Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 170 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12  Prossimo
Autore Messaggio

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 17/04/2023, 17:53 
LA VITA O LA MORTE GOVERNA L'UNIVERSO? - PARTE 01
Matthew Ehret

Immagine.jpg

La società umana è destinata all’au­to-annientamento o siamo stati creati per qualcosa di meglio? Certamente se si ascolta il vangelo transumanista dei moderni leader pseudo­religiosi come Yuval Noah Harari del WEF (World Economic Forum), Ray Kurzweil di Google o il perenne ateo spirituale Sam Harris, po­trebbe sembrare che il programma per com­puter senz’anima che è la macchina umana sia semplicemente un computer hackerabile, il cui codice verrà violato da un giorno all’altro. L’Universo descritto da questi sommi sacerdoti dell’ateismo - che professano di conoscere l’inizio, la fine e gli estremi di ogni cosa - è un sistema chiuso che si snoda in una presunta morte termica, che ci viene detto avvolgerà inevitabilmente la sua mano fredda e priva di significato attorno a tutto in un grande gemito nichilista. Ma è vera questa proiezione nichilista? Certamente sembra fondata su secoli, se non millenni, di pensiero scientifico. Che ci ha portato inesorabilmente verso queste tristi conclusioni. Quindi, come potremmo provare a dimostrare a noi stessi se c’è o meno un pezzo più grande della storia che viene tralasciato da forze che preferirebbero come il nichilismo fosse l’unica conclusione cui potremmo arrivare? Esploriamo questa domanda in modo un po’ più dettagliato.

La società degli schiavi-padroni di Aristotele
Nel corso della Storia è infuriata una disputa tra due paradigmi opposti, ognuno dei quali tentava di infonde­re significati molto diversi a concetti fondamentali come “natura umana”, “legge”, “libertà”, “giustizia” e “Dio”. Laddove un paradigma ha avuto la tendenza a considerare l’Universo come un processo vivente animato da una crescita crea­tiva e un Creatore amorevole a immagine del quale l’Umanità è stata creata, l’altro paradigma ha avuto la tendenza ad avvicinarsi alle cose in modo un po’ diverso. Se il pensiero scientifico è relegato al solo dominio materiale, allora concetti trascendentali come “anima”, “verità”, “causalità”, “progetto” e “intenzione” hanno ben poco valore al di là di qualsiasi desiderio utilitaristico un’élite voglia attribuire a queste parole in un dato momento nel Tempo e nello Spazio. Un’idea così arbitraria di “libertà” e “verità” è stata dimostrata dall’antico filosofo greco Aristotele, il quale postulava che la natura umana fosse destinata per sempre ad essere controllata da una classe padronale d’élite che presiede ad una classe di schiavi. Nella sua Politica (parte V) Aristotele espone esplicitamente questo punto di vista con la raffinatezza di un monta­naro razzista, spiegando che poiché è evidente che la sua particolare società abbracciava la schiavitù era al­tresì ovvio che la schiavitù fosse incorporata nel tessuto dell’Universo stesso. Pensate che stia esagerando? Chie­dete ad Aristotele, che disse: “C’è qualcuno così destinato dalla Natura ad essere schiavo, e per il quale una tale condizione è opportuna e giusta, o piuttosto ogni schiavitù non è una violazione della Natura? Non è difficile rispondere a questa domanda, sia per motivi di ragione sia di fatto. Perché che alcuni regnino e altri siano governati è cosa non solo necessaria, ma opportuna; dall’ora della loro nascita, alcuni sono destinati alla soggezione, altri al governo”. A differenza del vecchio Platone che si è sempre battuto per un principio unificante dietro tutte le definizioni, il mondo di Aristotele è molto più frammentato. Dopo aver stabilito la sua dicotomia padrone-schiavo come una verità evidente che solo gli sciocchi metterebbero in dubbio, Aristotele continua a costruire una spiegazione secondo cui vi sono tante definizioni divergenti di “virtù” e “giustizia” quanti sono gli status nella società. Dato che la virtù di uno schiavo non potrebbe mai essere equivalente alla virtù di un padrone, e la giustizia per un tiranno non potrebbe mai essere la stessa di una giustizia per un suddito. E nostante il fatto che i ‘creatori di miti’ abbiano sostenuto - per secoli - una menzogna che afferma senza alcuna prova autentica come Aristotele ha semplicemente “promosso” le idee di Platone, qualsiasi lettura onesta delle opere di entrambi tali uomini dimostra due paradigmi inconciliabili. Più che semplicemente avere opinioni divergenti sulle definizioni, i modi di riflettere sul pensiero stesso sono infatti reciprocamente incompatibili1.

La tabula rasa e il Dio impotente di Aristotele
Mentre Platone dimostra i poteri mentali superiori di uno schiavo ignorante rispetto all’allevamento genetico superiore dell’oligarca Meno2, Aristotele difende l’idea che la schiavitù sia immutabile. La prova di Platone delineata nel Menone, nel Fedone, nel Gorgia e nel Filebo, si basa sull’esistenza dimostrabile di un’anima immortale, che deve esistere affinché le scoperte [dei princìpi, NdT] universali in Natura siano possibili. Aristotele, d’altra parte, postula in tutti i suoi scritti come non si debba presumere che esista un’anima preesistente con alcun carattere immortale, poiché non siamo altro che ‘tavole vuote’ su cui scrivere attraverso esperienze materiali. Nel suo De Anima, Aristotele afferma: “Quando abbiamo detto che la mente è in un certo senso potenzialmente tutto ciò che è pensabile, sebbene in realtà non sia nulla finché non abbia pensato? Ciò che pensa deve essere in essa proprio come si può dire che i caratteri siano su una tavoletta di scrittura su cui non è ancora scritto nulla: questo è esattamente ciò che accade con la mente.” “Se la mente è legata solo alle impressioni causate dai sensi senza che nulla di innato o immortale preesista all’interno di un bambino, allora la “verità” si riduce nuovamente al relativismo. Questo deve essere così poiché nulla di universale o eterno è conoscibile attraverso i sensi finiti e limitati. Poiché possiamo vedere uno o più esseri umani ma non possiamo vedere l’umanità che rimane un’idea astratta priva di qualsiasi significato di principio in questa visione del mondo.” Estendendo il suo utilitarismo senza vita oltre le considerazioni di mera umanità, Aristotele prosegue affermando che l’Universo stesso è 1) statico, 2) eterno e 3) non creativo. Queste ampie generalizzazioni eliminano la necessità persino di pensare a un Dio creatore come avente un ruolo significativo da svolgere in qualsiasi cosa. Tuttavia, poiché Aristotele credeva anche in forze che riteneva “divine” (possibilmente non desiderando essere accusato d’ateismo o empietà), postulò l’esistenza di “motori immobili” che spiegò essere esseri perfetti che non avevano il potere di agire su, o comprendere, la creazione materiale. E nonostante l’assurdità secondo cui la divinità di Aristotele sia pertanto in definitiva impotente, pochissimi pensatori hanno affrontato tale assurdità3. Usando le sue famigerate regole sillogistiche della logica - che sono anche il fondamento di tutta la moderna codifica informatica - Aristotele concluse che poiché A) il Creatore è perfetto nella sua immutabile stasi, ne consegue che B) meno le cose cambiano C) più in armonia esse sono per Dio. Da tale ‘sequenza logica’ si deve dunque concludere che una roccia senza vita dovrebbe essere ‘più perfetta’ degli organismi della biosfera causanti tassi di cambiamento molto maggiori rispetto alla materia non vivente. Nel frattempo - tuttavia - nulla cambia più della specie umana, a causa di atti di progresso scientifico che devono significare come eravamo ‘i più imperfetti’ e lontani da Dio di tutta la Creazione. Se solo un’élite saggia potesse riprogrammare l’Umanità per abbandonare la nostra ingombrante tendenza a saltare fuori dalla nostra mediocrità feudale attraverso atti di scoperte creative, allora forse potremmo essere rimodellati per essere immutabili, obbedienti e quindi “buoni”. Nel corso dei secoli, questa visione del mondo si è evoluta nella forma, ma ha mantenuto immutati i suoi presupposti fondamentali.

Keplero bandisce Aristotele dalla cristianità
È degno di nota il fatto che il ‘gioco di prestigio aristotelico’ che ‘trasformò Platone dentro e fuori’ fu esposto dal grande astrofisico pitagorico Johannes Kepler (1571-1630) nella sua opera del 1619 Harmonice Mundi (Armonie del Mondo). Keplero aveva passato decenni a dimostrare che l’ipotesi platonica/pitagorica dell’Armonia dei Pianeti delineata nel dialogo del Timeo era in realtà vera4. In questo libro del 1619 egli dimostra che è così, e dimostra come è arrivato alla sua Terza Legge (nota anche come Legge armonica) del moto planetario. Nella sezione 4 di quest’opera, Keplero scrive di Aristotele: “Dove [Aristotele] trae una conclusione universale e condanna Platone alla stupidità che è la sua stessa fantasia, e infine dove all’immagine platonica dello schiavo ‘autodidatta’ oppone una sua immagine contraria, affermando che la mente in sé è vuota non solo di altre conoscenze e di categorie matematiche ma anche di specie ed è solo un foglio bianco, sicché nulla vi è scritto sopra... ma vi si può scrivere tutto; sotto questo aspetto, dico, egli non deve essere tollerato nella religione cristiana”.

Locke e Newton contro Leibniz
Nel suo “Essay on Human Understanding” del 1689 l’empirista britannico John Locke (1632-1704) fece rivivere la teoria di Aristotele della ‘Tabula rasa’, e così facendo difese la sua idea che la schiavitù fosse una parte immutabile dell’Universo. La tesi di Locke secondo cui gli schiavi potevano essere legalmente considerati una mera “proprietà” era racchiusa nella sua stesura della Costituzione per la Carolina, e giustificava anche le sue vaste quote nella British Royal Africa Company che estraeva milioni di schiavi neri dall’Africa e dalle colonie britanniche americane e caraibiche proprio durante gli anni in cui egli visse5. Nel suo trattato del 1689 Locke scrisse: “Le anime dei nuovi nati sono tavolette vuote, solo dopo riempite dall’osservazione e dal ragionamento... Quando un uomo comincia ad avere delle Idee? Penso che la vera risposta sia, quando ha la prima sensazione. Poiché sembra che non ci siano idee nella mente, prima che i sensi ne abbiano convogliata qualcuna ... Si tratta di queste impressioni fatte sui nostri sensi dagli oggetti esterni, che la mente sembra prima impiegarsi in tali operazioni che chiamiamo Percezione, Ricordo, Considerazione, Ragionamento, ecc. Col tem­po la Mente arriva a riflettere sulle proprie Operazioni, sulle Idee ottenute dai Sensi e quindi si immagazzina con un nuovo insieme di Idee, che io chiamo Idee di Riflessione. Le Idee semplici, i Ma­teriali di tutta la nostra Conoscenza, sono suggerite e fornite alla Mente solo da quelle due Vie sopra menzionate…” Nel redigere la Costituzione per le Carolina, Locke ha deli­neato un sistema di potere ereditario e ha codificato gli schiavi come “leet men” [soggetti alla giurisdizione della corte-leet, N.d.A.]:

“XIX: Qualsiasi Signore di un maniero può alienare, vendere o disporre per sempre a qualsiasi altra persona e ai suoi eredi, il suo maniero, tutto insieme, con tutti i privilegi e i leet-men che vi appartengono...”

“XXII: In ogni Signoria, baronia e feudo, tutti i leet-men saranno sotto la giurisdizione dei rispettivi signori di detta Signoria, baro­nia o feudo, senza appello da parte di questi. Né alcun leet-man, o leet-woman, avrà la libertà di uscire dalla terra del loro particola­re signore e vivere altrove, senza licenza del loro detto Signore, sotto mano e sigillo.”

“XXIII: Tutti i figli degli uomini leet saranno uomini leet, e così per tutte le generazioni.’’

“CX: Ogni uomo libero della Carolina avrà potere e autorità asso­luti sui suoi schiavi negri, di qualsiasi opinione o religione.’’

L’idea che l’anti-repubblicano John Locke abbia ispirato la fondazione degli Stati Uniti è stato un mito strategico che ha impedito a generazioni di americani di compren­dere le proprie radici morali.

Leibniz entra in battaglia
Per amor di contrappunto uno dei principali seguaci di Keplero durante la vita di Locke fu il grande scienziato/ statista Gottfried Leibniz (1646-1716), che prese di mira la velenosa dottrina rianimata dalle opere di Locke e la smantellò sotto forma di un lungo dialogo platonico intito­lato “The New Essay on Human Understanding”, terminato nel 1704 ma pubblicato solo 50 anni dopo la sua morte. Leibniz era particolarmente ben posizionato per combat­tere la ‘rinascita aristotelica’ di Locke poiché, a differenza di quest’ultimo, Leibniz aveva compiuto autentici atti di scoperta rivoluzionaria culminati con la sua più famo­sa invenzione del calcolo infinitesimale (un linguaggio per tracciare curve fisiche non lineari trovate al di fuori dell’astrazione dello spazio euclideo). La logica della realtà fisica di Leibniz si discostava dai suoi rivali a causa del suo impegno per la natura trascenden­tale essenziale della costanza di forme astratte euclidee quando pressate sulla curvatura rilevabile della realtà fisica. Sebbene esista un’ovvia connessione tra i due domini della mente e della materia, ci sono anche divergenze estremamente importanti che possono essere riconosciute non appena qualcuno desidera creare un cerchio o un quadrato, un cubo, un’ellisse o qualsiasi altra forma all’interno del domi­nio materiale. Per quanto perfetta possa apparire una tale forma - e non importa quale raffinata tecnologia si scel­ga d’utilizzare per svolgere il compito - non esiste un caso singolare in cui non si possa produrre una linea retta ‘più perfetta’, o un quadrato, un’ellisse o un cerchio ‘più perfetti’. Leibniz e i suoi collaboratori come Jean Bernoulli, Chri­stian Huygens e Pierre de Fermat, hanno esplorato queste curvature fisiche osservando i percorsi tracciati da pianeti, comete e luce, che si muovono attraverso diversi media. Egli dedicò inoltre molto tempo all’analisi dell’ironico rapporto tra tempo e spazio espresso dal rotolamento delle palline lungo varie curve tratte da sezioni di cerchi, ellissi, bordi dritti o cicloidi. Nonostante il fatto che le distanze più brevi tra i punti A e B possano sembrare intuitivamente i percorsi più veloci da percorrere per una palla, la realtà fisica dimostra che non è così. Da questi studi Leibniz riconobbe che le geometrie in realtà erano meglio descritte come “percorsi di minima azione”... cioè la Natura, quando lasciata libera d’esprimersi, si muoveva secondo un’economia fondamentale che “sceglieva” percorsi di mas­sima azione con il minimo sforzo. Un altro termine per questa economia della Natura era conosciuto come il “principio minimo massimo”. Qualora ci si chiedesse perché i pianeti si muovono lungo i percorsi che hanno fatto, piuttosto che su qualche altra con­figurazione, la risposta per Keplero o Leibniz non sarebbe “perché si muovono in ellissi” o “perché la loro velocità e massa lo richiedono”, ma piuttosto “perché che si sono mossi in percorsi di minima azione armonica”. Nella sua confutazione di Locke, Leibniz scrive: “Le nostre divergenze sono su argomenti di una certa importanza... La que­stione è sapere se l’anima in sé è del tutto vuota come la tavoletta su cui nulla è stato ancora scritto (Tabula rasa) secondo Aristo­tele e l’autore del Saggio [Locke], e se tutto ciò che vi è tracciato provenga esclusivamente dai sensi e dall’esperienza; o se l’anima contenga originariamente i principi di diverse nozioni e dottrine che gli oggetti esterni semplicemente risvegliano occasionalmente, come credo, con Platone e anche con gli Scolastici, e con tutti coloro che prendono con questo significato il passo di S. Paolo (Romani 2, 15) dove osserva che la legge di Dio è scritta nel cuore.’’ Leibniz era coerente con tale punto di vista, e lo aveva già affermato a gran voce vent’ anni prima nei suoi Di­scourses on Metaphysics (1686), dicendo: “Aristotele preferiva paragonare le nostre anime a tavolette ancora vuote su cui si poteva scrivere, e sosteneva che non c’è nulla nella nostra comprensione che non provenga dai sensi. Questo quadra meglio con le nozioni quotidiane, come fa di solito Aristotele e di­versamente da Platone, che va più in profondità.”

Un mondo su Leibniz come guerriero culturale
Vale la pena notare che Leibniz non era un ‘filosofo della torre d’avorio’, ma era anzi impegnato in sforzi in pri­ma linea per organizzare i leader onde farli divenire ‘Re filosofi’, creando anche istituzioni culturali per elevare gli standard culturali verso l’eccellenza. Alcuni esempi di figure di spicco che Leibniz si trovò a consigliare nella grande strategia sono: lo zar Pietro il Grande, che nominò Leibniz consigliere privato russo e gli assegnò il compito di ri­formare l’intero ordinamento giuridico russo, l’Imperatore Carlo VI, che nominò Leibniz consigliere privato del Sacro Romano Impero, il duca Anton Ulrich, che lo nominò capo diplomatico e l’Imperatrice Sofia di Hannover, che era una devota stu­dentessa di Leibniz e quasi divenne regina d’Inghilterra, il che avrebbe certamente reso Leibniz ‘Premier’ durante un periodo in cui l’Inghilterra si stava trasformando in un nuovo comando centrale affrancandosi dall’oligarchia olandese-veneziana6. Per quanto riguarda le istituzioni scientifiche fondate direttamente da Leibniz troviamo l’Accademia delle Scienze di Berlino, Vienna e persino San Pietroburgo. Leibniz ha lavorato con co-pensatori in Cina, ed è stato il primo pensatore occidentale a rendere popolare il pen­siero confuciano in Europa attraverso la sua rivista “Novissi­ma Sinica (Notizie dalla Cina)”. Essendo un devoto cristiano platonico, Leibniz è stato veloce nell’identificare gli stessi concetti fondamentali di amore agapico, armonia preesistente, principio e legge naturale, espressi all’interno della visione del mondo confuciana cinese, e ha lavorato per insegnare ai suoi compagni europei a pensare in termini simili come base per un rinnovamento della civiltà incentrato sulla cooperazione Est-Ovest. Leibniz ha anche migliorato le macchine calcolatrici di Pascal, con nuovi progetti che prevedevano l’esecuzione di divisioni, moltiplicazioni, ricerca di radici. Questo lavoro era indissolubilmente legato agli studi di Leibniz sui Numeri Primi (la più anomala e forse potente di tutte le specie di numeri7) che lo portarono ad inventare le Matrici. Que­ste invenzioni gettarono le basi per i successivi sviluppi rivoluzionari di Carl Gauss nelle geometrie non euclidee e per il lavoro di Riemann sulle ipergeometrie. Mentre lottava con la sfida di creare un linguaggio geo­metrico che fosse compatibile con la mappatura dell’Universo nel macro e nel microcosmo, Bernard Riemann aveva fatto sapere come la chiave del suo successo si trovasse nei suoi studi sulla confutazione di Locke da parte di Leibniz. Scrivendo ad un collega, Riemann disse: “La cosa più importante che ho letto in Leibniz è stata la sua cri­tica devastante della filosofia empirica britannica di John Locke… Quello che ho davvero iniziato a capire qui per la prima volta è come funziona la mente umana, e cosa devo imparare e capire per svolgere il tipo di lavoro che ho cercato di svolgere in modo efficace, come matematico e come fisico, negli ultimi anni.”8 Ispirandosi alla notazione dell’I-Ching, Leibniz ha inven­tato il linguaggio binario, servito poi come base per i compu­ter moderni. Una breve panoramica completa dei risultati di Leibniz in Scienza, Economia, Guerra culturale e Geopolitica, è deline­ata nello studio di Kirsch del 2013 “Leibniz vs Venice9”.

Leibniz combatte il dio irrazionale di Newton
Forse più importante della sua battaglia con John Locke fu la battaglia di Leibniz con un altro empirista britannico di nome Sir Isaac Newton (1642-1727). Il fatto che sia Locke sia Newton abbiano lavorato a stretto contatto presso la Banca d’Inghilterra probabilmente non è una coincidenza10. Dopo aver servito la sua giovane nipote come giocattolo sessuale per compiacere il Cancelliere dell’Erario Charles Montagu (alias: Lord Halifax)11, Newton fu premiato con la posizione di Guar­diano della Zecca della Banca d’Inghilterra nel 1695 e Maestro della Zecca dal 1699 al 172712, ed è qui che supervisionò l’esecuzione di massa di falsari e la guerra economica che il nascente Impero britannico aveva iniziato a condurre sulle nazioni del mondo. Allo stesso tempo, Newton fu anche nominato Presidente della British Royal Society, e pertanto trasferì la relativa sede nel miglio quadrato della City di Londra che non a caso era - e rimane - il centro nevralgico della guerra imperiale globale. Fu anche in questo periodo che Newton condusse un gruppo di accademici britannici a concludere che Leibniz aveva plagiato il calcolo di Newton, nonostante il fatto che Leibniz avesse pubblicato le sue scoperte circa detto calcolo anni prima che Newton affermasse d’aver inventato la sua variante “flussione”. Nonostante il fatto che Newton non abbia mai spiegato come ha scoperto il suo calcolo e nonostante il fatto che la sua notazione non sia mai stata utilizzata da astronomi pratici o fisici a causa della sua inutilità, Newton viene ancora insegnato agli studenti - 300 anni dopo - come il principale, o almeno “co-scopritore”, del calcolo. Poiché a Newton era raramente permesso di parlare a proprio nome in pubblico, moderatori come Samuel Clarke (1675- 1729) e William Whiston (1667-1752) spesso si presenta­vano come suoi portavoce in dibattiti e controversie. Nella corrispondenza Leibniz-Clarke condotta nel 1716, Clarke spiegò che non era necessario spiegare come Newton sco­prì il calcolo, poiché la sua esistenza era implicita nelle dimostra­zioni esposte nei suoi Principia Mathematica (1687). Se Newton non avesse scoperto il calcolo, allora non avrebbe potuto inventare molte dimostrazioni matematiche pubblicate nei Principia. Quindi, se non avesse scoperto il calcolo, allora si deve presumere che i Principia fossero semplicemente un composto di sco­perte plagiate fatte da altri... ma chi avrebbe mai il coraggio di accusare il grande Newton di una cosa del genere? Per coloro che tuttavia si ostinano a chiedere dove siano state trovate le prove della pletora di scoperte di Newton... la storia secondo cui il cane di Newton, Diamond (Diamante, N.d.T), bruciò il suo laboratorio è stata inventata come convincente spiegazione che persiste ancora ad oggi. Secondo la leggenda, Newton fu infatti sentito dire: “O Diamante, Diamante, tu conosci poco il male che hai fatto!”. E per quegli autentici scienziati come gli astronomi della Royal Society John Flamsteed o Stephen Gray, che in verità non accettavano minimamente un tale sproposito ma esigevano una vera risposta, va ricordato che le loro vite furono sistematicamente distrutte da campagne denigratorie guidate dallo stesso Newton (come raccontato in “Newton’s Tyranny: The Suppressed Scientific Discoveries of Stephen Gray e John Flamsteed di David H. Clark, Stephen P. H. Clark”). Verso l’ultimo anno di vita di Leibniz, il grande scienziato prese di mira forse l’esito più distruttivo del sistema meccanico newtoniano, presupponente un Universo che si scaricava lentamente come un orologio. Il sistema meccanicistico di Newton sarebbe quindi stata la prima espressione di una teoria che venne poi soprannominata “entropia” alla fine del XIX secolo, di cui più avanti ci occuperemo più approfonditamente. Insomma, i Principia presupponevano un Universo morente e un Creatore irrazionale, o impotente, privo di ogni saggezza. I Principia presumevano anche oggetti fluttuanti nello spazio vuoto mossi da forze di attrazione che agivano nel Tempo assoluto senza alcun bisogno di metafisica causale (ovvero la ragione per cui le cose sono disposte nel modo in cui sono piuttosto che in un altro).13 L’idea di un Universo morente implicita nel modello newtoniano portava inoltre alcune implicazioni sul Creatore di detto Universo. Perché se Dio - che si presume essere il più saggio e buona causa di Tutto - ha creato una ‘macchina’ che richiedeva al suo artefice di riavvolgerla periodicamente ogni tot dopo che la stessa si fosse decomposta fino alla morte termica, allora ciò implicherebbe un incredibile difetto di progettazione a dir poco imbarazzante. Un Dio perfettamente saggio e perfettamente creativo che ci ha fatti a sua immagine non deve aver avuto anche la lungimiranza e il potere di creare un Universo che potesse auto-perfezionarsi senza scaricarsi come un orologio o un automa? Leibniz, in proposito, ha scritto: “Non sto dicendo che il mondo materiale sia una macchina (un orologio, diciamo) che funziona senza l’intervento di Dio, e ho insistito piuttosto fortemente sul fatto che le cose che Egli ha creato hanno bisogno della sua continua influenza. Ma io dico che il mondo materiale è un orologio che funziona senza bisogno di essere riparato da Dio, altrimenti dovremmo dire che Dio cambia idea. Dio, infatti, ha previsto tutto, e a tutto ciò che potrebbe andare storto ha fornito un rimedio in anticipo. C’è nelle sue opere un’armonia, una bellezza prestabilita... Questa opinione non esclude la provvidenza di Dio o il suo governo del mondo; al contrario lo rende perfetto. Una vera provvidenza divina richiede una perfetta lungimiranza”. Nel concetto omogeneo di spazio vuoto che si estende in tre direzioni infinitamente lineari - che Newton presume come evidente - c’è un rifiuto dell’idea che esista qualsiasi armonia e scopo di tutte le parti dell’intero Universo. Questo smentisce l’idea che le orbite dei pianeti debbano essere disposte attorno ai Soli per ragioni armoniche, come Keplero aveva scoperto e rigorosamente dimostrato tra il 1609 e il 1619. Questo nega che la natura delle cose sia creata così com’è per un principio morale, cosa che Leibniz sosteneva dovesse essere il caso ‘SE’ si presumeva che Dio fosse sia tutto buono sia tutto saggio. Nel corso del dibattito, l’avvocato del diavolo Samuel Clarke chiede a Leibniz: il tuo Universo di auto-perfezione non deve negare all’umanità il suo libero arbitrio? Che conto si deve dare del Male? Poiché il Male esiste, e poiché Dio ha creato tutto ciò che esiste, non ne consegue che Dio ha creato il Male? Se tutto è previsto in questo “Migliore di tutti i mondi possibili”, allora non significa anche che gli esseri umani o non hanno il libero arbitrio, o che il Male stesso è necessario e quindi saggio e buono? Leibniz espresse il paradosso a Clarke nei seguenti termini: “Quando due opzioni sono assolutamente indifferenti - nel senso che non c’è niente da scegliere tra di loro - non c’è scelta, e di conseguenza nessuna elezione o volontà, poiché la scelta deve essere basata su qualche ragione o principio… Un semplice atto di volontà senza alcun motivo (un ‘semplice atto di volontà’) è una finzione. È contrario alla perfezione di Dio, chimerico e appaltatore, incoerente con la definizione di volontà.” Insomma, l’Universo è il migliore di tutti gli universi possibili non per la sua perfezione statica, come sostengono gli oppositori di Leibniz alla Voltaire14. Attraverso i suoi scritti e gli sforzi politici della sua vita per porre “Re filosofi” in Europa e in Russia, Leibniz attesta chiaramente che questo è il migliore di tutti i mondi possibili, non perché è perfetto, ma piuttosto perché può sempre essere reso ‘più perfetto’. Dal punto di vista di Leibniz è l’accesso dell’Umanità al libero arbitrio che fa esistere il Male, ed è a causa della nostra capacità di partecipare al processo di progresso universale a dimostrare che Dio è sia amorevole, sia ragionevole e buono. Questo è al centro della Dinamica di Leibniz, che fa perno sul suo profondo concetto di Vis Viva (un desiderio che tutta la materia realizzi il suo potenziale nella massima misura possibile, noto anche come “forza vivente”) e sulla sua Monadologia. È solo quando commettiamo l’errore di proiettare il nostro irrazionalismo corrotto e non creativo su Dio che il Male trova la sua espressione politica nei sistemi di governo oligarchici, così come il Dio di Newton è più un tiranno irrazionale che altro. Questa ‘delusione oligarchica’ è stata rappresentata brillantemente dal modo in cui Verdi ha trattato il Credo di Iago (https://tinyurl.com/ymjcrp2m) nella sua interpretazione operistica dell’Otello di Shakespeare15. Purtroppo, alla sua morte, il potente metodo di Leibniz fu sepolto, e il mito del proto-dio Newton divenne sempre più leggenda nelle corti d’Europa. Generazioni di pensatori sono state addestrate a usare le regole di Newton per ragionare, se volevano essere considerati scienziati “rispettabili” e avere il permesso d’entrare nelle sale di stimate accademie scientifiche.

Rimozione della mente dall’Universo
Tra le regole di ragionamento più distruttive richieste dalla ‘via newtoniana’ c’erano 1) l’asservimento della mente alla percezione sensoriale (empirismo) e 2) la negazione della formazione di ipotesi. Insieme, queste due ‘regole’ hanno ritagliato l’anima creativa dello scienziato, lasciando solo la fredda logica delimitata dai cinque sensi. La mente che crede di dover aderire a tali ‘regole di pensiero’ in verità è semplicemente ‘handicappata’, nello stesso modo in cui le vittime rinchiuse nella caverna di Platone non potevano accedere a nient’altro che alle ombre proiettate dai burattinai sulla parete della caverna. Tali schiavi mentali sarebbero condannati per sempre a credere che queste ombre siano tutta la realtà che esiste, e solo l’intervento di chi ha imparato a fuggire dalla caverna e ha addestrato l’occhio della mente a guardare la luce del Sole (alias: Realtà come è) potrebbe qualificarsi per diventare un vero filosofo e potenzialmente tornare per aiutare i suoi compagni abitanti delle caverne a sfuggire alle loro catene. Nella prefazione ai suoi Principia, Newton afferma esplicitamente la sua obiezione all’uso dell’ipotesi dicendo: “Non ho potuto scoprire la causa di quelle proprietà della gravità dai fenomeni, e non formo ipotesi... e ipotesi, siano esse metafisiche o fisiche, sia di qualità occulte sia meccaniche, non hanno posto nella filosofia sperimentale.” La ‘scienza newtoniana’ subì un duro colpo con la scoperta creativa di Benjamin Franklin del fuoco elettrico e della sua natura magnetica nel 1752. La diffusione elettrica di nuove scoperte attraverso la scienza nel Continente dimostrò ripetutamente la superiorità dei metodi anti-newtoniani che abbracciavano il più fruttuoso metodo kepleriano/leibniziano di formazione di ipotesi, metafisica rigorosa e dialettica. Tali scoperte furono esemplificate dal brillante lavoro di figure come Lavoisier, Carl F. Gauss, Abraham Kastner, Alexander Volta e Alexander von Humboldt (solo per citarne alcuni). Ma nonostante questa potenza creativa la ‘morsa newtoniana’ è stata preservata attraverso diversi nuovi adattamenti che sono stati creati tra il 1776 e oggi.

Le radici newtoniane del disordine mondiale liberale di oggi
Come ha recentemente osservato Alastair Crooke in “The World Doesn’t Work That Way Anymore”16, la nuova scuola di economia politica generata da filosofi come Adam Smith, John Locke e Rousseau ha fondato i propri sistemi di gestione sociale sulla “scienza” di Sir Isaac Newton. Nel suo saggio perspicace, Crooke scrive: “L’ordine liberale poggia su tre pilastri, interconnessi e co-costituenti: le ‘Leggi’ di Newton sono state progettate per dare al modello economico inglese la sua (dubbia) pretesa d’essere fondato su dure leggi empiriche, come se fosse fisica. Rousseau, Locke e i loro seguaci, hanno elevato l’individualismo a principio politico, e da Smith è venuto il nucleo logico del sistema anglo-americano: se ogni individuo fa ciò che è meglio per lui o per lei, il risultato sarà ciò che è meglio per la nazione nel suo insieme”. Il concetto di “forze” del mercato si basava su creature atomizzate edonistiche in cerca di piacere chiamate ‘umani’, che cercano solo di massimizzare il piacere ed evitare il dolore. Nel tentativo di proiettare un’immagine di autorità scientifica, questo nuovo sistema liberale ha posto le sue radici e persino i suoi presupposti fondamentali sulla più profonda corrente filosofica oligarchica che si estendeva da Aristotele, Hobbes, Locke e Newton. Ancora una volta si presumeva che interi sistemi fossero la somma di parti in giochi a somma zero, con singoli elementi della macchina (umani all’interno di un mercato) in competizione tra loro in una battaglia hobbesiana per massimizzare il profitto senza alcuna preoccupazione per il tutto. Nella sua “Theory of Moral Sentiments” del 1759, Adam Smith è esplicito su quest’ultimo punto dicendo dell’uomo e di Dio: “L’amministrazione del grande sistema dell’Universo... la cura di tutti gli esseri razionali e sensibili, è affare di Dio e non dell’uomo. All’uomo è assegnato un compito molto più umile, ma molto più adatto alla debolezza dei suoi poteri, e alla ristrettezza della sua comprensione; la cura della propria felicità e quella della sua famiglia, dei suoi amici, del suo Paese... La Natura ci ha indirizzato alla maggior parte di questi con istinti originali e immediati. Fame, sete, la passione che unisce i due sessi, l’amore del piacere e il timore del dolore, ci spingono ad applicare quei mezzi per se stessi e senza alcuna considerazione della loro tendenza a quei fini benefici che il grande Direttore della Natura intendeva produrre da loro”. Questa definizione di un’umanità bestializzata persistereb­be in tutti gli scritti di Smith, inclusa la Wealth of Nations del 1776, e richiederebbe anche l’esistenza di “mani nascoste” magiche che agissero come forze occulte per gene­rare ricchezza creativa ogni volta che la somma totale degli impulsi edonistici fosse mantenuta illimitata in un mercato senza limiti. Per tutto il XIX secolo, in opposizione alle ‘esplosioni’ di scoperte scientifiche che hanno consentito all’umanità di saltare oltre i limiti della crescita del sistema chiuso di pensiero di Thomas Malthus, David Ricardo e altri “pensatori” imperiali hanno continuato a promuovere la nozione di un Universo non cre­ativo, delimitato da limiti assoluti, e quindi soggetti a leggi di ren­dimenti decrescenti all’aumentare dei livelli di popolazione17. Tali pensatori hanno affermato che Dio ha creato la specie umana in modo così incompetente da costringere le élite a abbattere periodi­camente i mangiatori inutili per risolvere la sovrappopolazione. Il reverendo anglicano Thomas Malthus (1766-1834) fu molto esplicito in tal senso. Scrivendo nella sua prima edizione dell’“Essay on the Principle of Population” del 1799, Malthus dice: “Dovremmo facilitare, invece di cercare stoltamente e vanamente di impedire, le operazioni della Natura nel produrre questa mortalità; e se temiamo la visitazione troppo frequente dell’orribile forma di carestia, dovremmo incoraggiare diligentemente le altre forme di distruzione, che costringiamo la Natura ad usare. Nelle nostre città dovremmo rendere le strade più strette, affollare più persone nelle case e corteggiare il ritorno della peste”. Un po’ più tardi, Malthus sostenne addirittura lo sterminio anticipato dei bambini poveri che avevano poco valore per la so­cietà quando disse: “Proporrei un regolamento che dichiari che nessun bambino nato da un matrimonio avvenuto dopo la scadenza di un anno dalla data della legge, e nessun figlio illegittimo nato due anni dalla stessa data, dovrebbe mai avere diritto ad assistenza parrocchiale... Il bambino è, relativamente parlando, di scar­so valore per la società, poiché altri sostitui­ranno immediatamente il suo posto.” Tra gli oppositori a questa ‘satanica corrente di pensiero’ dilagante nella classe oligarchica europea di cui Malthus era al servizio, la tradizione intellettuale ameri­cana dell’umanesimo cristiano aveva trovato uno dei suoi più forti esponenti nella persona del grande economista Henry C. Carey (1793-1879)18.

L’economia leibniziana di Carey contro la scienza triste di Malthus
Durante i suoi 40 anni di lavori pubblicati e organizza­zione politica negli Stati Uniti e a livello internaziona­le, Carey (che divenne uno dei principali consiglieri di Lincoln durante la Guerra Civile) riconobbe che i limiti al potenziale di crescita della popolazione potevano sempre essere mo­dificati incoraggiando tassi di progresso avanzati in opposizione ai genocidi malthusiani dell’impero britannico. Riflettendo l’essenziale disputa tra Leibniz e Newton di 150 anni prima, Carey smascherò eloquentemente la frode mal­thusiana nel suo “Unity of Law: As Exhibited in the Relations of Physical, Social, Mental and Moral Science” (1872): “Il Sig. Malthus fu indotto a inventare una legge della popolazione mediante la quale sollevare i ricchi e i potenti da ogni responsabilità per lo stato di cose esistente; assicurando loro che la povertà e la mi­seria da cui erano ovunque circondati erano il risultato del fatto che il Creatore aveva inviato sulla terra un gran numero di persone per le quali non aveva fornito alcuna tavola a cui poter mangiare, nessun materiale per il cui aiuto potrebbero essere rivestiti; fornendo così la teoria con l’aiuto della quale scrittori successivi sono stati in grado, come essi supponevano, di dimostrare che nelle isole britanniche l’uo­mo era diventato “una droga” e “la popolazione un fastidio”. Seguendo la ‘corrente leibniziana’ che vedeva un’economia della Natura stessa rinnovarsi costantemente con un progresso creativo senza limiti, Henry C. Carey ha delineato un sistema di infini­ta perfettibilità all’interno delle sue due opere più influenti: “Unity of Law” e “Harmony of Interests”. Proprio come Keplero attaccò Aristotele - e proprio come Leibniz attaccò Locke, Aristotele, Descartes e Newton per il crimine di negare l’anima immortale all’umanità o la saggezza a Dio il creatore - così anche Carey attaccò il sistema di Malthus e Ricardo su basi simili. Carey ha osservato che si deve presumere che Dio sia irrazionale, inesistente o completamente malvagio per aver creato una specie così difettosa da dover essere periodicamente eliminata da una classe d’élite per mantenerla “in equilibrio” con l’equilibrio matematico della Natura. Carey riconobbe che i malthusiani negavano il carattere di principio dell’umanità che distingueva la nostra specie al di sopra di tutte le altre specie conosciute della biosfera: il potere di fare scoperte qualitative e volontarie e di trasformare la nostra relazione con l’intero Universo. Questo è un potere che viene espresso individualmente ed efficientemente attraverso più generazioni. Tra i più essenziali di questi effetti c’è il potere di creare più energia di quanta ne consumiamo nel tempo, cosa che nessun orologio o macchina può realizzare. Carey ha scritto sull’interconnessione dei 1) poteri della mente con 2) i poteri della Natura: “Quanto maggiore è il suo potere di associazione, tanto maggiore è la tendenza allo sviluppo delle sue varie facoltà; quanto maggiore diventa il suo controllo sulle forze della Natura, e tanto più perfetto il suo potere di autodirezione; forza mentale ottenendo così sempre più il controllo su ciò che è materiale, le fatiche del presente sulle accumulazioni del passato…” Carey riconobbe che l’economia politica - come la più alta delle arti e delle scienze - stava lentamente emergendo nel pensiero umano, e sapeva che questo potere di coordinare l’umanità verso obiettivi coerenti portava con sé un grande potere di distruzione e abuso se gli oligarchi di una persuasione malthusiana avessero inteso catturare le leve della sua influenza. Carey ha quindi delineato la sua comprensione di questa nuova scienza nel seguente passaggio: “L’economia politica, come ora insegna, è in una posizione strettamente corrispondente a quella occupata dall’Astronomia prima dei giorni di Copernico, Keplero e Galileo. Anche lì deve rimanere fino a quando i suoi professori non si qualificheranno per fornire risposte alla semplice domanda: da dove viene l’idea di valore? E in cosa consiste il valore?” Laddove Carey e i suoi collaboratori attribuivano valore al potere del pensiero creativo umano che conferisce alla specie umana un potere e un dovere unici di saltare oltre i limiti della crescita nel processo di agire come co-partecipanti della creazione universale, i suoi nemici vedevano valore nell’adorazione del denaro e acquisizione di proprietà (che includeva anche altre persone). Al fine di contrastare la diffusione ottimistica di questa scienza dell’economia politica come intesa da Carey e dai suoi co-pensatori in tutto il mondo durante la seconda metà del XIX secolo, furono compiuti molti sforzi per rafforzare il sistema newtoniano chiuso e i suoi corollari malthusiani ad una nuova scienza che finì per essere soprannominata “entropia”19.

Le origini di un’idea entropica
Prendendo le legittime scoperte dello scienziato francese Sadi Carnot (1786-1832) il cui lavoro sui motori a vapore alimentati a calore e sulla termodinamica ha rivoluzionato l’ingegneria e il design industriale, alcuni matematici hanno visto nel lavoro di Carnot un modello praticabile su cui l’intero Universo e la natura umana potrebbero essere descritti. Quindi cosa ha “scoperto” Carnot? Carnot è partito dal fatto ovvio che tutte le macchine possono essere trattate come sistemi chiusi con parti che si muovono quando il combustibile viene bruciato e si crea calore. Il calore fa muovere tutte le parti della macchina verso un effetto progettato. Carnot ha osservato che qualsiasi macchina alimentata dal calore brucerà sempre più energia di quella creata nel tempo, e che questo calore si sposterà sempre in modo irreversibile dal caldo al freddo fino al raggiungimento di uno stato di “equilibrio termodinamico”. A questo punto l’operatore della macchina deve aggiungere altro carburante, altrimenti il sistema non tornerà in vita. Questo è perfettamente ragionevole per qualsiasi sistema chiuso. Il problema è sorto quando alcuni matematici hanno deciso di prendere questo fenomeno localizzato ed estenderlo all’intera creazione come una Legge che si presumeva delimitasse tutto lo Spazio e il Tempo. La personalità che fece di più per rendere popolare la nozione che l’intero Universoera irrevocabilmente destinato a “rallentare” in una morte termica di entropia totale - come ‘l’orologio di Newton’ - fu Rudolph Clausius (1822-1888). In un trattato del 1865 che rese popolare quella che divenne “la Secon­da Legge della Termodinamica” (alias: entropia), Clausius scrisse delle due costanti che danno forma all’Universo morto:

“Se per l’intero Universo concepiamo essere determinata coerente­mente, e tenendo conto di tutte le circostanze, la stessa grandezza che per un solo corpo che ho chiamato entropia, e se allo stesso tempo introduciamo l’altra e più semplice concezione dell’energia, possiamo esprimere nel modo seguente le leggi fondamentali dell’U­niverso che corrispondono ai due teoremi fondamentali della teoria meccanica del calore.

