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 Oggetto del messaggio: Lo IOR e la Massoneria
MessaggioInviato: 03/09/2009, 11:39 
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28 giugno 2009
Lo IOR e la Massoneria
In questi anni di ricerca, in cui mi sono trovata a leggere tanti atti processuali sui principali misteri italiani, una cosa mi ha colpita ed indotta a riflettere: tutti i casi giudiziari sembrano collegati tra loro.

Vi si possono riscontrare spesso gli stessi nomi, le stesse organizzazioni, gli stessi meccanismi, le stesse modalità per eliminare civilmente o fisicamente i testimoni, giudici, poliziotti, ecc…

E’ come se i misteri italiani fossero tutti all’interno della tela di un ragno.

Il problema è capire chi, o cosa sia, il ragno.

Difficile a dirsi, anche perché chi ha tentato di raggiungere il centro di questa “tela” è morto.

Già, i morti. Nella storia della nostra Repubblica le stragi e gli omicidi per cui non si è riusciti a risalire ai mandanti sono decisamente troppi.

Ho pensato allora di ricercare se vi era un filo che potesse collegare alcune morti della storia italiana, una sorta di minimo comun denominatore, ed ho trovato lo IOR.

Lo IOR a partire dagli anni ’60 ovviamente, ovvero da quando vi entrano a far parte alcuni personaggi legati alla massoneria.


E’ il 1955 quando l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini elegge a suo consulente finanziario Michele Sindona (massone dell'obbedienza di Piazza del Gesù, fa parte della loggia coperta “Giustizia e Libertà").

Nel 1960, probabilmente grazie ai buoni uffici dell’arcivescovo Montini, la società Fasco Ag di Michele Sindona, domiciliata in Liechtenstein, acquista dal presidente dello IOR Massimo Spada il pacchetto di maggioranza della Banca Privata Finanziaria.

E’ l’inizio dell’ascesa di Sindona.

Il 03 giugno 1963 Giovanni XXIII muore.

Viene convocato il conclave per elegger il nuovo Papa.

“Pochi giorni prima, i cardinali, guidati da Giacomo Lercaro di Bologna, si riunirono in una villa di Grottaferrata di proprietà di Umberto Ortolani, dove, protetti dalla notte e dagli agenti dell’Entità (servizio segreto vaticano n.d.r.) incaricati di sorvegliare le eminenze prima del conclave, venne deciso il nome del candidato da appoggiare. Il prescelto fu Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, che era a conoscenza della riunione svoltasi in casa del famoso membro della massoneria. Il conclave iniziò il 13 giugno del 1963. Due giorni dopo, alla quinta votazione, il sessantacinquenne cardinale Giovanni Battista Montini fu eletto Papa e adottò il nome di Paolo VI. L’incoronazione ebbe luogo nove giorni dopo.
Per prima cosa il nuovo Papa ricompensò l’ospitalità del massone Ortolani nominandolo"[1].

Il nuovo Papa, la cui candidatura parrebbe essere stata così caldamente appoggiata dalla massoneria, apre le porte del Vaticano a Sindona (P2), Calvi (P2), Gelli (P2) e Ortolani (P2), quindi consegna lo IOR nelle mani di Marcinkus.

In effetti lo IOR rappresenta per i faccendieri di Loggia una manna. Viene loro offerta, infatti, la possibilità di operare con un Istituto:

- che non è tenuto a nessun tipo di informativa;
- che non è tenuto a pubblicare un bilancio o un consuntivo sulle proprie attività;
- i cui conti sono numerati, né nominativo né foto del correntista;
- che non rilascia ricevute delle operazioni, né documenti contabili;
- il conto può essere aperto in qualsiasi valuta;
- il denaro, senza né limiti né vincoli, può essere movimentato su qualsiasi banca del pianeta senza essere soggetto ad alcun controllo, ecc…

Ed infatti i faccendieri di Loggia utilizzano lo IOR per esportare fondi neri e riciclare denaro, come conferma anche Sindona:

«Lo Ior apriva un conto corrente con l’istituto di credito italiano che voleva esportare lire in nero. Il cliente della banca italiana depositava i soldi liquidi sul conto, e lo Ior provvedeva ad accreditarglieli all’estero, nella valuta e presso la banca che gli erano state indicate.
Nell’eseguire l’operazione, lo Ior distraeva una commissione poco più alta della normale.
La Banca d’Italia ed altre autorità non hanno mai interferito [...]. Sono al corrente di queste cose perché lo Ior agiva in questa veste per conto di miei clienti della Banca Privata e della Banca Unione. Il vescovo Marcinkus, una volta arrivato a capire tutta la faccenda, si convinse che il sistema usato dallo Ior per esportare fondi fosse una specie di delitto perfetto»[2] .

