si possano produrre fino a 500 milioni di dosi all'anno .

Sono necessari ancora più milioni di dosi per coprire uno spettro globale. Per questo motivo è prevista la possibilità di collaborare con altri Paesi con laboratori che abbiano un livello tecnologico simile e che possano adattare rapidamente le loro linee di produzione per il vaccino. In America Latina questi paesi sono Cuba, Brasile e infine il Messico, sebbene possano apparire nuovi attori nella sfera latinoamericana.

RT: Pensi che possa raggiungere il tuo paese?

GLA: La Russia è pronta a condividere i suoi risultati nella scienza con tutti i paesi che lo desiderano. È aperto a dialogare bilateralmente e le organizzazioni che lo desiderano possono contattare l'Istituto Gamaleya, che guiderà queste relazioni. Ma è necessario contattare.

Capisco che nel caso della Colombia, l'ambasciatore russo in quel paese abbia inviato una lettera offrendo questa possibilità, ma il progetto Sputnik V non è nello spettro di osservazione dei progetti del Ministero della Salute e della Scienza al momento, come lo è. così sono altri da AstraZeneca, Pfizer e Johnson & Johnson.

Ogni paese è libero di ricevere o rifiutare l'uno o l'altro progetto, tuttavia, attualmente il mondo non è in grado di scegliere cosa gli piace e cosa non gli piace , stiamo attraversando una pandemia in cui molte persone continuano ad ammalarsi, che peggiorano, arrivano la terapia intensiva e muoiono.

Ogni paese dovrebbe abbracciare e vedere con occhi pieni di speranza i risultati di questo progetto e mettersi in contatto perché oggi è il vaccino più avanzato che esista.

RT: Cosa pensi di chi ha criticato la "velocità" con cui è uscito lo Sputnik V?

GLA: Il vaccino è vero che è uscito abbastanza velocemente grazie al fatto che in Russia l'iter legale e burocratico per i test è stato reso più flessibile perché in questo Paese gli interessi del Ministero della Salute convergono con quelli della Difesa, intendo questo come una situazione della sicurezza biologica nazionale. È stata una congiunzione di ministeri, organizzazioni e gruppi di lavoro che si sono riuniti nello stendardo Sputnik V. Si dovrebbe anche tenere conto dell'accumulo di conoscenze dell'Istituto Gamaleya nella sperimentazione con adenovettori, dello sviluppo di due vaccini contro l'Ebola, anch'essi già in atto. nella fase tre; il vaccino in fase di sviluppo contro l'altro attuale coronavirus, che colpisce il Medio Oriente.

Che sia uscito rapidamente dovrebbe essere positivo perché è un messaggio al mondo che sono pronti e che hanno la tecnologia per affrontare una pandemia, ma sfortunatamente volevano vedere dal lato che era affrettato.

Le comunità scientifiche, per la maggior parte, salutano il successo russo, ma i giornalisti che trattano argomenti scientifici, che sono spesso motivati ??da altri interessi e che si basano sulle informazioni che cercano "googling", sono quelli che attaccano. Ed è difficile da digerire.
Uno dei risultati del vaccino è che rompe con la speculazione, cioè, con il passare dei mesi e la diffusione della malattia in tutto il mondo, i diversi sistemi sono sempre più stressati e alla fine i paesi sarebbero disposti a pagare somme più alte per l'acquisizione di dosi di vaccini contro il coronavirus.

La Russia, lanciando il vaccino, rompe con quel mercato della speculazione, dice al mondo che è possibile e che ha costi alla portata di quasi tutti i paesi, anche nelle situazioni economiche più avverse.

Alcuni dicono che questo è un episodio in più della Guerra Fredda e io, come latinoamericano, capisco che la guerra è il confronto di due o più gruppi, con l'aggressione reciproca come strumento fondamentale. Questo progetto è pieno di amore e speranza e cerca di salvaguardare il benessere dell'umanità.

RT: Pensi che il tuo ritorno in Colombia sarà facile?

GLA: Voglio tornare in Colombia perché è il mio paese e la mia patria, la mia famiglia e molti dei miei amici sono lì. Credo che tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di ricevere un'istruzione abbiamo il dovere di contribuire poi a educare gli altri. È un sogno che ho: tornare nel mio paese per offrire alla gente molte delle cose che ho imparato
I dubbi mi assalgono perché so che non sarà un ritorno facile per molteplici motivi, ma lo auguro moltissimo. Cerco di essere ottimista.
Sono consapevole che ci sono ancora tante persone con pregiudizi, con idee sbagliate, il tempo dirà, le porte si apriranno poco a poco.