1. L’energia dell’Universo è costante.
2. L’entropia dell’Universo tende al massimo.”

Nella teoria di Clausius, l’Universo divenne co-uguale a una macchina alimentata dal calore che si presumeva fosse un sistema chiuso delimitato nello Spazio e nel Tempo con una quantità limi­tata di energia per sostenere tutte le parti in movimento contenute al suo interno. Pertanto, più parti in movimento esistevano brucian­do l’energia limitata che sosteneva la macchina, più l’inevitabile riduzione di energia era disponibile per sostenere il sistema nel suo insieme. Si presumeva cioè che gli stati con “bassa entropia” mostrassero un alto potenziale di cambiamento, mentre gli stati di “alta entropia” avevano un basso potenziale di cambiamento. Un semplice esempio del cambiamento di un sistema da bassa ad alta entropia potrebbe essere visto durante i primi istanti di una bomboletta spray collocata in un braciere acceso all’interno di una grande stanza. Le molecole di gas aumen­tano di velocità all’aumentare del calore e della pressione. Poi, la lattina esploderà. E in quella prima frazione di secondo dopo la deflagrazione c’è un’entropia minima, perché c’è una quantità massima di attività che anima tutte le particelle di gas. Con il passare dei secondi invece le molecole si raffredderanno e rallenteranno, mentre si diffonderanno nella grande stanza sistemandosi lentamente in posi­zioni di riposo. Quando tutto il calore si sarà dissipato e le par­ticelle si saranno depositate, saremo arrivati allo stato di massima entropia in cui non accadrà mai nulla di nuovo. E la “fine della storia” delle molecole sarà stata raggiunta. L’applicazione di tale ‘modello’ all’Universo nella metà del XX secolo ha dato origine al Modello del Big Bang, che ha recepito una lettura ingenua degli spostamenti verso il rosso extra galattici/spostamenti verso il blu, e ha ipotizzato che l’intero Universo abbia avuto origine in un singolo “punto” di volume zero 13,7 miliardi anni fa20. Prima di questo “mo­mento” immaginario non c’era nulla, e tutta l’esistenza si è espansa da quel momento in una distesa infinita di nulla. Ter­minata questa espansione si può allora anche presumere che ritornerà per sempre un nulla infinito. Deprimente e irrazio­nale, sì. Ma se vi capitasse d’essere un nichilista esistenziale alla ricerca di un motivo per evitare di usare la vostra coscienza, allora tale visione potrebbe sembrarvi come una calda coperta di conforto. Un matematico particolarmente notevole che saltò sul ‘carro nichilista’ con uno zelo solitamente riservato ai fa­natici religiosi fu il giovane apostolo di Cambridge di nome Lord Bertrand Russell (1872-1970). Nella seconda parte di questo Dossier vedremo come Ber­trand Russell divenne il sommo sacerdote di una nuova reli­gione dell’entropia quale legge immutabile fondamentale della scien­za sociale, fisica ed economica. E vedremo come gli accoliti di Russell usarono i suoi Principia Mathematica (pubblicati tra il 1910 e il 1913) onde porre le basi per una nuova scienza della gestione dell’umanità, come se la specie e tutta la Crea­zione fossero semplicemente computer a sistema chiuso all’interno di altri computer. Il nome di questa nuova pseudoscienza era “cibernetica”, e dal suo terreno velenoso sono cresciute tali ideologie che nascondevano i loro presupposti malvagi dietro una patina di virtù morali. Alcuni di questi sistemi domi­nanti sono stati soprannominati “Transumanesimo”, “Ecologi­smo”, “Teoria dell’Informazione” e “Analisi dei sistemi”.

NOTE
1. L’unico dialogo cui i critici della mia valutazione possono fare riferimento come prova che Platone era solo un altro oligarchico radicale è La Repubblica. (https://archive.org/ details/republic0000plat). Tuttavia, quando si ricorda che questo lavoro è stato scritto come un esercizio mentale per gli studenti sia della sua Accademia sia per futuri potenziali statisti, si può cogliere un miglior apprezzamento per le trappole che espone all’interno delle ipotesi non esaminate, che permette di lasciare insolitamente non esaminate e sul cui fondamento vengono tratte conclusioni orribili. Un’opera del genere deve indurre la mente perplessa di un lettore ad esaminare quali errori sono stati commessi all’interno delle linee di ragionamento che hanno fatto deragliare il cammino verso la Giustizia.
2. Questo viene fatto facendo risolvere allo schiavo il problema del raddoppio di un quadrato attraverso la semplice posa di domande che dimostrano in modo semplice come la soluzione fosse già nell’anima dello studente che aveva bisogno d’avere la fiamma della scoperta accesa in una forma simile al “ricordo” di una memoria dimenticata. La differenza tra il richiamo della memoria convenzionale e questa forma di orientamento alla scoperta si trova nei diversi vettori temporali, con un richiamo della memoria che fa sì che le nostre menti si trasformino da uno stato di ignoranza in conoscenza proprio grazie ad un vettore temporale, e una trasformazione simile si verifica durante un’autentica scoperta, evento che occorre quando domande sagge vengono poste portando uno studente in un paradosso ontologico che deve essere risolto attraverso i poteri creativi interni della mente dello studente.
3. È un’ironia interessante che Aristotele fosse effettivamente accusato di empietà, proprio come lo era stato Socrate 80 anni prima. Tuttavia, a differenza del maestro che si rifiutò di sacrificare la sua immortalità per preservare la sua mortalità nel 399 a.C., la paura della morte di Aristotele lo fece fuggire nel 323 a.C. solo per morire un anno dopo alla corte di Macedonia.
4. Questa era l’ipotesi delle proporzioni armoniche dello spazio visivo e uditivo espresse in 1) la sezione aurea, 2) la costruzione dei cinque solidi platonici e 3) le divisioni armoniche di una corda in proporzioni consonanti che generano intervalli che potrebbero essere trovati per organizzare gli intervalli dei pianeti all’interno di un sistema solare. Questa teoria e la sua dimostrazione sono state ampliate da questo autore in The Pythagorean Revival Needed to Overthrow Today’s Standard Model Priesthood (https://risingtidefoundation. net/2022/01/16/the-pythagorean-revival-needed- to-overthrow-todays-standard-model-priesthood/)
5. John Locke and the Introduction of Mass African Slavery in the Americas To Undermine ‘Republican’ Culture di Fred Haight, Executive Intelligence Review, 8 gennaio 2021
6. The Art of Political Lying (or the 1688 Origins of the British Deep State, Canadian Patriot Review, 23 novembre, 2020
7. The music of the primes di Marcus du Sautoy, PLUS-Bringing Math to Life, 2004
8. Il fatto che il lavoro pionieristico di Riemann sulla topografia e sui sistemi non lineari sia stato determinante nelle scoperte che hanno rovesciato le basi statiche dei sistemi newtoniani durante i primi anni del XIX secolo e sia stato utilizzato esplicitamente da Einstein, Planck e Riemann, non è una coincidenza .
9. VENICE and LEIBNIZ: The Battle for a Science of Economy di Michale Kirsch, Canadian Patriot Review, 18 marzo 2014
10. Celebrate the 4th of July by Learning American History: Leibniz, Not Locke, Inspired the Declaration of Independence di Phil Valenti, The American Almanac, 7 luglio 1997.
11. Vedi Newton’s Niece di Derek Beaven, 1999 (https://www.goodreads.com/book/ show/3183952-newton-s-niece)
12. When Isaac Newton was Master of the Royal Mint Currencies are like gravity-what goes up must come down, Patricia Fara, Prospect Magazine, 21 aprile 2021
13. Nonostante il fatto che Newton possa aver personalmente desiderato credere nell’esistenza di un etere, la sua matematica ne nega l’esistenza presumendo invece l’esistenza di uno spazio euclideo vuoto come caratteristica elementare dell’Universo. Il conflitto tra Newton e Leibniz è stato trattato da Cynthia Chung qui: https://risingtidefoundation. net/2022/06/02/leibniz-vs-newton-a-clash- of-paradigms/
14. Le calunnie di Voltaire nel suo Candide (https://archive.org/details/candide0000volt) o quelle di Leonard Euler nelle sue Letters to a German Princess (https://archive.org/details/letterseulertoa00eulegoog) prendono una dibattito ricco e sofisticato e ridurlo prontamente a melma ipersemplificata.
15. For a beautiful rendition of Iago’s Credo di Justino Diaz see: https://youtu.be/ gw_Bwt8Hfl0
16. https://strategic-culture.org/ news/2022/06/06/the-world-doesnt-work- that-way-anymore/
17. È un’ironia troppo spesso trascurata dagli storici della scienza economica che queste esplosioni di crescita della popolazione tendessero a coincidere con periodi in cui il sistema di libero scambio di Smith veniva respinto a favore di sistemi nazionali di protezionismo o in cui il sistema di vizi senza limiti di Smith aveva minato il tenore di vita e poteri culturali della maggioranza dei cittadini all’interno di una determinata regione dell’Impero britannico.
18. Per la raccolta delle opere di Henry C Carey, https://risingtidefoundation.net/henry- charles-carey-1793-1879/
19. Sebbene sia stato cancellato dai documenti storici nel secolo scorso, le principali reti coordinate da Carey si erano diffuse in posizioni consultive tra i governi di Giappone, Cina, Germania, Francia, Russia e persino dell’Impero Ottomano durante la seconda metà del XIX secolo. Alcuni rappresentanti degni di nota di questa rete includevano nomi come il ministro delle finanze russo Sergei Witte, il consigliere Meiji Erasmus Peshine Smith, l’economista tedesco Friedrich List, il ministro degli Esteri argentino Luis Maria Drago e il ministro degli Esteri francese Gabriel Hanotaux (solo per citarne alcuni)
20. Is the Age of Big Bang Cosmology and ‘the Science of Scarcity’ Finally Coming to an End? Strategic Culture Foundation, 2022


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 21/04/2023, 18:59 
SCIAMANI, NATIVI AMERICANI E ALIENI
Richard Boylan

benjamin-redekop-pillars-v03c.jpg

In un meeting a Sedona, anni fa, gli sciamani e gli anziani dei Nativi Americani hanno profetizzato il tempo che verrà e la comunione con i popoli delle stelle, da cui discendiamo. Alcune delle cose previste si stanno manifestando proprio in questo periodo.

La regione attorno a Sedona, Arizona, è famosa nel mondo per il suo scenario pittoresco: maestosi monticelli di arenaria rossa che contrastano con le verdi foreste di ginepri. L’area contiene anche 13 vortici di energia, forse la più intensa concentrazione del mondo. In questa sede Standing Elk, capo dei Sioux Yankton e Custode dell’Altare Stellare, è stato indirizzato dallo Spirito a riunire a 7º Star Knowledge Conference (Conferenza sulla Conoscenza Stellare, ndt), tenutasi nel novembre del 1998, dal 19 al 22, presso la Green Valley School di Oak Creek Village, Sedona, in una sala gremita da oltre 500 persone. Come in precedenza, si è trattato di una riunione di maestri spirituali nativo-americani, guidati dal Grande Spirito, a condividere le loro speciali conoscenze sui visitatori stellari. Insieme a questi Anziani hanno parlato alcuni ricercatori non nativi che si occupano di extraterrestri e UFO, nonché fisici e guaritori naturali.

DEPURARE LE FOTO DAGLI UFO
La conferenza si è aperta con due invocazioni: la prima preghiera, del Custode della Profezia Hopi, Grandfather Martin, anziano Hopi, volto segnato da righe profonde, è stata rivolta agli spiriti Kachina; la seconda, da Standing Elk, Sioux Dakota, che ha invocato, in idioma Lakota, i Tunkasila (Spiriti degli antenati ed esseri stellati) perché conservassero i presenti in «buon cuore e spirito». Poi è stata la volta di un comitato di cinque elementi. Taskara, un giovane maestro spirituale Maya, ha parlato di coloro che condividono il concetto di Luce come vincitrice sulle forze dell’Oscurità. Tra gli esponenti dell’Oscurità egli ha indicato anche le black ops (operazioni speciali e segrete portate avanti dalle autorità e dai servizi segreti, ndr), intese come organizzazioni che gestiscono il cover-up UFO, l’élite plutocratica per cui operano. Di seguito, Robert Singing Bear ha delineato la natura e il funzionamento dei sette Chackra, centri di energia spirituale nel corpo umano, secondo la filosofia yoga, paragonandone il collegamento all’esternazione della verità. Crow, un giovane maestro spirituale Metis, ha descritto i differenti tipi di campi energetici presenti, usato fra l’altro per la guarigione, la comunicazione, l’apprendimento a istanza e il discernimento. David Shoemaker, gemmologo e sciamano euro-americano, ha descritto una visione avuta dal Re Giaguaro, spirito sovrano dell’America Centrale, che gli avrebbe comunicato che «Per i bianchi è molto difficile imparare cose nuove, perché sono pieni di sé». Quindi, l’euro-americana Donna Tietze Hare ha parlato di un incontro avuto all’età di 25 anni, di profonda importanza per lo sviluppo della sua coscienza del cosmo. Hare ha lavorato al Johnson Space Center della NASA di Houston. Un giorno si stava recando in una zona – che solo in seguito si seppe essere interdetta al suo livello di autorizzazione – per consegnare dei documenti, quando vide un tecnico che con un aerografo cancellava un UFO da una foto spaziale ufficiale della NASA. Gli chiese perché lo stesse facendo e lui rispose che depurare le foto dagli UFO faceva parte della politica ufficiale della NASA per nascondere le prove della realtà extraterrestre.

LE LEGGI SPIRITUALI E UNIVERSALI
Standing Elk, della tribù dei Dakota Ihaktowan, ha parlato di un fuoco che verrà dal cielo a cambiare i nostri cuori. È essenziale iniziare ad ascoltare i bambini nati in questi ultimi empi, sono loro i portatori di importanti messaggi. Quindi ha predetto che nel 2035 tre meteore colpiranno Boulder, Colorado, parte del Nevada e Porto Rico, sostenendo che la gente vada svegliata a questo proposito. Standing Elk ha discusso 22 simboli extraterrestri, che rappresentano 11 leggi spirituali e 11 leggi universali che le nazioni stellari osservano nella galassia. Li avrebbe ricevuto in visione, incisi su una barra, nel 1995, durante un digiuno religioso di quattro giorni. Solo in seguito avrebbe appreso che gli stessi simboli erano iscritti su una barra a “I” apparentemente rinvenuta nei rottami dell’UFO crash di Roswell nel 1947. Sherwyn Sephier, fratello minore di Standing Elk, ha detto di aver trascorso 28 giorni all’interno di un portale di dimensionale nelle Black Hills del sud Dakota, una zona sacra a tutte le nazioni Sioux, per ricevere messaggi spirituali sul significato di quei simboli stellari. Grazie ai suoi sforzi e a quelli di altri anziani maestri spirituali nativi si è potuto decifrare quelle 11 leggi spirituali e le 11 universali. Standing Elk ha pubblicato il significato di queste 22 leggi cosmiche in un libro, Maka Wicahpi Wicohan: Universal and Spiritual Laws of the Universe (1998). Sherwyn ha predetto: «Mai nella sua storia l’umanità ha vissuto un’esperienza simile a quella che sta per accadere. La Madre Terra ci ha scelto per farci evolvere con lei, ma noi non abbiamo fatto il nostro lavoro. Le persone presenti a questa conferenza stanno facendo dei passi avanti per imparare quello che sta oltre l’al di là».

VERRÀ UN NUOVO MONDO
Capo Blue Elk ha descritto i Sette riti della Sacra Canupa (Pipa), riti cerimoniali dei Sioux Lakota (insegnati ai nativi dalla Donna bisonte bianco, discesa dalle stelle). I riti sono: la Custodia dell’Anima, l’Inipi (cerimonia della Capanna del sudore), L’Hanblecheyapi (ricerca della visione), la Wiwanyag Wachipi (Danza del Sole), la Hunkapi (adottare quali parenti gli ex avversari), la Ishna Ta Awi Cha Lowan (cerimonia di preparazione di una ragazza alla maturità femminile) e il Tapa Wanka Yap (lancio della palla che, secondo Standing Elk, è un ricordo atavico di un velivolo stellare). Il giovane uomo medicina Deer Man ha parlato di circa 405 piante medicinali presenti sulla Madre Terra. Durante una visione è stato designato a lavorare co tali piante, donate da Wakan Tanka (lo Spirito del Grande Mistero) al popolo indiano come cura per le malattie della Terra, AIDS incluso: «I nativi possiedono cure di cui l’uomo bianco non sa nulla. Il merito delle piante medicinali va ai Tunkasila (Spiriti degli Antenati)». Tukala, il Portatore di Pipa della Riserva di Rosebud, ha detto di essere stato coinvolto negli incontri con i suoi parenti stellari dal 1995. Dotato di una buona cultura ufologica, Tukala ha paragonato quello che aveva imparato dalle azioni stellari con quanto appreso dal famoso contattista svizzero Billy Meier dai Pleiadiani, definendolo la stessa cosa. Rangi, una Maori della Nuova Zelanda, ha detto di aver affidato ad altrui cure i suoi quattro figli per poter camminare sulla via dello Spirito, approfondendo il suo coinvolgimento con il popolo stellare. Dice di essere stata messa alla prova: «Ma non c’è denaro nella via dello Spirito». Rangi sostiene che i Maori sono originari del Perù e riconosce la validità degli insegnamenti e dei calendari Maya, che «sono qui per aiutarci a dare una giusta rotazione al Merkaba (campo di energia) ». Poi ha lanciato una sfida intellettuale al pubblico: «Se vedete gli extraterrestri, la cosa importante è: gli incontri ti avvicinano alla famiglia e ai parenti?». Nel 1989, una donna di 80 anni diede in dono una pietra ad un anziano Sioux Minneconjou, Woableza, carismatico uomo medicina che ha affermato che lo Spirito gli ha rivelato che la pietra veniva dal capo Toro Seduto e che designava Woableza come messaggero. Quattro anni fa fu diretto dallo Spirito nl passare ad un livello superiore di insegnamento. Ha aggiunto che la pietra ha agito come uno Spirito, per creare strade che gli permettessero di compiete la sua missione. Ha dichiarato: «C’è speranza al di là del caos che verrà. Non possiamo sfuggirgli, ma possiamo pregare per superarlo. Gli Spiriti dicono che verrà un Nuovo Mondo, un Mondo meraviglioso, ma noi dobbiamo prepararlo, con l’amore nei nostri cuori. Il popolo stellare è composto da messaggeri del Creatore, che sono qui per dirci che abbiamo il potere di curare la Terra da noi stessi. Dobbiamo condividere questo messaggio con la famiglia, gli amici, i parenti e i vicini. Dobbiamo digiunare, far la Sweat Lodge, purificarci per quello che verrà. Turtle Island sarà il continente dei maestri per i prossimi cento anni, secondo il popolo stellare».

LE PROFEZIE DEGLI HOPI
Grandfather Martin, quale Custode di Profezia del popolo Hopi, nel condividere le informazioni ricevute dai suoi anziani, si è deciso a parlare solo ora «perché è tempo che vengano alla luce queste informazioni ». Nel 1990 Martin si era recato a Santa Fe, dove stavano accadendo cose anomale: piante che crescevano fuori stagione, animali selvaggi che vagavano nelle città e animali domestici che aggredivano i loro padroni. Era giunto il tempo di rivelare le profezie, in relazione al Tempo della Purificazione. Ci sono Sacri Insegnamenti che non è ancora possibile rivelare. Grandfather Martin si è consultato con il Dalai Lama su tali Insegnamenti ancora preservati. «Andiamo incontro a un futuro di devastazione più intenso di quello attuale, più grande di quanto pensiate. Presto ci sarà la Terza Guerra Mondiale, attorno al 2000. Prima di questo mondo ce ne sono stati altri (Atlantide, Lemuria in epoche macro-storiche). La gente visse le stesse cose che noi stiamo vivendo adesso, e vediamo accadere di nuovo. Ci è stato detto di non rifare gli stessi errori, i Crop Circle sono degli Insegnamenti che ci parlano dei nostri tempi e di dove ci stiamo dirigendo e che tutto questo è molto vicino. Dobbiamo ritornare sul sentiero e pregare per un mondo migliore. Due anni fa ebbe luogo il Tempo dell’Allineamento, ma l’Allineamento (della Terra con il Sole del Solstizio) non raggiunse il sentiero che doveva raggiungere. Così gli Anziani si sono riuniti e hanno riportato indietro l’Allineamento. Tewa (il Sole) è uno spirito evoluto e ama solo le cose di valore, allora gli Anziani hanno raccolto i loro monili più ricchi, quelli con i turchesi, un’offerta per convincere il Sole a riallinearsi. Il Sole ha acconsentito e ha preso le offerte. Ma ora il Sole è nuovamente fuori dal suo sentiero. Molti luoghi subiranno problemi climatici: farà caldo in luoghi freddi, freddo in luoghi caldi. Lo sconvolgimento climatico avrà diverse conseguenze, le temperature saliranno e nulla crescerà. Il Sole fuori allineamento è un termine di correlazione allo spostamento del Polo: quando verrà la Purificazione, la Terra ruoterà quattro volte. I Kachina (Spiriti) sono connessi alle profezie, inclusa la Stella Blu Kachina, che rappresenta qualcosa di importante. I Koshares (Clown) nelle danze sacre rappresentano l’umanità nel degrado graduale del nostro stile di vita e il bisogno di purificazione. La stirpe degli Hopi si estende agli Aztechi e ai Maya, i cui insegnamenti sono molto simili ».

FERMARE GLI SPIRITI DELL’OVEST
Grandfather Martin non è certo, ma crede che il Dalai Lama sia il custode di un set di tavolette di profezie spirituali che corrispondono a quelle Hopi: «Il Lama ha una grande conoscenza sacra». Il suo incontro privato con il Dala Lama fu vanificato dalla presenza di persone non invitate, ma si augura ce ne sarà un secondo. «Ciò che succede nella terra degli Hopi influenza il resto del mondo, perché sono interconnessi tramite linee spirituali. La preghiera Hopi è per tutto il mondo. La tradizione Hopi parla d un gruppo di persone provenienti dalle Pleiadi che verrebbero qui ad aiutare la gente quando succede qualcosa di importante e spiacevole. Gli Anziani Hopi avevano la conoscenza per andare a visitare altri pianeti e sapevano che sugli altri mondi c’era la vita. Qui siamo tutti fratelli e sorelle, come lo eravamo all’inizio, solo dopo prendemmo vie separate. È stato profetizzato che torneremo di uovo insieme. Con questa conferenza speriamo di riunire il circolo (Sacro Cerchio) per realizzare un mondo migliore e alleviare alcuni dei più grandi disastri che si interpongono sul nostro cammino. Il Purificatore è il Bahana (fratello) che ritorna dall’Est. Il suo ritorno sarà il Tempo della Purificazione. Egli saprà come aiutarci, per farci capire come comportarci. Se non faremo la cosa giusta, gli Spiriti dell’Ovest verranno a purificarci con cose come la Terza Guerra Mondiale. Il Fratello è abbastanza potente per fermare gli Spiriti dell’Ovest. Quando verrà Bahana sarà troppo tardi per correggere la vostra via. Il Creatore guarda il vostro cuore. È già tardi per cominciare a cambiare, per prepararvi al cambio che verrà dovete avere fede e vivere le sacre vie. Non ci sono molti, nemmeno tra i nativi, che continuano a seguirle. È stato predetto che quando verranno i cambiamenti la gente tornerà alle vecchie vie. Quelli che non le seguono avranno molte perplessità. Ci saranno venti ancora più forti, incendi, terremoti, cambiamenti climatici, disastri naturali e altre cose che state vedendo già adesso. I cambiamenti riguarderanno soprattutto quelli che si trovano nelle grandi città, a causa del sempre crescente degrado ambientale. La gente dovrà prepararsi, conservare il cibo. Il denaro diventerà obsoleto, le persone impareranno a impadronirci di nuovo della dimensione rurale, a procurarsi il cibo. Andremo incontro a una depressione e il cibo scarseggerà, sarà bene mettere da parte cibo in scatola. Ci saranno due o tre mesi senza cibo e acqua. La gente avrà fame. Moriranno in molti. I danni saranno minori se vi siederete a pregare. La gente malvagia sarà eliminata. Solo le persone di buon cuore ce la faranno». Grandfather Martin asserisce che non è stata fissata nessuna data per il Tempo della Purificazione, dobbiamo solo osservare i segni e prepararci. «Alla fine della Purificazione ci sarà una sola lingua, una sola legge. La fratellanza tornerà, come una volta. Gli altari e i templi della società Hopi saranno eliminati perché non avranno più potere. Ci sarà un Governo, ma non il Nuovo Ordine Mondiale di cui parla qualcuno, perché la libertà sarà essenziale ».

IL DON JUAN DI CASTANEDA
I Raising Hail hanno eseguito canti e danze Lakota a tema spirituale, fornendone anche una parziale traduzione: «Le nazioni stellari stanno arrivando. Qualcosa di sacro sta arrivando! ». Un uomo medicina Yaqui, viso brunito da una vita trascorsa nel deserto di Sonora, New Mexico, ha catalizzato l’attenzione di tutti. Kachora era l’anziano Yaqui a cui Carlos Castaneda si è ispirato per imbastire il personaggio letterario dello sciamano Don Juan. Parlando in spagnolo e tradotto da un interprete, Kachora ha detto di essere stato in veglia sulla cima di una montagna a Baja California, Messico, all’1:30 del mattino del 17 ottobre: «Ho visto una pioggia meravigliosa: una pioggia dalle stelle (pioggia di meteoriti). Ero spaventato, se la pioggia fosse arrivata sulla terra avrebbe ucciso ogni cosa». Interpretò l’evento come carico di guarigione spirituale. «Ho chiarito la mia visione». Kachora ha parlato amorevolmente di Madre Terra e della necessità di onorarla e trattarla con rispetto, considerando le erbe medicinali come un suo dono e ha predetto che «L’8 aprile 2024 ci saranno quattro giorni di oscurità, in una battaglia tra il Sole e la Luna. Potrebbe essere un evento sacro o spaventoso». Quando gli è stato domandato dei prossimi cambiamenti della terra e di cosa consigliasse la tradizione Yaqui per tali cataclismi, lui ha risposto: «Dobbiamo pregare e prepararci spiritualmente ».

I DONI DEI VISITATORI STELLARI
Chi scrive ha presentato una lista di tutti i doni che i Visitatori Stellari hanno dato al nostro mondo. Ho attinto alle informazioni diffuse dal Colonnello Steve Wilson, USAF e dal Colonnello Philip Corso, USA, dal consigliere del National Security Council Michael Wolf e da un impiegato a contratto della National Security Agency in pensione che chiamerò “Jesse”. Le loro rivelazioni fanno parte del progetto governativo Acclimation Program per preparare il pubblico alla dichiarazione ufficiale sul contatto con gli extraterrestri. Ho sottolineato la presenza delle nazioni stellari sulla terra da prima che emergesse la razza umana e noi siamo il frutto d un lavoro di ingegneria e di ibridazione tra geni alieni e primati. Mentre Dio è la fonte di ogni cosa, furono gli intermediari Elohim (“discendenti dal cielo” a dire “Lasciateci fare l’uomo a nostra immagine e somiglianza”) Inoltre ho sostenuto che non ci sarà nessun atterraggio sul prato inglese della Casa Bianca, perché gli alieni sono già qui. Il Dr. Wolf ha rivelato che già nel 1954 i leader mondiali conclusero un patto con una Federazione di civiltà stellari, dando loro una base nella Polinesia per facilitare gli incontri e migliorare la reciproca comprensione. È stato menzionato il Colonnello Corso, il quale nel suo libro Il giorno dopo Roswell ha rivelato che il suo lavoro al Pentagono consisteva nell’incanalare vari artefatti tecnologici alieni tratti dal disco caduto a Roswell nel 1947 verso i laboratori americani e le industrie, perché ne ricavassero quelle che noi chiamiamo “invenzioni americane” hi-tech. Ho fatto anche notare che il Dr. Wolf ha condiviso la sua esperienza di lavoro con alcuni scienziati extraterrestri, “prestati” ai laboratori del governo per aiutarci a fare retro-ingegneria sulla tecnologia aliena. Sebbene il governo americano non abbia fatto un annuncio pubblico ufficiale sulla presenza degli extraterrestri, un numero impressionante di benefici moderni e di comodità derivano dalla generosità dei visitatori stellari. Una lista parziale di questi doni include: chip a circuito integrato (cuore dei computer moderni), cavi a fibre ottiche, equipaggiamenti per la visione notturna, plastiche super resistenti (per componenti automobilistici, per i giubbotti antiproiettile in Kevlar, per le tute ignifughe), laser, fibre metalliche supertenaci, materiali per le tute spaziali, diodi a emissione di luce, telepatia trans specie (ad esempio la comunicazione con i delfini), caschi (per dirigere i macchinari con il pensiero), irradiazione dei cibi per prevenirne il deterioramento, ologrammi, separazione dei geni, terapia genetica, clonazione di specie animali, tecniche stealth di evasione radar, uso di onde a energia elettromagnetica per accelerare la guarigione, trasmettitori di impulsi elettromagnetici (per permettere ai poliziotti di fermare macchine in fuga), energia a punto zero (per eliminare la necessità di bruciare petrolio inquinante per l’energia) e propulsione antigravità a campo magnetico (usata dai militari per creare “dischi volanti” classificati). Un giorno, la tecnologia antigravità desecretata permetterà ai civili di viaggiare intorno al mondo a velocità che faranno sembrare il Concorde un aereo da turismo Piper e consentirà di viaggiare verso altri pianeti, come alcuni astronauti militari hanno già fatto in segreto.

LA VISITA DEI TUNKASILA
Sabato notte, a conferenza conclusa, in una pausa fra due cerimonie di Inipi (Sweat Lodge), ho posto una domanda a Kachora: Don Kachora, anche gli Yaqui hanno una tradizione che parla di esseri provenienti dalle stelle? Cachora ha fatto una pausa, quindi ha risposto: «Il significato è opposto, ma è un insegnamento molto speciale e noi di solito non ne parliamo». Kachora ha confermato la tradizione dell’origine stellare condivisa da altre tribù. La Yuwipi è una cerimonia Sioux di guarigione. Kachora soffre di disturbi alla vista, sebbene la situazione sia molto migliorata dopo la “pioggia di stelle”, quindi la cerimonia è stata fatta principalmente per lui, oltre che per i propri cari. Deer Man era a capo dello Yuwipi. Si è inginocchiato su una coperta, circondato da un altare con oggetti rituali e pali con annodate delle bandiere di preghiera a ogni angolo della coperta. Gli altri anziani hanno assistito in preghiera insieme al gruppo di canto e tamburo a quattro elementi. La stanza delle cerimonie aveva le porte chiuse e le tende alle finestre. Le luci erano spente ed era stata tolta l’energia elettrica in tutta la casa. A mezzanotte passata la stanza era immersa nella più completa oscurità. Sono iniziate le preghiere in Lakota, intervallate dai canti. Dopo un po’ Deer Man ha annunciato he i Tunkasila (spiriti-esseri stellari) erano entrati. Sebbene non ci fossero dei sonagli all’inizio dello Yuwipi, all’improvviso un forte suono di sonagli cerimoniali è stato avvertito dal lato nord per saltare erraticamente dappertutto nella stanza, troppo rapidamente perché fosse opera di un uomo che provasse a giostrare nell’oscurità fra tutte le persone sedute sul pavimento. In breve si è sollevato il suono acuto di flauti in tutta la stanza. Per quanto diverso, il suono era simile agli zufoli di osso d’aquila degli indiani delle pianure. Ad un certo punto, uno dei Tunkasila suonava i sonagli ossessivamente sulla mia testa sebbene non sentissi nessun corpo accanto a me. La stanza era come contagiata dalla gioia e dalla felicità degli esseri stellari, una sorta di Martedì Grasso cosmico. Quando i Tunkasila si sono ritirati e la cerimonia è terminata, sono arrivate le luci. Tutte le bandiere e i lacci della preghiera sono stati presi dall’altare dei Tunkasila e non sono stati più trovati. Alcuni lacci erano stati messi sul ventre di uno dei partecipanti e la bandiera della preghiera del Nord stava sulla gamba di un altro partecipante, indicando apparentemente delle benedizioni speciali. Gli orologi, dopo quella che sembrava una cerimonia di un’ora, segnavano che erano passate due ore e mezza!

UNA PREGHIERA AL SOLE
Il giorno dopo, Taskara e un altro giovane maestro spirituale Maya- Azteco hanno portato un piccolo numero di partecipanti su una collina per vedere uno dei siti Supapu, un luogo dove l’energia di tutti i 13 vortici di Sedona si unifica. Quando il sole è tramontato in questa valle s forma di utero, circondata da montagne, i due sciamani mesoamericani hano condotto una cerimonia per bilanciare l’energia e pregare per tutti (umani, animali, piante e minerali). Quando abbiamo fatto ritorno sul luogo della conferenza, era scesa la notte del giorno finale, che ha chiuso tre giorni di saggezza.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 24/04/2023, 09:55 
VECCHIE COSE CON NOMI NUOVI
Helena Blavatsky

third-eye-e1427543260679.jpg

La Cabala orientale
Esiste in qualche parte, in questo vasto mondo, un vecchio libro, così vecchio che i nostri antiquari potrebbero scervellarsi sulle sue pagine per un tempo indefinito senza giungere ad accordarsi sulla natura del materiale su cui è scritto. E l’unica copia originale oggi esistente. Il più antico documento ebraico sulla scienza occulta — il Siphra Dzeniouta — è stato compilato sulla base di esso, e questo avvenne in un tempo in cui questo libro era già considerato una reliquia letteraria. Una delle sue illustrazioni rappresenta la Divina Essenza che emana da ADAM come un arco luminoso che sta per formare un cerchio; raggiunto il più alto punto della sua circonferenza, la Gloria ineffabile si volge indietro e torna alla terra portando nel suo turbine a un tipo superiore di umanità. Mentre essa si avvicina sempre più al nostro pianeta, l’Emanazione diviene sempre più ombrosa, finché, toccando il suolo è nera come la notte. I filosofi ermetici di ogni periodo, per una convinzione fondata, a quanto essi dicono, su settantamila anni di esperienza, affermano che la materia, nel tempo, a causa del peccato, è divenuta più pesante e più densa che non fosse al momento della prima formazione dell’uomo; che all’inizio il corpo umano era di natura semieterica; e che, prima della caduta, l’uomo comunicava liberamente con l’universo adesso invisibile. Ma da quel tempo la materia è divenuta la formidabile barriera fra noi e il mondo degli spiriti. Anche le più antiche tradizioni esoteriche insegnano che, prima del mistico Adamo, vissero e morirono molte razze di esseri umani, ognuno facendo posto a un’altra. Questi tipi precedenti erano più perfetti? Qualcuno di loro apparteneva alla razza alata ricordata da Platone nel Fedro? Spetta alla scienza risolvere questo problema. Le caverne della Francia e i relitti dell’età della pietra offrono un punto da cui cominciare. Via via che il ciclo procedeva, gli occhi dell’uomo si aprirono sempre più, finché egli giunse a conoscere “il bene e il male” come gli stessi Elohim. Raggiunto il suo vertice, il ciclo cominciò a discendere. Quando l’arco raggiunse un certo punto che lo portava parallelamente alla linea stabilita per il nostro piano terrestre, l’uomo fu fornito dalla natura di “vestiti di pelle”, e il Signore Dio lo “rivestì”. La stessa credenza nella preesistenza di una razza più spirituale di quella a cui oggi apparteniamo può essere fatta risalire alle più antiche tradizioni di quasi ogni popolo. Nell’antico manoscritto quiché, pubblicato da Brasseur de Bourbourg — il Popol Vuh — i primi uomini sono ricordati come una razza che poteva ragionare e parlare, la cui vista era illimitata e che conosceva immediatamente tutte le cose. Secondo Filone Giudeo, l’aria è piena di un invisibile esercito di spiriti, alcuni dei quali sono immuni dal male e immortali, mentre altri sono perniciosi e mortali. “Noi discendiamo dai figli di EL e dovremo tornare figli di EL”. E l’inequivocabile affermazione dell’anonimo gnostico che scrisse il Vangelo secondo San Giovanni: “Tutti coloro che lo hanno ricevuto”, ossia che hanno seguito praticamente la dottrina esoterica di Gesù, “diverranno figli di Dio” (I, 12), indica la stessa credenza. “Non sapete di essere dèi?” grida il Maestro. Platone descrive mirabilmente nel Fedro lo stato in cui l’uomo era una volta, e in cui tornerà a essere: prima e dopo la “perdita delle sue ali”, quando “viveva fra gli dèi ed era un dio lui stesso nel mondo aereo”. Fin dai più remoti periodi le filosofie religiose insegnarono che l’intero universo era pieno di esseri divini e spirituali di diverse razze. Da una di queste evolse, nel corso del tempo, ADAMO, l’uomo primitivo. Anche i Calmucchi e alcune tribù della Siberia descrivono nelle loro leggende creazioni anteriori a quella della nostra razza attuale. Questi esseri, dicono, possedevano una conoscenza quasi senza limiti, e nella loro audacia giunsero perfino a minacciare di ribellarsi contro il Grande Spirito loro Capo. Per punire la loro presunzione e umiliarli, questi li imprigionò nei corpi, e così chiuse i loro sensi. Essi possono evadere da questa prigione solo dopo un lungo pentimento, la purificazione e lo sviluppo. Essi pensano che i loro sciamani godano ogni tanto il divino potere originalmente posseduto da tutti gli esseri umani.

Antiche tradizioni confermate dalla ricerca moderna
La biblioteca Astor di New York si è recentemente arricchita di un facsimile di un trattato medico egiziano, scritto nel XVI secolo a.C (o più precisamente nel 1552 a.C.), il quale, secondo la cronologia comunemente accettata, è l’epoca in cui Mosè aveva esattamente ventun anni. L’originale è scritto sulla scorza interna del Cyperus papyrus, ed è stato riconosciuto dal professor Schenk, di Lipsia, non solo genuino, ma anche il più perfetto mai visto. Consiste di un solo foglio di papiro giallo-bruno, della qualità più raffinata, largo trenta centimetri e lungo più di venti metri, e formante un rotolo diviso in centodieci pagine, tutte accuratamente numerate. È stato acquistato in Egitto, nel 1872-3 dall’archeologo Ebers, da un “ricco arabo di Luxor”. La “Tribune” di New York, commentando la circostanza, dice: il papiro “porta in sé la prova di essere uno dei sei Libri Ermetici di Medicina ricordati da Clemente Alessandrino”. L’editore dice inoltre: “Ai tempi di Giamblico, 363 d.C., i sacerdoti egiziani mostravano 42 libri che attribuivano a Ermete (Thuti). Di essi, secondo questo autore, trentasei contenevano la storia di tutta la conoscenza umana; gli ultimi sei trattavano di anatomia, di patologia, delle malattie degli occhi, degli strumenti chirurgici e di medicine. Il Papiro Ebers è indiscutibilmente una di queste antiche opere ermetiche”. Se un così chiaro raggio di luce è stato gettato sull’antica scienza egiziana dall’accidentale (?) incontro di un archeologo tedesco con “un ricco arabo” di Luxor, come possiamo sapere quale sole meridiano può essere gettato nelle oscure cripte della storia da un egualmente accidentale incontro fra altri prosperi Egiziani e un altro intraprendente studioso di antichità? Le scoperte della scienza moderna non sono in disaccordo con le più antiche tradizioni che attribuiscono un’incredibile antichità alla nostra razza. Negli ultimi anni la geologia, che in precedenza aveva solo concesso di far risalire l’uomo non oltre il periodo terziario, ha trovato irrefutabili prove che l’esistenza umana precede l’ultima glaciazione europea, più di 250.000 anni fa. È una pillola difficile a ingoiare per la teologia patristica, ma un fatto accettato dagli antichi filosofi. Inoltre sono stati esumati utensili fossili insieme a resti umani, i quali dimostrano che l’uomo andava a caccia in quei tempi remoti e sapeva anche accendere il fuoco. Ma non è stato ancora fatto il passo successivo nella ricerca dell’origine della razza; la scienza è arrivata a un punto morto e attende prove future. Disgraziatamente l’antropologia e la psicologia non hanno un loro Cuvier; né i geologi né gli archeologi riescono a costruire, con i frammenti successivamente scoperti, il perfetto scheletro dell’uomo triplo: fisico, intellettuale e spirituale. Poiché si è trovato che gli utensili fossili dell’uomo diventano sempre più rozzi e grossolani via via che la geologia si addentra nelle viscere del suolo, sembra dimostrato alla scienza che quanto più ci avviciniamo alle origini dell’uomo, tanto più egli dovette essere bruto e selvaggio. Strana logica! I resti trovati nella caverna di Devon dimostrano forse che non vi fossero allora razze contemporanee altamente civilizzate? Quando l’attuale popolazione del globo sarà scomparsa e alcuni archeologi della razza a venire, nel lontano futuro scaveranno gli utensili domestici di una delle nostre tribù indiane o delle isole Andamane, sarà forse giustificato se concluderà che il genere umano del XIX secolo “stava appena uscendo dall’età della pietra?” Recentemente era di moda parlare delle “insostenibili concezioni di un passato incolto”. Come se fosse possibile celare dietro un epigramma le cave intellettuali dalle quali sono state tratte le reputazioni di tanti filosofi moderni. Come Tyndall è sempre pronto a denigrare i filosofi antichi — sebbene più di un distinto scienziato abbia derivato onore e credito solo dando una nuova veste alle loro idee — così i geologi sembrano sempre più inclini a considerare sicuro che tutte le razze arcaiche fossero contemporaneamente in uno stato di profonda barbarie. Ma non tutte le nostre migliori autorità concordano con questa opinione. Alcune delle più eminenti sono convinte esattamente del contrario. Max Müller, per esempio, dice: “Molte cose ci sono ancora incomprensibili, e il linguaggio geroglifico dell’antichità ci rivela solo la metà delle inconsce intenzioni della mente. Tuttavia l’immagine dell’uomo, in qualsiasi clima la incontriamo, ci sorge dinanzi sempre più nobile e pura fin dagli inizi. Impariamo a conoscere anche i suoi errori e a interpretare perfino i suoi sogni. Fin dove possiamo seguire le tracce dell’uomo, anche nei più bassi strati della sua storia, vediamo il dono divino di un intelletto sano che gli appartiene fin dal principio, e l’idea di un’umanità che emerge lentamente dalle profondità di una brutalità animale non può più essere sostenuta”. Poiché si pretende che non è filosofico fare ricerche sulle cause prime, oggi gli scienziati si dedicano a considerare i loro effetti fisici. Il campo della ricerca scientifica è quindi limitato alla natura fisica. Una volta che i suoi limiti siano raggiunti, la ricerca deve fermarsi e il loro lavoro deve ricominciare. Con tutto il dovuto rispetto per i nostri dotti, essi sono come lo scoiattolo nella sua gabbia girevole: sono condannati a far girare continuamente la loro “materia”. La scienza è un grande potere, e non spetta a noi, pigmei, discuterla. Ma gli scienziati non impersonano in sé la scienza, così come gli uomini del nostro pianeta non sono il pianeta stesso. Non abbiamo il diritto di chiedere a un “filosofo dei nostri giorni” di accettare senza discussione una descrizione geografica della faccia scura della luna, né possiamo costringerlo a farlo. Ma se, in seguito a qualche cataclisma lunare, un selenita fosse scagliato nel raggio di attrazione della nostra atmosfera e atterrasse sano e salvo alla porta del dott. Carpenter, questi potrebbe essere accusato di venir meno al suo dovere professionale se non si curasse di risolvere questo problema fisico. Per un uomo di scienza, rifiutare l’opportunità di investigare un nuovo fenomeno, sia che gli si presenti sotto forma di un abitante della Luna o di un fantasma apparso nella fattoria Eddy, è ugualmente reprensibile.