Già, un “delitto perfetto”. Ma quanti sono quelli che hanno pagato con la vita perché, in un modo o nell’altro, hanno rischiato di “rompere” il “giocattolo”?



- I MORTI: UNA STRAGE -


1. Generale Enrico Mino.

E’ il 1975 quando al comandante dell’arma dei Carabinieri, Generale Enrico Mino, viene assegnato l’incarico di accertare quali prelati della Curia romana fossero massoni. Due mesi dopo il Generale Mino consegna il dossier dei presunti massoni vaticani, tra cui vi sono i nomi del Cardinale Sebastiano Baggio, del cardinale Jean Villot, del vicario di Roma Ugo Poletti, di monsignor Paul Marcinkus, di monsignor Agostino Casaroli, di monsignor Donato De Bonis, di monsignor Pio De Laghi e di decine di altri prelati”[3]

Il dossier consegnato crea alcuni problemi ad alcuni prelati presenti nella lista.

Nell’estate del 1977 il cardinale ultraconservatore Giuseppe Siri incarica il generale Mino di svolgere una seconda inchiesta sui prelati della Curia affiliati o vicini alla massoneria. Questa volta, però, il comandante dell’Arma non riuscirà a concludere la sua inchiesta: il 31 ottobre muore precipitando con l’elicottero esploso in volo. Il perché di quella esplosione non verrà mai chiarito”[4].

Il dossier del 1975, invece, viene fatto sparire sepolto tra le carte dell’archivio Vaticano.


2. Papa Luciani

Il 26 agosto 1978, alla morte di Paolo VI, viene eletto Papa il cardinale Albino Luciani che prenderà il nome di Papa Giovanni Paolo I. Il cardinale Albino Luciani non aveva mai nascosto di non apprezzare la spregiudicata gestione economica della Chiesa, soprattutto per quanto concerne la gestione dello IOR operata da Marcinkus e fratelli.

Così, appena eletto Papa, decise di raccogliere informazioni circa le voci che circolavano riguardo lo IOR e le infiltrazioni massoniche in Vaticano. L’incarico fu dato a Padre Da Nicola, agente dell’Entità infiltrato nello IOR.

Avute tutte le informazioni necessarie Papa Luciani :"...manifestò subito l’intenzione di procedere ad un radicale rinnovamento dei vertici curiali: sollevando dai loro incarichi alcuni dei più chiacchierati maggiorenti della nomenklatura: dallo spregiudicato presidente dell’Istituto per le Opere religiose monsignor Paul Marcinkus (capo della banca papale), al segretario dello Ior, l’intrigante monsignor Donato De Bonis; dal controverso dello Stato cardinale Jean Villot, al discusso vicario di Roma cardinale Ugo Poletti. Tutti costoro, perdipiù, erano stati esplicitamente indicati da OP come presunti affiliati alla massoneria ecclesiastica”[5].

Non farà in tempo. Il 28 settembre 1978 Papa Luciani, dopo soli 33 giorni di pontificato, morirà nel suo letto probabilmente avvelenato anche se la versione ufficiale parla di infarto miocardico.


3. Padre Giovanni da Nicola

Padre Giovanni Da Nicola: "...agente dell’Entità, infiltrato nello IOR che informava il sommo pontefice delle malversazioni finanziarie realizzate da Paul Marcinkus e dai suoi soci attraverso lo IOR sapeva, ora che Giovanni Paolo I era morto, di avere i giorni contati. La spia chiese protezione al cardinale Benelli, ma le misure adottate non furono mai effettive. Infatti Benelli era riuscito, attraverso la segreteria di Stato, a far trasferire Da Nicola alla nunziatura in Canada, ma la conferma del cambio di destinazione della spia non arrivava. Quattro giorni dopo la morte di Giovanni Paolo I, mentre il mondo era ancora sotto scok, la spia dell’Entità fu trovata impiccata in un parco isolato di Roma, frequentato da travestiti e prostitute. La polizia italiana chiuse il caso considerandolo un suicidio e nessuno si preoccupò di indagare sugli ematomi che Da Nicola aveva sulle braccia e sul corpo, segni evidenti di una colluttazione. L’autopsia dimostrò che Giovanni Da Nicola aveva il collo rotto per una frattura provocata forse da un colpo alla nuca e non dal peso del corpo caduto nel vuoto appeso ad una corda. Senza alcun dubbio l’uomo che più sapeva dei segreti dello IOR e di paul Marcinkus era stato assassinato. Nessuno fece domande, neanche i capi dello spionaggio e del controspionaggio vaticano"[6].