RT: Come ci si sente a far parte del team che sta testando il vaccino?

GLA: Preferisco non essere il protagonista perché è una grande squadra, composta da tante persone dedite, laboriose, brillanti, altruiste ed è il gruppo che merita davvero tutti gli applausi. Preferisco stare di lato. È un orgoglio.
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 25/09/2020, 16:42 
Coronavirus, il Telegraph pubblica lo studio choc su mascherine e distanziamento: non proteggono più


Il Telegraph pubblica uno studio allarmante di ricercatori Usa che però ancora attende verifica definitiva secondo cui il coronavirus è mutato più volte rafforzandosi notevolmente, aumentando propria carica virale senza intaccare letalità e imparando a difendersi dalle protezioni comunemente usate. Non lo fermano più nè le mascherine nè il lavaggio delle mani a cui sarebbe ora resistente e nemmeno la distanza di 1-2 metri che si rivelerebbe inefficace. Lo studio è fatto da ricercatori di università del Texas e di quella di Chicago che hanno analizzato da marzo in poi migliaia di sequenze genomiche del virus rilevando questa mutazione nel 99,9% dei casi.



https://www.iltempo.it/esteri/2020/09/2 ... -24655657/


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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 25/09/2020, 16:54 
vimana131 ha scritto:
Coronavirus, il Telegraph pubblica lo studio choc su mascherine e distanziamento: non proteggono più


Il Telegraph pubblica uno studio allarmante di ricercatori Usa che però ancora attende verifica definitiva secondo cui il coronavirus è mutato più volte rafforzandosi notevolmente, aumentando propria carica virale senza intaccare letalità e imparando a difendersi dalle protezioni comunemente usate. Non lo fermano più nè le mascherine nè il lavaggio delle mani a cui sarebbe ora resistente e nemmeno la distanza di 1-2 metri che si rivelerebbe inefficace. Lo studio è fatto da ricercatori di università del Texas e di quella di Chicago che hanno analizzato da marzo in poi migliaia di sequenze genomiche del virus rilevando questa mutazione nel 99,9% dei casi.



https://www.iltempo.it/esteri/2020/09/2 ... -24655657/

Perciò, ad eccezione di qualche ceppo africano che resisterà, i cinesi avranno strada libera su tutto il pianeta??? [:291] [:291] [:291]



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 25/09/2020, 19:04 
A me qualsiasi notizia sul coronanientus ha stufato.



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 25/09/2020, 21:33 
Esatto.



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https://roma.corriere.it/notizie/politi ... 0b7e.shtml
Conte ripercorre le tappe della crisi: «Vorrei ricordare che con la parlamentarizzazione della crisi la Lega ha poi formalmente ritirato la mozione di sfiducia, ha dimostrato di voler proseguire, sono stato io che ho detto “assolutamente no”perché per me quell’esperienza politica era chiusa».


http://www.lefigaro.fr/international/mi ... e-20190923
il stipule que les États membres qui souscrivent à ce dispositif de relocalisation des personnes débarquées en Italie et à Malte s’engagent pour une durée limitée à six mois - éventuellement renouvelable. Le mécanisme de répartition serait ainsi révocable à tout moment au cas où l’afflux de migrants vers les ports d’Italie et de Malte devait s’emballer.
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 25/09/2020, 21:34 
vimana131 ha scritto:
Coronavirus, il Telegraph pubblica lo studio choc su mascherine e distanziamento: non proteggono più


Il Telegraph pubblica uno studio allarmante di ricercatori Usa che però ancora attende verifica definitiva secondo cui il coronavirus è mutato più volte rafforzandosi notevolmente, aumentando propria carica virale senza intaccare letalità e imparando a difendersi dalle protezioni comunemente usate. Non lo fermano più nè le mascherine nè il lavaggio delle mani a cui sarebbe ora resistente e nemmeno la distanza di 1-2 metri che si rivelerebbe inefficace. Lo studio è fatto da ricercatori di università del Texas e di quella di Chicago che hanno analizzato da marzo in poi migliaia di sequenze genomiche del virus rilevando questa mutazione nel 99,9% dei casi.



https://www.iltempo.it/esteri/2020/09/2 ... -24655657/


Ahahah quindi questo virus alieno è diventato intelligente, forte, furbo, guardandolo al microscopio si potrà vedere come gli sia cresciuto un mini cervello!!
Ormai su leggono talmente tante puttanate che devo trovarmi d'accordo con wolf, le notizie hanno stufato ne abbiamo le palle piene.