Il progresso del genere umano è segnato da cicli
Non dobbiamo fermarci a cercare se vi siano giunti attraverso il metodo di Aristotele o quello di Platone, ma il fatto è che gli antichi andrologi avevano pienamente capito le due nature, interna ed esterna, dell’uomo. Nonostante le superficiali ipotesi dei geologi, cominciamo ad avere prove quasi giornaliere a sostegno delle affermazioni di questi filosofi. Essi dividevano in cicli gli interminabili periodi dell’esistenza umana su questo pianeta, e durante ognuno di questi cicli il genere umano raggiungeva gradualmente il punto culminante della più alta civiltà e ricadeva gradualmente nella più abietta barbarie. A quale eminenza la razza sia più volte arrivata nel suo progresso può essere solo vagamente supposto dai meravigliosi monumenti dell’antichità ancora visibili, e dalle descrizioni date da Erodoto di altre meraviglie di cui oggi non rimane traccia. Già ai suoi tempi le gigantesche strutture di molte piramidi e di templi famosi erano solo una massa di rovine. Disperse dalla instancabile mano del tempo, esse sono descritte dal padre della storia come “venerabili testimoni della gloria, da lungo tempo passata, dei nostri antenati”. Egli “rifugge dal parlare di cose divine” e lascia alla posterità solo l’imperfetta descrizione, per sentito dire, di alcune meravigliose camere sotterranee del Labirinto, dove giacevano — e giacciono ancora — sacri resti dei Re iniziati. Noi possiamo inoltre farci un’idea dell’alto grado di civiltà raggiunto in alcuni periodi dell’antichità, dalle descrizioni storiche dell’età dei Tolomei, e tuttavia in quell’epoca le arti e le scienze erano considerate in via di decadenza, e gran parte dei loro segreti era andata perduta. Nei recenti scavi di Mariette-Bey, ai piedi delle piramidi, sono stati esumati statue di legno e altri relitti, i quali dimostrano che molto prima delle prime dinastie, gli Egiziani, erano giunti a una raffinatezza e a una perfezione che eccita la meraviglia anche nei più ardenti ammiratori dell’arte greca. Bayard Taylor descrive queste statue in una delle sue conferenze, e ci dice che la bellezza delle teste, ornate. di occhi di pietre preziose e con le palpebre di bronzo, è rimasta insuperata. Molto al di sotto dello strato di sabbia in cui giacevano i resti raccolti nelle collezioni di Lepsius, ad Abbott, e del British Museum, furono trovate sepolte le prove tangibili della dottrina ermetica dei cicli, che abbiamo già spiegato. Il dott. Schliemann, entusiasta ellenista, ha recentemente trovato, nei suoi scavi nella Troade, abbondanti prove dello stesso passaggio graduale dalla barbarie alla civiltà e dalla civiltà alla barbarie. Perché dunque dovremmo essere così riluttanti ad ammettere la possibilità che, se gli antidiluviani erano tanto più versati di noi in certe scienze e perfettamente padroni di arti importanti che adesso consideriamo perdute, essi possano egualmente avere eccelso nella conoscenza psicologica? Questa ipotesi deve essere considerata ragionevole come un’altra fino a che non si presenterà una prova contraria che la distrugga. Ogni vero sapiente ammette che, per molti rispetti, la conoscenza umana è ancora nell’infanzia. Può forse darsi che il nostro ciclo sia cominciato in epoche relativamente recenti? Questi cicli, secondo la filosofia caldea, non abbracciano tutto il genere umano nello stesso tempo. Il professor Draper conferma parzialmente questa opinione dicendo che i periodi in cui la geologia ha “trovato conveniente dividere il progresso dell’uomo nella civiltà non sono nettamente distinti e non valgono contemporaneamente per tutta la razza umana”; e dà come esempio “gli Indiani migranti dell’America”, che “solo adesso emergono dall’età della pietra”. Così più di un uomo di scienza ha confermato senza volerlo la testimonianza degli antichi. Ogni cabalista bene al corrente del sistema dei numeri di Pitagora e della sua geometria può dimostrare che le teorie metafisiche di Platone erano fondate sui più rigorosi principi matematici. “La vera matematica”, dice il Magicon, “è qualche cosa con cui sono connesse tutte le più alte scienze; la matematica comune è solo una fantasmagoria ingannevole, la cui troppo celebrata infallibilità sorge solo da questo, che i suoi fondamenti sono fatti di materiali, di condizioni e di rapporti”. Gli scienziati che credono di avere adottato il metodo aristotelico solo perché avanzano a fatica, quando non corrono, dai particolari dimostrati agli universali, glorificano questi metodi di filosofia induttiva, e rifiutano quello di Platone, che considerano non sostanziale. Il professor Draper si lamenta che mistici speculativi come Ammonio Sacca e Plotino abbiano preso il posto “dei severi geometri dell’antico museo”. Dimentica che la geometria, l’unica fra le scienze che proceda dagli universali ai particolari, era precisamente il metodo impiegato da Platone nella sua filosofia. Finché la scienza esatta limiterà le sue osservazioni alle condizioni fisiche e procederà come Aristotele, non potrà certo fallire. Ma, sebbene il mondo della materia sia per noi senza limiti, esso è tuttavia finito; e così il materialismo girerà per sempre in questo circolo vizioso, incapace di salire più in alto di quanto glielo permetta la circonferenza. La teoria cosmologica dei numeri, che Pitagora apprese dagli ierofanti egiziani, è la sola capace di conciliare le due unità, materia e spirito, e permettere all’una di dimostrare matematicamente l’altra.

Antica scienza criptica
I numeri sacri dell’universo nella loro combinazione esoterica, risolvono il grande problema e spiegano la teoria della radiazione e il ciclo delle emanazioni. Gli ordini più bassi, prima di svilupparsi nei più alti, devono emanare dagli ordini spirituali più alti e, arrivati al punto di svolta, essere nuovamente assorbiti nell’infinito. La fisiologia, come ogni altra cosa in questo mondo in costante evoluzione, è soggetta alla rivoluzione ciclica. Poiché sembra oggi emergere appena dalle ombre dell’arco inferiore, si potrà dimostrare un giorno che essa si è trovata nel punto più alto della circonferenza del cerchio molto prima dei tempi di Pitagora. Moco di Sidone, fisiologo e maestro di anatomia, fiorì molto prima del saggio di Samo, e quest’ultimo ricevette le istruzioni sacre dai discepoli e dai discendenti di lui. Pitagora, puro filosofo, intimamente versato nei più profondi fenomeni della natura, nobile erede della scienza antica, la cui grande meta fu di liberare l’anima dai legami dei sensi e costringerla a rendersi conto dei suoi poteri, vivrà eternamente nella memoria umana. L’impenetrabile velo di segretezza arcana fu gettato sulle scienze insegnate nel santuario. E questa la causa dell’attuale disprezzo per le antiche filosofie. Perfino Platone e Filone Ebreo sono stati accusati di assurde incoerenze da molti commentatori, mentre il piano nascosto sotto il dedalo di contraddizioni metafisiche così sconcertanti per il lettore del Timeo è fin troppo evidente. Ma Platone è stato mai letto con vera comprensione da coloro che spiegano i classici? Questa è una domanda giustificata dalle critiche che si trovano in autori quali Stalbaum, Schleiermacher, Ficino (traduzione latina), Heindorf, Sydenham, Buttmann, Taylor e Burges, per non dir nulla di autorità minori. Le velate allusioni del filosofo greco alle cose esoteriche hanno evidentemente sviato al massimo questi commentatori. Essi non solo suggeriscono con sfrontata freddezza, dinnanzi a certi passi difficili, che si voleva evidentemente impiegare un’altra fraseologia, ma fanno mutamenti audaci. Il verso orfico: “Il suo canto chiude l’ordine della sesta razza..”. che può essere interpretato solo in riferimento alla sesta razza evoluta nelle consecutive evoluzioni delle sfere, secondo Burges “era evidentemente preso da una cosmogonia in cui l’uomo era considerato essere stato creato per ultimo”. Chi si accinge a pubblicare le opere di un altro, non dovrebbe almeno capire quello che intende il suo autore? In realtà gli antichi filosofi sembrano essere generalmente considerati dai nostri critici moderni, compresi i più liberi da pregiudizi, come privi di quella profondità e di quella piena conoscenza delle scienze esatte di cui il nostro secolo va così orgoglioso. Si mette perfino in dubbio che essi abbiano inteso il principio fondamentale ex nihilo nihil fit. Se anche sospettarono l’indistruttibilità della materia, — dicono questi commentatori — non fu in conseguenza di una formula fermamente stabilita ma solo per un ragionamento intuitivo e per analogia. Noi siamo di parere contrario. Le speculazioni di questi filosofi sulla materia erano aperte alla critica pubblica, ma i loro insegnamenti sulle cose spirituali erano profondamente esoterici. Legati per giuramento al segreto e al silenzio religioso sui soggetti astratti che riguardavano le relazioni fra lo spirito e la materia, essi gareggiavano fra loro nei metodi ingegnosi per celare le loro vere opinioni. La dottrina della metempsicosi è stata abbondantemente messa in ridicolo dagli uomini di scienza e respinta dai teologhi, e tuttavia se fosse stata propriamente intesa nelle sue applicazioni all’indistruttibilità della materia e all’immortalità dello spirito, si sarebbe capito che è una concezione sublime. Non dovremmo forse considerare la questione mettendoci dal punto di vista degli antichi prima di osar screditare coloro che la insegnano? La soluzione del grande problema dell’eternità non spetta né alla superstizione religiosa né al materialismo grossolano. L’armonia e l’equiformità matematica della doppia evoluzione — spirituale e fisica — sono chiarite solo dai numeri universali di Pitagora che costruì interamente il suo sistema sul cosiddetto “linguaggio metrico” dei Veda indù. Solo recentemente uno dei più zelanti studiosi di sanscrito, Martin Haug, intraprese la traduzione dell’Aitareya Brahmana del Rig-Veda. Fino a quel tempo esso era interamente sconosciuto; le sue spiegazioni stabiliscono in modo indiscutibile l’identità dei sistemi pitagorico e brahmanico. In entrambi il significato esoterico è derivato dal numero: nel primo dalla relazione mistica di ogni numero con tutto ciò che è intelligibile per la mente umana; nel secondo dal numero di sillabe di cui ogni verso dei Mantra è composto. Platone, ardente discepolo di Pitagora, lo comprese così pienamente da sostenere che il dodecaedro era la figura geometrica usata dal Demiurgo nel costruire l’universo. Alcune di queste cifre avevano un significato particolarmente solenne. A esempio il quattro, di cui il dodecaedro è il triplo, fu considerato sacro dai pitagorici. E il quadrato perfetto, e nessuna delle linee che lo limitano sorpassa di un solo punto la lunghezza delle altre. È l’emblema della giustizia morale e dell’equità divina geometricamente espresse. Tutti i poteri e le grandi sinfonie della natura fisica e spirituale sono iscritti nel quadrato perfetto; e il nome ineffabile di Colui che, altrimenti, non avrebbe nome pronunciabile, era sostituito da questo sacro numero 4, il più imperioso e solenne giuramento per gli antichi mistici: la Tetractys. Se la metempsicosi pitagorica dovesse essere completamente spiegata e confrontata con la moderna teoria dell’evoluzione, ci accorgeremmo che verrebbe a supplire ogni “anello mancante” della catena di quest’ultima. Ma chi dei nostri scienziati consentirebbe a perdere il suo prezioso tempo sulle fantasie degli antichi? Nonostante prove in contrario, essi negano che non solo le popolazioni dei periodi arcaici ma anche gli antichi filosofi avessero una effettiva conoscenza del sistema eliocentrico. I “Venerabili Beda”, gli Agostini e i Lattanzi sembrano avere soffocato, con la loro dogmatica ignoranza, ogni fede nei più antichi filosofi dei secoli precristiani. Ma adesso la filologia e una più profonda conoscenza della letteratura sanscrita ci hanno parzialmente permesso di riabilitare quei filosofi da tali immeritate accuse. Nei Veda, per esempio, troviamo una prova positiva che già nel 2000 a. C., i saggi e gli studiosi indù dovevano conoscere la sfericità del nostro globo e il sistema eliocentrico. Quindi Pitagora e Platone conoscevano bene questa verità astronomica; perché Pitagora acquistò la sua scienza in India, o da uomini che erano stati là, e Platone riprese fedelmente i suoi insegnamenti. Citeremo due passi dell’Aitareya Brahmana. Nel “Mantra del serpente”, il Brahmana afferma che tale Mantra è quello che fu visto dalla Regina dei serpenti, in quanto essa è la madre e la regina di tutto ciò che si muove (sarpat). Nel principio essa (la terra) era solo una testa (rotonda) senza capelli, ossia senza vegetazione. Poi essa scorse questo Mantra che conferisce a chi lo conosce il potere di assumere ogni forma che desidera. Essa “pronunciò il Mantra”, ossia sacrificò agli dèi, e in conseguenza ottenne immediatamente un’apparenza screziata; divenne variegata e capace di produrre ogni forma che voleva, cambiando una forma in un’altra. Questo Mantra comincia con le parole: “Ayam gaû pris’nir akramit” (X, 189). La descrizione della terra in forma di una testa rotonda e calva, che in principio era morbida e divenne poi dura solo perché vi soffiò sopra il dio Vâyu, il signore dell’aria, suggerisce necessariamente l’idea che gli autori dei sacri libri vedici sapevano che la terra è rotonda ossia sferica; inoltre che era stata agli inizi una massa gelatinosa, la quale lentamente si raffreddò sotto l’influenza dell’aria e del tempo. Questo per quel che riguarda la loro conoscenza della sfericità del nostro globo; e adesso presenteremo la testimonianza su cui fondiamo la nostra asserzione che gli Indù erano perfettamente al corrente del sistema eliocentrico almeno 2000 anni a.C. Nello stesso trattato l’Hotar (sacerdote) è istruito sul come gli Shastra devono essere ripetuti e come si debbano spiegare i fenomeni dell’alba e del tramonto. Esso dice: “ L’Agnishtoma è colui (il dio) che brucia. Il sole non tramonta né sorge. Quando il popolo crede che il sole tramonti, non è così; ci si inganna. Perché, arrivato alla fine del giorno, esso produce due effetti opposti, facendo giorno per ciò che è sotto e notte per ciò che è sull’altro lato. In realtà il sole non tramonta mai, né tramonta per colui che ha questa conoscenza...“. Questa frase è così conclusiva che anche il traduttore del Rig-Veda, il dott. Haug, fu costretto a notarlo. Egli dice che questo passo contiene “la negazione del sorgere e del calare del sole”, e che l’autore suppone che il sole “rimanga sempre nella sua alta posizione” In uno dei più antichi Nivid, Rishi Kutsa, un saggio indù della più remota antichità, spiega l’allegoria delle prime leggi date ai corpi celesti. Per aver fatto “ciò che non doveva fare”, Anàhit (Analtis o Nana, la Venere persiana) che nella leggenda rappresenta la terra, è condannata a girare attorno al sole. I Sattra, o sessioni sacrificali, provano indubbiamente che già nel diciottesimo o ventesimo secolo a. C. gli Indù avevano fatto notevoli progressi nella scienza astronomica. I Sattra duravano un anno “e non erano altro che un’imitazione del corso annuo del sole. Secondo Haug, erano divisi in due parti distinte, ognuna consistente di sei mesi di trenta giorni; nel mezzo di entrambe vi era il Vishuvan (equatore o giorno centrale), che tagliava il complesso dei Sattra in due metà ecc”. Questo studioso, sebbene faccia risalire la composizione del complesso dei Brahmana al periodo 1400-1200 a.C., è dell’opinione che gli inni più antichi possano essere posti all’inizio della letteratura vedica, fra gli anni 2400-2000 a.C.. Egli non trova ragione per considerare i Veda meno antichi dei libri sacri dei Cinesi. Poiché il Shu-King, o Libro della storia, e i canti sacrificali del Shi-King, o Libro delle odi, sono stati provati risalire al 2200 a.C., i nostri filologi potranno essere costretti, fra non molto, a riconoscere che, in fatto di conoscenza astronomica, gli Indù antidiluviani furono i maestri dei Cinesi. In ogni caso vi sono fatti che provano come certi calcoli astronomici, presso i Caldei del tempo di Giulio Cesare, erano esatti come i nostri attuali. Quando il calendario fu riformato dal Conquistatore, si trovò che l’anno civile corrispondeva così poco alle stagioni che l’estate si confondeva con i mesi d’autunno e questi col pieno inverno. Fu Sosigene, astronomo caldeo, colui che riportò l’ordine nella confusione facendo retrocedere il 25 marzo di novanta giorni così che corrispondesse con l’equinozio d’inverno; e ancora Sosigene fissò la lunghezza dei mesi quale è attualmente. In America l’esercito di Montezuma trovò che il calendario degli Aztechi dava un egual numero di giorni e di settimane a ogni mese. L’esattezza dei loro calcoli astronomici era tale che nessun errore fu scoperto in essi dalle verifiche successive, mentre gli Europei che sbarcarono nel Messico nel 1519 erano, seguendo il calendario giuliano, in anticipo di circa undici giorni sul tempo esatto.

Inestimabile valore dei Veda
Alle inestimabili e attente traduzioni dei libri vedici e alle ricerche personali del dott. Haug dobbiamo la conferma delle affermazioni dei filosofi ermetici. Può essere facilmente dimostrato che il periodo di Zarathustra Spitama (Zoroastro) è di un’antichità incalcolabile. I Brahmana, a cui Haug assegna quattromila anni di età, descrivono le lotte religiose fra gli antichi Indù, che vivevano nel periodo prevedico, e gli Iraniani. Le battaglie fra i Deva e gli Asura — i primi dei quali rappresentavano gli Indù, i secondi gli Iraniani — sono descritte per esteso nei libri sacri. Poiché il profeta iraniano fu il primo a insorgere contro quella che chiamava l’”idolatria” dei brahmani e a indicarli come Deva (diavoli), a quale lontana epoca deve dunque risalire questa crisi religiosa? “Tale contesa”, risponde il dott. Haug, “deve essere apparsa agli autori dei Brahmana non meno antica di quanto i fatti di re Artù appaiano agli scrittori inglesi del XIX secolo”. Non vi è stato un filosofo di qualche notorietà che non si sia attenuto a questa dottrina della metempsicosi quale fu insegnata dai brahmani, dai buddhisti e poi dai pitagorici, in senso esoterico, esprimendola più o meno comprensibilmente. Origene e Clemente Alessandrino, Sinesio e Calcidio, tutti credettero in essa; e gli gnostici, che sono stati incontestabilmente riconosciuti dagli storici come gli uomini più raffinati, eruditi e illuminati, credevano tutti nella metempsicosi. Socrate professava dottrine identiche a quelle di Pitagora; ed entrambi, come pena della loro divina filosofia, furono messi a morte. La plebaglia è sempre stata la stessa in ogni tempo. Il materialismo è stato e sempre sarà cieco alle verità dello spirito. Quei filosofi ritenevano, insieme agli Indù, che Dio avesse infuso nella materia una parte del suo Divino Spirito, il quale anima e muove ogni particella. Essi insegnavano che gli uomini hanno due anime, di nature distinte e del tutto diverse: l’una periscibile — l’anima astrale o il più intimo corpo fluidico l’altra incorruttibile e immortale, l’Augoeides o parte dello spirito Divino. L’anima mortale o astrale perisce a ogni cambiamento graduale sulla soglia di ogni nuova sfera, purificandosi sempre più con ogni trasmigrazione. L’uomo astrale per quanto possa essere intangibile e invisibile ai nostri sensi mortali e terreni, è tuttavia costituito di materia, anche se sublimata. Aristotele, sebbene per ragioni politiche personali abbia mantenuto un prudente silenzio su certe materie esoteriche, espresse molto chiaramente la sua opinione in proposito. Egli credeva che le anime umane fossero emanazioni di Dio riassorbite infine dalla Divinità. Zenone, fondatore della scuola stoica, insegnava che vi sono “nella natura due qualità eterne: l’una attiva, o maschia, l’altra passiva, o femmina. La prima è pura, etere sottile o Spirito Divino; l’altra è completamente inerte in se stessa finché non viene unita al principio attivo. Lo spirito Divino, agendo sulla materia, produce fuoco, acqua, terra e aria, ed è l’unico principio efficiente da cui tutta la natura viene mossa. Gli stoici come i saggi indù, credevano in un riassorbimento finale. San Giustino credeva nell’emanazione di queste anime dalla Divinità, e Taziano Assiro, suo discepolo, dichiara che “l’uomo era immortale come Dio stesso”.

Mutilazioni dei libri sacri ebraici nella traduzione
Quel verso profondamente significativo della Genesi “E a ogni bestia della terra, a ogni uccello dell’aria, a ogni cosa che striscia al suolo ho dato un’anima vivente..”. dovrebbe richiamare l’attenzione di ogni studiose ebreo capace di leggere la Scrittura nell’originale invece di seguire la traduzione errata nella quale si legge: “o in cui vi è vita”. Dal primo all’ultimo capitolo i traduttori dei Sacri Libri ebrei hanno falsamente interpretato il significato del testo. Come dimostra Sir W. Drummond, hanno perfino mutato l’ortografia del nome di Dio. Così El, se scritto in modo corretto, dovrebbe essere pronunciato Al, perché nell’originale vi è Al, e, secondo Higgins, questa parola significa il dio Mitra, il Sole, il conservatore e salvatore. Sir W. Drummond dimostra che BethEl, indica la Casa del Sole nella sua traduzione letterale, e non di Dio. “El, nella composizione di questi nomi cananei, non significa Deus, ma Sol”. Così la teologia ha sfigurato l’antica teosofia e la scienza l’antica filosofia. Per mancanza di comprensione di questo grande principio filosofico, i metodi della scienza moderna, per quanto esatti, non approdano a nulla. In nessuno dei suoi rami essa può dimostrare l’origine e la fine delle cose. Invece di seguire le tracce degli effetti partendo dalla loro sorgente, essa segue il processo opposto. I tipi superiori, secondo il suo insegnamento, sono tutti evoluti da tipi inferiori. Comincia dal basso del ciclo, guidata a passo a passo nel grande labirinto della natura da un filo di materia. Appena il filo si rompe, la direzione è perduta ed essa si ritrae atterrita dall’Incomprensibile confessandosi impotente. Non così fecero Platone e i suoi discepoli. Per lui i tipi inferiori erano solo immagini concrete dei tipi astratti superiori. L’anima, che è immortale, ha un inizio, come riflesso del grande ARCHAEUS universale, è semovente e si diffonde dal centro su tutti i corpi del microcosmo. La triste comprensione di questa verità fece confessare a Tyndall che la scienza è impotente anche sul mondo della materia: “Il primo ordinamento degli atomi, da cui dipende ogni azione successiva, frustra una potenza superiore a quella del microscopio”. “Per la sola eccessiva complessità dello studio e molto prima che l’osservazione possa far sentire la sua voce, l’intelletto più preparato e la più raffinata e disciplinata immaginazione si ritirano perplessi senza osare affrontare il problema. Siamo colpiti da uno stupore che nessun microscopio può dissipare, dubitando non solo del potere nel nostro strumento ma anche di possedere noi stessi gli elementi intellettuali che ci rendano capaci di afferrare le ultime energie strutturali della natura”. La figura geometrica fondamentale della Cabala — quella figura che la tradizione e le dottrine esoteriche ci dicono essere stata data dalla Divinità stessa a Mosè sul monte Sinai — contiene nella sua grandiosa, perché semplice, combinazione, la chiave del problema universale. La figura contiene in se stessa tutte le altre. Per coloro che sono capaci di dominarla non vi è bisogno di esercitare l’immaginazione. Nessun microscopio terreno può essere paragonato con l’acutezza della percezione spirituale. E anche per coloro che ignorano la GRANDE SCIENZA, la descrizione della genesi di un grano, di un frammento di cristallo o altro oggetto, data da un fanciullo psicometra bene addestrato, vale tutti i telescopi e i microscopi della “scienza esatta”. Può esservi più verità nell’avventurosa pangenesi di Darwin — che Tyndall chiama uno “speculatore che sta spiccando il volo” — che nelle caute e limitate ipotesi di quest’ultimo, il quale, al pari di altri pensatori del suo genere, circonda la sua immaginazione “ con delle solide frontiere della ragione”. La teoria di un germe microscopico che contiene in sé “un mondo di germi minori”, si slancia, in un certo senso, verso l’infinito: supera il mondo della materia e comincia inconsciamente a operare nel mondo dello spirito. Se accettiamo la teoria darwiniana dello sviluppo delle specie, troviamo che il suo punto di partenza è posto davanti a una porta aperta. Noi siamo liberi di restare al di qua o di varcare la soglia oltre la quale vi è l’illimitato e l’incomprensibile, o piuttosto; l’Inesprimibile. Se il nostro linguaggio mortale è inadeguato a esprimere ciò che il nostro spirito intravede oscuramente nel grande “Aldilà” — mentre è su questa terra — dovrà rendersene conto in qualche punto dell’Eternità senza tempo. Non così con la teoria della “basi fisiche della vita” del professor Huxley. Senza badare alla formidabile maggioranza di “no” proveniente dai suoi confratelli scienziati germanici, egli crea un protoplasma universale e prescrive alle sue cellule di divenire d’ora in poi le sacre fonti del principio di ogni vita. Rappresentando questo principio come identico in un uomo vivo, in un montone morto, in un’ortica o in un’aragosta, chiudendo nella cellula molecolare del protoplasma il principio della vita, e chiudendone fuori il divino influsso che viene con l’evoluzione successiva, egli serra ogni porta contro ogni possibile scampo. Come un abile tattico, egli trasforma le sue leggi e i suoi fatti in sentinelle a cui fa montar la guardia a ogni uscita. Sulla bandiera sotto cui le raduna è scritta la parola “necessità”; ma, appena l’ha spiegata, deride quella leggenda chiamandola “una vuota ombra della mia stessa immaginazione”. Le fondamentali dottrine dello spiritualismo, egli dice “rimangono fuori dei limiti della ricerca filosofica”. Noi oseremo contraddire questa affermazione sostenendo che sono molto più entro i limiti di questa ricerca che non il suo protoplasma, in quanto esse presentano evidenti e palpabili fatti dell’esistenza dello spirito, e le cellule protoplasmiche, una volta morte, non ne presentano alcuno a indicare che sono le origini e le basi della vita, come vorrebbe farci credere questo autore, “uno dei più importanti pensatori del nostro tempo”. L’antico cabalista non accoglieva un’ipotesi finché non poteva fondarla sulla solida roccia dell’esperienza registrata. Ma un’eccessiva dipendenza dai fatti fisici portò a una recrudescenza di materialismo e alla decadenza della spiritualità e della fede. Al tempo di Aristotele era questa la prevalente tendenza del pensiero. E, sebbene il comandamento delfico non fosse ancora completamente eliminato dal pensiero greco, e alcuni filosofi sostenessero ancora che “per conoscere quello che l’uomo è, dobbiamo conoscere quello che l’uomo è stato”, tuttavia il materialismo aveva già cominciato a rodere le radici della fede. I Misteri stessi erano degenerati notevolmente in semplici speculazioni sacerdotali e frodi religiose. Pochi erano i veri adepti e iniziati, eredi e discendenti di coloro che erano stati dispersi dalle spade conquistatrici dei vari invasori dell’antico Egitto. Il tempo predetto dal grande Ermes nel suo dialogo con Esculapio era giunto: il tempo in cui empi stranieri avrebbero accusato l’Egitto di adorare dei mostri e nulla sarebbe sopravvissuto oltre le lettere incise nella pietra dei suoi monumenti, enigmi incredibili per la posterità. I sacri scribi e gli ierofanti andavano raminghi sulla faccia della terra. Costretti, per la paura di una profanazione dei sacri misteri, a cercar rifugio tra le fraternità ermetiche — conosciute più tardi come Esseni — seppellirono sempre più nel profondo la loro conoscenza esoterica. La spada trionfante di Aristotele spazzò via dalla strada della sua conquista ogni vestigio di una religione una volta pura, e Aristotele stesso, modello e figlio della sua epoca, per quanto istruito nella scienza segreta degli Egiziani, conosceva poco dei risultati che coronavano millenni di studi esoterici. Al pari di coloro che vivevano al tempo di Psammetico, i nostri attuali filosofi “alzano il velo di Iside”, perché Iside non è che il simbolo della natura. Ma vedono solo le sue forme fisiche. L’anima interiore sfugge alla loro vista; e la Divina Madre non ha risposte per loro. Vi sono anatomisti i quali, non riuscendo a scoprire lo spirito che dimora sotto lo strato dei muscoli, la rete dei nervi e la materia terrena sollevati dalla punta del loro scalpello, affermano che l’uomo non ha anima. Essi sono ciechi come lo studioso che, limitando la sua ricerca alla fredda lettera della Cabala, osa dire che non vi è in essa uno spirito vivificante. Per vedere il vero uomo che una volta abitava nel soggetto disteso sulla tavola anatomica dinanzi a lui, il chirurgo deve usare altri occhi che quelli del corpo. Così la gloriosa verità celata negli scritti ieratici degli antichi papiri può essere rivelata solo a colui che possiede la facoltà di intuizione: la quale, se chiamiamo la ragione occhio della mente, può essere definita l’occhio dell’anima. La nostra scienza moderna riconosce un Potere Supremo, un Principio Invisibile, ma nega un Essere Supremo o Dio Personale. Logicamente la differenza fra i due può essere discussa, perché in questo caso il Potere e l’Essere sono identici. La ragione umana non può raffigurarsi un Potere Supremo Intelligente senza associarlo con l’idea di un Essere Intelligente. Non potremo mai aspettarci che le masse abbiano una chiara concezione dell’onnipotenza e onnipresenza di un Dio Supremo senza investire di questi attributi una gigantesca proiezione della loro stessa personalità. Ma i cabalisti non hanno mai considerato l’invisibile EN SOPH altrimenti che come un Potere. Finora i nostri moderni positivisti sono stati anticipati di migliaia di secoli nella loro cauta filosofia. Quello che l’adepto ermetico afferma di dimostrare è che il semplice buon senso esclude la possibilità che l’universo sia il risultato di un semplice caso. Un’idea simile gli appare più assurda che il pensare che i problemi di Euclide siano stati inconsciamente formati da una scimmia che giocava con le figure geometriche. Pochissimi cristiani capiscono, se pure ne sanno qualche cosa, la teologia giudaica. Il Talmud è il più oscuro degli enigmi anche per la maggior parte degli Ebrei, mentre gli studiosi ebrei che lo capiscono non si vantano della loro conoscenza. I loro libri cabalistici sono ancor meno capiti da loro, perché ai nostri giorni vi sono più studiosi cristiani che ebrei impegnati a liberare le grandi verità contenute in essi. E quanto meno ancora è conosciuta la Cabala orientale, o universale! I suoi adepti sono pochi; ma questi eletti eredi dei saggi che per primi scoprirono “le verità astrali sul grande Shemaia della scienza caldea” ( hanno risolto l’”assoluto” e adesso riposano della loro grande fatica. Essi non possono andare oltre ciò che è concesso di conoscere ai mortali di questa terra; e nessuno, nemmeno questi eletti, può passare oltre la linea tracciata dal dito della Divinità stessa. I viaggiatori hanno trovato questi adepti sulle rive del sacro Gange, li hanno sfiorati nelle silenziose rovine di Tebe e nelle misteriose camere deserte di Luxor. Nelle sale sulle cui volte azzurre e dorate fatidici segni attraggono l’attenzione, il cui significato segreto non è mai penetrato dall’osservatore ozioso, quegli adepti sono stati visti ma raramente riconosciuti. Memorie storiche hanno ricordato la loro presenza nei salons brillantemente illuminati dall’aristocrazia europea. Essi sono stati anche incontrati nelle aride e desolate pianure del Sahara come nelle caverne di Elefanta. Possono essere trovati dappertutto, ma si fanno riconoscere solo da coloro che si sono dedicati a uno studio disinteressato e non torneranno facilmente indietro. Maimonide, il grande teologo e storico ebreo, che un tempo fu quasi divinizzato dai suoi concittadini e poi trattato da eretico, fa notare che, quanto più il Talmud sembra assurdo e vuoto di senso, tanto più sublime è il suo significato segreto. Questo dotto ha luminosamente dimostrato che la magia caldea, la scienza di Mosè e di altri eruditi taumaturghi, era interamente fondata su di una vasta conoscenza dei vari e adesso dimenticati rami della scienza naturale. Perfettamente al corrente di tutte le risorse dei regni vegetale, animale e minerale, esperti nella chimica e nella fisica occulte, e anche fisiologi com’erano, non c’è da stupirsi se i diplomati o adepti istruiti nei misteriosi santuari dei templi potevano fare meraviglie che anche ai nostri giorni illuminati apparirebbero soprannaturali. É un insulto alla natura umana marchiare la magia e la scienza occulta col nome di impostura. Credere che per tante migliaia di anni metà del genere umano abbia praticato l’inganno e la frode sull’altra metà, equivale a dire che la razza umana era composta solo di furfanti e di idioti irrecuperabili. Qual è la regione in cui la magia non fu praticata? In qual secolo fu totalmente dimenticata?

La magia è sempre stata considerata una scienza divina
Nei più antichi documenti in nostro possesso — i Veda e le più remote leggi di Manu — troviamo molti miti riti magici praticati e permessi dai brahmani. Il Tibet, il Giappone e la Cina insegnano oggi quello che era stato insegnato dai più antichi Caldei. Il clero di queste regioni dà inoltre la prova di ciò che insegna e cioè che la pratica della purezza fisica e morale e di certe austerità sviluppa il potere vitale dell’anima per raggiungere la propria illuminazione. Permettendo all’uomo di controllare il suo spirito immortale, gli dà poteri veramente magici sugli spiriti elementari a lui inferiori. Nell’Occidente troviamo che la magia ha un’antichità non meno remota che in Oriente. I Druidi della Gran Bretagna la praticavano nelle cripte silenziose delle loro profonde caverne; e Plinio dedica molti capitoli alla “sapienza” dei capi dei Celti. I Semoti, o Druidi delle Gallie; esponevano le scienze fisiche non meno delle spirituali. Insegnavano i segreti dell’Universo, l’armonioso progresso dei corpi celesti, la formazione della terra, e soprattutto l’immortalità dell’anima. Nei loro boschi sacri — accademie naturali costruite dalla mano dell’Architetto Invisibile — gli iniziati si radunavano nell’ora tranquilla di mezzanotte per imparare ciò che l’uomo era stato e ciò che sarebbe divenuto. Non avevano bisogno di illuminazione artificiale né di gas malsano per rischiarare i loro templi, perché la casta dea della notte gettava i suoi più argentei raggi sulle loro teste coronate di foglie di quercia; e i loro bardi, vestiti di bianco, sapevano come conversare con la solitaria regina della volta stellata. Sul morto suolo del passato lontano si levano le loro querce sacre, oggi disseccate e spogliate del loro significato spirituale dal velenoso ‘soffio del materialismo. Ma, per lo studioso delle scienze occulte, la loro vegetazione è ancora verde e lussureggiante, e piena di profonde e sacre verità come nel momento in cui l’arcidruido operava le sue cure magiche e, afferrando il ramo di vischio, lo staccava dalla quercia madre con la falce d’oro. La magia è vecchia come l’uomo. È impossibile indicare il tempo in cui affiorò all’esistenza come lo è indicare il giorno in cui nacque il primo uomo. Ogni volta che uno scrittore ha voluto collegare il suo primo apparire in un paese con qualche personaggio storico, ulteriori ricerche hanno dimostrato l’infondatezza della sua tesi. Molti hanno pensato che Odino, sacerdote e monarca scandinavo, abbia dato origine alla pratica della magia una settantina di anni a.C. Ma fu facilmente dimostrato che i misteriosi riti delle sacerdotesse chiamate Voiler o Vala erano molto anteriori a quest’epoca. Alcuni autori moderni hanno cercato di provare che Zoroastro fu il fondatore della magia, essendo il fondatore della religione dei Magi. Ammiano Marcellino, Arnobio, Plinio e altri storici antichi hanno dimostrato in modo conclusivo che egli fu solo un riformatore della magia praticata dai Caldei e dagli Egiziani. I maggiori maestri di teologia concordano nel pensare che quasi tutti i libri antichi furono scritti simbolicamente e in un linguaggio intelligibile solo all’iniziato. Lo schizzo biografico di Apollonio di Tiana ce ne dà un esempio. Come ogni cabalista sa, esso abbraccia tutta la filosofia ermetica, facendo, per più rispetti, da controparte alle tradizioni a noi giunte del re Salomone. Sembra un racconto di fate, ma, come nel caso di Salomone, a volte i fatti e gli eventi storici sono presentati al mondo sotto i colori di una fiaba. Il viaggio in India rappresenta allegoricamente le prove di un neofita. I suoi lunghi discorsi con i brahmani, i loro saggi consigli e i dialoghi con il corinzio Menippo, se bene interpretati, ci offrono il catechismo esoterico. La sua visita all’impero dei saggi e l’intervista con il loro sovrano Iarca, l’oracolo di Amfiarao, spiega simbolicamente molti dogmi segreti di Ermete. Se capiti, svelerebbero alcuni dei più importanti segreti della natura. Eliphas Levi mette in rilievo la grande rassomiglianza esistente fra il re Iarca e il favoloso Hiram da cui Salomone ottenne i cedri del Libano é l’oro di Ophir. Vorremmo sapere se i massoni moderni, compresi i “Grandi Conferenzieri” e i più intelligenti artigiani delle logge importanti, capiscono chi era Hiram, di cui complottano per vendicare la morte. Mettendo da parte i puramente metafisici insegnamenti della Cabala, se qualcuno volesse dedicarsi solo all’occultismo fisico, la cosiddetta branca della terapeutica, i risultati potrebbero essere utili ad alcune delle nostre scienze moderne come la chimica e la medicina. Il professor Draper dice: “A volte, non senza sorpresa, incontriamo idee che ci lusinghiamo di aver visto nascere nella nostra epoca”. Questa osservazione, fatta a proposito degli scritti scientifici dei Saraceni, si potrebbe applicare anche meglio ai più segreti Trattati degli antichi. La medicina moderna, mentre ha guadagnato molto nell’anatomia, nella fisiologia, nella patologia e anche nella terapeutica, ha perso immensamente per la sua angustia spirituale, per il suo rigido materialismo, per il suo dogmatismo settario. Una scuola, nella sua miopia, ignora completamente ciò che è insegnato da altre scuole; e tutte sono unite nell’ignorare ogni grande concezione dell’uomo e della natura come quelle sviluppate dal mesmerismo o degli esperimenti americani sul cervello, ogni principio che non sia conforme a uno stolido materialismo. Bisognerebbe convocare i medici rivali delle varie e diverse scuole per mettere insieme le attuali nozioni della scienza medica; e troppo spesso accade che, dopo che i migliori praticanti hanno esaurito invano la loro arte su di un paziente, un mesmerista o un “medium guaritore” operi la cura. Gli studiosi dell’antica letteratura medica, dal tempo di Ippocrate a quello di Paracelso e Van Helmont, troveranno un vasto numero di fatti fisiologici e psicologici bene attestati, dei mezzi curativi e dei farmaci atti a guarire, che i medici moderni rifiutano sdegnosamente di impiegare. Anche per quel che riguarda la chirurgia, i praticanti moderni hanno confessato umilmente e pubblicamente la loro totale impossibilità di avvicinarsi alla meravigliosa abilità mostrata dagli antichi Egiziani nell’arte del bendaggio. Le molte centinaia di metri di bende che avvolgono una mummia dalle orecchie a ogni distinto dito dei piedi, sono state studiate dai principali chirurghi di Parigi, i quali, pur col modello dinanzi agli occhi, non sono riusciti a fare nulla di simile. Nella Raccolta Egittologica di Abbott, a New York, si possono vedere numerose prove dell’abilità degli antichi in vari lavori manuali. Fra le altre, l’arte dei merletti. E, poiché gli indizi della vanità femminile vanno di pari passo con quelli della forza maschile, vi sono anche esempi di capelli posticci e di ornamenti d’oro di vario genere. La “Tribuna” di New York, nel considerare i contenuti del Papiro Ebers, dice: “Invero non vi è nulla di nuovo sotto il sole... I capitoli 65, 66, 79 e 89 mostrano che le lozioni per rafforzare i capelli, le tinture, i calmanti, gli insetticidi erano in voga 3.400 anni fa”. Quanto poche delle pretese scoperte recenti siano in realtà nuove, e quante appartengano agli antichi, è stato chiaramente ed eloquentemente mostrato, sebbene solo in parte, dal nostro eminente scrittore e pensatore, il professor John W. Draper. Il suo Conflict between Religion and Science (Conflitto fra la religione e la Scienza) un grande libro con un bruttissimo titolo — pullula di fatti simili. A pag. 13 egli cita alcune scoperte degli antichi studiosi, che suscitarono l’ammirazione di tutta la Grecia. In Babilonia fu fatta una serie di osservazioni astronomiche caldee che risaliva a mille e novecentotrè anni addietro: fu inviata da Callistene ad Aristotele. Tolomeo, il sommo astronomo egiziano, possedeva un’opera babilonese sulle eclissi che risaliva a settecentoquarantasette anni prima della nostra èra. Come il professor Draper fa giustamente notare: “Sono state necessarie lunghe e minuziose osservazioni prima che alcuni di questi risultati astronomici giunti fino a noi abbiano potuto essere controllati. Così i Babilonesi avevano stabilito la lunghezza di un anno tropicale con un’approssimazione di venticinque secondi, e la loro stima dell’anno siderale eccedeva solo di due minuti. Avevano scoperto la precessione degli equinozi. Conoscevano le cause delle eclissi e, con l’aiuto del loro ciclo chiamato saros, potevano predirle. La loro stima del valore di questo ciclo, che è di più di 6.585 giorni, si discostava dall’esattezza solo di diciannove minuti e mezzo”. “Fatti simili forniscono la prova incontrovertibile della pazienza e dell’abilità con cui l’astronomia era stata coltivata in Mesopotamia, e che, pur con mezzi strumentali molto inadeguati, aveva raggiunto una considerevole perfezione. Quegli antichi osservatori avevano fatto un catalogo delle stelle e avevano diviso lo zodiaco in dodici segni; avevano diviso il giorno in dodici ore e così pure la notte. Come dice Aristotele, si erano dedicati per lungo tempo all’osservazione dell’occultamento degli astri da parte della luna. Avevano idee esatte sulla struttura del sistema solare e conoscevano l’ordine della posizione dei pianeti. Avevano costruito orologi solari, clessidre, astrolabi e gnomoni”. Parlando del mondo delle verità eterne, che risiede “entro il mondo delle illusioni transitorie e delle non realtà”, il professor Draper dice: “Quel mondo non sarà scoperto attraverso le vane tradizioni che hanno portato fino a noi l’opinione degli uomini che vivevano all’alba della civiltà, né nei sogni dei mistici che pensavano di essere ispirati. Sarà scoperto dalle investigazioni della geometria e interrogando praticamente la natura”. Esatto. La conclusione non avrebbe potuto essere meglio espressa. Questo eloquente scrittore ci dice una verità profonda. Tuttavia non ci dice l’intera verità perché non la conosce. Egli non ha descritto la natura né la portata delle conoscenze impartite nei Misteri. Nessun popolo successivo è stato versato in geometria come i costruttori delle piramidi e di altri monumenti titanici antidiluviani e postdiluviani. D’altra parte nessuno li ha mai eguagliati nell’interrogare praticamente la natura. Una prova innegabile di questo è il significato dei loro innumerevoli simboli. Ognuno di questi simboli è un ‘idea che ha preso corpo, combinando la concezione del Divino Invisibile con il terreno visibile. L’uno deriva rigorosamente dall’altro per analogia, secondo la formula ermetica “come in alto così in basso”. I loro simboli mostrano una grande conoscenza delle scienze naturali e uno studio pratico della potenza cosmica. Quanto ai risultati pratici che saranno ottenuti con “l’investigazione della geometria”, molto fortunatamente per gli studiosi che vogliono passare all’azione, non siamo più costretti ad accontentarci di semplici congetture. Ai nostri tempi un Americano, George H. Felt, di New York, il quale, se continua come ha cominciato, potrà un giorno essere riconosciuto il massimo geometra dell’epoca, è stato capace, con il solo aiuto delle premesse dagli antichi Egiziani, di arrivare a risultati che esporremo con le sue stesse parole. “Anzitutto”, dice il Felt “è necessario il diagramma fondamentale al quale si può riferire ogni nozione di geometria elementare, sia piana, sia solida; poi produrre sistemi aritmetici di proporzione in modo geometrico; identificare questa figura con tutti i resti di architettura e di scultura, nei quali questa figura è stata seguita in modo meravigliosamente esatto; determinare che gli Egiziani l’avevano usata come base dei loro calcoli astronomici su cui il loro simbolismo religioso era quasi interamente fondato; trovare le sue tracce fra tutte le vestigia d’arte e di architettura dei Greci; scoprirne egualmente le tracce negli annali sacri degli Ebrei così da provare in modo conclusivo che si fondavano su di esso; trovare infine che l’intero sistema era stato scoperto dagli Egiziani dopo ricerche di decine di migliaia di anni sulle leggi della natura, e che potrebbe veramente chiamarsi la scienza dell’universo”. Inoltre egli ha potuto “determinare con precisione problemi di fisiologia finora semplicemente sospettati, e sviluppare per la prima volta una filosofia massonica tale da essere la prima scienza e la prima religione, così come sarà l’ultima”; e, possiamo aggiungere infine, provare con dimostrazioni visibili che gli scultori e gli architetti egiziani ottennero i modelli delle loro bizzarre figure che adornano le facciate e i vestiboli dei loro templi, non da disordinate fantasie dei loro cervelli, ma dalle “invisibili razze dell’aria” e di altri regni della natura, che il Felt, al pari degli antichi Egizi, sostiene di rendere visibili grazie ai loro processi chimici e cabalistici. Schweigger dimostra che i simboli di tutte le mitologie hanno una base e una sostanza scientifiche. Solo mediante recenti scoperte delle forze fisiche elettromagnetiche della natura, esperti di mesmerismo come Ennemoser, Schweigger e Bart in Germania, il barone Du Potet e Regazzoni in Francia e in Italia, poterono tracciare con esattezza quasi impeccabile la vera relazione in cui ogni teomito è con alcune di queste forze. Il dito ideico, che ha tanta importanza nell’arte magica di guarire, ha il significato di un dito di ferro che è attratto e respinto a turno dalle forze naturali magnetiche. Esso ha prodotto, in Samotracia, meraviglie di guarigione riportando organi malati nelle loro condizioni normali. Bart va più a fondo di Schweigger nell’interpretazione degli antichi miti, e studia l’argomento sotto entrambi gli aspetti, spirituale e fisico. Egli parla a lungo dei Dattili frigi, quei “maghi ed esorcisti della malattia”, e dei teurghi cabiri. Egli dice: “Quando parliamo della stretta unione dei Dattili con le forze magnetiche, non siamo necessariamente limitati alla pietra magnetica, e la nostra visione della natura non fa che gettare un colpo d’occhio sul magnetismo nel suo completo significato. Allora è chiaro come gli iniziati che si facevano chiamare Dattili sbigottivano il popolo con le loro arti magiche, compiendo, come fecero, miracoli di guarigione. A questo univano molte altre arti che il clero dell’antichità aveva l’abitudine di coltivare: l’agricoltura, la morale, il progresso dell’arte e della scienza, i misteri e le consacrazioni segrete. Tutto questo veniva fatto dai sacerdoti cabiri, e perché non sarebbero stati guidati e aiutati dai misteriosi spiriti della natura?” Schweigger è della stessa opinione, e dimostra che i fenomeni dell’antica teurgia erano prodotti da poteri magnetici “sotto la guida degli spiriti”. Nonostante il loro apparente politeismo, gli antichi — per lo meno quelli delle classi colte — erano decisamente monoteisti; e questo secoli e secoli prima di Mosè. Nel Papiro Ebers questo fatto è dimostrato in modo conclusivo nelle seguenti parole, tradotte dalle prime quattro righe della Tavola I: “Io sono venuto da Eliopoli con i grandi esseri di Hetaat, i Signori della Protezione, i padroni dell’eternità e della salvezza. Io sono venuto da Sais con le dee Madri che stendevano su di me la loro protezione. Il Signore dell’Universo mi ha detto come liberare gli dèi da ogni morbo mortale”. Gli uomini eminenti erano chiamati dèi dagli antichi. La deificazione di uomini mortali e gli dèi immaginati non sono una prova contro il loro monoteismo più di quanto i monumenti dei cristiani moderni, che erigono statue ai loro eroi, non sia una prova del loro politeismo. Gli Americani del nostro secolo considererebbero assurdo il fatto che la loro posterità, fra tremila anni, li definisse idolatri per avere eretto statue al loro dio Washington. La filosofia ermetica era così avvolta nel mistero da far affermare a Volney che i popoli antichi adoravano i loro grossolani simboli materiali come divini in se stessi, mentre essi erano solo considerati rappresentazioni di principi esoterici. Anche Dupuis, dopo avere dedicato molti anni allo studio del problema, fraintese il circolo simbolico e attribuì la loro religione solo all’astronomia. Eberhart (Berliner Monatschrift) e molti altri scrittori tedeschi dello scorso e del presente secolo, trattano la magia con ancor meno cerimonie e pensano che sia dovuta al mito platonico del Timeo. Ma, senza la conoscenza dei misteri, come era possibile, per questi uomini e per altri non dotati della sottile intuizione di uno Champollion, scoprire la metà esoterica che era celata, dietro il velo di Iside, a tutti coloro che non sono adepti? Nessuno vorrà mettere in dubbio il merito di Champollion come egittologo. Egli afferma che tutto dimostra come gli antichi Egiziani fossero profondamente monoteisti. L’esattezza degli scritti del misterioso Ermete Trismegisto, la cui antichità si addentra nella notte del tempo, è da lui sostenuta nei loro minimi particolari. Anche Ennemoser dice: “Erodoto, Talete, Parmenide, Empedocle, Orfeo e Pitagora si recarono in Egitto per istruirsi nella filosofia naturale e nella teologia”. Là anche Mosè acquistò la sua sapienza, e Gesù passò i primi anni della sua vita. Là si riunivano gli studiosi di tutti i paesi prima che Alessandria fosse fondata. “Come mai”, prosegue Ennemoser, “così poco è stato conosciuto di questi misteri attraverso tanti secoli e in tempi e popoli così diversi? La risposta è che questo è dovuto all’universale e rigoroso silenzio degli iniziati. Un’altra causa può essere trovata nella distruzione e totale perdita di tutti i documenti scritti della conoscenza segreta dell’antichità più remota”. I libri di Numa, descritti da Tito Livio, che consistevano in trattati sulla filosofia naturale, furono trovati sulla sua tomba; ma non era permesso conoscerli per tema che rivelassero i più segreti misteri della religione di Stato. Il senato e i tribuni del popolo decisero che quei libri dovevano essere bruciati, cosa che fu fatta in pubblico. La magia era considerata una scienza divina che portava alla partecipazione degli attributi della Divinità stessa. “Essa svela le operazioni della natura”, dice Filone Giudeo, “e conduce alla contemplazione dei poteri celesti”. In periodi più tardi il suo abuso e la sua degenerazione in stregoneria ne fecero un oggetto di universale orrore. Dobbiamo dunque considerarla quale era solo nel remoto passato, in quelle epoche in cui ogni vera religione era fondata sulla conoscenza dei poteri occulti della natura. Non fu la classe sacerdotale dell’antica Persia quella che stabilì la magia, come si crede comunemente, ma i Magi, che derivano da essa il loro nome. I Mobed, sacerdoti dei Parsi — gli antichi Gheber — sono chiamati ancor oggi Magoi nel dialetto dei Pehlvi. La magia apparve nel mondo con le prime razze umane. Cassiano ricorda un trattato, ben conosciuto nel IV e nel V secolo, che fu attribuito a Cam, figlio di Noè, il quale, a sua volta, si crede che lo ricevesse da Jared, ossia la quarta generazione di Seth, figlio di Adamo.