4. Vittorio Occorsio

Il giudice Vittorio Occorsio stava indagando sui rapporti tra terrorismo fascista e P2. L’08 luglio 1976 il giudice Occorsio, parlando con un giornalista, fa notare una strana coincidenza: il totale della cifra pagata per i riscatti dei rapimenti per cui era stato arrestato Albert Bergamelli (ovvero quelli dei figli di Roberto Ortolani, Alfredo Danesi e Giovanni Bulgari, tutti e tre iscritti alla P2) corrisponde esattamente alla cifra spesa per l’acquisto della sede della costituenda organizzazione internazionale massonica OMPAM (Organizzazione Mondiale del Pensiero e dell'Assistenza Massonica).


Il 09 luglio 1976, Occorsio viene assassinato a Roma da una raffica di mitra.

L’attentato viene prima rivendicato dal gruppo terroristico “Ordine Nuovo” e successivamente dalle Brigate Rosse con un volantino fatto trovare in una cabina telefonica a Reggio Emilia (???).

Quasi come a dire: uno vale l’altro. Probabilmente al vertice c’è stata un pò di confusione su chi, per l’occasione, avrebbe dovuto rivendicare l’attentato. Comunque alla fine viene accertato che l’autore materiale dell’omicidio del giudice Occorsio è un neofascista, Pierluigi Concutelli. Ma Pierluigi Concutelli pare sia anche un massone. Infatti la sua scheda, con l’indicazione della tessera n. 11.070, viene ritrovata da Giovanni Falcone a Palermo, nella sede della Loggia massonica Camea.

La loggia Camea è una loggia che ha al suo interno come affiliati non solo Sindona, ma anche il boss Stefano Bontade e quel Giacomino Vitale che, come vedremo successivamente, si adopererà per fare le telefonate minatorie all’avv. Giorgio Ambrosoli. Tutti fratelli di Loggia... che strana coincidenza.


5. Emilio Alessandrini

Il giudice Emilio Alessandrini conduce le indagini sugli scandali finanziari del Banco Ambrosiano e su Calvi. Nel novembre '78 gli ispettori di Bankitalia stilano un rapporto allarmante sulla situazione finanziaria del Banco Ambrosiano. Il 23 dicembre '78 il giudice Alessandrini riceve il rapporto di Bankitalia sull'Ambrosiano.

Un mese dopo, il 29 gennaio 1979 viene ucciso a Milano da un commando di Prima linea.


6. Carmine Pecorelli

E’ il 12 settembre 1978 Mino Pecorelli pubblica su "Op" la lista di 121 nomi di presunti prelati massoni, tra cui il segretario di Paolo VI Pasquale Macchi, il vicedirettore dell’Osservatore romano Virgilio Levi, il cappellano di Paolo VI Annibale Ilari e altri prelati, fra cui addetti alla gestione delle finanze vaticane guidati dal vescovo dello Ior Paul Marcinkus, massone matricola 43/649.

Il 20 marzo 1979 alle ore 20.30, Pecorelli lascia la redazione di “Op”, in via Tacito 50, sale sull’auto ed accende il motore. Un uomo si avvicina al finestrino e spara un colpo in bocca al giornalista, poi, aperta la porta della vettura fa fuoco sul corpo di Pecorelli altre tre volte.


7. Giorgio Ambrosoli

L’11 luglio 1979 il Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca privata italiana di Michele Sindona, già precedentemente minacciato dal mafioso massone Giacomino Vitale, cognato del boss massone Stefano Bontate, viene ucciso davanti al portone di casa da William Aricò (morto poi in carcere durante un “presunto” tentativo di evasione. Secondo la versione ufficiale voleva scappare uscendo dalla finestra della sua cella, il problema è che la sua cella si trovava al nono piano e, come era prevedibile, è precipitato). Collaboravano con Ambrosoli Antonio Varisco e Boris Giuliano.


8. Antonio Varisco

Il 13 luglio 1979, due giorni dopo Ambrosoli, muore il colonnello Antonio Varisco comandante del Nucleo traduzione e scorte del Tribunale di Roma. Antonio Varisco viene colpito da una raffica di mitragliatrice sparata da due uomini mentre si trovava nella sua auto fermo ad un semaforo. L’omicidio viene rivendicato con una telefonata dalle BR.


9. Antonio Strallo

Ad indagare sull’omicidio di Varisco è il capitano della Digos Antonio Strallo che però, nonostante la rivendicazione, non è convinto che gli autori dell’attentato siano le BR. Verrà ucciso prima di portare a termine l‘indagine.