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 26/09/2020, 00:58 
Robiwankenobi ha scritto:
Ormai su leggono talmente tante puttanate che devo trovarmi d'accordo con wolf, le notizie hanno stufato ne abbiamo le palle piene.

Ormai è diventato "l'olio nero" di x-files... Causa di tutto e di più: trombosi, alzheimer, convulsioni, diarrea, costipazione, emicranie, ecc ecc!

Tattica della paura... Anche oggi il bollettino di guerra ha dichiarato "20 morti". Ormai, furbescamente, non specificano più se sono morti DI covid o CON il covid!
Infatti vorrei sapere l'età dei defunti e le patologie che avevano, perché va da sé che un 90enne si ammala di corona rischia grosso, così come un malato oncologico! Ma rischierebbero di andare al creatore pure con un'influenza "standard".

Non specificano niente, quindi è una tattica voluta.
Nel frattempo, col favore delle tennebreh, continuano ad arrivare migliaia di clandestini ogni giorno, e il governo è intento a lubrificare i cetrioli che mamma UE ha preparato per noi. Ora che c'è stato pure l'attentatoh, festa grande! Covid+Islam= PAURA EH?!
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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 26/09/2020, 13:19 
vimana131 ha scritto:
Coronavirus, il Telegraph pubblica lo studio choc su mascherine e distanziamento: non proteggono più


Il Telegraph pubblica uno studio allarmante di ricercatori Usa che però ancora attende verifica definitiva secondo cui il coronavirus è mutato più volte rafforzandosi notevolmente, aumentando propria carica virale senza intaccare letalità e imparando a difendersi dalle protezioni comunemente usate. Non lo fermano più nè le mascherine nè il lavaggio delle mani a cui sarebbe ora resistente e nemmeno la distanza di 1-2 metri che si rivelerebbe inefficace. Lo studio è fatto da ricercatori di università del Texas e di quella di Chicago che hanno analizzato da marzo in poi migliaia di sequenze genomiche del virus rilevando questa mutazione nel 99,9% dei casi.



https://www.iltempo.it/esteri/2020/09/2 ... -24655657/



ushdahsduhusaddshau si vabbè ha anche le alabarde spaziali ed i razzomissili?

Cita:
L’invasione degli ultracovid

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di Livio Cadè
http://www.ereticamente.net

Non dobbiamo chiudere occhio tutta la notte.
O ci sveglieremo trasformati in qualcosa di inumano.
Molte persone perdono a poco a poco la loro umanità senza accorgersene.
(da “L’invasione degli ultracorpi”)


Secondo Toynbee “le civiltà muoiono per suicidio, non per assassinio”. La nostra civiltà lo conferma. Noi stiamo per essere distrutti non da invasioni di orde barbariche, di eserciti ottomani o cavallette, e nemmeno di virus o batteri. L’uomo moderno si sta uccidendo da solo, è lui stesso a determinare l’invasione che porrà fine alla civiltà come oggi la conosciamo. L’invasore è un’entità immateriale che attacca le persone alterandone le funzioni cognitive, controllando la loro volontà e le loro emozioni. Non è possibile dire con certezza se l’infezione avvenga per via chimica, elettromagnetica o eterica. Sappiamo che colpisce il sistema nervoso centrale, compromettendo le facoltà psichiche correlate alla corteccia e al sistema limbico. Provoca, per così dire, una scissione tra l’anima e le funzioni cerebrali, come recidendo il filo che le lega. Questa pandemia mentale, per la quale non esiste vaccino, ha origini lontane.

Per comprenderne la cause, dobbiamo partire dalla nostra credenza più comune, ossia quella di essere liberi pensatori. L’idea che pregiudizi e censure appartengano al passato e che le democrazie moderne garantiscano libertà di pensiero è un’illusione diffusa. In realtà, nella società attuale, istruzione di massa e informazione son diventate strumenti totalitari di repressione e controllo delle coscienze. Le scuole sono centri di indottrinamento collettivo, e i media riempiono ogni giorno i cervelli di falsità e pregiudizi. La cultura stessa diviene organo di censura. Ogni cittadino sviluppa un dispositivo di blocco della libertà di pensiero, una sorta di sensore che, in caso di conflitto col pensiero omologato, fa scattare in lui un segnale d’allarme, un senso di indegnità morale e intellettuale che lo induce a rientrare immediatamente nei ranghi. Avendo interiorizzato questo sofisticato Super-io sociale, ha l’illusione di non subire censure esterne.