Scoperta degli adepti della magia e ipotesi dei loro detrattori moderni
Mosè doveva la sua sapienza alla madre della principessa egiziana, Thermuthis, che lo aveva salvato dalle acque del Nilo. La moglie del faraone, Batria, era una iniziata e gli Ebrei devono a lei il loro profeta, “versato in tutta la sapienza degli Egiziani e potente in parole e in fatti”. Giustino Martire, fondandosi sull’autorità di Trogo Pompeo, ci presenta Giuseppe come istruito nella profonda conoscenza dell’arte magica dei sommi sacerdoti dell’Egitto. Gli antichi conoscevano, su certe scienze, più di quanto i nostri moderni scienziati abbiano ancora scoperto. Sebbene molti siano riluttanti a confessarlo, questo è stato riconosciuto da più di uno scienziato. “Il grado di conoscenza scientifica esistente nel primo periodo della società umana era molto superiore a quanto i moderni siano disposti ad ammettere”, dice il dott. A. Todd Thomson, direttore di “Occult Sciences” di Salverte; “ma”, aggiunge, “quella scienza era chiusa nei templi, accuratamente nascosta agli occhi del popolo e comunicata solo al clero”. Parlando della Cabala, il dotto Franz von Baader fa notare che “non solo la nostra salute e la nostra saggezza, ma la nostra stessa scienza ci è giunta dagli Ebrei”. Ma perché non completare l’affermazione e non dire al lettore da chi gli Ebrei ricevettero la loro sapienza? Origene, che era appartenuto alla scuola alessandrina dei platonici, dichiara che Mosè, oltre ai segreti dell’alleanza, aveva comunicato ai settanta anziani alcuni importantissimi segreti “tratti dalle nascoste profondità della legge”. E ingiunse loro di comunicarli solo alle persone che giudicavano degne. San Gerolamo parla degli Ebrei di Tiberiade e di Lidda come dei soli insegnanti del metodo mistico di interpretazione. Infine Ennemoser esprime la sua ferma opinione che “gli scritti di Dionisio Areopagita sono evidentemente fondati sulla Cabala giudaica”. Quando consideriamo che gli gnostici, ossia i primi cristiani, non erano che seguaci degli antichi Esseni sotto un nuovo nome, la cosa non ci fa meraviglia. Il professor Molitor riconosce alla Cabala il suo giusto diritto. Egli dice: “Il tempo dell’inconseguenza e della superficialità, nella teologia come nella scienza, è
passato, e, da quando il razionalismo rivoluzionario non ha lasciato dietro di sé che la sua vuotezza dopo avere distrutto tutto ciò che era positivo, sembra adesso essere venuto il momento di dirigere nuovamente la nostra attenzione a quella misteriosa rivelazione che è la fonte vivente da cui deve scaturire la nostra salvezza... i Misteri dell’antica Israele, che contengono tutti i segreti dell’Israele moderna, sono particolarmente calcolati... per offrire la base alla teologia sui più profondi principi teosofici e per procurare un solido fondamento a tutte le scienze ideali. Questo aprirebbe una nuova via... all’oscuro labirinto dei miti, dei misteri e delle costituzioni delle nazioni primitive... Solo in quelle tradizioni è contenuto il sistema delle scuole dei profeti, che il profeta Samuele non fondò ma solo restaurò. Il suo scopo fu solo quello di condurre gli studiosi alla saggezza e alla più alta conoscenza, e, quando ne fossero divenuti degni, di introdurli ai più profondi misteri. Fra questi misteri figurava la magia, che era di doppia natura: magia divina e magia diabolica, o arte nera. Ognuna di esse è a sua volta distinta in due tipi, la attiva e la visiva; nella prima l’uomo cerca di mettersi in rapporto con il mondo per apprendere cose nascoste; nella seconda tenta di avere potere sugli spiriti; nella prima mira a compiere atti buoni e benefici; nella seconda di fare ogni sorta di azioni diaboliche e innaturali”. Il clero delle tre principali chiese cristiane, la greca, la cattolica e la protestante, disapprova ogni fenomeno spirituale che si manifesti attraverso i cosiddetti “medium”. In realtà non è trascorso molto tempo da quando queste due ultime corporazioni ecclesiastiche bruciavano, impiccavano o comunque uccidevano qualsiasi sciagurata vittima attraverso il cui organismo si manifestavano gli spiriti e, talora, cieche e ancora sconosciute forze della natura. A capo di queste tre chiese preminenti sta la Chiesa di Roma. Le sue mani sono macchiate dal sangue innocente di innumerevoli vittime, versato in nome di quella divinità simile a Moloch che è alla testa del suo credo. Ed essa è pronta a ricominciare. Ma è legata mani e piedi dallo spirito di progresso e di libertà religiosa proprio del XIX secolo, che essa avvilisce e condanna ogni giorno. La Chiesa grecorussa è la più mite e la più cristiana nella sua fede semplice e primitiva per quanto cieca. Nonostante il fatto che non vi è stata praticamente alcuna unione fra le Chiese greca e latina, e che esse si sono divise molti secoli fa, i pontefici romani sembrano regolarmente ignorarlo. Essi si sono arrogati la giurisdizione non solo sulle regioni della comunione greca ma anche su tutti i protestanti. “La Chiesa”, dice il professor Draper, “insiste nel pensare che lo Stato non ha diritti su ciò che essa dichiara essere suo dominio, e che il protestantesimo, in quanto pura ribellione, non ha diritti affatto, pretendendo che anche nelle comunità protestanti il vescovo cattolico sia il solo pastore spirituale legittimo”. Essa non si cura che i suoi decreti non siano ascoltati, che le sue encicliche non siano lette, che i suoi inviti a concili ecumenici vengano ignorati e le sue scomuniche derise. La sua insistenza è solo eguagliata dalla sua sfrontatezza. Nel 1864, il culmine dell’assurdo fu raggiunto quando Pio IX scomunicò l’imperatore di Russia e scagliò pubblicamente contro di lui i suoi anatemi come “scismatico espulso dal seno della Santa Madre Chiesa”. Né l’imperatore né i suoi antenati, né la Russia quando fu cristianizzata mille anni fa, hanno mai consentito a unirsi ai Cattolici Romani. Perché non reclamare la giurisdizione ecclesiastica sui Buddhisti del Tibet o sulle ombre degli antichi Hyksos? I fenomeni medianici si sono manifestati in tutti i tempi, in Russia come in altre regioni. Questa forza ignora le differenze religiose, ride delle nazionalità, invade non richiesta ogni individualità sia essa quella di una testa coronata o di un povero mendicante. Nemmeno l’attuale Vice-Dio, Pio IX stesso, può evitare questo ospite non gradito. Negli ultimi cinquant’anni, Sua Santità è stata notoriamente soggetta ad accessi molto straordinari. All’interno del Vaticano sono stati definiti visioni divine; fuori di lì, i medici li chiamano attacchi epilettici; e una voce popolare li attribuisce a un’ossessione dei fantasmi di Perugia, Castelfidardo e Mentana.

“Le luci diventano blu: è ormai notte fonda, Gelide e spaventose gocce imperlano la mia carne tremante, Ho creduto che le anime di tutti coloro che ho ucciso Venissero……. “ (Shakespeare, Riccardo III)

Il principe di Hohenlohe, così famoso durante il primo quarto del nostro secolo per i suoi poteri di guaritore, fu lui stesso un grande medium. In realtà questi fenomeni e questi poteri non appartengono ad alcuna età né ad alcuna regione in particolare. Formano una parte degli attributi psicologici dell’uomo, il Microcosmo. Per secoli i Klikouchy (lett. ululanti), gli Yourodevoy (idioti) e altre miserabili creature sono stati afflitti da strani disordini che il clero russo e il volgo attribuiscono a possessione da parte del demonio. Essi si affollano sugli ingressi delle cattedrali senza osare entrare temendo che i demoni che li controllano li gettino violentemente a terra. Voroneg, Kiew, Kazan e altre città che posseggono le reliquie taumaturgiche di santi canonizzati, abbondano di questi medium inconsapevoli. Si possono sempre trovare in gran numero, raccolti in gruppi repellenti o vagabondi per i portali e i portici. In certi momenti della celebrazione della messa da parte del clero officiante, come all’apparizione dei sacramenti o all’inizio della preghiera corale “Ejey Cherduvim”, questi mezzi maniaci e mezzi medium cominciano a cantare come galli, ad abbaiare, a muggire, a ragliare, e, finalmente, si abbattono in terribili convulsioni. “L’impuro non può sopportare la santa preghiera”: è questa la pia spiegazione. Qualche anima caritatevole, mossa a pietà, offre qualche ristoro e distribuisce qualche elemosina a questi “afflitti”. Ogni tanto un prete è invitato a esorcizzarli, nel qual caso egli compie la cerimonia per amore e carità o perché allettato da una moneta d’argento da venti copechi, a seconda dei suoi impulsi cristiani. Ma quelle miserabili creature — che sono medium perché a volte profetizzano e hanno visioni, quando l’attacco è genuino — non sono mai molestati a causa della loro disgrazia. Perché il clero dovrebbe perseguitarli o il popolo odiarli e denunciarli come odiosi stregoni? Evidentemente il comune buon senso e la giustizia suggeriscono che, se qualcuno deve essere punito non sono certo le vittime incapaci, ma il demonio che, a quanto si crede, controlla le loro azioni. Il peggio che possa capitare al paziente, uomo o donna, è che il prete lo inondi di acqua santa e gli provochi un raffreddore. Se il rimedio non è efficace, il Klikoucha è abbandonato alla volontà di Dio e ci si prende cura di lui per amore e carità. Per quanto superstiziosa e cieca, una fede fondata su tali principi merita certamente un qualche rispetto e non può mai essere offensiva, né per l’uomo né per il vero Dio. Ma non è così per i cattolici; e per questo essi, e secondariamente il clero protestante — con l’eccezione di alcuni pensatori eminenti fra gli uni e fra gli altri — saranno criticati in questa opera. Vogliamo sapere su quali basi fondano il loro diritto di trattare gli spiritualisti e i cabalisti indù e cinesi così come fanno, denunciandoli insieme con gli infedeli — creature da loro stessi inventate — come tanti dannati al fuoco inestinguibile dell’inferno. Lungi da noi l’idea della minima irriverenza — e tanto meno bestemmia — verso il Divino Potere che ha chiamato alla vita tutti gli esseri, visibili e invisibili. Non osiamo nemmeno pensare alla sua maestà e alla sua infinita perfezione. Ci è sufficiente sapere che esiste e che è tutto saggezza. Ci basta avere, in comune con le altre creature nostre sorelle, una scintilla della Sua essenza. Il supremo potere che noi riveriamo è illimitato e infinito: è la grande ANIMA SPIRITUALE CENTRALE dai cui attributi e dai visibili effetti del cui VOLERE noi siamo circondati, il Dio dei veggenti antichi e dei moderni. La sua natura può essere studiata solo nei mondi evocati dal suo potente FIAT. La sua rivelazione è tracciata dal suo stesso dito in figure imperiture di armonia universale sulla faccia del Cosmo. È l’unico vangelo INFALLIBILE che noi riconosciamo. Parlando degli antichi geografi, Plutarco fa notare, nel Teseo, che essi “raccolgono ai margini delle loro mappe le parti del mondo che non conoscono, aggiungendo note a lato per indicare che più oltre non vi è altro che deserti di sabbia pieni di animali selvaggi e di paludi inavvicinabili”. I nostri teologi e i nostri scienziati non fanno forse lo stesso? Mentre i primi popolano il mondo invisibile di angeli e di demoni, i nostri filosofi cercano di persuadere i loro discepoli che, dove non vi è materia, non vi è nulla. Quanti dei nostri inveterati scettici appartengono, nonostante il loro materialismo, alle logge massoniche? I fratelli della Rosacroce, misteriosi praticanti dell’età di mezzo, vivono ancora, ma solo di nome. Essi possono “versare lacrime sulla tomba del loro rispettabile Maestro, Hiram Abiff”; ma invano cercheranno il vero luogo “dove fu posto il ramo di mirto”. Rimane solo la lettera morta: lo spirito è fuggito. Essi sono come i cori inglesi o tedeschi dell’opera italiana, che, nel quarto atto dell’Ernani, scendono nella cripta di Carlomagno cantando la loro cospirazione in una lingua per loro assolutamente sconosciuta. Così i nostri moderni cavalieri dell’Arca Santa possono scendere ogni notte, se vogliono, “attraverso i nove Archi nelle viscere della terra”, ma “non scopriranno mai il sacro Delta di Enoch”. I “Signori Cavalieri della Valle del Sud” e quelli della “Valle del Nord”, possono cercare di convincersi che “la luce sorge sulle loro menti” e che, mentre progrediscono nella massoneria, “il velo della superstizione, del dispotismo, della tirannia” e così via, non oscura più la visione delle loro menti. Ma queste sono solo vuote parole finché essi trascurano la Magia loro madre e voltano le spalle al loro fratello gemello, lo Spiritualismo. In verità, “Signori Cavalieri dell’Oriente”, potete “lasciare i vostri seggi e sedervi a terra in atteggiamento di dolore prendendovi la testa fra le mani”, perché avete ampie ragioni di gemere e piangere sul vostro destino. Da quando Filippo il Bello distrusse i Cavalieri Templari, nessuno è apparso a chiarire i vostri dubbi malgrado ogni pretesa in contrario. In realtà voi siete “raminghi lungi da Gerusalemme cercando il tesoro perduto del sacro luogo”. Lo avete trovato? Ahimè no, perché il sacro luogo è profanato; i pilastri della saggezza, della forza e della bellezza sono distrutti. Quindi “dovete errare nell’oscurità”, e “viaggiare in umiltà” fra i boschi e le montagne in cerca della “parola perduta”. “Passate!” non la troverete mai finché limiterete il vostro pellegrinaggio al sette o anche al settevolte sette; perché andate “vagando nell’oscurità” e questa oscurità non può essere dissipata che dalla luce della brillante torcia della verità, portata solo dai legittimi discendenti di Ormasad. Essi soli possono insegnarvi la vera pronuncia del nome rivelato a Enoch, a Giacobbe e a Mosè. “Passate”! Finché il vostro R. S. W. non abbia appreso a moltiplicare 333 e a battere invece 666, il numero della Bestia apocalittica, farete bene a osservare la prudenza e ad agire “sub rosa”. Per dimostrare che le nozioni di cui si valevano gli antichi per dividere la storia umana in cicli non erano del tutto prive di base filosofica, chiuderemo questo capitolo presentando al lettore una delle più antiche tradizioni dell’antichità relative all’evoluzione del nostro pianeta. Alla fine di ogni “grande anno” chiamato da Aristotele, che seguiva Censorino, il più grande, e che consiste di sei sar, il nostro pianeta è soggetto a una completa rivoluzione fisica. I climi polare ed equatoriale cambiano gradatamente di posto. Il primo, muovendo lentamente verso la linea equatoriale e la zona tropicale, sostituisce, con la loro esuberante vegetazione e la straripante vita animale, i deserti ghiacciati dei poli. Questo cambiamento di clima è necessariamente accompagnato da cataclismi, terremoti e altre convulsioni cosmiche. Poiché il fondo dell’oceano viene spostato, alla fine di ogni decamillennio e circa un neros, avviene un diluvio semiuniversale come quello leggendario di Noè. Questo anno era detto eliacale dai Greci; ma nessuno, fuori del santuario, sapeva qualche cosa di certo sulla durata o sui suoi particolari. L’inverno di questo anno fu detto il Cataclisma del Diluvio, l’estate la Ecpirosi. La tradizione popolare insegna che in queste stagioni alternate il mondo fu di volta in volta arso e inondato. Questo, almeno, è ciò che apprendiamo dai Frammenti astronomici di Censorino e di Seneca. I commentatori erano così incerti circa la lunghezza di questo anno, che nessuno si avvicinò alla verità eccetto Erodoto e Lino, che gli attribuirono, il primo, 10.800 anni, e, il secondo, 13.984. Secondo le affermazioni dei sacerdoti, confermate da Eupolemo, “la città di Babilonia deve la sua fondazione a coloro che furono salvati dalla catastrofe del diluvio; essi erano i giganti e costruirono la torre di cui parla la storia”. Questi giganti, che erano grandi astrologhi e avevano ricevuto dai loro padri, “i figli di Dio”, ogni istruzione pertinente alle cose segrete, istruirono a loro volta i sacerdoti, e lasciarono nei templi tutti i racconti del cataclisma periodico di cui erano stati testimoni. Così i sommi sacerdoti vennero a conoscenza dei grandi anni. Se inoltre ricordiamo che Platone, nel Timeo, parla di un vecchio sacerdote egiziano che rimproverò Solone perché ignorava che vi erano già stati parecchi diluvi come il grande diluvio di Ogige, possiamo facilmente capire che questa credenza nell’Eliaco era una dottrina propria dei sacerdoti iniziati di tutto il mondo. I neros, i vrihaspati, o i periodi chiamati yugas o Kalpa, sono problemi vitali da risolvere. I Satya-yug e i cicli buddhisti della cronologia mozzerebbero il fiato a un matematico per la sfilata delle cifre. Il Maha-kalpa abbraccia un numero infinito di periodi che risalgono molto addietro nelle età antidiluviane. Il loro sistema comprende un kalpa o grande periodo di 4.320.000.000 anni, che viene diviso in quattro yuga minori come segue:

1 ° - Datya-yug - 1.728.000 anni
2° - Trêtya-yug - 1.296.000 anni
3° - Dvâpa-yug - 864.000 anni
4° - Kali-yug - 432.000 anni

Totale 4.320.000 anni che costituiscono un’età divina o Maha-yug. Settantun Maha-yug fanno 306.720.000 anni, a cui si aggiunge un sandhi (o il tempo in cui il giorno e la notte confinano, il mattino e il crepuscolo) eguale a un Satya-yug, 1.728.000 anni: il tutto forma una manwantara di 308.448.000 anni; quattordici manvantara fanno 4.318.272.000 anni, ai quali bisogna aggiungere un sandhi per cominciare il kalpa, 1.728.000 anni, facendo il kalpa, o un grande periodo, di 4.320.000.000 di anni. Poiché siamo ora solo nel Kaliyug della ventottesima età del settimo manvantara di 308.448.000 anni, abbiamo dinanzi a noi tempo sufficiente per raggiungere anche la metà del tempo concesso al mondo. Queste cifre non sono fantastiche, ma fondate su positivi calcoli astronomici come è stato dimostrato da S. Davis. Molti scienziati, fra cui Higgins, nonostante le loro ricerche, sono rimasti totalmente perplessi di fronte al decidere quale di questi fosse il ciclo segreto. Bunsen ha dimostrato che i sacerdoti egiziani che fecero le notazioni cicliche, le tennero sempre nel più profondo mistero. Forse la loro difficoltà sorse dal fatto che i calcoli degli antichi si applicavano egualmente al progresso spirituale dell’umanità e a quello fisico. Non sarà difficile capire la stretta corrispondenza stabilita dagli antichi fra i cicli della natura e quelli del genere umano, se ricordiamo la loro credenza nelle costanti e onnipotenti influenze dei pianeti sulle vicende dell’umanità. Higgins crede giustamente che il ciclo del sistema indiano di 432.000 anni sia la vera chiave del ciclo segreto. Ma il suo fallimento nel tentare di decifrarlo è evidente, perché, appartenendo al mistero della creazione, questo ciclo era il più inviolabile di tutti. Esso fu riprodotto in cifre simboliche solo nel Libro dei numeri caldeo, il cui originale, se esiste, non si può certo trovare nelle biblioteche, in quanto costituiva uno dei più antichi Libri di Ermete, il cui numero è oggi indeterminato. Con il calcolo del periodo segreto dei grandi Neros déi Kalpa indù, alcuni cabalisti, matematici e archeologi, che non sapevano niente dei calcoli segreti, cambiarono il numero di 21.000 anni in quello di 24.000 per la durata del grande anno, perché considerarono l’ultimo periodo di 6.000 anni applicato solo ai rinnovamenti del nostro globo. Higgins ne dà una spiegazione: nell’antichità si pensava che la precessione degli equinozi avvenisse solo ogni 2000 anni invece di 2.160 nel segno; e così si avrebbe, per la durata del grande anno, quattro volte 6.000 ossia 24.000 anni. “Di qui”, egli dice, “deriverebbero i loro cicli immensamente lunghi; perché avverrebbe la stessa cosa col grande anno come con l’anno comune, così il grande anno avrebbe percorso un cerchio immenso prima di tornare al suo punto di partenza”. Egli spiega dunque i 24.000 anni nel modo seguente: “Se l’angolo che il piano dell’ellittica fa con il piano dell’equatore fosse diminuito gradualmente e regolarmente, come si supponeva fino a tempi recenti, i due piani sarebbero venuti a coincidere in circa dieci età, ossia 6.000 anni; in altre dieci età (6.000 anni) il sole si sarebbe trovato relativamente nell’emisfero sud, come è adesso rispetto all’emisfero nord; dopo altre dieci età (6.000 anni) si sarebbe trovato dove è adesso, dopo un periodo di ventiquattro o venticinquemila anni in tutto. Quando il sole fosse giunto all’equatore, le dieci età di seimila anni sarebbero finite, e il mondo verrebbe distrutto dal fuoco; arrivato al punto sud, verrebbe distrutto dall’acqua. E così verrebbe distrutto ogni 6.000 anni, o dieci neros”. Questo metodo di calcolare mediante i neros, senza considerare il segreto in cui gli antichi filosofi, che appartenevano esclusivamente all’ordine sacerdotale, tenevano le loro conoscenze, fece sorgere grandissimi errori. Esso fece credere agli Ebrei, come ad alcuni platonici cristiani, che il mondo sarebbe stato distrutto al termine di seimila anni. Gale dimostra come questa credenza fosse profondamente radicata negli Ebrei. Essa ha anche indotto gli scienziati moderni a screditare totalmente le ipotesi degli antichi, e ha fatto sorgere diverse sette religiose che, come gli Avventisti del nostro secolo, vivono sempre nell’aspettativa della prossima distruzione del mondo. Poiché il nostro pianeta gira ogni anno attorno al sole, e gira una volta ogni ventiquattro ore attorno al proprio asse, attraversando così cicli minori all’interno di un ciclo più grande, l’opera dei periodi ciclici minori viene compiuta e ricominciata entro il Grande Saros. La rivoluzione del mondo fisico, secondo l’antica dottrina, è accompagnata da un’eguale rivoluzione nel mondo dell’intelletto: così l’evoluzione spirituale del mondo procede per cicli come l’evoluzione fisica. Di conseguenza vediamo nella storia un regolare alternarsi di flusso e riflusso nella marea del progresso umano. I grandi regni e imperi del mondo, dopo avere raggiunto il culmine della loro grandezza, scendono nuovamente in accordo alla stessa legge che li ha fatti salire; finché, raggiunto il punto più basso, l’umanità si riafferma e sale ancora a un’altezza che, per questa stessa legge di progressione per cicli, è un poco superiore a quella da cui era discesa. La divisione della storia umana in età d’Oro, d’Argento, di Bronzo e di Ferro, non è una finzione. Vediamo la stessa cosa nella letteratura dei popoli. Un’epoca di grande ispirazione e di produzione inconscia è invariabilmente seguita da una di critica e di coscienza. La prima porta materiale per le analisi e la mentalità critica della seconda. Così tutte le grandi figure che torreggiano come giganti nella storia umana, come Buddha-Siddârtha e Gesù, nel regno dello spirito, e Alessandro il Macedone e Napoleone nel regno delle conquiste fisiche, non furono che immagini riflesse di tipi umani esistiti diecimila anni prima, nel decamillennio precedente, riprodotte dai misteriosi poteri che controllano i destini del nostro mondo. Non vi è un personaggio eminente in tutti gli annali della storia sacra e profana il cui prototipo non si possa trovare nella tradizione, per metà fittizia e per metà reale delle antiche religioni e mitologie. Come le stelle che scintillano a incommensurabili distanze sopra di noi nell’infinita immensità del cielo, si riflettono nelle calme acque di un lago, così le immagini degli uomini delle epoche antidiluviane si riflettono nei periodi che noi possiamo abbracciare nella retrospettiva storica. “Come in alto così in basso. Ciò che è stato tornerà ancora. Come in cielo così in terra”. Il mondo è sempre ingrato verso i suoi grandi uomini. Firenze ha eretto una statua a Galileo, ma ricorda appena Pitagora. Il primo ebbe una guida sicura nei trattati di Copernico, il quale fu costretto a lottare contro il sistema tolemaico universalmente stabilito. Ma né Galileo né l’astronomia moderna hanno scoperto la postazione dei corpi planetari. Migliaia di anni prima di loro essa era insegnata dai sapienti dell’Asia centrale, di dove Pitagora la portò non come speculazione ma come scienza dimostrata. “I numeri di Pitagora”, dice Porfirio, “erano simboli geroglifici, con i quali egli spiegava tutte le idee relative alla natura delle cose”. (De vita Pythag.) In verità, dunque, solo all’antichità dobbiamo rivolgerci per conoscere l’origine delle cose. Hargrave Jennigs si è espresso perfettamente parlando delle piramidi, e le sue parole sono assolutamente vere quando egli domanda: “E forse ragionevole concludere che, in un periodo in cui la conoscenza era al suo sommo e i poteri umani erano, paragonati ai nostri, prodigiosi, tutti questi insuperabili e appena credibili effetti fisici, come le imprese degli Egiziani, siano stati consacrati a un errore? È ragionevole credere che miriadi di uomini del Nilo fossero dei folli che operavano al buio, che tutta la magia dei loro grandi uomini fosse inganno, e che solo noi, disprezzando ciò che chiamiamo la loro superstizione e la loro sperperata potenza, si sia nel vero? No! Con ogni probabilità vi è molto di più in quelle antiche religioni di quanto nell’audacia della negazione moderna, nella sicurezza di questi tempi di scienza superficiale e nella derisione di questi nostri giorni senza fede non sia supposto. Noi non comprendiamo l’antichità... Così vediamo come possano conciliarsi le pratiche classiche e gli insegnamenti pagani, come perfino gli Ebrei e i Gentili, la dottrina mitologica e la dottrina cristiana si accordino nella fede generale fondata sulla Magia. Che la Magia sia in realtà possibile è la morale di questo libro”. E possibile. Trent’anni fa, quando i primi “picchi” di Rochester risvegliarono la sonnecchiante attenzione per la realtà di un mondo invisibile, quando il modesto flusso di “picchi” divenne gradualmente un torrente che si riversò sull’intero globo, gli spiritisti dovettero lottare solo contro due potenze, la teologia e la scienza. Ma i teosofi hanno dovuto far fronte, oltre che a queste, al mondo in generale e agli spiritisti in particolare. Il predicatore cristiano tuona: “Vi è un Dio personale e vi è un Diavolo personale! Sia anatema chi osa negarlo!” “Non vi è alcun Dio personale eccetto la materia grigia del nostro cervello”, risponde sdegnosamente il materialista, “e non vi è alcun Diavolo. Chi lo afferma è un triplice idiota”. Frattanto gli occultisti e i veri filosofi non fanno attenzione né all’uno né all’altro dei due combattenti, ma perseverano nel loro lavoro. Nessuno di loro crede nell’assurdo, passionale e volubile Dio della superstizione, ma tutti loro credono nel bene e nel male. La nostra ragione umana, emanazione della nostra mente limitata, è certamente incapace di comprendere una intelligenza divina, una entità illimitata e infinita; e, secondo la stretta logica, ciò che trascende la nostra comprensione e rimane interamente incomprensibile per i nostri sensi, non può esistere per noi; quindi non esiste. Fin qui la ragione limitata concorda con la scienza e dice: “Dio non esiste”. Ma dall’altro lato il nostro Ego, quello che vive, pensa e sente indipendentemente da noi nel nostro scrigno mortale, fa qualche cosa di più che credere. Esso sa che esiste un Dio nella natura, perché il solo e invincibile Artefice di tutto vive in noi e noi viviamo in Lui. Nessuna fede dogmatica e nessuna scienza esatta può sradicare questo sentimento intuitivo inerente nell’uomo, quando esso lo ha pienamente sperimentato in se stesso.

L’aspirazione umana all’immortalità
La natura umana è simile alla natura universale nel suo orrore per il vuoto. Sente un’aspirazione intuitiva per il Potere Supremo. Senza un Dio, il cosmo le apparirebbe come un corpo senza anima. Impedito di cercarLo là dove solo si potevano trovare le sue tracce, l’uomo riempì questo vuoto penoso con il Dio personale che i suoi maestri spirituali avevano costruito per lui con le rovine dei miti pagani e le decrepite filosofie dell’antichità. Come spiegare altrimenti il pullulare di nuove sette alcune delle quali assurde oltre ogni misura? Il genere umano ha un bisogno innato e irresistibile, che deve essere soddisfatto in ogni religione che voglia soppiantare la dogmatica, indimostrata e indimostrabile teologia dei nostri secoli cristiani. É l’aspirazione a prove di immortalità. Come ha scritto Sir Thomas Browne: “la più pesante pietra che la malinconia possa scagliare a un uomo è dirgli che si trova alla fine della sua natura, o che non vi è per lui alcuno stato futuro nel quale quella natura sembri procedere, e senza il quale tutto è vano”. Se si presentasse una religione qualsiasi capace di offrire queste prove in forma di fatti scientifici, il sistema stabilito sarebbe tratto all’alternativa di rafforzare i suoi dogmi con questi fatti, o di perdere il rispetto e l’affetto della cristianità. Molti sacerdoti cristiani sono stati costretti a riconoscere che non vi è una fonte autentica da cui l’uomo possa trarre la sicurezza di uno stato futuro. Come, dunque, tale credenza si può essere mantenuta per innumerevoli secoli se non perché in tutte le nazioni, civilizzate o no, è stata concessa all’uomo questa prova dimostrativa? L’esistenza stessa di questa credenza non è forse una prova che filosofi pensanti e selvaggi irrazionali sono stati egualmente costretti a riconoscere la testimonianza dei loro sensi? Se, in alcuni casi isolati, apparizioni spettrali possono essere derivate da cause fisiche, d’altra parte, in migliaia di casi, apparizioni di persone hanno conversato contemporaneamente con più individui che le videro e le udirono insieme e che non potevano avere tutti la mente in disordine. I maggiori pensatori della Grecia e di Roma considerarono queste apparizioni come fatti dimostrati. Essi distinsero le apparizioni coi nomi di mani, anima e umbra: i mani scendevano, dopo la morte dell’individuo, nel mondo inferiore; l’anima, o puro spirito, saliva al cielo; e l’umbra inquieta (lo spirito legato alla terra) vagava intorno alla sua tomba perché prevalevano in lei le attrattive della materia e l’amore per il suo corpo terreno, e le impedivano di salire alle regioni più alte.

“Terra legit carnem, tumulum circumvolat umbra, Orcus habet Manes, spiritus astra petit”, (La terra accoglie la carne, l’ombra vola attorno alla tomba, l’Orco ospita i Mani e lo spirito cerca le stelle)

dice Ovidio parlando dei triplici costituenti dell’anima. Ma tutte queste definizioni devono essere sottoposte all’attenta analisi della filosofia. Troppi dei nostri pensatori non considerano che i numerosi cambiamenti di linguaggio, la fraseologia allegorica e l’evidente segretezza degli antichi scrittori mistici, che in genere avevano l’obbligo di non divulgare i solenni segreti del santuario, possono avere malamente sviato i traduttori e i commentatori. Essi leggono letteralmente le frasi dell’alchimista medievale; e perfino la velata simbologia di Platone è generalmente male interpretata dagli studiosi moderni. Un giorno essi impareranno a capire meglio, così da rendersi conto che il metodo dell’estrema necessità era praticato dall’antica come dalla moderna filosofia: che fin dai primi secoli dell’umanità le verità fondamentali di tutto ciò che ci è permesso conoscere sulla terra era sotto la sicura custodia degli adepti del santuario; che la differenza delle credenze e delle pratiche religiose era solo esteriore; e che quei custodi della primitiva rivelazione divina, i quali avevano risolto ogni problema concepibile dall’intelletto umano, erano legati insieme da una frammassoneria universale di scienza e di filosofia che formava una catena continua attorno al globo. Spetta alla filologia e alla psicologia trovare l’estremità del filo. Fatto questo, sarà accertato che, slacciando un solo anello degli antichi sistemi religiosi, tutta la catena del mistero può essere districata. L’aver trascurato o respinto queste prove ha condotto uomini eminenti come Hare e Wallace e altri pensatori di talento, a impigliarsi nelle pieghe dello spiritismo moderno. In egual tempo ne ha costretti altri, congenitamente privi di intuizione spirituale, ad accettare un materialismo grossolano che si presenta sotto vari nomi. Ma non vediamo l’utilità di insistere su questo argomento. Perché, sebbene nell’opinione della maggior parte dei nostri contemporanei non vi sia stato che un solo giorno di sapere alla cui alba assistevano i più antichi filosofi e il cui radiante mezzogiorno è tutto nostro; e sebbene la testimonianza di innumerevoli pensatori antichi e medievali è risultata inutile per gli sperimentatori moderni come se il mondo fosse cominciato nell’anno 1 della nostra èra, noi non perderemo la speranza e il coraggio. Il momento è più opportuno che mai per la revisione delle antiche filosofie. Archeologi, filologi, astronomi, chimici e fisici si avvicinano sempre più al punto in cui saranno costretti a prenderle in considerazione. La scienza fisica ha già raggiunto i suoi limiti di esplorazione; la teologia dogmatica vede inaridirsi le fonti della sua ispirazione. Se non interpretiamo male i segni, si avvicina il giorno in cui il mondo otterrà la prova che solo le antiche religioni erano in armonia con la natura e l’antica scienza abbracciava tutto ciò che può essere conosciuto. Segreti a lungo custoditi possono essere rivelati; libri dimenticati da tempo e arti da lungo tempo perdute possono essere portati ancora alla luce; papiri e pergamene di inestimabile importanza verranno a trovarsi nelle mani di uomini che dichiareranno di averli srotolati da mummie o rintracciati in cripte segrete; tavolette e pilastri possono essere esumati e interpretati, le cui rivelazioni scolpite meraviglieranno i teologi e confonderanno gli scienziati. Chi conosce le possibilità del futuro? Presto comincerà un’èra di disincantamento e di ricostruzione, anzi, è già cominciata. Il ciclo ha quasi compiuto il suo corso; un nuovo ciclo sta per avere inizio e le pagine future della storia metteranno in piena evidenza e daranno piena conferma che

“Se l’antichità può essere creduta in tutto, Degli spiriti sono scesi a conversare con l’uomo E gli hanno detto i segreti del mondo sconosciuto”.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 28/04/2023, 18:40 
LA VERITA' SU MARIA MADDALENA
Irene Fernandez

9c2964_eb7ebba4cd5440948245d2dc9e6a19a9~mv2.jpg

Nel narrato della morte e resurrezione di Gesù, una donna chiamata Maria Maddalena ha un ruolo di primo piano. Se nel Nuovo Testamento la sua figura passa per lo più inosservata, essa diventa più prominente nei Vangeli apocrifi. Chi era questa donna e che ruolo aveva nel gruppo dei seguaci del Nazireo? Che influenza ha avuto sul pensiero cristiano?