10. Boris Giuliano

Il 20 luglio 1979 Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo viene ucciso nel bar Lux di Palermo da un uomo che si avvicina e gli spara un colpo alla nuca. “Prima di uscire dal locale l’assassino depose sul cadavere un garofano bianco. Anni dopo si scoprì che quel fiore era un segno utilizzato dall’Inquisizione romana, negli anni in cui il cardinale e inquisitore generale Michele Ghislieri seminava il terrore nella città eterna. Il garofano bianco infatti veniva lasciato davanti alle case per indicare agli uomini del Sant’Uffizio che chi vi abitava doveva essere arrestato e torturato".[7]

Boris Giuliano aveva scoperto i flussi internazionali del denaro sporco delle banche di Sindona e, stando a quanto ha dichiarato l’avvocato Giuseppe Melzi, legale di un gruppo di piccoli azionisti del Banco Ambrosiano, su questo importante aspetto a metà giugno del 1979 c’era stato un incontro tra Giuliano e l’avvocato Ambrosoli.

Successore di Boris Giuliano, come capo della squadra mobile, sarà Giuseppe Impallomeni, (tessera P2 n. 2213).


11. Graziella Corrocher

Il 17 giugno 1982 la segretaria di Calvi da 15 anni, Gabriella Corrocher, dopo aver partecipato all’ultima riunione del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano precipita giù dalla finestra del palazzo. La sua morte verrà archiviata come suicidio.


12. Roberto Calvi

Il 18 giugno 1982 Roberto Calvi viene ritrovato appeso all’impalcatura del ponte dei Blackfriars a Londra.


13. Giuseppe Dellacha

Il 02 ottobre 1982 anche il dirigente del Banco Ambrosiano, che pare facesse da corriere speciale tra Calvi e Marcinkus, precipita giù da un balcone. Anche questo caso verrà archiviato come suicidio.


14. Barbara, Salvatore e Giuseppe Asta

Carlo Palermo, partendo da una indagine sul traffico di armi, scopre che vi sono connivenze ad alto livello rese possibili da logge massoniche coperte e che collegavano alcuni misteri italiani tra cui: Banco Ambrosiano, P2, IOR, suicidio Calvi, i nostri servizi segreti deviati e l’attentato al Papa.

Inizia ad acquisire documenti e scopre depistaggi. Immediatamente partono le contromisure e, dopo denunce penali e disciplinari (che si riveleranno, poi, ovviamente anche queste assolutamente infondate), ecco il tritolo a porre definitivamente la parola fine alle indagini.

E’ il 02 aprile del 1985 quando il giudice Carlo Palermo subisce l’attentato di Pizzolungo.

Il giudice e la scorta restano feriti dall’esplosione. Barbara Asta e i suoi due gemelli, Salvatore e Giuseppe di 6 anni, invece, perdono la vita. La loro auto si trova tra quella del giudice e l’autobomba imbottita con 20 kg di tritolo. E’ il 02 aprile 1985.


15. Michele Sindona

Il faccendiere piduista ed assassino Michele Sindona, dopo la condanna per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, sentendosi “tradito ed abbandonato dai suoi” (come è tutto relativo nella vita) minaccia di parlare e di dire nomi e cognomi delle persone per cui, negli anni, ha riciclato il denaro. Non farà in tempo. Muore nel carcere di Voghera il 22 marzo 1986 bevendo un caffè al cianuro. Il caso viene archiviato come suicidio.


15. Gardini e Cagliari

Per lo scandalo Enimont, Gabriele Cagliari presidente dell'Eni, e Raul Gardini patron del Gruppo Ferruzzi, muoiono, apparentemente, suicidandosi poche ore prima di essere ascoltati dai magistrati. I miliardi di Ferruzzi pare siano transitati per la banca vaticana, per poi venire depositati in un conto estero cifrato.


16. Paolo Borsellino

Il giudice Paolo Borsellino, grazie alle confessioni del pentito Calcara, ha informazioni importanti sulla morte di Papa Luciani e sull’attentato a Papa Giovanni Paolo II. La delicatezza e pericolosità delle informazioni lo induce a condurre le indagini per trovare i riscontri ai racconti di Calcara in gran segreto, riscontri che appunta, di volta in volta, nella sua agendina rossa. Eppure, nel maggio del 1992, la notizia su cosa stia indagando Borsellino, viene divulgata.

Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina) vengono dilaniati da 100 kg di tritolo sotto casa della madre del giudice in via D’Amelio. L’agendina rossa verrà trafugata dal luogo della strage.

Come per l’attentato al giudice Carlo Palermo, anche in questo caso, e nonostante i numerosi riscontri in senso contrario, l’attentato verrà attribuito alla mafia (??????).



- CONCLUSIONI -

Abbiamo visto quante persone (e l’elenco non è sicuramente completo), che in qualche modo con la loro attività hanno minacciato lo IOR, siano morte.