Questo non era certo possibile in tempi di analfabetismo e arretratezza culturale. Sicuramente un contadino medievale aveva maggior autonomia di giudizio di un laureato medio di oggi. Il mercato di capre, galline e rape cui si recava non faceva di lui un consumista e la ricca aristocrazia non era interessata alle sue opinioni. Tenere il popolo nell’ignoranza pareva una saggia forma di governo, ma in compenso gli si lasciava il suo buon senso e la sua ineducata intelligenza. Oggi sappiamo invece che scuole, libri, giornali, programmi radiofonici e televisivi, sono strumenti di governo assai più efficaci. L’ignoranza lascia vuoti pericolosi e ingovernabili. Molto più sicuro è riempire preventivamente la testa delle persone. Per questo la nostra società alimenta credenze e superstizioni molto più potenti che in passato. Quando il contadino medievale veniva frustato o depredato, non si illudeva di essere un uomo libero. Sapeva bene di esser servo e se per strada s’imbatteva nel nobile padrone rispettosamente si inchinava. Quando il predicatore tuonava dal pulpito, forse l’idea dell’inferno lo spaventava, ma nel suo pratico realismo non avrebbe scambiato la vacca con l’assoluzione dei peccati.

Noi crediamo invece a tutto ciò che i media raccontano, in uno stato di passiva e puerile dipendenza. L’infantilismo di massa è oggi la miglior garanzia per chi governa. Perciò ogni giorno vengono ripetuti, come filastrocche ad usum infantis, logori miti liberali e progressisti, fruste favole umanitarie e scientifiche. Si può far credere alla gente che le guerre siano missioni di pace, gli strozzini dei benefattori, immonde schifezze dei capolavori. In pratica, la nostra società si fonda sulla fiaba, vive di favole e leggende, e il cittadino medio non sa più distinguere tra realtà e fantasia. È proprio questa cultura ingannevole a distruggerci. Perché non si accontenta più di manipolare e falsificare la realtà, ma sopprime la verità dell’uomo alla radice. La menzogna è l’arma con cui la nostra civiltà si suiciderà. Possiamo così meglio comprendere cosa abbia reso possibile questa diabolica invasione, tesa apparentemente al dominio totale del pianeta ma in realtà scatenata da un oscuro impulso di autodistruzione (che è forse necessaria espiazione e purificazione). Le porte erano già state aperte, i ponti abbassati, le armi consegnate al nemico. Complici e collaborazionisti avevano preparato il terreno e la coscienza collettiva era ormai una cittadella indifesa, pronta a crollare.

È bastato raccontare una nuova e più sorprendente fiaba, usando il classico canovaccio della lotta tra il Bene e il Male: un invisibile demone semina morte e distruzione; il buon Re ordina al popolo di chiudersi in casa; le sagge fatine donano alla gente magiche mascherine con cui proteggersi (dire che le vendono sarebbe più esatto); sapienti maghi insegnano come tenersi lontani dal pericolo; su tutto il regno grava un terribile maleficio; la gente non può lavorare, amare, divertirsi; e sarà così finché il salvatore non giungerà, brandendo l’arma incantata che ucciderà il demone (superfluo dire quanto ci costerà questo gesto valoroso). Tradotta in una fiaba sanitaria tanto semplicistica quanto inverosimile, questa storia è volata per il mondo, e le spore degli ultracovid l’hanno usata come un vento per arrivare in ogni luogo. Pochissimi han capito che era una favola. Gli altri hanno sgranato gli occhi come bambini eccitati, spaventati e affascinati insieme.