Non c’è dubbio che la Bibbia, fin dalle sue prime pagine, stabilisce un linguaggio apparentemente maschilista nei confronti dell’elemento femminile. La subordinazione di Eva ad Adamo è chiara in Genesi, così come la colpa del peccato originale e la condanna di Dio a soffrire dolori nel parto per aver accettato il frutto proibito. Tuttavia, a una lettura più approfondita, il femminile sacro emerge prepotente dalle sue pagine come, ad esempio nel Cantico dei Cantici. Il messaggio della Bibbia sul femminile risalta ancor di più quando si passa ai Vangeli del Nuovo Testamento. In contrasto con la struttura esteriore molto patriarcale che esisteva in Israele nel primo secolo dopo Cristo, troviamo un Gesù accompagnato da donne, che si avvicinava e parlava apertamente con loro. Questo tipo di atto da parte sua potrebbe essere interpretato come un atteggiamento di un certo rifiuto della gerarchia sociale dell’epoca. Il Nuovo Testamento delinea la presenza della donna chiamata Maria Maddalena, che sembra essere molto vicina a Gesù. In diversi hanno sostenuto che, dopo la trasmutazione del Nazireo, si sarebbe posta a capo del primo movimento cristiano. In contrasto con questa idea, la Chiesa ha cercato fin dai primi tempi di screditare la sua figura: a partire dal VI e VII secolo, San Gregorio Magno, papa tra il 590 e il 604, rafforzò l’idea che Maria Maddalena fosse originariamente una prostituta. Per far ciò, si basò su ciò che gli evangelisti Marco e Luca avevano precedentemente menzionato su di lei («Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni«). a Maria Maddalena, dalla quale aveva cacciato sette demoni”- Luca 16,9) e mescolò la sua figura con quella di una “peccatrice” che lavò i piedi di Gesù con le sue lacrime, li asciugò con i suoi capelli e li unse di profumo: «Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio». (Luca 7,37). Questo ha generato l’immagine di una donna completamente diversa dalla reale Maria Maddalena. Di fatto fu creata una figura artificiosa perpetuata nel tempo dalla letteratura, dal cinema e dall’arte. Ma qual è la verità dietro il mito di Maria Maddalena, e cosa ci dicono le fonti? Prima di tutto, ciò che è chiaro è che Maria fosse una donna ebrea originaria di Magdala, una città sulla riva occidentale del mare di Galilea. Questa è precisamente l’origine del suo soprannome, “Magdalene”, che si riferisce al luogo dove nacque. La sua presenza nei testi è apprezzabile sia nel Nuovo Testamento che in quei Vangeli che sono stati considerati apocrifi dalla Chiesa e che quindi non sono da questa riconosciuti o accettati. Se ci concentriamo sui vangeli canonici, è la donna che è stata menzionata più spesso. I primi riferimenti in Luca e Marco mostrano che Gesù nei suoi viaggi fosse solitamente accompagnato da un numero indeterminato di donne, e tra queste c’era Maria Maddalena. Viaggiava da sola, cioè senza la sua famiglia.

FONTI STORICHE
Tuttavia, la situazione si complica man mano che ci addentriamo nei testi e raggiungiamo i momenti della morte e resurrezione di Gesù, quando Maria Maddalena acquisisce, senza dubbio, il ruolo di una co-protagonista. I vangeli canonici non negano la sua presenza al momento della crocifissione e arrivano persino a riflettere l’esistenza di un legame spirituale tra Gesù e lei: «Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria Maddalena» (Gv 19,25). Se continuiamo con la narrazione, alcuni giorni dopo, Maria e altre donne si recarono alla tomba di Gesù per piangere e imbalsamarne il corpo. Con loro grande sorpresa, scoprirono non esservi traccia del corpo nel sepolcro. Poi, secondo il Vangelo di Marco, un angelo apparve loro e disse che Gesù era risorto: «Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Le donne uscirono in fretta dal sepolcro (vuoto) con timore e grande gioia, e corsero a dirlo ai discepoli. E Gesù andò loro incontro e disse: “Vi Saluto”. Ed essi vennero, presero i suoi piedi e lo adorarono» (Mt 28,8-9). Giovanni cambia un po’ la storia e offre un fatto interessante che gli altri vangeli non menzionano: Maria Maddalena fu la prima a vedere Gesù risorto. E l’avrebbe fatto da sola. Secondo il Vangelo, andò alla tomba e, dopo aver visto che il corpo di Gesù non c’era e che la pietra era stata spostata, tornò indietro per avvisare Pietro. In seguito, tornò alla tomba e, mentre era da sola piangendo per il Maestro (Rabbonì), in quel momento le apparve Gesù. All’inizio non lo riconobbe; pensò fosse il custode del giardino, ma quando sentì la sua voce, lo riconobbe. Lei volle toccare Gesù, ma lui rifiutò con parole misteriose: «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre mio».

TRADIZIONE OCCULTA
Antonio Piñero, professore di filologia greca all’Università Complutense di Madrid e specialista della vita di Gesù, spiega così questo passaggio dal tono marcatamente mistico, nella sua opera Gesù e le Donne (Jesús y las Mujeres - Editorial Trotta, 2014): «Anche Maria passa dal desiderio imperfetto di trattenere il Rivelatore nel mondo terreno (simboleggiato dal suo desiderio di toccarlo) ad accettare l’insegnamento che Egli non appartiene più al mondo della materia. Mentre è qui, nel mondo, dopo la resurrezione, Egli si presenterà ai discepoli e insegnerà loro. Poi salirà al Padre». Tuttavia, anche se questa descrizione di Giovanni rafforza la figura e l’importanza di Maria Maddalena, in nessun punto dei vangeli canonici si fa menzione della possibilità che ci fossero discepole così come è noto per i discepoli. C’erano donne che accompagnavano Gesù, ma il loro ruolo non era lo stesso dei discepoli. Come in altre società antiche, una forte struttura patriarcale dominava l’Israele del primo secolo, dove le donne erano viste come impure e imperfette. Il femminile simboleggiava il terreno e il deperibile; il maschile il celeste e l’imperituro, il necessario per la perfezione spirituale. Questo stesso simbolismo è molto presente nelle descrizioni di Maria Maddalena nei Vangeli gnostici, che ora esploreremo. Il Vangelo di Tommaso, forse scritto nel primo secolo dopo Cristo, non integra la vita di Gesù in quanto tale, ma è un insieme di insegnamenti il cui scopo è quello di motivare chi lo legge a scoprirne il significato recondito. È il modo, secondo questo vangelo, in cui le persone saranno salvate. Nell’insegnamento 114 di Tommaso, Gesù dice a Maria che può essere salvata se diventa un uomo, «perché ogni femmina che diventa maschio entrerà nel regno dei cieli». In queste parole possiamo osservare perfettamente il simbolismo diverso del maschile e del femminile: il deperibile (cioè il femminile) deve essere lasciato indietro e l’imperituro (maschile) deve essere raggiunto; il mondo terreno deve essere abbandonato per quello celeste. Come Marvin Meter e Esther A. de Boer sottolineano nel saggio Il Vangelo di Maria: La Tradizione Segreta di Maria Maddalena, la Compagna di Gesù (The Gospel of Mary. The Secret Tradition of Mary Magdalene, the Companion of Jesus, Harper Collins, 2006): «Il mondo delle apparenze è stato superato, il cosmo agonizzante della dea madre è stato trasceso, e lei e tutti gli esseri umani che sono terreni e fisici possono essere trasformati in spirituali e celesti».

COMPAGNA DI GESÙ?
Il tema della Dea Madre è fondamentale in questo caso perché, sebbene possa essere stata uno dei primi culti dell’umanità, è stata completamente soppiantata dal sistema tripartito delle “Trimurti” e dall’apparizione di divinità maschili che hanno messo fine al suo ciclo. Il contrasto tra maschile e femminile, sottovalutando e lasciando quest’ultima in una posizione chiaramente inferiore, è il grande trionfo del patriarcato. I testi gnostici ci presentano gli insegnamenti di un Gesù già risorto, cioè che ha raggiunto pienamente la dimensione spirituale. Questo è molto importante per comprendere e demistificare completamente la possibile esistenza di una relazione carnale tra Maria Maddalena e Gesù, un’idea che, sebbene falsa, è stata difesa da alcuni ricercatori sulla base di questi Vangeli apocrifi. Gli indizi su cui si basano queste teorie si trovano nel Vangelo di Filippo, una serie di meditazioni dei discepoli del mistico Valentino. In questo Vangelo, Maria è menzionata solo due volte, anche se essenziali per comprendere il legame spirituale che la unisce a Gesù. La prima menzione si riferisce a Maria come a tre donne: sua madre, sua sorella e la sua compagna (Vangelo di Filippo 59). Per quest’ultimo si usa la parola greca “Koinônos”, la cui origine egiziana è “hôtre”, che può essere interpretata nel senso di “unione sessuale”, ma può anche riflettere l’unione spirituale. Tuttavia, questa parola è diventata l’argomento principale della teoria secondo cui Maria e Gesù fossero una coppia. Nella menzione seguente si afferma che Gesù amava Maria più del resto dei discepoli e che era solito baciarla, anche se non specifica dove. Questo ha causato un acceso dibattito tra gli studiosi, in quanto non si può escludere che possa essere avvenuto sulla bocca. Come specifica Antonio Piñero, il bacio sulla bocca, interpretato come un bacio sacro era, però, un tempo segno di un rito di iniziazione specifica: «Il baciato era degno di un amore superiore da parte del Rivelatore non per una relazione sessuale, ma perché era un discepolo e destinatario di una speciale rivelazione». Si parlerebbe quindi di un “matrimonio spirituale” o “mistico”, che prevede un’unione tra lo gnostico e il Salvatore. Il matrimonio fisico sarebbe il completo opposto e rifletterebbe una relazione impura in contrasto con il carattere immacolato del legame spirituale. Il passaggio continua come segue: «Gli altri (discepoli) gli dissero: “Perché la ami più di tutti noi?” Il Salvatore rispose loro: “Perché non vi amo come amo lei? Se un cieco e un vedente sono nell’oscurità, sono uguali. Quando apparirà la luce, colui che vede vedrà la luce, ma il cieco continuerà nelle tenebre». Qui Gesù sta sfidando il resto dei discepoli a raggiungere la stessa conoscenza di Maria Maddalena, che è senza dubbio a un livello più alto. Ma allo stesso tempo sta mostrando l’esistenza di alcuni dissidi all’interno di questa comunione gnostica (in cui il valore della conoscenza spirituale era enfatizzato rispetto alla gerarchia religiosa del giudaismo e degli insegnamenti e tradizioni ortodosse), dove la principale rivale sarebbe proprio Maria Maddalena.

LEADER GNOSTICO
È interessante notare la presenza di una leadership femminile all’interno di questi circoli gnostici, che ci mostrano una realtà molto diversa da quella che ebbe luogo nella Chiesa cattolica durante la sua costituzione prevalentemente maschile. Questo è perfettamente spiegato da Marvin Meyer e Esther A. de Boer: «Non è sorprendente che in molti di questi testi (il Vangelo di Maria, il Vangelo di Tommaso e Pistis Sophia), Pietro non accetti gli insegnamenti e la leadership di Maria. Mentre questa ostilità di Pietro verso Maria può non derivare dalla loro relazione storica, essa riflette gli atteggiamenti contraddittori degli uomini verso il ruolo delle donne e la loro leadership all’interno della nascente Chiesa. Nel mondo di Pietro, passato e presente, è difficile accettare l’importanza di una donna, Maria, come insegnante e leader». L’esempio perfetto di questa rivalità è mostrato nel Vangelo di Maria. Questo testo, la cui versione copta è la più lunga, non è giunto fino a noi nella sua interezza, poiché mancano sei pagine all’inizio e quattro pagine nel mezzo. In questo Vangelo, Pietro e suo fratello Andrea si rifiutano di accettare gli insegnamenti di Maria, anche se è Maria, dopo aver visto il Salvatore crocifisso, a consolarli perché temono per la loro vita. Proprio in quel momento, Pietro ricorda che Gesù amava Maria più degli altri e le chiede di ricordare ciò che il Salvatore le ha detto: «Pietro disse a Maria: “Sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti amava più delle altre donne. Comunicaci le parole del Salvatore che tu ricordi, quelle che tu conosci, ma non noi; quelle che noi non abbiamo neppure udito». Maria comincia a raccontare la sua visione, che si basa sul viaggio dell’anima verso il mondo superiore, cioè il regno spirituale del divino. I discepoli guidati da Pietro dubitano completamente della veridicità di Maria. Così Pietro sentenzia: «Ha Egli forse parlato realmente in segreto e non apertamente a una donna, senza che noi lo sapessimo? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?”. Maria allora pianse e disse a Pietro: “Pietro, fratello mio, che cosa credi dunque? Credi tu che io l’abbia inventato in cuor mio, o che io menta riguardo al Salvatore?». Levi (Matteo), però, viene in sua difesa: «“Tu sei sempre irruente, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come fanno gli avversari. Se il Salvatore l’ha resa degna, chi sei tu che la respingi? Non v’è dubbio, il Salvatore la conosce bene. Per questo amava lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell’uomo perfetto, formarci come Egli ci ha ordinato, e annunziare il Vangelo senza emanare né un ulteriore comandamento, né un’ulteriore legge, all’infuori di quanto ci disse il Salvatore”». Il fatto che una rivelazione sia stata rifiutata all’inizio ci mostra ancora una volta quelle marcate differenze tra lo gnosticismo dei primi tempi e la Chiesa di Pietro che sarebbe venuta poco tempo dopo. Laddove la Chiesa rifiutava del tutto le rivelazioni private rispetto a quelle pubbliche, specialmente se provenivano da donne, lo gnosticismo riteneva che quelle private fossero ugualmente valide, da chiunque esse provenissero.

SUCCESSORE DEL MESSIA
È senza dubbio rivelatore che Maria Maddalena agisca nello stesso modo in cui Gesù agì durante la sua vita, cioè mostrando i suoi insegnamenti e rivelazioni al resto dei discepoli, il che la pone in una posizione di leadership all’interno della Chiesa primitiva. Per Antonio Piñero, non c’è dubbio che questo confronto rappresenta l’opposizione tra la Chiesa ufficiale, la cui gerarchia sarebbe stata composta esclusivamente da uomini, e il gruppo di cristiani gnostici al di fuori di essa, che attribuivano importanza alle donne. Il seguente passaggio, tratto dal libro IV di “Pistis Sophia”, rappresenta perfettamente la questione: «Pietro si fece avanti e disse a Gesù: “Signore, non possiamo sopportare questa donna; ci toglie l’occasione, non lascia parlare alcuno di noi, parla sempre lei”. Gesù rispose e disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno sente ribollire in se stesso la forza del suo spirito, sicché comprenda quanto dico, si faccia avanti e parli”». Pistis Sophia è una serie di riflessioni e rivelazioni gnostiche sulla fede e la saggezza, ed è diventata una fonte indispensabile per il potere di Maria nella comunità. Il testo descrive in modo particolarmente dettagliato sia la sua figura che quella di Giovanni, ed è chiaro che Maria Maddalena si trova in una posizione del tutto eccezionale, poiché viene lodata da Gesù per essere più devota degli altri fratelli. Infatti, delle 46 domande rivolte al Salvatore nel testo, Maria ne pone 39. Queste sono le parole che Gesù le rivolge: «Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli» (capitolo 17). In tutti gli scritti citati nel presente lavoro è chiaro che Maria abbia un percorso di vita praticamente immacolato, cosa in completo contrasto con l’immagine di lei emersa quale prostituta redenta. Non ci sono allusioni negative alla sua figura, a parte quelle fatte da Pietro e da suo fratello Andrea, però rapidamente confutate da Gesù stesso o da Levi (Matteo). Possiamo quindi concludere che, all’interno di questa comunità gnostica, le donne potevano raggiungere la stessa posizione degli uomini, poiché avevano un proprio spazio in cui potevano farsi ascoltare e rispettare. Non era tanto una questione di genere, ma di fedeltà al verbo di Gesù, dal quale ricevevano rivelazioni speciali. Dunque, nel II e III secolo d.C., la visione dominante del Cristianesimo all’interno della nascente Chiesa cristiana aveva i suoi detrattori, specialmente a causa dei suoi rituali e dogmi patriarcali ed escludenti. Solo gli uomini potevano avanzare nella sua gerarchia, una circostanza che, però, come dimostrato, non era condivisa da tutti i cristiani dell’epoca. Maria Maddalena, sebbene considerata dalla Chiesa una prostituta pentita, è l’unica donna ad avere un vangelo scritto a suo nome. La sua figura rompe con lo schema sociale prevalente dell’epoca, secondo il quale gli uomini erano gli unici con la capacità di ragionare e le donne erano esseri irrazionali guidati esclusivamente dai loro sentimenti. Lo Gnosticismo cristiano cercò di superare questa visione misogina attraverso la figura di Maria Maddalena, innalzata al livello della Sophia-Sapienza, come Gesù prima di lei.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 02/05/2023, 19:37 
CONTAGIO PARANORMALE ALLO SKINWALKER RANCH
Colm A. Kelleher

Il Programma UFO segreto del Pentagono, l’Effetto Autostoppista e i modelli di contagio.

ryan-karnopp-img-0017.jpg

Nel settembre 2008 la Defense Intelligence Agency (DIA) ha avviato un con­tratto biennale da 22 mi­lioni di dollari con la Bigelow Aerospace Advanced Studies (BAASS) per studiare scientificamente gli UFO e i loro effetti sugli esseri umani. E così iniziò uno dei programmi più controversi nella storia del Governo degli Stati Uniti. Il programma venne chiamato Ad­vanced Aerospace Weapon System Applica­tions Program (AAWSAP), e fu tenuto segreto al pubblico fino a quando il New York Times non svelò la storia nel dicembre 2017 (Cooper, Blumenthal & Kean, 2017). L’analista senior della DIA James T. Lacatski è stato il princi­pale creatore di AAWSAP. Entro cinque mesi dalla data di ini­zio dell’AAWSAP nel 2008, un team di 50 scienziati, tecnici, ingegneri, analisti, professionisti dell’Intelligence militare, responsabili di programma e agenti di sicurezza di livello PhD e Master venne reclutato, assunto, e ricevette autorizzazioni di sicurezza. Durante la durata di 24 mesi del Programma più un’estensione ulte­riore di tre mesi, BAASS consegnò oltre 100 rapporti tecnici su diversi aspetti delle prestazioni degli UFO, nonché rapporti che descrivevano gli effetti medici, psicologici e fisiologici degli UFO e dei fenomeni associati.

Skinwalker Ranch
Un’area d’indagine avviata dall’A­AWSAP ha coinvolto il famoso e ne­fasto Skinwalker Ranch, dove nel corso di decenni si sono verificati numerosi avvistamenti UFO, nonché una pletora di anomalie che includevano mutilazio­ni di bestiame, avvistamenti di sfere di di­versi colori, entità disincarnate e attività di poltergeist (Kelleher e Knapp, 2005). Poco dopo l’inizio delle indagini AAWSAP, la DIA dispiegò diversi militari in loco allo Skinwalker Ranch, per cor­roborare e valutare precedenti se­gnalazioni di fenomeni anomali. Lo stesso Lacatski aveva personalmente sperimentato una ‘profonda anoma­lia’ nel ranch nel 2007. Tale esperienza, infatti, rappresentò uno stimolo significativo per la for­mazione del Programma AAWSAP/ BAASS stesso. Tutti e cinque i membri del perso­nale della DIA schierati nel ranch sperimentarono profonde anomalie mentre si trovavano nella proprietà e, cosa più importante, tutti e cin­que “portarono qualcosa a casa” con loro. Il capo di questi cinque militari era un ufficiale dell’Intelligence navale cui abbiamo dato lo pseudonimo di Jonathan Axelrod nel nostro libro (La­catski, Kelleher & Knapp, 2021). Axelrod era un ingegnere affermato che alla fine sarebbe stato promos­so al grado di Ammiraglio a due stelle all’interno dell’Intelligence navale, e possedeva autorizzazioni Top Secret/ Sensitive Compartmented Information (TS SCI) al momento della sua visita al ranch nel luglio 2009. Axelrod, accompagnato da Jim Costi­gan e David Wilson, riscontrò un’anomalia nel ranch che causò molta paura in tutti e tre gli uomini. Ma non sapeva che tale ‘incidente’ era solo l’inizio dei suoi guai. Entro un mese dal suo ritorno a casa in Virginia, infatti, una pletora di fenomeni paranormali esplose improvvisamente proprio tra le mura domestiche di Axelrod. Per diversi anni dopo il luglio 2009 e i successivi viaggi al ranch, la moglie e i figli adolescenti di Axelrod furono soggetti a “uomini-cane” da incubo che apparivano nel loro cortile. A sfere blu, rosse, gialle e bianche che fluttuano abitualmente in casa e nel cortile. A uomini-ombra neri in piedi sopra i loro letti quando si svegliavano. E ad una raffica implacabile di passi rumorosi e inspiegabili che camminavano, su e giù per le scale della loro casa. I figli adolescenti di Axelrod vissero alcuni episodi molto spaventosi nelle loro camere da letto. Paul, l’adolescente più giovane, afferma d’essere stato attaccato da sfere blu e rosse nella sua camera da letto la notte del 7 febbraio 2011. Ma ognuno di loro tacque sulle loro strane esperienze. Quindi immaginate lo shock di Paul quando di lì a poco venne avvicinato da uno dei suoi compagni di liceo (nel 2011) e questi gli disse che la notte precedente aveva guardato fuori dalla finestra della sua camera da letto e aveva visto una grande creatura simile a un lupo in piedi esternamente alla sua camera da letto che lo guardava... Qualche settimana dopo un altro amico raccontò a Paul d’aver visto strane luci blu volare nel suo cortile. E le rivelazioni dei due amici giunsero senza sollecitazione alcuna da parte di Paul. In altre parole, non possono quindi essere liquidate come fenomeni “anch’io”. Le esperienze dei compagni di scuola di Paul suggeriscono che la percezione di creature bizzarre e sfere blu era trasferibile oltre la casa della famiglia Axelrod e nel quartiere. Ed è improbabile che tali eventi possano essere spiegati come una serie di improbabili coincidenze. Allo stesso modo, poiché i bambini di Axelrod erano molto reticenti nel discutere di tali esperienze al di fuori della loro famiglia, gli incidenti con i loro compagni di scuola non possono nemmeno essere liquidati come “mimica tra pari”. Anche la famiglia Axelrod ha subito effetti sulla salute, con la moglie che soffrì di riacutizzazioni del lupus eritematoso sistemico (lupus) e della malattia di Raynaud. Entrambi i figli adolescenti di Axelrod hanno anche sofferto di intensi sintomi simil-influenzali, in momenti diversi, a seguito di anomalie nella loro casa, con i sintomi medici più gravi che si sono verificati nell’adolescente più giovane. Quella che una volta era una normale casa della classe media nella periferia della Virginia divenne dunque un inferno di fenomeni inspiegabili. E Axelrod e la sua famiglia erano certi che il fattore scatenante di tale trasformazione fosse stato il primo viaggio del campofamiglia allo Skinwalker Ranch. Axelrod e la sua famiglia possono in effetti essere considerati i “figli manifesto” per l’esplosione di anomalie in casa dopo i viaggi dell’ingegnere allo Skinwalker Ranch.

Effetti sulla salute
Gli Axelrod erano tutt’altro che soli. Durante il programma AAWSAP/BAASS, il fenomeno dei visitatori del ranch che portavano ‘qualcosa a casa con sé’ divenne la regola piuttosto che l’eccezione. Anche il proprietario del ranch e fondatore del BAASS Robert Bigelow ha riportato numerose anomalie e attività insolite, nella sua stessa casa, durante i mesi e negli anni successivi alla visita allo Skinwalker Ranch. Il giornalista George Knapp ha fatto diverse visite allo Skinwalker Ranch, prima e dopo le indagini AAWSAP/BAASS sul ranch, alcune durate solo 48 ore. In seguito ai viaggi, Knapp ha riferito che sua moglie ebbe molteplici apparizioni nella loro casa, inclusi avvistamenti di sfere blu fuori dalla finestra della loro casa a Las Vegas. Jim Costigan, un marine che aveva accompagnato Axelrod in quella prima visita al ranch, e sua moglie, hanno vissuto un incontro molto ravvicinato con una sfera blu nel loro tranquillo quartiere del Maryland nel settembre 2009. La parte superiore del braccio di lei venne sfiorata brevemente da una sfera blu a bassa quota, mentre le passava accanto e scompariva nel quartiere. Quasi immediatamente la donna si ammalò e sperimentò un ‘insieme di sintomi insoliti’ prima che alla fine le fosse diagnosticata la tiroidite di Hashimoto, una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca la ghiandola tiroidea. Anche un certo numero di altre persone che sono state “infettate” allo Skinwalker Ranch ha iniziato a sperimentare malattie autoimmuni in uno o più membri della famiglia o in chi viveva con loro. Queste malat­tie autoimmuni includevano la malattia di Graves (tiroide), la sindrome di Sjögren (ghiandole salivari e lacrimali), la tiroidite di Hashimoto (tiroide), l’artrite reumatoide (articolazioni) e il lupus (cuore, polmone, muscolo). In questo gruppo di pa­zienti sono state diagnosticate anche discrasie ematiche, anomalie del tessuto connettivo e dermatologiche, comprese quelle della sclerosi sistemica. È impor­tante, al riguardo, notare che tutte le diagnosi mediche sono state fatte da almeno tre medici e tutte le scansioni cerebrali e altri risultati clinici sono stati esaminati in modo indipendente da più di un medico specialista certificato dal consiglio. George Knapp ed io abbiamo intervi­stato separatamente più di 10 agenti di sicurezza che avevano trascorso turni di servizio di due settimane nel ranch come parte del Programma AAWSAP/BAASS, e ciascun agente ha confer­mato d’aver ‘portato un’infezione paranormale’ dallo Skinwalker Ranch con sè. Gli ufficiali hanno confer­mato che loro, o i loro colleghi, ave­vano sperimentato poltergeist e altre attività paranormali nelle loro stesse case dopo i loro tour nel ranch. Lo stesso Lacatski e sua moglie sperimentarono alcune, ma non molte, anomalie nella loro casa negli anni successivi all’esperienza allo Skinwalker Ranch. Ma l’ufficiale della DIA Susanna Ash - che venne assunta presso il Defense Warning Office nel gennaio 2011 e si sedette nel cubico­lo dell’ufficio presso la DIA accanto a Jim Lacatski tra febbraio e giugno 2011 - ha riferito che la notte del 6 febbraio 2011, Eddie Ash, fratello di Susanna che in precedenza non aveva mai avuto alcuna esperienza con anomalie, ha avuto una serie crescente di incontri ravvicinati con UAP nella zona rurale di Mocksville, nella Carolina del Nord, che è continuata per mesi. La tranquilla casa di campagna di Eddie aveva improvvisamente grandi UAP arancioni che si libravano nella proprietà di notte. Le foto aeree del fenomeno sulla casa sono state inviate al suo cellulare da numeri sconosciuti. E il suo cane una volta è scomparso (attraverso più porte chiuse) mentre Eddie dormiva, solo per essere trovato la mattina seguen­te a piagnucolare fuori. Dopo che Robert Bigelow ha venduto lo Skinwalker Ranch al magnate im­mobiliare dello Utah Brandon Fugal nell’aprile 2016, Fugal ha installato un team multidisciplinare d’elevato talento scientifico e strumentazione sulla proprietà per continuare le indagini scientifiche circa le anomalie del ranch. Il team di Brandon Fugal ha confermato molte delle anomalie spe­rimentate dall’AAWSAP e dal perso­nale del National Institute for Discovery Science (NIDS). Nel 2020 History Channel ha iniziato a trasmettere epi­sodi di documentari televisivi intito­lati “The Secret of Skinwalker Ranch”. Molti rapporti aneddotici hanno cominciato ad emergere riguardo a persone nello Skinwalker Ranch che “portavano qualcosa a casa” con loro negli ultimi anni.

L’Effetto Autostoppista
Questa sensazione di “portare qualcosa a casa” e la conseguente trasmissibilità da persona a persona di fenomeni paranormali, alcuni dei quali possono durare per anni, è sta­ta chiamata “Effetto Autostoppista”. In un’intervista dell’aprile 2022, il dottor Jim Segala, membro del team di ricerca dello Skinwalker Ranch, ha affrontato il fenomeno dell’Autostoppista: “Negli ultimi cinque anni la nostra espe­rienza è stata che quando le persone intera­giscono con i fenomeni e non li trattano con rispetto, è allora che vediamo un tasso più elevato della sindrome dell’Autostoppista. I sintomi sperimentati dalle persone vanno da lesioni neurologiche acute a malattia cro­nica del sangue. Coloro che ci hanno detto di aver portato a casa un souvenir spesso hanno qualche tipo di malattia, oppure ce l’ha qualche membro della famiglia. I dati provengono ancora una volta da anni di monitoraggio e raccolta di dati da parte di coloro che si sono fatti avanti”. (Sinclair, 2022)
La descrizione di Segala rispecchia molti dei sintomi dell’Autostoppista vissuti dalle vittime e documentati durante il Programma AAWSAP, e for­nisce ulteriori dettagli sulle sequele mediche dell’Effetto Autostoppista. Ma l’Effetto Autostoppista non è esclu­sivo dello Skinwalker Ranch. Il team di ricerca dell’AAWSAP ha scoperto che anche gli incontri ravvicinati con gli UFO in luoghi non collegati allo Skinwalker Ranch hanno prodotto una ver­sione di tale effetto. Questo non è sem­pre stato il caso, ma si è verificato soprattutto quando gli sperimenta­tori sono stati seguiti e regolarmente intervistati dal team AAWSAP per lunghi periodi di tempo. Ad esempio, il biotecnologo Ron Becker e sua figlia stavano viaggiando fuori Bend, Oregon, nel maggio 2005, quando sua figlia ha notato tre oggetti di colore blu che si muovevano a caso in un campo vicino all’autostrada. Gli oggetti sono volati rapidamente verso il veicolo, uno è passato da­vanti, uno ha attraversato l’auto e il cruscotto, il terzo è entrato nella spalla di Ron Becker, ha manovrato attraverso la sua zona toracica ed è uscito dalla spalla mentre la figlia inorridita guardava. Successivamen­te Ron Becker si è ritrovato afflitto da un insieme di sintomi medici. La figlia di Becker, sebbene scioccata e turbata dall’incidente, non è stata ferita dal punto di vista medico. Quando è tornata a casa in Connecti­cut, che condivideva con i suoi tre compagni di stanza del college, una frenesia paranormale sembrò scoppiare in casa con i suoi amici che si sveglia­vano per trovare figure umanoidi oscure accovacciate sui loro letti e una vasta atti­vità di poltergeist in casa, in particolare passi pesanti che si trascinano su e giù per le scale di notte. Becker o i suoi amici del college non avevano mai sperimentato alcuna attività in quella casa prima del suo incontro ravvicinato con le sfere blu.

Poltergeist e contagio
Il recente stimolante libro di Dar­ren W. Ritson su poltergeist e contagio (Ritson, 2021) descrive le prove di un fenomeno di trasmissibilità che si è verificato con il famigerato caso di poltergeist di South Shields, Regno Unito, del 2006 e le relative conseguenze. Il libro descrive infatti in modo molto dettagliato gli effetti inquietanti di un poltergeist che ha “infestato” una casa a South Shields, una piccola città nel nord-est dell’Inghilterra durante il 2006 e il 2007. Ritson e il suo colle­ga/co-investigatore Michael Hallowell hanno raccontato molti eventi anomali, la maggior parte dei quali sovrappo­sti a fenomeni che erano stati segna­lati allo Skinwalker Ranch, tra cui: “...finestre che si aprono e si chiudono ripetutamente, apparizioni di forme nere anomale, suoni di passi nel soppalco, ru­mori di colpi e colpi nelle camere da letto, persone spinte violentemente da dietro, voci disincarnate, oggetti che vengono spostati.” Ritson prosegue descrivendo “un pro­cesso in base al quale le bizzarre buffonate del poltergeist si diffondono fuori dalla casa dei principali testimoni e iniziano a influenzare gli altri intorno a loro; membri della famiglia allargata, amici, colleghi e investigatori che scelgono, o vagano acci­dentalmente, l’arena del conflitto metafisico. Come una malattia trasmissibile, il feno­meno poltergeist può attaccarsi agli altri.” Le parole di Ritson riecheggiano in dettaglio le esperienze degli investi­gatori dell’AAWSAP allo Skinwalker Ranch. Delineando molteplici casi aggiuntivi, Darren Ritson fornisce ul­teriori prove del fatto che il contagio da poltergeist è probabilmente abbastanza comune e sottovalutato.

Precedenti prove di trasmissibilità
Nel 1973 quando il noto illusionista e praticante psicocinetico Uri Geller stava subendo una serie di test delle sue capacità psichiche presso il prestigioso Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), una serie di eventi bizzarri iniziarono a svolgersi sia nel labo­ratorio stesso sia nelle case degli scienziati che conducevano gli studi. Come per i visitatori dello Skinwalker Ranch, molti dei ricercatori coinvolti avevano il più alto livello di autorizza­zioni di sicurezza, comprese le autoriz­zazioni del Programma di Accesso Speciale (SAP) che richiedevano test del poligrafo e frequenti valutazioni della personalità. L’autore Jim Schnabel, nella sua av­vincente History of American psychic spies (Schnabel, 1997), racconta la bizzarra serie di eventi che si sono svolti in laboratorio quando gli scienziati iniziarono a “misurare” le presunte capacità psichiche di Uri Geller. Scrive Schnabel: “Peter Crane e alcuni degli altri membri del gruppo Livermore si trovarono rapidamente coinvolti in più stranezze di quelle che po­tevano gestire. Nei giorni e nelle settimane che seguirono iniziarono a sentirsi colletti­vamente posseduti da una sorta di tormen­to, presa in giro, spiriti che provocavano allucinazioni. Sarebbero stati tutti insieme in un laboratorio, preparando qualche espe­rimento, o uno dei ragazzi e sua moglie e i suoi figli sarebbero stati a casa, semplice­mente seduti, quando improvvisamente nel mezzo della stanza sarebbe apparsa una strana immagine stereotipata quasi comica­mente di un disco volante sospeso... D’altra parte, il disco volante non era l’unica for­ma assunta dalle visioni di Livermore. A volte c’erano animali - animali fantastici della tradizione estatica degli sciamani - come grandi uccelli simili al corvo che sono stati visti aggirarsi nei cortili da diversi membri del gruppo. Uno di loro è apparso brevemente a un fisico di nome Mike Russo e a sua moglie terrorizzata. I due erano sdraiati una mattina quando all’improvviso c’era questo uccello gigante che li fissava dai piedi del letto. Dopo alcune settimane, Russo e alcuni degli altri iniziarono seria­mente a chiedersi se stessero perdendo la sanità mentale”.Altri scienziati e le loro famiglie han­no visto sfere e forme oscure nere nelle loro case. Ci sono alcune interessanti sovrap­posizioni tra gli eventi del Lawrence Livermore nel 1973 e quelli avvenuti nella residenza di Axelrod e nelle case di altri visitatori dello Skinwalker Ran­ch circa 37 anni dopo. In entrambi i casi le “vittime” centrali erano indi­vidui con autorizzazioni di livello più alto e lavoravano/avevano lavorato in posizio­ni di alto livello in diverse agenzie gover­native. In entrambi i casi, un iniziale fattore scatenante “psichico” (Uri Geller a Livermore e la visita di Axelrod o Costigan al ranch) ha fatto precipi­tare più persone e le loro famiglie in un ‘mondo sotterraneo’ dove si sono svolti eventi di grande stranez­za. In entrambi i casi, sfere di luce si sono inaspettatamente presentate ai membri della famiglia. In entrambi i casi si manifestavano animali e uccelli bizzarri, archetipici, mitologici. In en­trambi i casi, molteplici fenomeni simili a poltergeist hanno colpito le famiglie. In entrambi i casi, le esperienze sembravano essere centrate vicino a camere da letto, corridoi e cortili delle case coinvolte. In entrambi i casi sono stati coinvolti rettangoli neri (Axelrod, Witt) o cubi neri (scienziati di Livermore). Curiosamente, il fisico Hal Puthoff è stato un attore centrale sia nel Lawrence Livermore sia come consulente e appaltatore AAWSAP BAASS, con Axelrod e in altri inciden­ti post Skinwalker Ranch.

Modello di agente infettivo
Durante il 2020 e il 2021 tutti nel mondo hanno acquisito familiarità con il gergo della modellazione delle malattie infettive da Coronavirus. Dopo che migliaia di rapporti su giornali, Tv e media digitali hanno dettagliato i primi casi indice di COVID-19 nello Stato di Washington, Wuhan, California e New York, il concetto di caso indice per una malattia infettiva è diventa­to familiare a tutti. Proprio come il Wuhan Institute of Virology o i mercati umidi in Cina potrebbero essere stati la fonte dell’epidemia di COVID-19, lo Skinwalker Ranch potrebbe invece essere la fonte di un agente infettivo di qualche tipo? Le esperienze di Axelrod e altri mi hanno portato a prendere in con­siderazione un modello di malattia infettiva per cercare di fare luce sui fenomeni, in quanto presentavano una sorprendente somiglianza con la trasmissione di un agente infettivo tra individui. I “sintomi” dell’“in­fezione” comprendevano l’eruzione di poltergeist e altri eventi paranormali nell’ambiente circostante dell’indivi­duo appena infettato. Utilizzando questa terminologia, Axelrod è stato il caso indice che è stato “infettato” per la prima volta allo Skinwalker Ranch e ha portato con sé l’agente infettivo per 2.000 miglia a casa in Virginia. Nel giro di pochi giorni o settimane, l’agente si era diffuso da Axelrod a sua moglie e ad entrambi i suoi figli adolescenti, e tutti e tre iniziarono a sperimentare una scon­certante varietà di anomalie nella loro casa. Entro poche settimane l’agente in­fettivo si era diffuso nel quartiere, e aveva infettato due amici adolescen­ti, probabilmente a scuola, che vive­vano ad un paio di miglia dalla casa di Axelrod. Va notato che i sintomi dell’infezione da Skinwalker Ranch non sono problemi respiratori o morte, come col COVID-19, ma piuttosto ambienti percettivi profondamente alterati. Nel gergo standard delle malattie infettive, il numero di riproduzione di base (indicato con R0) è una misura di quanto sia trasmissibile una malattia. È il numero medio di persone che una singola persona infetta infetterà nel corso della sua infezione. Nell’ “epidemia di Axelrod” il numero di riproduzione di base R0 potrebbe essere indicato come 3. Pertanto, qualsiasi studio sulla presunta trasmissione dell’‘entità infettiva Skinwalker Ranch’ sarebbe molto suscettibile alla modellazione standard della malattia infettiva. Gli strumenti della modellazione delle malattie infettive sono ben consolidati. Inutile dire che il numero di persone coinvolte in queste osservazioni è troppo esiguo per trarre conclusioni definitive, ma la metafora di una malattia infettiva potrebbe essere utile per la ricerca futura sull’Effetto Autostoppista. Ovviamente, per approfondire tale ‘possibilità infettiva’, dovrebbe essere avviato uno sforzo di modellizzazione epidemiologica molto più ampio, in cui ogni individuo e i membri della sua famiglia che hanno trascorso del tempo allo Skinwalker Ranch potrebbero essere seguiti da vicino e intervistati ogni pochi mesi per un periodo di diversi anni.

Modello di contagio sociale
Un interessante articolo di Ben Green, Thibaut Horel e Andrew V. Papachristos pubblicato nel Journal of the American Medical Association nel 2017, ha mostrato che la violenza da arma da fuoco segue un processo di contagio sociale, simile ad un’epidemia, che viene trasmesso attraverso reti di persone mediante interazioni sociali. L’obiettivo dello studio era valutare la misura in cui le persone che diventeranno oggetto di violenza armata a Chicago possono essere ‘previste’ modellando la violenza armata come un’epidemia trasmessa tra individui attraverso le interazioni sociali. Secondo i risultati, il “contagio sociale” ha rappresentato il 63,1% degli 11.123 episodi di violenza da arma da fuoco a Chicago. I soggetti di violenza armata sono stati uccisi in media 125 giorni dopo il contatto con il loro “contagiatore”, la persona maggiormente responsabile dell’esposizione del soggetto alla violenza armata. Alcuni soggetti di violenza armata sono stati colpiti più di una volta. Gli autori dello studio scrivono: “I nostri risultati suggeriscono che la diffusione della violenza segue un processo di contagio sociale simile a un’epidemia, e viene trasmesso attraverso le reti dalle interazioni sociali”. In altre parole la trasmissione della violenza, pur non essendo un’entità infettiva, segue un modello prevedibile di contagio sociale che è suscettibile di analisi e, successivamente, d’intervento. Indipendentemente dal modello epidemiologico utilizzato (agente infettivo o contagio sociale), il punto centrale è che il programma AAWSAP su Skinwalker Ranch è stato il primo a disvelare un fenomeno di tipo trasmissivo che si verificava nei visitatori del ranch, e che tale trasmissione è probabilmente suscettibile di analisi utilizzando malattie infettive standard o modelli di contagio sociale. Inoltre, in alcuni casi, la trasmissione in alcune famiglie è stata correlata con l’insorgenza di malattie autoimmuni nei membri della famiglia. Quindi, in questi contagi post-Skinwalker Ranch, se il contagio sociale è il modello di modellazione appropriato, allora il contagio sociale in tali casi ha conseguenze biologiche.

Altri modelli di contagio sociale
Numerosi autori hanno cercato di sviluppare o sfidare il semplice modello di rete del contagio sociale. Coloro che cercano di sviluppare questo modello hanno suggerito che un modello più soddisfacente di comportamento sociale contagioso richiede un resoconto più stratificato della natura del contatto sociale (Thompson, T., Personal Communication). Damon Centola della Harvard University e Michael Macy (2007) della Cornell University hanno distinto tra contagi sociali “semplici” e “complessi”, sostenendo che quest’ultimo richiede il contatto con più di un portatore infetto. Il matematico britannico Iacopo Iacopini (e colleghi) ha sviluppato un modello che combina processi stocastici di contagio semplice e di contagio complesso che si verificano attraverso interazioni di gruppo, in cui un individuo è simultaneamente esposto a più fonti di contagio (Iacopini et al., 2019). Questi autori hanno creato $simulazioni dai dati di contatto di quattro diverse situazioni del mondo reale: un posto di lavoro, una conferenza, un ospedale e una scuola superiore. Queste interazioni di ordine superiore del contagio sociale potrebbero eventualmente essere applicate ai dati del modello delle vittime dell’Effetto Autostoppista.