Il dato, però, che salta subito agli occhi è come siano morte, con una tempestività straordinaria, per mani diverse e, a prima vista, uccise da organizzazioni che tra loro non dovrebbero avere nulla a che fare: BR, Ordine nuovo, Prima Linea, Mafia, ecc.. Anche i suicidi sono stati “troppo” tempestivi.

Ora una domanda sorge spontanea: possibile che la depressione (per i suicidi) e/o organizzazioni tra loro distanti abbiano deciso di entrare in azione uccidendo tutte queste persone proprio al momento giusto per impedire che lo scandalo IOR scoppiasse?

Troppe coincidenze, difficile credervi. non sarebbe invece più facile credere che Ordine Nuovo, BR, Prima Linea, Mafia, depressione che porta al suicidio, eccc .. non siano altro che sigle o “depressioni” mosse da un identico vertice e create ad arte per depistare non solo la magistratura ma ancor prima i cittadini? Probabilmente si.


Articolo di: Solange Manfredi
Clicca qui per leggere l'articolo dalla fonte.


[1] L’Entità, Eric Frattini, Fazi Editore, pg. 331
[2] Sergio Flamini, Trame Atlantiche, Storia segreta della loggia massonica P2, Kaos Edizioni, pg. 81
[3] All’ombra del Papa infermo, Discepoli di Verità, Kaos Edizioni, pg. 16-17
[4] All’ombra del Papa infermo, Discepoli di Verità, Kaos Edizioni, pg. 17
[5] All’ombra del Papa infermo, Discepoli di Verità, Kaos Edizioni, pg. 19
[6] L’Entità, Eric Frattini, Fazi Editore, pg. 362-363
[7] L’Entità, Eric Frattini, Fazi Editore, pg 371

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MessaggioInviato: 03/09/2009, 15:16 
LO IOR, PAPA LUCIANI E MONS. NARCOTRAFFICO
di Linux

Fonte (rimossa dal web):
http://www.bloggers.it/ThePowerOfLinux/ ... 4ABCD7700A


(Di Gambone Adamo)
Il 26 Agosto del 1978 Albino Luciani divenne ufficialmente Papa e successore di Paolo VI. In Vaticano, parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus (Monsignor narcotraffico) che fino all’ultimo istante aveva sperato nell’elezione del candidato Giuseppe Siri. Ma chi era questo Marcinkus? Era una delle pedine fondamentali di quella partita a scacchi che da anni si giocava fra Vaticano e grandi banche e che metteva in palio la possibilità di vedere il proprio capitale aumentare sempre di più. Marcinkus era il più alto in grado all’interno dello I.O.R., l’Istituto per le Opere Religiose. Egli intuì immediatamente i pericoli dell’elezione di questo pontefice che, sin dai suoi primi discorsi, aveva lasciato chiaramente intendere di voler far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del primo cattolicesimo, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo avevano distolto gli uomini di chiesa dai propri sacri compiti. Figuratevi il capo della banca vaticana come avrebbe mai potuto vedere un tipo del genere sul più alto gradino del proprio stato…

La Banca Vaticana non è responsabile né verso la Banca Centrale del Vaticano né verso il Ministero dell’Economia; infatti funziona in modo indipendente con tre consigli d’amministrazione: uno costituito da cardinali di alto livello, un altro costituito da banchieri internazionali che collaborano con impiegati della Banca Vaticana e per ultimo un consiglio d’amministrazione che si occupa degli affari giornalieri. Tali strutture organizzative così chiuse sono la norma nella Santa Sede e sono utili per mascherare le operazioni della Banca: figuriamoci se Marcinkus avesse mai voluto un papa che lo “disturbasse”.

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Lo IOR funziona come banchiere privato della Chiesa, dal momento che si adatta perfettamente alle esigenze di una Banca diretta dal Papa. Nonostante sia di proprietà del Papa, la Banca, sin dal proprio inizio, è stata più volte coinvolta nei peggiori scandali, corruzione e intrighi. Sotto felice auspicio, l’apertura della banca nel 1941 per ordine di Pio XII, altresì chiamato il Papa di Hitler, ha fornito convenienti sbocchi bancari ai fascisti italiani, all’aristocrazia e alla mafia. (…)