Ordini contraddittori, multe folli, distanziamenti paranoici, alla fiaba si sono aggiunte enunciazioni e procedure surreali, come in un teatro dell’assurdo. A volte invece è il tono farsesco a prevalere. La figura tragicomica dell’asintomatico, la riduzione della vita a eterna ipocondria, le catene di Sant’Antonio degli ipotetici contagiati, i vessatori isolamenti, le profilassi coatte, son trovate degne di Molière. Più spesso però il racconto degenera in un cupo delirio: fantasmi della peste nera, lazzaretti, liturgie funebri, conferiscono alla fiaba toni da Grand guignol. Certo è disumano e insensatamente crudele, anzi un crimine feroce, proibire di assistere i propri cari morenti e di dar loro cristiana sepoltura. È una tirannia, ma grottesca e senza dignità. Fa amaramente ridere vedere un dittatore che nasconde la sua brutalità dietro paradossi e non-sense. I tiranni del passato erano meno ipocriti, e se ti mettevano la mordacchia o ti muravano vivo non si spacciavano per filantropi. Oggi invece si definisce ‘liberismo’ l’assenza di libertà. E, rispetto al moderno capitalismo, le antiche tirannidi erano certo più effimere e blande. Ma oggi i tiranni si celano dietro rassicuranti maschere. Sembrano pieni di buone intenzioni e di premure affettuose, preoccupati sempre per il nostro bene. Hanno l’aria sollecita di una mamma che ti costringa a prender l’olio di ricino. Come potremmo odiarli? Bruto uccise il padre, ma nessun tirannicida potrebbe pugnalare la mamma.

In ogni caso, il tirannicidio è démodé. E pure la sommossa popolare è oggi anacronistica. Questo per tre ragioni fondamentali. La prima è che se in passato la roncola o il forcone potevano forse competere con la lancia e la spada, oggi la roccaforte del potere è difesa da mercenari dotati di armi ultra-tecnologiche. Farsi massacrare sarebbe un sacrificio nobile ma inutile. La seconda è che non esiste un popolo, solo una massa di particelle umane rette da leggi meccaniche. La terza è che in questa massa scolarizzata e sclerotizzata dai media l’impulso di ribellarsi è stato opportunamente inibito. Inutile aspettarsi sussulti di rivolta in cervelli manovrati dagli slogan della pubblicità e della retorica politica. Assuefatta alla grande fiaba democratica, la gente scambia una condizione di schiavitù per libertà e non vede alcun giogo da cui liberarsi. Ed è ingenuo sperare che dei pennaioli prezzolati possano raccontar loro la verità, o che lo faccia una banda di scienziati ruffiani o di politici portaborse.

Da parte mia, mi rassegnai alla sconfitta il giorno che cessò l’obbligo di portar la maschera. Quella mattina speravo di rivedere per strada volti umani, liberi finalmente dall’umiliazione di quel miserabile e inutile cencio messo sulla bocca. Ma quasi tutti lo portavano ancora. Ne chiesi la ragione ad alcune persone, giovani e anziane. Mi dissero: “meglio esser prudenti”, “per senso di responsabilità”, “per sicurezza”, “l’ho scampata finora, voglio scamparla ancora” e altre simili risposte nelle quali non si troverebbe un atomo di intelligenza o di realismo. Entrai in un grande supermercato. Ero l’unico a volto scoperto tra centinaia di esseri che vagavano nascosti da una maschera, come mandrie marchiate col simbolo del padrone. I loro occhi, affiorando dal bavaglio, mi fissavano con un misto di odio, disprezzo e paura. Gli ultracovid erano ovunque. Avevano preso possesso delle persone, usando i loro corpi come involucri. Capii che la battaglia era persa. “Solo un dio ci può salvare”, pensai.

Oggi, quando incontro qualcuno, non so se è ancora umano o uno di loro. Se parlo con un vecchio conoscente, non noto a tutta prima differenze sensibili. Per capire se il suo cervello ha contratto l’infezione aliena devo alludere al Covid come a un’enorme messinscena, negare che sia una devastante pandemia o un flagello di Dio. Se è un ultracovid si farà aggressivo. “E i morti”, protesterà, “tutti questi morti?” Questa domanda è fondamentale, nel senso che rivela il fondamento onirico della fiaba, il sogno di immortalità che la sostiene. Chi vive in questa fiaba non vede che la gente muore come prima, poco più, poco meno. Un’influenza che manda qualcuno all’altro mondo fa solo il suo onesto lavoro, come un infarto, un incidente o un tumore. Una persona sana lo sa e non passa il suo tempo a far inutili riti apotropaici, fuggendo o nascondendosi. Ma ora, in questa fiaba, sembra che le persone muoiano tutte di Covid. Solo un fantomatico virus sembra frapporsi tra noi e l’immortalità. Perciò bisogna combattere con ogni mezzo questo misterioso spettro. In preda a una psicosi igienista, la gente si illude che basti indossare una maschera, distanziarsi e sanificare l’ambiente per non morire più. Questa soggiacente struttura allucinatoria è il segno indubitabile di possessione da ultracovid.