Ricerca futura
Dopo l’annuncio del 25 giugno 2021 da parte dell’Office of the Director of National Intelligence (ODNI) che gli UFO sono reali e possono costituire una minaccia alla sicurezza aerea e persino un problema di sicurezza nazionale, molto interesse pubblico si è concentrato su ciò che un futuro programma investigativo debba indagare, ovvero sia sulle prestazioni degli UFO sia sugli effetti degli UFO sugli esseri umani. Durante uno studio del genere, se venissero scoperti ulteriori esempi di Effetto Autostoppista, si potrebbero esplorare diversi percorsi per ricerche future. Potrebbe essere adottato un modello di agente infettivo epidemiologico. A con­dizione che il numero di casi fosse sufficientemente ampio, in un nuovo studio sarebbe dunque possibile misurare formalmente il numero di ripro­duzione di base (R0) delle “infezioni da autostoppista”. Tale studio potrebbe utilizzare alcuni dei parametri epide­miologici più utili definiti per il CO­VID-19 (Gallo et al., 2020). Ad esem­pio, sarà possibile misurare il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza dei sintomi (ovvero il periodo di incuba­zione). Sarebbe realizzabile anche la definizione del periodo di trasmissibilità del contagio, cioè il tempo durante il quale una persona contagiata trasmette l’entità infettiva ad altre persone. La definizione di eventuali malattie nelle famiglie, nei compagni di scuola o nei vicini associate al transfert autostoppista si ag­giungerebbe al quadro della ricerca del fenomeno della trasmissibilità. Si potrebbero esplorare i legami tra contagio biologico e sociale. Il contagio sociale è simile al contagio biologico: en­trambi si diffondono attraverso un processo di replicazione incurante delle conseguenze per l’individuo, e se ogni persona trasmette a più di una persona, il rapido ritmo di crescita esponenziale crea un’epide­mia (Bauch e Galvani, 2013 ). Nei casi Skinwalker Ranch sopracitati, i ricerca­tori dell’AAWSAP hanno osservato lo sviluppo di malattie autoimmuni in molte delle famiglie che soffrivano dell’Effetto Autostoppista. Non è tuttavia noto se lo sviluppo di malattie autoimmuni in queste famiglie sia stato causato da “autostoppi­sti”, sebbene siano invece ben noti i collegamenti tra i disturbi legati allo stress e le malattie autoimmuni (Song et al., 2018). La ricerca futura potrebbe anche permetterci di testare varie ipotesi sul meccanismo coinvolto nell’Effetto Autostoppista. Il denominatore comu­ne con le persone che sperimentano gli effetti del ‘portare qualcosa a casa’ non è solo difficoltà respiratoria, febbre emorragica o altri sintomi di infe­zione virale. Le alterazioni nell’ambiente percettivo di una persona sembrano invece essere le manifestazioni più comuni. I sintomi includono svegliar­si con umanoidi ombra neri in piedi sopra i letti, vari tipi di attività poltergeist, sfere colorate che volano attraverso le camere da letto e le case delle persone di notte, appa­rizioni di bambini o adulti morti, rumori forti inspiegabili intorno alla casa, etc.

Il ruolo della coscienza
Le alterazioni nella percezione umana a seguito dell’essere “infettati” sug­geriscono che alcuni dei nuovi modelli di coscienza umana proposti da luminari come il filosofo-scienziato informatico Bernard Kastrup (Kastrup, 2019), il professore della University of California Irvine Donald Hoffman (Hof­fman, 2020 ), il professore della Rice University Jeffrey Kripal (Kripal, 2019), l’inventore di microchip Federico Faggin (Faggin, 2021), il professore della Uni­versity of Virginia Edward Kelly (Kelly et al., 2015) e il biologo delle cellule sta­minali Robert Lanza (Lanza et al., 2020) può essere pertinente. L’idea che la coscienza sia “primaria” e di fatto soggiace alla realtà fisica e non emerga dal traffico neurochimico nel cervello è fondamentale per questo nuovo punto di vista. Un’implicazione della nuova prospetti­va sulla coscienza umana è che il cervello può agire come un “filtro” della coscienza, come proposto da Aldous Huxley (Huxley, 1954). Bernard Kastrup sotto­linea anche che gli psichedelici riducono l’attività cerebrale mentre l’individuo pa­radossalmente subisce un’attività percettiva estremamente intensa (Kastrup, 2021). Egli scrive: “...in tutti i casi l’effetto fisiologico della sostanza psichedelica è di ridurre l’attivi­tà cerebrale, in particolare nella cosiddetta ‘rete in modalità predefinita’, che è corre­lata al nostro ego o senso di identità indi­viduale. L’effetto fenomenologico, invece, è una delle esperienze più ricche e intense che un essere umano possa fare. Se il pro­prio cervello va effettivamente a dormire durante quelle esperienze, da dove vengono allora le esperienze?” La domanda di Kastrup è valida e le alterazioni cerebrali misurabili, inclusa la quiescenza, potrebbero essere una lettura investigativa per esaminare gli “effetti degli autostoppisti” sul cervello umano come parte di un futu­ro programma UFO. Una volta che l’autostoppista si “at­tacca” o infetta una nuova vittima, può svolgere un ruolo nel manipolare o inibire la normale modalità del cervello nel filtrare la realtà più o meno allo stesso modo in cui gli psichedelici presumibil­mente riducono la capacità di screening del cervello? (Luca, 2022; Swanson, 2018) In un futuro programma di ricerca, ipotizzando un numero sufficiente­mente elevato di casi con un adeguato valore statistico, i ricercatori potrebbero testare e misurare gli effetti di un’“infezione da Autostoppista” sulle vittime. Gli studi di imaging cerebrale su sperimentatori e membri della famiglia condotti nell’ambito del programma AAWSAP 2008-2010 potrebbero essere notevolmente ampliati per verificare in modo specifico se gli sperimentatori e i membri della famiglia mostrassero attività o strutture cerebrali insolite rispetto ai controlli. I problemi relativi all’osservazione dei biomarcatori cerebrali sono aperti, e numerosi articoli sul tema sono già stati presentati per la pubblicazione sottoposta a revisione paritaria (Green, C.C., Personal communication). In definitiva, a ben vedere, il Programma segreto AAWSAP del Pentagono ha aperto la strada ad un approccio a doppio binario per indagare le prestazioni e le caratteristiche tecniche degli UFO, mentre ricercava simultaneamente gli effetti degli UFO sugli esseri umani. E quindi ha creato con successo un nuovo modello innovativo per i futuri programmi UFO del Governo degli Stati Uniti. Resta ora da vedere se tale modello possa essere riutilizzato.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 08/07/2023, 16:23 
DONNE DI DIO
Irene Fernandez

La figura delle donne mistiche è affascinante. Ildegarda di Bingen, Matilde di Magdeburgo , Beatrice di Nazareth, Margherita di Oingt sono donne fatte sante durante la loro vita e che si sono dedicate alla meditazione e all'esperienza interiore. Eppure i loro confessori, gli uomini di Chiesa che hanno scritto le loro vite, hanno distorto e manipolato i loro scritti. Possiamo davvero ascoltare ancora le voci?

Santa-Ildegarda-di-Bingen-681x1024.jpg

Donne che scrivono, donne che parlano nel Medioevo di ciò che accade loro in uno spazio invisibile: quello dell’interiorità. Scrivono e parlano di un’esperienza interiore. Donne, scrittura, esperienza interiore: la congiunzione di questi tre elementi è esplosiva perché insolita nella cultura medievale”. È così che le accademiche Victoria Cirlot e Blanca Garí, autori di “La mirada interior. Mística femenina en la Edad Media” (Lo Sguardo interiore. Mistica Femminina nel Medio Evo) definiscono la mistica femminile, un fenomeno che a partire dal 1200 ha cambiato profondamente l’Europa a livello letterario, religioso e culturale. A partire dal XIII secolo, la società europea abbracciò profondamente la spiritualità. Questo portò alla creazione di comunità religiose informali di uomini e donne al di fuori della giurisdizione della Chiesa. Le donne vi svolsero un ruolo di primo piano, poiché, nonostante la reticenza della Chiesa, molte di queste comunità erano composte esclusivamente da donne. Parlare di queste donne significa addentrarsi nel mondo del misticismo e delle visioni, aspetti che hanno dato a queste donne una popolarità sconfinata, tanto da essere considerate sante durante la loro vita. Queste svilupparono nuove forme di spiritualità basate sulla meditazione, la confessione e le visioni. Inizialmente furono viste dalla Chiesa come un fenomeno straordinario e quindi degno di essere sostenuto. Erano, a loro volta, donne che scrivevano, che registravano tutte le loro esperienze spirituali attraverso le quali vivevano un dialogo interiore con Dio. Questo senza dubbio andava oltre i margini di una società marcatamente patriarcale. Tuttavia, con il passare del tempo, la Chiesa iniziò a temere il loro potere e influenza e finì per considerarle un pericolo che sfuggiva a qualsiasi controllo e sottomissione. Ma chi erano e come erano raggruppate? Queste religiose, come venivano generalmente chiamate, erano organizzate in diversi gruppi dove la spiritualità veniva vissuta in modi molto diversi.

DONNE ECCEZIONALI
Da una parte c’erano le Trinitarie che, nonostante la loro vicinanza alle suore, non furono mai professe. Erano piuttosto donne laiche che seguivano la regola di un ordine religioso. Dall’altra parte c’erano le monache e le beghine, donne non soggette a una vera e propria regola monastica, dedite ad opere di carità. Le prime, note anche come donne murate, erano donne che si ritiravano dal mondo per rinchiudersi fisicamente in una cella con quattro mura. La loro influenza sulla popolazione era enorme ed erano generalmente ricercate per la consulenza o l’insegnamento. Il caso delle beghine è senza dubbio il più noto. Erano comunità di donne laiche consacrate a Dio che, sparse in molte parti d’Europa, avevano le loro comunità in cui aiutavano i bisognosi e seguivano le premesse dell’apostolato e della povertà volontaria. Come abbiamo detto, il sostegno della Chiesa fu inizialmente molto presente. Le affiliazioni religiose furono stabilite con queste comunità attraverso i Cistercensi, sostegno a cui si aggiunsero in seguito i Domenicani e i Francescani. Erano uomini che si mettevano al servizio di queste donne mistiche e visionarie. Ma cosa li affascinò esattamente? Erano considerate donne eccezionali, diverse dalla tradizione religiosa più pura. Per questo motivo, questi uomini assunsero il ruolo di confessori e scrissero della vita di queste donne, raccontandola attraverso i loro miracoli, le esperienze mistiche e i dialoghi con Dio. Erano autentiche agiografie, vite di santi che, attraverso la loro esperienza, offrivano un esempio da seguire. Uno di questi uomini, Jacques de Vitry, autore de “La Vita di Marie d’Oignies”, era così favorevole a queste donne che si recò da Papa Onorio III per chiedergli di autorizzare la formazione di piccole comunità dove queste potessero vivere insieme. Tuttavia, all’interno della Chiesa cominciarono a levarsi voci critiche, man mano che queste biografie si diffondevano e guadagnavano popolarità. Erano diventate donne influenti che, non essendosi professate monache, rappresentavano per la Chiesa una deviazione dalla posizione subalterna che esse stesse avevano accettato all’interno di una istituzione religiosa patriarcale all’interno di una società a sua volta patriarcale. Il terrore si diffuse a tal punto che l’Inquisizione iniziò le prime persecuzioni, conclusesi con un episodio crudele: nel 1310, la beghina Margherita Porete fu condannata a morte sul rogo. Un anno dopo, al Concilio di Vienne, tutte queste spiritualità femminili furono riunite sotto l’eresia del “Libero Spirito”. La Chiesa voleva trasformarle da alleati in nemiche. Allo stesso tempo, questi gruppi femminili continuarono a godere di un’enorme popolarità, soprattutto grazie al carisma che le loro pratiche ascetiche, i miracoli e le visioni suscitavano nella popolazione. Il fatto che esse, senza intermediari, raggiungessero un profondo stato di autoconoscenza e autoanalisi, così come il fatto che fossero in grado di creare il proprio spazio confessionale, era meraviglioso, ma anche inaccettabile per la Chiesa. Sebbene alcuni confessori avessero cercato di difendere la posizione di queste donne rispetto al sacramento della confessione, dimostrando che non lo stavano danneggiando, ma anzi, lo favorivano con le loro pratiche, la Chiesa non ritenne giusto che esse potessero godere di uno spazio intimo in cui il sacerdote non avesse posto. Oltre agli scritti dei loro confessori, essi stessi coltivavano la scrittura, attraverso cui comunicavano le loro esperienze straordinarie; una scrittura intima che permetteva anche di comprendere meglio ciò che accadeva loro nella vita quotidiana. Ecco come lo spiegano gli studiosi Cirlot e Garí: «Le donne non solo scrivevano per comunicare le loro esperienze straordinarie, ma, come dice Beatrice di Nazareth, scrivevano per loro stesse. La pratica della confessione, dell’autoanalisi e della meditazione contribuì all’emergere di una scrittura intima e privata in cui le donne cercavano di comprendere loro stesse e le loro azioni nel contesto della propria vita religiosa ». Erano la testimonianza vivente dell’esistenza di Dio, cosa che non era fuori luogo in un sistema patriarcale che le considerava subalterne e più umili, motivo per cui Dio si sarebbe rivolto a loro. Dallo spazio di libertà delle loro stanze, queste donne raggiunsero l’unione con Dio per mezzo della parola, attraverso il percorso di miglioramento e rinnovamento interiore. Alcune lo fecero con l’aiuto di uomini, come Ildegarda di Bingen, con l’aiuto dei loro monaci e segretari che correggevano il suo latino, o Matilde di Magdeburgo, i cui testi tedeschi furono copiati dal domenicano Enrico di Halle; altre lo fecero da sole, come Hadewijch di Anversa o Beatrice di Nazareth (entrambe in olandese), Margherita di Oingt (in latino e francese coprovenzale) e Juliana di Norwich (in inglese).

LA FIAMMA DIVINA DI ILDEGARDA
Tuttavia, ci fu una donna in particolare che, grazie alla sua esperienza prima come murata e poi come badessa di un monastero, si distinse per intelligenza ed eccezionalità. Si tratta di Ildegarda di Bingen (1098-1179), il cui legame con Dio, che le ordinò direttamente di scrivere, divenne inscindibile. Se la sua vita era già molto interessante, il suo lavoro diventa la principale fonte di studio della sua figura. Quando Ildegarda aveva 42 anni, un fenomeno di origine divina cambiò la sua vita. È una cosa che è successa a tutte queste donne: un momento importante che cambia completamente il loro percorso e le porta a una nuova maturità, di solito tra i 37 e i 43 anni. Così lo descrive Ildegarda nella sua prima opera profetica, lo “Scivias”: «Venne dal cielo aperto una luce ardente che si riversò come una fiamma in tutto il mio cervello, in tutto il mio cuore e nel mio petto. Non bruciava, era solo caldo, proprio come il sole scalda tutto ciò su cui posa i suoi raggi. E improvvisamente ho capito il significato dei libri, del Salterio, dei Vangeli e di altri volumi cattolici, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento (...)». Ildegarda fu ricompensata con la comprensione di tutta la conoscenza di origine divina. Una nuova facoltà che le permetteva di vedere cose che non appartenevano a questo mondo, ma a quello celeste, e che le facilitava la comprensione immediata dei grandi misteri della Creazione. Non si trattava di una fonte umana di conoscenza, ma di un’ispirazione divina. Tuttavia, anche se questo fu il punto di svolta della sua vita, Ildegarda aveva avuto visioni fin da bambina: «A tre anni vidi una luce tale che la mia anima tremò, ma a causa della mia infanzia non potevo dire nulla al riguardo (...). Mi sorprese molto il fatto che, mentre guardavo nelle profondità della mia anima, conservavo anche la visione esteriore, e il fatto che non sentissi nulla del genere da nessuno mi fece nascondere il più possibile la visione che vedevo nella mia anima (...) Continuai a vedere nello stesso modo fino all’età di 42 anni. Allora in quella visione fui costretta da grandi dolori a manifestare chiaramente ciò che avevo visto e sentito, ma avevo molta paura e vergogna di dire ciò che avevo taciuto per tanto tempo». Sebbene queste facoltà eccezionali si siano manifestate presto, Ildegarda non tardò a comprendere il comando che Dio le stava impartendo: doveva mettere per iscritto le sue visioni, come ricettacolo della propria volontà. Tuttavia, sebbene questa fosse la volontà di Dio, la mistica aveva bisogno dell’autorizzazione ecclesiastica (e maschile) per realizzarla. Per questo motivo, Papa Eugenio inviò una commissione di esperti per garantire la veridicità delle sue visioni. Grazie a ciò, disponiamo di un’ampia opera che ci mostra l’eccezionalità della sua figura. A livello profetico, “Scivias” (che significa “Conosce le Vie”) è stato il suo primo libro e la mistica ha impiegato un intero decennio per completarlo. Presenta sei visioni, corrispondenti ai sei giorni della creazione. La sua seconda opera, “Liber Vitae Meritorum”, è composta da sette visioni. Infine, la trilogia profetica è completata dalle tredici visioni del “Liber Divinorum Operum”. A queste opere si aggiungono composizioni musicali, nonché le opere “Physica” e “Causae et Curae”, quest’ultima ricca di rimedi medicinali. In esso cita anche una descrizione dell’atto sessuale e dell’orgasmo femminile, che ha curiosamente rivendicato. Un aspetto ancora più enigmatico della vita di Ildegarda è che la mistica sosteneva di non aver mai raggiunto l’estasi nelle sue visioni. Era di gran lunga una donna che, al di là delle sue esperienze mistiche, eccelleva per la sua conoscenza e la sua scrittura. Dopo aver riflettuto sulla storia di Ildegarda, la cui vita è stata registrata da lei stessa e dai suoi confessori, ci si presenta una domanda molto importante: è possibile ascoltare le voci dei mistici attraverso le loro biografie, oppure queste opere rispondono agli interessi del patriarcato della Chiesa? Come scritto in precedenza, man mano che la figura di queste donne diventava più influente, anche la posizione della Chiesa diventava più critica, cosa che si può osservare anche nelle stesse Vite di queste donne, dove la superiorità del confessore era evidente nelle loro parole.

DESIDERIO SILENZIATO
Il caso della tedesca Matilde di Magdeburgo (1207-1282) ci riporta all’idea della manipolazione di queste opere. Questa beghina, autrice de “La Luce che Fluisce dalla Divinità”, aveva alle spalle un domenicano, Enrico di Halle, che fu responsabile della traduzione in latino di tutti gli scritti di Matilde. L’opera di questa mistica è arrivata a rappresentare una certa trasgressione per l’intreccio di generi diversi, ma soprattutto per la possibilità di osservarvi un certo linguaggio erotico nel trattare il suo contatto con Dio. Tuttavia, come spiega Almudena Otero Villena in “La voz expropiada: las palabras perdidas de Beatriz, Matilde y Ángela” (la Voce Espropriata: le parole perdute di Beatrice, Matilde e Angela, 2019), «è proprio questo carattere trasgressivo che il traduttore sopprime. Così, chi adatta l’opera in latino sembra preoccuparsi di eliminare ogni riferimento erotico nel descrivere la relazione tra Dio e l’essere umano». Come Beatrice di Nazareth, il desiderio di Matilde è molto presente nell’opera. Tuttavia, il traduttore de “La Luce che Fluisce dalla Divinità” si è preoccupato di eliminare la presenza del corpo sessuale, l’erotismo che esso rappresenta, e la possibilità di unione con Dio, uniformando lo stile a quello di altre opere. Di conseguenza, non è possibile trovare l’identità di questa donna all’interno del suo stesso testo. È un’identità diluita, frammentata. Potremmo addirittura dire che è inesistente, dal momento che ne è stata deliberatamente modificata l’originaria espressione, per far sì che la sua figura rispondesse a determinati canoni ecclesiastici. Questo fatto ci porta a dubitare sulla possibilità che la voce di queste donne sia stata manipolata, così che si potesse vedere solo ciò che questi uomini volevano che si riflettesse; un modello predeterminato di donna mistica che, rispondendo a episodi biblici e alla vita di Cristo, rappresentava l’ideale di donna che si voleva seguire e diffondere all’interno dei monasteri. Donne che, nonostante la loro natura eccezionale, divennero involontariamente al servizio della Chiesa istituzionale. Il miglior esempio è Beatrice di Nazareth, la cui vita, “Vita Beatricis”, fu scritta da un cappellano di un monastero cistercense di Nazareth circa sette anni dopo la sua morte. Il cappellano non incontrò mai questa donna e basò il suo lavoro solo su alcuni suoi scritti in olandese, tra cui il suo diario spirituale, alcuni appunti tardivi del periodo in cui era priora del monastero di Nazareth e il suo grande trattato mistico, “I Sette Modi di Amare Dio”. Beatrice di Nazareth, nata nel 1200, ebbe la sua prima esperienza mistica all’età di sette anni. Dopo aver studiato in vari monasteri e con le beghine, fu assegnata al monastero di Nazareth, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1268. La vita di questa donna fornisce una grande quantità di dati rispetto agli altri, che sono sospetti fin dall’inizio. Lo stesso cappellano, autore di quest’opera e del quale non si conosce il nome, dichiara di non essere un esperto di questo genere letterario-mistico: «Sebbene abbia letto le imprese di vari santi in narrazioni storiche scritte da altri, non ho ancora raggiunto il livello per poter leggere le loro gesta. Non ho ancora raggiunto il livello di tale discorso (...) Non ti meravigliare, dunque, o lettore, se nel corso della mia storia cose inadeguate appaiono e sono incluse in essa (...) Ma se qualcuno mi sfida a dimostrare le cose che sto per dire e, come un curioso investigatore, mi chiede una testimonianza della verità, risponderò in tutta semplicità che sono solo il traduttore di questo testo, non l’autore. Da parte mia ho aggiunto o modificato ben poco; piuttosto ho solo dato una coloritura latina al testo in volgare che mi era stato dato sotto forma di appunti di diario». Indicando che gli apporta una “coloritura latina”, mostra di trasformare completamente la natura del testo di Beatrice, scritto in una lingua volgare (l’olandese) e da lui tradotto in latino. Inoltre, più avanti nell’opera afferma che, a causa della funzione pedagogica dell’opera, ha cambiato cose che erano troppo profonde. Pertanto, la voce di Beatrice non viene messa a tacere, ma viene semplificata secondo i modelli di santità femminile affermatisi a partire dal XII secolo. Il problema è che non disponiamo del diario di Beatrice, quindi non possiamo sapere in che misura questo testo sia stato modificato. Alcuni autori hanno avanzato la possibilità che sia stato lo stesso cappellano a farlo sparire. Anche le pratiche ascetiche di Beatrice rientrano in un modello prestabilito, che si accorda con quello delle altre “mulieres religiosae”. In effetti, alcune di queste pratiche sono riprese alla lettera da altri santi. Lo stesso vale per altri aspetti, come le esperienze estatiche, la devozione all’Eucarestia, le tentazioni, la vita virtuosa o la Passione di Cristo, anch’essi basati su schemi prestabiliti che si ripetevano nelle Vite di altre donne. In breve, dov’è la linea che segna la separazione tra finzione e realtà in queste profonde devozioni mistiche? È molto difficile saperlo con esattezza, ma è chiaro che la manipolazione era presente. Fortunatamente, il trattato mistico-cortese di Beatrice, “I Sette Modi di Amare Dio”, è giunto fino a noi in olandese. È quindi possibile confrontarla con la versione latina, che si trova alla fine della “Vita Beatricis”. Questo ci permette di vedere come questi uomini usassero la scrittura femminile. Mentre Beatrice concentrava tutta la sua attenzione nel mostrare queste modalità d’amore, una sorta di “caleidoscopio dell’esperienza amorosa” con Dio, come la descrive Alois Maria Haas, dove la forza del desiderio è molto presente, il cappellano cercava di rappresentare la spiritualità femminile come qualcosa di fisico e ascensionale, che non ha nulla a che fare con la profonda passione che Beatrice voleva esprimere. In breve, in che misura questi testi riflettono la realtà della mistica femminile? La risposta merita di essere qualificata. Sebbene abbiano raggiunto una certa trasgressione scrivendo nelle loro rispettive lingue, la trasformazione che questi uomini hanno operato dopo i loro scritti, anch’essa secondo schemi prefissati, è un’ulteriore costrizione del sistema patriarcale della Chiesa. La santa divenne così una figura esemplare e il suo uso propagandistico permise alla Chiesa di stabilire alcune linee guida di comportamento da seguire nei conventi dove venivano letti tali testi agiografici. Fortunatamente, nelle loro opere, quelle che si sono conservate nelle lingue originali, possiamo sentire la loro voce vera forte e chiara.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 13/07/2023, 18:54 
IL LORO MODUS OPERANDI
Umberto Telarico

Esiste un programma subliminale teso alla manipolazione, come l’uomo fa con le creature della Terra? La specie umana è oggetto di uno studio biologico ed etologico su scala lanetaria da parte di un “quid” sconosciuto?

ufo-sighting-03-ai-painting-366.jpg

L’analisi dei singoli casi di “rapimento temporaneo di esseri umani”, da parte di entità animate associate più o meno direttamente al fenomeno UFO, ci ha consentito di accertare un comune “modus operandi” degli Alieni (con alcune varianti). Per riuscire nel nostro intento - verificare l’esistenza di parametri logico/razionali in un numero significativo di eventi strutturalmente simili ma di natura sconosciuta - abbiamo cercato di accertare possibili similitudini con qualcuno degli schemi logico/comportamentali legati allo svolgimento di determinate attività umane.

LE MODALITÀ
Spesso, l’evento di abduction è preceduto da uno o più avvistamenti di UFO in un ambito territoriale o nelle sue adiacenze. In altre occasioni, il fenomeno si colloca all’interno di un’ondata di segnalazioni di UFO (o flap) che investe una più vasta area territoriale. Il più delle volte, il soggetto umano rapito sembra scelto a caso: può trovarsi nella zona prescelta dal fenomeno, oppure vi si è avvicinato intenzionalmente. In genere, il soggetto umano viene prelevato contro la propria volontà: in modo “hard” (duro), quando più entità animate lo agguantano e lo trasportano di peso all’interno dell’UFO, o in modo “soft” (dolce), quando, tramite l’uso di un raggio luminoso, un’emissione energetica o gassosa di qualche tipo, si paralizza o si provoca la perdita dei sensi dell’individuo, prima di trasportarlo all’interno dell’UFO. Più raramente, il soggetto accetta di spontanea volontà (per curiosità o altro) l’invito rivoltogli di salire a bordo del velivolo. In tutti i casi di rapimento noti, il soggetto viene sottoposto a un attento esame medico e a volte a prelievi di sangue e/o piccole parti di tessuto organico con tecniche pressoché indolori. In altre occasioni, nel corpo del soggetto viene introdotto un “impianto”, simile a una minuscola sonda, avente la forma di una piastrina o di una sfera. Tale dolorosa, o quantomeno fastidiosa operazione, viene effettuata attraverso la cavità nasale, o il condotto uditivo o l’addome. In questi ultimi casi, in seguito, sul corpo vengono riscontrati minuscoli segni o cicatrici. In rare occasioni, il soggetto è sottoposto a un intervento chirurgico allo scopo di guarirlo da una qualche grave malattia, o è fatto oggetto di prelievo di liquido seminale, o viene fatto accoppiare con entità umanoidi di sesso opposto (esogamia). A volte, dopo un certo lasso di tempo dal primo episodio di abduction, il medesimo individuo viene nuovamente rapito per essere sottoposto a un nuovo controllo medico. In tutti i casi, le entità animate comunicano con il soggetto umano a gesti e/o per via telepatica, spesso, cercando di tranquillizzare il più possibile il soggetto in esame. Più raramente, e in genere nei casi di “repeat” (reiterazione del rapimento), l’entità instaura con il soggetto un dialogo più vario e complesso, consistente in uno scambio d’informazioni dal contenuto filosofico/scientifico. Sporadicamente, il rapito viene usato dall’entità animata per diffondere informazioni tecnico/scientifiche non sempre attendibili o verificabili, oppure messaggi dal contenuto etico/morale.

IL TERRITORIO E LA CATTURA
Il fenomeno dei rapimenti, come altri aspetti peculiari della problematica - atterraggi, incontri ravvicinati di II e III Tipo, ecc. - si è esteso e intensificato nel tempo di pari passo con l’andamento generale del fenomeno UFO sul nostro pianeta. Esaminandone lo sviluppo, l’interpretazione logica più ovvia è che la specie umana è oggetto di uno studio biologico ed etologico su vasta scala, da parte di un “quid” sconosciuto. Se ciò è vero, dovremmo trovare notevoli analogie tra questa e una qualche attività umana similare, ad esempio lo studio biologico di altre specie animali. Ad esempio, una qualsiasi equipe di zoologi sceglie la specie animale da porre sotto osservazione e il luogo dove operare, dopo di che viene organizzato un accampamentobase per poi procedere a una perlustrazione aerea e/o terrestre della zona. Una volta individuato un branco, un piccolo gruppo, o un singolo individuo, si sceglie un esemplare avente caratteristiche idonee, oppure ci si affida al caso; poi si procede all’inseguimento dell’animale prescelto o, qualora viva in gruppo, al suo isolamento. Nella quasi totalità dei casi, l’animale viene catturato contro la propria volontà, immobilizzato e spinto a forza in una gabbia posta a bordo di un camion. A volte l’animale viene catturato dopo essere stato narcotizzato mediante proiettili soporiferi. Negli studi riguardanti il comportamento animale (etologia), il ricercatore fa sì che questi gli si avvicini spontaneamente in modo da poter instaurare un rapporto di reciproca fiducia e intesa. Dopo la cattura, l’esemplare viene sottoposto a un completo esame medico con relativo prelievo di sangue ed altro, a seconda delle necessità. Per studi riguardanti lo spostamento degli animali all’interno di un territorio (migrazioni, svernamenti, ecc.), all’esemplare viene applicato un minuscolo contrassegno o un segnalatore radio. Nel caso l’animale risulti ferito o avesse bisogno di cure, un veterinario provvede alla cosa. Qualora si proceda a ricerche sul comportamento sessuale di una certa specie, o miranti al miglioramento della razza, oppure a incroci tra razze diverse, l’esemplare viene indotto ad accoppiarsi e/o viene sottoposto a test e a prelievi di seme. Spesso, per aggiornare o portare a termine studi sui processi fisiologici e/o comportamentali della specie animale sotto osservazione, è necessario riesaminare periodicamente gli esemplari precedentemente esaminati e contrassegnati. Nella maggioranza dei casi, dopo il trauma della cattura, durante la breve prigionia necessaria per effettuare i test medici, i ricercatori tengono calmo l’animale (somministrazione di farmaci) con carezze e/o alimenti. Nei programmi di ricerca in campo etologico - come la valutazione del grado d’intelligenza e lo studio dei sistemi di comunicazione degli animali - si cerca di comunicare con l’esemplare imitandone il linguaggio (orche e delfini), o con gesti e simboli (i primati, come lo scimpanzè Koko). Recentemente, sono state sperimentate tecniche per l’introduzione di specifiche informazioni in una comunità di animali, impiegando un esemplare addestrato come tramite per comunicare ad altri della sua specie, una nuova tecnica per risolvere un dato problema e/o un comportamento diverso di fronte a una data situazione. Così, i ricercatori hanno ottenuto (per induzione, senza intervento diretto) la divulgazione di una certa informazione, o “messaggio culturale”, a un numero elevato di animali in tempi brevi.

LA NOSTRA È UNA SPECIE EVOLUTA?
Confrontando il primo schema (le abductions) e quello relativo allo studio biologico ed etologico degli animali, ci rendiamo conto che entrambi sono correlati come “modus operandi” e, per logica deduzione, lo devono essere anche negli scopi. Quindi, i rapimenti non sono legati essenzialmente alla sfera psicologica ed emotiva del testimone (come propone il Dr. Lawson con la sua teoria dei “traumi della nascita”), ma sono un fenomeno logico, indipendente dalla volontà e dalla psiche del soggetto, apparentemente gestito da un quid intelligente non umano, che sembra impegnato, forse da tempo immemore e con l’ausilio di tecniche d’approccio adeguate allo sviluppo culturale delle diverse società del nostro pianeta, nel portare avanti uno studio sulla specie umana e sulla biosfera terrestri. Vorrei ora esprimere considerazioni personali: nonostante gli studi di biologia, neurofisiologia ed etologia sugli animali ci abbiano dimostrato inequivocabilmente che tutti gli esseri viventi possiedono una sfera emotiva e un’intelligenza non semplicemente riconducibili al vecchio e riduttivo termine di “istinto”, l’uomo continua a uccidere queste creature per puro divertimento (come nel caso della caccia e degli zoo), per fini scientifici di dubbia utilità, privi d’ogni etica (la vivisezione, la sperimentazione farmacologica e come fonte d’organi da espianto), per incuria e speculazione economica (il degrado ambientale e la distruzione dei loro ecosistemi naturali). Malgrado ciò - senza contare gli innumerevoli e continui esempi di biocidio umano - la nostra va ritenuta una specie evoluta.

DIVENTARE LA PREDA
Se, per pura speculazione intellettuale, volessimo dar credito sia alle voci (in parte suffragate dai fatti) inerenti la presenza sul nostro pianeta di esseri alieni dediti al prelievo di parti e organi di mammiferi (le mutilazioni animali), sia riguardanti accordi occulti fra vertici governativi statunitensi (ma anche di altre superpotenze) e i rappresentanti di una o più razze di esseri alieni - accordi di concessione a costoro di determinate aree del pianeta per installarvi delle loro basi, nonché il consenso a poter eseguire esperimenti biologici su animali e umani, in cambio di certe conoscenze scientifiche e di tecnologia aliena - dovremmo modificare radicalmente le nostre convinzioni sugli scopi del fenomeno abductions. Infatti, non si tratterebbe più di uno studio conoscitivo dell’uomo sotto l’aspetto biologico, antropologico ed etologico, da parte di una o più specie intelligenti d’origine extraterrestre, con finalità scientifiche e/o filantropiche, ma di un programma condotto con tecnica subliminale e fredda determinazione, per manipolare e usare l’uomo come una cavia da laboratorio. In tale triste caso, l’arroganza dell’uomo dispensatore di sofferenza e di morte ai suoi simili e alle creature viventi della Terra, si trasformerebbe nel terrore impotente di una vittima, il che, per molti esseri umani, sarebbe del tutto meritato: l’uomo, il cacciatore per eccellenza, sarebbe divenuto una preda. Se, tra le tante intelligenze aliene da tempo in visita alla Terra, ce n’è qualcuna che misura il grado di intelligenza degli esseri viventi in base non solo al loro livello tecnologico ma, principalmente, al comportamento etico verso le creature con le quali condividono l’habitat planetario - visti l’alto livello d’inquinamento dell’intera esosfera e lo stato di povertà e di guerra in cui versano un gran numero di nazioni - la specie umana sarà collocata a un gradino davvero basso della scala evolutiva cosmica. La conseguenza diretta di una tale valutazione della specie umana sarebbe quella di essere considerata, dagli alieni, alla stregua di come noi consideriamo le creature viventi del pianeta, animali su cui, in nome della scienza e del progresso, è lecito condurre ogni sorta di esperimento biologico e genetico. Ebbene, siamo proprio sicuri che questo non stia già avvenendo?


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 23/07/2023, 12:34 
COSMOGENESI UNIVERSALE
Ian Lawton

Miti della Creazione di tutte le culture di ogni luogo e tempo si richiamano e si completano a vicenda. Gli studiosi di mitologia sembrano aver perso la chiave di lettura di tali miti e allo stesso tempo hanno trascurato il fatto che la fonte di diffusione di tali conoscenze avanzate sia stato un gruppo di sapienti sopravvissuti alla catastrofe conosciuta come Diluvio.

scorched_by_c_91_dfdgcsl-pre.jpg

Secondo il concetto di cicli del mondo, che coinvolge archi temporali più lunghi di quelli che la maggior parte di noi può contemplare, l’universo nel suo complesso attraversa cicli di emersione dal “nulla”, seguiti, infine, dal riassorbimento nel “nulla”. Nella cosmologia Indù questo processo è indicato come “i Giorni e le Notti di Brahma”. Trovo che sia un concetto estremamente profondo a livello universale o macrocosmico. Tuttavia, per molteplici ragioni scientifiche, sostengo che qualsiasi tentativo di applicarlo a livello mesocosmico, cioè suggerendo che più cicli “Yuga” si applichino a un particolare pianeta come la Terra e ai suoi abitanti umani, sono distorsioni relativamente tardive - anche se alcuni degli aspetti più complessi delle tradizioni sopravvissute possono essere meglio compresi come sottocicli planetari che coinvolgono gruppi di anime nei regni eterici e fisici. Se ho ragione nel suggerire che la cosmogonia vedica originale è stata distorta dai suoi successivi esponenti indù, c’è qualche prova che la saggezza esoterica originale fosse diffusa e coerente? Perché, se così fosse, sarebbe possibile sostenere con forza che essa è derivata da un’unica fonte costituita dai sopravvissuti a una catastrofe mondiale avvenuta 11.500 anni fa e che si è poi diffusa ovunque. Questo, a sua volta, fornirebbe un forte sostegno alla mia tesi secondo cui, a un certo punto, i nostri antenati, prima della catastrofe, svilupparono una visione del mondo altamente esoterica, anche se la maggior parte di essi seguì un percorso di crescente materialismo e svilimento, esattamente come oggi. Infatti, quando ho rintracciato, esaminato e confrontato con attenzione i “miti delle origini” di tutto il mondo, sono rimasto stupito nel constatare che l’idea altamente esoterica di Brahma che emerge dal suo lungo sonno è prevalente nelle tradizioni più antiche e venerate di quasi tutte le culture, una volta eliminate le inevitabili distorsioni e differenze contestuali. Forse ancora più sorprendente è stata la scoperta che le interpretazioni ortodosse e accademiche di queste tradizioni quasi sempre ignorano la coerenza della saggezza esoterica che sta alla loro base, concentrandosi invece su ciò che gli dèi di questi “miti” presumibilmente rappresentano e su altri aspetti più prosaici e letterali, che sono tutti, ancora una volta, distorsioni regressive o devolute introdotte da persone che hanno perso qualsiasi comprensione del messaggio originale. Una distorsione coerente è che quasi tutte queste tradizioni sembrano descrivere le origini o la creazione del “mondo” o della Terra. Dovrebbe essere ovviamente chiaro che, in realtà, questi miti riecheggiano una saggezza esoterica universale riguardante la Creazione del Tutto dal nulla. Vediamone alcuni.

LE TRADIZIONI
Ricordiamo innanzitutto la narrazione biblica all’inizio del Genesi: 1. In principio Dio creò il cielo e la terra. 2. E la terra era senza forma e vuota; e le tenebre erano sulla faccia degli abissi. E lo Spirito di Dio si muoveva sulla faccia delle acque. Questo versetto continua descrivendo la separazione, da parte di Dio, del cielo e della terra dalle acque, ma se trasponiamo i termini specifici “cielo” e “terra” in quelli più generali di “piani eterici” e “piani fisici” possiamo avvicinarci un po’ di più al messaggio originale. Il secondo versetto descrive chiaramente un tempo in cui c’era un vuoto informe che aveva connotazioni di acqua, profondità e oscurità, e che conteneva lo spirito di Dio. Questo è senza dubbio il punto di partenza per le altre tradizioni che stiamo per passare in rassegna, molte delle quali sono più antiche e più esplicite.

MESOPOTAMIA: Purtroppo, i testi mesopotamici, che costituiscono la fonte originaria di buona parte del materiale giudaico, sono alquanto carenti in questo campo, rivelando solo le più deboli tracce di saggezza originaria. In parte ciò può essere spiegato dal fatto che l’unica vera tradizione d’origine sopravvissuta è l’Epica della Creazione, Enuma Elish (“Quando Lassù”), relativamente tarda, anche se è probabile che l’apertura mancante del precedente testo sumero, la Genesi di Eridu, avrebbe contenuto qualcosa di rilevante. In ogni caso, i seguenti sono i versi iniziali del Enuma Elish: «Quando lassù il cielo non aveva ancora nome, e quaggiù la terra non era ancora chiamata per nome, Apsu, il primo loro progenitore e Madre Tiamat, genitrice per tutti loro, mescolavano insieme le loro acque: Né banchi di canne vi erano ancora raggruppati e canneti distinguibili. E mentre degli dèi, nessuno era ancora apparso, né i loro nomi pronunciati, né i loro destini decretati, allora (in Apsu-Tiamat) alcuni dèi furono creati». Tutto ciò che possiamo realmente ricavare da questo testo è che un tempo esistevano solo le acque primordiali di Apsu e Tiamat, e che nient’altro era manifesto fino a quando gli dèi non nacquero da esse. Sul resto di questo testo - usato da Zecharia Sitchin e da altri come base per fantasie su pianeti vaganti e comete - torneremo in seguito.

EGITTO: Prima che gli dei venissero all’esistenza esisteva solo un abisso oscuro e acquoso chiamato Nun, le cui energie caotiche contenevano le forme potenziali di tutti gli esseri viventi. Lo spirito del creatore era presente in queste acque primordiali, ma non aveva un luogo in cui prendere forma. L’evento che segnò l’inizio del tempo fu il sorgere della prima terra dalle acque primordiali del Nun. Un’immagine alternativa della creazione era il loto primordiale, che sorgeva dalle acque e si apriva per rivelare un dio bambino. La prima divinità era dotata di diversi poteri, come “HU” (“Parola Autorevole”), “SIA” (“Percezione”) e HEKA (“Magia”). Utilizzando questi poteri, creava ordine dal caos. Questo ordine divino era personificato da una dea, Ma’at, figlia del dio Sole. La parola Ma’at significava anche Giustizia, Verità e Armonia. L’ordine divino rischiava costantemente di dissolversi di nuovo nel caos da cui era stato formato. La prima divinità si rese conto di essere sola e creò dei e uomini a sua immagine e somiglianza e un mondo da abitare. Si diceva che le divinità nascessero dal sudore del dio Sole e gli esseri umani dalle sue lacrime. Il potere della creazione era di solito legato al Sole, ma varie divinità sono nominate come creatori (Ptah nella tradizione menfitica, Ra-Atum in quella eliopolitana e Amon-Ra in quella tebana). Nel tempio di Ra a Eliopoli, l’uccello Benu era detto essere la prima divinità. Raffigurato come un airone, l’uccello splendente era una manifestazione del dio sole creatore Ra e portò la prima luce nell’oscurità del caos. Quando atterrò sul tumulo primordiale, emise un grido che fu il primo suono. Come nelle tradizioni del Vicino Oriente, vediamo che il concetto di “acque” è in primo piano, qui con connotazioni di “abisso”. Inoltre, incontriamo esplicitamente l’idea dell’ordine che nasce dal caos, un tema ricorrente in molte traduzioni di antichi miti di origine. Credo che in qualche misura questo tema sia stato frainteso fin dall’epoca greca classica, perché nel sistema orfico il dio Caos - dal cui nome oggi deriva la parola “disordine” - rappresentava in realtà “il vuoto che sbadiglia”. Questa interpretazione, e il presupposto della natura ciclica dell’universo nel suo complesso su cui si basa, è rafforzata dal chiaro simbolismo del loto primordiale - un fiore che chiude i suoi petali di notte e si ritira nell’acqua, per poi riemergere e dispiegarsi all’alba. D’altra parte, alcune analisi esoteriche più complesse suggeriscono che questo tema dell’ordine in competizione con il caos ha anche un lato molto più complesso. In questo senso tale tema trasmette sicuramente l’idea della creazione di un “ordine” di energia e forme di vita da un “abisso” caotico associato al “nulla”, ma che, in realtà, sembrerebbe piena potenza inespressa. Infatti, incontriamo qui l’idea di fondamentale importanza che le acque contenevano il potenziale per tutte le forme di vita e che la prima divinità era dotata del dono della “Parola autorevole”. Quest’ultima è chiaramente intesa a trasmettere l’idea che la parola o il pensiero della divinità suprema sia sufficiente a innescare il processo ordinatore di nascita e creazione. Tuttavia, se desideriamo una conferma dei temi di fondo da un testo originale, e in particolare dell’idea che la divinità suprema abbia originariamente creato dal nulla una varietà di “forme” non fisiche, ho avuto la fortuna di trovarne una che viene citata raramente e che illustra perfettamente il punto. Quello che segue è un estratto del “Libro della Conoscenza della Genesi del Dio Sole”: « Il Maestro di tutto dice, dopo la sua formazione: “Io sono colui che è stato formato come Khepri. Quando mi sono formato, si sono formate solo le forme. Tutte le forme si sono formate dopo la mia formazione. Numerose sono le forme di ciò che è uscito dalla mia bocca. Il cielo non era stato formato, la terra non era stata formata. La terra non era stata creata per i rettili in quel luogo. Mi sollevai in mezzo a loro nell’abisso, fuori dalla sua inerzia. Quando non trovai un posto dove stare, pensai saggiamente nel mio cuore, fondai nella mia anima. Ho creato tutte le forme, io solo. Non avevo ancora espulso come Shu, non avevo sputato come Tefnut. Non era sorto nessun altro che avesse lavorato con me. Poi fondai nel mio cuore, si formarono molte forme, le forme delle forme nelle forme dei figli, e nelle forme dei loro figli».