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La Banca Vaticana afferma di non aver nessun documento relativo al periodo della Seconda Guerra Mondiale; infatti secondo il procuratore della Banca Vaticana, Franzo Grande Stevens, lo IOR distrugge tutta la documentazione ogni dieci anni, un’affermazione alla quale nessun banchiere responsabile crederebbe. Ciononostante, altre documentazioni esistono in Germania e presso gli archivi americani, che dimostrano i trasferimenti nazisti di fondi allo IOR dalla Reichsbank, e altri dallo IOR alle banche svizzere controllate dai nazisti. Un famoso procuratore specializzato nelle restituzioni dell’Olocausto ha documentato i trasferimenti di denaro dai conti delle SS a una innominata banca romana nel settembre 1943, proprio quando gli Alleati si stavano avvicinando alla città. (…) Dalla fine degli anni Settanta, lo IOR era divenuto uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali. Quando Albino Luciani decise di posare i suoi occhi indiscreti sulle vicende e l’attendibilità di Paul Marcinkus, responsabile della banca vaticana, alias IOR, Istituto Opere di Religione, il neo-eletto papa aprì una controversia che - secondo la documentata e mai smentita inchiesta di David Yallop [In Italia il libro di Yallop fu coraggiosamente pubblicato dalla Tullio Pironti di Napoli (Yallop D., In God’s name, Ed.Pironti, Napoli, 1992)] - gli sarebbe costata la vita. In coincidenza con l’elezione di Lucani infatti venne pubblicato un elenco di 131 ecclesiastici iscritti alla massoneria, buona parte dei quali, erano del Vaticano; fra questi vi era Paul Marcinkus (43/649, 21/8/67, nome in codice: Marpa).La lista era stata diffusa da un piccolo periodico «O.P. Osservatore Politico» di quel Mino Pecorelli destinato a scomparire un anno dopo l’elezione di Albino Luciani in circostanze mai chiarite. Secondo molti, O.P. era una sorta di «strumento di comunicazione» adoperato dai servizi segreti italiani per far arrivare messaggi all’ambiente politico. Pecorelli, tra l’altro, era legato a filo doppio con Gelli come lo erano Sindona e Calvi.

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L’intreccio che lega Marcinkus, la banca vaticana, il banchiere Sindona, il banchiere Calvi, il segretario di Stato del Vaticano Villot, Gelli, il cardinale Cody di Chicago e la Continental Illinois Bank di Chicago, con la quale venivano e vengono controllati gli investimenti vaticani negli Stati Uniti, è strettissimo. Luciani era convinto che un’indagine approfondita su connessioni e collusioni avrebbe potuto stabilire i provvedimenti da prendere, e le contromisure da mettere in atto per arginare l’invadente e potentissimo cardinale. Luciani conosceva molto bene il direttore della Banca Vaticana; nel 1972 Marcinkus aveva venduto a Roberto Calvi la partecipazione di controllo nella banca cattolica del Veneto senza minimamente metterne a conoscenza l’allora patriarca di Venezia. La morte subitanea, dopo trentatre giorni di pontificato, suscitò incredulità e stupore, sentimenti accresciuti dalle titubanze del Vaticano nello spiegare il come, il quando ed il perché dell’evento. In questo modo, l’incredulità diventò prima dubbio e poi sospetto. Era morto o l’avevano ucciso?

Fu detto all’inizio che Luciani era stato trovato morto con in mano il libro «l’imitazione di Cristo», successivamente il libro si trasformò in fogli di appunti, quindi in un discorso da tenere ai gesuiti ed infine, qualche versione ufficiosa volle che tra le sue mani ci fosse l’elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo.
Dapprima, l’ora della morte fu fissata verso le 23 e, quindi, posticipata alle 4 del mattino. Secondo le prime informazioni, il corpo senza vita era stato trovato da uno dei segretari personali del Papa, dopo circolò la voce che a scoprirlo fosse stata una delle suore che lo assistevano. C’erano veramente motivi per credere che qualcosa non andasse per il verso giusto.

Qualcuno insinuò che forse sarebbe stato il caso di eseguire un’autopsia e questa voce, dapprima sussurrata, arrivò ad essere gridata dalla stampa italiana e da una parte del clero. Naturalmente l’autopsia non venne mai eseguita ed i dubbi permangono ancora oggi.
Di questo argomento si occuperà approfonditamente l’inglese David Yallop, convinto della morte violenta di Giovanni Paolo I.
Il libro dello scrittore inglese passa in rassegna tutti gli elementi di quel fatidico 1978 fino a sospettare sei persone dell’omicidio di Albino Luciani: il Segretario di Stato Jean Villot, il cardinale di Chicago John Cody, il presidente dello I.O.R. Marcinkus, il banchiere Michele Sindona, il banchiere Roberto Calvi e Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2.