Inutile cercare di scuoterli, di liberarli da quel parassita cerebrale. Ti guarderanno con aria allarmata, come fossi tu l’alieno. Non serve appellarsi alla logica, ai fatti, ai dati reali. Niente può scalfire il loro monolitico blocco di angosce e certezze. Se ti mostri scettico, se non ti conformi alla fiaba ufficiale, ti accuseranno di cinismo, negazionismo o complottismo. È una sorta di isteria collettiva, come il maccartismo degli anni ’50, la Red Scare – paura rossa – che vedeva in ogni anticonformista un pericoloso comunista. Non dovremo attendere molto per vedere questi invasati diventare zelanti delatori. Ogni buon cittadino dovrà collaborare alla caccia di streghe, dissidenti, sospetti untori. Naturalmente, secondo il delirante paradigma dell’asintomatico, tutti potranno essere segnalati alle autorità come soggetti potenzialmente pericolosi, i malati perché malati e i sani perché sani. Ma soprattutto verrà perseguito chi non mostrerà i sintomi di questa ipnotica invasione, della sottomissione totale. Come nel film di Siegel, alla vista di tali ‘asintomatici’, i posseduti richiameranno con alti gridi i tutori dell’ordine alieno, perché gli psico-resistenti vengano trasformati anch’essi in ultracovid o, in caso di immunità, eliminati. Avvolte e stritolate dalle spire di un gigantesco serpente poliziesco, le poche coscienze ancora vive verranno soffocate.

Le forze del Male sono oggi schiaccianti e non possiamo contrastarle. Vinceranno, per fas et nefas, debellando ogni resistenza. E quando avranno ridotto le nostre vite a sterili deserti, senza un’ombra di bellezza e di verità, e li avranno chiamati pace, salute, sicurezza, vedremo avverarsi quegli scenari da incubo, popolati da un’umanità degradata, che la fantascienza ha anticipato. Che fare? Nulla. La fiaba continuerà, con i suoi orrori e la sua infantile barbarie. Lasciamo che la gente segua il magico pifferaio e vada incontro al suo destino. Ma come salvare noi stessi e ciò che ci è caro? Potremmo forse mimetizzarci, sembrare come loro per passare inosservati. Fingere di consentire a discorsi assurdi e a comportamenti demenziali. Ma la nostra simulazione verrebbe smascherata. Potremmo “passare al bosco”, darci alla macchia e alla clandestinità. Cercare rifugio in un angolo del mondo non invaso, se ancora può esistere. Soprattutto, dobbiamo ricordarci che gli ultracovid si impadroniscono degli umani risucchiandone la mente durante il sonno. Perciò, restiamo svegli.

Infine la libertà rimetterà radici nella terra e rifiorirà, bagnata da sacre sorgenti.

Pubblicato da Tommesh – ComeDonChisciotte.org
FONTE: https://www.ereticamente.net/2020/08/linvasione-degli-ultracovid-livio-cade.html

FontE: https://comedonchisciotte.org/linvasione-degli-ultracovid/




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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 26/09/2020, 13:29 
Cita:
Il virus è in continua mutazione: mascherine, distanziamento e vaccini sono inutili. Il nuovo studio di ricercatori americani pubblicato dal Telegraph

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Il più grande studio genetico realizzato negli Stati Uniti sul coronavirus, in fase di revisione da parte della comunità scientifica, ha mostrato che a partire da marzo, quando sono cominciate le analisi, il virus si è dimostrato capace di adattarsi alle protezioni utilizzate dagli umani per affrontare la pandemia, diventando più contagioso. Mettere la mascherina, lavarsi le mani e distanziamento sociale si starebbero diventando sempre più inutili per evitare il contagio.

Come descritto da un articolo del Telegraph, questa evoluzione del coronavirus è presente nel 99,9% secondo i ricercatori USA.

Il documento ha concluso che una mutazione che cambia la struttura della cosidetta “spike protein”, la proteina che si trova sulla superficie del virus, può essere alla base della diffusione di quel particolare ceppo.

I ricercatori hanno messo in sequenza i genomi del coronavirus a Houston Methodist, uno dei più grandi ospedali del Texas, fin dall’inizio di marzo, quando il virus è apparso per la prima volta in città. Ad oggi, hanno documentato 5.085 sequenze.