INDIA: Spostandoci più a est, i Veda originali indiani sono tra i più raffinati testi filosofici conosciuti dall’umanità. Ciò è dimostrato più chiaramente nella Cosmogonia, descritta con grande eloquenza nel Rig Veda: «1. Allora non c’era né la non-esistenza né l’esistenza; non c’era né il regno dello spazio né il cielo che è al di là. Cosa si agitava? Dove? Sotto la protezione di chi? C’era acqua, profonda e senza fondo? 2. Allora non c’era né morte né immortalità. Non c’era alcun segno distintivo della notte o del giorno. Colui respirava, senza vento, per proprio impulso. Oltre a questo non c’era nulla al di là. 3. All’inizio le tenebre erano nascoste dalle tenebre; senza alcun segno distintivo, tutto questo era acqua. La forza vitale che era coperta dal vuoto, sorse attraverso il potere del calore. 4. Il desiderio è sorto su di essa all’inizio; questo è stato il primo seme della mente. I poeti che cercavano nel loro cuore la saggezza trovarono il legame dell’esistenza nella non-esistenza. 5. Il loro cordone era esteso al di là. C’era il sotto? C’era il sopra? C’erano seminatori, c’erano poteri. C’era l’impulso sotto, c’era il dono sopra. 6. Chi lo sa veramente? Chi lo proclamerà qui? Da dove è stata prodotta? Da dove viene questa creazione? Gli dei sono venuti dopo, con la creazione di questo universo. Chi sa dunque da dove è sorto? 7. Da dove è sorta questa creazione - forse si è formata da sola, o forse no - lo sa solo colui che la guarda dall’alto, nel più alto dei cieli, o forse non lo sa». Potremmo chiedere una descrizione più raffinata del potere dell’ineffabile, innominabile, inconoscibile, infinita, immanente e trascendente forza vitale della Creazione, che dorme nel vuoto “notturno” che non contiene nulla e tuttavia - allo stesso tempo – è il potenziale di tutto?

CINA E GIAPPONE; Questo tema è ampliato nel seguente estratto filosofico di uno dei saggi taoisti di Huai Nan Tzu: «(1) C’era l’”inizio”: un’energia complessa che non si era ancora trasformata in forma germinale, né in alcuna forma visibile. (2) C’era un inizio. II fluido del cielo scese per primo e il fluido della terra salì per primo. I principi maschile e femminile si interoscambiavano, lottando tra gli elementi del cosmo. di un’anteriorità a questo inizio. (3) C’era un inizio di un’anteriorità anche prima dell’inizio di questa anteriorità. Il Cielo conteneva lo spirito dell’armonia, ma non era ancora sceso; la Terra custodiva il fluido vivificante, ma non era ancora salita. (4) C’era “l’esistenza”. L’avvento della creazione e dei fluidi immateriali che assumono forme definite. (5) C’era “l’inesistenza”. Uno spazio illimitato, profondo e un vasto vuoto, una massa quiescente, sottile di incommensurabile traslucenza. (6) Non c’era “ancora un inizio di non-esistenza”. Questo periodo avvolgeva il cielo e la terra, plasmando e forgiando le miriadi di cose della creazione: (7) C’era “non ancora un inizio del non ancora inizio della non esistenza”. Il cielo e la terra non erano divisi, le quattro stagioni non erano ancora separate, le miriadi di cose non erano ancora nate». Sebbene la descrizione di questi punti sia un apparentemente confusa per il profano, essi rappresentano comunque una descrizione molto sottile del modo in cui la Creazione emerge nelle sue varie forme. In particolare, cercano di descrivere le diverse energie vibrazionali che vanno a comporre i vari stadi del processo di emersione e che differenziano anche le varie dimensioni - sia eteree che fisiche - e le forme che contengono. Inoltre, un altro saggio ci fornisce quanto segue: «... le divinità Yin e Yang si separarono... il duro e il morbido si unirono reciprocamente... la creazione prese forma. Gli elementi torbidi andarono a formare rettili; l’essenza più fine andò a formare l’uomo. Quindi, lo spirito appartiene al Cielo e il fisico alla Terra. Quando lo spirito torna alla porta del Cielo e il corpo cerca la sua origine, come posso esistere? L’io si dissolve». Questo passaggio sottolinea un importante concetto: l’idea dell’unità delle nostre anime nelle dimensioni più elevate. In altre parole, a questi livelli superiori, tutto diviene uno e parte dell’energia universale pulsante che va a costituire la totalità della Creazione a tutti i suoi livelli. Il che, naturalmente, è ciò che ci aspetteremmo se tutte le cose viventi e quelle apparentemente inanimate, materiali ed eteree, provenissero dalla stessa fonte originaria e venissero alla fine riassorbite in essa.

POLINESIA: La Tradizione polinesiana afferma:«...All’inizio non c’era altro che Po, un vuoto o caos, senza luce, calore o suono, senza forma o movimento. A poco a poco iniziarono vaghi movimenti all’interno dell’oscurità, si levarono gemiti e sussurri, e poi all’inizio, debole come l’alba, apparve la luce e crebbe fino a quando non arrivò il giorno pieno. Successivamente si svilupparono il calore e l’umidità, e dall’interazione di questi elementi nacquero la sostanza e la forma, che divennero sempre più concrete, finché la terra solida e il cielo sovrastante presero forma e furono personificati come il Padre Cielo (Rangi) e la Madre Terra (Papa). Le tradizioni polinesiane, in particolare, sottolineano la natura del potere creativo nel vuoto e come esso contenga il germe potenziale o il seme di tutte le cose che emergeranno.

PERDERE IL PUNTO
Ho deliberatamente selezionato solo alcune tradizioni d’origine in cui ritengo che emerga almeno una parte della saggezza esoterica originaria, ma potete stare certi che tali temi sono presenti in quasi ogni cultura del mondo. Anche in questo caso, alcune delle tradizioni che ho citato proseguono descrivendo come la divinità suprema proceda a separare il cielo e la terra dalle acque, a collocare le stelle nella loro giusta posizione nel cielo, a organizzare le stagioni e così via. Un bell’esempio è l’Epopea della Creazione mesopotamica, che continua dall’estratto precedente per registrare come Tiamat viene fatta a pezzi per formare il cielo e la terra. L’insensatezza dell’interpretazione letterale di Sitchin, che la vede come un resoconto della distruzione causata da un pianeta vagante che si muove nel nostro sistema solare, è dimostrata dalla somiglianza con le altre tradizioni in cui un dio viene sacrificato affinché il suo corpo venga fatto a pezzi e usato per creare cielo e terra. Ciò accade, ad esempio, anche a P’an Gu e a Ymir, rispettivamente nelle tradizioni cinese e scandinava. Inoltre, questa incapacità di apprezzare il contesto più ampio sembra estendersi alle interpretazioni ortodosse della cosmogonia mesopotamica, in cui gli studiosi suggeriscono di considerare la terra - Ki - come un disco piatto separato dal cielo - An - dall’atmosfera - Lil - con l’intero insieme immerso come una gigantesca bolla nelle acque primordiali di Tiamat. Questa interpretazione non solo ignora fondamentalmente il significato esoterico delle acque primordiali - che può essere o meno un giusto riflesso della comprensione dei mesopotamici - ma appare anche in qualche modo in contrasto con le avanzate competenze astronomiche che sappiamo possedessero. In ogni caso, questi sono gli aspetti relativamente prosaici, o essoterici, che servono solo a dimostrare quanto la saggezza originale fosse andata perduta o distorta nel momento in cui queste tradizioni, così come le conosciamo ora, furono composte. E, come ho suggerito all’inizio, è su questi aspetti che gli studiosi di Mitologia hanno sempre teso a concentrarsi, invece di esaminare, distillare e confrontare adeguatamente il loro contenuto di fondo altamente coerente e collocarlo nel suo giusto contesto esoterico. Tendono anche a insistere su una chiara distinzione tra i “Miti della creazione”, che coinvolgono un creatore supremo che abita il vuoto, e quelli che descrivono i poteri al suo interno in termini più filosofici. Ma abbiamo visto chiaramente che si tratta di una distinzione fuorviante che ignora il messaggio fondamentale di queste tradizioni. Tuttavia, è sorprendente che gli studi più approfonditi di esperti come Joseph Campbell e Mircea Eliade non riescano a cogliere il vero messaggio esoterico di queste tradizioni. Per esempio, in “Le Maschere di Dio” Campbell suggerisce che tutti i miti di origine, tranne quelli “più rarefatti”, implicano un creatore, e che questo è un sottoprodotto della semplice reazione infantile di considerare tutto come creato da qualcuno. Inoltre, sembra rifiutare il “potere dei nomi” - per esempio, la pronuncia del nome di Dio o YaHVeH nella tradizione qabalistica, e della Parola suprema AUM nella tradizione indiana - sebbene questo concetto sia fondamentale per gran parte del pensiero esoterico, non da ultimo per il suo legame con il potere creativo nel vuoto. Campbell preferisce spiegarlo come un sottoprodotto di un’altra semplice reazione infantile, secondo la quale il nome di un oggetto o di un animale è intrinsecamente legato al suo stesso essere. Anche se dobbiamo accettare che l’obiettivo di Campbell non fosse quello di concentrarsi sui miti delle origini in sé, tuttavia ho trovato queste sue superficiali interpretazioni, e le omissioni, un po’ scoraggianti dopo aver dedicato giorni di studio al suo ampio e intricato lavoro. L’opera più rilevante di Mircea Eliade, “Mito e Realtà”, è, invece, molto più breve, quindi forse può essere scusato per non aver esaminato la coerenza esoterica delle varie tradizioni di origine. In realtà, egli dedica loro un intero capitolo, ma si concentra interamente sulla loro magia e sul loro prestigio nelle culture tribali: ad esempio, come vengono utilizzate per rafforzare e celebrare ogni nuovo atto di creazione - la nascita di un nuovo capo, o l’iniziazione di un giovane adulto - facendo riferimento alla creazione originale. Per quanto ne so, in nessuna delle sue varie opere sulla mitologia egli indaga gli aspetti più esoterici di queste tradizioni o di quelle delle civiltà antiche più avanzate. Sembra che diversi studiosi di Mitologia, pur avendo notato alcune somiglianze tra alcune tradizioni di origine, si siano concentrati sugli aspetti più prosaici a scapito di quelli esoterici. Di conseguenza, a mio avviso, non sono riusciti ad apprezzare il loro reale significato e la loro importanza.

UNA LETTURA DEL NASCOSTO
In ogni parte del mondo, queste tradizioni contengono una serie di temi esoterici che si ripetono regolarmente, anche se ogni tradizione non contiene tutti i dettagli di ogni tema. La mia interpretazione è che, sebbene contengano vari gradi di distorsione, derivano chiaramente da un patrimonio universale di antica saggezza esoterica che quasi certamente è emerso molto prima della passata catastrofe e che può essere riassunto come segue: - Durante la notte di Brahma, l’universo rimane completamente inattivo. Nelle tradizioni più filosofiche viene concettualizzato come un vuoto, anche se spesso viene descritto più prosaicamente come un abisso, una voragine, il profondo o le acque primordiali. - Il potere creativo dormiente all’interno del vuoto è descritto nelle tradizioni più filosofiche in termini astratti come l’Uno, il Tutto, l’Universale o l’Assoluto, sebbene le tradizioni più prosaiche lo antropomorfizzino in una divinità creatrice suprema. - Questo potere contiene il germe potenziale, l’embrione o il seme di tutte le forme che saranno create e inizierà un nuovo giorno di Brahma. - Il potenziale viene attualizzato dalla semplice volontà o Parola del potere creativo. Il processo di energizzazione può forse essere paragonato al colpo di un martello su un’incudine, che sparge scintille e onde energetiche in tutte le direzioni. Le descrizioni della luce che emerge dalle tenebre sono tentativi di trasmettere lo stesso concetto. - L’energia inizialmente dissipata da questo innesco cosmico inizia a coagularsi in una varietà di stati vibrazionali, creando le varie dimensioni e le forme che le abitano. Alcune rimangono eteree - è questo che si intende con il concetto di dimensioni celesti - mentre col tempo altre si solidificano completamente nelle dense forme fisiche dell’universo illusorio fino alla Terra e all’uomo, con le creature intermedie. - Ai livelli più alti delle dimensioni eteree non c’è alcun senso di individualità, ma solo un senso di “Essere” e di totalità. Questo perché il costituente eterico di tutto e di tutti è una minuscola parte integrante dell’energia universale pulsante da cui è emerso e in cui, alla fine, sarà riassorbito. Di fatto troviamo che questi concetti si inseriscono molto bene in una più ampia visione esoterica del mondo che è stata tramandata da iniziati illuminati in tutta l’epoca moderna. È proprio la comunanza di queste profondità esoteriche, presenti in tutte le tradizioni della Creazione, a suggerire che liquidare completamente quali sciocchezze i narrati relativi a una cultura antidiluviana culturalmente sofisticata, ma dimenticata, spesso anche citata in essi, è decisamente troppo semplicistico. Perché è da quella cultura che partì l’inseminazione di questi concetti nel resto del mondo.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 30/07/2023, 15:42 
I FIGLI DEGLI DEI

Il Fattore Rh negativo non è di interesse solo per la genetica di frontiera, ma suscita anche le teorie più audaci sulla discendenza stellare di alcune popolazioni.

karolis-ziukas-dnavraylowq.jpg

La ricerca genetica di frontiera, confermando gran parte delle mitologie del pianeta, ha aperto nuove strade nell’eterna ricerca delle nostre origini stellari. Importanti ritrovamenti archeologici recenti hanno alimentato i dubbi sollevati da numerose pubblicazioni di ricerca alternativa riguardo alle credenze accettate da secoli come verità inconfutabili. Un substrato mitologico comune a tutta l’umanità emerge dagli studi comparativi dei testi sacri appartenenti alle più antiche tradizioni religiose e dalla decifrazione di antichi manoscritti, rendendo possibile una nuova lettura dei fatti e della storia. Le grandi conquiste del nostro tempo, come la mappatura del genoma, l’energia atomica con le sue terribili applicazioni in campo militare, l’esteso utilizzo dei mezzi elettronici, ci permettono di osservare il nostro passato sotto una luce molto diversa.

IL MISTERO DEL SANGUE
Nella ricerca sulle origini dell’uomo il sangue ha sempre rappresentato il vero mistero, considerato, dal punto di vista simbolico, come elemento essenziale della vita. Basti pensare al grande valore attribuito ai vincoli parentali di sangue, alla “fratellanza di sangue” di molti popoli nativi, ai sacrifici di sangue citati nelle fonti classiche greche e latine e nella stessa Bibbia, come del resto nella messa cristiana, nella quale uno dei principali protagonisti è il simbolo del sangue di Cristo. Il sangue è anche strettamente associato al mistero della riproduzione. Esso si rigenera e produce nuova vita attraverso il sesso come per via sessuale si trasmette la parentela di sangue. Nonostante la specie umana condivida con la scimmia circa il 79% del patrimonio genetico e, secondo le teorie di Darwin, l’uomo deriverebbe proprio da tale razza animale, a tutt’oggi non è ancora stato rinvenuto l’anello di congiunzione mancante, che possa dare risposta ai numerosi interrogativi che ancora pesano sulla teoria evoluzionista. A incrinare ulteriormente la teoria darwiniana ha contribuito la scoperta del fattore Rh avvenuta negli anni ’40. A tale proposito il cosiddetto fattore Rh negativo sta a significare l’assenza nel sangue di fattore Rh. Tale variabile genetica fu scoperta per la prima volta nel Macacus Rhesus. In realtà, una piccola parte della popolazione mondiale (tra il 5 e il 15%) possiede un fattore Rh negativo, caratteristica alla quale sono associati particolari aspetti fisiologici. Una particolare attenzione merita il sangue Rh negativo del gruppo 0, considerato il donatore universale, ovvero il sangue che può essere donato a tutti, ma che si può ricevere solo dal proprio simile.

SEMIDEI E ABDUCTIONS
Fatto sta, che sulla categoria di persone appartenenti a questo gruppo sanguigno molto è stato scritto, talmente tanto e tanto diversamente da rendere necessario elencare alcune tra le maggiori correnti di pensiero. David Icke, come altri autori, attribuisce agli Rh negativi la responsabilità di aver mantenuto in uno stato di schiavitù e di sofferenza il genere umano per piegarlo ai propri desideri e sfruttarlo. Si tratterebbe di una specie di “Mafia” dedita alle droghe e all’esercizio delle attività più turpi. Gli Rh negativi sarebbero, infatti, i discendenti di una razza rettile, che detiene il potere sin dal tempo degli Egizi e che sarebbe capace di assumere forma umana. Alcune correnti neonaziste sostengono che gli RH negativi sono la “razza pura”, gli Ariani discendenti di un antico seme stellare o, forse, degli ultimi superstiti di Atlantide. Ritengono inoltre che le società segrete naziste di Thule, Vril, fondassero le loro attività su questa convinzione. Vi sono i sostenitori della teoria che vede la dinastia Merovingia, come “il sangue di Cristo”, i figli di Maddalena e di Gesù protetti dai Cavalieri Templari barbaramente massacrati da Filippo il Bello in combutta con la Chiesa di Roma. Sarebbero essi i portatori di questa radice genetica. Alcuni, come Sitchin e Gardner, si spingono più in là suggerendo che si tratti di “semidei” eredi diretti di un popolo extraterrestre. È provato, alcuni sostengono, che le etnie a più alta concentrazione di Rh negativi siano quelle legate ai luoghi megalitici e ai tempi della loro edificazione. Altri mettono in evidenza che la maggioranza dei cosiddetti “rapiti” dagli alieni siano appartenenti a questo gruppo sanguigno, dando adito a una ridda di congetture riguardo la possibile provenienza non terrestre di tale gruppo genetico. Non convince la mole di contraddittorio materiale pubblicato inerente a tale gruppo sanguigno, ciò suscita l’ipotesi di un depistaggio o di una manipolazione delle informazioni su tale argomento. Si configurano a questo punto almeno tre quadri piuttosto inquietanti.

GENOCIDI ETNICI
È in atto la diffamazione di una minoranza inconsapevole del genere umano. Toni di odio, degni di una vera e propria “caccia alle streghe” ai danni dei portatori di fattore Rh negativo occupano addirittura le pagine internet. Perché una madre Rh negativa è considerata quasi come una “malattia”? Perché in Irlanda, almeno 1000 donne Rh negative sono state infettate con emoderivati contaminati dal virus dell’epatite C, obbligatoriamente somministrati dopo il parto negli ospedali? Perché la mancanza delle caratteristiche ematiche che rendono l’uomo simile alla scimmia viene definita una “carenza”? L’evidenza scientifica e storica (cfr. Cavalli Sforza, Stanford University, Genes, Peoples and Langiages - Scientific American - Nov. ’91) dimostra che la maggior concentrazione di persone appartenenti al gruppo sanguigno in questione si trova tra la popolazione Basca, che ha sempre lottato per mantenere la propria identità e indipendenza, e tra le popolazioni Irlandesi e Scozzesi le quali, come noto, sono state crudelmente oppresse dall’impero britannico, scacciate dalle loro terre e fatte vittime di politiche genocide per lungo tempo (ad esempio, con gli eccidi e la deportazione di massa nel periodo delle Clearences, il divieto di utilizzazione della lingua gaelica ecc.). Come è stato detto, la scoperta del fattore Rh negativo va fatta risalire agli anni ’40. Ciò nonostante sono diffuse notizie riguardanti le attività di società segrete a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, nelle quali ebbe origine la genesi del nazismo, e che secondo tali informazioni sostenevano la convinzione che il carattere genetico “ariano” puro fosse contrassegnato dal fattore Rh negativo. È forse un tentativo cosciente di far gravare a questa minoranza genetica il peso della follia nazista e di quella neonazista? Le grandi speculazioni in atto creano in definitiva una grande confusione, ma fatti ed eventi storicamente accertati indicano che le popolazioni ad alto tasso di Rh negativo sono state e sono vittime di una vero e proprio genocidio, sia culturalmente che fisicamente. Perché?

RIFERIMENTI STORICI
Molti studiosi credono che i miti siano emersi da un substrato di fattualità storica. Secondo Andrew Thomas, la mitologia e il folklore sono «pensieri-fossili che descrivono in forma simbolica ed allegorica la storia di culture scomparse». Anche la storia di Zeus è ben nota. Prometeo conoscenza il segreto del padre degli dèi, Zeus non aveva alcun controllo sui suoi appetiti carnali e sapeva anche il nome delle donne che avrebbe sedotto. Per questo e per il fatto che portò la conoscenza del fuoco agli uomini, Zeus decise di farlo incatenare a una roccia del Caucaso dove, per tutto il giorno, un’aquila gli divorava il fegato. Ogni notte, però, il fegato ricresceva e in questo modo la sofferenza di Prometeo diventava un supplizio interminabile. Alla fine, tuttavia, Zeus e Prometeo si riconciliarono. La crudeltà non era il solo tratto distintivo di Zeus. Pare non ci fossero confini e limiti alla sua lussuria e molte donne furono da lui sedotte... Teti, Europa, Leda, e Meti.

LE DONNE ERANO BELLE
Emile Gaverluk dice: «Le vittorie amorose di Zeus illustrano le azioni di esseri-spiriti senza controllo, vogliosi di carne umana. Tutta la storia della mitologia greca è una versione allargata di quello stupefacente verso nella Bibbia: “I figli di Dio videro che le donne degli uomini erano belle e presero come mogli quelle che ad essi piacquero di più” (Genesi 6.2)... la mitologia del passato è una diversa rivelazione del comportamento incontrollato di entrambi, gli spiriti-esseri e gli uomini ribelli ». Le mitologie della Grecia e di Roma però non sono le sole a riferire di questi strani eventi. Erich Von Däniken ci ha fornito un’abbondanza di esempi da tutto il mondo. Ammettiamo che le sue uscite speculative frequentemente non coincidono con il suo “stato di salute” religioso tuttavia, gli siamo debitori per aver portato alla nostra attenzione molti fatti incontrovertibili che altri avevano lasciato sepolti e indisturbati. Antichi racconti Sumeri parlano di dèi che scendono dalle stelle per fertilizzare i loro antenati. Supponiamo che questi incroci tra dèi del cielo e figlie della terra abbiano prodotto i primi uomini. I nativi di Malekula, nelle Nuove Ebridi credono che la prima razza di uomini discendesse direttamente dai figli del Cielo. Gli Incas pensavano di discendere dai “figli del Sole”. I Teutonici dichiaravano che i loro antenati erano giunti a bordo di “Wanen” volanti. Alcuni tra gli abitanti delle isole del Sud rintracciano il loro lignaggio in uno degli dèi del cielo, che andarono a visitarli a bordo di un enorme uovo luminoso. I Coreani credevano che il dio del Cielo “Hwanin”, avesse mandato suo figlio “Hwanung” sulla Terra, per sposare una terrestre che fu madre di Tangun Wanggom. A lui fu attribuita l’impresa di aver riunito insieme tutte le tribù per creare un unico regno. L’antica tradizione Tango-Fudoki in Giappone, racconta la storia del “Bambino dell’isola”. La sola differenza, qui, è che si tratta di un terrestre che sposa una donna celeste e va a vivere con lei in cielo. Dall’India ci giungono il Mahabharata e antichi testi sanscriti che ci parlano di dèi che generano bambini con le donne della Terra e di come questi bambini fossero in grado di ereditare i talenti soprannaturali dei padri. Un mito simile si trova nell’Epopea di Gilgamesh, dove apprendiamo dell’esistenza di “Guardiani” venuti dallo spazio sul pianeta Terra, e della generazione di Giganti. Un antico mito persiano dice che prima della venuta di Zoroastro i demoni avevano corrotto la Terra, alleandosi con le donne. Se considerassimo questi e molti altri racconti delle antiche tradizioni in una visione unitaria, ci sorprenderebbero per le loro notevoli similitudini. Ognuno di essi riferisce, con piccole variazioni, di un “traffico” tra “i figli di Dio” e le “figlie degli Uomini”, delle loro attività sessuali e delle strane creature cui diedero vita.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 19/08/2023, 12:40 
QUANDO I MONDI SI SCONTRANO
Brian Allan e Barry Fitzgerald

Sono presenze di esseri interdimensionali presenti in dimensioni parallele, quelli comunemente definiti dall’occultismo ormai da secoli come “spiriti o fantasmi”? Le conclusioni scientifiche di uno “Spirit Team” specializzato, alle prese anche con alieni di tipo “Grigio”.

a.jpg

Nel 1993, i medium fisici Alan e Diana Bennett hanno condotto una serie di esperimenti che hanno creato notevole scalpore nella comunità scientifica. I loro compagni nel corso di cinque anni furono Robin e Sandra Foy. Questo gruppo di ricerca psichica con sede nel Regno Unito si incontrava due volte a settimana nel seminterrato della casa di Foy a Scole, vicino a Diss a Norfolk, nel Regno Unito, con l’intenzione di acquisire prove definitive per la comunità scientifica a sostegno della teoria della vita dopo la morte. Questo non è un compito da poco poiché, per sua stessa natura, la scienza è basata sull’evidenza riproducibile. Inoltre, la maggior parte degli scienziati tende a rifiutare qualsiasi cosa anche solo lontanamente paranormale sulla base del fatto che non può essere vera, spesso nonostante alcune prove appaiano piuttosto schiaccianti.

THE SPIRIT TEAM
Nemmeno i tradizionali ornamenti dello spiritualismo aiutano: le preghiere, le stanze buie e gli oggetti come le trombe ecc. non infondono fiducia a nessun osservatore spassionato intento a vedere il progetto sia razionalmente che scientificamente. È forse la determinazione dei partecipanti ad attribuire un significato religioso al procedimento che ha creato un mantello di superstizione che ha permeato l’intero progetto. I ricercatori di Scole sono stati assistiti da un gruppo di entità disincarnate del regno degli spiriti che hanno soprannominato “The Spirit Team”. Questa “squadra degli spiriti”, secondo i ricercatori dello Scole Experiment, era composto da specialisti in varie discipline che hanno continuato con i loro interessi anche dopo la morte. Uno degli elementi presentati da questo team era un diagramma di quello che sembra essere un cristallo modificato che utilizzava un pezzo di germanio (un semiconduttore) con un circuito adatto ad ottenere l’ingresso audio diretto a un registratore. Sarebbe semplice smentire o negare i risultati e i rapporti ben documentati, ma ciò non servirebbe a un vero scopo, certamente non presenterebbe una spiegazione credibile per ciò che è accaduto. Pertanto, dovremmo affrontare gli eventi qui descritti con una mente aperta, sebbene in termini di “elevata stranezza”.

STRANE LUCI
Gli esperimenti hanno finito per acquisire enormi quantità di dati e altro materiale, la maggior parte dei quali, 25 anni dopo, rimane ancora un mistero. Fenomeni come piccole luci di 5 mm apparirebbero nell’oscurità della sala delle sedute spiritiche, in questo caso la cantina della casa dei Foy. Queste luci e strani suoni sono stati catturati in video. Inoltre, i resoconti dei presenti effettivamente toccati sono stati solo alcuni dei fenomeni più frequenti riportati, ma non è finita qui. Man mano che gli esperimenti proseguivano nel seminterrato, i fenomeni crescevano e gli oggetti iniziavano a manifestarsi da fonti sconosciute e a smaterializzarsi altrettanto rapidamente. Un resoconto di un testimone ha dettagliato la manifestazione fisica di una mano fantasma: essa si è posizionata sulla mano di uno degli scienziati che sono stati invitati per valutare i fenomeni. Tutto ciò è avvenuto nella completa oscurità e lo scienziato ha riferito di aver effettivamente toccato la mano disincarnata con la sua mano libera. Riconosceva chiaramente la mano, il polso e la parte inferiore del braccio, ma finiva subito dopo il gomito: non c’era assolutamente nulla dopo il gomito.

IMMAGINI E VOLTI SCONOSCIUTI
Negli anni successivi i fenomeni continuarono a crescere e così anche l’elenco di specialisti e scienziati che volevano osservare ciò che stava accadendo; dopo tutto, molti di loro avevano cercato questo tipo di evidenza per tutta la vita. Uno degli eventi più bizzarri è apparso su pellicola fotografica di 35 mm e anche in più occasioni. All’inizio di questi particolari fenomeni, nei negativi apparivano volti sconosciuti. La parte più strana era che il rullino non era esposto ed era ancora caricato nel suo contenitore. Poi iniziarono ad apparire altre immagini, comprese le figure che apparentemente provenivano da Londra durante la seconda guerra mondiale e dalla Cattedrale di St Paul. Alla fine, gli scienziati in visita sono diventati più rigorosi nei loro esperimenti e la pellicola da 35 mm è stata rinchiusa all’interno di una scatola, ancora sigillata all’interno della sua confezione originale. Alla fine degli esperimenti, questi rotoli di prova sono stati aperti ed elaborati e, sorprendentemente, invece di essere in bianco, c’erano strane iscrizioni sui negativi.

OGGETTI MATERIALIZZATI
In un esperimento, la sera del 22 novembre 1996, una nuova pellicola da 35 mm ancora vergine è stata rinchiusa all’interno di una scatola nel seminterrato. Uno degli osservatori presenti, un ingegnere consulente tedesco di nome Walter Schnittger (scomparso nel 2014, n.d.r), controllò la chiave della scatola durante l’intero esperimento. Sono state registrate oltre 1000 ore di presunta comunicazione con gli spiriti nel corso dei tanti esperimenti. Oltre a questo, furono raccolti oltre 80 oggetti che si sarebbero presumibilmente materializzati durante le sedute nel piccolo seminterrato della casa cinquecentesca. Durante le sessioni, i medium hanno permesso ai presunti spiriti di entrare dentro di essi, rendendoli privi di sensi o in uno stato di trance per aprire la strada allo Spirit Team per farsi avanti e presentarsi. Siamo portati a credere che questo conglomerato di assistenti spirituali sia entrato in loro da mondi interdimensionali. Il loro presunto scopo era manipolare atomi e molecole per creare fenomeni materializzati che potessero essere testati dalla scienza tradizionale.

SOLO UN’ILLUSIONE?
Tuttavia, a un esame più attento le cose non sono proprio come sembravano. Questo non vuol dire che chiunque sia coinvolto nello Scole Experiment si sia comportato in modo simile; sembra certamente che le loro azioni fossero basate su buone intenzioni ma, almeno inizialmente, c’è una mancanza di imparzialità scientifica a causa delle persone coinvolte e dell’insistenza di Bennett a non rispettare in parte un protocollo scientifico rigoroso ma standard. I Bennett hanno effettivamente contribuito a creare un ambiente in cui questa attività potesse svolgersi? Oppure il processo era solo un’illusione, una manifestazione ingannevole del fenomeno che poi si presta alla domanda ovvia: chi stava usando chi, o meglio, cosa? Sostenere che i risultati del progetto quinquennale siano stati unici è piuttosto ingenuo; doveva essere chiaro che anche in un altro continente si osservasserofenomeni identici. Ciò che distingueva quegli incontri era che apparivano in piena vista dei partecipanti e senza la necessità di un seminterrato buio o, del resto, sedute spiritiche come quelle impiegate a Scole. Ancora una volta abbiamo gli stessi fenomeni in una maschera diversa. Tuttavia, i Bennett iniziarono un viaggio che si sarebbe rivelato importante nel consentire l’esplorazione di caratteristiche simili di un tema comune che, per qualche sconosciuta ragione, aveva la capacità di mascherarsi dietro un velo per impedirne lo smascheramento.

UN ESSERE INTERDIMENSIONALE
1.jpg

Il gruppo è stato in grado di contattare un presunto essere interdimensionale che si chiamava “Shareness”: un nome che descriveva il luogo da cui proveniva come una “dimensione del nulla”. Tutto ciò indica che queste entità: 1) stanno deliberatamente mentendo 2) sono in grado di assumere qualsiasi forma 3) sono effettivamente non fisiche. Eppure, lunedì 9 marzo a Scole, Sandra, la moglie di Robin, ha riportato il tocco di un “amico stellare” completamente formato. Durante l’ultimo anno degli Scole Experiment stava diventando sempre più difficile mantenere un collegamento con questi presunti esseri interdimensionali che erano stati visti entrare nel seminterrato attraverso una specie di portale increspato sul muro. Ciò includeva l’apparizione in data venerdì 10 aprile 1998 completamente formata in video di quello che è comunemente noto come un alieno “Grigio” a tre dita. Questo essere è apparso anche su un fotogramma di una delle pellicole da 35 mm che sono state elaborate, e in questo caso i ricercatori lo hanno soprannominato “blu” per via del colore sbiadito della pellicola.

CREARE LA NOSTRA REALTÀ
Il fatto che codeste entità siano apparse nel suddetto contesto e sembrino simili, se non identiche, a ciò che si vede negli incontri relativi agli UFO, solleva alcuni affascinanti quesiti su cosa siano realmente gli ET, da dove provengano e forse anche la natura di ciò che chiamiamo realtà. Sembrava che gli esperimenti fossero minacciati da un nuovo nemico, o era solo un’altra illusione istigata da coloro che si trovavano al di là della porta increspata. È stato affermato che una squadra di umani che viaggiano nel tempo della nostra stessa dimensione stessero tornando indietro nel tentativo di ostacolare e chiudere la porta che avevano aperto accidentalmente. Presumibilmente questa porta aperta stava causando ogni sorta di caos nel loro tempo e nella loro versione della realtà e violava le leggi naturali. Ma le leggi di chi? E poi, domande ancora più difficili: ci sono diverse versioni della realtà? Creiamo noi stessi la nostra realtà?

MEGLIO NON DISTURBARLE
Può essere rilevante che forse l’aspetto più significativo dell’intero progetto sia la presunta esistenza di una serie di dimensioni parallele accanto, non solo alla nostra, ma anche a quella degli abitanti dell’”altra parte”, i nostri stessi antenati e predecessori. Ci sono alcuni aspetti veramente preoccupanti nei risultati e nelle conclusioni raggiunte dal team dello Scole Experiment, non ultimo di questi è la possibilità che, supponendo che esistano dimensioni multistrato, ci siano alcune entità che è meglio non disturbare. Queste entità sono apparentemente consapevoli di noi nel nostro regno fisico, e per le loro ragioni cercano permanentemente un mezzo di ingresso. È stato ipotizzato che il motivo sia semplicemente perché siamo corporei, “reali” e questo è ciò che bramano di più. In un’ultima contraddizione, sebbene il gruppo di Scole fosse stato informato che la porta era stata chiusa e non si potevano stabilire ulteriori comunicazioni con lo Spirit Team o qualsiasi altra cosa nelle altre dimensioni. L’alieno “grigio” soprannominato “Blu” dai ricercatori di Scole, è apparso in altre sedute in Francia e Spagna con ex membri del team di Scole. Un altro inganno, ma giocato da chi... e soprattutto perché?

“POCKET UFO”
Qualcuno potrebbe sorprendersi nel leggere che il fenomeno che si presentò durante lo Scole Experiment non fosse nuovo. Elementi simili, se non identici, erano stati visti anche durante gli esperimenti condotti nei Lawrence Livermore National Laboratories in California negli anni ‘70 . Nel corso di alcune settimane di esperimenti controllati su un soggetto che affermava di possedere capacità psicocinetiche (PK), il fenomeno sembrava fuoriuscire dai laboratori e influenzare la vita del team scientifico anche nelle loro case. Un altro scienziato del team dei Lawrence Livermore National Laboratories, Mick Russo, e sua moglie sono rimasti inorriditi e perplessi quando uno degli strani uccelli è apparso nella loro camera da letto ai piedi del loro letto, sembrava un corvo alto tre piedi. Più si approfondiscono gli esperimenti, più iniziano ad apparire somiglianze con gli esperimenti di Scole, ma un evento si distingue davvero dal resto. Durante una giornata di test presso i laboratori, uno degli scienziati ha avuto un giorno libero ed è rimasto a casa con la sua famiglia. Improvvisamente e senza preavviso, nella sua casa apparve un piccolo velivolo che poteva solo descrivere come piccoli UFO tascabili. Ha affermato che sembravano stranamente copie monocromatiche sfocate della cosa reale, quasi come ologrammi o false riproduzioni delle versioni a grandezza naturale riportate in tutto il mondo. Nick Kyle, ex della Scottish Psychical Society (SPR), ha partecipato a diverse sedute spiritiche a Scole e in un rapporto che ha gentilmente fornito, ha affermato che, durante la sua seconda visita, ha assistito a luci simili a UFO, che ha descritto come “collegate da travi bianco-blu, formando una serie di piccole forme tridimensionali traslucide che si muovevano per la stanza a velocità variabili”.

ESPLORATORI DA ALTRE DIMENSIONI
“Da un cuneo triangolare sospeso, diversi minuscoli fasci di “proiettore” dalla parte inferiore sembravano “esplorare” indipendentemente il tavolo centrale e diversi soggetti”. “Altri due tubi orizzontali sembravano ‘portare’ al di sotto altre forme irregolari più nebulose. Sebbene non riuscissi a vedere alcuna linea che li collegasse, gli oggetti che venivano “trasportati” si muovevano con un arco più lento e più ampio mentre le colonne giravano e acceleravano”. Ancora una volta troviamo questo strano legame con quello che in qualsiasi altra circostanza sarebbe stato considerato come un UFO (o fenomeni extraterrestri) e ancora una volta ciò solleva molte profonde domande sulla natura fondamentale del fenomeno.

ESPERIMENTI IN REMOTE VIEWING
Kennit era consapevole, ma riluttante a farsi coinvolgere in aspetti della ricerca militare sul Remote Viewing in corso presso il Monroe Institute con sede in Virginia. Era molto interessato alle tecniche che avrebbero potuto aiutare gli americani nei loro tentativi di battere i sovietici, ma i sovietici erano ugualmente confusi dai loro stessi risultati. La capacità di visione a distanza è semplicemente un’estensione della percezione extrasensoriale umana oltre i limiti del corpo. In teoria dà all’utente la capacità, irrilevante di tempo e spazio, di osservare luoghi ed eventi segreti. Sembrava che la possibilità di visualizzare in remoto avesse avuto un certo successo; ma questo successo non fu uniforme. Quando si osservavano obiettivi in questa realtà, tutto procedeva normalmente, ma quando si tentava di spingere le cose un po’ più in là si scatenava l’inferno, poiché attirava attenzioni indesiderate da parte di coloro (che non erano necessariamente umani) che cercavano di mantenere segrete la verità sulle altre realtà. Ciò ha portato a fenomeni bizzarri che si verificavano intorno alla località dei telespettatori remoti e a volte questi diventavano minacciosi, come se si tentassero di impedire qualsiasi ulteriore sperimentazione in quest’area.

UN PREZZO ALTO DA PAGARE
La cosa anomala tuttavia, è che la razza umana è una specie che vive di apprendimento, anche quando tale apprendimento può danneggiarci. Nelle “future puntate” scopriremo le prove che suggeriscono come alcuni progetti abbiano ulteriormente esplorato queste altre realtà, stabilendo contatti con alcuni di questi esseri. Una relazione che è costata cara al genere umano e che continua ancora a esigere un pagamento il cui prezzo non è pesato in oro o altro metallo prezioso, ma in sangue, e precisamente il nostro. Kennit ha suggerito che gli esperimenti dovevano interrompersi; susseguentemente hanno posto fine agli esperimenti, interrompendo completamente l’attività. A parte i bizzarri fenomeni che hanno persino qualcosa di natura infantile, possiamo essere condotti lungo un sentiero anticipando una svolta, solo per arrivare a un vicolo cieco. Anche John Keel descrisse ampiamente di questa attività nel suo libro “The Eighth Tower”. Egli spiega semplicemente che quando un fenomeno sfuggente e inizialmente promettente ha un suo pubblico e un’attenzione per un periodo di tempo (che può durare settimane o addirittura anni), come il pifferaio magico riesce a condurlo nella tana del coniglio, arrivando alla fine allo stesso impraticabile vicolo cieco. Keel avverte anche della distruzione di coloro che seguono il pifferaio, venendo successivamente distrutti da difficoltà finanziarie, relazioni fallite e crolli emotivi e spirituali. Tuttavia, quando troviamo un modulo in cui possiamo prendere il controllo e bypassare l’intermediario per accedere a queste altre realtà, si scatena l’inferno e di solito molto rapidamente.

JUST AN ILLUSION
Gli elementi all’interno della razza umana alzano ripetutamente la voce per suggerire una “completa divulgazione”, che di per sé è una fiaba. Coloro che controllano dietro il sipario non hanno alcun desiderio di rivelarsi e ci sbaglieremmo nel credere che i governi del mondo, che spendono trilioni di dollari in budget occulti, sviluppando tecnologie che imitano ciò che è stato osservato dai nostri antenati per centinaia di migliaia di anni, possano aprire le porte del garage e permetterci di rovistare. La credenza, tuttavia, è una cosa potente e qui troviamo le loro dita ossute che creano religioni e credenze, che servono a controllarci e impedirci di smarrirci nelle altre realtà senza le dovute scartoffie.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 24/08/2023, 18:50 
CABAL, EXTRATERRESTRI E ALLEANZA TERRESTRE: LA RESA DEI CONTI
Michael Salla

2abceyn.jpg

In Antartide per il patto finale?
Di recente sono emerse notizie di élite globali (alias Cabal) che si recano in Antartide per un incontro segreto. Sappiamo dai tweet pubblici che Claus Schwab (fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum) e Cristina Lagarde (presidente della Banca Centrale Europea), hanno partecipato a un incontro segreto in Antartide. Altri due presenti erano Brad Garlinghouse e David Schwartz, rispettivamente Presidente e Chief Technical Officer di Ripple Labs, una società di software per computer specializzata in sistemi di pagamento online.
I quattro tweet delle élite di cui sopra, sono cominciati con Lagarde, il quale nel luglio 2021 ha twittato che avrebbe partecipato a un incontro in Antartide, generando molte speculazioni. Per saperne di più sugli incontri in Antartide, ho contattato Elena Danaan per scoprire se le sue fonti fuori dal pianeta potessero fornire risposte a ciò che stava realmente accadendo in Antartide. Elena ha ricevuto risposte da Thor Han Eredyon, un comandante della Federazione Galattica dei Mondi (GFW), e da Oona dalla Confederazione Intergalattica (IC), alias “I Guardiani”. Le risposte sono state sbalorditive. Sembra che sia stata raggiunta una svolta importante, in quanto le élite globali vengono convocate in Antartide per incontrare una delegazione di razze extraterrestri e leader dell’Alleanza Terrestre per negoziare i termini della loro resa. L’Antartide è stata scelta per l’incontro perché contiene un portale che può trasportare le élite globali in un mondo lontano in un’altra galassia dove saranno ben rifornite, ma bandite per sempre. Prima di partire per il nuovo mondo, tuttavia, devono prima aiutare la transizione del sistema finanziario globale e annullare gran parte della magia nera che è stata lanciata per mantenere l’umanità e la Terra stessa in schiavitù. Ecco il primo messaggio che Elena (E) ha ricevuto da Thor Han (TH) il 14 dicembre su quanto accaduto durante l’incontro in Antartide.