Secondo Yallop, Gelli decise l’assassinio, Sindona e Calvi avevano buone ragioni per desiderare la morte del Papa ed avevano le capacità ed i mezzi per organizzarlo, Marcinkus sarebbe stato il catalizzatore dell’operazione mentre Cody (strettamente legato a Marcinkus) era assenziente in quanto Luciani era intenzionato ad esonerarlo dalla sede di Chicago perché per motivi finanziari si era attirato le attenzioni non solo della sua chiesa ma addirittura della giustizia cittadina e della corte federale. Villot, infine, avrebbe facilitato materialmente l’operazione.
La ricostruzione fatta da Yallop degli affari di Sindona, di Calvi, di Gelli e dello I.O.R., conduce inevitabilmente all’eliminazione del Papa.
Perché e soprattutto chi ha fatto sparire dalla camera del Papa i suoi oggetti personali? Dalla stanza di Luciani scompariranno gli occhiali, le pantofole, degli appunti ed il flacone del medicinale Efortil. La prima autorità di rango ad entrare nella stanza del defunto fu proprio Villot, accompagnato da suor Vincenza (la stessa che ogni mattina portava una tazzina di caffè al Papa) che verosimilmente fu l’autrice materiale di quella sottrazione. Perché la donna si sarebbe adoperata con tanta solerzia per far sparire gli oggetti personali di Luciani? Perché quegli oggetti dovevano sparire? Domande destinate a restare senza risposta anche in considerazione del fatto che la diretta interessata è passata a miglior vita.

Una curiosità per chiudere l’argomento: sulla scrivania di Luciani fu trovata una copia del settimanale «Il mondo» aperta su di un’inchiesta che il periodico stava conducendo dal titolo: «Santità...è giusto?» che trattava, sotto forma di lettera aperta al pontefice, il tema delle esportazioni e delle operazioni finanziarie della banca Vaticana. «E’ giusto...» recita l’articolo «...che il Vaticano operi sui mercati di tutto il mondo come un normale speculatore? E’ giusto che abbia una banca con la quale favorisce di fatto l’esportazione di capitali e l’evasione fiscale di italiani?». Gli spostamenti sull’asse internazionale di denaro, favori, compiacenze, e destini di intere legislature non potevano essere resi incerti nemmeno da un Papa perché proprio in quel biennio ‘78-‘79 si sarebbe proceduto ad accordi destinati a riscrivere il contesto del capitale finanziario europeo ed extra-europeo. L’Italia, una volta di più, dimostrava la sua particolare e delicata funzione di volano per iniziative che avrebbero segnato le fortune, o i tracolli, di numerosi gruppi di potere.

La tensione che si innervava nella politica nazionale e di cui la drammatica restaurazione in Fiat del 1980 rappresentò uno dei principali strumenti di riassorbimento dell’urto determinato dal malcontento della classe operaia, databile in origine al 1969, restituisce i contorni di un paese nel quale il ceto dirigente doveva storicamente risposte senza ambiguità ai dominatori d’oltre Atlantico, incarnati dalla torbida figura di Sindona, palesemente sostenuto con ogni riguardo da Andreotti e dalla Dc, i cui programmi a lunga scadenza sembravano interrotti dalla crisi di governabilità culminata nel ‘77 con gli scontri in piazza e pochi mesi più tardi col rapimento Moro. Luciani voleva riformare le finanze vaticane e, sicuramente, voleva anche cambiare alcuni amministratori. Due articoli apripista che cercavano di elencare “I beni del Vaticano” (e questo era anche il titolo di copertina) apparvero nel gennaio del 1977 sul settimanale “L’Europeo”, allora di proprietà della Rizzoli. Il giornalista Paolo Ojetti scrisse un primo lungo articolo (da pagina 32 a pagina 37 e con un appendice documentaria di sette pagine) in cui sosteneva che “un quarto di Roma, forse il migliore, è nelle mani del Vaticano”. Forse per la prima volta Paolo Ojetti (per caso, come specifica) ha pubblicato la ragione sociale di cinque società immobiliari che avevano sede a Roma, ma che erano di proprietà della “Santa” Sede. Gli articoli di Ojetti provocarono un gran rumore (soprattutto perché il Parlamento si apprestava ad affrontare il dibattito riguardante la bozza di un nuovo Concordato), ed alla fine Gianluigi Melega, neo-direttore del settimanale, venne licenziato (in proposito vedi: http://www.fisicamente.net/index-120.htm n.d.r.).