Nella prima ondata dell’epidemia a Houston, intorno a marzo, circa il 71 per cento dei virus era caratterizzato dalla mutazione, che ha avuto origine in Cina ed è noto come D614G.

Nella seconda ondata, iniziata a maggio e in corso, la mutazione D614G è balzata al 99,9% di prevalenza.

Una minuscola modifica della spike protein della variante dominante fa passare un amminoacido dall’acido aspartico alla glicina. La nuova mutazione sembra superare tutti i suoi concorrenti.

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I ricercatori, tra cui alcuni dell’Università di Chicago e dell’Università del Texas di Austin, hanno scoperto che le persone infettate da questo ceppo hanno un “carico” di virus più elevato nelle loro vie respiratorie superiori, il che permette ad un virus di diffondersi in modo più efficace.

Uno degli autori ha offerto che il D614G è stato sempre più dominante a Houston e in altre aree perché è più adatto a diffondersi tra gli esseri umani.

“Ceppi con un sostituto di aminoacidi Gly614 nella spike protein, un polimorfismo che è stato collegato ad una maggiore trasmissione e infettività delle cellule in vitro, è aumentato significativamente nel tempo e ha causato praticamente tutti i casi di Covid-19 nella massiccia seconda ondata di malattia”, secondo gli autori.

Il virus non ha aumentato il suo livello di letalità.

Uno studio simile pubblicato nel Regno Unito ha avuto risultati simili, scoprendo che il D614G stava aumentando di frequenza ad “un tasso allarmante” ed era diventato rapidamente il lignaggio dominante di Covid-19 in Europa e aveva poi preso piede negli Stati Uniti, in Canada e in Australia.

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David Morens, virologo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), ha dichiarato al Washington Post che i risultati indicano la possibilità che il virus sia diventato più trasmissibile e che questo “possa avere implicazioni per la nostra capacità di controllarlo”.

Il signor Morens ha ammonito che si tratta di un solo studio che non è stato ancora sottoposto a una valutazione tra pari e che “non si vuole interpretare eccessivamente ciò che questo significa”. Ma il virus, ha detto, potrebbe potenzialmente rispondere – attraverso mutazioni – a interventi come il lavaggio delle mani e l’allontanamento sociale.

“Indossando maschere, lavandoci le mani, tutte queste cose sono barriere alla trasmissibilità, o al contagio, ma man mano che il virus diventa più contagioso è statisticamente più bravo a superare queste barriere”, ha detto il signor Morens, consigliere senior del dottor Anthony Fauci, il direttore della NIAID.

Di regola, maggiore è la diversità genetica di un virus, più il virus è preparato ad evolversi lontano dai trattamenti e dai vaccini futuri.

Vedremo le risposte della comunità scientifica, e se convalideranno i dati, anche quelle del mondo della politica. Vedremo se finalmente potremo liberarci da queste misure che stanno distruggendo il nostro già precario tessuto sociale e la nostra stabilità psicologica. O se, al contrario, vorranno blindarci definitivamente.

Fonte: https://comedonchisciotte.org/il-virus-e-in-continua-mutazione-mascherine-distanziamento-e-vaccini-sono-inutili-il-nuovo-studio-di-ricercatori-americani-pubblicato-dal-telegraph/



Ormai è la moda del momento gli studi pubblicizzati e propagandati prima delle eventuali revisioni, come se la revisione fosse una pura formalità. vorrei proprio sapere quanti degli studi con cui ci hanno ammorbato in questi mesi hanno poi superato la fase di revisione.



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 Oggetto del messaggio: Re: CORONAVIRUS
MessaggioInviato: 26/09/2020, 15:35 
Pandemia?

Ho scaricato dall' Ufficio Federale di stastistica la tabella dei decessi in Svizzera.
Siccome l'anno 2020 non è ancora terminato, ho estrapolato i dati da gennaio a settembre per gli ultimi 5 anni.

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Io non vedo per l'anno in corso numeri discostanti dalla media.
Anzi.... per essere una pandemia i morti sono inferiori dagli anni precedenti

Eppure anche qui le notizie terroristiche non mancano.
Carta canta e fanculo ai media, distanze sociali e ridicole mascherine.


Nota curiosa, in Italia l'Idroclorichina pare essere vietata e le farmacie ticinesi sono prese d'assalto da vere e proprie comitive che giungono in pulmini organizzati per rifornirsene. [:)]



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