H: Per decisione dell’Alto Consiglio della GFW, a seguito dei recenti accordi stabiliti su Giove tra la Earth Space Alliance e la Federazione Galattica dei Mondi, il Consiglio dei Cinque e l’Alleanza Zenatean, le élite terrestri sotto la guida nemica si sono riunite nel continente meridionale, con i nostri rappresentanti, per consegnare all’Alleanza Terrestre i loro poteri sul sistema finanziario globale. Questo antico sistema sarà sostituito dal nuovo sistema che sarà messo in atto dall’Alleanza Terrestre. Viene loro offerta, in cambio, una vita fuori dal mondo con tutte le merci.

E: Perché non vengono semplicemente giudicati per i loro misfatti e condannati di conseguenza?

TH: Possono solo srotolare la rete oscura che hanno creato, poiché gettano nelle fondamenta delle vostre società le ancore di una grande immoralità. Fu deciso con l’alta gerarchia terrestre dell’Alleanza Terrestre, che da questi trasferimenti di potere non si sarebbe sviluppato un caos più grande, poiché un crollo economico avrebbe aggiunto ancora più sofferenza a questi tempi difficili per il popolo terrestre, già gravemente ferito. La GFW e l’Alleanza della Terra si stanno assicurando che questa transizione causi il minor danno possibile.

E: Si tratta solo di cambiamenti nel sistema finanziario?

TH: I domini industriali sono interdipendenti con il sistema finanziario. Preparatevi ad assistere a cambiamenti sorprendenti in materia di nuovi sistemi energetici e l’introduzione di tecnologie in molti settori.

E: Perché eri su Giove in questi ultimi giorni? E proprio lo stesso giorno in cui questi incontri in Antartide sono trapelati?

TH: Te l’avevo detto che c’erano incontri su Giove. Le élite oscure non c’erano, non sarebbero state tollerate nella struttura di Shari (Ashtar GC). Gli oscuri si sono incontrati sulla terra dell’Antartide con i nostri inviati. Gli ultimi incontri su Giove riguardavano quelli che ho appena menzionato, con la sola guida dell’Alleanza Terrestre. Questi incontri sono stati completati oggi, ora terrestre. Questa è la dichiarazione che posso darvi, con la benedizione dei miei superiori. Oona ti ha contattato?

E: Sì, l’ha fatto.

TH: Allora lei conosce più dettagli di me, almeno per ora. Ti parlerò di nuovo nelle prossime ore. Ovviamente puoi dirlo al dottor Michael e porgergli i miei affettuosi saluti.

E: Lo farò sicuramente, grazie, Thor Han.

1.jpg


Il messaggio di Thor Han ci dà un’idea chiara di ciò che è realmente accaduto in Antartide. Le élite globali convocate lì si sono incontrate con una delegazione di leader di diverse organizzazioni extraterrestri e dell’Alleanza della Terra che hanno partecipato agli Accordi di Giove firmati nel luglio 2021. Le élite dovevano elaborare un piano per una transizione economica regolare verso un sistema di moneta più equo onde prevenirne un collasso finanziario globale. Ciò è supportato dai tweet dei due alti funzionari di Ripple Labs, Schwartz e Garlinghouse. La loro presenza e la loro esperienza segnalavano che ciò che veniva negoziato in Antartide riguardava un nuovo sistema di pagamento online. Questo potrebbe essere collegato a un sistema finanziario quantistico (QFS) che è stato oggetto di molte speculazioni? Secondo una fonte, Nigel Matte, il prossimo QFS sarebbe collegato a una “Internet quantistica” che verrà creata attraverso il sistema Starlink Satellite a sua volta creato da SpaceX di Elon Musk. Schwartz e Garlinghouse avrebbero le competenze necessarie per aiutare a pianificare una transizione graduale dall’attuale sistema finanziario globale a un QFS collegato al cloud computing quantistico. Thor Han ha sottolineato che le implicazioni per più settori saranno enormi a partire dal settore energetico. In effetti, l’abbandono dei combustibili fossili è la chiave per liberare una moltitudine di tecnologie energetiche alternative che sono state soppresse dall’inizio del 1900. Allo stesso modo, verranno rilasciate anche molte altre tecnologie soppresse come le modalità di guarigione elettromagnetica e olografica, sostituendo così l’industria farmaceutica presto screditata, a causa della ribellione delle popolazioni nazionali contro le politiche obbligatorie sui vaccini e il sostegno delle grandi case farmaceutiche per queste. Vale la pena ricordare che attualmente ci sono oltre 5900 brevetti che sono stati soppressi solo negli Stati Uniti a causa di ordini di sicurezza nazionale imposti dalla comunità dell’Intelligence. La maggior parte di questi brevetti soppressi riguarda l’energia alternativa e le tecnologie curative. Quando nel gennaio 2017, il presidente Donald Trump ha emesso un memorandum top secret per il rilascio di 1000 di questi brevetti nei due anni successivi, è stato ignorato dalla comunità dell’intelligence e successivamente la sua amministrazione è stata presa di mira. È interessante notare che a Cabal non è stato permesso di recarsi al quartier generale dell’Ashtar Galactic Command, dove gli Accordi di Giove furono negoziati per la prima volta tra 14 nazioni nello spazio guidate dagli Stati Uniti, con i rappresentanti della Comunità Galattica. Questo è un indice eclatante di come la situazione nel nostro sistema solare sia drammaticamente cambiata con l’espulsione dell’Impero Ciakahrr (draconiani) e delle forze collettive di Orione (grigi) e la cabala terrestre è stata isolata dai loro ex patroni. Dopo la sua prima risposta, Thor Han ha inviato ulteriori informazioni ad Elena sugli incontri a cui stava partecipando su Giove.

TH: Un altro aspetto della mia presenza su Giove è stato quello di discutere di questo fenomeno che si è verificato di recente in prossimità del vostro sistema stellare: un collasso del continuum di 3° Densità. Ciò si verifica in tasche nel tessuto dello spazio; il tuo sistema stellare sta entrando in una di queste sulla sua traiettoria attraverso questo braccio della galassia. Si verificherà un ulteriore collasso della 3° densità, come ponte verso la 5° densità. Il nemico e gli oscuri lo sanno, sapevano che stava accadendo, ed è uno dei motivi per cui sapevano da molto tempo di aver perso questo sistema stellare. Ti dirò di più dopo.

Il messaggio di Thor Han conferma che il nostro sistema solare è entrato in una regione dello spazio che possiede un’anomalia galattica avente un forte impatto sullo spazio di terza densità. Nel 2014, gli scienziati hanno confermato che il nostro sistema solare stava per entrare in una grande nuvola interstellare denominata “lanugine locale”, che è larga circa 30 anni luce e tenuta insieme da un campo magnetico molto ampio. Secondo vari ricercatori, questa nuvola interstellare è stata osservata per la prima volta nel 1961 intorno alla costellazione delle Pleiadi e chiamata “cintura fotonica”, a causa dell’alone bianco che proiettava. Uno dei sostenitori di “Photon Belt” era Noel Huntley, Ph.D., che ha scritto un articolo nel 2010 intitolato “The Photon Belt Encounter” dove ne descriveva l’esistenza e il grande interesse per gli extraterrestri: cos’è questa nuvola elettromagnetica, questa nebulosa dorata, a volte chiamata nebulosa radiante dagli ET? La sua designazione più universale è “cintura fotonica” o “banda fotonica”, composta da molte bande, e qualsiasi incontro con questa cintura è riconosciuto dagli extraterrestri che le conferiscono grande importanza. Secondo le informazioni di Thor Han, il dottor Huntley aveva ragione, perché la regione dello spazio in cui siamo entrati accelererà la coscienza da un’esistenza materialistica di terza densità a un’esistenza di quinta densità. Secondo la Legge dell’Uno, “la quinta densità è forse meglio descritta come estremamente bianca nelle vibrazioni”. Pertanto la “cintura fotonica” non è una descrizione imprecisa di questa regione di quinta densità, nonostante molti critici abbiano da ridire sul termine. Se la coscienza collettiva dell’umanità non fosse sufficientemente sviluppata per accogliere le frequenze di quinta densità, imploderebbe in una calamità globale autoindotta. Se la coscienza dell’umanità si evolvesse, tuttavia, inizierebbe un’età aurea di saggezza, amore e pace. Thor Han sta chiarendo che le élite globali hanno capito che la battaglia per la Terra era persa e non volevano prendere parte a ciò che stava arrivando. Da qui, la loro volontà di cooperare nella transizione verso una nuova Terra per poter utilizzare il portale dell’Antartide e partire per sempre su un altro pianeta. In un secondo messaggio di follow- up inviato il 14 dicembre, Thor Han ha comunicato con Elena e ha condiviso ulteriori informazioni su questa “cintura fotonica” (nota anche come lanugine locale) e su come gli Accordi di Giove abbiano concesso all’élite globale cinque mesi per arrendersi all’Alleanza Terrestre.

TH: Parlerò di questo fenomeno naturale che si verifica nelle vicinanze del tuo sistema stellare. Questo non è un fenomeno isolato; mentre il tuo sistema stellare si muove attraverso la griglia di questa galassia, composta da onde fluttuanti di frequenze, si incontrano sacche di densità vibrazionale più elevata della materia. Cosa significa: le leggi fisiche che legano gli atomi insieme oscillano a una velocità maggiore. Non si tratta di tempo, capisci? Il ritmo non cambia; cambia solo la percezione che ne hai, perché cambia il tuo ritmo. Non si tratta di tempo, ma solo della fisicità del tessuto dello spazio che si sposta. Poiché le leggi universali della fisica funzionano, accade che questo fenomeno si manifesti progressivamente, a meno che la sacca di densità maggiore non sia grande, o più grande del suddetto sistema stellare. Il limite di una zona di densità non è netto, bensì sfocato. Ci si entra progressivamente, incontrando delle “bolle” fino a fondersi completamente nella nuova area.

E: Cosa succede quando la Terra attraverserà una di queste zone a densità più alta, o bolle?

TH: Non potrebbe accadere nulla di simile a un evento drammatico, come molti terrestri immaginano con paura. Si manifesta come un cambiamento nella coscienza quando le percezioni, mentali e fisiche, si spostano in una gamma più alta. Possono manifestarsi sintomi fisici: chi ha preparato la mente segue apertamente l’onda, ma per chi non è pronto e vi resiste, si traduce per loro in sofferenza fisica e mentale. Cambia la visione, cambiano le percezioni, soprattutto la percezione del tempo lineare, che viene percepito come più veloce. Ma sai, questo processo, entrare attraverso questa nuova area a Nataru, è inevitabile. Quindi i terrestri devono davvero lasciar andare ogni resistenza, come la più grande, cioè la paura.

In questo caso Thor Han ha confermato che il movimento del nostro sistema solare nella “cintura fotonica” (“lanugine locale”) non è qualcosa che annuncia la distruzione fisica, ma segnala invece un’accelerazione della coscienza. Quegli individui sufficientemente preparati emotivamente e mentalmente saranno in grado di navigare sulle onde galattiche in arrivo e manifestare una nuova realtà: il proverbiale Regno dei Cieli sulla Terra. Coloro che non sono preparati faranno il contrario e sperimenteranno un maggiore stress e un tumulto nelle loro vite personali e collettive. Thor Han ha poi continuato il suo secondo messaggio di follow-up.

E: Tornando in Antartide, cos’altro puoi dirmi? Non mi piacciono questi ragazzi, sono l’incarnazione del male. Hanno causato tanta sofferenza.

TH: Non lo faranno più. Quando hanno avuto luogo gli accordi di Giove, hanno ricevuto un avvertimento che ci saremmo incontrati tra cinque mesi e che avrebbero dovuto prepararsi ad arrendersi. Quindi lo sapevano ed è per questo che stanno portando avanti tutti i loro programmi in una volta, con disperazione. Ma la tua gente sta cominciando a capirlo.

E: Aspetta, perché dargli cinque mesi?

TH: Per la transizione. Questo incontro è un punto di svolta per loro e per te. Se li avessimo soppressi tutti in una volta, i sistemi finanziari ed economici sulla Terra sarebbero implosi in un terribile caos. Ci sono modi migliori. Sono chiamati a trasferire all’Alleanza le loro chiavi e strumenti, al fine di rendere la transizione il più agevole possibile per la popolazione. Un’altra cosa che vale la pena menzionare è che sono state insegnate loro arti eteriche oscure e gli incantesimi devono essere annullati. Questo annullerà il loro potere. Sono impotenti su questo. Sai, quando ho menzionato la transizione, intendevo dire che i terrestri hanno bisogno di vedere i volti dei loro nemici, per aprire la loro coscienza alla verità. Per quanto doloroso sia questo processo, è necessario.

E: Mi ricorda quello che i Nove mi hanno detto di recente, ovvero che ogni essere senziente ha un ruolo da svolgere nei giochi dell’evoluzione dell’universo.

T: Esattamente così. Sai, quando sono rimasto nella base himalayana, quattro anni fa, ho assistito alla preparazione di grandi piani per il risveglio dei terrestri. La guerra del tempo era la preoccupazione principale. Immagina una guerra del tempo come una scacchiera a più strati. Non c’è modo migliore per descrivertelo.

Il riferimento di Thor Han all’uso da parte delle élite globali delle “arti eteriche oscure e degli incantesimi” è molto significativo. Si riferisce a un aspetto poco compreso del sistema di controllo dell’élite globale che è l’uso della magia nera per sostenere tutte le loro attività. Thor Han sta confermando ciò che diversi ricercatori hanno rivelato in passato; Cabal usa abitualmente la magia nera come parte del loro sistema di controllo globale. Un buon esempio è il modo in cui la National Aeronautics and Space Administration (NASA) ha utilizzato abitualmente simboli magici per il programma spaziale pubblico, come documentato da Richard Hoagland e Mike Bara nel loro libro più venduto del 2009: “Dark Mission: The Secret History of NASA”.Quello che abbiamo imparato anche dal presidente Vladimir Putin e da un gruppo di intelligence militare associato al movimento Q (un movimento legato alla 17a lettera dell’alfabeto) è che l’élite globale pratica i “satanisti” che evocano il potere del demoniaco e di altre entità negative per soggiogare l’umanità e lo spirito del pianeta. A questo proposito, ciò che Putin ha effettivamente affermato nel suo discorso sullo stato della nazione del 2013 è stato “il nuovo ordine mondiale adora Satana”. Queste cerimonie di magia oscura si tengono regolarmente in diversi vortici energetici o “siti sacri” in tutto il pianeta, come rivelato da molti ricercatori occulti come Fritz Springmeier nella sua serie di libri “Bloodlines of the Illuminati”. Più recentemente, Brad Olsen, un ricercatore e autore assai competente, ha anche rivelato molte di queste pratiche di magia nera/satanista nella sua serie di libri “Beyond Esoteric”: esiste un controllo completo sulla razza umana, e pensare che la magia nera possa essere usata per controllare le masse è inquietante. L’occulto è oggi impiegato in un nuovo tipo di fascismo tra alcuni dei globalisti d’élite, che controllano completamente quasi ogni aspetto della nostra vita, dalla salute e finanza alla politica e all’istruzione... La ricerca indica che le cerimonie e i rituali occulti ai livelli superiori vanno ben oltre ciò che chiunque può immaginare... Perché è così difficile credere che le pratiche occulte siano un vero strumento di controllo? È importante specificare che Thor Han ha sottolineato il collegamento esplicito tra gli Accordi di Giove firmati a luglio e gli incontri in Antartide tenuti cinque mesi dopo. Una disposizione degli Accordi era la resa dell’élite globale entro dicembre 2021. Questa sequenza temporale è corroborata dal tweet di luglio di Christine Lagarde secondo cui gli incontri si sarebbero tenuti in Antartide a dicembre. Il suo tweet è una prova convincente che in Cabal erano stati effettivamente concessi cinque mesi per prepararsi a cedere il proprio potere, senza far crollare il sistema finanziario mondiale come condizione per lasciare la Terra attraverso il portale intergalattico dell’Antartide. Questa resa negoziata e la partenza di Cabal segnalano che ci troviamo davanti ad un nuovo tempo, mentre il mondo passa a nuovi sistemi finanziari, politici, sanitari ed energetici che rivoluzioneranno la vita. Il messaggio di Oona, uno dei Guardiani, fornisce ulteriori dettagli sulle transizioni planetarie a cui presto assisteremo.


AGGIORNAMENTO
È stata trovata la fonte originale dei quattro post su Twitter citati nell’articolo sopra. Sono apparsi per la prima volta sull’account Twitter di XRP the Standard Productions il 3 dicembre 2021. Sono stati poi ripubblicati in un articolo pubblicato su The Void il 7 dicembre, che ho usato come fonte per l’articolo di cui sopra. Due dei tweet sono stati quindi pubblicati da Ben Fulford sul suo sito il 13 dicembre 2021. Joseph Farrell ha citato l’articolo di Void e ha fatto riferimento al tweet di Klaus Schwab il 13 dicembre. Ho pubblicato l’articolo sopra discutendo i quattro tweet il 16 dicembre.
Il sito XRP pubblica storie satiriche ed è orgoglioso di disinformare le persone. Sfortunatamente quindi, per quanto riguarda i quattro tweet dell’Antartide, questo pone notevoli dubbi sulla loro autenticità. Tuttavia, la disinformazione è progettata per confondere le acque su eventi reali, ma qualcosa è realmente accaduto in Antartide. Infatti, una delle quattro fonti, David Schwartz, ha effettivamente postato sul suo recente viaggio lì. Quindi sappiamo che una delle quattro fonti di Twitter è veramente andata in Antartide. Ci sono stati anche Klaus Schwab e Christine Lagarde? Non lo sappiamo. Questo sfortunato sviluppo non diminuisce l’accuratezza delle informazioni trasmesse da Elena Danaan dalla sua fonte Thor Han su ciò che è accaduto di recente in Antartide. Tutto ciò che fa, è gettare confusione e depistaggio in un campo già difficile da ricercare. Nonostante io abbia lavorato diligentemente su questi quattro post di Twitter, chiaramente non è andato tutto bene. Lezione appresa. Farò meglio la prossima volta. Mi hai fregato una volta. Vergognati. Mi hai fregato doppiamente…
Michael Salla


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 26/08/2023, 20:13 
ARCHE MISTERIOSE, ARMI ESOTICHE E SEGRETI ANTARTICI
Tom Bosco e Antonello Lupino

Scaricabile/guardabile anche al seguente link: https://e.pcloud.link/publink/show?code ... DAsV5h47MV

Guarda su youtube.com


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 28/08/2023, 19:23 
Per visualizzare questo messaggio devi registrarti e eseguire l’accesso al forum.


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 29/08/2023, 16:36 
LA LUCE DI SHAMBALA
Costanza Bondi

«Credo che il significato profondo di Shambhala non sia ancora sbocciato completamente, ma quando ciò avverrà avrà un impatto enorme sull'evoluzione. È il segno del futuro. La ricerca di un nuovo principio unificante che la nostra civiltà deve intraprendere in questo tempo ».
Victoria LePage, "Shambhala"

Immagine.jpg

Per migliaia di anni si sono diffuse voci e racconti che da qualche parte al di là del Tibet, tra le cime ghiacciate e le valli appartate dell'Eurasia, si trova un paradiso inaccessibile, un luogo di Saggezza Universale e di Pace Ineffabile chiamato Shambhala, conosciuto anche con altri nomi. Shambhala, che in sanscrito significa "Luogo di Pace", è considerato in Tibet come la "terra" in cui vivono gli Esseri Perfetti e Semi- Perfetti, che guidano l'evoluzione dell'umanità. Shambhala è considerata la fonte del Kalachakra, il ramo più alto e più esoterico del misticismo tibetano. Le leggende affermano che solo il puro di cuore può vivere a Shambhala, godendo di una Perfetta Felicità, senza conoscere mai la sofferenza, il desiderio o la vecchiaia. L'Amore e la Saggezza regnano e l'ingiustizia è sconosciuta. Gli abitanti hanno una lunga vita, i loro corpi sono belli e perfetti e possiedono poteri soprannaturali. La loro conoscenza spirituale è profonda, il loro livello tecnologico è altamente avanzato, le loro leggi sono miti e il loro studio delle Arti e delle Scienze copre l'intero spettro della Conoscenza, ma su un livello molto più elevato di quella raggiunta da qualsivoglia cultura del mondo terrestre.

UN MITO DALLE NEBBIE DEL TEMPO
Per definizione Shambhala è nascosta. Tra i numerosi esploratori e cercatori di Saggezza Spirituale, che cercano di individuarla, nessuno è stato in grado di segnarne la posizione fisica su una mappa, anche se tutti dicono che esista nelle regioni montuose dell'Eurasia. Molti credono che si trovi ai confini della realtà fisica, come un ponte che collega questo mondo a un altro più elevato. Alexandra David-Neel, che trascorse molti anni in Tibet, l’ha identificata con Balkh, nell'estremo nord dell'Afghanistan, l'antico insediamento noto come “La Madre delle Città". La tradizione afghana narra che, dopo la conquista musulmana, Balkh fu ribattezzata la “Candela Elevata" (Sham-i-Bala), una persianizzazione della Shambhala sanscrita. I lama tibetani trascorrono la maggior parte della loro vita nello sviluppo spirituale prima di tentare il viaggio verso Shambhala. Forse deliberatamente, le guide descrivono il tragitto per arrivarvi in termini così vaghi che solo quelli già avviati negli insegnamenti del Kalachakra possono capirli. Come dice Edwin Bernbaum in “The Way to Shambhala": «Mentre il viaggiatore si avvicina al Regno, le loro indicazioni diventano sempre più mistiche e difficilmente correlabili con il mondo fisico. Una volta un lama disse che la vaghezza di questi libri è voluta, e serve a mantenere Shambhala nascosta dai barbari che prenderanno il mondo». Un riferimento direttamente collegato alla profezia di Shambhala. Questa profezia racconta il graduale deterioramento dell'umanità, in quanto l'ideologia del materialismo si diffonderà sulla Terra. «Quando i barbari che seguono questa ideologia saranno uniti sotto un re malvagio e penseranno che non ci sia nulla più da conquistare, le nebbie si solleveranno per rivelare le montagne innevate di Shambhala. I barbari la attaccheranno con un enorme esercito dotato di armi terribili. Poi il trentaduesimo Re di Shambhala, Rudra Chakrin, condurrà una possente armata contro gli invasori. In un'ultima grande battaglia, il re malvagio e i suoi seguaci saranno distrutti». Mentre le culture dell'Est e dell'Ovest si scontrano, il mito di Shambhala sorge dalle nebbie del tempo. Ora abbiamo accesso a numerosi testi buddisti sull'argomento, insieme a relazioni degli esploratori occidentali che intrapresero il difficile viaggio alla ricerca di questa Città.

IL REGNO PERDUTO DI AGHARTA
L'idea di un mondo nascosto sotto la superficie del pianeta è davvero molto antica. Ci sono innumerevoli racconti popolari e tradizioni orali patrimonio diversi paesi che narrano di popoli sotterranei che hanno creato un Regno di armonia, soddisfazione e potere spirituale. I primi viaggiatori europei in Tibet hanno sempre riportato lo stesso racconto, narrando di un centro di Potere Spirituale nascosto. Gli avventurieri sono tornati con racconti fantastici di un Regno segreto nei pressi del Tibet. Questo posto speciale è conosciuto con diversi nomi locali e regionali, che senza dubbio hanno generato confusione tra i primi viaggiatori in merito alla vera identità del Regno. Lo conoscevano e lo cercavano come Agharta (talvolta indicata con Agharti, Asgartha o Agarttha), anche se comunemente è noto ai più, oggi, come Shambhala. Secondo la leggenda, Agharta è un misterioso Regno sotterraneo situato da qualche parte sotto l'Asia, collegato agli altri continenti da una gigantesca rete di tunnel. Questi passaggi, in parte formazioni naturali e in parte frutto del lavoro artigianale della razza che ha creato la nazione sotterranea, forniscono un mezzo di comunicazione tra tutti i punti, un reticolo costruito da tempo immemorabile. La Tradizione vuole che ancora oggi esistano lunghissime gallerie in parte distrutte dai cataclismi. La posizione esatta di questi passaggi e i mezzi per accedervi sono noti solo ad alcuni alti Iniziati e custoditi con molta cura perché il Regno stesso è un grande magazzino di Conoscenza Segreta. Alcuni affermano che la Conoscenza in essa racchiusa derivi dalla Civiltà perduta di Atlantide e da popoli ancora più antichi, che furono i Primi Esseri Intelligenti ad abitare la Terra. Il primo occidentale che diffuse la leggenda di Agharta fu uno scrittore francese: Joseph-Alexandre Saint-Yves d’Alveydre (1842-1909). Saint- Yves era un politico e un filosofo occultista autodidatta che promuoveva nei suoi libri l'istituzione di una forma di governo chiamata “Sinarchia". Sosteneva che l'organo politico fosse come una creatura vivente, con un'élite spirituale ed intellettuale dominante come il cervello del corpo umano. Nella sua ricerca di comprensione universale, decise nel 1885 di prendere lezioni di Sanscrito, il linguaggio classico e filosofico dell'India. Imparò molto più di quanto si aspettasse. Il tutor di Saint-Yves era un certo Haji Sharif, che diceva di essere un principe afgano. Attraverso questo misterioso personaggio, Saint-Yves imparò molto sulle tradizioni orientali tra cui Agharta.

MESSAGGI TELEPATICI
I manoscritti delle lezioni di Sanscrito di Saint-Yves sono conservati nella biblioteca della Sorbona, scritti di proprio pugno da Haji. Joscelyn Godwin, in “Arktos", ci dice che «Haji ha trascritto il suo nome con un simbolo criptico e si è proclamato “Guru Pandit della Grande Scuola Agartista". Altrove si riferisce alla “Terra Santa di Agarttha" ... e in due passi spiega esplicitamente a Saint-Yves che questa scuola conserva la lingua originale dell'umanità, il cui alfabeto ha 22 lettere: si chiama Vattan o Vattaniano». Saint-Yves scoprì ben presto che la sua formazione gli consentiva di ricevere messaggi telepatici dal Dalai Lama in Tibet, così come fare viaggi astrali ad Agharta. Le relazioni dettagliate di ciò che egli scoprì sono state trascritte a coronamento di una serie di missioni politico-ermetiche: "Mission des Souverains", "Mission des Ouvriers", "Mission de Juifs" e, infine, "Mission de l'Inde". In questo ultimo testo apprendiamo che l'Agharta è una terra nascosta da qualche parte in Oriente, sotto la superficie della terra, dove una popolazione di milioni di individui è governata da un “Sovrano Pontefice", assistito da due colleghi: il Mahatma e il Mahanga. Il suo Regno, spiega Saint-Yves, è stato trasferito sotto terra e nascosto dagli abitanti della superficie terrestre all'inizio di Kali Yuga, che risale intorno al 3200 a.C.. Secondo Saint-Yves, i «maghi di Agarttha» dovettero scendere nelle regioni ipogee per eliminare il Caos dalla terra ed eliminare l'energia negativa. «Ognuno di questi saggi - scrive Saint-Yves - compie il suo lavoro in solitudine, lontano da ogni luce, sotto le città, sotto i deserti, sotto le pianure o sotto le montagne. E, di tanto in tanto, Agharta invia emissari al mondo superiore, di cui ha perfetta conoscenza. Una Città misteriosa, che gode anche dei vantaggi di una tecnologia avanzata molto oltre la nostra. Non solo le ultime scoperte dell'uomo moderno, ma l'intera Saggezza delle epoche è sancita nelle sue biblioteche. Tra i suoi molti segreti vi sono quelli del rapporto tra l'Anima e il corpo e come sia mantenuta separata la comunicazione tra i disincarnati e gli incarnati». Per Saint-Yves, questi esseri superiori erano i veri autori della "Sinarchia", e per migliaia di anni Agharta aveva «irradiato la Sinarchia al resto del mondo», scioccamente ignorata nei tempi a lui coevi. «Quando il mondo adotterà il governo sinarchico, il tempo sarà maturo perchè Agharta riveli se stessa», spiega.

I DISCENDENTI DI ATLANTIDE E MU
Molto di quello che Saint-Yves rivela nei suoi libri appare di una natura bizzarra al lettore moderno. I suoi scritti riportano infatti testimonianze su mondi visitati esplorando al di fuori del corpo. Lo stimato storico di Esoterismo Joscelyn Godwin scrisse, in merito al lavoro di Saint-Yves: «Credo che ciò di cui parla lo abbia “visto" realmente e che non abbia mai pensato, neppur minimamente, che quello di cui stava scrivendo fosse una finzione, né ha riportato qualcosa raccontato da altri. La prova è nella sua totale serietà di carattere, nelle pubblicazioni e nella corrispondenza di tutta una vita di studi, che considerano Agartha un realtà indiscutibile. È inoltre indiscutibile la veridicità e fisicità che egli attribuisce ad Agartha». Fino all'inizio del XX secolo, la leggenda di Agharta è rimasta tale. Le storie su di essa si sono diffuse in Europa dopo la pubblicazione dei libri di Saint-Yves, ma le prove a sostegno non sono mai state rese note. Infatti, ci si sarebbe aspettato che nel nuovo secolo, così razionale e materialistico, simili storie sarebbero rimaste relegate nei regni della Fantasia: una tradizione folkloristica da classificare accanto ad altri antichi misteri come i continenti perduti di Atlantide e Mu. Una tale supposizione non vale per le scoperte, notevoli, di due esploratori intrepidi che negli anni '20 penetrarono la vastità dell'Asia e riportarono precise annotazioni su Agharta che ben superavano quelle di qualsiasi precedente relazione. I loro racconti, anzi, sono diventati la pietra angolare della nostra attuale conoscenza di quel Regno Segreto. Stranamente nessuno dei due conosceva l'altro, ma entrambi erano di estrazione russa. Uno ha fatto le sue scoperte mentre fuggiva per salvarsi la vita dai bolscevici in Russia, l'altro è arrivato poco dopo dall'esilio che si era auto imposto in America, cercando di penetrare i misteri del Tibet. I loro nomi sono Ferdinand Ossendowski e Nicholas Roerich.

IL RE DEL MONDO
Scrivendo nella prima parte del secolo scorso, il viaggiatore russo Ferdinand Ossendowski (1876-1945), annotò nel suo “Bestie, Uomini e Dei” (1922) che durante i suoi viaggi in Mongolia, in alcuni momenti gli uomini e le bestie si fermavano in silenzio e in totale immobilismo, come se ascoltassero. Le mandrie dei cavalli, delle pecore e dei bovini rimanevano fermi, fissi nell'attenzione o accovacciati vicino al suolo. Gli uccelli non volavano, le marmotte non correvano e i cani non abbaiavano. «La Terra e il cielo smettevano di respirare. Il vento non soffiava e il sole non si muoveva. Tutti gli esseri viventi era come se fossero raccolti in preghiera, aspettando il loro destino. “Così è sempre stato - spiega un vecchio pastore e cacciatore mongolo - ogni volta che il Re del Mondo nel suo palazzo sotterraneo prega e agisce sul destino di tutti i popoli sulla Terra”. Perché in Agharta dice “vivono i Governanti invisibili di tutti i popoli devoti, il Re del Mondo o Brahatma, che parla con Dio come io parlo con te, e i suoi due assistenti: Mahatma, che conosce lo scopo degli avvenimenti futuri, e Mahanga, che governa le cause di quegli eventi .... Conosce tutte le forze del mondo e legge tutte le anime dell'umanità e il Grande Libro del loro Destino”». Ossendowski era interessato alle leggende e all'occulto quanto alla politica. Mentre attraversava la «Mongolia misteriosa ... la terra dei demoni», si fermò frequentemente per parlare con monaci e lama buddisti sulle tradizioni associate ai laghi, alle grotte e ai monasteri. C'era una storia che diceva di aver incontrato dappertutto in Eurasia: la chiamò “Il Regno di Agharti", considerandolo come niente di meno che “il Mistero dei misteri”. La conoscenza di Ossendowski del Regno Nascosto è avvenuta dopo aver conosciuto un noto collega russo, un prete chiamato Tushegoun Lama, un fuggitivo durante la Rivoluzione russa, che rivendicava la sua amicizia personale con il Dalai Lama, allora sovrano del Tibet. Fu da Tushegoun Lama che Ossendowski sentì le prime indiscrezioni su Agharta, decidendo di indagare su quei racconti fino a produrre la prima relazione dettagliata moderna sul Regno Sotterraneo che divenne il suo saggio. Durante il loro viaggio, Tushegoun Lama spiegò a Ossendowski i miracolosi poteri dei monaci tibetani e del Dalai Lama in particolare, poteri a suo dire che gli stranieri potevano a malapena apprezzare. Poi aggiunse: «Esiste un "uomo" ancora più Potente e più Santo ... Il Re del Mondo di Agharti». A quel punto, secondo il resoconto di Ossendowski, il Lama andò via sul suo cavallo senza rispondere alle sue domande. Il povero russo fu lasciato in piedi nella polvere con infiniti interrogativi in sospeso senza risposta. Dovette attendere alcuni mesi prima di ricevere le risposte a queste domande.

L'ULTIMA BATTAGLIA
Più tardi, infatti, un altro tibetano chiamato principe Chultun Beyli spiegò ad Ossendowski che sessanta mila anni fa un Uomo Santo aveva condotto la tribù dei suoi seguaci al centro della Terra. Si stabilirono sotto l'Asia Centrale e grazie all'utilizzo della Saggezza e al Potere incredibile di quell'Uomo Santo e delle fatiche del Suo popolo, Agharta divenne un Paradiso. La sua popolazione divenne numerosa, milioni di persone, e tutti erano felici e prosperi. Il principe aggiunse i seguenti dettagli: «Il regno è chiamato Agharti. Si estende in passaggi sotterranei presenti in tutto il mondo. Questi popoli e gli spazi che occupano sono governati da leaders grazie alla fedeltà al "Re del Mondo". Sai che nei due più grandi oceani dell'Est e dell'Ovest esistevano due continenti. Scomparvero sotto l'acqua, ma la loro gente è entrata nel Regno Sotterraneo. Nelle grotte sotterranee esiste una Luce peculiare che offre la crescita al grano e alle verdure e una lunga vita senza malattia alle persone ». Ossendowski era convinto di aver trovato qualcosa di più di una leggenda - o anche un esempio di ipnosi o di visione di massa - ma più probabilmente una potente "forza" di qualche tipo, evidentemente capace di influenzare il corso della vita sul pianeta.È interessante notare che Ossendowski riferisce che gli enormi poteri che il popolo di Agharta possedeva si credeva potessero essere utilizzati per distruggere intere aree del pianeta, e parimenti potessero essere sfruttati come mezzi di propulsione per i più sorprendenti veicoli di trasporto. Ossendowski chiude il suo libro con la profezia del Re del Mondo («La profezia dalla Terra Cava!»), in cui si afferma che il materialismo devasterà la terra, terribili battaglie coinvolgeranno tutte le nazioni del mondo e al culmine dello spargimento di sangue, nel 2029, i popoli di Agharta saliranno dal loro mondo delle caverne.

LA PIETRA DI CHINTAMANI
Sarebbe facile considerare Agharta o Shambhala come pura fantasia, se non fosse per un esploratore molto credibile che la trovò, lasciandoci un resoconto dettagliato delle sue esperienze. Nicholas Roerich (1874-1947), un artista russo, poeta, scrittore, mistico e distinto membro della Società Teosofica, ha guidato una spedizione nel deserto del Gobi fino alla catena montuosa dell'Altai dal 1923 al 1928, un viaggio che coprì 15.500 miglia, attraversando ben 35 dei più alti passi montuosi del mondo. Come Victoria LePage scrive nel suo libro “Shambhala", «Roerich era un uomo dalle credenziali uniche: un famoso collaboratore di Stravinsky, un collega dell'impresario Diaghilev e un membro molto talentuoso e rispettato della Lega delle Nazioni. Era anche molto influente in seno all'amministrazione americana di Franklin Delano Roosevelt e fu la spinta fondamentale dietro l'immissione del Grande Sigillo degli Stati Uniti sulla banconota da un dollaro. Nicholas Roerich si avvicinò per la prima volta al Buddhismo e sentì parlare di Shambhala a San Pietroburgo, in Russia, durante il suo coinvolgimento nella costruzione del tempio buddhista sotto la guida di Lama Agvan Dorjiev. Uno dei motivi della spedizione di Roerich potrebbe essere stato quello di cercare una pietra che si dice fosse parte di un meteorite molto più grande, che aveva proprietà occulte, chiamata la pietra di Chintamani, presumibilmente proveniente da un sistema solare nella costellazione di Orione. La pietra - dice LePage - era capace di innescare una guida telepatica interna e di effettuare una trasformazione della Coscienza in coloro che entravano a contatto con essa». Secondo la leggenda lamaista, un frammento di questa pietra è inviata per aiutare la stabilizzazione spirituale, vitale per l'umanità, e restituita, quando le missioni sono completate, alla sua casa legittima nella Torre del Re al centro di Shambhala. Si dice che tale pietra fosse in possesso della Lega delle Nazioni e che la sua restituzione fosse stata affidata a Roerich. Anche se non è noto se sia riuscito a restituire il frammento o meno, la sua spedizione ha aiutato coloro che credevano che Shambhala fosse più di un mito.

L'ETÀ DELLA PACE E DELL'ILLUMINAZIONE
Roerich credeva nell'Unità Trascendente delle religioni - nella nozione che un giorno il Buddista, il Musulmano e il Cristiano avrebbero realizzato quanto in realtà i loro dogmi separatamente erano come scorze esterne che nascondono al loro interno il nucleo della medesima Verità. Tutte le sue opere abbracciano la convinzione che le diverse fedi dovessero convogliare in una Nuova Era, nella quale il velo del dogma sarà strappato via, l'umanità intera metterà da parte le sue discordie e tutti si riuniranno in un Paradiso di Fratellanza. Il suo simbolo per tale Paradiso promesso era Shambhala. Roerich ha tenuto un diario durante il viaggio, pubblicato con il titolo “Altai-Himalaya: un diario di viaggio", sottolineando come in Mongolia «la credenza nell'arrivo imminente dell'epoca di Shambhala era molto forte». Nel suo libro “Heart of Asia" (“Il Cuore dell'Asia"), Roerich riporta sia le sue osservazioni scientifiche sia la sua personale ricerca spirituale. Anche se era pronto ad ascoltare racconti di città sotterranee come parte dell'avventura, il suo interesse principale era incentrato sulle dinamiche spirituali di Shambhala e sulla sua importanza come simbolo della prossima Età della Pace e dell'Illuminazione. Questa miscela scientifica e spirituale è presente anche nelle centinaia di dipinti che Roerich fece durante la spedizione. «Il suo occhio ha catturato le forme e i colori delle montagne, dei monasteri, delle sculture in pietra, degli stupa, delle città e dei popoli dell'Asia. - scrive Jaqueline Decte. La sua anima comprendeva il loro spirito e la sua pennellata ha forgiato una sintesi di bellezza».

IL SEGNO DI SHAMBHALA
Shambhala è il Luogo Santo, dove il mondo terreno si collega con gli stati più alti della Coscienza. In Oriente sanno che esistono due Shambhala: una terrena e una invisibile. Nell'estate del 1926 Roerich riferì uno strano evento nel suo diario di viaggio. Era accampato con suo figlio, il dottor George Roerich, e i due erano accompagnati da alcune guide mongole nella valle di Sharagol, vicino alla catena montuosa di Humboldt tra Mongolia e Tibet. All'epoca dell'evento in questione, Roerich era tornato da un viaggio nell'Altai e aveva costruito uno stupa, una struttura bianca imponente, dedicata a Shambhala. Nel mese di agosto il santuario etra stato consacrato con una solenne cerimonia da parte di numerosi lama, a seguito della quale, secondo Roerich, le guide Buriat prevedevano un evento imminente. Dopo uno o due giorni, fu avvistato un grande uccello nero nel cielo senza nuvole, dietro al quale, più in alto si muoveva una massa enorme, dorata e sferoidale, che girava intorno al Sole brillante. I viaggiatori, incuriositi, presero i binocoli e videro che la grande sfera si muoveva rapidamente da Nord, dove era l'Altai, per spostarsi bruscamente e svanire verso Sud-Ovest, dietro le montagne dell'Humboldt. Uno dei lama disse a Roerich che quello che aveva visto era «il segno di Shambhala», e significava che la sua missione era stata benedetta dai grandi dell'Altai, i signori di Shambhala.

STATI ALTERATI DI COSCIENZA
Un avvistamento in tutto simile alle classiche testimonianze di eventi celesti anomali. Il racconto di Roerich suscitò grande interesse in Europa e, corroborato da George Roerich, portò in Occidente le prime prove concrete che qualcosa in Eurasia sfida la nostra comprensione materiale. Victoria LePage lo descrive in questo modo: «Nel suo vivido colore e nelle sue fattezze, il suo riferimento bizzarro, eppure veritiero, a un velivolo d'oro sconosciuto che non si comportava come un aereo comune, la storia di Roerich potrebbe essere giustamente chiamata la prima affidabile intimazione che il regno di Chang Shambhala fosse più di una semplice una favola popolare asiatica e, dal 1927 in poi, questo centro del mondo, situato nelle montagne settentrionali, esercitò negli ambienti occulti occidentali il fascino dell'idea che il tempo fosse giunto». Spesso l'esperienza è simile a un sogno lucido, in cui la fisica ordinaria spazio-tempo non si applica più. La visione mistica orientale del mondo può essere molto diversa dalla visione scientifica occidentale. Forse le guide di Shambhala ci raccontano un paesaggio trasformato dalle visioni di uno yogi che ha intrapreso il “viaggio". Per giungere a Shambhala, come Nicholas Roerich, occorre intraprendere contemporaneamente un “viaggio mistico interno" e uno fisico esterno, che ci conduca attraverso un desolato territorio montano al centro del Cosmo. Una vecchia storia tibetana racconta di un giovane uomo che intraprese il viaggio alla ricerca di Shambhala. Dopo aver attraversato molte montagne, arrivò in una grotta dove viveva un vecchio eremita, che gli chiese: «Perché sei qui?». «Per trovare Shambhala» rispose il giovane. «Beh, non hai bisogno di viaggiare lontano - disse l'eremita - il regno di Shambhala è nel tuo cuore».


Top
 Profilo  
 

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Re: Appunti e studi multidisciplinari
MessaggioInviato: 30/08/2023, 18:43 
LA PSY OPS DEI RAGGI DAL CIELO
Matteo Martini, Carlo Martelli e Dana Lloyd Thomas

Scaricabile/guardabile anche al seguente link: https://e.pcloud.link/publink/show?code=XZdtB2Zlpkf0CfTOUh2UuYf9YjbomwYXs70

Guarda su youtube.com


Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 170 messaggi ]  Vai alla pagina Precedente  1 ... 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12  Prossimo

Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
cron
Oggi è 10/05/2024, 14:49
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org