Le principali società immobiliari e/o finanziarie di proprietà del Vaticano che a Roma gestiscono il “potere temporale” - punta di un iceberg ben più grande - sono immobiliari costituite nell’immediato dopo guerra.
Di alcune il socio di riferimento è la banca vaticana, o Ior, che per anni è stata amministrata dal chiacchieratissimo monsignore Paul Casmir Marcinkus, dai chiacchierati Luigi Mennini (uomo d’affari del Vaticano) e Pellegrino de Strobel. Un’altra buona parte di società immobiliari fanno capo alla “Fondazione Apostolicam Actuositatem” che controlla due finanziarie (Aufin e Società di Coordinamento), le quali a loro volta controllano una decina di società. Il terzo gruppo di società è generalmente riconducibile alla Chiesa di Roma soprattutto perché all’interno dei consigli d’amministrazione siedono personaggi del Vaticano.

Immagine

Il cambio Lucani- Wojtyla giovò non poco a Marcinkus… Che Papa Wojtyla volesse far cadere il regime comunista nella sua cattolicissima Polonia lo sapevano in molti, soprattutto i servizi segreti sovietici.Con il denaro dello ior il Vaticano finanziò "Solidarnosc" di Walesa che alla lunga riuscì a porre fine al regime comunista in Polonia. Dopo la democratizzazione di questo Paese seguì a catena la caduta dei regimi degli altri Paesi satelliti dell'Urss.

Naturalmente tutto questo era avvenuto senza che Cosa Nostra ne sapesse niente: aveva affidato i suoi "risparmi" a Calvi perché li facesse fruttare, non perché li desse a Marcinkus e da lì a "Solidarnosc". E fu così che anche Calvi fece la fine di Sindona e venne trovato penzolante da una corda sotto il ponte dei "Frati neri" sul Tamigi. A distanza di venti anni s'è capito che quello non era suicidio, bensì un delitto di mafia, forse affidato da Cosa Nostra siciliana alla camorra, e in particolare a quel Vincenzo Casillo che poi saltò in aria con la sua auto a Roma. Meglio togliere di mezzo testimoni pericolosi.

Al di sopra di questo sordido traffico sotterraneo di miliardi della mafia c'era però il più alto contesto politico, la Storia che cambiava. E fu allora che il Kgb decise di uccidere Wojtyla . Per non agire direttamente chiese l'intervento dei servizi segreti bulgari, i quali fecero pressione sui colleghi turchi affinché si trovasse un killer disposto a sparare al Papa. Era Alì Agca, condannato a morte, un mistico fanatico dalla mira infallibile. Agca venne fatto evadere da un carcere di massima sicurezza, venne aiutato dai "lupi grigi" di Oral Celik, nelle sue peregrinazioni passò anche da una locanda di Palermo e il 13 maggio 1981, festa della Madonna di Fatima, si presentò con la pistola in pugno davanti al Papa. Il killer turco stavolta sbagliò mira (la Madonna di Fatima volle salvare Wojtyla? Il terzo segreto di Fatima? No… semplicemente l’ennesimo “miracolo” di Marcinkus!).

In questo grandioso scenario politico, accorgersi che la mafia fu gabbata e che i soldi del diavolo finirono non in crusca, ma forse servirono per operazioni contro i nemici della Cristianità fa un certo effetto a volerci pensare. In fondo i mafiosi senza saperlo sono stati anche in questo caso anticomunisti come volevano essere.

In definitiva: morti Lucani, Calvi, Sindona, Pecorelli…e il nostro buon Marcinkus? Beh, con sentenza della corte suprema dell’87 non fu processato…per l’extraterritorrialità del Vaticano…

Marcinkus muore a Sun City, il 20 febbraio 2006

Ulteriori approfondimenti:
http://www.repubblica.it/2006/b/sezioni ... atera.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Marcinkus



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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 Oggetto del messaggio: Re: Lo IOR e la Massoneria
MessaggioInviato: 01/12/2017, 19:34 
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Vaticano: via il vice direttore dello Ior
Da quanto apprende l'ANSA da fonti qualificate, Mattietti sarebbe stato allontanato due giorni fa, scortato fuori dal Vaticano




Lo Ior ha allontanato dal suo incarico l'attuale "aggiunto" al direttore generale dell'Istituto, Giulio Mattietti, nominato nel novembre 2015 insieme all'attuale direttore generale, Gian Franco Mammì. Da quanto apprende l'ANSA da fonti qualificate, Mattietti sarebbe stato allontanato due giorni fa, scortato fuori dal Vaticano. Al momento non se ne conoscono i motivi. Interpellata, la Sala Stampa della S.Sede ha confermato l'allontanamento. A quanto risulta, inoltre, nei giorni passati ci sarebbe stato un analogo provvedimento a carico di un dipendente dell'Istituto.

La vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede, Paloma García Ovejero, interpellata dall'ANSA, conferma che "Giulio Mattietti, aggiunto del Direttore Generale dell'Istituto per le Opere di Religione, ha cessato il suo servizio lunedì 27 novembre".


http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... fb161.html


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